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Vincoli istituzionali allo sviluppo del settore non statale 62

Nei suoi numerosi studi Wubiao Zhou45 rileva come la mancanza di un apparato istituzionale solido,

in grado di rendere sostenibile lo sviluppo del settore privato in continua espansione, costituisce tratto comune dell’economia in transizione. Spesso all’interno dei vari apparati istituzionali si riscontrano forme di corruzione persistenti che danneggiano il corretto funzionamento dell’apparato stesso, soprattutto per quanto concerne la fornitura di servizi e di licenze governative. Gli industriali privati si trovano a dover fronteggiare pagamenti di tasse al di fuori della legalità per risolvere dispute contrattuali, perché gli apparati governativi non adottano provvedimenti effettivi nel rinforzare le procedure contrattuali che regolano i rapporti dei vari partner commerciali.

L’assenza di legittimità costituisce uno dei principali limiti allo sviluppo economico delle imprese non statali. Per legittimità s’intende la conformità alla legge a cui dovrebbe corrispondere un concetto di giustizia, di ragionevolezza e di aderenza ai principi morali . Nel settore non statale la mancanza di legittimità investe la contrarietà alle norme giuridiche, ma anche i ragionevoli pregiudizi che l’opinione pubblica ha verso l’imprenditoria privata soprattutto tra gli anni ottanta e novanta (Wubiao, 2006).

Casi di mancanza di legittimità sono riscontrabili anche nelle relazioni che intercorrono fra aziende private e apparati istituzionali, come i tribunali. Il settore industriale privato è discriminato dai tribunali che operano sotto lo stretto controllo della burocrazia, specialmente all’interno di dispute che riguardano imprese o agenzie pubbliche. Si sono presentati anche casi in cui aziende sono state costrette a dichiarare bancarotta perché la Corte non tutela legalmente i diritti contrattuali dell’azienda privata o individuale (McNally, Guo, Hu, 2007).

Oltre ai problemi legati all’assenza di legittimità e corruzione, altri vincoli allo sviluppo del settore non statale riguardano l’assenza d’infrastrutture, la carenza di fondi di credito e la presenza di un mercato azionario debole che rende difficile l’acquisizione di capitale (Wubiao, 2006).

                                                                                                               

45 Professore Assistente nella divisione di sociologia dell’Università Tecnologica di Nanyang dal 2006 ad oggi.

Infine è possibile asserire che la strategia del red hat e la conseguente nascita di aziende ibride porta numerosi benefici al settore non statale, permettendo alle imprese di competere liberamente nel mercato domestico con il sostegno e le risorse necessarie. Si viene così a creare una primitiva interazione fra forze di mercato e le istituzioni ridistributive dominanti (Bai, et al., 2001).

Nella tabella che segue si sintetizzano gli ostacoli incontrati dagli imprenditori che decidono di investire nel settore non statale secondo la loro natura: finanziaria, legislativa, burocratica e persino territoriale.

Tabella  2.3  Elenco  dei  maggiori  ostacoli  che  fronteggiano  le  imprese  private;  

Fonte: All-China Federation of Industry and Commerce, 2011.

2.5.1 Acquisizione di capitale nel settore non statale: ostacoli e restrizioni

L’accessibilità alle risorse finanziarie e l’acquisizione di capitale rappresentano, come precedentemente accennato, due ostacoli evidenti per lo sviluppo del settore non statale emergente. Nel periodo antecedente le riforme economiche cinesi del settore bancario (metà degli anni novanta), i quattro colossi bancari nazionali (People’s of China, Bank of China, Agricultural Bank of China, Construction Bank of China) svolgono le principali funzioni di cassieri e contabili a disposizione dell’apparato governativo centrale.

Numerosi studi (OCED, 2012; china.org. 2011; Wubiao, 2006) riconoscono nel finanziamento

informale46 una risorsa primaria per lo sviluppo del settore privato, mentre i finanziamenti bancari

rimangono difficili da ottenere soprattutto per le imprese di piccola dimensione.

È possibile asserire che la concessione di credito è negativamente associata alla dimensione delle aziende non statali. Le banche sono restie alla concessione di prestiti alle piccole imprese in quanto per gli enti bancari i tassi di rischio sono troppo alti, determinando spesso come risultante la mancata concessione di credito a quest’ultime. In alternativa, le banche attraverso attente analisi, in collaborazione con l’azienda stessa, acquisiscono dettagliate informazioni inerenti la vita dell’impresa; tutto ciò a tutela di principi quali trasparenza e presenza di adeguate garanzie al fine di concordare il credito necessario alle operazioni commerciali (Wubiao, 2006).

Le imprese di dimensioni più grandi risultano agli occhi degli enti bancari più trasparenti e coperte da maggiori garanzie, guadagnandosi con più facilità concessioni di fondi di credito. Queste politiche finanziarie sono il frutto di condizioni politiche sfavorevoli nei confronti del settore privato.

