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Industrie Creative e Turismo: il caso dell’Arte Contemporanea in Sicilia

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Academic year: 2021

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Indice

1. DAL TURISMO CULTURALE AL TURISMO CREATIVO 9

1.1.ORIENTAMENTO ATTUALE DEL TURISMO 9

1.2.EVOLUZIONE DEL TURISMO CULTURALE 11

1.3.IL SETTORE CULTURALE IN ITALIA 19

1.3.1.IL VALORE ECONOMICO E SOCIO-POLITICO DEL TURISMO CULTURALE 24

1.3.2.IL TURISTA CULTURALE IN ITALIA 27

1.3.3.LE CIFRE DEL TURISMO CULTURALE ITALIANO 31

1.3.4.LA SPESA DEI TURISTI NELLE CITTÀ D’ARTE. 40

1.4.L’INDUSTRIA CREATIVA 46

1.4.1.IL PROFILO DEL SETTORE CREATIVO IN ITALIA 55

1.4.2.L’INDUSTRIA CREATIVA IN ITALIA 58

1.5.IL TURISMO CREATIVO 64

1.5.1.SOSTENIBILITÀ E VALORIZZAZIONE TERRITORIALE DEL TURISMO CREATIVO 70

1.5.2.DOMANDA E OFFERTA DEL TURISMO CREATIVO 72

1.5.3.LE SFIDE DEL TURISMO CREATIVO 77

1.5.4.REALTÀ CREATIVE ITALIANE 79

2. ARTE CONTEMPORANEA E NUOVE FRONTIERE DEL TURISMO CREATIVO 85

2.1.L’ARTE CONTEMPORANEA DAGLI ANNI SESSANTA AD OGGI 85

2.2.ARTE CONTEMPORANEA TRA GLOBALIZZAZIONE E DEMOCRATIZZAZIONE 89

2.2.1.AFFORDABLE ART FAIR 96

2.3.IL SISTEMA ISTITUZIONALE DELL’ARTE CONTEMPORANEA 98

2.3.1.IL PUBBLICO DELL’ARTE CONTEMPORANEA 102

2.3.2.IL MERCATO 104

2.4.ARTE CONTEMPORANEA COME ELEMENTO DI ATTRATTIVITÀ TURISTICA 112

2.4.1.MUSEI E MOSTRE 116

2.5.2.LE FIERE 122

2.5.3.CONCEPT HOTEL CREATIVI E CONTEMPORANEI 126

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2.5.5.ARTESELLA 136

2.5.6.GIARDINO DEI TAROCCHI 139

2.5.7.LANZAROTE 143

3. LA SICILIA CREATIVA E CONTEMPORANEA. 149

3.1 – Contesto Attuale del Turismo Siciliano 148

3.2.LE DESTINAZIONI CREATIVE E CONTEMPORANEE IN SICILIA. 153

3.3.GIBELLINA. 155

3.3.1.LE CREAZIONI CREATIVE E CONTEMPORANEE. 158

3.3.2.IL CRETTO 160

3.3.3.IL MUSEO CIVICO D’ARTE CONTEMPORANEA. 163

3.3.4.DI.GIB.ART. 164

3.3.5. LA FONDAZIONE ORESTIADI. 166

3.3.6.LA RETE MUSEALE E NATURALE BELICINA. 170

3.3.7. BELICE/EPICENTRO DELLA MEMORIA VIVA 171

3.4.FAVARA 173

3.4.1.FARM CULTURAL PARK 175

3.5.FIUMARA D’ARTE 184

3.6.L’IMPEGNO NEL SETTORE CREATIVO IN SICILIA 188

3.7.ACCESSIBILITÀ,CONSISTENZA RICETTIVA E FLUSSI TURISTICI 194

3.8.SETOUCHI ART FEST A NAOSHIMA 211

3.9.TURISMO CREATIVO: UNA NUOVA OFFERTA PER IL TURISMO SICILIANO 216

3.10.QUADRO AMMINISTRATIVO DEL TURISMO SICILIANO 219

3.11.APPROCCI E STRATEGIA PER L’OFFERTA CREATIVA IN SICILIA 221

3.12.NETWORK 225

3.13.PROMOCOMMERCIALIZZAZIONE 227

3.14.COOPERAZIONE TRA I DUE SETTORI 229

CONCLUSIONI 233

BIBLIOGRAFIA 235 SITOGRAFIA 241

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INTRODUZIONE

In   anni   recenti,   il   Turismo   cosiddetto   “Creativo”   (Richards,   2000),   ossia   il turismo  culturale  “evoluto”  e  legato  alla  scoperta  e  all’esperienza  diretta  della   produzione di cultura contemporanea, ha sperimentato un forte sviluppo attirando   l’attenzione   di   molte   città   e   territori   che   si   sono   rapidamente   attrezzati per posizionarsi come destinazioni creative.

Le  città  del  design  e  della  moda,  i  luoghi  dell’arte  contemporanea,   i  territori   dell’artigianato,   gli   spazi   architettonici   monumentali   condivisi,   i   distretti   del   “Made   In”   sono   solo   alcuni   dei   centri   del   turismo   creativo,   un   turismo esperienziale,   autentico,   innovativo,   ecosostenibile,   e   che   “offre   ai   visitatori   l’opportunità   di   sviluppare   il   loro   potenziale   creativo   attraverso   l’attiva   partecipazione a corsi ed esperienze di apprendimento che sono caratteristiche della meta turistica in cui si  trovano”1.

Obiettivo   primario   dell’elaborato   è   di   analizzare   come   i   recenti   sviluppi   dell’arte  contemporanea  abbiano  contribuito  a  rilanciare,  in  termini  di  offerta   turistica,   l’immagine   e   l’innovazione   di   molte   destinazioni   modificandone la percezione agli occhi del turista post-moderno, sempre più esigente e attratto dal desiderio di vivere esperienze coinvolgenti e arricchenti che lo mettano a stretto contatto con la realtà locale.

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A questo primo scopo, di natura descrittiva, ne segue uno di carattere propositivo, ossia esplorare come le potenzialità del turismo creativo unite alla   progettualità   legata   all’arte   contemporanea   potrebbero   favorire   lo   sviluppo di nuovi flussi turistici in Sicilia, dove il fervido sviluppo di realtà e attività   creative   legate   all’arte   visiva   lavorano,   da   sempre,   all’ombra   della   ribalta mediatica, senza mai essere riuscite ad attrarre settori economici che le  definiscano  come  un  valore  aggiunto  dell’offerta  turistica  tradizionale  della   regione, ancora legata al turismo Heritage, naturale-paesaggistico e balneare di massa.

Il primo capitolo presenta i fenomeni del turismo culturale e del turismo creativo e il loro sviluppo sia da un punto di vista diacronico, con l’individuazione   delle   diverse   fasi   storiche   del fenomeno turistico, sia da un punto di vista sincronico, con riferimento alla situazione attuale delle categorie turistiche di riferimento. In particolare, la trattazione si articola in: una  prima  parte,  dedicata  all’identificazione  delle  origini  e  dello sviluppo del turismo culturale europeo; una seconda parte riservata al turismo creativo propriamente detto; una terza parte di approfondimento sulla relazione tra turismo e industrie creative, con particolare riferimento al contesto italiano.

Le grandi opportunità derivanti dalle industrie creative per lo sviluppo dei territori risiedono nella capacità di questi settori di evidenziare, attraverso il loro legame con i know-how locali, gli aspetti maggiormente idiosincratici della produzione e della fruizione culturale, grazie anche ai network intersettoriali, essenziali per l'innovazione e la crescita futura, e alla realizzazione di esperienze attive sia per chi crea il prodotto, sia per il

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consumatore finale. Con le industrie creative, dunque, siamo di fronte a veri e  propri  fenomeni  sociali  con  ripercussioni  ad  ampio  raggio,  dall’integrazione   e coesione sociale, alla creazione di nuovi sistemi di valori, che lasciano spazio alla creatività espressa dai talenti e dalle eccellenze, e sostengono la ristrutturazione   economica   e   l’integrazione   di   nuove   culture   e   contenuti   creativi.

Il   secondo   capitolo   inizia   con   una   descrizione   della   storia   dell’arte   contemporanea dalla fine dei movimenti avanguardisti in poi, con riferimenti alle tendenze principali che ne hanno fatto parte e ai processi di democratizzazione e globalizzazione attualmente in corso che hanno influito nel   far   diventare   l’arte   contemporanea   via   via   più   fruibile   e   meno   elitaria,   come   dimostra   l’esperienza   delle   Affordable Art Fair,   letteralmente   “Fiere dell’Arte   Accessibile”,   manifestazioni   che  hanno   ribaltato   la   visione   classica   dell’arte  contemporanea  da  attività  esclusiva  di  pochi  artisti  e  rivolta  a  esperti   selezionati,   appassionati   esclusivi   e   con   un   alto   potere   d’acquisto,   a   fenomeno aperto anche agli artisti giovani ed emergenti, che mostrano le loro creazioni a un pubblico sempre più vario di appassionati o di semplici visitatori di qualsiasi ceto sociale.

