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Whole Woman’s Health v Hellerstedt: se l’effettività si abbina al dato scientifico.

DELLA CORTE EDU E NUOVI SPUNTI DEL COMITATO EUROPEO DEI DIRITTI SOCIALI.

4. Whole Woman’s Health v Hellerstedt: se l’effettività si abbina al dato scientifico.

Il discorso circa l’effettività del diritto all’interruzione volontaria di gravidanza, non ha risparmiato nemmeno gli Stati Uniti, che dal 1973, si è visto, adottano in materia, un modello fortemente permissivo. Vi è da dire che anche a più di quarant’anni da Roe v. Wade, il dibattito costituzionale americano intorno all’aborto resta uno dei più accesi. I profili di interesse, infatti, che vengono in gioco nella vicenda abortiva, sono molteplici: il rapporto tra

132 Il Comitato dei Ministri è infatti composto dai Ministri degli Esteri degli

Esecutivi degli Stati aderenti e dai loro rappresentanti permanenti, fiduciari dei Governi nazionali.

133 Si ricordi infatti che a seguito dell’entrata in vigore del nuovo art. 117

Cost., che al primo comma prevede espressamente in capo al legislatore il rispetto degli obblighi internazionali, e in seguito alle sentenze della Corte costituzionale n. 348 e n. 349 del 2007, le leggi che hanno recepito la Carta Sociale Europea e la Carta Sociale Europea Riveduta hanno acquistato valore di fonte interposta nel giudizio di costituzionalità delle leggi, coinvolgendo pertanto sia il giudice costituzionale che il giudice comune. Spetta infatti a quest’ultimo, interpretare le normative interne in conformità della CSE e della CSER e laddove dubiti della compatibilità della norma interna con la fonte interposta, investire la Corte Costituzionale della questione di legittimità, alla luce dell’art. 117, primo comma, Cost.

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federalismo e diritti, il conflitto tra potere giudiziario e discrezionalità legislativa, una dimensione sociale in cui coesistono diverse, e spesso radicali, posizioni religiose.

Nello specifico, la Corte Suprema americana è tornata recentemente a occuparsi di aborto. Il 27 giugno 2016, in occasione del caso Whole Woman’s Health v. Hellerstedt, ha dichiarato incostituzionale la legge texana134 House Bill 2 (da ora HB2), approvata nel 2013. Tale normativa si collocava all’interno di quelle che sono definite come TRAPs laws135. Si tratta di leggi, adottate da molti Stati americani 136 , che impongono alle cliniche abortive, le cd. abortion providers, e ai medici che vi lavorano il rispetto di determinati requisiti, i cd. admitting priviliges e la predisposizione dei medesimi requisiti sanitari previsti per gli ambulatori chirurgici, cd. surgical center requirement. In particolare gli admitting privileges prevedono che i medici che operano nelle cliniche abortive, siano afferenti a una struttura ospedaliera distante non più di trenta miglia dalla clinica stessa. Tale misura andrebbe intesa come una forma di

134 Nello Stato del Texas c’è una consistente presenza di movimenti pro life.

Da tale situazione, discende anche una politica in materia abortiva tendenzialmente impositiva. Da marzo 2017 il Parlamento texano sta valutando la possibilità di introdurre un disegno di legge che permetta al medico di mentire alla gestante su eventuali malformazioni del feto, al fine di evitare gli aborti terapeutici. Torna prepotente la dimensione pubblica della vicenda abortiva, per una lettura della notizia si veda: http://www.repubblica.it/esteri/2017/06/14/news/mantelli_rossi_e_copricap o_la_protesta_contro_la_legge_sul_dirittto_aborto-168120224/?ref=fbpr.

135 Target Regulation of Abortion Providers.

136 Il Texas non è l’unico Stato ad avere approvato una TRAP law. Queste

misure sono aumentate notevolmente nel 2010, provocando la chiusura di molte cliniche abortive in Michigan, Missouri, Pennsylvania, Tennessee, Texas e Virginia. Nel 2016 ben 25 Stati hanno promulgato delle leggi di questo tipo.

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cautela pensata per la salute della donna, laddove dalla procedura abortiva sorgessero delle complicazioni.

Nonostante quindi, la tutela della salute e della sicurezza della donna vengano presentati come gli obiettivi primari di tali normative, sorge il dubbio, confermato dai numeri, che esse possano tradursi in un tentativo di ostacolare il diritto della gestante ad accedere all’ IVG. Con l’entrata in vigore dell’HB2, si è assistito, infatti, alla chiusura di tutte quelle cliniche che non hanno potuto sostenere i costi di adeguamento delle struttura; per la precisione circa il 70% delle abortion providers presenti sul territorio texano. Su una superfice pari a due volte e mezzo quella italiana, il numero di cliniche è sceso vertiginosamente da 40 a 8, per un bacino di utenza di oltre 5 milioni di donne in età riproduttiva. Accedere all’interruzione volontaria di gravidanza, diventa inevitabilmente, per alcune donne, fisicamente ed economicamente, difficile o impossibile.

Tali indici, vengono considerati dalla Corte Suprema, elementi di prova; essi sono tali da dimostrare quanto misure quali gli admitting privileges e le surgical center requirement non possano essere considerate strumenti per la promozione della salute e della sicurezza della donna, anzi, si è visto come la loro applicazione, nei fatti, rallenti o impedisca l’accesso delle gestanti alla pratica abortiva. Già nel 1992, la USSC, nel caso Casey137, aveva affermato che tutte quelle norme statali che pongono degli ostacoli sproporzionati all’accesso all’IVG, devono essere dichiarate incostituzionali perché danno vita a un “onere irragionevole” (undue burden) per la realizzazione di una

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persona. La Corte riprende tale indirizzo e lo arricchisce: dalle evidenze fattuali i giudici ritengono che, il rapporto tra costi e benefici, determinato dalla legge HB2 sia sproporzionato, a sfavore della donna e non giustificato da alcun dato scientifico. Dai dati medici e scientifici, portati all’attenzione dei giudici, emerge infatti come l’incidenza di complicazioni nelle IVG sia inferiore allo 0,5%138. La Corte sembra quindi introdurre una nuova interpretazione dell’undue burden, basata su un’evidenza di fatto. La legittimità della scelta discrezionale del legislatore viene stimata, di volta in volta, sia sulla base dei dati scientifici che delle conseguenze fattuali della scelta stessa; la razionalità scientifica diventa il presupposto di legittimazione di una legge139.

Questo rapido sguardo alla recente giurisprudenza costituzionale americana, è funzionale a comprendere come il discorso sull’interruzione volontaria di gravidanza stia mutando, non solo in Europa. Non si tratta più di chiedersi se, ed in che termini, prevedere un diritto all’aborto, o meglio non solo. Si tratta di capire come rendere una misura legislativa concreta, effettiva, per tutte.

138 Whole Woman’s Health v. Hellerstedt, paragrafo IV. Tali indici, seppure

sufficienti a dichiarare l’illegittimità della legge in questione, non vengono posti alla base di una generale dichiarazione di incostituzionalità delle TRAPs law, come auspicato dalla Giudice Ginsburg nella sua concurring opinion.

139 Cfr A. D’ALOIA, Giudice e legge nelle dinamiche del biodiritto, in

BioLaw Journal, Rivista di biodiritto, n. 1/2016, come citato in A. BARAGGIA, Whole Woman’s Health v. Hellerstedt: nuove dimensioni del diritto all’aborto negli Stati Uniti, in Rivista AIC, n.1/2017.

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CAPITOLO IV