la definizione di un’"Architettura per la pace e la sicurezza"
Nel contesto africano, l'intensificazione dei conflitti verificatasi a partire dalla fine della Guerra Fredda determinò lo sviluppo dei meccanismi volti alla prevenzione e risoluzione degli stessi. In particolare, la diffusione di queste forme di conflittualità è da ricondurre a fattori di varia natura, quali la politica, l'economia ed infine problemi diversi legati alla popolazione, come le scarse condizioni igieniche con
39 PASQUALE PIRRONE, I rapporti tra Organizzazione degli Stati Americani e Organizzazione delle Nazioni Unite, in FLAVIA LATTANZI e MARINA
SPINEDI, Le organizzazioni regionali e il mantenimento della pace nella prassi di
fine XX secolo, Editoriale Scientifica, Napoli, 2004, p. 68.
40 EMANUELE CIMIOTTA, L’uso della forza nei rapporti tra Nazioni Unite e organizzazioni regionali e sub-regionali, Jovene Editore, Napoli, 2018, p. 49. 41 Ibid.
- 122 - conseguente diffusione di malattie.
Per quanto concerne gli aspetti politici, rilevano, in particolar modo, la debolezza degli Stati africani, l'incapacità delle istituzioni di svolgere le proprie funzioni e soddisfare i bisogni individuali dei cittadini ed infine l'assenza di istituzioni e cultura democratiche, con conseguente diffusione di governi illegittimi.42
Quanto all'ambito economico, fonti di numerosi conflitti sono costituite dall'alto tasso di povertà e dall'arretratezza economica e commerciale che caratterizzarono il continente africano.
Pur trattandosi, per la maggior parte, di controversie intra-statali, instauratesi tra le varie componenti del singolo Stato, ha assunto rilevanza la portata e l'effetto delle ripercussioni scaturite che hanno interessato, non solo lo Stato in questione, ma anche gli Stati limitrofi che si sono dovuti occupare della gestione dei flussi dei rifugiati e del contenimento delle truppe in ritirata ed in cerca di un riparo.43
Peraltro, in molte occasioni, in particolare a partire dalla fine del periodo della colonizzazione, a causa della ridefinizione artificiale dei confini territoriali da parte dei colonizzatori, si è assistito ad un mutamento della natura della controversia, non più circoscritta ad una dimensione domestica-statale ma volta ad assumere una portata a livello regionale.
42 PAUL WILLIAMS, The African Union’s Conflict Management Capabilities,
Working Paper of the Council on Foreign Relations, Ottobre 2011, pp. 1-5.
43 FRANCOIS VAN AS, African peacekeeping: past practices, future prospects and its contribution to International Law, International Society for Military Law and
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Lo sviluppo dei conflitti intra-statali in Africa spinse le Nazioni Unite a numerosi interventi negli anni ‘90, tra i più importanti si possono ricordare: UNAMEV I, II e III in Angola (1989 – 1995)44, UNOSOM I e II in Somalia (1992 – 1995)45,
UNAMSIL in Sierra Leone (1998 – 1999)46, la missione in
Mozambico ed in Liberia tra il 1992 ed il 1994 e MONUC nella Repubblica Democratica del Congo (1999)47
In tale contesto, crebbe significativamente l'aspirazione alla pace da parte dell'organizzazione dell'Unione Africana e delle organizzazioni sub-regionali. Di queste ultime, istituite dalla metà degli anni '70 per finalità esclusivamente politiche ed economiche, alcune ampliarono il loro raggio di azione abbracciando competenze non espressamente previste negli atti istitutivi. È il caso della Comunità Economica degli Stati dell’Africa Occidentale (ECOWAS, dall’inglese Economic
Community of West African States)48, della Comunità di Sviluppo
dell’Africa Australe (SADC, dall’inglese Southern African
Development Community)49 e dell’Autorità Intergovernativa per lo
44 United Nations Angola Verification Mission. 45 United Nations Operation in Somalia. 46 United Nations Mission in Sierra Leone.
47 United Nations Mission in the Democratic Republic of Congo.
48 L’ECOWAS è stata istituita nel 28 Maggio 1975 al fine di promuovere la
cooperazione e l’integrazione economica e sociale tra i Paesi dell’Africa Occidentale ed è composta da Benin, Burkina Faso, Capo Verde, Costa d’Avorio, Gambia, Ghana, Guinea, Guinea-Bissau, Liberia, Mali, Niger, Nigeria, Senegal, Sierra Leone e Togo. La Mauritania lasciò l’organizzazione nel 2000. Originariamente il Trattato istitutivo non prevedeva una disciplina in materia di pace e sicurezza. Tuttavia, si sopperì a tale lacuna attraverso due strumenti: il Protocol on non-aggression (1978), volto a vietare l’uso della forza tra i membri, ed il Protocol relating to mutual assistance in defence (1981), volto ad istituire un sistema di assistenza reciproca in materia di difesa.
