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Volontari antifascisti lunigianesi nella guerra civile spagnola

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Academic year: 2021

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INDICE

Introduzione 3

Abbreviazioni 5

I. La Spagna e la sua guerra 7

1. La Repubblica, p. 7 – 2. Non intervento, p. 13 – 3. Una grande causa, p. 16 – Una prova generale, p. 18

II. Stranieri nella Repubblica 20

1. Lo slancio iniziale, p. 20 – 2. La regolarizzazione, p. 24 – 3. La Repubblica cede, p. 33

III. Gli italiani 38

1. Italiani in Francia, p. 38 – 2. Aidez l'Espagne, p. 42

IV. Italia e Toscana 56

1. Italiani, p. 56 – 2. Toscani, p. 62

V. Lunigiana e dintorni 68

1. Considerazioni storico-demografiche, p. 68 – 2. Società e politica, p. 70 – 3. Fra interventisti e neutralisti, p. 76 – 4. Cenni sulla penetrazione fascista in Lunigiana, p. 79

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VI. I percorsi dei volontari 86

1. Cenni sul gruppo del Merizzo, p. 86 – 2. Leone Borrini, p. 88 – 3. Casimiro Malachina, p. 93 – 4. Silvio Mari, p. 96 – 5. Attilio Viola, p. 99 – 6. Dante Armanetti, p. 102 – 7. Gino Coduri, p. 107 – 8. Egildo Gavignazzi, p. 108 – 9. Mario Mariani, p. 111 – 10. Emilio Martinelli, p. 112 – 11. Antonio Cabrelli, p. 114 – 12. Egidio Montani, p. 122 – 13. Renato Bertolini, p. 123 – 14. Ugo Fogola, p. 127

Considerazioni 129

Fonti archivistiche 143

Bibliografia 143

Discografia 156

Filmografia 157

Sitografia 157

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Introduzione

La guerra civile spagnola rappresenta uno spartiacque importante nella storia europea e mondiale, e si è prestata a svariate interpretazioni nel corso degli anni. Banco di prova della seconda guerra mondiale, “crociata” contro il comunismo, lotta contro il fascismo, sono alcune delle definizioni che vengono usate per inquadrarla, non ultima un'interpretazione che vedrebbe la lotta in terra di Spagna come vero e proprio inizio del secondo conflitto mondiale, anticipando al 1936 l'inizio di quest'ultimo. Il primo capitolo della nostra ricerca è dedicato a questo argomento, assieme ad una breve storia dell'esperienza repubblicana spagnola (1931-1936), necessaria per capire il contesto della «fragile democrazia» e le motivazioni che hanno portato Franco e i generali a sollevarsi contro il governo della Repubblica.

Il secondo capitolo affronta il tema del volontarismo internazionale, intrecciato alla narrazione degli eventi più importanti del conflitto spagnolo, impreziosito dalla testimonianza dello scrittore George Orwell, che combatte nelle milizie del POUM (Partido Obrero de Unificación Marxista) e vive in prima persona gli scontri interni al fronte antifascista del maggio 1937 a Barcellona e le loro conseguenze.

Nel terzo e quarto capitolo ci concentriamo invece sui volontari italiani e toscani, in un percorso di avvicinamento alla Spagna che parte dagli anni venti, con l'ascesa del fascismo e l'esilio dell'antifascismo e degli antifascisti principalmente in terra di Francia. Una serie di considerazioni sull'estrazione sociale, sull'orientamento politico, sull'unità in cui hanno combattuto i volontari ci aiutano ad inquadrare meglio il fenomeno, anche attraverso il confronto con altre esperienze, come quella inglese e quella francese.

Prima di affrontare il tema centrale della tesi, è giusto contestualizzare il luogo da cui provengono i tredici protagonisti della nostra ricerca, la Lunigiana. Dalla formazione dei primi partiti politici, al dibattito fra interventisti e neutralisti del primo conflitto mondiale, fino all'avvento del fascismo, scopriamo qualcosa di più riguardo a questa porzione della provincia di Massa-Carrara poco conosciuta, che ha dato i natali a due personalità politiche molto importanti, come Alceste De Ambris e Luigi Campolonghi.

Lunigiana come punto di partenza di un percorso biografico che vede al suo interno l'emigrazione all'estero per motivi politici e/o economici, principalmente diretta verso la Francia. Le carte del Casellario Politico Centrale ci sono servite per ricostruire in parte questo percorso, e in alcuni casi ci hanno anche fornito materiale

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per capire meglio le personalità individuali, attraverso alcune lettere manoscritte indirizzate ai parenti in Italia, che in mancanza di memorialistiche personali e di testimonianze orali, sono risultate molto utili ai fini della ricerca.

I confronti fra le varie esperienze e le consuete considerazioni sull'estrazione sociale, orientamento politico, età anagrafica, unità di arruolamento concludono la nostra analisi, non prima però di aver approfondito i percorsi successivi alla vicenda bellica spagnola (Retirada, campi di internamento, confino in Italia e Resistenza).

Con questo lavoro di carattere locale, preceduto solo dal volume curato da Giuseppe Chiappini pubblicato nel 2016, che si è rivelato molto utile fornendomi alcune informazioni chiave, ho voluto contribuire alla scoperta di una vicenda pressoché sconosciuta riguardante la mia terra, la Lunigiana appunto.1 Quest'ultima già era stata

protagonista della mia tesi di laurea triennale, con il caso di Dante Castellucci “Facio”; curiosamente uno dei protagonisti della vicenda, Antonio Cabrelli, ricompare anche in questa mia seconda dissertazione, come non combattente al servizio della causa repubblicana, reclutando volontari per conto del PCd'I .

Dopo questa premessa, non mi dilungo oltre, lascio aperte le porte per eventuali approfondimenti della vicenda, sperando che la mia ricerca rappresenti uno stimolo per la ricostruzione di altre esperienze simili a questa, ma ancora sconosciute.

1 G. Chiappini (a cura di), Antifascisti della Lunigiana nella guerra civile spagnola, Chiappini Editore, La Spezia 2016

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Abbreviazioni

ACGP Associazione Cristiana dei Giovani Protestanti ACS Archivio Centrale dello Stato

AGR Affari Generali e Riservati

AICVAS Associazione Italiana Combattenti Volontari Antifascisti di Spagna ANAI Associazione Nazionale Arditi d'Italia

ANC Associazione Nazionale Combattenti

ANED Associazione Nazionale Ex Deportati nei campi nazisti ANPI Associazione Nazionale Partigiani d'Italia

ANPPIA Associazione Nazionale Perseguitati Politici Italiani Antifascisti ARS Azione Repubblicana Socialista

ASM Archivio di Stato di Massa BI Brigate Internazionali

CdL Camera del Lavoro

CEDA Confederación Española de Derechas Autónomas CGIL Confederazione Generale Italiana del Lavoro CNT Confederación Nacional del Trabajo

CPC Casellario Politico Centrale CSP Catégories Socioprofessionnelles CTE Compagnie de Travailleurs Étrangers CTV Corpo Truppe Volontarie

DAGR Divisione Affari Generali e Riservati DGPS Direzione Generale Pubblica Sicurezza DGS Dirección General de Seguridad

DPP Divisione Polizia Politica FAI Federación Anarquista Ibérica

FIAT Fabbrica Italiana Automobili Torino FIR Federazione Internazionale della Resistenza GL Giustizia e Libertà

ISGREC Istituto Storico Grossetano della Resistenza e dell'Età Contemporanea JONS Juntas de Ofensiva Nacional Sindacalista

LIDU Lega Italiana dei Diritti dell'Uomo

MAOC Milicias Antifascistas Obreras y Campesinas MI Ministero dell'Interno

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NKVD Narodnyj Komissariat Vnutrennich Del ONB Opera Nazionale Balilla

OTO Odero Terni Orlando

PCd'I Partito Comunista d'Italia PCE Partido Comunista de España PCF Parti Communiste Français PCI Partito Comunista Italiano PNF Partito Nazionale Fascista

POUM Partido Obrero de Unificación Marxista PPI Partito Popolare Italiano

PRI Partito Repubblicano Italiano PSI Partito Socialista Italiano

PSOE Partido Socialista Obrero Español PSU Partito Socialista Unitario

PSUC Partit Socialista Unificat de Catalunya

PSULI Partito Socialista Unitario dei Lavoratori Italiani RSI Repubblica Sociale Italiana

SAP Squadre d'Azione Patriottica SIM Servicio de Investigación Militar

TSDS Tribunale Speciale per la Difesa dello Stato UGT Unión General de Trabajadores

UME Unión Militar Española

UMRA Unión Militar Republicana Antifascista UPI Ufficio Politico Investigativo

UPI Unione Popolare Italiana

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I. La Spagna e la sua guerra

1. La Repubblica

Dopo la fine della dittatura del generale Miguel Primo de Rivera nel gennaio 1930, il re Alfonso XIII affida l'incarico di governo ad un altro generale, Dámaso Berenguer, alla ricerca di una formula che possa permettere il ritorno alla monarchia costituzionale.2 Alle elezioni amministrative del 12 aprile 1931 i socialisti e i

repubblicani riportano importanti vittorie nelle città, mentre i monarchici si affermano nei seggi rurali. Il re, accogliendo il consiglio dei suoi collaboratori, decide di andare in esilio, di fronte alla dubbia fedeltà dell'esercito e della Guardia Civil.3

Alle 6 del mattino del 14 aprile viene proclamata la Repubblica, con Niceto Alcalá Zamora, ex ministro liberale nel periodo precedente la dittatura, presidente e capo dello Stato. I nuovi governanti devono affrontare i grandi problemi radicati nella società spagnola: la riforma agraria, quella delle forze armate, le questioni basca e catalana, le relazioni fra lo Stato e la Chiesa cattolica e rimediare alle carenze del sistema educativo nazionale.

