Business, una questione di etica
3.1 La globalizzazione del business
Business, una questione di etica
3.1 La globalizzazione del business
Ovviamente la prima domanda che viene in mente è: cosa diavolo è la globalizzazione? O meglio: cosa vogliamo dire quando usiamo la parola “globalizzazione”? Purtroppo, un’unica risposta, fondata e unanime non c’è. Ce ne sono tante, ma guarda caso, ognuna rende più imprecisa l’altra, e nessuna sembra più veritiera delle altre.1
Il termine globalizzazione è stato coniato nei primi anni ottanta per entrare poi ufficialmente nella quotidianità alla fine degli anni novanta: rappresenta lo sviluppo di un fenomeno che si era già verificato diverse volte nel corso della storia dell'umanità.
Fin dall’antichità l’uomo ha dimostrato l’interesse a conoscere nuove realtà e nuovi mondi attraverso viaggi, migrazioni e commercio, instaurando relazioni commerciali ed economiche che hanno contraddistinto l’evoluzione della storia caratterizzata da desideri di conquista e colonizzazione. Nonostante il mondo conosciuto al tempo non fosse molto vasto, si può dire che gli sforzi fatti dai nostri avi nell’intraprendere rapporti socio-‐economici con persone di altri paesi hanno costituito una forma embrionale di globalizzazione poiché si erano espansi fino in tutto il mondo allora conosciuto.2
1 Alessandro BARICCO, Next, Milano, Giacomo Feltrinelli Editore, 2002, p. 15
Un esempio sono le gesta di Alessandro Magno che conquistò l’Impero Persiano, l’Egitto spingendosi fino all’attuale India; ancora, l’Impero Romano che nel IV secolo d.C. comprendeva tutta l’area euro-‐mediterranea. 3
Con l’avvento dell’epoca coloniale si hanno forme di globalizzazione più vicine a quella che stiamo vivendo grazie al traffico permanente di uomini e idee che creò nel tempo forti legami tra le diverse società. La svolta si è avuta nel novecento con l’innovazione tecnologica dei trasporti e delle comunicazioni che permettono alle persone di vari paesi di rimanere in contatto tra loro in modo semplice, e anche economico, nonostante risiedano in diversi continenti.4
Si può dunque affermare che la globalizzazione non è un fenomeno nuovo o moderno ma vi sono indubbiamente delle differenze tra la globalizzazione del terzo millennio e il passato.
Innanzitutto è da porre in evidenza quella branca della globalizzazione che riguarda la partecipazione ai mercati globali dei paesi in via di sviluppo5, questi infatti sono
riusciti a sfruttare al massimo le potenzialità locali, in primis il basso costo della manodopera, per ottenere un vantaggio competitivo nei prodotti e servizi. Questo dimostra che nella prima fase i processi industriali erano limitati al Nord America e l’Europa Occidentale; ora si sono estesi ai nuovi continenti sconvolgendo il processo tradizionale che vedeva i Pvs fornire materie prime ai paesi sviluppati e acquistare il prodotto finito.6
La crescita dei Pvs nella partecipazione del mercato globale sta spostando il baricentro dell’economia mondiale; è da notare infatti come siano diminuiti i tassi di crescita delle economia occidentali a differenza di quanto è avvenuto nei paesi emergenti. [Fig. 3.1.1] Nello specifico, l’Asia è diventata l’area più dinamica del pianeta considerando che, negli ultimi cinquant’anni, i tassi di crescita hanno più che raddoppiato la loro incidenza sul Pil mondiale a svantaggio dei paesi occidentali e dell’ex URSS. 7
3 Ibid.
4 Mauro MANARESI, Religioni, globalizzazione e culture del vino, Bologna, Clueb, 2005, pp. 121-‐122 5 Con riferimento principalmente ai Bric, seguiti da altri paesi emergenti del Sud-‐Est asiatico e del Sud
America
6 Il sole 24 ore, Strategie di internazionalizzazione dell’impresa, Milano, Il sole 24 ore s.p.a., 2008, p. 1 7 Giuseppe BERTOLI, Globalizzazione dei mercati e sviluppo dell’economia cinese, Brescia, Università degli
Il caso più notevole è rappresentato dalla Cina che a partire dal 1978 riesce a mantenere tassi di crescita sostenuti nonostante i periodi di crisi che hanno inciso negativamente sull’economia dei paesi più sviluppati.8
Figura 3.1.1 : prodotto interno lordo e investimenti diretti esteri di tre paesi BRIC
Fonte: Eiu-‐Bureau Van Dijk
3.1.1 La globalizzazione dell’impresa
Considerando il settore imprenditoriale, la globalizzazione si manifesta sulla strategia d’impresa in quattro diverse dimensioni [Fig. 3.1.1.1]: il mercato, la produzione, le risorse e i valori. È importante evidenziare che la globalizzazione in queste quattro dimensioni non implica la standardizzazione o omogeneizzazione dei modelli e dei comportamenti strategici.9
