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Il recente studio di Perego e Del Missier del 201045, ha ulteriormente avvalorato la

teoria che vede dietro la preferenza di un utente per doppiaggio o sottotitolazione, la modalità tradizionalmente consolidatasi nel paese in cui l’utente stesso si trova46.

“La condizione iniziale di visione sembra infatti aver influenzato la valutazione degli spettatori rispetto alla forma traduttiva preferibile nell’eventualità che questi avessero l’occasione di scegliere come vedere il film nella sua versione integrale”. (Perego, Taylor, 2005: 12747)

43 Pedersen, Subtitling Norms for Television, cit., p. 6.

44 Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, cit., pp. 37. 45 Perego, Taylor, La Traduzione Audiovisiva, pp. 126-130. 46 Cfr. Luyken et al., 1991.

L’appartenenza al blocco dei paesi sottotitolatori o doppiatori risulta dunque essere simultaneamente sia causa che conseguenza del perpetrarsi della scelta di una moda- lità di traduzione rispetto all’altra all’interno di un dato paese. Anche qui, la variabile economica svolge un ruolo che è opportuno tenere in considerazione. È piuttosto evidente che la sottotitolazione e il doppiaggio hanno raggiunto livelli qualitativa- mente considerevoli nei paesi che storicamente hanno preferito l’uno o l’altro come modalità traduttiva, in grado al giorno d’oggi di confezionare prodotti godibilissimi per il target finale. Il consolidarsi e il perpetrarsi di una o dell’altra modalità ha poi per- messo, unitamente all’innalzamento della qualità del prodotto finale, un progressivo abbassamento dei costi, attribuibile alla riduzione dei tempi e alla formazione di un bacino di operatori esperti nel settore, allo sviluppo di tecnologie sofisticate e di cate- ne produttive ad hoc. Ne risulta che, a parità di condizioni, il doppiaggio dello stesso prodotto audiovisivo avrà costi nettamente superiori in un paese tradizionalmente “sottotitolatore” rispetto a uno tradizionalmente “doppiatore”, proprio a causa della discrepanza in termini di disponibilità di risorse, esperienza e know-how tra i due paesi. Non si ritiene comunque particolarmente fruttuoso irrigidirsi eccessivamente in questa ripartizione: si sta sempre ragionando su tendenze di massima, che in quanto tali, sono piuttosto fluide e mutevoli. Si sono già registrate alcune inversioni di rotta che hanno visto il seppur ancora marginale incremento di interesse nella sottotitola- zione nei paesi tradizionalmente doppiatori e viceversa. Bisogna poi tenere presente che esistono storicamente alcune eccezioni, come l’Islanda in cui la tradizione della sottotitolazione è da sempre convissuta con quella del doppiaggio, o paesi bilingui come il Belgio, in cui il francese è considerata la lingua del doppiaggio e l’olandese quella della sottotitolazione.

1.3.5 Doppiaggio e sottotitolazione a confronto

Lo studio di Perego e Del Missier sembra dunque confutare un luogo comune par- ticolarmente radicato nell’immaginario collettivo che vuole la sottotitolazione meno efficace dal punto di vista della piacevolezza e del coinvolgimento dello spettatore finale rispetto al doppiaggio. Nell’analisi comparativa, assai frequente in letteratura, delle due modalità traduttive infatti, ampio spazio viene solitamente dedicato a descri- vere l’inadeguatezza della sottotitolazione a riprodurre un’esperienza soddisfacente e totalizzante, a differenza del doppiaggio che, pur nei limiti ad esso imputabili, primo fra tutti quello della sincronizzazione del labiale, trasporta lo spettatore in un’espe- rienza sensorialmente più appagante, contenutisticamente più completa e linguistica- mente più realistica. Sono molte le argomentazioni sollevate a favore di questa tesi, molte delle quali fanno riferimento allo sforzo cognitivo maggiore a cui lo spettatore sarebbe sottoposto durante l’esposizione ad un prodotto audiovisivo sottotitolato o alle limitazioni strutturali, temporali e spaziali intrinseche nella natura del sottotitolo. Lo scemare dell’illusione filmica causato dalla necessità di spostare l’attenzione sui sottotitoli e il fisiologico tempo di lettura che distoglie lo spettatore della scena da una parte, la ridotta visibilità dell’immagine determinata dalla presenza fisica del sot-

totitolo, la condensazione delle battute originali che comportano una parziale perdita dell’informazione, la macchinosità del linguaggio filmico, non perfettamente in grado di riprodurre la lingua parlata dall’altra, sono solo alcune delle critiche più frequente- mente rivolte a questa modalità traduttiva48.