La Costituzione approvata il 9 dicembre crea un sistema democratico basato sull'eguaglianza di tutti i cittadini, introduce clausole per le autonomie regionali, il suffragio femminile, il matrimonio civile, il divorzio, l'istruzione gratuita e secolare per tutti, sciogliendo l'ordine dei Gesuiti e bandendo gli altri ordini religiosi dall'insegnamento pubblico.4

Ma fin dall'inizio, uno dei problemi della coalizione di sinistra, che ha vinto le elezioni delle Cortes del 28 giugno, è la diversità di vedute dei vari partiti componenti il governo.5 Senza dimenticare la formazione anti-parlamentare e

anarco-sindacalista della CNT (Confederación Nacional del Trabajo), che dopo un iniziale appoggio alla Seconda Repubblica, va sempre più discostandosi dal sistema delle 2 Alto Commissario del Marocco spagnolo dal 1919 al 1922, Dámaso Berenguer viene condannato

per negligenza nel 1924 e allontanato dal servizio. Dopo essere stato amnistiato, viene promosso a tenente generale e chiamato, nel 1929, al comando della Casa militare della Corona.

3 P. Preston, La guerra civile spagnola, Mondadori, Milano 1999, p. 27

4 F. Lannon, The Spanish Civil War. 1936-1939, Osprey Publishing, Oxford 2002, p. 20 5 La legge elettorale adottata, che rimarrà grosso modo la stessa per tutto il periodo della

Repubblica, per evitare la dispersione dei voti favorisce la formazione di due blocchi elettorali, premiando la coalizione vincitrice e consente la formazione di un'ampia maggioranza

parlamentare, a scapito però della proporzionalità della distribuzione dei seggi. G. Ranzato, L'eclissi della democrazia. La guerra civile spagnola e le sue origini 1931-1939, Bollati Boringhieri, Torino 2004, pp. 124-125

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elezioni, proclamando l'astensione nelle successive elezioni del 1933.

Le élite inoltre hanno mantenuto il loro potere economico e sociale, soprattutto nelle zone rurali del sud, dove molti proprietari terrieri vengono aiutati dalle guardie civili locali per disciplinari i lavoratori recalcitranti. I proprietari rifiutano di acconsentire alle richieste dei contadini di una redistribuzione delle terre prevista dalla riforma agraria, cacciando i lavoratori e lasciando le terre incolte.6

Nell'agosto 1932 si assiste anche alla prima sollevazione dell'esercito contro la Repubblica, da parte del generale José Sanjurjo, nella città di Siviglia, che spera di essere seguito dai colleghi ufficiali nella conquista del potere; il tentativo fallisce miseramente e Sanjurjo viene arrestato.7

Alle elezioni generali del 19 novembre 1933 quasi tutti i gruppi della destra si uniscono in una coalizione (Unión de Derecha y Agrarios), il partito repubblicano radicale di Alejandro Lerroux si presenta come forza di centro e la sinistra invece va alle elezioni divisa; gli anarchici proclamano l'astensione. I risultati premiano il centro-destra che ottiene la maggioranza dei seggi e il presidente Alcalá Zamora affida a Lerroux la formazione del nuovo governo.8

Il nuovo governo necessita dell'appoggio parlamentare della CEDA (Confederación Española de Derechas Autónomas), formazione guidata da José María Gil Robles.9

Il 19 dicembre Gil Robles espone alle Cortes la posizione della CEDA e le sue aspettative. Sostiene che il risultato elettorale è il segno di una repulsione nazionale verso le politiche del precedente biennio, reclama un'amnistia per i militari cospiratori dell'agosto 1932, chiede la revisione della legislazione in materia religiosa. Soprattutto si scaglia contro le leggi a favore dei contadini, tra cui l'obbligo di coltivazione dei terreni e la riduzione delle aree soggette ad espropriazione da parte della riforma agraria.10

Il governo Lerroux blocca la riforma agraria, annulla la confisca delle terre ai grandi di Spagna, la legge sui confini municipali e la legge che concede ai lavoratori della terra la stessa protezione dei lavoratori delle fabbriche.

La tensione politica sale soprattutto nelle campagne meridionali, dove l'avvento della Repubblica portava con sé speranza di riforme e condizioni di vita migliori per i più poveri; si dice che gli oppositori della riforma si siano rivolti agli affamati braccianti 6 H. Graham, The Spanish Civil War: A Very Short Introduction, Oxford University Press, Oxford

2005, pp. 13-14

7 F. Ribeiro de Meneses, Franco and the Spanish Civil War, Routledge, London 2001, p. 26 8 A. Beevor, La guerra civile spagnola, BUR, Milano 2010, p. 40

9 La CEDA viene fondata nel marzo 1933 da Gil Robles, come unione della destra conservatrice, cattolica e monarchica, dopo la precedente esperienza dell'Acción Nacional (diventata poi Acción Popular).

10 P. Preston, The coming of the Spanish Civil War. Reform, Reaction and Revolution in The Second Republic, Taylor & Francis e-Library, 2004, p. 125

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in cerca di lavoro dicendo loro «mangiatevi la Repubblica».11

La situazione si fa decisamente incandescente nell'autunno 1934, quando il nuovo governo Lerroux, che si era nel frattempo dimesso nell'aprile in favore di Ricardo Samper, decide di accogliere al suo interno tre esponenti della CEDA il 4 ottobre. Per la sinistra sembra il primo passo verso l'avvento del fascismo in Spagna, i repubblicani attaccano il governo, mentre i socialisti si illudono che la minaccia di una rivoluzione possa convincere il presidente Alcalá Zamora ad indire nuove elezioni. L'UGT (Unión General de Trabajadores) proclama uno sciopero generale, dandone preavviso al governo con ventiquattr'ore di anticipo, che ha così la possibilità di mettere in moto l'apparato poliziesco e arrestare i leader della classe operaia, con la promulgazione della legge marziale in tutto il paese. Lo sciopero è caldeggiato anche dal PSOE (Partido Socialista Obrero Español), guidato da Francisco Largo Caballero, ma non provoca quell'insurrezione delle masse auspicata anzi, si dimostra il modo migliore per terrorizzare i ceti medi e costringerli a fare affidamento sulla destra per il ritorno all'ordine. Gli scioperanti tentano di occupare il Ministero dell'Interno e altri luoghi chiave, ma vengono presto arrestati.12

Il 5 ottobre, nella regione delle Asturie, i lavoratori delle miniere di carbone, delusi dai fallimenti della Repubblica e dal peggioramento delle loro condizioni di lavoro, insorgono. Fra i 20.000 e i 30.000 operai armati si ribellano a quello che viene percepito come l'orientamento “fascista” del nuovo governo di destra a Madrid. Il generale Francisco Franco e le sue truppe africane, sotto il comando del generale Eduardo López Ochoa, reprimono brutalmente la rivolta, mostrando un esercito più efficace contro il nemico interno che contro uno esterno.13

In Catalogna, nonostante l'astensione della CNT, lo sciopero si afferma e la sinistra catalana intravede l'occasione di accelerare la propria indipendenza. La sera del 6 ottobre il presidente della Generalitat de Catalunya, Lluís Companys, proclama «uno Stato catalano in seno a una Repubblica Federale Spagnola» e invita gli antifascisti di tutta la Spagna a Barcellona per costituire un governo provvisorio. Anche questa iniziativa fallisce e la mattina del 7 ottobre Companys viene arrestato, mentre lo statuto autonomo catalano viene sospeso.14

Dopo gli avvenimenti del 1934 si assiste sempre più ad un incremento del linguaggio 11 H. Graham, The Spanish Civil War: A Very Short Introduction, cit., p. 14

12 A. Beevor, La guerra civile spagnola, cit., p. 43

13 M. Seidman, Republic of Egos. A Social History of the Spanish Civil War, The University of Wisconsin Press, Madison 2002, pp. 21-22

14 Condannato a trent'anni di reclusione, Companys viene liberato nel 1936 e per tutto il periodo della guerra civile sarà Presidente della Generalitat de Catalunya, mantenendo la carica anche nell'esilio a Parigi. Arrestato dalla Gestapo il 13 agosto 1940, viene estradato in Spagna, processato sommariamente e fucilato il 15 ottobre 1940 a Montjuïc. A lui è dedicato lo stadio Olimpico di Barcellona.