Il  corpo  centrale  del  capitolo  consiste  nella  descrizione  del  sistema  dell’arte   contemporanea e delle figure e degli attori che contribuiscono al suo funzionamento al punto da renderlo un settore economico a sé stante. Dopo una   breve   descrizione   del   pubblico   dell’arte   contemporanea   si   passa   all’indagine  sui  vari  soggetti  che  agiscono  all’interno delle diverse tipologie di mercato   dell’arte,   con   riferimenti   alle   tipologie   di   domanda   e   offerta   e   alle  

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maggiori   ricadute   economiche   che   l’organizzazione   di   una   evento   artistico   può avere sui vari settori economici di supporto.

Ai beni e ai servizi turistici a cui può partecipare un visitatore interessato alla fruizione  dell’arte  contemporanea  è  dedicata  l’ultima  parte  del  capitolo,  in  cui   è posto accento in primis sulla descrizione di strutture, eventi e progetti territoriali che hanno come attrazione principale le produzioni contemporanee e creative come mostre, gallerie e fiere internazionali (le realtà che maggiormente influenzano il sistema); in secondo luogo, sulla realizzazione di quei nuovi contenitori della produzione artistica che hanno un forte impatto sulla riqualificazione strutturale e territoriale poiché veri e propri elementi che si   collegano   al   settore   turistico,   come   i   parchi   d’arte   contemporanea   o   i   concept   hotel   di   ultima   generazione   influenzati   dall’arte   contemporanea   e   dalla creatività di proprietari, artisti e designer, di cui verranno riportate alcune case history di successo.

Il terzo capitolo, infine, analizza le potenzialità di sviluppo turistico in Sicilia legate   all’arte   contemporanea.   Il   tema   centrale   è   la   descrizione   delle due località   della   regione   in   cui   l’arte   contemporanea   è   stata   sfruttata   come   elemento fondamentale di riscatto economico e sociale e di riqualificazione del territorio, Gibellina e Favara, con tutti i progetti, le strutture, le iniziative, gli eventi e le associazioni che da esse o intorno ad esse sono nate; l’attenzione  viene  rivolta  anche  a  tutte  le  altre  realtà  dell’isola  che  gravitano   attorno  al  mondo  del  settore  creativo  e  dell’arte  contemporanea,  con  rimandi   agli interventi di promozione delle produzioni artistiche locali e del territorio a scopo turistico.

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Alla luce della forte presenza nel territorio siciliano di realtà che fanno parte del   settore   creativo   e   dell’arte   contemporanea,   il   capitolo   si   conclude   con   alcune proposte di Destination Marketing che ipotizzano interventi specifici e mirati  a  fornire  alla  Sicilia  un’offerta  turistica  nuova  e  integrabile  in  quella  già   esistente, secondo il contributo reale che le realtà e le personalità del settore creativo regionale possano essere in grado a dare a tutto il territorio siciliano a livello di immagine, promozione e distribuzione turistica.

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1. Dal Turismo culturale al Turismo creativo

1.1. Orientamento attuale del turismo

Le  origini  dell’influenza  reciproca  degli  effetti  di turismo, economia e territorio sono   da   ricercare   nell’intrinseca   qualità   del   turismo   di   essere   non   solo   un   fattore economico e di sviluppo, ma anche un vero e proprio perno di congiunzione fra impianto economico e interessi sociali, in un processo di alimentazione della crescita continuo e circolare, capace di autodeterminarsi e modificarsi.

Di fatto, il turismo rappresenta la più grande industria mondiale in relazione al suo peso economico e alle possibilità che offre riguardo la gestione del tempo libero: il viaggio non è solo un periodo di soggiorno nella destinazione prescelta, ma un elemento di conoscenza che permane nella persona che lo ha compiuto come esperienza sociale, e, come tale, imprescindibile. La grande   differenziazione   dell’offerta   turistica è direttamente connessa a questo modo di vivere e interiorizzare il viaggio, secondo un intento comune a   tutti   gli   elementi   dell’industria   turistica,   che   è   quello   di   soddisfare   la   domanda dei clienti in modo sempre più puntuale e competitivo.

Lo scenario turistico, da un punto di vista storico, è andato via via modificandosi,   e   nel   processo   di   trasformazione   dell’esperienza   del   viaggio   rientra  il  passaggio  dal  turismo  di  massa  “preconfezionato”  e  stereotipato  del   dopoguerra alle offerte di nicchia tipiche del   turismo   “post-moderno”   e   contemporaneo, coerenti con i nuovi usi delle risorse turistiche e con il

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maggior spirito di cura e attenzione riservato ai viaggiatori ospiti, fattori, a loro   volta,   connessi   all’innalzamento   sia   del   reddito   medio   che   del   livello medio di istruzione. Sono queste le concause che, combinate nei decenni, si sono concretizzate nella maggior possibilità di spendere tempo e denaro in viaggi o esperienze di natura turistica.

Chiaramente, al compimento di questo cambiamento hanno contribuito anche altre condizioni, che sono diventate presupposti specifici per lo sviluppo del turismo culturale. In primis, come già detto, il nuovo modo di intendere   l’esperienza   turistica,   che,   in   questa   nuova   fase,   è   marcata   di   autenticità e unicità; affinché ciò si verifichi, sono necessarie forme di vacanza che permettano al viaggiatore di entrare in contatto con la vera identità del luogo-destinazione,  di  conoscerne  la  storia,  le  tradizioni,  l’arte;;  in   secondo   luogo,   la   differenziazione   dell’offerta   di viaggio, che, fra le altre cose, risponde alla preferenza sempre maggiore di viaggi brevi ma più articolati,  e  accantona  le  villeggiature  a  lungo  termine  a  “rischio  monotonia”;;   infine,   l’interesse   crescente   verso   il   mondo   della   produzione   culturale   che,   negli   stessi   anni,   si   è   specializzato   nell’autopromozione   dei   prodotti   attraverso i media e i nuovi mezzi di pubblicizzazione e comunicazione di eventi ad ampio raggio.

La definizione che il WTO ha fornito del Turismo Culturale nel 1985 non costituisce un valido aiuto a delimitare nettamente i confini del fenomeno, definito  come  “spostamento  di  persone  spinte  da  motivazioni  di  tipo  culturale,   come visite a musei, monumenti e siti archeologici, partecipazioni a festival, concerti, mostre o eventi culturali di altro tipo, dai viaggi di studio ai pellegrinaggi religiosi alla partecipazione a eventi artistici e manifestazioni

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legate  all’enogastronomia,  all’artigianato  e  al  folklore  locale,  che  soddisfino  il   bisogno umano di diversità, tendente ad innalzare il livello culturale degli individui   ed   aumentare   la   conoscenza,   l’esperienza   e   gli   incontri”.   Una   definizione del genere, infatti, rimanda a un insieme fin troppo diversificato di motivazioni, attrattori e flussi turistici; la sua utilità, piuttosto, è legata a ciò che manifesta con chiarezza, ossia la ricerca di confronto culturale che ciascun viaggio citato comporta, e che asseconda il desiderio, tutto umano, di   accrescimento   della   conoscenza,   attraverso   l’approfondimento   della   coscienza e la sperimentazione di posti, cose e persone nuove.

1.2. Evoluzione del turismo culturale

In questo paragrafo si tenterà di tracciare un percorso storico relativo al viaggio  e  alle  trasformazioni  che  l’esperienza-viaggio ha subito nel corso del tempo, partendo da un assunto: fino al XIX, viaggiare è stato inteso come mero atto di spostamento connesso a ragioni commerciali, diplomatiche, religiose o, ovviamente, belliche. Le forme di turismo culturale rintracciabili nei   viaggi   antecedenti   all’Ottocento   coincidono,   per   lo più, con gli spostamenti che, periodicamente, i giovani nobili in età da istruzione compivano  da  una  città  all’altra  dell’Europa.

Altra   considerazione   abbastanza   condivisibile:   l’istruzione   rimaneva   una   pratica elitaria e aristocratica, e gli spostamenti   legati   all’accrescimento   culturale personale non erano veri e propri viaggi modernamente intesi, ma lunghi soggiorni di studio.

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Ma a partire dalla fine del XVII secolo, e poi per tutto il XVIII, prese piede, e assunse crescente popolarità, il fenomeno del Grand Tour, un lungo pellegrinaggio, con tappe coincidenti con diverse città europee, finalizzato a conoscere dal vivo la cultura dei diversi Paesi nel medesimo momento storico, secondo un approccio storicistico-classicistico tipico del tempo. Il Grand Tour conobbe una fortuna straordinaria, al punto da diventare un costume   al   quale   nessun   fiorente   rampollo   dell’Europa   intellettuale   sapeva   rinunciare, ancor più quando gli itinerari e le modalità del viaggio si affinarono e si perfezionarono: fra i tanti, anche Stendhal e Goethe presero parte a questa pratica, che restò in voga fino a tutto il XIX secolo2.

