Le regole M'Naghten sono stati formulati in Inghilterra nel 1843, dopo il processo e assoluzione dall’accusa di omicidio, di Daniel M'Naghten. M'Naghten, che credeva di essere stato perseguitato dal partito Tory, e aveva intenzione di uccidere il primo ministro, Sir Robert Pell ma per errore sparò al segretario privato del primo ministro e lo uccise. M’Naghten venne riconosciuto non imputabile per infermità mentale. La
28 Cfr. http://curiosity.discovery.com/question/serial-‐killer-‐successfully-‐pleaded-‐insanity
House of Lords, che aveva un particolare interesse in questo caso, rivolse ai giudici d'Inghilterra una serie di domande relative alla legge sulla non imputabilità per infermità mentale. Le loro risposte a due di queste domande, che riguardano ciò di cui i giurati devono essere messi a conoscenza quando viene portata avanti una difesa per infermità mentale, sono oggi conosciute come le regole M'Naghten.
I giudici hanno dichiarato:
"Ai giurati dovrebbero essere detto che ogni uomo è considerato sano di mente e
capace di intendere e di volere, fino a prova contraria; e che, per stabilire una difesa per infermità, deve essere chiaramente dimostrato che, al momento della commissione del fatto, l’imputato stava agendo in preda a una tale mancanza di lucidità da non poter comprendere la natura e la qualità degli atti che stava compiendo, o, se lo comprendeva, che non poteva capire che quegli atti erano sbagliati.”
In sostanza la questione cruciale è se il convenuto ha avuto la capacità di conoscere e comprendere il valore negativo dell’azione di cui viene imputato. La limitazione principale è che le regole riguardano solo il deterioramento delle funzioni cognitive o intellettuali, mentre follia riguarda la volontà, le emozioni, e l'intera personalità del paziente. A causa di una malattia mentale, una persona può commettere un reato, anche se riconosce che l'atto è sbagliato e vietato dalla legge. La risposta del diritto a questa obiezione è che lo scopo delle regole non è quello di escludere tutte le persone mentalmente disabili dalla responsabilità penale, ma solo coloro che sono incapaci di fare scelte razionali, per il quale la pena non avrebbe alcuna utilità. Altre critiche e polemiche riguardano l'ambiguità di termini come "sbagliato" e "sapere". Le regole si applicano a ciò che è legalmente sbagliato o a ciò che è moralmente sbagliato o a entrambi? La conoscenza della natura dell’azione e della qualità del proprio atto deve limitarsi a una consapevolezza intellettuale o dovrebbe includere quello che i medici chiamano “intuizione emotiva”?
Già nel 1871 la Corte Suprema del New Hampshire ha respinto le regole M'Naghten e ha creato una nuova regola: un imputato non è colpevole se il reato di cui è accusato è il prodotto o il risultato di una malattia mentale. Ottantatré anni più tardi la
"regola del prodotto" del New Hampshire è stata accettata con piccole modifiche da parte degli Stati Uniti, Corte d'Appello del Distretto di Columbia, nel caso di Durham v. Stati Uniti (1954). Il giudice ha ritenuto che "l'imputato non è penalmente
responsabile se il suo atto illegale è il prodotto di un difetto cognitivo derivato della malattia." Successivamente questo concetto è stato ampliato specificando che un atto
è il prodotto di un difetto cognitivo quando esso non si sarebbe verificato se non fosse stata presente la malattia mentale.
Dal punto di vista dello psichiatra e psicologo clinico, il vantaggio della regola Durham è che gli permette di comunicare i loro risultati nella lingua e con la terminologia che gli è propria, piuttosto che nelle espressioni rigide della terminologia giuridica. In particolare, lo psichiatra è invitato a fornire dati psichiatrici e il suo parere su tre materie: (1) Il convenuto ha una malattia mentale? (2) Il presunto atto criminale è il prodotto della malattia mentale? (3) In che modo la malattia mentale ha spinto il convenuto a commettere il presunto crimine? Questioni di colpa e responsabilità penale sono lasciate alla decisione della giuria.
I critici del test di Durham hanno commentato l'ambiguità dei termini chiave "malattia mentale" e "prodotto". Il primo è un concetto relativo e mutevole. Il fatto che uno psichiatra etichetti un imputato come malato di mente non lo rende tale. È molto più ragionevole considerare l'atto di commettere un crimine come parte di un processo strutturato che comprende anche la malattia mentale, piuttosto che un prodotto isolato della malattia stessa. Alcuni hanno suggerito che la problematica legata al termine "prodotto" è un problema più legale che psichiatrico, e dovrebbe essere risolta da una giuria.