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di stampo militare nelle attività politiche. I membri del partito diventano militanti, gli annunci di assemblee diventano mobilitazioni, le dimostrazioni diventano marce, le elezioni diventano battaglie elettorali. Canti, slogan e altri rituali sono corollario delle dimostrazioni in strada.15

Fra le formazioni politiche più attive emerge la Falange Española, fondata da José Antonio Primo de Rivera, figlio del dittatore Miguel Primo de Rivera, il 29 ottobre 1933, che si fonde con le JONS (Juntas de Ofensiva Nacional Sindacalista) il 13 febbraio 1934. José Antonio concepisce la Falange non come partito ma come movimento, in grado anche di affrontare la lotta violenta contro gli avversari, organizzando le proprie milizie. José Antonio è un integrista della religione della patria, sogna la restaurazione della posizione imperiale della Spagna, individua nell'esercito il destinatario dei suoi appelli contro la Repubblica, per rovesciare l'ordine istituzionale di quest'ultima. Identifica la famiglia come valore supremo della tradizione, la religione cattolica come fattore determinato dall'unità e dalla grandezza della Spagna. La triade autoridad, jerarquia, orden rappresenta un pensiero politico destinato ad incontrarsi con il fascismo nel clima politico-sociale degli anni trenta.16

La Falange ha anche rapporti diretti intensi con il fascismo italiano e riceve da esso anche dei finanziamenti. Naturalmente non bisogna cadere nella tentazione di credere ad un complotto fascista sfociato nella guerra civile, ma questi rapporti e le affinità ideologiche possono spiegare perché il fascismo italiano interviene così prontamente in Spagna in supporto di Franco, anche in prospettiva di un'espansione del fascismo italiano in Europa, in convergenza e anche in concorrenza col nazismo tedesco.17

In questo clima di tensione e di crescente polarizzazione fra le parti, si giunge al 16 febbraio 1936, giorno delle elezioni politiche, programmate dopo il decreto di scioglimento delle Cortes del 7 gennaio.

Il 15 gennaio 1936 i partiti del centro-sinistra e di sinistra firmano un patto per presentarsi all'appuntamento elettorale come gruppo unico. Viene redatto un programma di Fronte Popolare, concentrato fra le altre cose sulla riforma agraria, sulla questione catalana e su un'amnistia per coloro che avevano preso parte agli scontri dell'ottobre 1934.18

La strategia del Fronte Popolare, adottata nel VII congresso del Comintern del luglio-agosto 1935, svela un'inevitabile associazione fra il frontismo e l'organizzazione internazionale dei partiti comunisti, motivo per cui allo scoppio della guerra civile 15 C. Ealham, M. Richards (edited by), The Splintering of Spain. Cultural History and The Spanish

Civil War, 1936-1939, Cambridge University Press, New York 2005, p. 35 16 E. Collotti, Fascismo, Fascismi, Sansoni Editore, Firenze 1989, pp. 108-109 17 Ibid., p. 110

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quest'ultima verrà interpretata dai ribelli anche come una lotta contro il comunismo.19

Nelle prime ore del 17 febbraio si hanno i primi risultati, che indicano una vittoria di stretta misura del Fronte Popolare, grazia anche al sistema elettorale che premia le coalizioni, che aveva favorito la destra nelle elezioni del 1933, permettendo al Fronte di ottenere la maggioranza dei seggi.

Il Fronte Popolare può così portare alle Cortes 263 deputati (repubblicani 151, socialisti 88, comunisti 14, indipendenti di sinistra 10) contro i 156 della destra (CEDA 101, carlisti 15, monarchici 13, indipendenti 27) e i 54 del centro.20

Il repubblicano Manuel Azaña accetta l'incarico di capo del governo il 19 febbraio, in un governo composto da soli membri della sinistra repubblicana, visto il rifiuto del leader del PSOE Largo Caballero di ammettere membri del suo partito nella compagine governativa.21

Il disordine politico della primavera paralizza il paese e la sua economia. Con la riduzione delle esportazioni agricole e il problema della riforma agraria, i proprietari terrieri, di fronte ad una deflazione dei prezzi e a mesi di piogge nella Spagna occidentale e meridionale, decidono di conservare un margine di profitto, proprio mentre i lavoratori sperano in migliori condizioni di vita.

La situazione politica è altrettanto confusa con la destituzione del presidente Alcalá Zamora, uomo oramai inviso dalla sinistra, che non lo perdona per l'ingresso della CEDA nel governo dell'ottobre 1934, e anche dalla destra, risentita per il rifiuto del presidente di incaricare Gil Robles di formare un nuovo governo alla fine del 1935. Accusato da Azaña e Indalecio Prieto (PSOE) di aver violato la Costituzione sciogliendo le Cortes, esce di scena; Azaña viene eletto presidente della Repubblica, mentre Prieto non riesce a convincere la corrente di Largo Caballero ad entrare nel governo e rifiuta l'incarico, che viene affidato al repubblicano Santiago Casares Quiroga.22

Gabriele Ranzato, nel suo monumentale studio sulla guerra civile spagnola, è fortemente critico nei confronti della politica di Azaña, sostenendo che sia stata «un ritorno puro e semplice – e con parecchi sovraccarichi – al primo biennio repubblicano» adottando provvedimenti che «danneggiavano e offendevano gravemente almeno una metà del paese».23

19 H. Graham, P. Preston (edited by), The Popular Front in Europe, Macmillan Press, London 1989, p. 84

20 G. Ranzato, La grande paura del 1936. Come la Spagna precipitò nella guerra civile, Laterza, Bari 2011, p. 71

21 Sulla figura di Azaña: S. Juliá, Manuel Azaña, una biografía politica. Del Ateneo al Palacio Nacional, Alianza Editorial, Madrid 1990

22 P. Preston, La guerra civile spagnola, cit., pp. 68-69 23 G. Ranzato, L'eclissi della democrazia, cit., p. 257

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È bene ricordare che se il Fronte Popolare ha ottenuto la maggioranza dei seggi grazie al sistema elettorale che favorisce la creazione di una larga maggioranza, quest'ultima non è di certo stata ottenuta a livello di preferenze (4.700.000 voti), trovandosi anzi in minoranza rispetto alla somma dei voti ottenuti dalla destra (4.500.000) e dal centro (500.000), il che suggerirebbe cautela e temperanza nei rapporti con l'opposizione o quanto meno con la sua ala moderata, e non, per dirla con le parole di Ranzato, la «totale sopraffazione» nei suoi confronti.24

Frattanto nell'esercito la cospirazione per rovesciare il Fronte Popolare è in corso: il generale Emilio Mola, il principale organizzatore della congiura è governatore militare a Pamplona, capoluogo della Navarra, roccaforte dei carlisti di stampo cattolico e monarchico, mentre Francisco Franco viene trasferito alle isole Canarie. Il 25 maggio Mola distribusce la sua “Instrucción reservada n.1”, che chiama all'appello per il colpo di Stato tutte le forze armate e anche i gruppi non militari che vogliono appoggiare la causa (falangisti, carlisti e altri partiti di destra).25

Franco non fa parte subito del piano insurrezionale, mentre Mola riesce a stringere legami importanti con i carlisti in Navarra, confidando sulla loro milizia, la Requeté. Prende contatto anche con la Falange, che successivamente fornirà un numero consistente di volontari schierati dalla parte dei ribelli. Altri contatti sono il generale Juan Yagüe, comandante delle truppe in Marocco, e il generale Gonzalo Queipo de Llano, comandante dei Carabineros.26

All'interno dell'esercito vi è anche una minoranza di ufficiali fedeli alla Repubblica, rappresentati nell'UMRA (Unión Militar Republicana Antifascista), che si contrappone all'UME (Unión Militar Española), un'organizzazione di matrice conservatrice, che si prepara per un eventuale colpo nei confronti della Repubblica. Sono proprio i capi dell'UMRA ad informare Casares Quiroga di una congiura militare prevista per il 16 luglio, ma il capo del governo risponde loro che non c'è il minimo rischio di un'insurrezione.27

La situazione precipita e il 12 luglio viene assassinato da sicari della Falange un noto esponente dell'UMRA, José Castillo Sería, tenente del corpo di polizia degli asaltos. Per vendetta i suoi colleghi uccidono José Calvo Sotelo, importante membro di 24 G. Ranzato, Il passato di bronzo. L'eredità della guerra civile nella Spagna democratica, Laterza,

Bari 2006, pp. 123-124

25 A. Beevor, La guerra civile spagnola, cit., p. 65

26 Già comandante della Casa militare del presidente della Repubblica, una figlia aveva sposato il figlio di Alcalá Zamora. La destituzione di quest'ultimo avrebbe invelenito Queipo de Llano e lo avrebbe spinto ad aderire alla causa dei generali ribelli. In G. Jackson, La Repubblica spagnola e la guerra civile, Il Saggiatore, Milano 1967, p. 255; G. Ranzato, L'eclissi della democrazia, cit., p. 275

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Renovación Española.28 Lo sdegno della destra è enorme, il delitto non è stato

eseguito per ordine del governo, ma si ha l'impressione che quest'ultimo non riesca a tenere a freno la propria polizia.