Facciamo  un  passo  avanti  e  arriviamo  nel  periodo  a  cavallo  fra  ‘800  e  ‘900.   Molto   distante   da   quello   del   Grand   Tour,   e   dai   viaggiatori   dell’Ottocento   in   generale,   il   turista   tipico   di   questa   nuova   fase,   denominata   “turismo   moderno”,   viaggia   per   curiosità,   desiderio  di   svago,   riposo   e   anche   cultura,   sfruttando le innovazioni procurate dalle grandi rivoluzioni tecnologico-industriali. Il treno trasforma il viaggio in un piacere, e, allo stesso tempo, ne abbassa nettamente i costi, aprendo le porte del turismo alla nuova classe sociale figlia della rivoluzione industriale, la borghesia. I nuovi fruitori del turismo, che non è più solo quello elitario e aristocratico, sono affascinati non tanto da mete di cultura o di grande potenziale naturalistico, quanto da luoghi adatti a piacevoli e graziose villeggiature. Sullo sfondo di tali

2 Battilani P., Vacanze di pochi, Vacanze di tutti - l'Evoluzione del turismo europeo, Il Mulino,

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innovazioni e cambiamenti, Thomas Cook, il pioniere di quello che viene definito “turismo   di   massa”,   si   rese   fautore   del   famosissimo   viaggio   di   11   miglia da Leicester a Loughborough, a cui presero parte centinaia di persone, e il cui successo fu tanto grande da rendere Cook (che da quel momento non smise di confezionare pacchetti-viaggio mano a mano più specializzati)  l’iniziatore  dell’industria  turistica  modernamente  intesa.  

Arriviamo  al  pieno  Novecento.  A  questo  secolo  appartiene  la  “città  del  tempo   libero”,   una   nozione   nuova,   indicativa   di   quanto   il   turista   viaggi   sempre   più   per piacere,   ma   non   solo:   è   qui   che   l’interazione   fra   turismo   e   territorio   affonda le sue radici, precisamente quando la possibilità di godere del proprio tempo libero è stata avvertita come necessità imprescindibile e, pertanto, da tenere in considerazione anche   all’atto   di   pianificazione   del   tessuto urbano. Il momento in cui la differenziazione degli spazi urbani ha iniziato  ad  assecondare  l’esigenza  del  tempo  libero  costituisce  un  importante   cambiamento, in conseguenza del quale il turismo intero ha conosciuto uno smodato sviluppo negli anni centrali del Novecento3.

Da   qui  a  parlare  del  “diritto  al  turismo”  il  passo  è  breve,  ed  è  conseguenza   diretta   dell’importanza   crescente   che,   col   passare   degli   anni,   alcuni   fattori   sociali e antropologici hanno assunto nel concetto di vacanza e nel cambiamento   del   paradigma   culturale   in   generale,   riassumibili   nell’elenco   che segue:

- ripresa politico-economica caratteristica degli anni del dopoguerra; - aumento della popolazione e del ceto medio lavoratore;

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- concezione meccanicistica di tempo e lavoro;

- tecnologia e innovazione continua dei mezzi di trasporto, sempre più sicuri, affidabili e veloci, e a prezzi sempre più bassi;

- interpretazione del viaggio come momento di riposo dal lavoro, conseguente  all’istituzione  delle  ferie retribuite;

- diffusione della nuova moda del mare e del sole.

Non è un caso che il turismo di massa abbia registrato la sua massima diffusione  nella  seconda  parte  del  ‘900,  periodo  in  cui  si  moltiplicarono  i  suoi   diretti fruitori. Esito immediato è stata   la   standardizzazione   dell’offerta   turistica, dovuta ai nuovi fattori di competitività delle località: prima di tutto, la capacità  ricettiva  quanto  più  in   grado  di  gestire  e  soddisfare  la   “massa”  dei   turisti; in secondo luogo, le attrezzature adatte ad accontentare la clientela anche sui singoli servizi richiesti.

E’   proprio   in   questa   fase   che   l’industria   turistica   si   è   affermata   come   importante elemento di crescita socio-economica, e non più soltanto come fattore potenziale di sviluppo, e che le sue ricadute sul settore alberghiero e dell’accoglienza  sono  state  quanto  mai  tangibili.

I tipi di vacanza più in voga nel corso dei decenni hanno rispecchiato, dunque, in modo abbastanza fedele, i concetti di vacanza via via diffusi fra la popolazione. Negli anni   ’50-’60   le   vacanze   erano   piuttosto   lunghe,   di   tipo   familiare, riservate al riposo e improntate al consumo di beni materiali. Dal decennio successivo si sono diffusi i viaggi di tipo short-break, per cui i week-end rapidi e articolati hanno rimpiazzato la veccia villeggiatura. Studio, affari, tradizioni eno-gastronomiche, semplice villeggiatura ma anche cultura

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sono  le  ragioni  dei  viaggi  a  partire  dagli  anni  ‘80,  ragioni  che  hanno  dato  il  via   a una proliferazione di imprese turistiche in grado di rispondere prontamente alle diverse richieste, in un gioco di offerta-domanda sempre più frammentato e contributivo alla crescita  dell’industria  turistica  intera.

E’   bene   sottolineare,   infatti,   che   il   settore   del   turismo   e   quello   della   cultura   soltanto negli ultimi tre decenni sono arrivati a un punto di coincidenza tale da   costituire   l’uno   un   aspetto   vivo   dell’altra,   e   viceversa.   Lo   scenario   di   un   cultural turn con nuovi sentimenti e ideologie innovative, che Battilani descrive secondo un processo di decostruzione, relativismo, soggettività e scetticismo,   è   proprio   quello   degli   anni   ’80,   anni   in   cui   l’uomo   modifica   il   proprio modo di intendere e trascorrere il proprio tempo libero e il proprio ruolo di turista, e, di conseguenza, si rende artefice di un declino, seppur parziale, del turismo di massa e di una crescente affermazione delle offerte specializzate e differenziate.

Ma  qual  è  l’origine  di  questo  vero  e  proprio  cambiamento  epocale,  etichettato dalla   letteratura   come   “passaggio dalla società moderna a quella post-moderna”?   Tutto   sta   nelle   mani   del   consumatore,   che,   insoddisfatto   delle   soluzioni proposte alle sue esigenze, genera un circuito di modifiche del sistema, il cui prodotto non può più essere uguale per tutti, per delle ragioni che lo stesso Battilani riassume così4:

abbandono   dell’idea   borghese   della   vacanza   come   evasione/riposo;;   se ne adotta una nuova visione, al centro della quale si stanzia la

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volontà   di   “   approfondimento   del   mondo   esperienziale   abituale   delle   persone”;;

andamento circolare della cultura, che, una volta ricevuta e interiorizzata, necessita di esperienze che la alimentino nel consumatore, che, di volta in volta, socializza e si relaziona alla riscoperta della propria soggettività.

La   nascita   del   cosiddetto   “turismo   postmoderno”,   dunque, si data in questi anni intrisi di cambiamenti e nuove sensibilità sul concetto di vacanza e di turismo in generale, ora inquadrati come attività di tipo ricreativo, scisse dalla quotidianità e dalla cultura locale.

Le dinamiche del nuovo viaggio, il viaggio culturale, sono:

la riscoperta della soggettività: dal momento che ciascun viaggiatore si contraddistingue non solo per la motivazione che lo spinge a partire, ma anche per il modo attraverso il quale percepisce e memorizza l’esperienza   turistica,  un   viaggio   può   essere   vissuto, potenzialmente, secondo infinite differenti modalità. Questa nuova consapevolezza ha avuto non poche ripercussioni sul modo di creare e confezionare i pacchetti da offrire. I gruppi di turisti, in viaggio verso la stessa meta, socialmente molto differenti ma accomunati da gusti affini costituiscono   il   raggiungimento   del   nuovo   obiettivo   dell’industria   turistica: rendere la proposta differenziata e al tempo stesso calzante rispetto alle esigenze di partenza dei clienti.

l’annullamento   della   dicotomia   città residenziale/città turistica: non sono pochi i casi storici di siti urbani nati perché concepiti come città

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industriali,   e   di   altri   sviluppati,   invece,   a   mo’   di   villaggio-vacanza perché destinati a essere luoghi di villeggiatura. Con il turismo post-moderno, questa distinzione perde totalmente valore: tutte le città devono risultare belle e accattivanti sia agli occhi dei turisti che dei potenziali  industriali  investitori.  Alla  luce  dell’annullamento  del  valore  a   priori delle città, durante il decennio ’80-90’   perfino   i   centri   più   industrializzati si sono in attività per sfruttare capacità e caratteristiche proprie adatte a una qualche forma di turismo. E anche in Italia sono stati adottati dalle grandi città i medesimi accorgimenti, soprattutto con investimenti sulla creazione di attività, intrattenimenti ed eventi d’attrazione  turistica.

la   periferizzazione  del  turismo,   che  è  l’altra   faccia   della  medaglia  del   punto precedente. Una volta inquadrato il potenziale turistico del proprio tessuto urbano, la città punta a monetizzarlo valorizzando anche le zone più esterne e meno conosciute, il più delle volte costruendovi parchi tematici.

la riscoperta del territorio: le origini del processo di riscoperta del territorio sono le medesime della periferizzazione del turismo, ossia la presa di coscienza, da parte del territorio, del proprio potenziale turistico   e   l’obiettivo   di   trarne   guadagni   con   quante   meno   spese   possibili.   Ma  in   questo  caso,   il  raggio   d’azione  è  più  ampio,  e  non  si   limita a una valutazione di tipo geografico, ma considera le attività del territorio   nei   tre   diversi   settori   d’impiego   e   i   rispettivi prodotti commercializzabili.

