VI. I percorsi dei volontar
14. Ugo Fogola
Concludiamo accennando ad Ugo Fogola, dei tredici quello di cui abbiamo meno notizie, il suo fascicolo proveniente dal Casellario Politico Centrale è carente di informazioni, complice anche la sua assenza dall'Italia fin dalla primissima infanzia. Egli nasce a Pontremoli il 28 giugno 1908, e già all'età di due anni emigra con la famiglia dal paese natale verso la Svizzera, a Bellinzona.
La scarsezza di informazioni in Italia è tale che ancora nel giugno 1942 la Direzione generale di pubblica sicurezza si rivolge alla Prefettura di Apuania, pregando di «far conoscere quanto risulti in patria, specie in linea politica» su Fogola, che «figura compreso negli atti rinvenuti a Parigi negli archivi della Sureté Nationale riguardanti l'”Unione Popolare Italiana” ed i volontari italiani, già combattenti nelle milizie rosse, internati nei campi di concentramento francesi».323
La richiesta di informazioni su Fogola viene inoltrata ai Carabinieri di Pontremoli, la cui risposta alla Questura di Apuania conferma quanto detto sopra:
«L'individuo in oggetto, seguì la famiglia a Bellinzona (Svizzera) il 3 ottobre 1910 e non ha fatto più ritorno in Pontremoli, ove è sconosciuto, nè ha parenti che sappiano dare sue notizie».324
Anche il volume curato da Giuseppe Chiappini denuncia la mancanza di informazioni su Fogola, mentre nella ricerca sui volontari toscani curata dall'ISGREC, viene riportato il suo cognome in Fogalo, e si fa riferimento alla sua presenza nel campo di smobilitazione di Torelló in Spagna il 3 gennaio 1939; successivamente è internato prima nel campo di Saint-Cyprien nel febbraio 1939 e 322 G. Chiappini (a cura di), Antifascisti della Lunigiana nella guerra civile spagnola, cit., p. 31 323 DGPS alla Regia Prefettura di Apuania, 24 giugno 1942, in ASM, cit., b. 80, fasc. Fogola Ugo 324 Tenenza dei Carabinieri di Pontremoli alla Regia Questura di Apuania, 7 luglio 1942, in Ivi
trasferito presumibilmente nell'aprile dello stesso anno nel campo di Gurs, ambedue situati nel sud della Francia.
Una possibile linea di ricerca da seguire riguarda la traccia lasciata nella comunicazione della Direzione generale di pubblica sicurezza del 24 giugno 1942, in cui come abbiamo visto si fa riferimento ad una probabile appartenenza di Fogola all'Unione Popolare Italiana (UPI), riscontrata negli archivi della Sureté Nationale, la polizia francese.325
La pista francese può essere quindi il punto di partenza per un'analisi più approfondita sul percorso di Fogola, volta anche ad accertare l'unità in cui ha combattuto in Spagna, anche quella ancora sconosciuta.
325 L'Unione Popolare Italiana, «il più ambizioso tentativo di saldatura fra l'azione antifascista e la massa dei lavoratori italiani», nasce nel 1937 su iniziativa politica del PCd'I, ma ufficialmente apartitica. Essa vuole realizzare «l'unione degli italiani immigrati, al di sopra di ogni tendenza particolare o di partito», estendendo la sua opera di reclutamento «a tutti gli italiani onesti, amici della pace e del progresso». L. Rapone, L'Unione Popolare Italiana, in AA.VV., L'Italia in esilio. L'emigrazione italiana in Francia tra le due guerre/L'Italie en exil. L'émigration italienne en France entre les deux guerres, Roma 1984, pp. 334-336
Considerazioni
Le tredici biografie dei volontari lunigianesi ci hanno restituito un piccolo, ma variegato spaccato dell'esperienza degli antifascisti italiani in terra di Spagna.
Proiettando le esperienze narrate nella nostra ricerca sul piano provinciale, in questo caso la provincia di Massa-Carrara, dobbiamo aggiungere un altro volontario, cioè Egildo Gavignazzi, ai 42 già censiti dalla ricerca sui volontari toscani dell'ISGREC. Sul totale di 43 i tredici lunigianesi rappresentano quindi una percentuale inferiore a quella del peso demografico della Lunigiana nei confronti del totale della provincia. Al censimento generale del 1931 infatti, la popolazione dei 14 comuni interni era di 90.702 abitanti, il 46,6% del totale provinciale, cioè 194.384.
Possiamo supporre quindi un ritardo nella formazione di una coscienza politica antifascista nella zona interna della provincia, che avevamo visto essere già più arretrata rispetto alla zona costiera nella formazioni dei primi movimenti e partiti politici nell'ultimo quarto dell'Ottocento.
