• Non ci sono risultati.

Aspetti applicativi del marketing territoriale: il caso dell'Isola d'Elba.

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "Aspetti applicativi del marketing territoriale: il caso dell'Isola d'Elba."

Copied!
152
0
0

Testo completo

(1)
(2)

2

INDICE

INTRODUZIONE……….p. 4

CAPITOLO 1: IL TURISMO ALL’ISOLA D’ELBA

………...p. 10

1.1 Isola d’Elba………..p. 10 1.2 La dinamica storica dei flussi turistici………..p. 23 1.3 Le strutture ricettive………...p. 32 1.4 I sistemi turistici………..p. 37 1.5 Le E.V.E e le A.P.T……….p. 43 Bibliografia………p. 50

5

CAPITOLO 2: IL MARKETING TERRITORIALE

……….p. 52

2.1 L’identità competitiva………p. 52 2.2 Pianificare e implementare l’identità competitiva………...p. 59 2.3 Il territorio come sistema competitivo………..p. 64 2.4 L’applicazione del marketing al territorio………p. 69 2.5 L’analisi della domanda e dell’offerta………..p. 77 2.6 Strategia e pianificazione dello sviluppo economico territoriale………p. 84 2.7 Il governo dello sviluppo economico territoriale……….p. 88 2.8 La strategia dell’offerta………....p. 95 2.9 La strategia di comunicazione………p. 101 Bibliografia………...p. 106

p

CAPITOLO 3: PROGETTI DI INTERVENTO

………...p. 108

3.1 L’isola d’Elba e una nuova idea di sviluppo………p.108 3.2 Maremma: business plan incoming……….p. 126 3.3 Best practice: Barcellona, Berlino e Livigno……….p. 138 Bibliografia………...p. 149

BIBLIOGRFAIA FINALE………..……….p. 151

(3)
(4)

4

INTRODUZIONE

La nascita dell’arcipelago Toscano, viene raccontato in una leggenda, si ebbe quando Venere uscendo dalle onde del mare perse dal suo diadema sette gemme, le sette isole dell’Arcipelago. Questo per rendere l’idea della bellezza e della unicità della zona, un territorio denso di straordinari valori umani ed ecologici, che necessariamente ha bisogno di essere tutelato per poter mantenere la propria integrità.

L’intento dell’elaborato che segue è quello di partire, all’interno del primo capitolo da un’analisi delle caratteristiche ambientali e geografiche dell’Isola d’Elba, terza isola italiana per estensione dopo Sicilia e Sardegna, e relativamente all’Arcipelago Toscano, di gran lunga la maggiore con i suoi 223 chilometri quadrati; posta tra il promontorio di Piombino e la Corsica, da cui dista rispettivamente 10 km e 50 km circa, essa domina il paesaggio tra il medio e l’alto Tirreno ed ha avuto grande importanza fino ad epoca recente per la navigazione marittima. L’Elba si caratterizza per la sua forma allungata e irregolarmente triangolare; l’isola ha, nel suo complesso natura montuosa con poche pianure degne di nota. Degni di nota sono senza dubbio i giacimenti minerari della parte orientale dell’isola ( Rio Marina e Monte Calamita soprattutto ), per i quali da sempre l’Elba è stata conosciuta come “l’isola del ferro”. L’attività estrattiva insieme all’agricoltura ed, in misura minore alla pesca, sono state le attività che per lungo tempo hanno sostenuto l’economia elbana.

(5)

5 Passeremo poi a studiare il fenomeno dello sviluppo turistico che si è avuto negli ultimi decenni, ed anche di quelle che sono le conseguenze positive e negative. A partire dal dopoguerra il turismo è andato via via fiorendo fino a diventare oggi la maggior fonte di sostentamento per l’isola; l’incremento del turismo ha influito sull’aspetto demografico, sullo stile di vita degli abitanti e sul territorio stesso, amministrativamente diviso in otto comuni e dal 1996 parte integrante del Parco dell’Arcipelago Toscano. All’Elba, la specializzazione turistica inizia a prendere corpo fin dall’inizio degli anni ’50; mentre l’economia nazionale ed europea, nella riconquistata normalità post-bellica, iniziava ad assicurare redditi pro-capite crescenti a tassi considerevoli, all’Elba si reagiva con un evento di grande importanza come fu la chiusura, nel 1948, dello stabilimento della Finsider. Le forze di lavoro “liberate” da questa chiusura si indirizzarono, almeno in parte, verso il turismo che trasse beneficio anche dall’azione dell’Ente Valorizzazione Elba che svolgeva funzioni analoghe in seguito a quelle che poi diventeranno prerogative delle Aziende Promozione Turistica. Negli anni ’50 un forte impulso alla creazione di una consistente offerta di ricettività alberghiera venne dalle agevolazioni consentite dall’inclusione dell’Isola d’Elba nell’area di competenza della Cassa per il Mezzogiorno e dai contributi provenienti dallo Stato. I crescenti e variegati flussi turistici, favoriti anche dagli innovativi collegamenti con il continente per mezzo di regolari traghetti, suscitarono un ampliamento dell’offerta ricettiva inducendo molti abitanti, in particolare agricoltori, a mettere a disposizione della domanda turistica le proprie abitazioni. L’ampliamento, sia qualitativo sia quantitativo, della ricettività si è progressivamente saldato con i cambiamenti, locali e generali, che facevano crescere la domanda di turismo presso l’isola maggiore dell’Arcipelago, con la conseguenza di rendere il turismo, e il suo indotto, il centro propulsore dell’attività commerciale dell’isola, il settore di attività che direttamente o in via indotta, costituisce la più sicura fonte di reddito per gli abitanti dell’isola.

La nostra analisi si svilupperà anche attraverso un breve approfondimento di quelle che sono le strutture ricettive presenti sul territorio, per avere anche una piccola idea di come l’Isola d’Elba si è modificata e sviluppata dal punto di vista ambientale e paesaggistico.

Il passo successivo sarà quello di andare ad affrontare prima, le attività dell’Ente Valorizzazione Elba (E.V.E), e successivamente delle Agenzie per il Turismo (A.P.T).

(6)

6 Nel secondo capitolo verranno affrontati alcuni argomenti più teorici quali l’ identità competitiva e il marketing territoriale. Il punto di partenza è che la competizione territoriale si gioca oggi sempre più frequentemente su due piani, apparentemente diversi ma sicuramente complementari: quello globale e quello locale; la prima dimensione consente alle imprese impegnate in una strategia competitiva di estendere allo scenario mondiale la ricerca dei migliori fornitori e di nuovi segmenti di mercato per i propri prodotti o i propri servizi; la seconda dimensione, invece, impegna le imprese a trovare nel contesto “locale” elementi di caratterizzazione o di specializzazione tali da non dover omologare la propria attività con quelle svolte nel resto del mondo. Il radicamento locale e la promozione dei propri punti di forza consentono alle imprese competitive di contraddistinguere se stesse e il territorio in modo inequivocabile, assumendo un’identità irripetibile e difficilmente copiabile nonostante le migliori e più sofisticate tecnologie di imitazione a distanza. Le due dimensioni della strategia competitiva territoriale sono assolutamente complementari, tanto da aver suggerito a taluno di coniare il termine “glocalismo” per indicare il doppio orizzonte su cui è sempre più necessario e inevitabile per un’impresa giocarsi il proprio futuro.

Nella seconda parte del capitolo analizzeremo alcuni aspetti del marketing territoriale; il suo successo è stato la conseguenza, per certi aspetti anche una delle cause di un altro fenomeno rilevante di questi anni: la rapida diffusione di agenzie specializzate, costituite dalle Istituzioni Pubbliche locali con la missione appunto di gestire la strategia di sviluppo economico del territorio, e non di rado, denominate proprio “agenzie del marketing territoriale”. Pur risultando molto eterogenei per ambiti di competenza, risorse disponibili, effettiva capacità di incidere sulle dinamiche produttive del proprio territorio, questi organismi costituiscono un attore sempre più importante della politica industriale locale; essi esprimono una consistente domanda di conoscenza relativa appunto alla gestione strategica del territorio e alle modalità di rafforzamento della sua attrattività. Nel marketing territoriale rientrano un insieme di attività che rappresentano una componente, probabilmente sempre più rilevante, della politica di sviluppo locale; va tuttavia sottolineato che quest’ultima ha comunque una portata più ampia, se non altro perché coinvolge profili non solo economico-produttivi, ma anche socio culturali e urbanistico-ambientali. Alla politica di sviluppo vengono forniti un insieme di strumenti concettuali ed operativi, per collegare l’offerta territoriale alla sua domanda potenziale,

(7)

7 ovvero ai soggetti, persone, imprese, istituzioni, che possono avere interesse a localizzarsi in un determinato contesto.