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Come illustrato, le richieste del consumatore post-moderno (caratterizzato dal maggior potere decisione e dalla capacità di  indurre  l’industria  turistica  in   direzioni   che   assecondino   ora   una,   ora   un’altra   motivazione   emozionale)   trovano il giusto appagamento nei quattro punti ora descritti, caratteristici della nuova industria turistica che, a sua volta, sfida di continuo il cliente con servizi sempre più accattivanti e offerte ad hoc e personalizzate. Per l’appunto,   la   fase   di   passaggio   fra   moderno   e   post-moderno in termini di turismo è coincisa con un processo di affinamento dei gusti del turista in merito a qualità dei servizi e apporto emotivo della singola esperienza di viaggio,   processo   che   è   iniziato   in   un   momento   in   cui   l’abbandono   e   il   superamento del turismo di massa, con tutte le sue accezioni negative, si sono preposti come esigenze necessarie e non più trascurabili. I risvolti tecnici di un tale cambiamento di rotta, lo ripetiamo, sono stati concreti e certamente migliorativi in relazione a gestione di presenze/arrivi, durata del soggiorno nella località per la comunità residente e la sua capacità di spesa, rapporti attori/istituzioni e pubblico/privato, il tutto con un punto di vista che ha considerato, finalmente, il lungo termine.

Ad ogni modo, non tutto ciò che il turismo di massa ha lasciato in eredità è da  buttare:  ad  esempio,  il  miglioramento  dell’accessibilità di un gran numero di luoghi, un tempo raggiunti e frequentati solo da un limitato numero di persone.

Perfino gli effetti indubbiamente catastrofici imputabili al turismo di massa (nell’elenco   che   segue)   sono   derivati   dalle   buone   intenzioni   della   democratizzazione  dell’esperienza  turistica,  stato  di  diritto  a  cui  il  turismo  di   massa ha tentato di pervenire per tutta la sua durata:

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impatto territoriale, conseguente alla proliferazione di nuove infrastrutture e  all’urbanizzazione  intensiva  in  aree  naturali  incontaminate;

impatto  ambientale:  innegabile  l’aumento  dell’inquinamento  e  il  consumo   di   risorse   idriche   ed   energetiche,   connessi   all’eccessivo   sfruttamento   dell’ambiente  in  termini  di  carico;;

impatto socio-culturale, connesso alla spersonalizzazione di tradizioni culturali, valori locali e identità tipiche delle comunità ospitanti; per non parlare delle intere stagioni di sovraffollamento dovute ai turisti.

Un ultimo effetto, positivo e negativo insieme, legato al turismo di massa riguarda gli aspetti prettamente economici che lo sviluppo e la fioritura di una destinazione  comportano  a  livello  locale:  di  certo  favoriscono  l’occupazione,   l’afflusso   di   moneta   e   l’introduzione   dei   prodotti   locali   in   nuovi   mercati,   con   l’arricchimento  di  tutte  le  piccole  e  medie  imprese  che  gestiscono  l’economia   della   località;;   dall’altro   lato,   però,   se   il   settore   turistico  della  destinazione   si   rende indipendente, gli altri settori finiscono per essere in sofferenza economica, in particolar modo nelle stagioni di maggior afflusso, e il rischio che  l’aumento  prezzi  colpisca  i  residenti  è,  in  sostanza,  inevitabile.

1.3. Il settore culturale in Italia

La II legge quadro 135/2001 dichiara che “la   valorizzazione   delle   risorse  

culturali per mezzo del turismo deve essere considerato un principio fondante   delle   politiche   statali”. Questo concetto si collega uno dei primi

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Repubblica promuove lo sviluppo della cultura e la ricerca scientifica e tecnica. Inoltre tutela il paesaggio e il patrimonio storico e artistico della Nazione”.

Secondo   i   dati   riportati   dal   rapporto   “Io   sono   Cultura”   della Fondazione Symbola-Unioncamere5,   l’intera   filiera   culturale   italiana   vale   214   miliardi   di  

euro (15,3% del valore aggiunto nazionale). Le imprese del sistema produttivo culturale (industrie culturali propriamente dette, patrimonio storico artistico, performing arts, arti visive e industria creativa) sono 443.458, il 7,3% del totale nazionale. A loro si deve il 5,4% della ricchezza prodotta in Italia   che   raggiunge   circa   80   miliardi   (il   5,7%   dell’economia   nazionale)   se   includiamo istituzioni pubbliche e no-profit. La cultura ha sul resto dell'economia un effetto moltiplicatore pari a 1,67: in altri termini, per ogni euro prodotto dalla cultura, se ne attivano 1,67 in altri settori. Gli 80 miliardi, quindi,  ne  ‘stimolano’  altri  134,  per  arrivare  a  214  miliardi  prodotti  dall’intera   filiera culturale.

Su scala territoriale, il Nord Ovest (29,2%), grazie al contributo fondamentale della Lombardia (88mila aziende), e il Mezzogiorno (27,0%), con in testa la Campania (oltre 33mila aziende), emergono come le aree con la consistenza maggiore di strutture imprenditoriali culturali. La provincia di Firenze si colloca in prima posizione per incidenza delle imprese culturali sul totale delle   attività   localizzate   in   provincia,   con   un   valore   pari   all’11,8%.   Seguono   Milano (10,9%), Roma (9,7%), Trieste (8,9%) e Bologna (8,7%).

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Le imprese del sistema produttivo culturale (senza considerare i posti di lavoro attivati negli altri segmenti della nostra economia) danno lavoro a 1,4 milioni di persone, il 5,8% del totale degli occupati in Italia (1,5 milioni, il 6,2%, se includiamo pubblico e no-profit).

L’export  legato  alla  cultura  nel  periodo  2008-2013 è cresciuto del 35%: era di 30,7 miliardi nel 2009, è arrivato a 41,6 nel 2013, pari al 10,7% di tutte le vendite oltre confine delle nostre imprese. Il settore può vantare una bilancia commerciale  sempre  in  attivo  nell’ultimo  ventennio,  periodo  durante il quale il valore dei beni esportati è più che triplicato.

Nonostante  l’Italia  si  trovi  al  18°  posto  nell’ultima  classifica  del  Country  Brand   Index6, è sempre al primo posto per attrattività legata alla cultura (e al

turismo). Infatti, come dimostra  l’ultimo  rapporto  Federculture7, la spesa delle

famiglie   italiane   nel   settore   “Ricreazione   e   Cultura”   dell’ultimo   decennio   è   aumentata del 26,3%, e nello stesso periodo erano in crescita anche tutti i consumi culturali, teatro +17%, musica classica +11%, musei e mostre +6,1% raggiungendo la quota di 70,9 miliardi di euro, il 7,4% della spesa annua complessiva, crescendo del 2,6%.

Il settore culturale negli ultimi venti anni ha visto una costante crescita della domanda da parte di residenti e turisti e, anche nei primi anni in cui si è manifestata la crisi economica internazionale, ha resistito meglio di altri ai contraccolpi della recessione. Dal 2012, però, sono comparsi segnali negativi: le famiglie hanno contratto i loro consumi, ed è diminuita la

6 Classifica stilata annualmente  dall’agenzia  di  marketing  internazionale  “FutureBrand”  in  base  alla  forza  della   percezione che suscitano.

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partecipazione a intrattenimenti legati alla cultura. La spesa delle famiglie italiane  per  “Ricreazione  e  Cultura”  nel  2012  è  stata,  infatti,  di  68,9  miliardi  di   euro, tre in meno del 2011, quando era stata di 72 miliardi. Un calo del 4,4%, significativo proprio perché arriva dopo più di dieci anni di espansione, durante i quali la spesa era costantemente cresciuta indicando una decisa vitalità della domanda.

