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III. Probabile autobiografia di una generazione

III.4. Utile e Sensorialità

Si entra così nel territorio della Pratica, di quella dimensione cioè in cui lo Spirito non si presenta più come entità eminentemente teoretica. Per Croce, il modo corretto di concepire questa ulteriore fase non è affatto quello di considerarla come una forma degradata della conoscenza, quasi «un riprecipitare dal cielo sulla terra o dal paradiso nell’inferno»,296 bensì come

Una nuova realtà, che è vita economica e morale, e cangia l’uomo intellettuale nell’uomo pratico, nel politico e nel santo, nell’industriale e nell’eroe, ed elabora la sintesi a priori logica in sintesi a priori pratica297

Ovviamente, è impensabile una netta separazione tra l’intelletto e la pratica: Poniamo che io, uomo di contemplazione, volessi distaccarmi dalla vita politica ed economica, dai suoi sforzi, dai suoi contrasti, dalle sue angosce, dai suoi obbrobri e farmi verso di lei chiuso e indifferenti: donde prenderebbero poi alimento i miei pensieri?298

294 Ivi, pp. 83-84. 295 Ivi, p. 84. 296 Ivi, p. 85. 297 Ibidem. 298

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La prima forma pratica è rappresentata dall’Utile, che si concretizza in un preciso pronunciamento della volontà: l’«azione economica». Essa esprime un valore che, agli occhi di Croce, possiede pari dignità di quello che presiede all’atto estetico. «Solleviamo l’utile alla pari del Bello ed usiamo verso quello l’indulgenza che si è usata verso questo»299 è il monito del filosofo, il quale osserva anche che:

azioni e individui, che moralmente non potremmo approvare, ci strappano talvolta gridi d’ammirazione per l’abilità con cui quelle sono state condotte, e per la fermezza, degna (come si suol dire) di miglior causa, che costoro spiegano.300

In quanto appartenente alla sfera pratica, che come sappiamo è bipartita in Economia e Morale, «l’azione utile può o restare meramente personale o progredire ad azione universale-personale, etico-utile»;301 ma il primo stadio deve sempre necessariamente essere quello che afferma l’esistenza individuale:

Come individuo economico, nel primo attimo, se così si può dire, in cui si affaccia alla vita e all’esistenza, egli non può volere se non individualmente: volere la sua propria esistenza individuale. Non vi ha uomo, per morale che si dica, che non cominci così: come mai potrebbe superare e perfino negare la propria vita individuale, se prima non l’avesse affermata, e se a ogni istante non la riaffermasse?302

L’intento e la dinamica risultano, quindi, ben chiari, eppure questa particolare attività dello Spirito, appare la meno differenziata, se è vero che – come ha osservato Giuseppe Pezzino – essa comprende al suo interno categorie molto

Napoli, 1919).

299

IDEM, Tesi fondamentali di un’estetica come scienza dell’espressione e linguistica generale (1900), in IDEM, La prima forma dell’Estetica e della Logica, a cura di Adelchi Attisani, Principato, Messina, 1924, p. 61.

300

IDEM,Filosofia della pratica, cit., p. 228.

301

Ibidem.

302

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diverse tra loro, quali: l’utile, il vitalismo più istintivo e finanche la politica.303 Ora, tralasciando quest’ultimo elemento, possiamo agevolmente riscontrare la presenza dei primi due nella sfera di azione della funzione sensoriale, che abbiamo già ipotizzato essere il corrispettivo della prima forma dello spirito pratico. Ricordando che la crociana azione economica (o utile) è un’attività improntata alla «conoscenza percettiva», leggiamo le parole di Jung:

La sensazione, o percezione sensoriale, è quella funzione psicologica che trasmette uno stimolo fisico alla percezione. La sensazione è quindi identica con la percezione.304

Lo schema è dunque il medesimo. Verifichiamo adesso la presenza dell’elemento istintuale, vitalistico. Nella sua versione estroversa:

L’attività sensoriale viene determinata prevalentemente dall’oggetto e gli oggetti che provocano le sensazioni più intense sono anche determinanti per la psicologia dell’individuo. Si determina così un esplicito legame sensoriale con gli oggetti. La funzione sensoriale è perciò una funzione vitale munita del più forte istinto vitale.305

Per constatare se la visione junghiana dell’attività sensoriale, almeno per quanto concerne l’atteggiamento estroverso, sia “crocianamente” assimilabile alla dimensione della Pratica e porti, così come abbiamo visto per l’uomo-economico, a volere in prima istanza la propria «esistenza individuale», volgiamo ora lo sguardo alla fisionomia funzionale del corrispettivo tipo psicologico. Il primo assunto, quello più strettamente connesso alla pratica e all’azione (intendendo i

303

Secondo Pezzino: «qui sorgono le difficoltà all’interno della filosofia crociana: infatti, se nella prima forma pratica rientrano parimenti a) l’utile economico, b) la cruda vitalità, c) la politica; allora quest’ultima dovrebbe accogliere in sé a buon diritto la più cinica delle azioni, sol perché azione che mira all’utile, oppure qualsiasi bricconata derivante dal libito individuale, sol perché tutti gli istinti vitalistici rientrano nella forma economico-politica» (GIUSEPPE PEZZINO, Il filosofo

e la libertà. Morale e politica in Benedetto Croce (1908-1938), Catania, Edizioni del Prisma,

1988, pp. 222-223).

