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PERCHÉ L’UNIFORME SCOLASTICA?

 

Di tutte le divise scolastiche, quella giapponese è la più feticizzata. L’introduzione delle divise scolastiche nel periodo Meiji fu la dimostrazione della modernizzazione del paese, ma questa era solo la rappresentazione data dalle istituzioni. A livello popolare, invece, disciplina, autorità, ordine e purezza vennero trasferiti non alla divisa, ma a ciò che ricopriva, il corpo degli studenti, ed in particolare quello delle ragazze (Galbraith 2009). L’uniforme scolastica venne così feticizzata. In quanto simbolo delle istituzioni, le uniformi servono a determinare il potere che un’istituzione esercita sulle persone che ve ne fanno parte. Ciò fa si che il loro significato possa essere facilmente distorto ad una dimensione legata alla disciplina e alla punizione sessuale, tipica delle dinamiche sadomasochistiche. (Craik 2005)

La divisa ispirata alla marina fu particolarmente efficace in questa trasposizione. Prima uniforme per bambini, poi per donne, il sēra fuku richiama innocenza e controllo. Deve anche parte del suo successo all’amore dei Giapponesi per tutto ciò che bambinesco. La combinazione dei colori blu e bianco definisce un design sobrio, e le maniche larghe conferiscono alla divisa un’aria leziosa. L’arte giapponese di saper reinterpretare concetti e oggetti provenienti dall’esterno in qualcosa di nazionale, ha reso una divisa militare importata dall’esterno il simbolo delle studentesse di un’intera nazione (Mitamura 2008). Ma la stessa cultura kawaii, reinterpretata da una parte della popolazione maschile, ha trasformato quest’abito in un oggetto che da privo di implicazioni sessuali, venne reinterpretato in maniera sessuale (Madge 1997).

L’uniforme è oggetto feticizzato dello stato di innocenza del personaggio, ed è quindi un modo per definire un target specifico (Galbraith 2009). Un fattore fondamentale all’interno di questa ossessione è quello della reminiscenza. Non è scontato dire che se esiste un archetipo della ragazza in uniforme, questo si possa formare nel periodo dell’adolescenza. Il ricordo della giovinezza ha un effetto in

pressioni legate alla vita adulta. Spesso non è la pedofilia ciò che spinge a consumare fantasie sulle ragazze in uniformi, quanto l’illusione di un’innocenza passata (Goad 2013). Secondo una testimonianza raccolta da Patrick Galbraith, la scelta dell’uniforme rappresenta un tentativo di ricreare tempi perduti della giovinezza carichi di speranze e possibilità, ma anche il potere di immaginare relazioni disimpegnate senza che vi siano pressioni sociali. Non si tratta dunque di personaggi che vivono nel mondo reale, ma bensì di scappatoie dalla maturità. L’uniforme, da questo punto di vista, non sarebbe altro se non una delle tante accezioni del fenomeno del Lolita Complex (Galbraith 2009).

L’ultimo elemento da considerare nella feticizzazione dell’uniforme è l’attrazione derivante dalla limitazione dell’individualità di chi la indossa. L’uniforme fa si che chi la indossa diventi da “soggetto” un “oggetto” uguale a tutti gli altri. Quest’idea si collega a sua volta ad una dimensione di fantasia in cui la studentessa diventa subordinata e controllata (Goad 2013)

Note

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C

ONCLUSIONI

 

L’obiettivo di questa tesi è stato quello di analizzare le uniformi scolastiche femminili in Giappone evidenziando la contrapposizione, presente naturalmente in tutte le società, tra cultura ufficiale e non ufficiale. Forme normalizzate di uso della divisa scolastica si sono incontrate con usi non ufficiali della stessa veste, provocando intrecci che nella loro complessità coinvolgono molti aspetti della realtà sociale giapponese. Due sono i casi su cui mi sono soffermata: il primo è l’uso da parte degli studenti dell’uniforme come mezzo di ribellione dalla società e dal sistema scolastico, e il secondo è il collegamento tra divisa scolastica femminile e il mondo dell’erotismo.

Nel primo caso sono partita da considerazioni generali sulla società e sul ruolo che le divise scolastiche hanno in essa. Ho potuto osservare come esse non siano altro che un simbolo del potere dell’istituzione scolastica. Ogni corpo sociale normalizzato necessita di simboli per rafforzare la propria autorità su i suoi membri. Affinché questi segni siano efficaci è tuttavia necessario che vengano accolti e apprezzati. Le uniformi scolastiche femminili, introdotte in Giappone nel periodo Meiji, subiscono un forte calo di popolarità a cavallo tra gli anni Ottanta e Novanta, in conseguenza del quale gli studenti incominciarono a trasgredire le norme che regolavano nelle diverse scuole il loro uso. Emblema di questa trasgressione sono le ragazze kogyaru, sottocultura nata a metà degli anni Novanta e che adotta la divisa come propria semi-uniforme. Alimentato da un clima di ansia generale nei confronti dei giovani, il Giappone, che era stato appena scosso da una serie di eventi catastrofici, trova difficile accettare all’inizio questo desiderio di rinnovo dei modelli dell’uniforme da parte delle studentesse, ma si trova costretto a cedere il passo alla modernizzazione, permettendo così all’istituzione scolastica di riappropriarsi della propria autorità di fronte agli studenti. Questo cambiamento permette alle uniformi non solo di diventare nuovamente popolari tra le studentesse, ma anche di trasformarsi in uno dei simboli del Giappone contemporaneo.