SPESA DELLE FAMIGLIE ITALIANE – VALORI A PREZZI CORRENTI (MILIONI DI EURO)

2002 2003 2004 2005 2006 2007 2008 2009 2010 2011 2012 Var% 2012/ 2011 Var% 2011/ 2002 Spesa in ricreazion e e coltura 57,49 4 58,26 1 61,72 6 60,78 1 63,56 2 66,16 8 66,22 0 66,38 2 70,20 8 72,09 3 68,93 1 -4.4 25,0 Totale spesa Famiglie 775,13 0 801,94 6 830,30 3 857,01 0 891,92 5 920,94 8 940,66 6 923,27 0 950,50 2 979,88 7 965,81 7 -1,4 26,4 Incidenza % Della spesa per colutura sulla spesa totale 7,4 % 7,3 % 7,4 % 7,1 % 7,1 % 7,2 % 7,0 % 7,2 % 7,4 % 7,4 % 7,1 %

Fonte: elaborazione Federculture su dati ISTAT

La sofferenza delle famiglie è chiaramente dimostrata anche dai dati sulla fruizione culturale. Gli italiani nel 2012 hanno rinunciato al teatro, -8,2%, al cinema, -7,3%, ai concerti, -8,7%, e, in generale, la partecipazione culturale (la  fruizione  nell’arco  dell’anno  di  più  di  un  intrattenimento  culturale)  è  scesa   dell’11,8%.

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Per   lo   stesso   anno,   l’Italia   è   apparsa   al   di   sotto   della media europea in termini  di  incidenza  percentuale  della  spesa  dedicata  al  settore  “Ricreazione   e   Cultura”   sul   totale   dei   consumi.   Secondo   l’Istat,   nella   classifica   dei   paesi   europei   l’Italia   era   posizionata   al   21°   posto   su   27.   Il nostro 7,1% destinato alla cultura sul totale della spesa familiare, è rimasto al di sotto della media Ue  (8,9%)  e  ben  distante  dall’11%  dei  cittadini  inglesi,  dal  9,2%  dei  tedeschi   e  dall’  8,2%  degli  spagnoli.  La  cultura,  dunque,  è  risultata  meno  coinvolgente   per gli italiani, perdendo appeal, apparentemente, anche rispetto ai visitatori stranieri del nostro Paese. Ma anche il 2013 si è chiuso con un quadro della fruizione della cultura tutto in negativo: ben 39 italiani su 100, il 3,7% in più rispetto al 2012, non hanno partecipato a nessuna attività culturale nel corso dell’anno.

FRUIZIONE DI INTRATTENIMENTI CULTURALI E RICREATIVI IN ITALIA – (VAR 2012/2011)

-8.2 -7.3 -5,7 -22,8 -8,7 -10.6 -8.8 -7,9 -11,8 Teatro Cinema Mostre e Musei

Concerti e Musica Atri concerti e Musica Spettacoli Sportivi Discoteche Belere, etc Siti archeo monumentali Partecipazione Culturale

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Come accennato anche  prima,  l’Italia  è  sprofondata  al  diciottesimo  posto  del   Country Brand Index 2014 (tre posizioni in meno rispetto al 2013), superata nella   valutazione   complessiva   dell’attrattività   del   paese   da   Canada,   Giappone, Nuova Zelanda, Australia, Finlandia e molte altre nazioni. Un duro colpo, compensato solo dal fatto che siamo stabilmente in testa alla classifica  stilata  in  base  all’attrazione  determinata  dalla  cultura.

Facendo affidamento sulla visibilità che questa classificazione pubblica ogni anno, se   ne   traggono   sviluppi   che   sottolineano   l’importanza   di   ampliare   e   mantenere la convergenza tra cultura e turismo, in modo che i due settori costituiscano un unico fattore di attrattività nazionale e regionale per le politiche culturali e del turismo.

1.3.1. Il valore economico e socio-politico del Turismo culturale

Il turismo dell’era   post-moderna costituisce   un’importante   opportunità   di   valorizzazione della cultura, e contribuisce notevolmente alla creazione di reddito che può sostenere e rafforzare il patrimonio e la produzione culturale. Molti territori hanno sviluppato attivamente i loro beni culturali materiali e immateriali  per  conseguire  un  valore  aggiunto  e  distinguersi  all’interno  di  un   mercato sempre più globalizzato e competitivo. È fuori da ogni dubbio che il rapporto fra cultura e turismo sia reciprocamente vantaggioso, e la creazione di una forte correlazione tra questi due elementi può quindi contribuire a rafforzare l'attrattività e la competitività di qualsiasi territorio, regione e paese.

(25)

Uno studio dell'OCSE8 sull'importanza economica della cultura ha indicato

che, in alcune economie importanti, il valore delle industrie culturali è stato tra il 3% e il 6% del totale dell'economia.

Il turismo culturale è particolarmente attraente a causa della serie di benefici che può offrire anche alle comunità locali, come:

creazione di posti di lavoro, di nuove imprese e di opportunità di partnership;

aumento del gettito fiscale;

diversificazione dell'economia locale;

capacità di attrarre visitatori interessati alla storia e alla conservazione;

salvaguardia delle tradizioni e la cultura locale; investimenti locali in risorse storiche;

maggior  consapevolezza  dell’importanza  del  sito  o  dell'area.  

L’evoluzione  del  turismo  culturale  non  è  solo  una  questione  di  numeri,  ma  ha   conosciuto, negli ultimi anni, lo sviluppo di nuove motivazioni e tendenze: hanno così preso piede forme più dinamiche e attive di consumo della cultura, che non si identificano più con la sola visita a musei e monumenti, ma includono la partecipazione a eventi, la moda, il design, la cultura popolare. Inoltre, i mutamenti delle esigenze della domanda, insieme alla diffusione dei voli low-cost,   hanno   favorito   l’affermarsi   di   destinazioni   relativamente   nuove   rispetto   a   quelle   storiche,   creando   così   un’offerta   più  

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varia. Infatti, il turismo culturale può essere particolarmente importante anche per le zone rurali o, comunque, dei territori fuori dai sistemi turistici tradizionali, dal momento che supporta i mezzi di sussistenza e di artigianato tradizionale e sostiene le comunità a rischio di emigrazione che non hanno fonti di reddito alternative.

Per quanto riguarda la domanda, la crescente articolazione tra la cultura e il turismo è stimolata da:

livello formativo migliore;

maggiore interesse   alla   cultura   come   fonte   d’identità   e   di   differenziazione di fronte alla globalizzazione;

livelli crescenti di capitale culturale, stimolato dal crescente livello di istruzione;

invecchiamento della popolazione nelle regioni sviluppate; desiderio di esperienza del settore in prima persona;

stili di consumo postmoderni che mettono in primo piano lo sviluppo personale piuttosto che il materialismo;

ricerca di elementi culturali immateriali;

aumento della mobilità, che favorisce un più facile accesso ad altre culture.

Gli  stimoli  dell’offerta  ,  invece,  sono  riassumibili  nei  punti  che  seguono: aumento dell'occupazione e del reddito;

accessibilità crescente delle informazioni sulla cultura e sullo sviluppo del turismo;

turismo culturale inteso come un mercato in crescita di turismo "di qualità";

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affermazione di nuove nazioni e regioni desiderose di stabilire una propria identità.

I dati disponibili sul rapporto tra cultura, turismo e sviluppo regionale sono piuttosto limitati. Anche se la cultura è una motivazione importante per il turismo, pochi paesi o regioni raccolgono dati specifici sul volume o sui modelli di consumo turistico legati alla cultura.

Tuttavia, alcuni dati statistici ci dicono che il peso del turismo culturale è notevole a livello internazionale: secondo il WTO, nel 2013 le vacanze a scopo culturale sono state pari a 375 milioni, e nel 2004 esse rappresentavano circa il 40% dei totale flussi internazionali (tale incidenza era del 37% nel 1995).

L'Europa è, senza dubbio, una delle principali destinazioni del turismo culturale: i numerosi siti di interesse attirano ogni anno un forte flusso di visitatori,   sia   dai   paesi   membri   dell’UE   che   dal   resto   del   mondo.   Secondo   alcune stime, questo settore rappresenta il 40% circa del turismo europeo.

1.3.2. Il Turista Culturale in Italia

Il peso del turismo culturale è molto importante anche in Italia. Secondo alcune indagini9, il turista che viene in Italia per motivi culturali è per il 61,6%

di  provenienza  europea,  ha  un’età  compresa  tra  i  30  e  i  50  anni  per  oltre  il   50% dei casi, e più di un quarto dei turisti, invece, sono over 50. I turisti

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culturali in Italia sono per il 55% diplomati o per il 30% laureati, sono sposati con figli nel 45,4% dei casi, single nel 31,2%. Il 38,8% dei turisti viaggia in coppia, anche in famiglia con bambini piccoli a seguito (20,6%) o tra amici (17,2%). Gli stranieri preferiscono viaggiare da soli (12,4%) e in gruppo organizzato (10,5%). Rispetto, soprattutto, ai dati che emergevano dalle statistiche di qualche decennio fa, si tratta di cifre abbastanza elevate, che evidenziando la crescente diffusione del turismo culturale in Italia ma anche la presa di coscienza dell'importanza e della ricchezza del patrimonio culturale italiano. Si evince una varietà di target di domanda con esigenze e capacità di spesa differenziate di cui i territori devono tener conto, dall’accessibilità   a   percorsi   e   servizi family oriented,   nell’ottica   di   rendere   il   soggiorno   culturale   un’esperienza   memorabile   e     altamente   personalizzata,   interattiva, tale da costituire anche un elemento competitivo rispetto agli altri siti  culturali,  e,  in  una  visione  più  integrata,  all’intero territorio con la sua rete di imprese.