Il 17 luglio, un giorno prima della data prevista per l'insurrezione dal generale Mola, insorgono le truppe stanziate in Marocco, che passa rapidamente nelle mani dei ribelli. Franco si reca in Marocco dopo aver assicurato ai ribelli anche le isole Canarie, mentre il generale Queipo de Llano assicura la presa di Siviglia, città fondamentale in vista dell'arrivo sul continente delle truppe dall'Africa.

Il golpe non riesce completamente, ma la Repubblica non riesce a reprimerlo entro le prime quarantotto ore, quando si decide il possesso di intere regioni, e si assesta su una posizione difensiva, esitando fatalmente: così inizia la guerra civile che si protrarrà fino all'aprile 1939.

2. Non intervento

La guerra civile spagnola rappresenta uno spartiacque importante negli eventi che conducono alla seconda guerra mondiale. In Spagna infatti vengono coinvolti a diversi livelli di intensità alcuni dei Paesi che saranno protagonista del successivo conflitto mondiale, tanto da far risultare la vicenda spagnola, secondo svariate interpretazioni, come un vero e proprio banco di prova.

L'alzamiento del 17 luglio 1936, al contrario di quanto pensano i generali ribelli, tra cui Franco, Sanjurjo (che morirà in un incidente aereo il 20 luglio) e Mola, non ottiene subito il risultato di una vittoria decisiva. Passano dalla parte dei golpisti La Coruña, Burgos, Oviedo, Pamplona, Saragozza, Valladolid, Salamanca, Cadice, Siviglia, in aggiunta al Marocco spagnolo, zona di competenza di Franco e alle isole Canarie. Il governo repubblicano invece riesce a tenere la capitale Madrid, Barcellona, Valencia, Alicante, Almería, Malaga, Santander, Bilbao, Gijón.29

28 Calvo Sotelo era stato ministro delle Finanze dal 1925 al 1930 sotto la dittatura di Primo de Rivera. Eletto deputato alle Cortes nel 1931 e nel 1933, dopo le rivolte dell'ottobre 1934 si convinse che solo l'esercito poteva garantire sicurezza contro i moti rivoluzionari. Quel 13 luglio la vendetta degli asaltos avrebbe dovuto colpire anche Gil Robles, ma non fu trovato in casa perché si era recato a Biarritz, località marittima nel sud della Francia.

29 Curiosa la sorte di Oviedo: il comandante della piazza, il colonnello Antonio Aranda, finge di essere leale alla Repubblica, inducendo le forze popolari ad accorrere in soccorso di Madrid. Con la città sguarnita di oppositori, Aranda ha gioco facile nell'impadronirsi della città asturiana, anche se successivamente dovrà sostenere un assedio.

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Nelle ore successive all'alzamiento, hanno luogo le tre azioni diplomatiche più importanti di tutta la guerra civile: le tre richieste d'aiuto dirette una alla Francia da parte del governo repubblicano e le altre due alla Germania e all'Italia. Attraverso queste si scatenò tutto il meccanismo dell'intervento straniero in Spagna, spina dorsale di tutta la guerra.30

Nonostante il principio della non-ingerenza negli affari spagnoli che, almeno a livello ufficiale, è la linea seguita dai vari governi europei, non tutti i paesi rispettano questo accordo.

La Francia, che in quel momento è guidata da un governo del Fronte Popolare comprendente i maggiori partiti di sinistra con a capo Léon Blum, sembra il naturale alleato del governo repubblicano spagnolo, anch'esso guidato da un Fronte Popolare di sinistra. L'altra grande democrazia europea, la Gran Bretagna, è scossa dallo scoppio della guerra civile, ma è impegnata ad evitare lo scoppio di una guerra europea e persegue la politica dell'appeasement, soprattutto nei confronti della Germania, fingendo di non vedere la politica di riarmo tedesca.

Così facendo, trascina nel campo della neutralità anche la Francia, alla ricerca di sicurezza interna ed esterna, che può contare solo sull'appoggio di Londra. Una scelta comunque rischiosa per la Francia che, in caso di vittoria dei nazionalisti spagnoli, si troverebbe circondata da un asse di tre nazioni ostili, che la lascerebbero alla mercé della Germania, nel caso di una probabile guerra mondiale.31

Gli Stati Uniti sono invece impegnati nella ripresa dalla crisi economica esplosa nei primi anni Trenta dopo il crollo della borsa di Wall Street nell'ottobre 1929; gli interessi strategici americani nei confronti della penisola iberica sono piuttosto scarsi e l'opinione pubblica è divisa. I liberali, i protestanti e i gruppi di sinistra sono per la Repubblica, mentre la destra, il mondo finanziario e la maggior parte della chiesa cattolica si schiera con i ribelli di Franco.32

L'Unione Sovietica interviene gradualmente nel conflitto spagnolo: durante le prime settimane il supporto viene fornito attraverso aiuti umanitari, ufficialmente a partire dal 3 agosto, quando la Pravda annuncia che un certo numero di lavoratori delle fabbriche di Mosca ha acconsentito a donare lo 0,5% del proprio salario mensile e vengono organizzate manifestazioni di massa a sostegno della causa repubblicana in tutti le maggiori città sovietiche. Ai primi di ottobre, L'Unione Sovietica decide di intervenire direttamente nel conflitto e iniziano le spedizioni di materiale bellico dal

30 F. Schwartz, La internacionalización de la guerra civil española: julio de 1936 – marzo de 1937, Ediciones Ariel, Barcelona 1972, p. 19

31 Ibid., cit., p. 57

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porto di Odessa.33

Una scelta in qualche modo obbligata per il governo repubblicano, visto il rifiuto delle democrazie occidentali di fornire armi; gli unici altri due Stati che forniscono un certo aiuto alla Spagna sono la Polonia ed il Messico.

Per quanto riguarda gli aiuti alle forze nazionaliste invece, assistiamo ad una immediata risposta affermativa da parte di Germania e Italia. Nonostante lo scarso interesse della Germania nazista per gli affari spagnoli, Hitler coglie l'occasione di intervenire per sostenere Franco, allettato in apparenza dalla possibilità di avere un regime amico al confine meridionale della Francia e per allontanare lo spettro del comunismo.34

La posizione della Germania è determinata da una valutazione del quadro internazionale: Hitler teme la prospettiva di una Spagna comunista così come Stalin ne teme una fascista. Ambedue i dittatori però non vogliono sconvolgere il quadro europeo, e se Stalin vuole la vittoria repubblicana senza però dare manforte alle istanze rivoluzionarie, Hitler sostiene i generali ribelli senza allarmare le democrazie occidentali, facendo del conflitto un banco di prova di quella guerra europea che sarebbe scoppiata.35

Il 27 luglio i primi aerei tedeschi da trasporto giungono nel Marocco spagnolo seguiti nelle successive settimane da altri velivoli da trasporto e alle prime forniture di armi e munizioni. Infatti Franco necessita degli aerei per trasportare le proprie truppe in Spagna e dare manforte ai generali ribelli che si trovano nella penisola iberica, per iniziare da sud l'avanzata verso Madrid e congiungersi con le forze ribelli provenienti da nord.

La questione ideologica influenza in qualche modo anche la decisione di Mussolini di intervenire a fianco dei nazionalisti spagnoli, così come il bisogno di esibire le proprie forze armate e collaudarle. Il fattore decisivo per la decisione di intervenire in Spagna è la dichiarazione del primo ministro francese Blum del 25 luglio, in cui quest'ultimo afferma che la Francia non interverrà in alcun modo nel conflitto spagnolo. Senza l'alleanza fra i due governi frontisti, Mussolini può così intervenire in Spagna e rilanciare le ambizioni italiane nello scacchiere del Mediterraneo.