Un altro aspetto molto importante che caratterizza l’idea di marketing territoriale è il fatto di ritenere questa disciplina non come la semplice trasposizione alla gestione di un’area geografica delle tecniche di marketing sviluppate per le aziende e le organizzazioni in genere. Negli ultimi trent’anni il marketing ha avuto notevolissimo successo nel diffondersi come orientamento gestionale e come funzione organizzativa dall’impresa, ove ha avuto originaria applicazione, a praticamente tutti gli organismi che svolgono un’attività rivolta a determinati utenti; questo però non implica che tale diffusione possa estendersi autonomamente anche nella gestione dei contesti geografici, per la semplice ragione che un contesto geografico è un sistema complesso costituito da componenti numerose, fortemente eterogenee, interdipendenti, ma per lo più autonome.

Un risultato che si auspica di aver raggiunto è quello di aver esplicitato un approccio originale al marketing; un approccio basato sull’impianto concettuale del marketing aziendale, ma caratterizzato da una serie di specificità che lo rendono concretamente applicabile nella gestione dello sviluppo competitivo di un’area geografica.

Altro aspetto da considerare è che la comunicazione, nella gestione territoriale ha avuto notevole sviluppo, tanto che fino a non molto tempo fa ad essa veniva ricondotto tutto il marketing territoriale; un’analisi più attenta mostra non solo che la comunicazione è ovviamente solo una parte del marketing territoriale ma anche che, nonostante l’ampia consuetudine esistente, la comunicazione applicata al territorio, mostra notevoli specificità cui è necessario prestare attenzione.

L’intento del terzo ed ultimo capitolo, è quello di andare ad analizzare i progetti riguardanti l’Isola d’Elba per cercare di valorizzare e promuovere il territorio; bisogna però dire che, il peso maggiore nell’economia dell’Isola è occupato dal settore turistico, e quindi, logicamente, anche i progetti di riqualificazione del territorio sono legati a questo settore. Sebbene il turismo balneare costituisce il motivo dominante, l’Elba deve cecare di sfruttare la diversa gamma di offerte complementari che le potranno consentire di poter superare le crisi delle località di mare e di reagire ai grandi cambiamenti del mercato internazionale; non puntare inoltre solo su un turismo legato ai mesi estivi, ma cercare di sviluppare le offerte della “bassa stagione”. Per cercare di raccogliere le sfide lanciate dai gruppi finanziari e per caratterizzare l’offerta l’obiettivo è quello di

(8)

8 riposizionare il prodotto, cercando di conquistare anche altri segmenti di domanda sperando nella validità delle scelte e degli strumenti della comunicazione; bisogna stare al passo con i tempi, adottare tecniche innovative ed investire capitali sempre più rilevanti per la promozione e la commercializzazione del prodotto.

Andremo ad analizzare anche progetti di sviluppo, sia a livello nazionale che a livello europeo, di territori come Barcellona, Berlino e Livigno, dove sono stati appunto realizzati progetti di sviluppo legati ai settori turistici.

(9)
(10)

10

CAPITOLO 1

1.1 L’Isola d’Elba

L’isola era già abitata durante il Paleolitico: notevoli tracce dell’Età del Rame e dell’Età del Bronzo sono state notate in vari settori dell’isola. Secondo la tradizione letteraria, in epoca protostorica l’Elba era abitata dagli Ilvati, una popolazione sub-appenninica appartenente all’etnia dei Liguri, come sembrerebbe attestato dai toponimi Borandasco, Soleasco e Marserasca con il tipico suffisso in asco; da qui, secondo alcuni, il nome antico dell’isola Ilva da parte dei Latini, mentre i Greci definiscono l’Isola con il termine Aethalia. Ricchissima di giacimenti di ferro, l’Isola d’Elba rende possibile la nascita della civiltà etrusca, la quale costruisce vari villaggi fortificati con l’estesa Necropoli ellenistica di Capoliveri.

Le vicende più antiche della preistoria dell’isola sono collegate ai cambiamenti climatici ed ambientali: durante l’ultimo dei periodi glaciali del Quaternario il mare era più basso di un centinaio di metri rispetto al livello odierno e l’attuale Arcipelago Toscano era un grande promontorio che si protendeva dalla Toscana verso la Corsica, unito alla Sardegna, composto dalle attuali Isola d’Elba, Montecristo, Pianosa e Capraia, che diviene così come lo vediamo oggi, intorno a dodicimila anni fa. Degli uomini di questa epoca arcaica restano molte testimonianze, soprattutto nelle località di Lacona, San Martino, Santa Lucia e meno numerose in altre zone dell’Elba, per cui si può sostenere la tesi che l’uomo del Paleolitico medio, “musteriano”, dal giacimento francese di Le Moustier, frequenti l’Isola occasionalmente nei periodi legati alle battute di caccia, come è altrettanto vero, che in epoche successive, sorgono dei veri e propri accampamenti di semplicissima costruzione, fatti con legni, pali e ricoperti di pelli e frasche.

I “musteriani” che finiscono con l’istallarsi nelle vallate e sulle colline prospicienti al mare, appartengono al ceppo neanderthaliano, con caratteristiche e aspetto primitivo; essi usano come attrezzi e armi le selci, i quarzi e i diaspri, ritrovati in molti luoghi dell’Elba. Questi cacciatori paleolitici fissano il proprio accampamento in determinate località riparate e facilmente difendibili, dalle quali si muovono in varie direzioni alla

(11)

11 ricerca della selvaggina; essi si fermano per brevi soste, per ritornare alla fine della caccia al villaggio base. Due diverse “genti” del paleolitico superiore hanno lasciato tracce all’Elba: i “gravettiani” e gli “aurignaziani medi”, in un periodo che si aggira, per i primi, intorno a ventimila-diciottomila anni, mentre per i secondi intorno a quattordici mila anni fa.

Circa ottomila anni fa, avviene la grande rivoluzione neolitica, anch’essa dovuta all’evoluzione e alle modificazioni delle condizioni climatiche che comportano la scomparsa dei grandi animali del Pleistocene e che provocano l’evoluzione delle tecniche di lavorazione della pietra, non più solo scheggiata, ma levigata per ottenere, con maggiore precisione e migliore qualità, strumenti e armi. L’economia si basa di più sull’agricoltura e sull’allevamento degli animali, mentre la caccia diviene sempre meno essenziale e centrale nella vita delle popolazioni, dando al ruolo della donna-madre, in seno ai gruppi familiari e alle tribù, un peso sempre maggiore e determinante; di questa epoca non vi sono molte tracce, anche perché l’insularità e la ristrettezza dell’ambiente, non permette la nascita di numerosi villaggi, mentre in epoche successive l’utilizzazione di rudimentali mezzi di navigazione avvantaggia l’immigrazione e i primi scambi tra le genti della terraferma e i primi abitanti dell’Arcipelago. Sporadiche sono le testimonianze litiche di questo periodo consistenti in grandi lame di selce, ciottoli levigati e asce di pietra; dell’arte varsaria, che accomuna tutte le genti del Neolitico, abbiamo solo pochi ritrovamenti.

Intorno a cinquemila anni fa, l’Elba è sicuramente inclusa negli itinerari e nelle rotte marittime dei gruppi che dalle coste dell’Asia Minore si spingono verso ovest, alla ricerca del prezioso rame e dei metalli più in generale: di questo fatto protostorico rimane testimonianza letteraria dalle fonti latine, quando più volte l’Elba viene descritta coma abitata dai “Calibi”, mitico popolo di fabbri e forgiatori di metalli, provenienti dal Medio Oriente o dalle coste del Mar Nero. Altrettanto suggestiva è l’ipotesi di una possibile presenza egizia sull’Isola, dovuta alla “triplice collina”, l’attuale Monserrato di Porto Azzurro e suggerita da un’antica stele solare nella facciata della Chiesa di Santa Caterina d’Alessandria, presso Rio nell’Elba.

Secondo lo pseudo-Aristotele l’Elba viene conosciuta prima per l’estrazione e la lavorazione del rame e successivamente per il sistematico sfruttamento delle miniere di ferro; è assai probabile che il ferro sia lavorato, nei tempi arcaici, nella stessa isola,

(12)

12 mentre, quando il livello produttivo è in grande evoluzione, a livelli industriali, si preferisce trasportarlo e lavorarlo nella vicina Populonia, il cui entroterra boschivo è immenso, infatti enormi quantità di alberi sono necessarie per produrre il carbone da usare per la combustione del minerale ferroso. Nella prima fase dell’età dei metalli, i rapporti e le relazioni commerciali tra l’Etruria e la Sardegna nuragica, regione anch’essa di antiche tradizioni metallurgiche, assumono particolare importanza: la documentazione archeologica offre moltissime testimonianze di scambi di notevole intensità tra i vari centri dell’Etruria, con la Sardegna, la Corsica e con altri ambiti tirrenici. La presenza dei Fenici appartiene a questa fase storica, databile intorno al secolo X e IX a.C.