Secondo   un’indagine   dell’OCSE 10 , cultura e arte, enogastronomia,

patrimonio paesaggistico e natura sono gli elementi più apprezzati del marchio   “Italia”   dai   potenziali   visitatori   del   paese.   Tra   gli   altri   elementi   del marchio, alberghi e strutture hanno ricevuto un punteggio appena superiore a 6, mentre elementi quali prezzi e costo della vita hanno ricevuto il punteggio sotto la sufficienza.

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PERCEZIONE DEL MARCHIO TURISTICO ITALIANO DA PARTE DI POTENZIALI VISITATORI INTERNAZIONALI

Fonte: ENIT, Rapporto annuale 2007, CSG Grafica, Roma (risultati indagine DOXA, 2004-06), 2008

L’interesse   per   la   cultura   in   senso   stretto   si   manifesta   nel   35,8%   dei   turisti   che si recano nei musei (42,1% gli stranieri) e nel 18,1% che visita monumenti e siti archeologici, accanto a una varietà di attività che comprendono escursioni e gite (40,6% del totale dei turisti culturali), degustazione di prodotti tipici locali (30,6%) e partecipazione ad eventi di tipo eno-gastronomico e folkloristico (rispettivamente 8,9% e 8,2% del totale turisti).

Nel dettaglio, il turista italiano predilige gli eventi di tipo musicale (18,3%) e gli spettacoli teatrali (9,1%), mostrando interesse per le produzioni di artigiano locale (che acquista nel 14,1% dei casi). Per gli stranieri, invece, il soggiorno si divide tra la pratica di attività sportive (17,9%; 30,5% gli

0 2 4 6 8 10

Prezzo e costo della vita Attaccamento all'Italia Sicurezza per i turisti Qualità della vita Rapporto con i paesi stranieri Informazioni e servizi per turisti Alberghi e ubicazione Carattere dei cittadini italiani - stile italiano Prodotti italiani Zone di villeggiatura Paesaggi e natura Enogastronomia Cultura e Arte

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extraeuropei)  e  momenti  di  relax  in  centri  benessere  (circa  l’8%),  mostrando   interesse per gli eventi di tipo religioso (6,1%) e lo shopping (33%) che rappresenta un momento irrinunciabile per chi sceglie le destinazioni italiane.

LE  ATTIVITA’  SVOLTE  DAL  TURISMO  CULTURALE

Italiani Stranieri TOTALE Europei Extraeuropei Totale

Escursioni e gite 46,5 35,1 63,6 37,7 40,6

Visita di musei e/o mostre 22,7 41,2 51,2 42,1 35,8 Degustazione prodotti

enogastronomici locali

36,0 27,9 29,0 28,0 30,6

Shopping 24,9 33,4 29,6 33,0 30,4

Visita a monumenti e siti di interesse archeologico

19,2 18,0 13,7 17,6 18,1

Attività sportive 15,5 16,7 30,5 17,9 17,1

Spettacoli musicali 18,3 13,5 11,5 13,3 15,0

Acquisto   prodotti   dell’artigianato   locale

14,1 9,3 3,6 8,8 10,5

Partecipazione a eventi enogastronomici

9,7 8,9 3,8 8,4 8,9

Partecipazione a eventi folkloristici 9,3 7,2 11,8 7,6 8,2 Partecipazione a spettacoli teatrali o

cinematografici

9,1 6,0 5,4 6,0 7,0

Visite a Centri benessere (saune ecc.) 4,0 8,2 5,3 7,9 6,7

Eventi religiosi 4,5 6,7 0,1 6,1 5,6

Partecipazione a convegni, congressi o fiere

5,5 4,8 2,5 4,6 4,9

Fonte: elaborazioni su dati UNIONCAMERE 2013

Da notare che negli ultimi anni si sono sempre più diffuse forme di turismo basate sul patrimonio naturale e culturale, come, ad esempio, gli itinerari enogastronomici e quelli escursionistici. In Italia sono stati censiti 144 itinerari enologici (oltre 10000 km di lunghezza), che hanno attirato circa 4 milioni di visitatori, generando un fatturato stimato di circa 2 miliardi di euro, con   un   volume   d’affari   cresciuto   del   20%   negli   ultimi   cinque   anni.   Anche   i  

(31)

pellegrinaggi   religiosi   sono   un’altra   possibile   forma di turismo, i cui obiettivi sono il contatto con la natura e la cultura locale e la visita di monumenti11.

1.3.3. Le cifre del Turismo Culturale Italiano

Prima di procedere con un'analisi economico-statistica del turismo culturale in Italia, si tenterà di comprendere perché questa tipologia di turismo sia così importante in Italia.

L’immagine   dell’Italia,   oltre   che   all’immenso   patrimonio   storico–artistico nell’immaginario   del  turista   culturale,   è   legata   profondamente   al   concetto   di   cultura intesa anche come patrimonio gastronomico, artigianale, folkloristico, il cosiddetto patrimonio immateriale, che la rende una meta turistica esclusiva da visitare almeno una volta nella vita.

Inoltre,   rispetto   ad   altre   destinazioni   turistiche,   l’Italia   possiede   un   marchio riconosciuto e apprezzato in loco, ma con una reputazione altrettanto forte anche  a  livello  internazionale,  il  cosiddetto  “Made in Italy”.

Il  ruolo  dell’Italia  come  vertice  tra  le  principali  destinazioni  culturali  mondiali  è   evidenziato dai dati rilevati nel 2012, che indicano la presenza di12:

420 istituti statali dipendenti dal Ministero: 200 musei, 108 aree archeologiche, 112 monumenti aperti al pubblico con 40.174.137 visitatori di cui 16.366.774 paganti;

11cfr. DatiFondazione Symbola-UnionCamere,  Report  “Io sono Cultura”,  2014 12www.beniculturali.it/

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4.340 istituti non statali (3.409 musei, 802 monumenti, 129 siti archeologici), con 62.701.994 visitatori di cui 35.068.423 paganti;

Nel 2013 i visitatori ai 30 siti più visitati fra musei, monumenti e aree archeologiche statali sono stati oltre 20 milioni (Colosseo, Pompei e Uffizi sono,  nell’ordine, i primi 3) e hanno generato incassi dalla vendita dei biglietti per oltre 113 milioni di euro. Per il complesso delle 431 istituzioni, dove circa il 54% dei 38 milioni di visitatori è non pagante perché il biglietto o l’istituzione  sono  gratuiti,  la  cifra raggiunge circa 126 milioni di euro. Rispetto al  2012,  c’è  stato  ora  un  incremento  generalizzato  dell’1%,  sia  per  gli  introiti   sia per i visitatori. In particolare i 202 musei statali hanno avuto oltre 10 milioni di visitatori, che sfiorano i 20 milioni e generano oltre 87 milioni di euro (6,5 milioni di euro in più rispetto al 2012) se si includono anche i circuiti museali.

Attualmente   l’Italia   detiene   il   maggior   numero   di   siti   inclusi   nella   lista   del   Patrimonio Mondiale dell'Umanità (49 siti), seguita dalla Spagna (44) e dalla Cina (43), su un totale di 962 siti presenti in 157 Nazioni del mondo (di cui 745 beni culturali, 188 naturali e 29 misti). Più del 46% dei turisti stranieri decide di recarsi in Italia per visitare città di interesse storico e artistico e, naturalmente,  laddove  c’è  maggiore  domanda  si  concentra  maggiore  offerta.   I  siti  UNESCO  dell’Italia  rappresentano  oltre  il  10%  del  totale  europeo  e  sono   distribuiti per il 42% nel nord del paese, per oltre un quarto (27%) nel centro e per quasi un terzo (31%) nel Mezzogiorno.

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NUMERO DI SITI WORLD HERITAGE (UNESCO)

Le   località   marine,   quelle   montane   e   le   città   d’arte   insieme   rappresentano   una quota del 65% sul totale delle presenze in Italia.

