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Sviluppare gli interventi tesi a contrastare le situazioni di bisogno sociale, con particolare attenzione alla disabilità e alla non

autosufficienza

Attività A: sostegno alle persone con disabilità e alle loro famiglie e potenziamento del lavoro di rete.

Nell’ambito dell’assistenza alle persone disabili, un ruolo di primaria importanza è rappresentato dall’équipe socio-sanitaria territoriale, con il compito di assicurare, mediante l’elaborazione di progetti individualizzati, la realizzazione di un “percorso di vita” relativo alle persone disabili ed alle loro famiglie.

Le esperienze sinora maturate nel contesto dell’assistenza delle persone anziane hanno fatto emergere l’opportunità di provvedere, anche per le persone disabili, alla costituzione di apposite e specifiche Unità di Valutazione, per garantire pari opportunità di fruizione dei servizi, sulla base degli effettivi bisogni e delle capacità residuali.

Tutto ciò si inserisce compiutamente anche nell’ambito dell’attività B individuata per questo stesso obiettivo.

Quadro di riferimento.

Al centro degli interventi in materia di disabilità deve essere posta la persona nella globalità dei suoi bisogni, delle sue potenzialità e delle sue caratteristiche. Alla centralità della persona si accompagna quella della sua famiglia, che rappresenta il più importante agente educativo con cui le istituzioni e gli operatori devono costruire un rapporto di collaborazione.

Per rispondere al meglio ai bisogni delle persone disabili e per consentire il massimo sviluppo delle loro autonomie e capacità residue, si stanno potenziando i servizi territoriali esistenti e prevedendo l’ampliamento e l’apertura di nuove strutture a carattere semi-residenziale e residenziale.

L’attuale offerta di servizi territoriali, semi-residenziali e residenziali per persone disabili comprende:

- il servizio di accompagnamento, integrazione ed assistenza per persone disabili; - il servizio di accoglienza ed assistenza continuativo rivolto a soggetti disabili

psicofisici privi dell’assistenza dei familiari;

- il servizio di assistenza alla vita indipendente rivolto a persone adulte con disabilità fisica o sensoriale;

- i servizi diurni per disabili psichici denominati Centri Educativo Assistenziali (C.E.A.), che hanno una utenza complessiva pari a 57 posti. Sono attualmente operanti n. 4 C.E.A. gestiti direttamente dalla Regione;

- il servizio denominato “Easy contact”, che ha lo scopo di fornire alle persone sordomute ed audiolese sostegno nel far fronte alle necessità quotidiane tramite l’inoltro di richieste attraverso la trasmissione di short message service (SMS).

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Nell’ambito dell’ampliamento e del miglioramento dell’offerta, è stata avviata la predisposizione nel Comune di Saint-Marcel di una comunità alloggio con appartamenti attrezzati di tecnologia domotizzata per persone disabili con gravi insufficienze di deambulazione, al fine di sperimentarne l’utilità ed il valore aggiunto.

E’ inoltre in corso di attivazione, nel comune di Montjovet, una comunità protetta per persone con disabilità prive di sostegno familiare con caratteristiche sia residenziali, sia di sollievo temporaneo.

A livello regionale si stanno intraprendendo azioni di confronto tra l’ente pubblico, il Centro di Servizio per il Volontariato e gli organi giudiziari per dare compiuta attivazione alla figura dell’Amministrazione di sostegno. L’obiettivo di questo istituto, introdotto dalla Legge 9 gennaio 2004, n. 6, é di tutelare le persone (disabili, ma anche anziane) prive, in tutto od in parte di autonomia nell’espletamento delle funzioni della vita quotidiana, mediante interventi di sostegno temporaneo o permanente. La persona che, per effetto di infermità ovvero di una menomazione fisica o psichica, si trova nell’impossibilità, anche parziale o temporanea, di provvedere ai propri interessi, può essere assistita da un Amministratore di sostegno, nominato dal giudice tutelare del luogo in cui questa ha la residenza o il domicilio.

Particolare rilevanza, al fine di migliorare la programmazione degli interventi in materia di disabilità, riveste la definizione di una “banca dati” informatizzata delle persone con disabilità, che risponde a una logica di integrazione socio-sanitaria e consente di disporre di una raccolta dati completa in ordine all’evoluzione della situazione di bisogno espresso. E’ stata progettata la realizzazione di uno strumento informativo, che sarà avviata nei primi mesi di validità del presente Piano.

Nell’ambito delle funzioni di indirizzo e programmazione, proprie della Regione, primaria importanza assume la classificazione I.C.F. “Classificazione internazionale del funzionamento della disabilità e della salute” dell’O.M.S. (Organizzazione mondiale della sanità), che è uno strumento innovativo accettato come standard per misurare e classificare salute e disabilità, il cui utilizzo avrà, tra gli altri risultati, importanti ricadute sulla pratica medica, sulla ricerca, sulla statistica di popolazioni e sulle politiche socio-sanitarie. L’ICF, infatti, fornisce un modello di riferimento che permette di codificare un’ampia gamma di informazioni ed usa un linguaggio comune standardizzato, permettendo la comunicazione in materia di salute e di assistenza sanitaria su larga scala tra varie scienze e discipline.

Descrizione delle azioni.

Al fine di dare attuazione all’obiettivo è pertanto necessario procedere alle seguenti azioni:

1. ampliare l’offerta di comunità protette per persone con disabilità, con particolare attenzione a quelle rivolte a persone prive del sostegno familiare in considerazione dell’innalzamento della loro aspettativa di vita e dell’invecchiamento delle loro famiglie;

2. incrementare, in accordo con gli enti locali, la disponibilità di posti presso i C.E.A. su tutto il territorio regionale, estendendone l’offerta al distretto n. 1 (Alta Valle).