Queste dunque sono le posizioni prese dalle maggiori potenze europee e dagli Stati Uniti nei confronti del conflitto spagnolo, molto diverse dalla linea ufficiale del non-intervento negli affari spagnoli. Alla data del 3 settembre infatti, hanno aderito alla posizione di non-intervento, Albania, Austria, Belgio, Bulgaria, Cecoslovacchia, 33 S. G. Payne, The Spanish Civil War, the Soviet Union, and Communism, Yale University Press,

2004, pp. 129-130

34 S. G. Payne, The Spanish Civil War, Cambridge University Press, New York 2012, pp. 132-133 35 P. Preston, La guerra civile spagnola, cit., pp. 118-119

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Danimarca, Estonia, Finlandia, Grecia, Irlanda, Jugoslavia, Lettonia, Lituania, Lussemburgo, Norvegia, Paesi Bassi, Polonia, Romania, Svezia, Turchia e Ungheria. A questi vanno aggiunti Francia, Gran Bretagna, Germania, Italia, Portogallo, Unione Sovietica.36

Per il Portogallo, che pur aderisce all'accordo sul non-intervento, la situazione è decisamente più complessa, trovandosi al confine con la Spagna e con un regime che manifesta simpatie per i generali ribelli.

Tirando le somme, si può certamente concludere che il non-intervento danneggiò maggiormente la Repubblica rispetto agli insorti; Germania e Italia violarono apertamente l'accordo, mancando completamente la volontà di farlo rispettare. Le potenze occidentali, spinte da una diplomazia internazionale decisamente antirivoluzionaria, abbandonano così la Spagna al suo destino, così come accadrà a breve ad Austria e Cecoslovacchia, mostrandosi accondiscendenti nei confronti del fascismo, pur di evitare lo scoppio di una guerra europea.

3. Una grande causa

Ma la guerra civile spagnola oltre che un conflitto militare è anche un conflitto ideologico che infiamma l'Europa, scuote le opinioni pubbliche e spinge migliaia di volontari ad andare a combattere su entrambi i fronti.

Cosa spinge questi volontari ad andare a combattere in Spagna?

Sicuramente la sensazione di trovarsi di fronte ad un evento importante, soprattutto dal punto di vista ideologico. Ridurre tutta la guerra civile spagnola ad una lotta per l'affermarsi del comunismo o del fascismo è sicuramente un'interpretazione estrema, ma può aiutare a capire perché tanti volontari stranieri, che potrebbero semplicemente ignorare gli eventi della penisola iberica, muovono verso la Spagna, spinti dalla voglia di poter cambiare il corso degli eventi in favore dell'una o dell'altra parte, a seconda delle loro convinzioni politiche e ideologiche.

L'interpretazione della guerra come una crociata contro il comunismo, che vede una parte impegnata nell'appoggiare l'instaurazione del marxismo in Spagna e l'altra per impedire ciò, è tanto semplice quanto insoddisfacente. Sicuramente dopo la vittoria del Fronte Popolare nelle elezioni del 1936 in Spagna si nota un ambiente più rivoluzionario, ma bisogna ricordare che la fazione più rivoluzionaria e più incline a 36 F. Schwartz, La internacionalización de la guerra civil española, cit., pp. 139-140

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cambiamenti radicali è quella anarchica, mentre i comunisti si trovano in una posizioni conservatrice;37 la stessa URSS appoggia la politica del Fronte Popolare e

una vittoria dei repubblicani senza sconvolgimenti.

Anche l'interpretazione opposta di una lotta contro il fascismo, se a posteriori può essere visto come un elemento importante per la fazione repubblicana, che accende gli entusiasmi degli intellettuali, semplifica la situazione. Si può affermare che Hitler e Mussolini diedero un'impronta marcatamente fascista a quella che, secondo un'altra interpretazione, è una sollevazione militare provocata da una situazione interna di instabilità politica e sociale.38

Per molti dei combattenti dalla parte repubblicana si tratta quindi di una lotta contro il fascismo e più in generale i regimi autoritari, che al 1936 sono in Europa in numero consistente, basti pensare ai due principali alleati di Franco, Germania e Italia, o lo stesso Portogallo, in un'avanzata che sembra inarrestabile. Per i volontari provenienti dai paesi sotto regime fascista, la guerra in Spagna può essere l'occasione di un riscatto personale nei confronti del proprio Paese e perché no, un'occasione per testare le proprie capacità e quelle della componente antifascista in previsione di una possibile guerra dello stesso stampo nel paese natale.

L'antifascista italiano Carlo Rosselli, evaso dal confino fascista e fuggito in Francia, successivamente combattente in Spagna, titola appunto un suo scritto Oggi in

Spagna, domani in Italia.39 Nel caso italiano infatti, ritroveremo il leitmotiv della

lotta armata contro il fascismo nel periodo 1943-1945, quando l'Italia viene occupata dall'esercito tedesco, e i gruppi antifascisti del paese imbracciano le armi per combattere i nazifascisti e non ultimo, aiutare le truppe angloamericane nella risalita della penisola fino alla completa liberazione dall'occupazione tedesca. E del resto, ritroviamo fra i combattenti della Resistenza italiana molti reduci della guerra di Spagna che, con la loro esperienza maturata nella penisola iberica, possono contribuire allo sviluppo militare e alla consapevolezza della causa nelle formazioni partigiane.

37 F. Schwartz, La internacionalización de la guerra civil española, cit., pp. 27-28 38 Ibid., p. 31

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4. Una prova generale

La guerra civile spagnola è un vero e proprio prologo della seconda guerra mondiale? Abbiamo visto come la Germania e l'Italia approfittino del conflitto spagnolo per testare i loro eserciti, aviazioni e marine, in vista di un possibile conflitto europeo; quello stesso conflitto europeo che Francia e soprattutto Gran Bretagna temono di veder esplodere in Spagna e che cercano continuamente di evitare anche dopo il caso spagnolo, perseguendo una politica appeasement nei confronti di Hitler, anche dopo l'annessione dell'Austria e l'invasione della Cecoslovacchia.

Abbiamo anche visto come in Spagna si gettino le basi della lotta armata contro il fascismo e il nazismo, una lotta che continuerà nell'Europa occupata dai nazisti. Per la generazione post-1918, sicuramente il conflitto spagnolo mostra le potenzialità distruttive della guerra moderna. I bombardamenti sulle città spagnole e le distruzioni da essi provocate mostrano le potenzialità dell'aviazione, un'arma che inizia a svilupparsi già durante il primo conflitto mondiale, con le prime operazioni di ricognizione, caccia e bombardamento.

Negli anni venti e trenta l'aeronautica si sviluppa e allo stesso tempo vengono teorizzati i principi della guerra aerea e del bombardamento strategico; fra i principali sostenitori ricordiamo il generale italiano Giulio Douhet, il generale americano William Lendrum Mitchell e il generale britannico Hugh Trenchard. Proprio Douhet, nel suo saggio Il dominio dell'aria,40 teorizza in uno scenario di

guerra futuro, il completo dominio dell'aviazione come elemento decisivo per vincere la guerra, aviazione che non deve essere considerata un'arma ausiliaria dell'Esercito e della Marina, ma deve essere un'arma a sé stante.

Emerge anche la possibilità che non si debbano più bombardare solo obiettivi militari, ma anche civili, per terrorizzare la popolazione e paralizzare le comunicazioni e qualsiasi attività umana. Tutto questo assieme al crollo del morale della popolazione, costringerebbe il governo nemico ad arrendersi.

In Spagna assistiamo ad alcuni bombardamenti devastanti, fra i quali il più famoso è sicuramente quello della città basca di Guernica del 26 aprile 1937 da parte della Legione Condor tedesca col supporto dell'Aviazione Legionaria italiana. Pablo Picasso ne trae l'ispirazione per un dipinto, Guernica appunto, commissionato dalla Repubblica al pittore per rappresentare la Spagna all'Esposizione Internazionale di Parigi del 1937. Il dipinto rappresenta, nello stile del cubismo sintetico, gli effetti sconvolgenti del bombardamento su donne, uomini, bambini e animali. Questa è dunque la nuova realtà della guerra: civili che vengono bombardati e anche 40 G. Douhet, Il dominio dell'aria, De Alberti, Roma 1927

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mitragliati mentre cercano di porsi in salvo dagli aerei che volano a bassa quota. I bombardamenti in Spagna, per il loro potenziale distruttivo, convincono ancora di più le democrazie ad evitare lo scoppio di una guerra generale; da una parte per prendere tempo per il riarmo, dall'altra per un'eccessiva paura dell'arma aerea, che nelle più apocalittiche previsioni vede Parigi e Londra rase al suolo già nei primi giorni delle ostilità.41 Francia e Gran Bretagna inoltre, hanno ancora in mente il

ricordo della carneficina della prima guerra mondiale, motivo in più per evitare una guerra generale, che sarebbe stata altrettanto catastrofica.

Guerra generale che scoppia comunque nel settembre 1939, nonostante la politica di

appeasement e le concessioni fatte ad Hitler, dal non-intervento nel caso della

remilitarizzazione della Renania, all'annessione dell'Austria e all'invasione della Cecoslovacchia.