Successivamente si assiste all’ampliamento degli scambi con aree geografiche sempre più distanti; si va precisando uno specifico collegamento di tipo commerciale con la Grecia riguardante soprattutto statue bronzee e vasi fittili. In Etruria sulla base di questi scambi si sviluppa sempre più una produzione locale di ceramiche imitanti i prototipi greci; questi, grande popolo dell’antichità, nella prima parte del VII secolo, espandono i propri domini fondando diverse colonie sulle coste italiane, ma nella loro espansione nel Tirreno non riescono a prendere possesso della preziosa isola dei metalli, poiché vi trovano un’altra formidabile civiltà, quella dei “Rasenna”, così gli Etruschi chiamavano loro stessi.

Nel VII secolo a.C. un nucleo di colonizzatori Etruschi, che si era impiantato in un precedente insediamento del promontorio di Populonia, occupa anche l’isola. L’Elba si inserisce così tra le aree minerarie della costa maremmana, insieme a Massa Marittima, Campiglia, i monti della Tolfa e le colline Metallifere.

(13)

13 I minerali vengono estratti e parzialmente lavorati sull’isola, poi smistati attraverso Populonia che conosce un periodo di sviluppo, parallelamente al declino di centri più antichi come Cerveteri: all’Elba si ha un potenziamento sia della lavorazione del ferro, sia degli insediamenti che delle opere di fortificazione, specialmente nei presidi a mare. Ritrovamenti archeologici hanno confermato la presenza etrusca a Portoferraio, a San Giovanni, ai Magazzini e alle Trane. Dopo la battaglia navale di Cuma (474 a.C.), nella quale gli Etruschi vengono sconfitti dalla flotta siracusana di Gerone di Siracusa, sono attestati negli scavi i segni di devastazioni e incendi, ed infatti tutto l’Arcipelago cade nelle mani del Tiranno; i Siracusani rivendicano il predominio commerciale per il ferro presente sull’isola. Sul territorio si rafforza l’apparato difensivo, con fortificazioni in posizioni dominanti che controllano il territorio, gli approdi e le vie di comunicazione, le quali, collegate visivamente l’una all’altra, costituiscono una rete difensiva; a mezza costa vi sono nuclei fortificati di secondo livello ( Poggio, Monte Castello, San Felo, Grassera) più numerosi, e con un raggio di osservazione e di segnalazione molto ampio. Su collinette di 100 m circa sul livello del mare sorge un terzo livello di avvistamento, costituito da abitati fortificati (Castiglione di Campo, Castiglione di San Martino, Monte Fabbrello).

L’area di dominio degli Etruschi si estende ampia per terra e per mare, prima che Roma giunga al dominio sovrano; ovunque essi volgono lo sguardo, nascono nuovi mercati e basi commerciali, fondano città, a sud verso la Campania e a nord verso la fertile terra del Po. Un popolo che non conquista con le armi e con il sangue il predominio nell’Italia del VII e VI secolo a.C., ma che impone un modello culturale e artistico, fa nascere le prime grandi e fortificate città; una civiltà che dà un importante contributo alla nascita della città di Roma, quando nel periodo protostorico della monarchia, i nomi leggendari dei re etruschi, i “Tarquinii” figurano accanto a quelli delle gens italiche.

E’ Roma, tra il IV e il III secolo a.C., a conquistare progressivamente l’Etruria, con guerre e trattati; tale conquista inizia con la presa della città di Veio, per inoltrarsi sempre più verso nord in una generale espansione della latinità in Italia e nel Mediterraneo. Anche per Roma il ferro e la posizione strategica sono fattori determinanti per il ruolo che l’Elba svolge all’interno della loro crescente influenza sul mare; agli inizi dell’espansione di Roma nel “Mare Nostrum”, essa ha bisogno delle miniere ferriere elbane. Intorno al III secolo, nella fase più accesa delle guerre puniche e

(14)

14 dell’espansione mediterranea, Roma, a differenza di quanto hanno fatto gli Etruschi, preferisce lavorare il minerale nel suolo insulare, anche se il tipo di siderurgia che essi utilizzano è qualitativamente inferiore a quella etrusca, si preferisce infatti dare maggiore slancio alla quantità del ferro estratto e la produzione è massimamente rivolta verso oggetti di guerra. Dopo le guerre puniche, una volta sottratta l’isola di Sardegna ai Cartaginesi e definitivamente assoggetta la Corsica, l’interesse per l’Arcipelago va sempre aumentando e il Senato romano vota la Lex Gabiniana, legge con la quale si intende liberare definitivamente il Tirreno dai pirati cartaginesi. L’Isola diventa sempre più importante per la sua posizione strategica, al centro delle rotte commerciali verso la Gallia, la Spagna, il Nord Africa e le isole del Mediterraneo; di tali attività sono testimonianza i relitti di alcune naves onorariae affondate nelle acque di Sant’Andrea, Procchio e Chiessi. Roma potenzia i porti, vengono costruiti insediamenti produttivi, militari e abitativi in buona parte del territorio isolano; il traffico commerciale è legato, oltre che al ferro e alle armi, alla ceramica a vernice nera, alle macine pozzolaniche, al vino e ai graniti, che sfruttano le cave dell’isola. Questa intensa attività commerciale è testimoniata dai molti relitti affondati lungo le coste dell’isola; sono stati rinvenuti sulla costa settentrionale dell’isola i resti di tre ville romane: la Villa delle Grotte (abbandonata intorno all’anno 100 d.C.) che domina il golfo di Portoferraio, la Villa della Linguella ( centro di un insediamento attivo tra il 50 e il 250 d.C. ), sulla lingua di terra all’estremità del promontorio di Portoferraio che delimita la darsena a est, e la Villa di Capo di Castello ( abbandonata intorno al 150 d.C.) costruita nel promontorio del Cavo. Fra la metà del I secolo e la metà del III l’Elba attraversa un periodo florido sia sul piano produttivo che commerciale.

Con la caduta dell’impero romano e le invasioni barbariche, la riduzione dei traffici commerciali, pur in mancanza di devastazioni, provoca lo spopolamento dell’isola; l’arcipelago passa intorno al 610 dai Bizantini ai Longobardi. Dopo la sconfitta dei Longobardi ad opera dei Franchi l’arcipelago toscano passa al papato con una donazione; l’Elba viene frequentata da monaci ed eremiti: tra questi san Cerbone, che , fuggito dall’Africa, arriva a Populonia e ne diventa vescovo, ma perseguito dai Longobardi, si rifugia sull’isola dove rimane fino alla morte in un romitorio tra Poggio e Marciana. Gli attacchi dei pirati saraceni rendono insicuro anche il mar Tirreno settentrionale fino alla vittoria di Pisa sulla flotta saracena nell’874; Pisa riceve dal papa l’incarico di proteggere l’arcipelago, prendendone gradatamente possesso. All’inizio

(15)

15 della grande avventura mediterranea della città di San Ranieri, l’Elba ha un importanza non secondaria nel suo grande sviluppo civile, economico e commerciale, seguendone di pari passo il destino. Sotto la dominazione pisana l’isola viene dotata di nuove opere militari di difesa: la Torre di San Giovanni, la Fortezza del Volterraio e quella di Montemarsale, veri e propri castelli entro cui la popolazione si può rifugiare in caso di attacco dal mare. Nei primi due secoli l’Elba ha la stessa forma di governo della Repubblica, con consoli elettivi, nominati dalle sette comunità: tale forma di amministrazione dura fino alla fine del XII secolo, quando anche nell’Isola viene nominato un solo magistrato. Nell’ambito delle lotte tra Genova e Pisa, gli elbani in più di una occasione dovettero difendersi dai tentativi genovesi di occupare l’isola. In questo periodo sono presenti gli abitati di Capoliveri, Rio, Montemarsale, Ferraia, Poggio, San Piero in Campo, Sant’Ilario in Campo, Pomonte, Latrano, Grassera e Cruce; si assiste inoltre ad una ripresa delle attività estrattive e commerciali con esportazioni di ferro e granito. Dopo la sconfitta di Pisa nella battaglia di Meloria (1284), Genova tenta in due occasioni di sottrarre l’isola alla rivale, attratta dalla doppia occasione rappresentata dal possibile sfruttamento delle ricche miniere del ferro e dalla posizione dell’isola, strategica per gli scambi marittimi e commerciali nel Tirreno; diversi elbani vengono fatti prigionieri e tenuti nelle carceri genovesi. L’Elba subisce un declino economico aggravato da carestie e da epidemie di peste (1348) e l’isola si spopola nuovamente. Alla fine del XIV secolo un colpo di stato porta al potere a Pisa Pietro Gambacorti, rovesciato pochi anni dopo da Jacopo Appiano; il figlio di questi, Gherardo, vende Pisa al duca di Milano Galeazzo Visconti per 200.000 fiorini, tenendo per sé solo Piombino, l’Elba, Pianosa e Montecristo, Cerboli e Palombaia, che diventano il principato di Piombino. Genova approfitta della debolezza degli Appiani e nel 1401 tenta di occupare l’isola cingendo d’assedio le fortezze del Volterraio e di Montermarciale, ma la resistenza della popolazione unita agli aiuti provenienti da Piombino fa fallire l’impresa; sotto il principato di Piombino vengono nuovamente rafforzate le difese dell’isola, con la costruzione della Fortezza del Giove presso Rio. Alla metà del XV secolo riprendono le incursioni dei corsari tunisini (1442) e un nuovo tentativo di Genova, alleatasi con gli Aragonesi, di occupare l’isola fallisce grazie alla inespugnabilità del Volterraio. Durante il governo Jacopo IV Appiani (1501-1503) Cesare Borgia occupa il principato, ma alla morte di papa Alessandro VI tutto torna nelle mani degli Appiani, che si alleano prontamente con gli spagnoli.