Avevamo anche sottolineato come Pontremoli fosse stata la culla dei primi movimenti politici della Lunigiana, con il Circolo Operaio e la fondazione del periodico socialista La Terra da parte di Campolonghi, De Ambris e l'avvocato Pietro Bologna.
Pontremoli, ai primi del Novecento secondo comune della Lunigiana per numero di abitanti dopo Fivizzano, fornisce alla causa spagnola ben sei volontari, quasi la metà del totale, metà che viene superata se aggiungiamo Casimiro Malachina, originario dell'adiacente comune di Zeri, dati che proiettano la Lunigiana settentrionale in una posizione di leadership. I due nuclei antifascisti del Merizzo (Villafranca) e di Monti (Licciana Nardi) contribuiscono alla causa con tre volontari effettivamente combattenti in Spagna (Attilio Viola, Leone Borrini ed Egildo Gavignazzi) e due “quasi” volontari, Edoardo Bassignani e Giovanni Giampietri, il cui tentativo di espatrio si è interrotto con l'arresto a Ventimiglia. I rimanenti tre provengono dal comune di Bagnone (Gino Coduri) e dal più popoloso comune lunigianese di allora, Fivizzano, che contribuisce con due volontari, Mario Mariani e Renato Bertolini. Questi sono i luoghi di origine dei volontari, ma prima di arrivare in Spagna, tutti sono stati protagonisti di esperienze migratorie di varia entità, temporanee o definitive, interne all'Italia o all'estero, con meta privilegiata la Francia.
Il percorso di Leone Borrini è un esempio di come alcune delle caratteristiche elencate sopra possano intrecciarsi. Dopo essere stato «uno dei più spinti comunisti della giurisdizione di Villafranca», decide di emigrare in Francia nei primi anni
Venti, per poi venire espulso nel 1930 e passare in Lussemburgo. Nel 1935 viene allontanato anche dal Granducato e assistiamo al suo ritorno in Italia, dove esercita il mestiere di negoziante prima nella vicina La Spezia e poi raggiungendo i cugini residenti in varie località della provincia di Milano, prima dell'espatrio clandestino verso la Francia nel dicembre 1936. La vita di Borrini è quindi costellata di varie tappe migratorie sia interne all'Italia, La Spezia e Milano, che esterne, Francia e Lussemburgo, ma mai definitive.
La Francia è la meta dove si concentra il maggior flusso migratorio dei nostri volontari, ben dieci di loro infatti trovano rifugio per un certo periodo di tempo nel paese transalpino. Le tre eccezioni sono rappresentate dai pontremolesi Silvio Mari, Dante Armanetti e, allo stato attuale delle informazioni a nostra disposizione, Ugo Fogola, emigrato in Svizzera all'età di due anni.
Mari e Armanetti sono anche gli unici due del nostro gruppo ad essere rimasti sempre in Italia fino alla decisione di partire per la Spagna, migrando comunque all'interno del paese, Mari nelle Marche e Armanetti a Torino.
In questo intreccio di partenze e ritorni, la vicenda più interessante è sicuramente quella di Gino Coduri. Emigrato in Francia nel 1920 all'età di tredici anni presso alcuni parenti, fa ritorno in Italia nel 1930 per assolvere agli obblighi di leva e, caso unico nella nostra ricerca, chiede nel 1934 di essere arruolato nella MVSN, partecipando anche alle prime fasi della guerra d'Etiopia. Smobilitato nel gennaio 1936, ritorna in Francia e nel novembre dello stesso anno è segnalato in partenza per la Spagna. Nel giro di dieci mesi dunque, Coduri ha cambiato fronte, passando dal combattere con le truppe fasciste in Etiopia ad avversarle in terra di Spagna. Non abbiamo suoi scritti che ci possano aiutare a capire questo suo cambiamento di idee, ma sappiamo che a Brignoles, dove si reca dopo l'avventura etiope, entra in contatto con ambienti legati a “Giustizia e Libertà”, che possono in qualche modo aver influito sulla formazione della sua coscienza antifascista, non escludendo a priori contatti con questi ambienti antecedenti al suo ritorno in Italia.