49 La Comunità di Sviluppo dell’Africa Australe venne fondata nel 1992 dal
Trattato istitutivo unendo due realtà preesistenti, nate entrambe per ostacolare, sebbene in ambiti differenti, il regime dell’apartheid in Sudafrica: il gruppo dei cosiddetti Frontline States, e la Conferenza di Coordinamento per
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Sviluppo (IGAD, dall’inglese Inter-Governamental Authority on
Development)50. Si parla ancora oggi di "Regional Economic
Communities" per indicare le suddette organizzazioni regionali
ed altre realtà organizzative.51
Bisogna peraltro attendere gli inizi degli anni '90 per assistere, anche per l'Organizzazione dell'Unione Africana (OUA), sebbene caratterizzata da una partecipazione soggettiva più ampia, alla predisposizione a livello embrionale di un sistema di prevenzione e risoluzione dei conflitti. Infatti, la
lo Sviluppo dell’Africa Australe (SADCC, dall’inglese Southern African
Development Coordination Conference). Alla successiva dissoluzione di tale
regime seguì lo scioglimento del gruppo dei Frontline States. Pertanto, con la stipulazione del di Windhoek, si è assistito alla sostituzione della Conferenza SADCC con una vera e propria organizzazione, la SADC, dotata di una struttura istituzionale. Tra gli obiettivi del trattato sono ravvisabili la promozione ed il rafforzamento di democrazia, pace e sicurezza nella regione. I membri fondatori della SADCC (ora SADC) erano: Angola, Botswana, Lesotho, Malawi, Mozambico, Swaziland, Tanzania, Zambia, Zimbabwe. A questi si aggiunsero: Namibia e Sudafrica, rispettivamente, (1990 e 1994); Mauritius (1995); Repubblica Democratica del Congo e Seychelles (1998); Madagascar (2005). Le Seychelles hanno lasciato l’organizzazione dal 2004 al 2008, mentre il Madagascar è stato sospeso nel 2009.
50 L’IGADD (Intergovernmental Authority on Drought and Development),
organizzazione istituita per gestire le conseguenze umanitarie ed economiche dei gravi disastri naturali che avevano interessato l’Africa orientale, fu sostituita nel 1996 dall’IGAD. Tale sostituzione che ha comportato un ampliamento delle competenze dell’organizzazione, ricomprendendovi anche quelle di carattere economico e politico nonché funzioni di risoluzione dei conflitti, è comprensibile alla luce dei problemi di sicurezza che imperversavano nella gran parte dei paesi membri dell’IGADD. In particolare, il Protocollo del 2002 si è occupato di regolamentare le funzioni sia in ambito di early warning, sia in materia di risposta alle crisi (Protocol on
conflict early warning and response mechanism for IGAD member States). Sono
membri dell’IGAD: Gibuti, Etiopia, Kenya, Uganda, Somalia e Sudan. L’Eritrea divenne parte dell’IGAD (allora IGADD) nel 1993 a seguito dell’indipendenza ottenuta dall’Etiopia, ma ha sospeso unilateralmente la propria membership nel 2007.
51 Organizzazioni africane di natura economica e unioni monetarie sono:
l’ECCAS (Economic Community of Central African States); la COMESA (Common Market for Eastern and Southern Africa); l’EAC (East African Community); l’IOC (Indian Ocean Commission); la CAEMC (Central African Economic and Monetary Community); l’Economic Community of the Great Lake Countries; la WAEMU (West African Economic and Monetary Union); la WAMZ (West African Monetary Zone); la Mano River Union; la CEN-SAD (Community of Sahel-Saharan States).
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dinamica degli interventi effettuati in quel periodo storico dimostrò l'assenza di un modello predefinito cui far riferimento e di un assetto amministrativo adeguato dell'organizzazione.
Tuttavia, con l'adozione nel 2000 del Constitutive Act, trattato istitutivo dell'Unione Africana (UA), si è introdotta una struttura solida in grado di gestire con maggior efficienza il mantenimento della pace e sicurezza internazionale, utilizzando, in un'ottica unitaria, oltre i presidi propri dell'UA, anche i contributi sub-regionali: l'“African Peace and Security
Architecture”.
Con l'istituzione dell'UA si è registrato un ampliamento delle competenze relative alle suddette materie, in quanto sebbene non abbandonando il principio cardine dell'OUA ossia quello della non-ingerenza, si è manifestata una maggior propensione verso quello della "non-indifferenza rispetto a crisi
interne agli Stati membri che degenerino in gravi violazioni dei diritti dell’individuo".52