Le destinazioni più frequentate dai turisti sono   state   le   località   d’interesse   storico-artistico che hanno superato il dato del turismo balneare e montano. Ciò è avvenuto sia perché gli arrivi sono più uniformemente distribuiti nel corso   dell’anno   e   non   soffrono   la   stagionalità,   sia   perché   i   molteplici cambiamenti avvenuti dal lato della domanda di turismo culturale hanno portato alla diffusione, in Italia e in Europa, dei city-break (fuga breve dalla propria   città   verso   altre).   Lo   sviluppo   di   questa   tipologia   d’offerta,   poi,   è   fortemente agevolato dalla moltiplicazione delle offerte di trasporto e di eventi culturali. 49 45 44 38 38 32 30 28 25 21 19 19 17 17 17 16 15 15 14 12 11 11 11 11 10 Ita lia C ina Sp an a Fr an cia Ge rman ia Mes sic o In dia R eg no U nit o R us sia S ta ti U nit i A u st ra lia B ra sil e Ca na da Gr ec ia Gia pp on e Ir an P o rt og a llo S ve zia Po lo n ia R ep ub b lic a C ec a B e lg io Pe rù S viz ze ra Tur ch ia Co re a

(34)

Secondo i dati ONTIT13 Come si è detto per gli arrivi dei turisti culturali,

anche per quel che concerne le presenze si può affermare che nel 2011 le località d'interesse storico-artistico si trovano al primo posto, ma solo per le presenze dei viaggiatori stranieri, che costituiscono il 38,1% del totale. Le presenze degli italiani, invece, si concentrano soprattutto nelle località marine, costituendo il 46,8% delle presenze totali dei turisti nazionali. Ciò è spiegato dal fatto che i turisti italiani, in Italia, dedicano più giorni alle vacanze in località balneari, mentre nelle città d'arte preferiscono passare solo qualche giorno.

ARRIVI E PRESENZE DI ITALIANI E STRANIERINELLE LOCALITA’   ITALIANE - 2011

Italiani Stranieri Totale

arrivi Presenze Arrivi Presenze arrivi Presenze Città di interesse storico e artistico 15.284.76 8 38.744.207 21.676.34 0 59,570.413 36.961.108 98.314.620 Località montane 6.477.146 29.270.480 3.976.581 19.496.863 10.435.727 48.767.343 Località lacunari 1.892.811 6.343.964 4.308.371 21.611.983 6.201.182 27.955.947 Località marine 14.551.69 2 77.945.404 7.794.036 41.237.684 22.345.728 119.183.08 8 Località 2.068.477 8.115.177 1.482.355 5.448.889 3.550.832 13.564.066

13 Serv. Osservatorio Nazionale del Turismo - Redazione ONT, Panoramica sul Turismo

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termali Località collinari e di interesse vario 2.188.868 5.979.929 1.939.710 8.888.548 4.128.578 14.868.477 Capoluog hi di provincia 1.622.657 4.658.276 580.306 1.585.042 2.202.963 6.243.318 Comuni n.a.c. 12.176.64 1 39.363.233 5.703.110 18.634.640 17.879.752 57.997.873 Totale 56.263.06 0 210.420.67 0 47.460.80 9 176.474.80 9 103.723.86 9 386.894.73 2

Fonte: elaborazione ONT su dati Istat - anno 2011

Fonte: elaborazione ONT su dati Istat - anno 2011

La maggior parte dei turisti in viaggio in Italia provengono dal continente europeo,   in   particolare   dall’Italia   stessa,   godendo   dei   benefici   effetti   di   un   turismo di prossimità. Arrivi Citta di interesse storico e artistico 36% località montane 10% localita lacunari 6% località marine 22% località termali 3% località collinari e di interesse vario 4% capoluoghi di provincia n.a.c. 2% comuni n.a.c. 17% Citta di interesse storico e artistico 25% località montane 13% localita lacunari 7% località marine 31% località termali 3% località collinari e di interesse vario 4% capoluoghi di provincia n.a.c. 2% comuni n.a.c. 15% Partenze

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Nel  tempo,  però,  il  peso  rappresentato  dall’Italia  fra  i  mercati  di  origine  della   domanda turistica è andato riducendosi a favore della componente straniera, in  crescita  grazie  al  forte  appeal  delle  città  d’arte.

La quota di visitatori stranieri sul totale dei visitatori registrati in Italia, infatti, è elevata, e si attesta attorno al 45%. Vale la pena notare che i visitatori internazionali rappresentano almeno il 10% del numero totale di visitatori per tutte le regioni italiane, un dato che sottolinea la forza internazionale del marchio   “Italia”,   nonché   la   sua   competitività   come   destinazione   internazionale tutto il territorio. La domanda culturale si registra maggiormente per le regioni centrali della Penisola (21,6% dei turisti culturali; 31% quelli stranieri), in cui accanto alle potenti località driver quali Roma e Firenze, si collocano molteplici centri minori disseminati tra Marche e Toscana. Seguono le località meridionali che, con un peso del 14,8%, riescono ad attirare i turisti (il 24,6% tra gli extraeuropei) grazie alla ricchezza del patrimonio culturale (il 25% di quello nazionale, tra musei, monumenti e aree archeologiche) e alle numerose tradizioni e rievocazioni storiche e popolari presenti sul territorio14.

IL  RUOLO  DEL  TURISMO  CULTURALE  IN  ITALIA  PER  NAZIONALITA’  DEI   TURISTI – ANNO 2013 (INCIDENZE PERCENTUALI SUL TOTALE DEGLI ARRIVI)

Area

geografica Italiani

Stranieri

TOTALE Europei Extraeuropei Totale

stranieri

Nord-Ovest 8,0 % 15,8 % 7,6 % 15,1 % 11,6 %

(37)

Nord-Est 6,1 % 11,0 % 7,6 % 10,8 % 8,6 %

Centro 11,4 % 32,6 % 22,7 % 31,0 % 21,6 %

Mezzogiorno 11,6 % 19,8 % 24,6 % 20,4 % 14,8 %

ITALIA 8,6 % 18,1 % 16,0 % 17,9 % 13,3 %

Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere

Nel quinquennio 2007-2011 la domanda culturale è cresciuta notevolmente sia in termini di arrivi (+10%) che di presenze (+14%), diventando quindi la motivazione prevalente per le vacanze sia degli italiani che degli stranieri (61% delle presenze totali registrate   nelle   località   d’arte).   Stesso   discorso   vale  per  gli  arrivi,  per  i  quali  l’incidenza  degli  stranieri  è  pari  al  59%15.

ARRIVI   E   PRESENZE   NELLE   CITTA’   DI   INTERESSE   STORICO   – ARTISTICO (2007/2011)

15Serv. Osservatorio Nazionale del Turismo - Redazione ONT, Panoramica sul Turismo

Culturale, 2013 0 5,000,000 10,000,000 15,000,000 20,000,000 25,000,000 30,000,000 35,000,000 40,000,000 2007 2008 2009 2010 2011 Arrivi 0 10,000,000 20,000,000 30,000,000 40,000,000 50,000,000 60,000,000 70,000,000 80,000,000 90,000,000 100,000,000 2007 2008 2009 2010 2011 Presenze

(38)

Fonte: elaborazione ONT su dati Istat

La motivazione culturale ha un peso differente a seconda dei mercati d’origine   dei   turisti.   I   più   interessati   a   visitare   le   città   d’arte   italiane   sono   i   turisti giapponesi: quasi il 78% dei residenti nel Paese del Sol Levante che si recano nel nostro Paese lo   fanno   per   visitarne   le   città   d’arte.   Meno   determinante, ma pur sempre consistente, la percentuale di coloro che scelgono  l’Italia  per  il  patrimonio  storico-artistico delle sue città tra i turisti di Regno Unito, Spagna e Stati Uniti.

MERCATI DI PROVENIENZA DEL TURISMO CULTURALE (% sul totale dei turisti per nazione)

Fonte: elaborazione ONT su dati Unioncamere 77.8 54.4 47.7 47.3 35.8 22.9 21.2 19.7 17.9 0 10 20 30 40 50 60 70 80 90 Giappone Regno Unito Spagna Stati Uniti Francia Olanda Austria Germania Svizzera

(39)

Consultando i dati diffusi dall'Istat nel 2010, la ricettività nelle  città  d’arte può contare  su  una  buona  capacità  d’offerta,  rappresentando  il  16,9%  in  termini   sia di numero di esercizi che di posti letto sul totale Italia. Sul territorio italiano sono presenti circa 26.000 esercizi ricettivi, tra strutture alberghiere e extra-alberghiere, dislocati nelle principali località che attirano flussi turistici culturali, che offrono quasi ottocentomila posti letto.

CAPACITA’  DEGLI  E  SERCIZI  RICETTIVI Esercizi recettivi nelle città

d’arte N° Posti letto

Esercizi Alberghieri 5278 435348

Esercizi Alberghieri 20091 362676

Totale esercizi ricettivi 25369 798024

Fonte: elaborazione ONT su Istat - Capacità degli esercizi ricettivi 2010

Analizzando   la   capacità   d’offerta   nelle   sole   città   d’arte   si   nota   che   è   la   capitale  d’Italia  che detiene il primato per posti letto offerti. Segue Venezia e, a debita distanza, la città di Milano, che supera però Firenze, culla della cultura rinascimentale. Roma, Venezia e Milano, da sole, coprono il 10% dell’offerta  ricettiva  totale  in  Italia.

(40)

LE   PRINCIPALI   CITTA’   D’ARTE   ITALIANE   PER   IL   N°   DI   POSTI   LETTO   NELLE   STRUTTURE RICETTIVE

Fonte: elaborazione ONT su Istat - Capacità degli esercizi ricettivi 2012

1.3.4. La  spesa  dei  turisti  nelle  città  d’arte.

Il turismo culturale rimane ancora un segmento  chiave  dell’industria  turistica   italiana anche in termini di spesa turistica: i turisti italiani e stranieri che nel 2012 hanno visitato il Paese hanno speso in attività 12,6 miliardi di euro, ossia oltre il 17% del totale16.