Un'altra cittadina francese importante per la nostra ricerca è sicuramente Mandelieu, dove si dirige il flusso migratorio dei fuorusciti soprattutto pontremolesi, tra cui i nostri due futuri volontari Egidio Montani ed Emilio Martinelli. Lì l'antifascismo pontremolese ritrova un illustre concittadino, uno dei tre fondatori del periodico La
Terra, Luigi Campolonghi, che dà vita alla Fratellanza Franco-Lunigianese, una
società di stampo antifascista, aderente alla LIDU.326
A Mandelieu troviamo anche Egildo Gavignazzi, che vi esercita la professione di 326 La Fratellanza Franco-Lunigianese è citata nel libro di Mino Tassi presente in bibliografia, come
pure nelle carte d'archivio come “Società di M.S. Lunigiana”, ma non abbiamo altre informazioni a riguardo.
cameriere, ma possiamo solo ipotizzare dei contatti con i fuorusciti pontremolesi, non avendo prove o indizi che ci possano far pensare ad un effettivo avvicinamento fra Gavignazzi ed il gruppo di fuorusciti di Monti e il gruppo pontremolese.
Grazie alle informazioni ricavate dalle varie fonti possiamo descrivere le traiettorie dell'emigrazione dei nostri dieci “francesi”: meta predominante per otto di loro è la Francia meridionale, mentre Antonio Cabrelli e Attilio Viola si stabiliscono nella regione dell'Île-de-France, alla periferia di Parigi.
La Francia meridionale prevale innanzitutto per un motivo prettamente geografico, cioè la prossimità al confine italiano; oppure gli emigrati possono seguire rotte già disegnate da parenti o compaesani espatriati in precedenza, basti pensare al gruppo pontremolese di Mandelieu o allo stesso Coduri, che raggiunge Brignoles nel 1920, dove già si trovavano alcuni parenti.327
Per Renato Bertolini e Mario Mariani la prossimità geografica è fattore fondamentale: il primo espatria clandestinamente in barca da Ventimiglia e si stabilisce prima nella vicina Nizza e poi a Marsiglia; il secondo, residente a Bordighera, fa la spola fra l'Italia e la Francia, principalmente a Nizza e Marsiglia, ma viene anche segnalata la sua presenza nel piccolo Principato di Monaco.
Per quanto riguarda i percorsi di Cabrelli e Viola, esclusa la prossimità geografica, possiamo solo ipotizzare un tragitto simile a quello di compaesani o parenti, in mancanza di informazioni a riguardo, mentre resta plausibile l'ipotesi di un'emigrazione verso i centri urbani, dove maggiori sono le possibilità lavorative, in questo caso Parigi e la sua periferia.328
Francia come meta naturale del fuoruscitismo antifascista e degli uomini in cerca di libertà, un ruolo che il paese transalpino ha sempre avuto, fin dalla Costituzione montagnarda del 1793, che concedeva il diritto d'asilo sul territorio francese a tutti gli stranieri che lottavano per la libertà.329
Non solo Francia però, nei loro percorsi alcuni dei nostri futuri volontari sono andati alla ricerca di migliori condizioni di vita anche in altri paesi europei. Oltre al già citato Mariani, che per qualche tempo si trova nel Principato di Monaco, ritroviamo Borrini nel Granducato di Lussemburgo, Malachina in Inghilterra e Fogola in Svizzera.
Di quest'ultimo sappiamo ben poco, se non che emigrò a Bellinzona nel 1910, all'età di due anni, senza fare più ritorno in Italia.
327 Sia Mandelieu che Brignoles si trovano nell'odierna regione Provence-Alpes-Côte d'Azur. 328 Antonio Cabrelli risiede a Montreuil, nella periferia ad est di Parigi, mentre Attilio Viola è a
Boulogne-Billancourt, a sud-ovest della capitale e secondo centro per numero di abitanti della regione dell'Île-de-France.
329 La Costituzione del 24 giugno 1793 all'articolo 120 recitava: «Esso [il popolo francese] dà asilo agli stranieri banditi dalla loro patria per la causa della libertà – Lo rifiuta ai tiranni».
Malachina invece, si reca in Francia prima dello scoppio della Grande Guerra, per poi emigrare in Inghilterra a lavorare come garzone in un negozio d'abbigliamento gestito da un non meglio identificato Iardella di Pontremoli, formando un piccolo
network lunigianese al di là della Manica. Nel 1919 viene espulso dall'Inghilterra e fa
ritorno dalla madre, che si trova a Tolone, anch'essa nella regione Provence-Alpes- Côte d'Azur.
Il provvedimento di espulsione lo accomuna al Borrini, che viene espulso probabilmente verso la fine del 1930 dalla Francia, e deve riparare in Lussemburgo, a Rumelange, dove vive fino al 1935, prima del ritorno in Italia, mentre nel Granducato rimangono la moglie e i figli.330
Abbiamo visto da dove provenivano e dove hanno vissuto, ma che mestiere esercitavano i volontari prima di partire per la Spagna?