8 Ibid. 9 Ibid.
Figura 3.1.1.1 : I quattro piani della globalizzazione dal punto di vista dell’impresa
Fonte: CAROLI, Economia e gestione delle imprese internazionali, p.7
Nonostante la globalizzazione sia, come lo definisce la parola stessa, un fenomeno che colpisce a livello globale in termini di vincoli, opportunità, tecnologie, mercato ecc., vi sono tutt’oggi enormi differenze nel modo in cui le imprese rispondono a tali stimoli e di conseguenza di come questi influenzano il percorso strategico dell’azienda. Da evidenziare in questo campo sono le competenze e le risorse che possiede un’azienda, questi due elementi sono fondamentali nel determinare lo sviluppo e il ruolo che questa avrà a livello mondiale.10
L’apertura internazionale dei mercati viene recepita dall’impresa locale in modo ambivalente: da un lato si considera il lato negativo, ovvero la minaccia della concorrenza internazionale nel momento in cui ci si confronta con altri paesi e si riducono i fattori di “protezione”. Dall’altro, lo stesso fenomeno offre l’opportunità di accrescere in modo rapido il proprio volume d’affari e di acquisire una o più porzioni del mercato estero. Considerati questi due elementi, la globalizzazione tende a penalizzare le imprese che si limitano a competere nel mercato locale e al contrario favorisce quelle che si mettono in gioco rischiando e investendo in un’espansione estera sfruttando le capacità e i fattori di successo sviluppati nel mercato di origine.11
10 CAROLI, Economia e gestione delle imprese internazionali, p.7 11 Ibid., cit., pp. 8 -‐ 9
La globalizzazione ha favorito l’omogeneizzazione dei bisogni del consumatore e dei livelli comportamentali ad essi relativi; l’impresa si trova di fronte l’opportunità di introdurre in diversi mercati un prodotto caratterizzato da elementi analoghi e con politiche di distribuzione, in parte, standardizzate. La globalizzazione ha quindi portato a una crescete interdipendenza tra i mercati di paesi diversi e lontani tra loro per quanto concerne la rete commerciale ed economica, mentre ha influito sulla domanda del consumatore uniformando le richieste dei singoli paesi, facendo venire meno il forte senso di nazionalismo caratterizzante di ogni Paese.12
3.1.2 Conseguenze ed effetti dovuti alla globalizzazione
Nel momento in cui un’impresa intraprende il processo di globalizzazione, ogni sua scelta influenza in modo positivo o negativo il precedente equilibrio sia del paese d’origine sia di quello finale. Una prima conseguenza dell’effetto “impresa globalizzata” è la competizione che questa porta nelle aree degli investimenti. In primo luogo appare un effetto positivo, ovvero le autorità pubbliche locali si impegnano a presentare più attrattiva la propria area geografica arricchendola di risorse tangibili e intangibili in modo da renderla più interessante per gli investitori. Allo stesso tempo una conseguenza negativa si presenta quando i singoli governi cercano di accaparrarsi l’investimento estero e per ottenerlo sono disposti a fare delle scelte poco consone in ambito socio-‐culturale13, si prestano anche a penalizzare il
quadro economico complessivo pur di vendere una parte del loro territorio all’investitore straniero.14
Altra conseguenza riguarda l’accentuarsi della differenza in termini di capacità di sviluppo tra le imprese che sono in grado di operare a livello internazionale e quelle che non lo sono. Per le prime aziende citate, la globalizzazione costituisce una grande opportunità poiché queste possono sfruttare gli elementi di forza che sono a loro disposizione. Al contrario, le imprese che non internazionalizzano, subiscono una riduzione del loro potere contrattuale poiché il loro prodotto è facilmente sostituibile con quello delle imprese concorrenti presenti anche in altri paesi, quindi più conosciuto e facilmente reperibile in diverse zone. Perciò la globalizzazione ha un