(16)

16 Cosimo I de Medici, signore di Firenze, sogna lo sviluppo del suo dominio sul mare, sulle coste del Tirreno e soprattutto sull’Isola più grande, la quale, se ben amministrata, è di grande interesse economico soprattutto per i ricchissimi giacimenti di ferro; il Medici pensa di organizzarli e rilanciarli finanziariamente e conosce inoltre le altre ricchezze che l’Elba ha sempre offerto, come il granito, la pesca dei tonni, la pastorizia e la produzione dei vini. Quel momento tanto sperato sembra arrivare quando l’imperatore Carlo V chiede un grosso prestito a Firenze e il giovane Medici pretende come contropartita l’investitura sulla Signoria di Piombino; comincia a concretizzarsi il sogno di Cosimo, fare dell’Elba la punta avanzata della presenza navale fiorentina nel Tirreno, collegando la fondazione della città-fortezza di Cosmopoli con l’istituzione di un ordine militare. Rafforza le fortificazioni e affida all’architetto Giovambattista Bellucci, detto il “Sanmarino”, il progetto della costruzione nella baia di Portoferraio, di Cosmopoli, una piazzaforte costituita da tre bastioni fra loro collegati (forte Falcone, forte Stella e torre della Linguella). La nascita rapida e portentosa di Cosmopoli crea problemi strategici alla potenza francese, poiché la corte parigina capisce che di questa città-fortezza si avvantaggeranno i galeoni e le flotte commerciali di Spagna; anche Genova vede la rapida trasformazione di una sicura e tranquilla rada, meta nella quale i suoi capitani marittimi, di ritorno dai viaggi dall’Africa Settentrionale e dal Levante, hanno sempre potuto trovare rifugio, divenire rapidamente una delle più temibili roccaforti marittime nel Mediterraneo. L’ipotesi di Cosimo è quella di costruire una città-fortezza nel Tirreno somigliante sempre più agli approdi fortificati di Rodi, Candia e Malta, capisaldi cristiani sulle rotte levandine; dalla parte di terra viene costruito un insieme di baluardi difensivi che comprendono il Ponticello e il Fosso del Ponticello, con un piccolo bastione munito di batteria, un ampio fossato e un ponte levatoio. L’Elba viene ancora attaccata da Francesco I, re di Francia e nemico dell’imperatore Carlo V, alleatosi coi musulmani di Dragut: i paesi elbani sono nuovamente saccheggiati nel 1553, quando vengono distrutte tutte le comunità fortificate dell’isola e nel 1555, ma Cosmopoli riesce a resistere ad entrambi gli assalti. Jacopo V Appiani si rivolge all’imperatore, che riassegna il principato di Piombino agli Appiani, ma lascia l’Elba ai Medici; un secondo affidamento ai Medici è di nuovo interrotto dal nuovo re di Spagna, Filippo II e a Cosimo rimane Portoferraio e l’appalto delle miniere per 90 anni, a canone annuo di tredicimila ducati. Con la scusa di difendere il principato di Piombino dalle mire espansionistiche dei Medici, Filippo II manda la sua flotta all’Elba e ordina di costruire una piazzaforte spagnola a Longone (PortoAzzurro): all’inizio del Seicento

(17)

17 l’isola si trova dunque divisa in tre parti; i francesi assediano e conquistano la piazzaforte di Longone, ma quattro anni dopo gli Spagnoli se ne reimpossessano. Le lotte per la conquista dell'Elba continuano per tutto il secolo e gli elbani subiscono devastazioni, arresti e la demolizione di molte loro difese, come la Torre del Giove e le mura di Capoliveri.

Nel 1731 gli spagnoli sottraggono ai Medici le piazzeforti di Livorno e di Portoferraio; quest’ultimo viene di nuovo riunito al granducato di Toscana, assegnato ai Lorena dopo la morte di Gian Gastone de’ Medici e nel 1734 il presidio spagnolo del Longone passa al Regno di Napoli. L’interesse strategico di Portoferraio induce gli inglesi a chiedere, senza esito, al granduca Pietro Leopoldo di Lorena di acquistare la piazzaforte; il granduca facilita lo sviluppo mercantile della cittadina con la concessione di franchigie e fa costruire un faro davanti al Forte Stella. Sotto i Lorena l’isola si sviluppa nuovamente e nascono diversi centri costieri, tra cui un insediamento intorno al forte di Longone, Rio Marina e Marciana Marina. Nella primavera del 1796 Napoleone inizia la campagna d’Italia, sbaragliando uno dopo l’altro tutti gli eserciti che gli si fanno incontro; giunto a Pistoia manda le sue truppe ad occupare la città di Livorno per mantenerla in una neutralità forzata, poiché la flotta britannica usava quel porto come base per i propri movimenti. Come contromossa gli inglesi, che avevano sbarcato all’Elba un contingente di diciassette vele, con un corpo di sbarco di circa duemila uomini, gli impediscono di occupare anche Portoferraio; i britannici occupano tutta l’isola, fortificando le spiagge di Madiella e di Lacona, ristrutturando il bastione di San Giovanni Battista e istallando batterie di cannoni sul promontorio della Falconaia a Portoferraio e a Monte Albero; in seguito alle proteste del granduca Ferdinando di Lorena gli inglesi lasciano l’isola. Nel 1799 Napoleone proclama l’annessione della Toscana alla Francia e invia truppe per occupare Portoferraio; l’occupazione dell’isola rimane però solo parziale, a causa della presenza della flotta inglese. I francesi compiono rappresaglie contro la popolazione, a loro ostile, e saccheggiano Capoliveri; resisteva inoltre la piazzaforte napoletana di Longone grazie all’appoggio della popolazione e il comandante francese Monserrat, infine, messo sotto assedio a Portoferraio è costretto a restituire la città ai Lorena.

(18)

18 In seguito alla pace di Luneville ai francesi vengono ceduti tutti i possedimenti del Lorena e il re di Napoli cede inoltre Longone; il comandante di Portoferraio, De Fixon, rifiuta tuttavia di arrendersi, resistendo più di un anno e l’isola passa interamente alla Francia solo nel 1802. Il territorio viene diviso in sei municipalità con a capo un commissario generale e un consiglio amministrativo; in ogni municipalità si istituiscono scuole primarie gratuite dove è obbligatorio lo studio della lingua francese e ogni municipalità ha la sua parrocchia, affidata ad un curato che dipende dalla diocesi di Ajaccio; l’isola viene esentata dai diritti doganali ed è incentivata la creazione di una flotta mercantile. Si da impulso all’economia agricola cercando di modernizzare o creare ex novo le infrastrutture; si costruiscono opere pubbliche, soprattutto strade e si hanno buoni risultati nella produzione vinicola e viticola, buona anche la pesca e la produzione di sale marino. Nel 1803 in seguito alle nuove ostilità tra Francia e Inghilterra, vengono costruiti nuovi fortini per l’avvistamento navale; l’inverno del 1805 è molto difficile per l’Elba a causa di grandi fortunali che portarono grandi danni ai raccolti e per l’esplosione della santabarbara di forte Longone. Con la nascita del primo impero di Napoleone, il principato di Piombino con i possedimenti elbani viene assegnato alla sorella Elisa Bonaparte Baciocchi; sotto il suo governo si riesce a dare un nuovo impulso alle opere pubbliche, ma i problemi economici rimangono. A seguito della sconfitta di Lipsa (1814) Napoleone è costretto ad abdicare e, con il trattato di Fontainebleau, viene esiliato all’Elba, che insieme a Pianosa e Palmaiola costituisce un regno indipendente a lui assegnato. Napoleone sbarca nell’isola il pomeriggio del 4 maggio, accolto da una manifestazione di gioia e di tripudio irrepetibile: da ogni parte dell’Isola la gente arriva a Portoferraio e si riversa nella darsena, nelle piazze e nelle strade dell’antica Cosmopoli; tutti vogliono vedere da vicino l’uomo che ha dominato l’intera Europa e che ora il destino ha portato in questo piccolo lembo di terra circondato dal mare. La gran parte degli storici sostiene che Napoleone abbia scelto l’Elba sia per la sua posizione geografica, vicina alle coste italiane e alla Corsica e non

(19)