DISTRIBUZIONE DELLA SPESA TURISTICA

16cfr. Dati UnionCamere e ONT

0 20,000 40,000 60,000 80,000 100,000 120,000 140,000 160,000 Roma Venezia Milano Firenze Ravenna

(41)

Fonte: Elaborazione Federculture su dati ONT, Isnart

SPESA DEGLI STRANIERI IN ITALIA PER MOTIVO DEL VIAGGIO Spesa media a persona Italiani Stranieri TOTALE

Europei Extraeuropei Totale

Viaggio A/R 96,64 191,70 832,71 250,53 191,80 Alloggio (media

giornaliera)

47,48 55,21 54,57 55,15 52,40

Spesa sul territorio (media giornaliera)

80,25 87,65 77,07 86,69 84,60

Fonte: elaborazione ONT su dati Banca d'Italia, 2013

La  vacanza  culturale  in  una  città  d’arte,  secondo  i  dati della  Banca  d’Italia,  è   il principale motivo che spinge i turisti stranieri a visitare il nostro Paese. Nel 2011 i viaggiatori stranieri in Italia hanno speso 30.891 milioni di euro. Di questi circa il  33%  ha  riguardato  le  vacanze  nelle  nostre  città  d’arte.

Il  peso  cresce  ancora  di  più  se  si  considera  che  l’incidenza  percentuale  della   spesa nelle località culturali sul totale della spesa destinata alle vacanze in Italia   degli   stranieri   è   di   quasi   il   60%.   Guardando   l’andamento   della   spesa  

Alloggio 28% Attività Culturali e intrattenimento 18% Abbigliamento, calzature e altro manifatturiero 18% Ristorazione Bar 18% Altro 4% Agroalimentar e 14%

(42)

negli ultimi 5 anni si nota la supremazia del 2011 rispetto agli anni precedenti: i 10.000 milioni di euro spesi per vacanze culturali superano addirittura i livelli pre-crisi (+2,5% rispetto al 2007).

SPESA TURISTICA PER MOTIVO DI VACANZA ANNI 2007/2011

2007 2008 2009 2010 2011

Vacanze al mare 4.018 3.908 3.615 3.560 3.934 Vacanze in montagna 1.137 1.054 1.188 1.113 1.219 Vacanze al lago 1.429 1.380 1.246 1.420 1.580

Vacanza culturale, in una  città  d’arte

9.812 9.445 8.311 8.646 10.059

Vacanza verde, agriturismo

536 440 333 370 315

Vacanza sportiva (per praticare uno sport)

303 368 337 329 306 Vacanza enogastronomica 106 113 103 122 121 Altro (es.crociere,eventi culturali, vedere eventi sportivi, ecc)

759 839 820 756 694

Totale vacanze 18.100 17.547 15.953 16.316 18.237 Spesa per altri motivi

di viaggio non legati alla vacanza

13.022 13.543 12.904 12.941 12.654

Totale complessivo 31.122 31.090 28.857 29.257 30.891

Fonte:  Elaborazione  ONT  su  dati  Banca  d’Italia

Nel 2013 il turista culturale che soggiorna in Italia mostra una capacità di spesa maggiore rispetto agli altri turisti: una spesa giornaliera che ammonta a  circa  52  euro  per  l’alloggio   e  85  euro  per  spese   extra sul territorio contro una spesa media di, rispettivamente, 47 euro e 75 euro.

Interessante   l’andamento   della   spesa   nelle   4   città   d’arte   italiane   più   frequentate dai turisti oltre confine: nel 2011 a Milano, Venezia, Firenze e Roma si è concentrato complessivamente, il 37,5% del totale spesa degli stranieri in Italia, vale a dire quasi 4 viaggiatori stranieri su 10 hanno scelto di

(43)

soggiornare e quindi di immettere valuta nelle quattro città citate. La supremazia va riconosciuta alla Capitale che, con 11.600 milioni di euro, ha assorbito circa il 17% della spesa totale, seguono Milano, Venezia e Firenze. Rispetto al 2010 in tutte le città si osserva un incremento della spesa, soprattutto a Venezia (+7,9% nel 2011)17.

SPESA DEGLI STRANIERI NELLE 4 CITTA’  D’ARTE  PIU’  FREQUETATE 2010 quota % su tot spesa stranieri in Italia 2011 quota % su tot spesa stranieri in Italia Var. % 10/11 Milano 2.595 8,9 2.732 8,8 5,3 Venezia 1.728 5,9 1.864 6,0 7,9 Firenze 1.742 6,0 1.869 6,1 7,3 Roma 4.929 16,8 5.127 16,6 4,0 Totale 4 città 10.994 37,6 11.592 37,5 5,4

Fonte:  Elaborazione  ONT  su  dati  Banca  d’Italia

Tra le maggiori voci di spesa emergono quelle del comparto ristorativo (77% dei turisti per una spesa media giornaliera di circa 20 euro) ed effettuate in bar/caffè/pasticcerie (70,6%, circa 7 euro). Seguono gli acquisti nel settore agroalimentare: il 54,6% dei turisti spende quotidianamente, in media, 21 euro in cibi e bevande al supermercato, mentre il 36,4% in prodotti enogastronomici tipici (circa 9 euro al giorno). Nel settore manifatturiero gli acquisti di produzioni artigianali tipici coinvolge il 20% dei turisti con una spesa giornaliera di 9euro.

(44)

Tra i turisti stranieri emergono le spese in acquisti di abbigliamento (43,2%; 20 euro al giorno) e calzature (24,4%; 22 euro) e quelle relative al settore culturale  in  senso  stretto,  per  biglietti/card  d’ingresso  ai  musei  (41,6%  per  12   euro), per le visite guidate (18%, 7 euro) e nei bookshop dei musei (13,2%, 8 euro).

PRINCIPALI VOCI DI SPESA SOSTENUTE DA TURISTA CULTURALE

Voci di spesa

Spesa media giornaliera a persona

(in euro)

Quota % di turisti che effettuano la voce di spesa

ITA STN Totale ITA Stranier

i Totale

PUBBLICI ESERCIZI (Ristoranti, pizzerie Bar,

caffè, pasticcerie) 23,52 28,02 26,69 68,85 76,3 73,9

Cibi e bevande acquistati in

supermercati e negozi 23,84 19,17 20,81 59,5 52,2 54,6

Acquisto di prodotti

enogastronomici tipici 11,47 7,56 8,67 32,1 38,4 36,4

Acquisti di abbigliamento, abbigliamento per lo sport,

calzature, accessori 61,62 75,8 71,87 13,35 18,92 17,12

Biglietti/card, musei e

monumenti 15,37 12,27 12,98 26,0 41,6 36,6

Attività ricreative

(cinema, discoteca, etc.) 18,26 18,59 18,48 27,1 24,0 25,0

Spettacoli teatrali, concerti,

etc. 8,43 7,28 7,71 20,8 16,3 17,8

Visite guidate 5,25 6,86 6,60 7,2 17,8 14,4

Bookshop nei musei 4,21 7,63 7,21 3,9 13,2 10,2

Stabilimenti balneari 12,88 10,95 11,56 6,6 6,8 6,8

Servizi benessere 32,77 18,70 25,42 8,5 4,4 5,8

(45)

Servizi cure termali 24,08 11,69 16,05 0,9 0,8 0,9 TRASPORTI PUBBLICI

Trasporti pubblici/taxi 13,16 13,21 13,20 29,8 48,8 42,7

Parcheggi 7,72 6,44 7,04 4,9 2,7 3,4

ALTRE INDUSTRIE MANIFATTURIERE Acquisti di prodotti artigianali

tipici 9,64 8,42 8,85 21,7 19,0 19,9

Souvenir 7,71 6,90 7,12 26,3 34,6 31,9

Altre spese 67,2 46,6 60,72 10,425 905 9,5

Fonte: elaborazioni su dati Unioncamere

In termini di impatto economico sul territorio è stato possibile stimare la quota di spesa attivata dal turismo culturale. Da un valore pari a 73 miliardi di euro generato dai flussi turistici nel 2013, la componente attivata dalle industrie culturali è quantificabile in 26,7 miliardi di euro, pari a oltre un terzo del totale della spesa turistica del 2013 stimata sul territorio italiano. Più precisamente si arriva a valutare una quota pari a 36,5%, in linea con il dato stimato nel 2012 (26,4 miliardi di euro). A livello territoriale, il Centro e il Nord- Ovest si confermano le aree con una maggiore quota di spesa turistica attivata dalle industrie culturali, con un valore che oltrepassa i quaranta punti percentuali (rispettivamente 43,0% e 41%); nel Nord-Est, invece, la quota si assesta intorno ai trentacinque punti percentuali (35,2%), mentre risulta ancora inferiore la performance del Mezzogiorno (29,7%)18.

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