La regola Durham è stata adottata dalla Corte d'Appello del Distretto di Columbia nel 1954; lo stesso tribunale, nel 1972, all'unanimità la mise da parte e la sostituì con il criterio di incapacità di intendere e di volere descritto dal Modello di Codice Penale creato dall’American Law Institute. Questa regola, che è stato adottato in sostanza anche da tutte le altre corte di appello federali, dichiara: "Una persona non è
responsabile per una condotta criminale se, al momento di tale comportamento, a seguito di una malattia mentale, è privato in maniera consistente della capacità di
apprezzare l'illiceità del suo comportamento o della conformità alla legge della sua condotta." Il cambiamento dalla regola Durham al Modello del Codice Penale è
basata su una decisione del giudice che riguarda un uomo di nome Brawner, che era stato condannato per omicidio di secondo grado. La nuova regola è quindi indicato anche come la decisione Brawner.
I motivi del rifiuto della regola Durham sono stati discussi da molti. In sostanza, la regola Durham dava allo psichiatra troppa autorità nel decidere se l'illecito commesso dall'imputato era un prodotto di una malattia mentale. Secondo la nuova regola, lo psichiatra può ancora testimoniare l'esistenza o l'assenza di malattia mentale, ma egli sarà tenuto a fornire ulteriori informazioni, sarà oggetto di interrogatorio incrociato per quanto riguarda la relazione causale tra la malattia e la capacità del convenuto di apprezzare l'illiceità del suo comportamento e di controllare il suo comportamento. Sulla base delle prove presentate dalla difesa e dall'accusa la giuria decide quindi responsabilità penale.
L’impulso irresistibile viene utilizzato per escludere dalla responsabilità penale quegli individui che conoscono la differenza tra giusto e sbagliato, ma che sono comunque spinti a commettere un crimine da un impulso irresistibile derivante da una condizione mentale. In altre parole, una persona può capire che quello che sta facendo è sbagliato, ma non è in grado di conformare il suo comportamento a quello che è considerato giusto o corretto a causa di un deficit della volontà. Pertanto, la regola è M'Naghten riguarda tutte le abilità cognitive, mentre l’impulso irresistibile come un test di valutazione della capacità di intendere e di volere non viene utilizzato da solo ma viene accompagnato da altri test.
In molti Stati l’incapacità di intendere e di volere tipicamente è intesa così: "una
persona non è responsabile per condotta criminale se, al momento del delitto, a seguito di malattia o deficienza mentale, è privata in maniera significativa della capacità di apprezzare l'illiceità del suo comportamento o di conformare la propria condotta ai requisiti di legge. "
Si sente spesso parlare di quei casi in cui l’infermità mentale viene utilizzata come metodo di difesa dell’imputato. Ma cosa si dice a riguardo di quelli che cercano di
difendersi tramite l’infermità mentale e non ci riescono? Qual è la stima del numero di casi che hanno avuto successo usando l’infermità mentale come difesa? Probabilmente vi sorprenderà sapere che solo il 2% di tutti i casi che utilizzano l’incapacità di intendere e di volere come mezzo di difesa hanno successo. 29
Le informazioni precedentemente riportate sono importanti per comprendere sia l’evoluzione storica, sia il modo di ragionare delle giurie americane quando si arriva a parlare di infermità mentale. I casi di seguito riportati riguardano serial killer americani e che quindi hanno avuto a che fare con questo processo decisionale, uno di essi rientra in quel 2% di casi in cui è stata riconosciuta l’infermità mentale. Una volta letta la sua storia sarà evidente di come non poteva essere deciso altrimenti, ma cosa dire di tutti gli altri casi? Quello che è evidente è che i serial killer, anche quando non rientrano nei casi di riconosciuta incapacità di intendere e di volere, sono quasi sempre vittime di quell’impulso irresistibile di cui si è fatta menzione prima e che li spinge, pur riconoscendo l’ingiustizia di un atto, a commetterlo comunque.
Ed Gein
Edward Theodore Gein nasce a La Crosse, una tranquilla cittadina del Wisconsin, il 27 agosto 1906.
Il padre, George, è disoccupato ed alcolizzato e la madre, Augusta è una donna energica e dura, ha una drogheria nel centro di La Crosse, e mantiene la famiglia con rigore, perché, nonostante il negozio fosse redditizio, era notoriamente avara.
Il padre praticamente è equiparabile ad un terzo figlio, mentre la madre determina i principi, stabilisce regole e divieti e provvede a tutto. La signora Gein è una fanatica religiosa, ha un codice morale rigorosissimo, basato su un interpretazione tutta sua della Bibbia, e soprattutto sulla lotta quotidiana ai peccatori; in particolar modo ce l’ha con le donne, tutte strumenti del demonio da cui fuggire.