12 Ibid.
13 Alcuni esempi: sfruttamento minorile e della manodopera a basso costo. 14 CAROLI, Economia e gestione delle imprese internazionali, p. 11
effetto inversamente proporzionale su queste imprese: alla maggiore globalizzazione dell’impresa corrisponde una maggiore opportunità di sviluppo, al contrario, alle aziende che rimangono nel paese d’origine viene meno questa occasione.15
Una manifestazione importante della globalizzazione riguarda l’assetto degli aggregati sociali, ovvero i consumatori: si crea un’interdipendenza tra le economie che tende a convergere verso comuni modelli etico-‐sociali. Questo argomento sarà approfondito nel paragrafo successivo.16
Le imprese estere17 influenzano lo sviluppo delle aree in cui queste si insediano: gli
studiosi18 sono propensi a definire la presenza estera di un’impresa come una
circostanza non favorevole allo sviluppo del paese dove essa è insediata. Le decisioni aziendali, infatti, vengono prese dall’azienda madre e non dalla succursale, perciò risentono di una minore sensibilità nei confronti degli interessi economici e sociali del paese stesso. Inoltre, l’utile netto prodotto dalla sussidiaria segue la volontà della sede centrale, perciò non può produrre alcun beneficio nei confronti dell’area ospitante. Ancora, i posti di lavoro offerti dalle sussidiarie sono sempre inferiori, sia a livello quantitativo che qualitativo, rispetto a quelli previsti.19
Un aspetto che appare positivo, ma che gli studiosi ritengono non essere tale, riguarda lo sviluppo della tecnologia: è appurato che l’impresa globalizzata porta una tecnologia più evoluta nel territorio prescelto, allo stesso tempo però, è da considerare che questa tecnologia non sarà fronte di vantaggio competitivo per le altre aziende locali, bensì riguarderà solamente lo sviluppo della produzione interna dell’impresa interessata.20
3.1.3 Le molteplici dimensioni della globalizzazione: il sociale
Le imprese operanti nell’ambito internazionale possono esercitare una forte influenza che tende a modificare l’equilibrio delle aree locali nelle quali si trovano a operare. L’impresa quindi interpreta il fattore di cambiamento dell’ambiente
15 CAROLI, Globalizzazione e localizzazione dell’impresa internazionalizzata, cit., pp. 448 -‐ 449 16 Ibid.
17 CAROLI, Globalizzazione e localizzazione dell’impresa internazionalizzata, p. 452, così definisce le
imprese di natura estera: la proprietà dell’azienda non è locale; l’impresa svolge le proprie attività anche in aree geografiche diverse da quella locale. L’impresa estera è quindi quell’impresa che è controllata da un soggetto non locale e che è parte di una rete di unità operative collocate in diversi paesi.
18 Ibid.
19 Ibid., cit., pp. 452 -‐453 20 Ibid.
economico-‐sociale in cui si insedia, contemporaneamente si viene a creare una dipendenza per la quale l’ambiente stesso non è più in grado di gestirsi autonomamente ma si deve adattare dipendendo dai cambiamenti dell’azienda.21
Come già anticipato, un effetto della globalizzazione in ambito sociale riguarda l’assetto degli aggregati sociali (i consumatori). Si è osservato che la globalizzazione comporta l’interdipendenza tra le economie producendo una convergenza a comuni modelli di comportamento e di consumo. Questa conseguenza comporta degli effetti rilevanti sui sistemi sociali, anche se non è ancora del tutto in grado di annullare le caratteristiche dei singoli paesi.22
Vengono quindi a crearsi dei “valori omogenei” legati al consumo di massa che vanno ad intaccare la purezza e l’innocenza dei Pvs. Un esempio rilevante è il denaro e il potere che ruota intorno ad esso: attraverso i mass media vengono rappresentati questi due fenomeni come l’obiettivo principale del singolo, così importante che per raggiungerlo si perde la coerenza con il proprio essere e la propria cultura. Il mercato mondiale che è andato creandosi in questo campo ha prodotto una “non cultura” che comporta la “mercificazione totale delle attività umane e un’omologazione della domanda”23. Come affermarono R.J. Barnet e J. Cavanagh (1994), la cultura che si va
creando con la globalizzazione è assimilata a un “centro commerciale mondializzato” (global shopping mall).24
Gli effetti negativi non si hanno solo nei Pvs, ma anche nel paese di origine dell’impresa delocalizzata, tra cui la perdita di posti di lavoro degli operai precedentemente attivi nel reparto di produzione che ora si trova in uno stato estero, essendo questi generalmente lavoratori non qualificati, subiscono anche la conseguente riduzione dell’offerta di lavoro causata in parte dalla concorrenza della manodopera, in parte dall’evoluzione tecnologica che permette alle aziende di diminuire il personale nel reparto di produzione.25
3.2 L’impresa estera nello sviluppo economico locale
21 Ibid. 22 Ibid.
23 www.treccani.it, Globalizzazione, “Enciclopedia del Novecento, II Supplemento (1998)”,
http://www.treccani.it/enciclopedia/globalizzazione_(Enciclopedia-‐del-‐Novecento)/
24 Ibid. 25 Ibid.,