Del resto la speranza di Juan Negrín, capo del governo della Repubblica, è quella di resistere fino al momento dello scoppio di una guerra in Europa. Secondo Negrín la guerra europea avrebbe potuto spingere Gran Bretagna e Francia ad aiutare la Repubblica, ma difficilmente le due potenze democratiche avrebbero aiutato l'indebolita Repubblica spagnola in un momento così delicato, in cui tutte le forze disponibili sarebbero servite in patria.

41 G. Johnson, The International Context of the Spanish Civil War, Cambridge Scholars Publishing, Newcastle upon Tyne 2009, p. 5

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II. Stranieri nella Repubblica

1. Lo slancio iniziale

Allo scoppio della guerra civile la Spagna ritorna al centro dell'attenzione delle diplomazie e delle opinioni pubbliche europee dopo tanti anni. Il fatto che molti stranieri siano disposti a combattere per la Repubblica non deve sorprendere nell'Europa degli anni Trenta, un continente attraversato da un'alta conflittualità sociale e politica. La guerra di Spagna è quindi

«Una tappa fondamentale di questo accidentato cammino […], una guerra che “era a un tempo civile e internazionale”, e, possiamo aggiungere, civile anche in molti dei suoi aspetti internazionali.»42

Lo stesso Pavone prende in considerazione le affermazioni dell'italiano Vittorio Foa, antifascista recluso in carcere per attività sovversive, che nella sua autobiografia aggiunge:

«L'anno 1936 è anche quello di inizio della guerra di Spagna, […] Chi non ha vissuto da una posizione “di parte” quel periodo ignora il peso che quella tragica vicenda ha avuto nella nostra mente: era una vicenda che involgeva i sentimenti più profondi, era il primo confronto militare su grande scala fra fascismo e democrazia. […] La guerra mondiale scoppiò poco dopo la fine della vicenda spagnola confermando l'impressione che noi da tempo stavamo in guerra, che eravamo in una guerra continua e globale. […] si trattava di affermare l'altra Europa contro l'Europa tedesca che stava, alla fine del 1938, prendendo una forma precisa.»43

Fra coloro che si recano in Spagna, sicuramente motivati sono gli esiliati politici, costretti a fuggire dai loro paesi d'origine in cui si sono instaurati regimi dittatoriali, che vedono nel conflitto spagnolo un'occasione di riscatto e di opportunità di combattere il fascismo, sperando un giorno di poterlo affrontare anche in patria. I primi stranieri che combattono per la Repubblica sono quelli già presenti sul suolo spagnolo allo scoppio del conflitto; tra questi ci sono anche un certo numero di “atleti rossi”, partecipanti alla cosiddetta “Olimpiade dei Lavoratori”, che avrebbe dovuto disputarsi a Barcellona come risposta ai Giochi Olimpici di Berlino, 42 C. Pavone, La seconda guerra mondiale: una guerra civile europea?, in G. Ranzato (a cura di),

Guerre fratricide. Le guerre civili in età contemporanea, Bollati Boringhieri, Torino 1994, p. 98 43 V. Foa, Il Cavallo e la Torre. Riflessioni su una vita, Einaudi, Torino 1991, pp. 104-106

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organizzati dalla Germania nazista.44

Prima ancora della formazione delle Brigate Internazionali dunque, i volontari stranieri appoggiano la causa repubblicana, nei primi confusi frangenti successivi all'insurrezione nazionalista.

I primi volontari stranieri si aggregano inizialmente alle prime Colonne che vanno formandosi in Spagna tra i combattenti autoctoni. Tappa obbligatoria per gli stranieri che attraversano i Pirenei è la Catalogna, e con essa Barcellona. Il capoluogo catalano ha resistito vittoriosamente all'insurrezione militare il 19 luglio, grazie sia all'azione delle truppe della Generalitat che a quella delle milizie anarchiche, guidate dai loro leader più popolari, Buenaventura Durruti, Francisco Ascaso, Juan García Olivier.45 Assieme alla popolazione e ad altre organizzazioni operaie vengono erette

le barricate in città, bloccando l'avanzata delle colonne militari e conquistando le caserme.

Nelle giornate successive al 19 luglio a Barcellona coesistono due poteri, quello reale del Comité de Milicias Antifascistas, e quello legale superstite dell'ordine precedente, quello della Generalitat, che per alcune settimane si limita a legalizzare con decreti

ad hoc ciò che delibera il Comité.46

La Generalitat è il sistema amministrativo-istituzionale della regione autonoma della Catalogna, che comprende il Presidente della Generalitat, il Consiglio Esecutivo della Catalogna e il Parlamento della Catalogna. Ritroviamo fin dal Medioevo varie forme di amministrazione a diversi gradi di autonomia della regione catalana, tra cui la Diputació del General, nata nel 1359.47 Ma è nel 1931, con la caduta della

Monarchia e l'instaurazione della Repubblica che si assiste al ritorno in auge della questione catalana:

« […] Cataluña se constituirá en región española con un gobierno relativamente autónomo (Generalitat de Catalunya) encargado de redactar y plebiscitar un estatuto de autonomía catalana que debía ser sancionado por las cortes constituyentes de la república española. La constitución de ésta ( 10 de diciembre de 1931) la define como “un Estado integral, compatible con la autonomía de los municipios y las regiones” y la ley de 15 de septiembre de 1932 (estatuto de autonomía de Cataluña) afirmará en su artículo 1 que “Cataluña se constituye en región autónoma dentro del Estado español, con arreglo a la constitución de la 44 N. Capponi, I legionari rossi. Le Brigate Internazionali nella Guerra civile spagnola, Città Nuova

Editrice, Roma 2000, p. 66

45 García Olivier sopravviverà alla guerra, mentre Ascaso e Durruti moriranno nelle prime fasi della guerra civile, rispettivamente il 20 luglio a Barcellona e il 20 novembre a Madrid.

46 C. Venza, Anarchia e potere nella guerra civile spagnola(1936-1939), Elèuthera, Milano 2009, pp. 81-82

47 J. Nadal Farreras, P. Wolff (sous la direction de), Histoire de la Catalogne, Privat, Toulouse 1982, p. 328

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república y el presente estatuto”.»48

Una regione autonoma con un suo Statuto che definisce i poteri spettanti alla Catalogna e quelli dello Stato spagnolo:

«Segons l'Estatut de 1932, corresponia a l'Estat en exclusiva la legislació i l'execució directa de la regulació dels drets i deures constitucionals, de les relacions Església-Estat, la defensa nacional i l'exèrcit, la legislació laboral, les relacions internacionals, la politica tributària, aranzelària, monetària i bancària. En canvi, existia un altre àmbit en el qual corresponia a l'Estat la legislació i a la Generalitat l'execució, com les assegurances generals i socials, el règim miner, forestal i agropecuari i els serveis establerts per la legislació social. Corresponia, per últim, a la Generalitat tant la legislació com l'execució de tot el que es referia al dret civil atenent a les particularitats catalanes, i de tot el que feia referència al règim administratiu intern de Catalunya. En ambdues àrees l'organ suprem d'apellació seria el Tribunal de Cassació de Catalunya, […] Es garantia la cooficialitat del català. L'Estat havia de traspassar a la Generalitat els serveis d'ordre públic, administració de justícia, relacions laborals i obres públiques. […] L'Estatut català preveia que tot l'aparell escolar estatal passaria amans de la Generalitat. A totes les escoles seria obligatori l'ensenyament del castellà, però la instrucció es donaria en català com a llengua materna de la majoria. […] L'Estatut del 1932 només cedia a la Generalitat una part del producte dels impostos directes: la contribució territorial i els drets reals. Si aquests resultaven insuficients per a mantenir els serveis que la República traspassava a la Generalitat, se li atorgaria una participació del 20% de la contribució industrial i comercial.»49

Capoluogo della regione autonoma naturalmente Barcellona, città rivoluzionaria e punto di partenza per i volontari stranieri che si aggregano soprattutto alle formazioni di tre organizzazioni politiche: la galassia anarchica, il POUM (Partido Obrero de Unificación Marxista)50 e il PSUC (Partit Socialista Unificat de Catalunya),

quest'ultimo di stampo stalinista ortodosso. Il criterio di selezione è basato sulle idee politiche delle potenziali reclute, e l'organizzazione più esigente è sicuramente quella comunista.

