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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2430, 28 novembre

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L'ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore: M. J. de Johannis

A

ddo

M I - Voi. il

Fimo-ionia, 28 Humilie 1920

FIRENZE: 31, Via delia Pergola ROMA: 36, Via Gregoriana

D. 2130

S O M M A R I O

PARTE ECONOMICA.

Le crisi.

Controllo operaio epartecipazione agli u tili. - Toescadi Castellazzo Un privilegio da abolire. - E. Z.

Il mercato finanziario nel mese di ottobre 1920.

Corrispondenza dall’ Inghilterra. - Rag. Emanuele Barabino.

Controllo operaio sulle industrie.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

La compartecipazione dei salariati agli u tili delle aziende in Francia. La valuta a Fiume

Situazione finanziaria della Spagna.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA.

AmatoB. Amati - Albori e Crepuscolo del bolscevismo — Frank

A . Vanderlip - Ciò che accadde a ll’ Europa. FINANZE DI STATO.

Debito Pubblico.

RIVISTA DEI PREZZI

Prezzi delle merci in Italia. Prezzo delle merci in Francia. Costo della vita a Poma.

Costo della vita a Genova nel mese di ottobre 1920. Costo della vtta a ll’ Estero.

RIVISTA DEL COMMERCIO.

Commercio degli Stati Uniti. Commercio dei cotoni egiziani.

NOTIZIE VARIE.

Indicedei prezzi dellemerci all’ingrosso. Situazionedegli Istituti di Emissione Italiani. Istituti Nazionali esteri.

A V V I S O

Informiamo i lettori cui non è stato inviato col fascicolo del 31 Ottobre 1920 N. 2426 il nostro grafico sui cambi a Ginevra per il dollaro, la sterlina, la lira, il franco, il marco, la corona, il rublo, dal 30 giugno 1914 al 30 giugno 1920, che esso si trova in vendita presso la nostra Amministrazione in via Gregoriana 56, Roma 6, al prezzo di L. 1 la copia.

B IB L IO T E C A D E “ L’ E C O N O M I S T A , Studi Economici Finanziari e Statistici

pubblicati a cura de L’ ECONOMISTA

t) FELICE VINCI L . 2

L 'e l a s ti c it à dei c o n s u m i con le sue a p p lic a z io n i a i c o n s u m i a ttu a li p re b e llic i

2) GAETANO ZINGAL1

DI ALCUNE ESPERIENZE METODOLOGICHE TRATTE DALLA PRASSI DELLA STATISTICA DEGLI ZEMSTWO RUSSI

L. 1

Dotb. ERNESTO SANTORO t . 4

S ag g io c ritic o su la te o ria d el v a lo re n e ll’ e c o n o m ia p o litic a

4) ALDO CONTENTO t. 2

Per una teoria induttiva dei dazi sui grano e sulle ialin e

5) ANSELMO BERNARDINO t . 2

Il fe n o m e n o b u ro c ra tic o e i l m om ento e c o n o m ic o -fin a n zia rio

In vendita presso i principali librai-editori e presso V Am­ ministrazione de L’Economista - 56 Via Gregoriana, ROMA 6.

PARTE ECONOMICA

Le crisi

Nel marzo scorso, come avemmo a suo tempo a precisare, una crisi di prezzi ed una conseguente crisi di banca e di commercio ebbe a manifestarsi, con »origine nel lontano Giappone, con immediata ri- percussione sensibile negli Stati Uniti, più che io Inghilterra e Francia, quasi impercettibile da noi. Gli indici sul prezzo delle merci all’ingrosso in Italia pubblicati nel nostro periodico ebbero infatti a se­ gnare per i mesi del 1920 queste oscillazioni :

Gennaio Febbraio Marzo Aprile Maggio 634.7 701.0 780.0 555.7 830,3 Giugno 774,7 Luglio 772,4 Agosto 795,9 Settembre 832,2 Ottobre 838,0

Oggi una nuova ondata di crisi incomincia ad ac­ centuarsi con origine negli Stati Uniti. Quivi il ri­ basso dei prezzi continua a manifestarsi con grande costanza ; esso ha già prodotto il licenziamento di oltre 100.000 operai. Fin qui la curva discendente dei prezzi degli affari non è stata eccessivamente rapida e si prevede che non vi sarà un movimento troppo aspro nè troppo profondo.