19 molto distante dalla Francia, sia per le maggiori risorse economiche del territorio ed infine, da un punto di vista squisitamente militare, per la facile difendibilità dell’Isola. Il Bonaparte suddivide l’isola in dieci comuni, cercando inoltre di riattivare i commerci e le industrie estrattive, ma la necessità di denaro lo spinge a tenere per sé i guadagni delle miniere ed aumentare le imposte fondiarie; la popolazione di Capoliveri si ribella e viene piegata solo con la minaccia delle armi. Napoleone apre la strada per Portolongone e inizia quella per Lacona; favorisce la modernizzazione dell’agricoltura e lo sviluppo della pesca, con la creazione di tonnare, ma soprattutto si occupa di rendere efficiente la sua guarnigione militare e la sua piccola flotta. Con il Congresso di Vienna il Granducato di Toscana, compresa l’Elba è assegnato nuovamente ai Lorena; nel giro di pochi anni l’apparato amministrativo francese viene smantellato e introdotto quello toscano e i comuni, per risparmiare sono ridotti a quattro (Marciana, Portolongone, Rio e Portoferraio), nonostante l’opposizione degli isolani. Il Granduca Leopoldo II si adopera per l’economia e incentiva l’agricoltura studiando dei piani per renderla autosufficiente, ma l’unico settore che ne trae vantaggio è la viticoltura; monopolizza tutte le miniere dell’Elba estromettendone i privati, che come risarcimento ottengono alcune concessioni (esenzione delle imposte fondiarie, franchigie doganali e riduzione del prezzo del sale). Allo scoppio della prima guerra d’indipendenza, diversi isolani prendono parte alla Battaglia di Curtatone e Montanara; la polizia del Granducato, per timore di insurrezioni, incomincia a imprigionare i sospettati e utilizza le isole dell’Arcipelago come luoghi di prigionia per i nemici dello stato: Francesco Domenico Guerrazzi nel 1848 viene rinchiuso nel Forte Falcone a Portoferraio. Nel 1851 venne creata la Regia cointeressata, una società per azioni mista fra pubblico e privato, che porta al massimo la produzione di ferro e vengono aperte nuove miniere a Calamita, a Capoliveri e a Terranera; il Granduca chiama a dirigere le miniere l’ingegnere tedesco Teodoro Haupt che porta diverse innovazioni, come la prima laveria per separare il minerale sterile a Rio Marina; in tutte le cave fa poi costruire pontili per l’imbarco e ferrovie a trazione animale a scartamento ridotto. Il ferro dell’Elba viene venduto in Francia, in Inghilterra e soprattutto negli Stati Uniti. Nel 1860 si vota l’annessione del Granducato di Toscana al Regno di Sardegna. L’Elba, in seguito all’annessione allo Stato Italiano, è privata di esenzioni e privilegi concessi dal Granduca e subisce una gravissima depressione economica, che spinge le amministrazioni locali a chiedere ripetutamente al Parlamento di porvi rimedio. Alla fine dell’Ottocento vengono introdotti collegamenti regolari tra Piombino e Livorno e Portoferraio, grazie a due

(20)

20 piroscafi e l’economia migliora, sebbene continuano a mancare gli investimenti per migliorare le infrastrutture obsolete rispetto a gran parte del paese; la nascita delle società di mutuo soccorso apre la strada ai primi sindacati operai: il primo sorge a Portoferraio, seguito subito da quella di Rio e di altri paesi. Nel 1882 i minatori scendono in piazza per protestare contro l’intenzione della Banca Generale, nuovo concessionario delle cave, di licenziare e ridurre i salari: l’avvenimento viene riportato sui più importanti giornali nazionali; il momento più drammatico è nel 1886 quando la polizia spara sulla folla che protestava e uccide due dimostranti a Capoliveri. Gli scioperi continuano e i lavoratori cominciano a organizzarsi e alla fine del secolo nascono le prime leghe degli operai soprattutto tra i minatori; sempre verso la fine del secolo i paesi rivieraschi, che in questi anni si sono ingranditi, chiedono di diventare autonomi rispetto ai paesi collinari da cui fino ad ora sono dipesi, così si assiste alla separazione di Rio Marina da Rio, di Marciana Marina da Marciana e di Capoliveri da Portolongone. La viticoltura viene colpita prima dall’oidio e poi dalla filossera e il danno economico subito causa una forte emigrazione; all’inizio del Novecento, Ubaldo Tonietti, concessionario delle miniere, e Pilade del Buono, prima capitano marittimo, poi industriale, fondano la società Elba con lo scopo di creare un impianto siderurgico per lavorare il ferro direttamente sull’isola; la società compra i terreni delle antiche saline di San Rocco e sul quel terreno costruisce lo stabilimento siderurgico di Portoferraio per la produzione della ghisa.

Nel 1907 lo scoppio di un altoforno provoca la morte di tre operai e il ferimento di altri e si assiste ad un primo sciopero, a cui ne seguono altri, fino a quello della durata di quattro mesi nel 1911, in seguito al mancato indennizzo delle famiglie degli operai morti, riportato dai giornali nazionali. Il triangolo geografico in cui esso si svolge,

(21)

21 costituito da Piombino, miniere elbane e Portoferraio, è però diversificato sul piano politico-sindacale: a Portoferraio è presente una forte componente proletaria di nuova formazione che non è ben guidata né perfettamente cosciente della propria forza e tantomeno dei propri limiti; nelle zone minerarie si forma una classe operaia fortemente divisa al suo interno tra piccoli proprietari terrieri metalliferi ed una classe operaia artigiana ed infine a Piombino si crea un’agguerrita frazione sindacalista.

Dietro queste forze in campo si muove la Confederazione del Lavoro, la Sinistra Istituzionale e gli Industriali. In questo scenario lo Stato rimane in una situazione “terza”, senza apparentemente interferire nella vicenda nella più pura concezione giolittiana; alla fine dei quattro mesi di sciopero e di serrate, quando gli operai dello stabilimento nella stragrande maggioranza aderiscono alle liste di adesione per la ripresa del lavoro, in realtà non ci sono dei perdenti. Lo stabilimento di Portoferraio comporta, come in tutti i centri antichi sottoposti a industrializzazione, l’uscita dalle antiche mura e la nascita degli insediamenti abitativi quali i quartieri del Ponticello, gli Altesi e gli Altesi nuovi che mutano il paesaggio urbano, ma fortunatamente non riescono ancora a influenzare l’architettura delle antiche fortificazioni cosimiane di Portoferraio. Con lo scoppio della prima guerra mondiale, lo stabilimento siderurgico di Portoferraio assume importanza strategica e molti operai vengono esentati dalla chiamata alle armi; la mattina del 23 maggio 1916 un sottomarino tedesco emerge nella baia di Portoferraio e comincia a cannoneggiare gli altiforni e le ciminiere. Due coraggiosi coniugi Giuseppe Tonietti e Marisa Monti che abitano a Punta Pina sparano sull’equipaggio: ci sono seri danni e due marinai del piroscafo Teresa Accame muoiono; sulla rotta del ritorno il sommergibile affonda il piroscafo Washington a largo di Palmaiola senza provocare vittime. Dopo la fine della guerra la crisi economica e la disoccupazione colpiscono in modo drammatico l’isola e ricominciano le agitazioni, soprattutto nei centri minerari; la società Elba minaccia di chiudere gli altiforni e le miniere a causa della mancanza di carbon coke sul mercato e per l’alto prezzo della manodopera; seguono poi licenziamenti di massa e vari scioperi, che portano anche a scontri con la polizia con spari e arresti.

Il 7 settembre del 1920 gli operai occupano lo stabilimento per un mese; nel giugno del 1921 la società chiude temporaneamente e licenzia tutte le maestranze. Nello stesso periodo anche all’Elba iniziano i primi scontri tra gli anarchici, i socialisti e il crescente

(22)

22 movimento fascista; anche a Portoferraio e in altre città nascono le sezioni dei fasci di combattimento, ci sono arresti e carcerazioni. Alla fine della seconda guerra mondiale, dopo l’armistizio di Cassibile i tedeschi bombardano il 16 settembre 1943 Portoferraio, distruggendo lo stabilimento siderurgico; il giorno dopo i paracadutisti tedeschi costringonoro alla resa le truppe italiane e occupano l’isola.

Il 22 settembre sulla rotta usuale che le navi effettuano verso la punta del Cavo per raggiungere Portoferraio, all’altezza della baia di Nisporto, un sommergibile inglese silura il piroscafo civile Sgarallino, scambiato per una nave militare, che si spezza in due tronconi colando rapidamente a picco e trascinando in fondo al mare circa trecento passeggeri. Dopo nove mesi di occupazione, l’Alto comando alleato libera l’isola con l’Operazione Brassard, il 16 giugno del 1944: una divisone di fanteria coloniale francese, sbarcata sulla spiaggia di Marina di Campo, si impadronisce della parte occidentale dell’isola e poi occupa Marciana, Poggio e Marciana Marina; le truppe francesi, composte soprattutto da militari senegalesi, impiegano tre giorni per completare l’occupazione e compiono violenze e razzie anche contro la popolazione civile. Lo stabilimento siderurgico distrutto non viene ricostruito; le miniere vengono sfruttate ancora fino agli anni ottanta e diventano successivamente luoghi di attrazione turistica.