L’atteggiamento prevenuto delle banche nella concessione di fondi e risorse finanziare alle piccole aziende è inoltre conseguenza di rigide politiche statali. Il fallimento di un’azienda statale comporta rischi ben diversi rispetto al fallimento di un’azienda privata; lo Stato interviene personalmente per ammortizzare un prestito in caso di fallimento di un’impresa di proprietà statale, di conseguenza le banche non si ritrovano a dover assorbire l’intera perdita nel proprio bilancio. Al contrario, le imprese private, non essendo tutelate da enti governativi, non hanno sufficienti garanzie in caso un’ipotetica situazione fallimentare. Gli enti finanziari in genere si tutelano imponendo tassi d’interesse alti, in particolar modo nel momento in cui si trovano a elargire prestiti a imprese indipendenti dal governo centrale. Spesso, le imprese statali, per ostacolare l’accesso dell’industria privata nei settori dominati dalle industrie monopolistiche, bloccano la concessione di capitale e di risorse alle industrie private.

Un’altra variabile di rilievo nell’acquisizione di risorse finanziare è riscontrabile nell’orientamento politico degli imprenditori privati. Questi si trovano ad instaurare relazioni politiche con associazioni commerciali di spicco o più direttamente guadagnando posizioni influenti nelle file del PCC, al fine di ottenere agevolazioni in ambito politico ed economico da quest’ultime.

                                                                                                               

46 Per istituzioni finanziarie informali si fa riferimento a una gamma d’istituzioni che non appartengono al mercato come cooperative, credito informale e di assicurazione, usurai, associazioni di credito etc. Queste istituzioni operano principalmente in paesi in via di sviluppo, fornendo prestiti ricaricati da tassi d’interesse particolarmente elevati.

Nonostante l’ambiente nei confronti di attività private sia tendenzialmente ostile, formalmente il governo propone dei passi avanti mostrando segni di apertura verso il settore non-statale. Nel 1997 il Comitato Centrale del PCC annuncia l’intenzione del governo di creare circostanze che concedessero pari opportunità di partecipazione economica a ogni tipo di proprietà aziendale, rapportandosi con le diverse aziende senza alcun tipo di discriminazione. Questo annuncio ha il proposito di incoraggiare le varie banche commerciali statali e le unità di credito ad incanalare le proprie risorse finanziarie nei settori privati. Come esempio di tali buoni propositi, sempre nel 1997

viene fondata la “Chinese Minsheng Banking Corporation”47, una private shareholding bank creata

con lo scopo di offrire finanziamenti e prestiti alle imprese private nascenti (Yingqiu, 2000).

Per incoraggiare ulteriormente la concessione di capitale a piccole e medie imprese e supportare il loro sviluppo all’interno dell’economia domestica, il governo mise in atto un sistema di garanzia di prestiti, abolendo molte restrizioni nel campo degli investimenti per le imprese private. Nel 1988, il governo concede alle aziende non statali di investire in progetti per la costruzione di strutture pubbliche. Questo è da considerarsi un punto di svolta per la nascita di future collaborazioni fra enti privati e istituzioni pubbliche. Nonostante ciò è da sottolineare che spesso la concessione di investimenti infrastrutturali e per la ristrutturazione di imprese statali è andata a discapito delle piccole e medie imprese autonome. In termini di squilibrio nell’allocazione di finanziamenti, il Consiglio di Stato nel 2005 ha assunto una politica in grado di facilitare l’accesso ai mercati e alle risorse finanziaria alle piccole e medie imprese istituendo banche apposite specializzate nel finanziamento di attività imprenditoriali nel settore agricolo come la “Banca cinese per l’agricoltura” o la “Banca per lo sviluppo delle Cina”.

È evidente che la strada per arrivare a una regolazione del rapporto fra legislazione e mercato nel settore finanziario e creditizio, è ancora lunga. Ad oggi numerose ricerche di Musu rilevano che lo Stato possiede ancora il 50% delle quote delle banche commerciali supervisionando e dirigendo con ruolo dominante lo scenario finanziario nazionale. Recentemente, si è costituita un’autorità

specifica, distinta dalla Banca centrale, “la China Banking Regulatory Commission (CRBC)”48.

Con l’istituzione di questa Commissione sono stati promossi evidenti miglioramenti nei sistemi di                                                                                                                

47 La China Minsheng Bank (Zhongguo Minsheng Yinhang- 中国民生银行)è fondata a Pechino il 2 gennaio del 1996 ed è la prima banca cinese la cui quota proprietaria maggioritaria appartiene ad entità non governative.Questa banca conta 200 filiali in tutto il territorio cinese e relazioni di collaborazione con più di 700 banche oltremare. Essa è una Publicy traded company (www.cmbc.com.cn ) ;

governance bancaria, nella gestione del rischio e nell’assegnazione di capitali e prestiti (Musu, 2011).