È dunque positivo che vi sia un riscontro empirico dell’equivalenza nell’efficacia comunicativa di testi tradotti mediante le due differenti modalità, che chiarisca che “non vi è una differenza statisticamente significativa nel modo in cui sono elaborati e valutati i

prodotti audiovisivi doppiati e quelli sottotitolati” e che “l’esperienza della visione […] è […] ugualmente coinvolgente e piacevole per tutti gli spettatori indipendentemente dalla forma di traduzione alla quale sono stati esposti”. (Perego, Taylor, 2005: 12749)

Escludendo dunque differenze sostanziali nell’efficacia di sottotitolazione e doppiag- gio, può essere interessante proseguire il confronto definendo i bacini di utenza in cui le due modalità traduttive vanno a “pescare”. Quanto alla sottotitolazione, si è già accennato alla sua connotazione “trasparente”, che la rende particolarmente ap- prezzabile per i cultori dei prodotti originali, sia per la sua aderenza al prodotto di partenza, quanto per la suggestione veicolata dalle possibilità di ascoltare le voci degli attori che di fatto appaiono sullo schermo. Si è visto invece che il doppiaggio nega entrambe queste possibilità, ma può essere preferito da quella fascia di utenti che cer- cano un’immagine più esteticamente pulita e un’esperienza d’illusione filmica mas- simizzata50. Eliminando la necessità di aver sviluppato l’abilità di lettura per ottenere

l’accesso all’informazione, il doppiaggio soddisfa alcune fasce disagiate della popola- zione quali gli analfabeti o i semi analfabeti nonché gli spettatori affetti da disfunzioni o handicap all’apparato visivo, o chi semplicemente, come i bambini più piccoli o gli anziani, ha difficoltà nella lettura, specialmente nelle fasi più concitate dell’azione filmica. La sottotitolazione è in questo senso complementare al doppiaggio, in quanto permette l’accesso ai prodotti audiovisivi ad altre fasce deboli della popolazione quali sordi o semi sordi, non solo attraverso la traduzione interlinguistica, ma anche attra- verso quella intralinguistica. Inoltre, numerosi studi sono stati effettuati in merito al ruolo che la sottotitolazione può assumere nell’apprendimento di una lingua straniera, evidenziando l’efficacia che, non solo l’esposizione a prodotti audiovisivi sottotitolati, ma anche l’attiva partecipazione a laboratori di creazione di sottotitoli hanno nello sviluppo delle competenze e abilità linguistiche. Risultati analoghi sono stati raggiun- ti applicando l’utilizzo sia passivo che attivo di sottotitoli, all’interno di programmi rivolti all’abbassamento del tasso di analfabetismo in tutte le comunità da esso affette.

48 Paolinelli, Di Fortunato, Tradurre per il doppiaggio, cit., pp. 37. 49 Perego, Taylor, La Traduzione Audiovisiva, cit., p. 127.

Si definisce la sottotitolazione “diasemiotic translation in a polysemiotic media […] in

the form of one or more lines of written text presented on the screen in sync with the original dialogue” (Gottlieb, 2004: 22051); e il sottotitolo “prepared communication using written

language acting as an additive and synchronous semiotic channel, as part of a transient and polysemiotic text”. (Gottlieb, 2005: 1952)

A costo di cadere nella ripetizione, si ritiene qui utile la scomposizione delle sopracitate definizioni nei loro componenti costitutivi, al fine di approfondire ulteriormente la complessità dei processi della sottotitolazione e per meglio analizzare, in questo paragra- fo, le dinamiche che intercorrono nell’applicazione della presente modalità traduttiva.

a) Semiotica

Si rimarca qui il rapporto tra sottotitolazione e semiotica, cristallizzato nella natura multimodale dei testi audiovisivi. Gottlieb parla di “testo” (text) semiotico, di “pro- dotti” (media) semiotici, e di “canale” (channel) semiotico: la sottotitolazione è uno strumento semiotico (semiotic channel) che, agendo sul canale visivo verbale, concorre alla costruzione del significato globale del prodotto audiovisivo, che è per definizione un testo multimodale (polysemiotic text), accomodandosi nell’intreccio di contenuti già intessuto dagli altri canali di comunicazione.