(23)

23

1.2 La dinamica storica dei flussi turistici

A partire dagli anni ’50 si assiste a una ridistribuzione delle presenze turistiche in Toscana. Mentre precedentemente, infatti, le province di Lucca e di Massa Carrara assorbivano i flussi turistici più consistenti, in quanto mete turistiche già da tempo affermate, dalla metà del secolo, forse anche a causa di una diminuzione dell’attrattività esercitata da queste località per l’ormai raggiunto livello di saturazione, i flussi turistici tendono ad orientarsi verso nuove aree di sviluppo turistico recente, collocate all’interno delle province di Livorno e Grosseto.

Province 1950 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985

Massa 10% 12% 23% 20% 14% 14% 12% 11%

Lucca 75% 65% 65% 48% 38% 38% 38% 22%

Livorno 11% 15% 15% 19% 30% 30% 30% 41%

Grosseto 4% 8% 8% 13% 25% 18% 18% 26%

Tab. Composizione delle presenze turistiche balneari nelle province costiere

Questa tendenza va progressivamente affermandosi a partire dagli anni ’60, quando la provincia di Livorno fa registrare sempre maggiori incrementi, grazie soprattutto all’importanza crescente rivestita dalle isole dell’arcipelago e dell’Isola d’Elba in particolare, assumendo un ruolo di leader rispetto alle altre province toscane a vocazione balneare.

Per un’analisi dettagliata dei flussi turistici che interessano l’Isola d’Elba appare opportuno, anziché limitarsi ad esaminare la situazione attuale, soffermarsi a considerare anche la tendenza che si è andata progressivamente affermando dalla nascita del turismo sull’isola fino alla sua raggiunta maturità. I dati forniti dall’APT dell’Arcipelago Toscano e dalla Provincia di Livorno ci permettono di analizzare la dinamica turistica dell’isola dal 1955 in poi evidenziandone, quindi, le fasi di sviluppo; in particolare, si è ritenuto opportuno raggruppare i dati relativi al periodo 1955-1990 ad intervalli di cinque anni, mentre per il periodo più recente (1991-2002 e 2003-2012) si è preferito ridurre questo lasso di tempo ad un solo anno, in modo da fornire un quadro più dettagliato della tendenza attuale.

(24)

24 Come risulta evidente dal grafico sotto riportato, a partire dagli anni ’50 i flussi turistici, dapprima rappresentati da un numero relativamente limitato di persone (appena 58038 le presenze rilevate sull’isola nel 1954) manifestano una forte tendenza all’incremento.

A partire dal 1955 viene infatti calcolata una costante crescita delle presenze turistiche che ad intervalli di tempo di 5 anni, fanno registrare incrementi piuttosto consistenti soprattutto all’inizio del periodo considerato ( + 279.6 % nel 1955-1960) e mantenendosi, comunque , tra il 70 e l’80 % fino al 1975. Secondo le statistiche fornite dall’Apt i flussi risultano composti in parti uguali da italiani e stranieri, con netta prevalenza di Tedeschi(40%), seguiti da Inglesi (20%), Svizzeri (15%) e Francesi (10%). Solo il restante 15% è costituito da turisti di altra provenienza. Per quanto riguarda la ricettività la scelta è indirizzata, almeno in un primo momento, prevalentemente verso l’offerta alberghiera, che supera nettamente quella extra alberghiera, costituita in prevalenza da affittacamere. In seguito nonostante il costante aumento del numero degli alberghi, già passati dai 25 del 1955 ai 52 del 1960, il divario fra le due componenti dell’offerta ricettiva si è notevolmente ridotto, fino a veder prevalere, a partire già dal 1960, proprio le strutture extra alberghiere.

A partire dal 1975 l’incremento, pur rimanendo su livelli piuttosto alti (intorno al 40 %) manifesta una tendenza al rallentamento, che diventa ancora più evidente nel periodo 1980-1985, quando l’aumento di presenze viene calcolato intorno all’11,7 %, per arrivare addirittura ad una leggera flessione nei primi anni ’90. Ancora una volta ad essere preferite sono le strutture alberghiere che costituiscono, ormai, una parte molto rilevante dell’offerta turistica, anche se campeggi e strutture extra alberghiere

0 50000 100000 150000 200000 250000 1955 1960 1965 1970 1975 1980 1985 1990

(25)

25 continuano a rivestire un ruolo molto importante, soprattutto per la clientela straniera. La composizione dei flussi vede, rispetto al periodo precedentemente considerato, un forte incremento degli stranieri, fra cui i Tedeschi continuano a rappresentare la componente maggiore. Gli anni ’90 rappresentano un momento di stasi per l’economia turistica elbana, che riesci a far registrare incrementi inferiori rispetto al decennio precedente, vediamo quindi più accuratamente come si sono evoluti i flussi turistici durante questo periodo.

All’isola d’Elba abbiamo circa 2.050.955 presenze di turisti nel 1991 per passare alle 3.048.976 del 2002 con un incremento complessivo del 48,66 % , dato che riassume la tendenza di lungo periodo istaurata nel decennio osservato: solo tra il 1995 e il 1996 abbiamo un piccolo calo dello 0,77 %, e tra il 2001 ed il 2002 un calo più consistente del 4,49 % . Nel 1991 si rileva un 23,63% di presenze di stranieri sul totale , il comune che registra il maggior numero di presenze è Campo nell’Elba con 664.626 , seguito da Capoliveri con 495.393, e altro dato molto importante nei soli mesi di luglio e agosto si hanno più del 50% delle presenze annuali. Nel 1992 si assiste ad un incremento del 7,33 % equamente distribuito tra italiani e stranieri, i mesi di luglio e agosto continuano ad avere più del 50% rispetto agli altri mesi , in calo le presenze a Campo nell’Elba (426.492 ), diventa Capoliveri la meta dell’isola più ambita con 748484 presenze, seguita da Portoferraio con 583.613. L’anno successivo registra un piccolo incremento del 1,24 % nelle presenze totali, ma un riduzione nelle presenze degli stranieri del 3,81% , compensato dal più forte afflusso di italiani (+ 2,7 %), Capoliveri mantiene il primato con 721.030 nei confronti degli altri comuni.

Il 1994 vede un aumento complessivo del 8,17% attribuibile ad un’ottima “annata” per i movimenti stranieri che aumentano del 34,43% superando il mezzo milione di presenze, la componente italiana aumenta molto meno con un + 0,9%. Il 1995 conferma, le tendenze in atto dall’anno precedente: l’incremento complessivo delle presenze si attesta sul 10,79 % ; l’incremento delle presenze straniere è del 28,16 %, che in due anni passano dalle 482.907 del 1993 alle 832.009 del 1995. Il comune di Capoliveri continua a fare la parte del leone con 906.193 presenze, mentre il divario tra Portoferraio e Campo nell’Elba è sempre più piccolo : 584.336 contro 547.804 presenze annuali. La componente della stagionalità dei flussi è ancora molto forte, le presenze infatti continuano ad essere concentrate nei mesi di luglio e agosto.

(26)

26

1991 2002

Comuni Totale Totale Δ %

Campo Elba 664626 639046 -3,85 Capoliveri 495933 905348 82,55 Marciana 163832 253600 54,79 Marciana M.na 83735 138009 64,82 Porto Azzurro 118260 212707 79,86 Portoferraio 391375 639809 63,48 Rio Marina 88311 140121 58,67 Rio nell’Elba 44883 120336 168,11 Isola d’Elba 2050955 3048976 48,66

Tab. Presenze all’Isola d’Elba ( variazioni 1991-2002)

Il forte incremento dei due anni precedenti, viene in parte “ripagato” nel 1996, con una flessione generale nell’isola del – 0,77%, che si concentra tutta nella domanda italiana: questa componente flette infatti del –6,31 % nelle presenze. Questo calo permette inoltre di attenuare leggermente il fenomeno della stagionalità che vede così nei mesi di luglio e agosto il 55,33 % delle presenze. Il 1997 segna un pieno recupero dell’ anno precedente, infatti l’incremento complessivo si attesta sul + 2,12 %, con una caratteristica inversione di tendenza rispetto all’ andamento del 1995: quest’anno sono gli stranieri a segnare una flessione (– 9,16 % delle presenze), mentre gli italiani recuperano la perdita con un + 7,13 %. Il 1998 è l’anno “ record “ per l’isola e per tutto l’arcipelago Toscano riguardo all’aumento delle presenze: + 11,39 %. Gli aumenti sono distribuiti tra italiani e stranieri : + 13,10 % per gli italiani, + 7,60 % per gli stranieri .