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Attività B: sostegno all’integrazione sociale delle persone con disabilità e il loro inserimento in contesti occupazionali.

Quadro di riferimento.

Da tempo è attivo il Centro agricolo di Ollignan in cui si esplicano attività finalizzate a promuovere attività occupazionali e l’addestramento lavorativo di disabili psico-fisici, intellettivi, sensoriali con residue capacità lavorative e produttive, in età compresa tra i 18 e i 55 anni. L’attività del Centro si esplica nella consapevolezza della necessità di sostenere le persone disabili nello sviluppo e nella realizzazione delle loro capacità residuali, rendendo effettivo il diritto di poter esercitare le proprie capacità nella misura massima possibile e di sviluppare il massimo grado di autonomia.

Gli obiettivi del Centro agricolo sono i seguenti:

- lo svolgimento di attività occupazionali, educative e di addestramento per soggetti con disabilità gravi;

- l’accoglimento temporaneo di soggetti psichiatrici in fase di reinserimento sociale;

- l’addestramento lavorativo per soggetti appartenenti alle “fasce deboli” in collaborazione con gli enti promotori.

E’ inoltre presente un servizio per lo svolgimento di attività occupazionali e di laboratorio destinato a disabili psicofisici medio-gravi risultati inidonei all’inserimento lavorativo ordinario. Al fine di migliorare costantemente l’offerta, è in previsione l’ampliamento dello spazio disponibile per lo svolgimento delle attività di cui trattasi e per l’eventuale programmazione di altre nuove.

Descrizione delle azioni.

Al fine di dare attuazione all’obiettivo è pertanto necessario procedere alle seguenti azioni:

1. prevedere un servizio educativo di supporto territoriale per garantire percorsi differenziati al fine di potenziare al meglio le capacità lavorative e occupazionali residue delle persone disabili;

2. attivare laboratori occupazionali;

3. promuovere, nell’ambito delle politiche del lavoro e delle attività di impresa, iniziative per favorire l’inserimento lavorativo dei soggetti disabili;

4. attivare collaborazioni con Enti e istituzioni competenti in materia al fine di agevolare l’inserimento lavorativo delle persone disabili.

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Attività C: Avvio di una sperimentazione di pronto intervento sociale. Quadro di riferimento.

Anche nel territorio valdostano, e soprattutto nel capoluogo regionale, si presentano situazioni di persone con bisogni primari che richiedono risposte urgenti e in situazione di emergenza sociale, ovvero la situazione di vita che determina un bisogno improcrastinabile di rispondere a diritti primari di sussistenza.

Tra i servizi attualmente esistenti che in Aosta rispondono a bisogni primari si segnalano in particolare:

- il Dormitorio comunale, dotato di 12 posti per uomini e di un posto per donne, gestito dal Comune di Aosta;

- la struttura “Abri M. Vincent”, con una capienza di 18 posti letto ed utilizzata dal 1997 come dormitorio, gestita dalla Caritas diocesana;

- il servizio di mensa “Tavola Amica”, il servizio docce e la struttura di accoglienza per donne “Casa Nostra”, gestiti da associazioni di volontariato che fanno riferimento alla Caritas diocesana;

- la struttura di accoglienza per donne sole denominata “Arcolaio”, gestita direttamente dalla Regione.

E’ poi chiamato a far fronte all’emergenza il Servizio sociale professionale regionale, sia nella componente presente negli uffici dell’Assessorato Sanità, Salute e Politiche Sociali, sia nella componente presente nei presidi socio-sanitari territoriali.

Una definizione chiara delle competenze e delle principali modalità di intervento e di risposta ai bisogni urgenti, permetterebbe di rendere sempre più efficaci e soddisfacenti le risposte che vengono offerte a livello sia istituzionale sia del volontariato. Diventa pertanto necessario promuovere una sensibilizzazione sul problema che faccia acquisire la consapevolezza circa le modificazioni sociali del contesto territoriale (le vecchie e nuove povertà), i bisogni presenti e la responsabilità delle comunità e soprattutto delle istituzioni pubbliche di farsene carico.

E’ quindi necessario, nella nostra Regione, anche alla luce di quanto espresso dalla legge 8 novembre 2000, n. 328, all’art. 22, comma 4, lettera b), che prevede quale livello essenziale il servizio di pronto intervento sociale in ogni ambito territoriale, attivare una fase di approfondimento per la sperimentazione di tale servizio.

L’approfondimento dovrà riguardare anche la ricerca di nuovi strumenti che, a fronte della precarietà di molte situazioni che rischiano di passare da condizioni di vita modeste ad una situazione di miseria, come emerso dal secondo Rapporto su vulnerabilità e povertà in Valle d’Aosta, prevengano tali difficoltà.

Descrizione delle azioni.

Al fine di dare attuazione all’obiettivo è pertanto necessario procedere alle seguenti azioni:

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1. attivare un gruppo di lavoro promozionale tra soggetti istituzionali e non, titolari di responsabilità e competenze nel settore delle emergenze;

2. definire, a partire dalla esperienza operativa, dai dati documentati sulle situazioni di emergenza, dalle risorse disponibili, pubbliche e non, un modello organizzativo da sperimentare per dare risposta alle emergenze sociali e studiare ulteriori strumenti per prevenire la vulnerabilità diffusa.

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Obiettivo n. 24.

Assicurare lo sviluppo continuo delle professionalità sanitarie e

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