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Vincoli ambientali: minaccia o opportunità?

compatibilità nell’Unione Europea

3. LA GREEN REVOLUTION

3.2. Vincoli ambientali: minaccia o opportunità?

La crescita economica globale ha migliorato gli standard di vita e ridotto sostanzialmente la povertà, ma ha anche incrementato l’inuguaglianza e prodotto rilevanti effetti negativi sull’ambiente. Il rapporto tra impresa e ambiente ha subito una trasformazione, portando l’ambiente naturale a essere considerato dapprima un’opportunità e poi un vincolo alla crescita.

Le multinazionali percepiscono l'esigenza di sostenibilità in modo concreto e diretto mentre per altre imprese, individuali e di dimensione più contenuta, l'incentivo all’eco- compatibilità può venire solo dalle politiche pubbliche o dal mercato.60 Il ruolo delle imprese è imprescindibile e la loro responsabilità dovrebbe essere estesa anche al di fuori dell’organizzazione per renderne gli sforzi efficaci; è importante che il nuovo modello di crescita sostenibile sia percepito dalle imprese necessarie, ma soprattutto conveniente, per favorirne effettivamente l’adozione. In particolare, alle imprese leader è riconosciuto un ruolo fondamentale nel promuovere la diffusione di standard ambientali e buone pratiche a livello internazionale (ad esempio, nei Paesi in via di sviluppo), contribuendo alla riduzione degli impatti ambientali dei propri fornitori                                                                                                                          

60  “Gestione  delle  problematiche  ambientali  all’interno  dell’impresa”.  Giacomozzi.  Impresa  e  ambiente,  

grazie al potere di mercato e alle competenze detenute (Jeppesen, Hansen, 2004; Kogg, 2003). Inoltre le imprese leader sono più capaci delle altre di rispettare vincoli legislativi e fronteggiare eventuali critiche provenienti da associazioni no-profit e di consumatori, ma anche di ottenere un vantaggio competitivo sostenibile. Le analisi sull’adozione di un approccio green a livello di impresa e di filiera evidenziano l’opportunità di tale orientamento, volto a includere anche la sostenibilità ambientale nel conseguimento del duplice obiettivo di un vantaggio economico e di un più coerente e sostenibile utilizzo delle risorse (Frey, 1995; Frey, Iraldo, 2008).

A livello nazionale e regionale non è ancora stato raggiunto un grado di consapevolezza adeguato da parte dei governi, ma l’applicazione di nuova informazione e nuove tecnologie per ottenere un cambiamento radicale nei mercati, nei sistemi dell’energia e dei trasporti consentirebbe a sua volta all’innovazione di raggiungere differenti livelli di crescita “verde”; essendo necessaria per la trasformazione di interi sistemi, è importante soprattutto l’innovazione radicale.

Considerare un migliore uso delle risorse ambientali intese come input, nella visione più ampia della gestione produttiva industriale e dei suoi output, porta a sua volta a considerare i processi di trasformazione dell’innovazione in chiave ambientale (Eleonora Di Maria et al., 2012). 61 In base alla prospettiva di analisi adottata, l’innovazione può adottare diverse configurazioni:

• Di processo (produttivo): ottenimento di un output attraverso l’impiego di una minore quantità di input (efficienza);

• Di prodotto: attività di sviluppo/ ideazione di nuovi prodotti e/o miglioramento di quelli esistenti;

• Organizzativa: nuove forme di gestione delle attività aziendali (es. il controllo di gestione della qualità).

In genere, l’innovazione ambientale può comprendere potenzialmente tutte le misure realizzate da attori rilevanti (imprese, consumatori, istituzioni) e capaci di sviluppare nuovi processi, comportamenti, idee o prodotti che contribuiscano a ridurre i danni ambientali o a raggiungere specifici obiettivi (Klemmer et al., 1999). L’innovazione

                                                                                                                         

ambientale presenta alcune peculiarità che la distinguono dalle altre forme innovative (De Marchi, 2012):

1. Natura sistemica e complessa - coinvolge un elevato numero di attori nella sua gestione e nello sviluppo e richiede spesso di acquisire ed elaborare conoscenze anche lontane da quelle relative al settore di specializzazione dell’impresa. Quindi, la sua implementazione porta a sviluppare forme collaborative di innovazione in cui la cooperazione con partner esterni (soprattutto fornitori) diventa rilevante (Chesbrough, 2003);

2. “Credence good”– un prodotto la cui qualità va valutata tramite l’acquisizione di informazioni ulteriori e costose, piuttosto che attraverso l’uso normale. La distinzione tra innovazione di processo e di prodotto in ambito ambientale è spesso difficile da rilevare; per esempio, l’impresa potrebbe sviluppare innovazioni di processo come conseguenza a un’innovazione di prodotto spinta da esigenze di mercato e come necessità per realizzare più efficacemente nuovi prodotti in chiave green.