Fra le prime formazioni straniere ricordiamo la Sezione Italiana della Colonna Ascaso, intitolata al leader anarchico morto durante gli scontri di Barcellona. Sempre gli italiani fondano la Centuria “Gastone Sozzi”, che si aggrega alla Colonna 48 J. A. González Casanova, Federalismo y Autonomía. Cataluña y el Estado español 1868-1938,

Editorial Crítica, Barcelona 1979, p. 260

49 M. Ardit, A. Balcells, N. Sales, Història dels Països Catalans, Edhasa, Barcelona 1980, pp. 555-558

50 V. Alba (Introducción y selección de), La revolución española en la prática. Documentos del POUM, Ediciones Júcar, Madrid 1978

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Libertad del PSUC. Alcuni ebrei polacchi e tedeschi formano la Centuria “Thaelmann”, mentre una ventina di irlandesi si uniscono nella Compagnia “Tom Mann”. Gli anarchici francesi si aggregano alla Colonna Durruti sul fronte aragonese, mentre il POUM forma la sua colonna internazionale Lenin, composta da una cinquantina di stranieri.51

Proprio nelle milizie del POUM è arruolato George Orwell, che in Omaggio alla

Catalogna descrive la sua partecipazione al conflitto spagnolo, dall'arrivo a

Barcellona nel dicembre 1936 fino al ferimento durante l'assedio di Huesca, passando per la partecipazione agli scontri di Barcellona del maggio 1937.52

Barcellona è già stata fin dall'inizio del secolo potente centro di organizzazioni dei lavoratori, dagli anarchici ai repubblicani, protagonisti di un grande sciopero generale nel 1902 e degli eventi della Semana Trágica del luglio 1909, quando una rivolta contro il richiamo alle armi di truppe catalane da parte del governo di Madrid sfocia in una violenta repressione.53

Dato questo background di tradizioni libertarie e anarchiche, non sorprende che allo scoppio della guerra civile Barcellona si presenti come una città rivoluzionaria. L'atmosfera libertaria che si respira nella città nei primi mesi è ben descritta da Orwell:

«Ogni negozio e ogni caffè aveva un cartello che dichiarava che era stato collettivizzato, perfino i lustrascarpe e le loro scatole di lavoro dipinte di rosso e di nero. Camerieri e commessi ti guardavano negli occhi e ti trattavano da pari a pari. Le formule d'indirizzo servili o addirittura cerimoniose erano per il momento scomparse. Nessuno più diceva “Señor” o “Don” e neanche “Usted”; tutti si chiamavano “Compagni” e si davano del tu, si salutavano con “Salud!” invece che con “Buenos días”. Una delle mie prime esperienze appena arrivato fu quella di sentirmi fare una ramanzina dal direttore dell'albergo per aver tentato di dare la mancia a uno degli inservienti. Le automobili private non esistevano più: erano state tutte sequestrate, e tutti i tram, i taxi e gran parte degli altri mezzi di trasporto erano stati verniciati di rosso e nero.[...] Apparentemente sembrava di essere in una città in cui le classi agiate avevano praticamente cessato di esistere. A eccezione di un ristretto numero di donne e degli stranieri, non c'era nessuno che fosse “ben vestito”.»54

51 E. Acciai, Antifascismo, volontariato e guerra civile in Spagna. La Sezione Italiana della Colonna Ascaso, Edizioni Unicopli, Milano 2016, pp. 44-45

52 G. Orwell, Omaggio alla Catalogna, Mondadori, Milano 2016

53 R. Fernández de la Reguera, S. March (por), La Semana Trágica, Planeta, Barcelona 1975; J. Romero Maura, La Rosa de Fuego. Republicanos y Anarquistas: la politica de los obreros barceloneses entre el desastre colonial y la Semana Trágica, Ediciones Grijalbo, Barcelona 1974 54 G. Orwell, Omaggio alla Catalogna, cit., p. 5

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2. La regolarizzazione

Nel frattempo, dopo il primo afflusso di volontari stranieri, si assiste alla regolarizzazione di questa componente, attraverso la costituzione delle Brigate Internazionali da parte del Comintern. Per quanto l'esatta origine dell'idea rimanga incerta, sappiamo che il 3 agosto il Comintern approva una prima risoluzione in termini generali, in attesa di un segnale di Stalin. Poi il 18 settembre il segretariato detta un'altra risoluzione sulla «campagna di appoggio alla lotta del popolo spagnolo» che deve procedere reclutando volontari con esperienza militare tra i lavoratori di tutte le nazioni, reclutati e addestrati dal PCF (Parti Communiste Français).55

Il 22 ottobre il governo guidato da Largo Caballero approva l'istituzione delle Brigate, che godono di un'autonomia totale e hanno comandanti stranieri, mentre ad Albacete si crea un organo di collegamento con lo stato maggiore spagnolo.

Le Brigate Internazionali portano i segni di un esercito comunista, il saluto col pugno chiuso, spesso la stella rossa sulle camicie e i berretti, l'Internazionale o altri canti comunisti, e il commissario politico che affianca il comandante curando l'educazione politica dei combattenti.56

Il comandante generale è André Marty, figura chiave del PCF e del Comintern, che ha una reputazione di stalinista ortodosso, sospettoso di chiunque e desideroso di eliminare chiunque sia sospettato di tradimento o eterodossia.57

Marty che nel 1919 fa parte dell'Armata francese inviata a sostegno dei Bianchi nella Guerra civile russa: ma nell'aprile dello stesso anno la flotta francese nel Mar Nero si ribella, rifiutando di combattere chiedendo la smobilitazione e il ritorno in Francia. Marty fa parte degli ammutinati, viene arrestato e condannato, ma successivamente amnistiato nel luglio 1923.58

Marty quindi ha fama di rivoluzionario, risiede in URSS per diversi anni ed è uno dei maggiori rappresentanti sovietici in Francia. Se la decisione di metterlo alla testa delle Brigate ha senso dal punto di vista politico, il carattere non lo rende certo la persona ideale per gestire l'incarico a lui affidato, vista la reputazione di cui sopra che trova concordi pressoché tutte le persone che lo hanno conosciuto. La sua stessa tendenza a perseguitare le persone per presunto spionaggio o “deviazionismo” gli 55 A. Beevor, La guerra civile spagnola, cit., p. 188

56 G. Ranzato, L'eclissi della democrazia, cit., pp. 365-366

57 R. Radosh, M. R. Habeck, G. Sevostianov (edited by), Spain Betrayed. The Soviet Union in the Spanish Civil War, Yale University Press, New Haven and London 2001, p. 32

58 L. Gallico, Storia del partito comunista francese, Teti editore, Milano 1973, p. 40; I. C. D. Moffat, The Allied Intervention in Russia, 1918-1920. The Diplomacy of Chaos, Palgrave Macmillan 2015, p. 201

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procura anche il soprannome di “macellaio di Albacete”.59

La crescente influenza comunista e quindi sovietica negli affari interni spagnoli favorisce l'ascesa del PCE (Partido Comunista de España). Esso infatti passa dai 12000 iscritti dell'ottobre 1934 agli oltre 250.000 nel marzo 1937. Il segretario generale del partito, José Diaz, così riassume la composizione sociale dei militanti: «Diaz en su informe al Pleno del Comité Central, celebrado en Valencia del 5 al 8 de marzo de 1937, desglosa así la cifra total de militantes:

obreros industriales 87.660 obreros agrícolas 62.250 campesinos 76.700 clase media 15.485 intelectuales 7.045 mujeres 19.300

Es necesario precisar que por “campesinos” se entendía a los propietarios agrícolas y que dentro de los “obreros industriales” se incluía a los técnicos y empleados, con lo cual es imposible precisar la cifra de auténticos obreros industriales. Aún aceptando como ciertas las cifras oficiales expuestas por Díaz, resulta que el número de militantes considerdos como obreros suma cerca de 150.000, mientras que la cifra de militantes desvinculados de la producción se aproxima a los 120.000. Parece, pues, evidente la penetración de amplios sectores de las clases medias en el PCE. El mismo Díaz comenta elogiosamente el ingreso masivo de cuadros miitares y de técnicos.»60

Oltre che sull'aspetto politico, l'azione di controllo della Repubblica e del suo alleato sovietico è anche su quello militare, due aspetti che si intrecciano sul campo.

Dopo i primissimi mesi di guerra, in cui sicuramente lo slancio volontaristico e pieno di entusiasmo delle milizie contribuisce al fallimento dell'insurrezione nazionalista e alla tenuta del fronte repubblicano, il governo del Fronte Popolare necessita di un vero e proprio esercito per poter vincere la guerra, trovandosi di fronte un nemico che dispone delle esperte truppe coloniali del Marocco e dell'aiuto degli eserciti tedeschi e italiani.