L ’industria tessile fu quella maggiormente colpita fin aui. Durante la guerra i prezzi salirono in modo incredibile, in alcuni casi furono 7 volte più elevati che nell’avanguerra. Questo rincaro aumentò ancora di più durante l ’intervento americano. Fu organizzato 10 sciopero dei compratori che nello scorso estate era in pieno sviluppo. Le vendite riminuirono rapidamen­ te e le provviste si accumularono nei negozi e nei magazzeni Le banche cominciarono ad essere preoc­ cupate per il valore intrinseco degli « stocks » di merci che garantivano i loro anticipi e restrinsero i crediti accordati. I grandi negozi furono costretti ad offrire le merci in ribasso prima nella proporzione del 20 per cento e poi in proporzione maggiore. In A mesi i prezzi delle qualità sopraffine furono ridotti del 70 per cento e quelli per le stoffe fine di lana del 55 per cento. I produttori di cotone del Sud do­ mandarono alla « Federai Reserve Bank » degli an­ ticipi che permettessero loro di ritenere in magazzeno i prodotti dell’annata, ma ne ebbero un rifiuto e per­ ciò essi furono costretti a mettere in vendita il rac- oo'to. ciò che produsse un ulteriore ribasso.

Il ramo del ferro e dell’acciaio ha potuto resistere più a lungo alla corrente ribassista di quanto lo fe- cessero le industrie tessili. I bisogni della guerra ne avevano assorbita la produzione a tal punto da non potersi più dedicare alla produzione delle merci oc­ correnti alla vita civile. L ’attività edilizia era stata

sospesa intieramente o quasi nel 1917 e 18. Do p o

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Cor-682 L ’ECO N O M ISTA 28 novem bre 1920 - N. 2430

poration accusava nel mese di settembre scorso un regresso nelle ordinazioni per un totale di 430234 tonnellate.

Griticissmà è la situazione dell’industria delle au­ tomobili e di quella dei mobili. Quasi ogni giorno bi­ sogna intervenire a sostenere qualche impresa per la fabbricazione di automobili e mai come in questo mo­ mento si sono avute tante riorganizzazioni, fusioni e trasformazioni di queste fabbriche, prova evidente degii sforzi straordinari che si fanno per fronteggiare la crisi. E ’ chiaro che nel periodo in cui le famiglie devono accontentarsi di appartamenti di 3 o 4 camere invece dei soliti appartamenti di 6 o 7 locali limitano molto gli acquisti di mobili. Inoltre il pubblico non ha più la possibilità come prima di fare tanti acquisti superflui. La situazione di molte fabbriche è resa an­ cora più difficile dalla circostanza che esse hanno fatto {ferii acquisti importanti di legname a caro prez­ zo ed ora non possono costrurre con vantaggio dei mo­ bili a prezzo ridotto.

Lo sciopero dei compratori da una parte e la limi­ tazione dei erediti per opera delle banche hanno col­ pito sopratutto gli articoli di lusso e i gioiellieri e ne­ gozianti di pellicce sono condannati ad un ozio forzato. La vendita degli articoli di prima necessità non potrà farsi ad un prezzo molto più ridotto di quello attualmente praticato : il ribasso si fa già più lenta­ mente. Il bollettino della « Bradstreet » comunica che si è prodotto un ribasso medio del 19 per cento in confronto al punto massimo raggiunto durante l ’an­ no. La redazione di questo bollettino ha calcolato !e oscillazioni di prezzo di 110 prodotti ed è venuta al­ la seguente constatazione : nel mese di ottobre 48 prodotti erano ribassati, 4 erano aumentati e gli altri avevano mantenuto lo stesso livello.

La tendenza al ribasso dell’America si ripercuote abbastanza sensibilmente, per alcuni generi, ed in specie per i tessuti in Inghilterra dove pure va de­ lineandosi una crisi alquanto sensibile.

La situazione industriale continua a destare forti preoccupazioni, e la stagione invernale sembra de­ stinata a registrare uno dei periodi più ardui che si siano attraversati.

La crisi sembra pronunziarsi specialmente nelle industrie tessili : cotone e lane, meccaniche, auto­ mobilistiche e costruzioni navali ed in quelle del cuoio.

Le filature di cotone si propongono di chiudere gli stabilimenti il sabato ed il lunedì, ed a ll’uopo è stata indetta una votazione fra le varie ditte.

Le industrie del cuoio hanno già ridotto da parec­ chio tempo la loro lavorazione del 40-50 per cento.

Anche le industrie metallurgiche risentono la de­ pressione generale e la ditta Steel Peech e Pozer di Sheffield licenziò 1000. operai, la stessa via è seguita da altre case; la vasta estensione di queste stasi po­ trà meglio apprezzarsi se si tiene presente che la United States Corporation ha visto diminuire in set tembre di 430,234 tonnellate le ordinazioni ineseguite, dopo che per quattordici mesi erano ininterrottamente aumentate di circa 500.000 tonnellate in media.