Bisogna evitare le tentazioni carnali, evitare il contatto, gli atti sessuali financo il matrimoni, altrimenti si finisce all’inferno.
Nel 1914, la signora Gein, vende la drogheria, prende la famiglia e la porta in un paesino di duemila abitanti, chiamato Plainfield e, non le bastandole ancora questo livello di segregazione, compra una fattoria isolata lontana dal mondo, dal peccato e dalle tentazioni. Tenta in ogni modo di evitare che i figli facciano amicizia con altri ragazzi a scuola, e per il piccolo Ed è ancora più difficile avere amici perché i ragazzi del paese lo prendono in giro a causa della sua eccessiva timidezza e del suo aspetto effemminato. Nel 1940 muore il signor Gein, Ed trova lavoro come babysitter per i bambini del vicinato, un lavoro che gli piace, perché ama giocare e parlare con i bambini, quasi fosse un bambino anche lui. Nei confronti della madre Ed ha una forma di venerazione, fa tutto quello che vuole, non la critica mai, è convinto che abbia sempre ragione e stravede per lei; Harry (il fratello maggiore) invece crescendo, diventa sempre più insofferente alla disciplina che regna in casa e litiga apertamente con la madre, cosa che Ed ritiene un sacrilegio.
Nel 1944 Harry muore in circostanze misteriose mentre era impegnato con Ed ad aiutare gli abitanti di Plainfield a spegnere un incendio. Viene ritrovato soffocato e ha strane ferite sulla testa, ma non c’è motivo di sospettare di nessuno, tantomeno del timido Edward, percui la morte di Harry viene attribuita ad un incidente e le indagini si fermano li.
Infine, il 29 dicembre 1945, la signora Gein muore a causa di un attacco di cuore, Ed ha trentanove anni, ma è completamente solo e senza la madre si sente perso.
Resta nella fattoria e sigilla tutte le stanze che usava la madre, tenendo per se solo la cucina e una baracca sul retro.
Comincia a frequentare i cimiteri, riesuma i cadaveri e porta a casa quello che trova, ossa, parti del corpo, testa intere. Parti del corpo di donna diventano ornamenti per le due stanze di casa in cui vive; prendendo ispirazione da libri sul terzo reich impara a conciare la pelle umana per farne oggetti di uso domestico.
Ed Gein ha una predilezione per i cadaveri femminili dai quali preleva la pelle che, come dicevamo, concia anche per ricavarne vestiti; è convinto che le donne siano più
forti degli uomini e usa i suoi macabri lavori per travestirsi e compiere riti notturni che, è convinto, lo trasformeranno in donna.
Mary Hogan è la sua prima vittima, nel dicembre del 1954 a Pingrove, dieci chilometri da Plainfiled, la vede lavorare da sola in una tavola calda, le spara con una pistola calibro 32 e la porta via senza lasciare testimoni ne tracce utili.
La seconda vittima è Berenice Warden, stesso iter ma ne approfitta anche per svuotare la cassa del locale. È il 17 novembre del 1957. Il figlio della signora Warden è il vice sceriffo di Plainfield e, conducendo indagini un pò più accurate del solito, non ci mette molto a risalire a Gein.
Perquisendo la casa la polizia di Plainfield poté constatare che l’ambiente era insostenibilmente sporco e disordinato, rinvenirono tutti i lavori di Gein, e nella baracca la situazione è ancora peggio, perché era li che Ed lavorava i corpi umani. Scavando nel terreno nei pressi della fattoria furono rinvenuti i resti di dieci donne, altre otto furono rinvenute in casa. Ed però ammette solo gli omicidi della Hogan e della Warden affermando che il resto derivava dalle sue scorribande nei cimiteri. A questo punto si pone una domanda molto importante, Edward Gein è pazzo? Può essere processato?
Dopo una serie di test e di perizie, durate più di un mese, Ed venne considerato non in grado di intendere e di volere e internato nel reparto psichiatrico del Central State Hospital di Waupun dove rimarrà per dieci anni.
È quindi il 1968 quando una nuova perizia lo riconosce in grado di sostenere un processo, Edward ha sessantadue anni, appare docile e tranquillo ma le prove contro di lui sono schiaccianti. Il verdetto della giuria lo riconosce colpevole di omicidio di primo grado per entrambi i casi in cui è imputato, ma siccome al momento in cui ha commesso i delitti non era in grado di intendere e di volere, non può essere condannato alla reclusione in carcere, viene quindi rimandato all’ospedale psichiatrico dove dovrà rimanere per il resto dei suoi giorni.
Il 26 luglio 1984 Edward Gein muore a causa di un cancro allo stadio terminale.30