Anche il nostro piccolo campione di studio sfata il mito della guerra di Spagna come “guerra di intellettuali”, che già abbiamo visto non coincidere con il caso italiano e con quello francese. Molti dei protagonisti della nostra ricerca anzi svolgono più di un mestiere, nel tentativo di sbarcare il lunario, in un contesto complicato come quello francese, che accoglie sì gli stranieri, ma diffusamente ricorre ad arresti ed espulsioni dei sovversivi ritenuti pericolosi, come accade al nostro Borrini:
«La legge francese dell'epoca prevedeva che chiunque impiegasse dei lavoratori stranieri fosse obbligato a inscriverli in un apposito registro, che avrebbe dovuto «essere tenuto sempre a disposizione del commissario di polizia e dll'ispettore del lavoro». […] Nell'agosto del 1928 fu promulgata una legge sui diritti degli stranieri residenti in Francia che si vedevano ora obbligati a dichiarare lo stato civile e il proprio recapito. Per poter lavorare e non rischiare d'incorrere nell'espulsione, sarebbe stato inoltre necessario avere un contratto in regola. Questa sorta di permesso di soggiorno doveva essere rinnovato ogni due o tre anni. […] dal 1934 non furono più concessi permessi di soggiorno che superassero gli undici mesi e dall'anno successivo tutti gli artigiani furono costretti a dotarsi di una carta d'identità speciale, valida esclusivamente nel dipartimento dove esercitavano la propria attività. […] Nel 1927 era stata introdotta, su proposta del ministro radicale Renoult, una nuova legge sull'espulsione: se da un lato vennero soppresse le espulsioni per reati politici, dall'altro rimasero in vigore tutte quelle legate ad altre classi di reato, che furono anzi facilitate».331
E non andava certo meglio per i futuri volontari che lavoravano in Italia: costretti ad 330 Rumelange si trova nel Lussemburgo meridionale, nel cantone di Esch-sur-Alzette, al confine con
la Francia.
emigrare da una terra povera come la Lunigiana, esercitavano solitamente il mestiere di venditori, come Borrini e Mari. Il primo, con un negozio di profumi a La Spezia e poi venditore di generi alimentari in provincia di Milano; il secondo emigrato nelle Marche dove si occupava sempre di vendita di generi alimentari, un'attività che non gli rendeva abbastanza, visto che si trovava costretto a vendere prodotti non conformi alle norme, accumulando multe per un totale di 1000 lire.332
Tornando alle nostre statistiche, che ci possono dare una mano ad inquadrare il fenomeno, abbiamo due venditori, i sopracitati Mari e Borrini, quest'ultimo già minatore durante la permanenza in Francia e in precedenza muratore. Muratori sono anche Egidio Montani e Antonio Cabrelli, successivamente funzionario della Federazione Nazionale dei Lavoratori Edili. Casimiro Malachina invece, dopo aver iniziato come garzone all'età di quattordici anni, intraprende il mestiere di cameriere, come Egildo Gavignazzi. Completano il quadro due falegnami (Renato Bertolini e Attilio Viola), due meccanici (Dante Armanetti e Ugo Fogola), un autista (Mario Mariani), un cuoco (Gino Coduri) ed un contadino (Emilio Martinelli). In linea di massima possiamo considerare preminente la categoria dei salariati, con alcuni lavoratori in proprio, ad esempio i commercianti Mari e Borrini. 333
Per quanto riguarda il livello di istruzione, non abbiamo dati certi a riguardo, tranne alcune indicazioni nelle schede biografiche del CPC, ma possiamo ipotizzare che nessuno di loro sia andato oltre la frequenza delle scuole elementari.334
I nostri volontari furono quindi dei lavoratori di bassa qualifica, con un basso livello d'istruzione; possiamo quindi dire, con le parole che Enrico Acciai ha utilizzato per definire il caso italiano, che i nostri volontari «rispecchiarono fedelmente il mondo dal quale, […] provenivano».335
L'appartenenza politica e l'unità in cui hanno combattuto i nostri “spagnoli” sono altri due dati chiave della nostra ricerca. Ad eccezione di Ugo Fogola, e con qualche incertezza qua e là, possediamo questi due dati degli altri dodici volontari.
Predomina la componente comunista, con cinque volontari (Renato Bertolini, Leone 332 Scheda biografica della Prefettura di Massa, 19 settembre 1938, in ASM, cit., b. 100 fasc. Mari
Silvio
333 Al di là della semplificazione e della riduzione ad un mestiere per tutti, per rendere più fruibile il dato, Armanetti risulta anche piazzista e formellista, Bertolini disegnatore e cementatore,
Malachina imbianchino e portuale, Mariani sguattero e meccanico, Montani calzolaio e Viola operaio.