Questo primo incontro tra cultura ufficiale e non ufficiale mi ha permesso di capire che nonostante l’enfasi che viene messa sulla differenza delle due tendenze della società, sia spesso paradossalmente vero come solo l’introduzione di elementi non-ufficiali nella società normalizzata permetta l’evoluzione del pensiero della cultura ufficiale.

Il secondo aspetto analizzato riguarda come un indumento nato con scopi esclusivamente formali possa diventare un feticcio nell’erotismo e nella pornografia. Nel caso giapponese dell’uniforme scolastica femminile, la mia analisi parte indagando le origini della cultura kawaii, nata negli anni Sessanta parallelamente allo sviluppo della categoria degli adolescenti. Questo nuovo immaginario, di appannaggio femminile, viene ripreso da parte della popolazione maschile, che ne modifica i significati traducendoli nel contesto erotico. Il nuovo oggetto di interesse è la giovane studentessa, che così sessualizzata, diventa il fulcro di fantasie che si spostano verso donne sempre più giovani. In particolare è l’uniforme scolastica, con la sua natura ambigua sospesa tra età infantile ed età adulta, a diventare strumento perfetto in questo contesto. I riscontri di questo interesse possono essere rintracciati sia nel materiale erotico-pornografico che si è sviluppato dagli anni Cinquanta a oggi, sia nei fenomeni ben più gravi legati alla prostituzione minorile che sono dilagati in Giappone negli anni Novanta.

Sono giunta alla conclusione che è la stessa natura dell’uniforme scolastica a renderla così facilmente un feticcio per il mondo erotico. Nella produzione erotica sulle divise esiste una oscillazione tra i significati espliciti delle uniformi, come ordine e controllo, e le loro potenzialità e associazioni con la sessualità, con gli eccessi sfrenati, la violenza e il masochismo. La giovane età delle studentesse le rende quindi facilmente parte di fantasie dove l’uomo ha una posizione di potere e controllo.

Molti studiosi si sono occupati delle uniforme scolastiche in Giappone, ma non hanno quasi mai affrontato il tema del loro uso nella cultura non ufficiale. D’altro

nei diversi media, nella dualità tra cultura ufficiale e non ufficiale, ma senza però mai trattare in maniera specifica le uniformi scolastiche. Per questo motivo non è stato facile riuscire a stendere la tesi correlando razionalmente i diversi tasselli delle fonti prese in considerazione. Quindi, nonostante mi ritenga soddisfatta del lavoro svolto, perché in linea con l’obiettivo che mi ero prefissata, riconosco che in questa tesi ci si possa talvolta trovare di fronte ad un rischio di divagazione rispetto all’argomento. Si consideri, tuttavia, che nessuna parte è stata inserita senza che avesse un scopo preciso e necessario ad avvalorare le mie idee.

Penso che questa tesi sia un buon punto di compromesso tra i miei interessi personali e le esigenze che necessariamente impone il mio corso di studi, cioè trattare un argomento legato al Giappone e alla cultura giapponese. Penso anche di aver scelto un tema che, viste anche le sue innumerevoli sfaccettature, ha suscitato una certa eco nel mondo accademico. Spero inoltre che l’argomento trattato possa essere un asso nella manica per la mia futura esperienza lavorativa, che intendo proseguire nel mondo della moda o degli studi di costume.

G

LOSSARIO

 

Banchō 番長 Bassuru sutairu バッスルスタイル Bishōjo games 美少女ゲーム Bodikon gyaru ボティコンギャール Burusera ブルセーラ Chimaa チーマー Enjo kōsai 援助交際 Furitaa フリター Gakureki shakai 学歴社会 Hakama 袴 Haori 羽織 Hentai ヘンタイ Hikikomori 引きこもり Janpa sukāto ジャンパスカート Kasuri 絣 Kasutori zasshi カストリ雑誌 Kawaigaru 可愛がる Kawaii karuchā かわいいカルチャー Kawaii 可愛い、かわいい Kawaisō かわいそう Kogyaru コギャル Kokutai 国体

Koshimaki 腰巻 Lolicon ロリコン Mecha メチャ Moe 萌え Moga モガ Monpe もんぺ Nanchatte seifuku なんちゃって制服 Onna-bakama 女袴 Otaku オタク、おたく Paragyaru パラギャール Parasaito shinguru パラサイトシングル Ryōsai kenbo 良妻賢母 Sentō bishōjo 戦闘美少女 Sēra fuku セーラ服 Shōjo 少女 Sukeban スケバン、スケ番 Wakon yōsai 和魂洋才 Zurōsu ズロース

B

IGLIOGRAFIA

 

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R

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