(27)

27 Sono ancora i mesi di luglio e agosto ad ottenere il 54,88 % delle presenze ed il comune di Capoliveri ad avere il massimo con 878.902 .Il motivo di questo risultato è, a mio parere, da ricercarsi nel fatto che nel 1998 c’è stato il conflitto nella ex Yugoslavia, e questo evento tragico , ha dirottato una parte dei turisti , che solitamente sceglievano la costa di quel paese verso l’isola d’Elba. Il 1999 conferma sostanzialmente l’ aumento che si è avuto nell’anno precedente, con un maggiore incremento delle presenze straniere ( + 13,10 %), mentre gli italiani registrano una flessione del – 1,21 % , per il resto sia per quanto riguarda la stagionalità, sia per quanto riguarda la supremazia in termini di presenze di un comune rispetto agli altri tutto resta sostanzialmente immutato. Il 2000 si chiude con andamento soddisfacente, aumentando gli arrivi e le presenze , sia in riferimento al turismo italiano, che a quello estero. Le presenze si attestano a quota 3.087.122 (+ 1,20 % rispetto all’anno precedente ), con incrementi in ambedue gli ambiti ( italiani + 0,43 % e stranieri + 2,86 %). Il soggiorno medio si attesta su 6,3 giorni pro-capite e la componente di stagionalità continua ad essere molto accentuata. Anche il 2001 registra un incremento rispetto all’anno precedente nelle presenze (+ 3,40 % ). Il soggiorno medio si attesta a 6,4 giornate pro – capite, in leggero aumento rispetto al 2000; gli arrivi raggiungono quota 498.724 di cui 329.617 italiani e 169.107 stranieri. Analizzando i dati a livello comunale , si rileva una lievissima flessione, di tipo fisiologico, degli arrivi nei comuni di Campo nell’Elba e Portoferraio (1, -1,5%circa circa) ampiamente compensata dall’aumento sia delle presenze che del soggiorno medio. Il comune di Marciana presenta un saldo negativo sia negli arrivi che nelle presenze –2,5 e –1,6 %) come conseguenza di un deficit iniziato a primavera, con clima non favorevole, e che , nonostante il buon andamento della stagione estiva, non è

1500000 2000000 2500000 3000000 3500000 1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 1998 1999 2000 2001 2002 Grafico flussi turistici isola d'Elba 91-2002

(28)

28 stato completamente riassorbito. Il resto dei comuni presenta andamento più che soddisfacente tanto che, comuni a più lunga tradizione turistica registrano

Tab. Flussi turistici Arcipelago Toscano anni 1991-2002 ripartizione mensile

un incremento sia negli arrivi che nelle presenze (Porto Azzurro : +2.832 arrivi; +31.092 presenze; Capoliveri : +5.402 arrivi; + 27.903 presenze; Marciana Marina + 701 arrivi; +10950 presenze), i comuni turisticamente più nuovi sviluppano nel 2001 la propria capacità attrattiva (Rio Marina : +2.921 arrivi; +16.938 presenze; Rio nell’Elba

1991 1992 1993 1994 1995 1996 1997 Gennaio 4473 6733 4784 5031 4554 4209 8507 Febbraio 3852 3893 5077 4337 2100 3813 7565 Marzo 26358 13271 15192 13343 13338 18704 41068 Aprile 76429 79188 86459 86084 111827 109987 85344 Maggio 140960 136489 156282 184886 160494 225527 265196 Giugno 281566 311887 315153 322769 428622 412572 401150 Luglio 547862 571169 570128 586122 716348 665473 636499 Agosto 568598 705963 734243 776448 825245 801038 821835 Settembre 288120 320986 282910 348860 335090 322166 371407 Ottobre 86297 39578 46926 67353 66266 72406 56466 Novembre 20293 5816 5870 7408 115 9197 5043 dicembre 6147 6320 5622 8023 6832 5099 6314 Totale 2050955 2203285 2228646 2410664 2670831 2650191 2076394 1998 1999 2000 2001 2002 Tot.91-02 % 91-02 Gennaio 4226 3990 4965 4568 4011 60051 0,19 Febbraio 5599 6558 4927 5254 5675 58650 0,18 Marzo 20752 19714 17887 19137 40545 259309 0,80 Aprile 115784 98382 157403 140115 109770 1256772 3,88 Maggio 237923 261209 217086 236157 297441 2519650 7,78 Giugno 481320 484003 564390 581890 513300 5098622 15,73 Luglio 743013 786236 745454 764193 755514 8088011 24,96 Agosto 911454 867699 861772 910013 901096 9685404 29,89 Settembre 417587 417087 453963 450582 354983 4363741 13,47 Ottobre 66860 87841 81321 94868 75712 841894 2,60 Novembre 5782 11650 6842 9646 10052 97714 0,30 dicembre 4298 6110 5526 5306 7888 73485 0,23 Totale 3014598 3050479 3121536 3221729 3075987 32403303 100,00

(29)

29 + 1.497 arrivi; + 12.977 presenze) nei confronti di una domanda turistica forse alla ricerca di vacanze più tranquille, in luoghi ad alta conservazione ambientale. Il 2002 sicuramente non è un anno positivo per il turismo Elbano, per la prima volta si registra un flessione nelle presenze di ben – 4,49 punti in percentuale. Da un totale di 3.192.235 di presenze del 2001 si passa ad un totale di 3.048.976 del 2002, da 498.724 arrivi del 2001 si passa a 472.936 arrivi del 2002, con la presenza media di 6,4 giorni. A livello comunale abbiamo una riduzione del 5% a Capoliveri, una riduzione del 2,4 % a Campo nell’Elba, del 4,8 % a Portoferraio.

Continuando la nostra analisi, e osservando i dati a disposizione, possiamo notare che i flussi turistici dal 2003 al 2012 presentano un andamento piuttosto altalenante, diversamente da quello che è stato il trend degli anni precedenti.

Nel 2003 la presenza dei turisti, sia italiani che stranieri, all’Isola d’Elba è di 3003115, mostrando una diminuzione del -1,5% rispetto all’anno precedente; sono i comuni di Capoliveri, Porto Azzurro, Rio Marina e Rio Elba a manifestare un calo nel confronto con il 2002, mentre gli altri Paesi presentano un flusso positivo. Anche nel 2004 notiamo un decremento del -11,3% con un totale di turisti presenti sul territorio elbano di 2698494, ma la differenza rispetto all’anno precedente è rappresentata dal fatto che tutti i comuni mostrano un calo a confronto con il 2003.

Nel 2005 osserviamo una leggera ripresa con un totale di turisti sia italiani che stranieri di 2816667, evidenziando quindi, un incremento del 4,2% rispetto al 2004; il trend positivo viene confermato anche l’anno seguente, il 2006, con un aumento del +8,6 %. E’ il comune di Capoliveri a presentare il maggior numero di presenze con un totale di

2300000 2400000 2500000 2600000 2700000 2800000 2900000 3000000 3100000 3200000 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Grafico flussi turistici Isola d'Elba 2003-2012

(30)

30 883689, seguito da Marina di Campo con 724199; sono però tutti i Paesi del territorio elbano a evidenziare un andamento positivo rispetto al biennio precedente. Nel 2007 invece abbiamo nuovamente una diminuzione dei turisti con un calo del -3,97%; sono solamente i comuni di Marciana Marina e Rio Marina, che contrariamente alla tendenza negativa degli altri Paesi, mostrano rispettivamente un incremento delle presenze sia di italiani che di stranieri di 2,1% e di 9,1%. Nel 2008 continua il trend negativo dei flussi turistici iniziato l’anno precedente con un ulteriore decremento del -7,78%; la differenza rispetto al 2007 sta nel fatto che solamente a Marciana osserviamo un totale di presenze in linea l’anno passato, mentre tutti gli altri Comuni del territorio dell’Isola evidenziano una diminuzione dei turisti. Il 2009 presenta una leggera flessione rispetto al 2008 con un totale di presenze di 2714484 e quindi con solamente un decremento del – 1,26%; Portoferraio, Capoliveri e Rio Elba vedono incrementare il numero totale di turisti nei confronti dell’anno precedente, mentre gli altri comuni, anche se in misura ridotta rispetto al biennio precedente, mostrano una riduzione delle presenze. Il 2010 si mantiene tendenzialmente in linea con l’anno passato, con un totale di turisti sia italiani che stranieri di 2701308; il comune con il maggior numero di presenze è Capoliveri con 886407, seguito da Portoferraio con 579168; sono questi i due paesi dove osserviamo un maggior incremento di turisti rispetto al 2009.

2003 2012 Δ%

COMUNI TOTALE TOTALE MARINA DI CAMPO 659418 525132 -25,6% CAPOLIVERI 842046 876238 +3,9% MARCIANA 260197 229902 -13,2% MARCIANA MARINA 144363 110286 -30,9% PORTO AZZURRO 196431 154458 -27,2% PORTOFERRAIO 655221 545375 -20,1% RIO MARINA 131319 97480 -34,71% RIO ELBA 114120 57341 -99,01% ISOLA D’ELBA 3003115 2596212 -17,8% Tab. Presenze all’Isola d’Elba ( variazioni 2003-2012)

(31)

31 Nel 2011, grazie ai dati a nostra disposizione, possiamo osservare un incremento dei flussi di +3,5% con un totale di turisti sia italiani, che stranieri di 2799128; a livello comunale notiamo che Capoliveri è il paese con il maggior numero di presenze con un totale di 897863, seguito da Portoferraio con 589792 e da Marina di Campo con 589094. Anche Marciana Marina e Rio Marina mostrano un aumento dei turisti rispetto al 2010, mentre Marciana e Porto Azzurro evidenziano una leggera diminuzione.