Nello stesso tempo però, questa riorganizzazione delle risorse militari è anche un modo per contenere le forze più libertarie come gli anarchici o il POUM, che hanno tenuto banco i primi mesi con le loro milizie e le loro politiche rivoluzionarie, specie 59 N. Capponi, I legionari rossi, cit., p. 104

60 A. Agosti, Bandiere rosse. Un profilo storico dei comunismi europei, Editori Riuniti, Roma 1999, p. 105; J. Estruch, Historia del PCE (1920-1939), El Viejo Topo, Barcelona 1978, p. 105

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in Catalogna. Per l'Unione Sovietica infatti, è più importante pensare a vincere la guerra per mantenere il governo democratico, mentre la fase rivoluzionaria può attendere, schierandosi così in una posizione conservatrice.61

Questa tendenza ad abbandonare le istanze rivoluzionarie e ritornare allo status quo precedente è evidente in un altro passo dell'opera di Orwell, che ritorna dal fronte a Barcellona nell'aprile 1937:

«[...] La città aveva subito un profondo cambiamento. Due fatti salienti riassumevano tutto il resto. Uno era che la gente – la popolazione civile – aveva perso gran parte dell'interesse nell'andamento della guerra; l'altro era che la normale divisione della società in ricchi e poveri, classe alta e classe bassa, si stava riaffermando. […] Le persone con una coscienza politica notavano molto più la lotta interna tra anarchici e comunisti che l'impegno comune per contrastare Franco. […] Nei primi mesi della rivoluzione dovevano esserci state molte migliaia di persone che avevano indossato le tute e gridato slogan rivoluzionari solo per salvarsi la pelle. Ora le cose stavano tornando alla normalità. I ristoranti e gli alberghi eleganti erano pieni di gente ricca che s'ingozzava di cibi prelibati e costosi, mentre per la popolazione operaia i prezzi del cibo erano saliti vertiginosamente senza un corrispondente aumento dei salari. […] Nel mio precedente soggiorno a Barcellona ero stato colpito dall'assenza di mendicanti; ora ce n'erano in gran quantità. […] Gli sconosciuti ormai si rivolgevano raramente la parola dandosi del tu e chiamandosi camarada; si usavano invece

señor e Usted. Buenos días cominciava a sostituirsi a salud. I camerieri si erano rimessi le

camicie inamidate e i commessi dei negozi avevano riassunto l'aria servile.»62

Lo stesso autore però non ne fa una colpa da attribuire solo al cambiamento di potere politico, ma aggiunge un'altra spiegazione:

«In parte era anche il risultato della relativa sicurezza della vita a Barcellona, dove c'erano ben poche cose a ricordare alla gente c'era una guerra in corso, a parte qualche sporadico allarme aereo. Chiunque fosse stato a Madrid diceva che lì le cose erano completamente diverse. Nella capitale il pericolo comune costringeva i ceti più disparati a provare un senso di solidarietà reciproca. Un signore grassoccio che si gusta una quaglia mentre i bambini mendicano il pane è uno spettacolo disgustoso, ma è meno probabile che si assista a una cosa del genere se si sentono le cannonate vicine.»63

Nel periodo passato al fronte da Orwell avvengono importanti cambiamenti, sul piano militare e politico, con la crescente influenza comunista sul governo del Fronte 61 E. H. Carr, The Comintern and The Spanish Civil War, Macmillan, London 1984, pp, 20-22 62 G. Orwell, Omaggio alla Catalogna, cit., pp. 92-95

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Popolare:

«Ante las repetidas derrotas republicanas, el PCE reclamó la creación de un ejército “popular” o “del pueblo”, con un mando centralizado que impusiera disciplina, jerarquía y organización en la formación de unidades militares despolitizadas. […] Razones políticas y militares movían a los comunistas a propugnar estas concepciones. Desde un punto de vista estratégico, creían que la reorganización del ejército conforme a directrices convencionales era la única manera efectiva de defender la República contra las unidades profesionales del ejército rebelde. Además, sabían que una política de “militarización” sería ventajosa para ellos, entre otras razones porque reduciría el enorme poder que ejercían, a través de sus propias milicias, los partidos politícos rivales y las organizaciones sindicales»64

Un Esercito Popolare quindi, che oltre ai comandanti militari trova al suo interno l'importante figura del commissario politico, presente allo stesso modo nell'Armata Rossa durante la guerra civile russa. La posizione dominante dei comunisti all'interno dell'Esercito Popolare è una naturale conseguenza dell'aiuto sovietico:

«No cabe duda de que sin el apoyo material de la Unión Soviética, el único país importante que se mostró dispuesto a ayudar a los republicanos, el Frente Popular se hubiera derrumbado mucho antes de 1939. En la primera fase de la guerra, por ejemplo, los aviones y tanques soviéticos, que llegaron en octubre de 1936, resultaron decisivos para evitar que los nacionales aplastaran a las fuerzas republicanas en Madrid. […] A fin de garantizar la satisfacción de los intereses soviéticos, los rusos ejercieron su poder de monopolio sobre estos recursos vitales, lo que en la práctica revistió diferentes modalidades. Por ejemplo, las unidades comunistas o pro-comunistas podían contar, en general, con recibirían armas soviéticas, apoyo aéreo y tanques durante las operaciones militares, mientras que el POUM o las milicias anarcosindicalistas quedaban excluidos de esa ayuda. […] A medida que avanzaba la guerra, los comandantes comunistas determinaban cada vez más las prioridades bélicas, y gracias a su posición dominante en la infraestructura del Ejército Popular se hicieron indispensables en todas las operaciones militares de envergadura que se realizaron entre 1937 y el final de la guerra.»65

Il PCE, assieme ai repubblicani e ai socialisti riformisti assume inesorabilmente il controllo delle strutture politiche e militari della Repubblica. A rimetterci sono la sinistra socialista di Largo Caballero (capo del governo e Ministro della Guerra), gli anarchici e il POUM, guidato da Joaquín Maurín e Andrés Nin.66 Il POUM è il

64 S. Payne, J. Tusell (dirigida por), La Guerra Civil. Una nueva visiòn del conflicto que dividiò España, Temas de Hoy, Madrid 1996, pp. 363-364

65 Ibid., pp. 365-366

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bersaglio preferito per i comunisti, che lo accusano di trotskismo e non sopportano le accuse rivolte loro di aver tradito la rivoluzione in Spagna.

Lo stesso Nin, in un discorso pronunciato il 21 marzo 1937, a Barcellona si esprime così:

«Il solo che deve imporre la sua volontà, è il popolo in armi. Stiamo assistendo a tutto un processo di ricostituzione dell'apparato dello Stato borghese distrutto il 19 luglio. […] Non siamo assolutamente contrari alla costituzione di un esercito regolare. Siamo stati i primi a batterci per questo e per un comando militare unico. Ma vogliamo che questo esercito non sia al servizio della borghesia, ma al servizio del proletariato, al servizio della Rivoluzione e della classe operaia. […] Non è necessario insistere molto sul ruolo politico che ha svolto e continua a svolgere il riformismo nella nostra rivoluzione, con l'appoggio di quella organizzazione internazionale che ha ancora il cinismo di definirsi “comunista”; il riformismo si è limitato e si limita, in Catalogna e in Spagna, a interpretare il ruolo che ha sempre interpretato nel mondo intero, quello di cane da guardia della borghesia. […] Bisogna dirlo chiaramente. Non si tratta di una corrente politica borghese e piccolo-borghese. Molti operai ingannati la seguono. Bisogna aprirgli gli occhi. Bisogna dirgli di non seguire la via di coloro che vogliono vendere il movimento operaio alla borghesia, ma di seguire la nostra strada, la strada del POUM, insieme alla CNT e alla FAI, che è la strada della rivoluzione. […] Noi vogliamo la rivoluzione che la classe operaia in quanto tale deve portare a termine se non vuole essere schiacciata dalla controrivoluzione. È per questo che non si può separare la guerra dalla rivoluzione. La borghesia difenderà i suoi interessi. […] La nostra guerra è una guerra rivoluzionaria contro la borghesia.»67

Una situazione quindi che si fa sempre più tesa, con pesanti accuse da entrambe le parti, che rischia di sfociare in una guerra civile dentro la guerra civile.

È in Catalogna che la tensione raggiunge livelli altissimi, la regione in cui resistono le conquiste rivoluzionarie, in cui gli operai sono armati, ma anche la regione del PSUC, deciso a mettere fine alla fase rivoluzionaria. Il 17 aprile nella zona di frontiera catalana vengono mandati i carabineros per riprendere il controllo delle dogane, in quel momento affidate alle milizie della CNT, e dopo vari scontri il 25 aprile le forze governative riprendono il controllo delle frontiere.68

Nello stesso giorno a Molins de Llobregat viene ucciso Roland Cortada, dirigente dell'UGT e membro del PSUC e i suoi funerali diventano una manifestazione di forza delle truppe controllate dal PSUC e dell'UGT. Gli anarchici sospettati dell'assassinio vengono arrestati e condotti a Barcellona, mentre a Puigcerdá altri otto anarchici vengono uccisi durante alcuni scontri con i carabineros. Barcellona sembra giunta 67 A. Nin, Guerra e rivoluzione in Spagna 1931-1937, Feltrinelli, Milano 1974, pp. 189-195

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