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Sviluppi a livello locale, nazionale, globale Evoluzione nelle tendenze di consumo

compatibilità nell’Unione Europea

4. IL VINO BIOLOGICO

4.2. Sviluppi a livello locale, nazionale, globale Evoluzione nelle tendenze di consumo

Recentemente la cultura del biologico è progredita e si è diffusa molto: a seguito della sensibilizzazione di buona parte della popolazione, un numero crescente di produttori ha cominciato a dimostrare un interesse sempre maggiore verso tale coltivazione e a riconsiderare necessaria la riconversione di gran parte dei territori. Il fatturato di prodotti biologici ha registrato una crescita del 30% negli ipermercati e nei supermercati e in particolare, quello dei vini biologici è stato ben del 60%.180 Secondo le fonti, nel

2012 il segmento del biologico ha segnato un incremento di spesa del 7,3% in Italia e questa tendenza positiva ha interessato anche il settore vitivinicolo: la domanda e le superfici dedicate al vino “bio” sono tuttora in aumento. Il consumo pro capite di vino registra un calo costante nel paese (in media 100 litri di vino pro-capite all'anno negli anni ’70 contro soltanto i 37,9 di oggi) a causa della senescenza dei bevitori attuali, non compensata dai nuovi bevitori giovani che, non trovando più il vino in casa, si orientano verso altre bevande tra cui birra e miscelati (Vino Futuri Possibili -Rapporto di Filiera                                                                                                                          

179  “Bio  etichetta  e  Duplice  Carta  +  PLA”,  Goglio  Cofibox  SPA,  www.goglio.it,  21/05/13.  SIMEI  2013   180  “Biologico  e  biodinamico”,  comunicato  stampa,  Perlage  Bio,  2013  

2013);181 tuttavia la competizione dei cosiddetti “soft drinks” non deriva da un “tradimento” nei confronti del vino, semmai dalla necessità di non appesantirsi a pranzo, dal dover guidare dopo cena o al rispetto verso altri commensali non bevitori (ANSA, 2012). I nuovi stili di vita salutisti, le nuove abitudini alimentari e di costume orientate alla sostenibilità stanno contribuendo a un aumento degli acquisti di bottiglie biologiche, soprattutto da quando il Comitato permanente per la produzione biologica dell'Ue ha approvato il regolamento che stabilisce le pratiche enologiche e le sostanze in base alle quali definire in etichetta il “vino biologico” (Cia, 2013). Dopo un pesante periodo di crisi, accompagnato da una riduzione dei consumi fuori di casa, emerge questo nuovo tipo di consumatore che beve una minor quantità di vino rispetto al passato, non tanto per ragioni economiche e politiche contro l’alcool, bensì per un cambiamento nei gusti e nelle tendenze; questo nuovo segmento è anzi disposto a spendere di più e dimostra un elevato interesse a partecipare a incontri di formazione e informazione, ad esempio tramite degustazioni o cene. Si comincia a manifestare la richiesta, da parte del pubblico, di prodotti con un minor apporto di solfiti, biologici e a basso contenuto di alcool, soprattutto da parte degli under 35, considerati la nuova generazione di bevitori (ANSA; Vinitaly- Unicab 2012).182 A dispetto dei timori sul

futuro del vino biologico di qualche anno fa, cui si guardava con un ottimismo prudente, il settore pare dunque trovarsi in una situazione positiva piacevolmente inaspettata, giacché i consumi si manifestano almeno stabili e addirittura in crescita (Biofach 2009).183

“La conseguenza è che negli ultimi dodici mesi il 19% delle famiglie ha dichiarato di aver comprato vino a marchio “bio” ” (Cia).

Inoltre, una solida nicchia di consumatori italiani (il 4,5%) indica la “caratteristica biologica” del vino tra i criteri più influenti nella scelta della bottiglia, mentre il 46% della popolazione mette al primo posto nelle preferenze la denominazione d'origine e la presenza di una certificazione di qualità. Anche i dati sulla produzione confermano una                                                                                                                          

181  “Tendenze:  meno  sommelier,  meno  accademia,  più  gioco.  E  attenzione  al  mercato  interno”,  Andrea  

Gori,  Vino  Futuri  Possibili  2013.  27/06/13,  http://www.intravino.com/grande-­‐notizia/vino-­‐futuri-­‐ possibili-­‐2013-­‐tendenze-­‐risultati-­‐riassunto-­‐del-­‐dibattito/  

182  “Biologico,  leggero  e  costoso.  Il  vino  che  piace  ai  giovani”.  ANSA,  27/03/12.  

http://www.conipiediperterra.com/biologico-­‐leggero-­‐e-­‐costoso-­‐il-­‐vino-­‐che-­‐piace-­‐ai-­‐giovani-­‐0327.html  

183  “Il  vino  da  coltivazione  biologica  tiene  alla  crisi”.  Presseinformationen,  agosto  2009.  

http://www.biofach.de/de/presse/presseinformationen/?focus=it&focus2=nxps%3A%2F%2Fnueme%2F pressnews%2F805af794-­‐b701-­‐4ea6-­‐ab57-­‐d13264a99f97%2F%3Ffair%3Dbiofach%26language%3Dit   (03/09/13)  

maggiore attenzione verso questo segmento; lo provano i 52.273 ettari coltivati a vite biologica nel 2012 in Italia (+20%), di cui oltre 50.000 destinati alla vinificazione: 43.000 ettari sono già convertiti (+56%) e altri 9.000 sono in fase di conversione (- 41%). Il calo della superficie in conversione indica che è previsto un rallentamento futuro nel tasso di crescita.