334 Nella scheda biografica di Silvio Mari viene riferito che «ha frequentato la 3^ classe elementare», in Scheda biografica della Prefettura di Massa, cit.; Dante Armanetti invece ha interrotto i suoi studi dopo la 5^ elementare, in Scheda biografica della Prefettura di Torino, cit.,
Borrini, Antonio Cabrelli, Egildo Gavignazzi e Casimiro Malachina) ed altri tre di incerta attribuzione, che nella ricerca dell'ISGREC vengono segnalati come comunisti, i pontremolesi Silvio Mari, Emilio Martinelli ed Egidio Montani. Prendiamo per buona questa attribuzione, vista anche la più approfondita ricerca dell'Istituto rispetto alla nostra, e portiamo ad otto il numero dei comunisti. I restanti quattro si dividono in due aderenti a “Giustizia e Libertà” (Gino Coduri e Mario Mariani), un anarchico (Dante Armanetti) e un generico antifascista (Attilio Viola).336
Questi dati sono in linea con la media del volontarismo nazionale e internazionale, dove predomina la componente comunista.
Per la maggior parte di loro si tratta più di una condivisione di un'idea che di un ruolo vero e proprio all'interno di un partito o movimento. Eccezioni a questa regola sono Renato Bertolini, segretario della sezione del PCd'I di Marsiglia; Antonio Cabrelli, rappresentante della direzione del PCF in Tunisia; Dante Armanetti, anarchico fin dalla gioventù, e «molto noto fra i suoi compagni di fede e tenuto in considerazione per il suo passato politico».337
La decisione di andare a combattere in Spagna è il punto di arrivo di un percorso antifascista che è iniziato per alcuni di loro con le lotte contro il fascismo in Italia. Si pensi a Leone Borrini, «uno dei più spinti comunisti della giurisdizione di Villafranca», che ha modo di scontrarsi con i fascisti; Renato Bertolini, che dopo aver difeso degli operai dalle camicie nere, si trova costretto ad espatriare per evitare severi provvedimenti nei suoi confronti; Mario Mariani, che si scontra con le autorità fasciste di Bordighera e che fa la spola fra Italia e Francia per sfuggire alle persecuzioni del regime. C'è chi invece, come Emilio Martinelli ed Egildo Gavignazzi, eredita dalla famiglia le idee socialiste; il padre di Martinelli è segretario della Lega dei contadini rossi prima dell'avvento del fascismo, mentre quello di Gavignazzi è iscritto alla sezione socialcomunista di Ponterotto, frazione di Licciana Nardi.338
Il ricordo degli anni venti e dell'affermazione del fascismo è fondamentale in un volontarismo non giovanissimo come quello lunigianese. Prendendo come riferimento l'anno 1936, il più giovane risulta Ugo Fogola, di 28 anni, mentre all'altro estremo troviamo Dante Armanetti, con i suoi 49 anni, per un'età media di 34 anni. 336 Nelle stesse biografie dell'ISGREC, Mario Mariani e Gino Coduri vengono segnalati anche come
comunisti. L'appartenenza politica, così come il mestiere esercitato, è un dato variabile, suscettibile di modificazioni, come possiamo constatare nell'esperienza di tutti i giorni, che semplifichiamo per renderlo più fruibile al lettore.
337 Scheda biografica della Prefettura di Torino, cit.,
338 Solo su Martinelli e Gavignazzi abbiamo informazioni sul retroterra antifascista della famiglia, ma è probabile che anche altri abbiano avuto genitori o parenti in grado di trasmettere idee antifasciste, si veda ad esempio il caso dei cugini di Leone Borrini.
Per due di loro, Leone Borrini e Mario Mariani, nati nel 1897, la guerra di Spagna non sarà la prima esperienza bellica, avendo già preso parte alla Grande Guerra.339
Oltre ad essere un volontarismo maturo in termini anagrafici è anche abbastanza precoce dal punto di vista dell'approdo e dell'arruolamento al di là dei Pirenei: abbiamo dati sull'ingresso in Spagna su otto dei dodici combattenti, e al gennaio 1937 sei di loro si trovavano già in terra iberica, primo fra tutti Bertolini, già presente nell'agosto 1936. Le eccezioni sono Silvio Mari, diretto verso la Spagna nell'agosto 1937, ed Attilio Viola, che entra in Spagna nel maggio 1938, appena in tempo per prendere parte alla disperata offensiva repubblicana sull'Ebro.