Dunque l’eco innovazione rappresenta un ambito articolato e complesso, che oltre alla tecnologia (technology-push) considera altre variabili rilevanti nell’orientare in chiave ambientale i processi sociali, economici e istituzionali: la regolazione intesa come fattore chiave, che spinge le imprese a modificare i propri comportamenti competitivi per evitare eventuali problemi dovuti alle esternalità negative delle attività economiche, e il mercato (market-pull), giacché le imprese possono identificare nuove opportunità di mercato legate a esigenze della domanda manifeste o latenti, connesse in modo esplicito o indiretto alla sostenibilità ambientale, ma supportate dall’eco innovazione di prodotto per la competitività dell’impresa (Rennings, 2000). La considerazione in chiave ambientale dell’innovazione permette di individuare numerose possibilità di evoluzione “verde” per le imprese, senza spingerle semplicemente verso un approccio più sostenibile ma tramite politiche di intervento adeguate. In Italia l’applicazione di strumenti amministrativi 62 a carattere restrittivo e vincolante si è rivelata talvolta insufficiente, mentre strumenti di tipo economico come quelli di tipo volontario, 63 basati su dinamiche di mercato per favorire un rapporto collaborativo, trasparente e di                                                                                                                          

62  Ci  si  riferisce,  ad  esempio,  a  norme  legislative  per  l’imposizione  di  certi  comportamenti  e  standard,  

meccanismi  di  controllo  e  sanzione.  

supporto tra diversi attori(imprese, istituzioni e pubblico), dimostrano una maggiore efficacia. La legge64 obbliga spesso le imprese a rispettare disposizioni provvisorie, talvolta esigenti e/o di dubbia interpretazione, derivanti dalla necessità di adattarsi ai regolamenti comunitari; questo rende l’ambito ambientale critico per imprese di ogni dimensione e suscettibile di intaccarne competitività, redditività e, talvolta, sopravvivenza. Tuttavia le imprese potrebbero sviluppare un comportamento strategico legato a soluzioni sostenibili e alle potenzialità di una certa tecnologia all’interno dei propri prodotti e/o processi o agli ambiti di mercato sfruttabili, intuendo il ruolo giocato dalle innovazioni derivanti dall’evoluzione tecnologica (incrementale o radicale) o dalle possibilità di mercato.65 Esistono quattro principali modelli manageriali per gestire la variabile ambientale in ambito aziendale:66

a) Modello manageriale avanzato – impresa proattiva, che ritiene il fattore ambiente critico per il successo e una leva competitiva importante. Ipotizzando benefici superiori ai costi nel lungo periodo, alcune imprese sono molto innovative poiché cercano di rispettare la normativa con standard di performance superiori a quelli minimi imposti. Di solito, si tratta di medie e grandi imprese internazionalizzate, con quote di fatturato rilevanti all’estero; avendo più sedi in Paesi diversi, esse applicano le regole più severe in uno di essi e hanno un quadro normativo di riferimento sovranazionale e molto dinamico in ambito ambientale. Comunque, anche le PMI possono adottare politiche ambientali aggressive e di nicchia, se flessibili e guidate da un management giovane e dinamico. Per identificare soluzioni innovative di prodotto o processo, le imprese pongono un’enfasi particolare sulla R&S per minimizzare progressivamente il proprio impatto sull’ambiente, idealmente fino quasi ad annullarlo.67 Questo modello ha diffusione ancora limitata ma è in fase di crescita grazie agli interventi della pubblica amministrazione in tema ambientale;

b) Modello manageriale adattivo – sebbene non innovative, le imprese cercano di rispettare le imposizioni legislative in materia ambientale senza investire in                                                                                                                          

64  Compresa  la  legge  in  materia  ambientale.  

65  “Sostenibilità  ambientale  e  Made  in  Italy”.  Di  Maria,  Micelli,  De  Pietro,  Da  Ronch,  VIU,  2012.  

66  “Gestione  delle  problematiche  ambientali  all’interno  dell’impresa”.  Giacomozzi.  Impresa  e  ambiente,  

21/08/13.  http://archivio.ambiente.it/impresa/monografie/problematiche/vincoli.htm  

67  Alcuni  esempi:  l’introduzione  di  tecnologie  pulite,  il  riciclo  di  acque  reflue  industriali,  il  recupero  di  

modo oneroso o spingersi oltre le proprie prestazioni. Questo potrebbe essere un comportamento reattivo, che si adegua alle normative ma solo perché di carattere obbligatorio e vincolante; questo modello è il più diffuso, ma è anche insufficiente e inadeguato a garantire la competitività e la redditività dell’impresa nel medio-lungo periodo. Alcuni problemi sono i lunghi tempi di adattamento a un’evoluzione veloce e imprevedibile della normativa ambientale, obsolescenze inaspettate e anticipate degli impianti rispetto all’evoluzione della tecnologia ambientale e il rischio di dare l’immagine di un soggetto non coinvolto nelle problematiche ambientali e “di coda” rispetto alla concorrenza; c) Modello manageriale dalle buone intenzioni – riguarda imprese dalla buona