Immagine 4.2.1. Superficie biologica destinata a vite (ettari).

Fonte: SINAB 2011

La superficie viticola rappresenta il 4% della superficie nazionale biologica (1,1 milioni di ettari) e rappresenta circa l’8% della superficie totale destinata a viticoltura nel 2010 (632.000 ettari). Secondo la SINAB (SIstema Nazionale sull’Agricoltura Biologica), tra le regioni più orientate figurano ai primi posti la Sicilia(+65,5% rispetto ai 10.337 ettari del 2009), la Puglia (+11,9% con 8.365 ettari) e la Toscana (+12,4% con 5.999 ettari); Sicilia e Puglia rappresentano un terzo di tutta la superficie viticola biologica italiana (17.000 ettari in valore assoluto) e si potrebbe dire che il fenomeno del biologico interessi soprattutto il Sud Italia per quanto riguarda i numeri della superficie coinvolta in valore assoluto. Il discorso vale anche in termini della penetrazione della superficie biologica rispetto al totale (quanta superficie viticola è stata convertita al biologico): le regioni più virtuose sono la Calabria (22%), le Marche (21%), la Sicilia (15%) e la Toscana (11%), mentre in nessuna regione del Nord-Italia è stato convertito al biologico più del 5% di superficie totale. Tuttavia sono stati registrati forti aumenti, oltre che in Sicilia (nel 2010 17.000 ettari rispetto ai 10.000 precedenti), in Trentino Alto- Adige

(+35%), Molise (30%), Calabria e Abruzzo, mentre cala l’aumento del tasso di conversione in Campania (-4%), Emilia- Romagna (-7%), Lombardia (-5%), Marche (- 3%) e Sardegna (-18%).184

Immagine 4.2.2. Suddivisione ettari biologico.

Fonte: SINAB 2010

                                                                                                                         

184  “I  numeri  della  viticoltura  biologica  in  Italia-­‐  aggiornamento  2010”.  SINAB,  I  numeri  del  vino,  

19/02/12.  

http://www.inumeridelvino.it/2012/02/i-­‐numeri-­‐della-­‐viticoltura-­‐biologica-­‐in-­‐italia-­‐aggiornamento-­‐ 2010.html  (03/09/13)  

Tabella 4.2.1. Superficie biologica- vite.

Fonte: SINAB

Tabella 4.2.2. Superficie biologica su superficie totale.

Fonte: SINAB e ISTAT

Data la costante crescita del mercato del vino biologico in Germania, Regno Unito, Usa, Cina e Giappone, questa potrebbe rappresentare una nuova possibilità di export per i

produttori italiani; altri Paesi rilevanti in tema di vino biologico sono la Francia, oggi in testa alla classifica europea per la domanda con un fatturato di 322 milioni di euro(pari al 10% dell'intero segmento “bio” nazionale) e la Danimarca, secondo paese al mondo per la spesa biologica pro capite (Cia).185Poiché l’attenzione per i prodotti biologici è più sentita e spesso più necessaria all’estero, l’80% della produzione odierna di vino biologico italiana è destinata al di fuori dei confini nazionali, dove la qualità e la conduzione ecologica della vigna e del territorio in sé (tutti aspetti sintetizzati e certificati da marchi biologici) sono apprezzati già da prima che in Italia grazie alla sensibilità della popolazione verso valori di naturalità, sostenibilità e tutela dell’ambiente; questa tendenza si esprime anche nella domanda di vini biologici da parte di ristoranti e locali. In Italia, invece, la competenza enologica dei negozianti specializzati in biologico è ancora contenuta, l’inserimento di prodotti bio nei supermercati sta avvenendo solo ora con successo mentre la presenza del vino biologico nella ristorazione e nella distribuzione specializzata (enoteche) è ancora limitata, come se il commercio di vino biologico fosse percepito come un ostacolo da parte dei produttori convenzionali: sebbene i primi tentativi di applicazione del metodo di coltivazione biologica del vino non si siano distinti per valori organolettici rispetto ai vini tradizionali, molta strada è stata percorsa in questa direzione e spesso i vini biologici si presentano gradevoli quanto i vini prodotti con metodo tradizionale (se non più di essi) e possono vantare anch’essi medaglie e riconoscimenti in concorsi nazionali e internazionali.186

La rilevanza della naturalità/salubrità del prodotto vino è tale che, in un’indagine condotta di recente, questa caratteristica ha raccolto i voti più alti tra i consumatori (seguita da attenzione al territorio, export e sostenibilità) come possibile strategia su cui fare leva per incrementare il successo, i consumi e le vendite:187 il dato è significativo e fa emergere il timore che il vino italiano possa perdere i propri benefici valori nutrizionali e gustativi, legati alla sua autenticità e al legame con il territorio di origine, a causa dell’artificio creato da sostanza anche potenzialmente pericolose e/o tossiche. La richiesta di salubrità e naturalità del pubblico è connessa, come accennato, a quella                                                                                                                          