“Subtitles primarily interact with the two verbal channels, editing and translating them […] and all subtitling should be in harmony with the flow of the non-verbal visual channel. In this way, subtitles can be in harmony with the entire polysemiotic ST, and this creates a subtitled polysemiotic TT. […] The subtitles themselves are monosemiotic, […] but together they make up a polysemiotic text.” (Pedersen, 2011: 1053)

Gottlieb rimarca inoltre la natura diasemiotica della sottotitolazione, che oltre a produrre una trasposizione linguistica, determina anche una trasposizione se- miotica, ricostruendo e condensando un testo orale in stringhe di testo scritto.

b) Modalità scritta di comunicazione

Per quanto costituisca la trasposizione di un testo oralmente espresso, il sottotitolo appare agli occhi dello spettatore nella forma di un testo scritto. Quella che può sembrare un’ovvia banalità, cela invece la non trascurabile problematicità del ren- dere spontaneità e naturalezza della lingua parlata attraverso stringhe di testo scritto, regolate da strutturazioni, norme e dinamiche essenzialmente diverse da quelle che plasmano la conversazione orale.

51 Gottlieb Henrik, “Subtitles and International Anglification”, Nordic Journal of English Studies, Vol.3, Issue 1, 2004, pp. 219-230.

52 Gottlieb Multidimensional Translation: Semantics turned Semiotics, cit., p. 19. 53 Pedersen, Subtitling Norms for Television, cit., p. 10.

c) Carattere aggiuntivo

Il sottotitolo si definisce aggiuntivo in quanto si “accomoda” all’interno di quel com- plesso sistema di significati già di per sé autosufficiente, che è il testo audiovisivo. In- serite a posteriori all’interno di un prodotto audiovisivo già confezionato e completo nei contenuti, le stringhe di testo che costituiscono il sottotitolo rimarcano con un massimo grado di ridondanza le informazioni già espresse dal canale sonoro-verbale e non immediatamente intellegibili al pubblico target a causa delle barriere linguistiche esistenti tra il prototesto e il metatesto. Svolgono inoltre la funzione di integrare gli input veicolati dagli altri canali di comunicazione, di plausibile difficile comprensione per il pubblico di destino a causa di gap di natura culturale, sociale e/o geografica, che ostacolano la coerente comprensione del testo rispetto agli intenti comunicativi dell’autore.

d) Carattere sincronico

Il carattere sincronico è determinato dalla modalità di proiezione dei sottotitoli, che dovrebbero susseguirsi sincronicamente rispetto agli scambi di battute e ai cambi di scena, al fine di garantire la massima coerenza del prodotto finale. Ne deriva la fonda- mentale importanza della cura dei tempi di esposizione, nonché quelli di entrata e di uscita del sottotitolo.

1.4.1 Le problematiche della sottotitolazione

Hatim e Mason54 rilevano in maniera brillantemente sintetica ma al contempo esau-

stiva le restrizioni che tendono ad “ingabbiare” il lavoro del sottotitolatore. Esse sono:

› “the requirement of matching the visual image”; › “the pace of the sound-track dialogue”;

› “physical constraints of available space”; › “the reduction of the source text”;

› “the shift in mode from speech to writing”.

Traendo ispirazione da questa ripartizione si è deciso di stilare una classificazione di più ampio respiro, che potesse proporsi come un’analisi sistematica dei vincoli e delle problematiche che affliggono e ostacolano la sottotitolazione. Si è inoltre ritenuto op- portuno fare riferimento a quell’insieme di costrizioni frutto della natura multimodale degli elaborati sui quali la sottotitolazione è impiegata, al fine di ribadire ancora una volta la necessità per i traduttori di approcciare i testi audiovisivi sotto la preziosa gui- da del lume dei principi della coerenza e della sincronia. Si è infine deciso di trattare separatamente la componente diamesica della sottotitolazione, con il preciso obiettivo di dedicare l’opportuno spazio di analisi e riflessione a uno di quei fattori che più mar-

catamente differenziano la sottotitolazione nel confronto con altre modalità di tradu- zione audiovisiva, ma che viene al tempo stesso additato dalla stragrande maggioranza dei suoi detrattori come causa primaria della sua povertà e inefficacia come modalità traduttiva, oltre che come instancabile generatrice di grattacapi per il sottotitolatore.