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Come superare il ritardo nella infrastrutturazione nella banda larga Da quanto esposto fino ad ora si può evincere, che l’Italia non si sta adeguando abbastanza in

fretta all’utilizzo delle ICT e in particolare, alla banda larga. I casi di studio assunti come esempio nello studio, sono essenzialmente fatti che avvengono fuori dall’Italia e sono stati scelti non per esterofilia, quanto per mancanza di analogie sul territorio Nazionale. Nella relazione annuale AGCOM 2013321, l’organo di controllo profonde una serie di dati che riassumono la condizione mondiale delle telecomunicazioni e in una sezione separata, i dati assoluti relativi all’Italia, ma non è altrettanto esaustivo o dettagliato circa un confronto o una riflessione sul fatto che l’Italia si trova quasi sempre molto in ritardo rispetto ad altri paesi industrializzati. Viste le difficolta di bilancio dell'Italia, del livello di disoccupazione, di arretratezza rispetto ai paesi della Fennoscandia, risulta difficile prendere per attendibile una relazione in cui non vengono riportati dati o commenti negativi relativamente alla realtà di questa nazione. A pagina 114 dello stesso rapporto si trova la sezione intitolata “il grado di infrastrutturazione”, in cui si trova che Considerando l’insieme delle tecnologie di rete in grado di garantire i servizi a banda larga, a fine 2012 è stimabile un livello di copertura pari al 98,8% della popolazione.

Si richiama l’attenzione sul termine “stimabile” e sulla percentuale di popolazione, come mancanza di un dato storico riferito all’anno precedente la pubblicazione e per il fatto che la copertura della rete è riferita alla popolazione e non al territorio in se; non viene espresso alcun dati circa le popolazioni occupanti le aree a bassa densità abitativa.

La cabina di regia dell’ADI, Agenda digitale per l’Italia, ha divulgato il rapporto “raggiungere gli obiettivi EU 2020 della banda larga in Italia: prospettive e sfide”, in cui si legge:

Il livello di copertura della rete in banda larga base fissa – comunemente definita come in grado di erogare banda fino ai 2 megabit al secondo (Mbps) - è tra i più estesi in Europa con una copertura lorda di circa il 98% delle unità abitative; anche se restano ancora 2 milioni di linee, che per motivi tecnici non possono ancora erogare la velocità ‘soglia’ di 2Mbps, indirizzate ed in parte servite da soluzioni wireless di tipo fisso (270.000 al rilevamento AGCOM di fine Dicembre) e satellitare. Questo livello di copertura rende l’Italia praticamente conforme al primo degli obiettivi EU (100% copertura della banda larga base entro il 2013).

Considerazioni: L’AGCOM ha scritto che si trattava del 98% della popolazione, non del 98% unità abitative, poi quel “praticamente” è stato ottenuto applicando una logica fuzzy al ribasso, chiamando banda larga la connessione a 2Mbps ed inserendo nel computo anche il wireless, quando la media mondiale è di 3.1Mbps, con la confederazione Elvetica a 10.1Mbps e la Danimarca a 8.2Mbps, senza dimenticare il Carso Sloveno con FTTH a 100Mbps.

Con una metafora, non si tratta più della questione di vedere il bicchiere mezzo pieno o mezzo vuoto, ma di assistere alla valorizzazione di come il vetro sia perfettamente pulito e sterilizzato, non contenendo più nessuna prospettiva, o per meglio specificare, che le prospettive siano quelle della 12° mercato del mondo come taglia, che ha il 126° mercato del lavoro del Mondo in termini di efficienza e la trentaduesima posizione per i fattori di innovazione e sofisticazione322; visti i progressi economici, L'Italia risulta al 43° posto nel mondo per competitività, dietro Azerbaijan, Polonia, Kazakhstan.

Comunque non tutto il senso dello stato è perso, si segnala l’azione di sentinella, con un certo senso civico, della rivista elettronica Agenda Digitale EU323, che settimanalmente aggiorna lo

321 http://www.agcom.it/Default.aspx?message=viewrelazioneannuale&idRelazione=30, ultimo accesso 21/12/2013

322 Dati estratti dal Rapporto sulla competitività globale del forum economico mondiale di Davos http://reports.weforum.org/global-competitiveness-report-2015-2016/competitiveness-rankings/ ultimo accesso 11/4/2016

stato di avanzamento dell’agenda digitale per l’Italia, con revisioni e confronti dello stato delle cose rispetto all’Europa. In seno all'Unione Europe,a le prestazioni dell'Italia sono osservate e rese pubbliche attraverso i dati di Eurostat. Come sappiamo, il protrarsi della crisi economica, i tagli operati dal governo Italiano del 2012 e la mancata attivazione entro il 2012 dell’agenda digitale italiana324, non hanno potuto produrre numeri più favorevoli nemmeno negli anni a seguire.

In sintesi, l'Italia ha sempre mantenuto le posizioni di coda nelle classifiche di vecchio tipo, giocandosi la maglia nera con Nazioni come Grecia, Bulgaria e Romania, per quanto riguarda: e-commerce, attivo e passivo uso di internet, informatizzazione della pubblica amministrazione per la presentazione delle istanze da parte dei cittadini, possibilità di trovare lavoro nelle ICT e pure nella difficoltà di trovare tecnici ICT. Insomma, un quadro nel quale sono difficili da percepire le prospettive per uno sviluppo durevole, non effimero. Si aggiunge che la recente decisione della Commissione Europea325 ha di fatto approvato il piano Banda Ultra Larga dell'Italia, nel quale le velocità dei servizi da offrire con la nuova infrastruttura sono quelle della vecchie agende digitali, cioè ben lontane dai 10Gb che l'Estonia sta offrendo ai suoi cittadini. Vedremo se l'Italia vorrà davvero rivedere il proprio piano di infrastrutturazione con cadenza annuale e se vi saranno alternative commerciali a quanto prevede di fare l'Italia per le aree bianche, perché la volontà di Bruxelles è di sostenere progetti di infrastrutturazione che vanno in direzione di una reale e completa integrazione, piuttosto che di una parcellizzazione delle infrastrutture, con servizi di bassa qualità.

324 è impossibile avere un immagine stabile della situazione italiana corrente, in cui le risorse

economiche (scarse) non sono state ancora pienamente allocate, anche in mancanza di una normativa efficace. Per questo si vedano i contenuti del cosiddetto “decreto crescita 2.0” del governo Monti, del dicembre 2012, di cui mancano ancora diversi decreti attuativi.