Nel 2012 il totale delle presenze è di 2596212 con una diminuzione del -7,8% rispetto al 2011; l’unico comune dell’Isola d’Elba che riesce a mantenere i numeri dell’anno passato è Porto Azzurro, mentre in tutti gli altri paesi, anche a Capoliveri, abbiamo una riduzione di turisti, sia italiani che stranieri.

Il motivo dell’andamento non esaltante di questo ultimo periodo risiede, a mio parere , in parte nel fatto che l’economia di molti paesi è in una situazione di stagnazione, sia paesi a livello europeo dai quali proviene la gran parte dei turisti stranieri all’Elba, sia a livello nazionale dove gli ultimi anni sono stati caratterizzati da gravi difficoltà economiche; un altro motivo potrebbe essere legato anche alle condizioni climatiche, le quali hanno turbato l’andamento turistico in tutta la regione ed in particolar modo l’isola d’Elba che è stata teatro di due alluvioni: una nel 2002 ed un’altra molto più catastrofica e recente nel novembre del 2011 che ha colpito soprattutto Marina di Campo e la costa occidentale dell’Isola.

Il repentino mutamento dell’economia elbana e la sua conversione da un passato estrattivo-siderurgico (se pur per breve tempo ) ed agricolo al settore turistico, che come si è visto, occupa attualmente una posizione preminente nelle attività produttive isolane, non è avvenuto senza ripercussioni. Per prima cosa possiamo dire che il turismo è divenuto nell’arco di pochi decenni, il settore in cui una vasta parte della popolazione attiva è impiegata, sebbene per molti si tratti di occupazione a carattere stagionale. Esiste inoltre il problema dell’impatto ambientale che l’isola ha subito con l’intensificazione dei flussi turistici. L’Elba infatti passa, nel giro di poco tempo da 29.000 abitanti a 200.000 con conseguenti disagi a livello di servizi, si pensi all’emergenza idrica, al traffico, allo smaltimento dei rifiuti e dei reflui.

L’Elba rappresenta una forte attrattiva per le sue bellezze naturali più che per servizi e altre offerte particolari ed è chiaro come una così intensa stagione turistica, con moltissime presenze concentrate in un breve lasso di tempo, non sia sostenibile da un

(32)

32 punto di vista ambientale. Dagli anni ’80 in avanti, inoltre si sono susseguite iniziative a favore della tutela dell’ambiente e molte di esse sono diventate norme e leggi, a livello nazionale ed europeo, non sempre incisive, poiché dipendenti da altre sfere sulle quali non hanno il potere di agire, ma pur sempre cogenti. Pare evidente dunque che, parte per disposizioni di legge, parte per la salvaguardia dell’Elba, del suo territorio e della sua stessa economia è necessario puntare su un turismo sostenibile; un turismo cioè che l’isola sia in grado di “sopportare” senza che le sue ricchezze naturali ne vengano sminuite.

In uno studio (svolto da docenti universitari) per il Piano Paesistico dell’Elba si parla di un “turismo pluristagionale distribuito quindi nello spazio isolano e nel tempo, quello delle stagioni, nella diversità delle motivazioni della visite e che offre numerosi vantaggi …”, fra questi si cita il fatto che si eviterebbe la pressione non sostenibile della presenza turistica , concentrata nei mesi estivi; si ridistribuirebbero i redditi del turismo in tutto il territorio, si diversificherebbe e riqualificherebbe l’offerta . Si fa cenno alla ricchezza storica e culturale dell’isola, si propongono anche turismi naturalistici, congressuali, culturali e la riscoperta delle antiche tradizionali risorse elbane.

1.3 Le strutture ricettive

Per poter analizzare lo sviluppo del Turismo all’Elba e quindi per studiare come si sono evolute nel corso del tempo quantitativamente e qualitativamente le strutture ricettive, può essere utile confrontare la realtà dell’isola con quello del contesto di tutta la Provincia Livornese, provincia che dispone di un patrimonio ricettivo notevole , infatti è seconda ( in tutta la regione Toscana) solo alla provincia di Firenze per numero di posti letto.

Nel periodo post bellico a causa della situazione disastrosa che la guerra aveva provocato nel patrimonio immobiliare urbano, e quindi per il lento processo di ricostruzione il turismo nella provincia, stenta a decollare, le strutture ricettive presenti nel capoluogo di Livorno solo solamente quattro alberghi di III categoria e nel resto della provincia abbiamo ben poco d’altro. Nel 1955 si contano 131 strutture con 3831 posti letto, ed è da sottolineare il fatto che ben pochi (solo l’11%) effettuano

(33)

33 apertura stagionali, a dimostrazione del fatto che ancora non c’è una vera e propria vocazione turistica della zona. Al contrario di quanto avveniva in Versilia, dove avevamo già un tipo di attività con carattere più capitalistico, l’attività è essenzialmente di tipo familiare, è in questo periodo che all’Elba si iniziano a vedere i primi fermenti dell’attività e quindi si iniziano a costruire le strutture necessarie per lo svolgimento della stessa. Dal 1961 al 1970 si passa , nella provincia da 206 a 293 esercizi e da 6510 a 12925 posti-letto e all’Elba da 57 a 153 esercizi e da 2293 a 7319 posti-letto , notiamo quindi che in questo periodo non solo è più che raddoppiato il numero degli esercizi presenti sull’ isola , ma è anche aumentata la percentuale delle strutture Elbane rispetto al totale della Provincia Livornese, che passa dal 36% a più del 50%. Anche nel periodo che va dal 1970 al 1980 si sono avuti incrementi nel numero delle strutture esistenti sia nella Provincia , che sull’isola d’Elba fino ad arrivare 333 nel totale e 195 in particolare.

1980 1984 1990 1992 1997

Es. P.L. Es. P.L. Es. P.L. Es. P.L. Es. P.L. Provincia 333 16440 406 18985 319 20585 367 21550 368 26570 Elba 195 10412 216 11648 201 12624 208 13342 205 16039 % Elba/LI 58,6 63,8 53,2 61,3 63,0 61,3 56,7 61,9 55,7 60,4

Tab. numero esercizi e posti letto anni ’80 e ‘90 Elba e provincia di Livorno

Come si può vedere dalla tabella, nel corso degli anni ’80 il trend orientato alla crescita si mantiene sia per la provincia che per l’Elba, ma solo fino al 1984, infatti successivamente notiamo che cala il numero degli esercizi sia nella provincia che all’Elba, mentre il numero dei posti letto continua ad aumentare, fenomeno che continua anche nel corso degli anni novanta. Questa evoluzione che si è avuta nel corso degli anni è dovuta, per quanto riguarda il forte incremento che si è avuto fino agli anni ottanta , al fatto che il turismo che prima era necessariamente un fenomeno di elite, è finalmente diventato un fenomeno di massa; per quanto riguarda invece il periodo successivo nel quale l’incremento nel numero delle strutture alberghiere si ferma ed anzi si rileva una flessione contrapposta all’ aumento dei posti-letto, abbiamo l’aumento delle dimensioni medie delle strutture dovuto anche la nascita delle Residenze Turistico Alberghiere che sono in grado di offrire un numero di posti letto superiore. Per quanto

Figura

Tab.  Composizione delle presenze turistiche balneari nelle province costiere

Riferimenti

Documenti correlati

Finally, we acknowledge the enduring support for the construction and operation of the LHC and the CMS detector provided by the following funding agencies: the Austrian Federal

Con il Progetto Diamante vogliamo promuovere una nuova cultura sportiva e di sostegno allo sport, superando le tradizionali modalità di sponsorizzazione e realizzando un

Il progetto nasce dall’esigenza di riunire gli alunni di Scuola Secondaria di I grado per gruppi di alunni di classi parallele e/o in verticale, al fine di

➢ L’alunno si orienta nello spazio circostante e sulle carte geografiche, utilizzando riferimenti topologici e punti cardinali.. LINGUAGGIO DELLA GEO-

Il progetto è stato realizzato dall’Associazio- ne La nostra Comunità, fortemente voluto dal- le famiglie, dai volontari, dagli operatori e so- stenuto dalla Fondazione De Agostini

L’implementazione della carta del 1962 e di quella del 1985 su piattaforma GIS ha permesso di utilizzare la cartografia già in formato vettoriale Corine Land Cover sia nella

I beneficiari di voucher intervistati sono stati infine invitati a esprimere una valutazione sia sui servizi offerti dalla struttura di coworking nella quale hanno svolto il

Progetto “La Sicilia è il tuo futuro - Competenze, organizzazione, reti per un nuovo sistema dei CPI in Regione Siciliana”.. Training motivazionale per aumentare la responsabilità