185  “Vinitaly:  Cia,  in  controtendenza  con  consumi  cresce  domanda  vino  ‘bio’”,  ASCA,  08/04/13  

http://www.asca.it/news-­‐

Vinitaly__Cia__in_controtendenza_con_consumi_cresce_domanda_vino__bio_-­‐1265338.html  

186  “La  qualità  del  vino  bio”,  Gian  Antonio  NalinPosocco.  Lifegate,  03/09/13.  

http://www.lifegate.it/it/eco/people/alimentazione/calendario/la_qualita_del_vino_bio.html  

di un consumo moderato e di qualità derivata da un mutato contesto socio-culturale ed economico; superando le varie differenze tra tipologie di coltivazione (biologico, sostenibile, ecc.), questo apre nuovi orizzonti motivazionali e di consumo tra cui il crescente interesse per la logica del naturale, più prossima a quella dell’assenza di sostanze potenzialmente tossiche, come i solfiti. La strategia legata alla naturalità ritrova quindi grande consenso, insieme a quella dell’attenzione al territorio: le due strategie sono strettamente interconnesse in quanto un buon vino non può essere associato a un cattivo (alias, inquinato) territorio e il successo del vino dipende dalla qualità e dall’immagine del proprio territorio/regione di provenienza in termini ambientali e culturali. Saltando l’export, terza strategia più considerata dal campione di riferimento dell’indagine e su cui si è già soffermati ampiamente nel primo capitolo del lavoro, al quarto posto compare la cura dell’ambiente ossia la sostenibilità: da qui al 2050 sono previsti in Italia un aumento delle temperature medie da 0,8 a 1,8 gradi, un aumento dell’umidità relativa e una forte concentrazione delle precipitazioni e, nonostante la vite sia considerata una coltura rustica, essa fatica ad adattarsi a condizioni così estreme e mutevoli. Il cambiamento è ritenuto dai produttori il primo potenziale problema da affrontare per il comparto del vino e il focus per la ricerca scientifica diviene il recupero, il risparmio, la riduzione di consumi, costi energetici e risorse ambientali (altri fattori fondamentali per il successo di un vino). Questi obiettivi andrebbero quindi perseguiti nella produzione e nella distribuzione anche per via dei molteplici vantaggi apportati da un tale orientamento: protezione dell’ambiente e minori costi di impresa che si riflettono sul prezzo finale, da valorizzare attraverso un’adeguata azione di marketing e promozione. Sempre secondo i dati dell’indagine, la maggioranza del campione intervistato conosce già o ha già sentito nominare le categorie del vino biologico (il più conosciuto) e di quello a zero solfiti, che ritiene potenzialmente interessanti o di futuro successo: la caratteristica del biologico ha riscosso un voto medio e la notorietà della categoria si attesta al 63% (campione Web People Doxa) e al 76% (campione People HQ24), ma l’interesse è positivo in entrambi i campioni. Meno diffusi invece informazione e ottimismo sulla categoria del biodinamico, che è meno noto e riscuote un minor interesse rispetto al biologico; tuttavia l’interesse dimostrato nel complesso conferma il ruolo incrementale e positivo che il biologico può apportare all’intero settore vinicolo, senza creare contrapposizioni e antitesi per l’immagine del vino in generale.

Gli sforzi delle aziende per ridurre l’impatto dell’attività vitivinicola su territorio, aria, acque e sul vigneto devono essere coordinati e, a tal fine, la sostenibilità va valorizzata e fatta percepire al consumatore per ottenere il massimo vantaggio economico, sociale e ambientale. Soprattutto per l’export, un sistema forte e condiviso di certificazione come quello del biologico rappresenta una garanzia per i consumatori e crea meno insicurezza nella scelta, grazie al bagaglio di valori cui il metodo di coltivazione è associato; ciò che si intende sottolineare è che, dati tecnici a parte (che possono rappresentare un valore aggiunto per i consumatori più informati e appassionati, come la quantità di solfiti contenuta), è importante che naturalità del prodotto, originalità della provenienza e della cultura del territorio vengano comunicate nel modo più semplice, eliminando le possibili occasioni di conflitto tra categorie di vino e cercando piuttosto di associare il più possibile le occasioni di consumo al benessere (Tosi, Scrinzi, Monte; 2013).

Dopo aver dato una panoramica sul settore del vino biologico, si approfondiranno ora quattro casi di imprese italiane che operano in diversi segmenti nel mercato del vino: Perlage Bio, Tenuta Villanova, Cà Lustra, La Biancara. Tutte queste imprese hanno incluso, in modo diverso le une dalle altre, il valore della sostenibilità nella propria strategia core e dimostrano come esso possa essere declinato e adattato alla storia e alle caratteristiche di ogni azienda, creando nuove opportunità di mercato e percorsi di crescita unici.

4.3. Esperienze a confronto - case studies