cultura e sensibilità ambientale, ma sprovviste dei mezzi tecnici e finanziari necessari a rendere concreto l’impegno ambientale desiderato, cosicché il solo adattamento alle normative ambientali crea difficoltà. Poiché una buona parte delle imprese che adottano tale modello è di piccola dimensione, le istituzioni pubbliche stanno cercando di realizzare iniziative volte a supportare i loro sforzi in materia ambientale (es. incentivi fiscali), in maniera tale da consentire loro la transizione verso il modello proattivo;

d) Modello manageriale passivo – le imprese che adottano tale modello sono indifferenti al problema ambientale, che considerano un mero vincolo da superare quando non un problema o una minaccia alla propria competitività, e sono gestite secondo un’ottica non ambientale e non disposta a introdurre cambiamenti di gestione in chiave sostenibile. Le imprese sono di solito piccole o piccolissime, il che rende loro facile sfuggire a controlli e/o sanzioni, poiché non soggette a pressioni o sollecitazioni dai committenti. I rischi riguardano la sopravvivenza in sé a causa di vincoli normativi sempre più severi e vincolanti, la competitività e l’immagine dell’impresa rispetto a una concorrenza proattiva e impegnata sul fronte ambientale.

Tra i vantaggi effettivamente ottenibili vi sono:

1) minori costi per il rispetto della normativa a tutela dell’ambiente – una logica preventiva può rivelarsi meno costosa rispetto a una risolutiva, abbattendo la produzione di inquinamento a monte ed evitando l’insorgere di continue spese di adattamento impreviste;

2) minori costi di smaltimento dei rifiuti e minori consumi di risorse – un’impresa proattiva riesce a ridurre la quantità di rifiuti prodotta tramite diversi tipi di attività 68 in un’ottica di miglioramento dell’efficienza (riduzione delle materie prime impiegate, dei costi di acquisto di queste ultime e di smaltimento dei rifiuti, vendita degli scarti o delle materie prime/prodotti riciclati);

3) minori costi legati agli incidenti ambientali e alle sanzioni – una cattiva gestione ambientale sottopone l’impresa al rischio di pesanti sanzioni amministrative e/o penali (compromettendone la sopravvivenza) e di costi ingenti e spesso incontrollabili, conseguenti al verificarsi di eventi inattesi e indesiderati;

4) migliore immagine verso i clienti – le imprese leader devono confrontarsi con l’obiettivo della qualità ambientale per conquistare e mantenere il vantaggio competitivo nel lungo termine, quelle sub-fornitrici possono essere costrette al miglioramento della gestione ambientale come condizione di mantenimento del rapporto di fornitura, in virtù del carattere dinamico e flessibile solitamente caratteristica delle PMI;

5) migliori rapporti con i lavoratori –il personale può sentirsi più motivato, rispettato e tutelato grazie al clima più favorevole, da cui deriva un maggior spirito collaborativo (e quindi, produttività), inoltre diminuiscono i problemi legati alla sicurezza sul lavoro e quelli ambientali;

6) migliori rapporti con le autorità pubbliche e la popolazione locale – questi soggetti accolgono positivamente il comportamento di imprese impegnate sul fronte ambientale e che documentano all’esterno i loro sforzi (es. attraverso una certificazione ambientale), consentendo anche uno snellimento delle procedure burocratiche in vista della buona gestione del territorio;

7) migliori rapporti con le banche–la redazione di un bilancio ambientale o la diffusione di informazioni a testimonianza del proprio impegno ambientale possono garantire a un’impresa migliori condizioni di credito (es. un minor tasso di interesse), dovute ad un’immagine ambientale positiva e ad un minore grado di rischiosità delle proprie attività produttive;

                                                                                                                         

68  Alcuni  esempi:  la  modifica  di  processi,  la  riformulazione  di  prodotti,  il  riciclo  o  reimpiego  di  materie  

8) minori premi di assicurazione –le imprese proattive sono considerate più affidabili e meno rischiose dalle società assicurative, che concedono loro premi assicurativi più bassi;

9) migliori relazioni con gli azionisti – un’immagine ambientale positiva si traduce in migliori quotazioni di borsa, soprattutto quando la condotta ambientale dell’impresa comporta una maggiore competitività e migliori risultati economici nel medio- lungo periodo, e rappresenta una garanzia sul valore del patrimonio aziendale (garanzia di redditività di medio e lungo periodo);

10) maggiore valore dell’azienda in caso di vendita/ fusione eccetera della stessa – i first comers hanno spesso risultati superiori alle aspettative, dunque un importante vantaggio competitivo che si tradurrà, nel caso di operazioni di eventuali fusioni o acquisizioni, in patrimonio intangibile capace di incrementare molto il valore dell’impresa;

11) maggiori possibilità di ottenere agevolazioni finanziarie, incentivi economici, semplificazioni o vantaggi nelle procedure amministrative – un orientamento green si traduce per le imprese in una serie di vantaggi, semplificazioni e agevolazioni (di carattere legislativo, burocratico, finanziario, ecc.), anche grazie alla tendenza della politica economica verso la sostenibilità ambientale; anche la politica italiana si sta muovendo in tale direzione, prendendo a modello Paesi più avanzati per evitare di divenire un soggetto “di coda” (Giacomozzi, 2012).

3.3. La sostenibilità ambientale entro e oltre i confini aziendali: i