304

TP, p. 478.

305

Ivi, p. 367. L’espressione legame sensoriale è corsivata nel testo. Gli altri corsivi, come di norma, sono miei.

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termini tanto nella loro accezione più vulgata, quanto in una prospettiva filosoficamente più affine a Croce), lo troviamo confermato fin dalle prime battute della descrizione:

Non vi è alcun tipo umano che uguagli per realismo il tipo sensoriale estroverso. Nel corso della sua vita egli accumula esperienze reali tratte dall’oggetto concreto306

Marie-Louise von Franz, allieva di Jung e continuatrice dei suoi studi anche in materia di tipologia psicologica (e non solo),307 in un libro di grande chiarezza che sviluppa il pensiero del maestro senza tradirne, come è avvenuto nella stragrande maggioranza dei casi, lo spirito antidogmatico di fondo, fornisce sull’argomento alcune definizioni che vale forse la pena riportare:

Il tipo di sensazione estroversa è rappresentato da quell’individuo il cui dono e la cui funzione specializzata consistono nel ricevere sensazioni dagli oggetti esterni e nel mettersi in rapporto con essi in modo pratico e concreto. [...] è in grado di mettersi in rapporto con i fatti esterni in modo rapido e oggettivo.308

Si direbbe che, almeno nella sua fondamentale attitudine, questo tipo non differisca molto dall’uomo-economico che troviamo ritratto nella Filosofia della

pratica.309 Per controbilanciare un’affermazione così generica e di facile formulazione, proviamo ora a porre la questione in termini più problematici, tornando a Jung, che dei sensoriali estroversi è pronto a rivelarci altre caratteristiche:

306

Ivi, p. 368.

307

La studiosa ha compiuto ricognizioni di notevole rilievo in diversi campi: dal sacro al patrimonio delle fiabe popolari, alla psicologia del tempo.

308

MARIE-LOUISE VON FRANZ, Tipologia psicologica, trad. it. di Carla Sborgi, Novara, Red Edizioni, 20046, p. 49 (Dallas, 1981). Segnalo che l’edizione in lingua originale contiene anche il saggio di Hillman The Feeling Function, che non troviamo in quella italiana. La prima traduzione nella nostra lingua è del 1988, sempre per i tipi Red.

309

Per non prolungare ulteriormente questo confronto, che tocca solo in maniera tangente Giacomo Debenedetti, si è scelto di non riportare ulteriori descrizioni dell’individuo economico, ma di rimandare, per una panoramica più dettagliata, alla già citata Filosofia della pratica.

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Se si volesse considerare uno spiccato senso per la pura realtà concreta come qualche cosa di assai ragionevole, si dovrebbero elogiare tali uomini come ragionevoli. Ma in realtà essi non lo sono affatto [...] La sua intenzione mira al godimento concreto; e così pure la sua moralità, giacché un vero godere ha una morale, una regola e leggi sue proprie e così pure un suo disinteresse e una sua volontà di sacrificio.310

Quest’ultima asserzione parrebbe condurre il nostro discorso in una direzione opposta da quella voluta. Traslandola dal sistema junghiano a quello crociano, infatti, essa si tradurrebbe in una palese violazione della dialettica dei distinti. Sappiamo bene che, in linea con la struttura più basilare del suo procedere filosofico, Croce non ammette alcuno “sforamento” di una forma dello Spirito nell’altra; quindi la conoscenza percettiva, propria della forma economica, non può in alcun modo essere coinvolta con la morale, che rappresenta un successivo stadio del percorso spirituale. Ne consegue che, se la percezione sensoriale di cui parla Jung prevede un proprio codice morale, tra essa e la crociana forma economica non è possibile instaurare la benché minima identificazione.

Credo, però, che riconoscere alla percezione una sorta di moralità, che risponde a regole «e leggi sue proprie», non equivalga affatto ad attribuirle caratteristiche peculiari della morale stricto sensu; o meglio, della morale quale la intende il filosofo come quarta forma dello Spirito. Al contrario, mi sembra che con quelle parole Jung assegni al tipo sensoriale, e di conseguenza alla funzione che lo caratterizza, un fondo di amoralità. Cerchiamone conferma in altri passi:

Quando egli riceve una sensazione, è convinto che questa esaurisca tutto ciò che vi è di essenziale, di concreto e di reale; supposizioni che si affianchino ad essa o vi aggiungano alcunché hanno una ragion d’essere solo qualora rafforzino la sensazione.311 E ancora: 310 TP, p. 368. 311 Ivi, p. 369.

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egli vuole soltanto la sensazione più forte e, conformemente alla sua natura, deve sempre ottenerla dall’esterno [...] egli s’inserisce visibilmente nella realtà così com’è data: visibilmente, giacché essa è trasparente.312

Aggiungiamo inoltre che, in modo speculare a quanto abbiamo già visto a proposito della funzione intuitiva, Jung individua in quella sensoriale «un’impronta infantile o anche primitiva».313 Tutto questo si direbbe rientrare bene nel quadro dell’a-moralità. O, se vogliamo, in una dimensione pre-morale.

Ma, se così fosse, se davvero la percezione (o sensorialità) si collocasse in una dimensione che precede quella morale, restandole sostanzialmente estranea, dovremmo necessariamente dedurne che, anche in questo caso, il procedere di Jung coincide con quello di Croce.