L ’industria automobilistica non si trova in migliori condizioni, benché la manifattura non abbia seguito la politica di riduzioni instaurate in America, salvo po­ che eccezioni, le lavorazioni sono notevolmente ridotte ed alcune completamente cessate, però prevale l ’opi­ nione che, piuttosto di accrescere il disimpegno, con­ venga ridurre al massimo possibile le ore lavorative. Una delle cause precipue di questa stasi che con­ tinua a estendersi ai vari rami industriali è l ’impossi­ bilità di andare innanzi, causa dèi forti salari. E ’ probabile che l’aumento della disoccupazione debba condurre ad una revisione di tutte le mercedi basate oggidì sopra una situazione economica instabile, no­ nostante la opposizione delle organizzazioni operaie, e le relative proposte in favore della riduzione degli orari o della limitazione della produzione unitaria.

I compratori esteri non vengono più sul mercato

inglese, perchè i costruttori non possono mantenere i prezzi contrattati, a causa delle variazioni nei salari. Nell’industria edilizia si estende l ’impiego di macchi­ ne oer risparmiare la mano d ’opera, che è arrivata a prezzi troppo alti. Nello scavo delle fondamenta, specialmente, si ottiene con le macchine il lavoro ad un dècimo del costo del lavoro manuale.

La Spagna attraversa un momento di notevole de­ pressione degli affari. Anche questo paese che potè realizzare durante la guerra guadagni enormi, senza affrontare spesa alcuna, non ha trovato nella pace quell’assetto economico che forse si riprometteva. La crisi ha un riflesso sulla quotazione della pésefas in Isvizzera dove essa ha seguito assai da vicino il tracollo della maggiore parte delle monete estere colà quotate, alla fine del mese decorso ed a! principio^- del corrente, fat a eccezione per il dollaro.

A proposito dei cambi gioverà notare che la situa­ zione internazionale ha assunto in questi ultimi tempi nuovi aspetti interessanti. II franco francese continua ad essere depresso ; tutte le indicazioni sarebbero ’n favore di un rialzo del corso, perchè la Francia si avvia rapidamente verso la sua ricostituzione econo­ mica, ma ogni volta che si produce un leggero mi­ glioramento avviene subito un nuovo ribasso che fa ; perdere nòn solo il poco terreno conquistato, ma spinge questa valuta sempre più in basso. E ’ vero che il bilancio francese contiene una posta assai gravosa. per le finanze della Repubblica, quella per la difesa nazionale. La Francia continua ad aumentare i suoi armamenti. Nel complesso però, sia per l’aumento della produzione interna, sia per Fassestamento verso • cui si avviano le finanze dello Stato, come per l ’au­ mento delle esportazioni, il cambio su Parigi dovrèbbe segnare un continuo e lento rialzo. Invece vi è una costante oscillazione che inclina verso il ribasso. Si ritiene che ciò sia dovuto anche alla circostanza che il Governo di Parigi ha tuttora delle gravose pendenze derivanti ancora dalla guerra da liquidare sulla piaz­ za di Londra. Benché le importazioni francesi siano in continuo aumento, sopratutto per effetto del rialzo dei prezzi, pure gli importatori si astengono dall’acqui- stare a ll’estero delle grandi quantità di merci di cui il paese ha bisogno, perchè vogliono aspettare un rialzo del franco. Da alcune settimane essi avrebbero perduto la speranza di un prossimo miglioramento del loro cambio e perciò si sono decisi a dar corso alle loro operazioni di acquisto, per poter alimentare determinati commerci che soffrivano dàlia mancanza di prodotti e merci che non si importavano.

Vi è infine anche l ’influenza esercitata dalla spe­ culazione dei finanzieri di Londra e New York che, trovandosi delusi nelle loro aspettative cominciano a vendere parte delle grandi provviste di franchi che avevano accumulate.

Il franco belga che di solito è più resistente di quello francese e segna un corso costantemente su­ periore, ha pure subito le conseguenze del ribasso generale cui furono sottoposte le diverse divise eu­ ropee. In questi ultimi giorni è riuscito al Governo belga di concludere un accordo economico col Brasi­ le; quest’ultimo Governo apre al Belgio un credito commerciale di 350 milioni di franchi per lo acquisto di materie greggio, di viveri e di altri prodotti ; il Belgio si obbliga a fornire in cambio prodotti indu­ striali e materiale ferroviario il cui importo verrà portato a suo credito ; inoltre il Brasile accorda per i prodotti belgi una riduzione del 20 per cento sulle tariffe daziarie brasiliane. Questo è il orimo credito che viene aperto in America, dopo l ’armistizio, a uno Stato europeo già belligerante. Questa operazione tan­ to favorevole pel Belgio, non ha avuto una influenza sul corso del franco belga, che ha continuato a ribas­ sare.

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28 novem bre 1920 - N. 2430 L ’ EC O N O M ISTA 683

vano un corso superiore alla sterlina stessa. Così il franco svizzero che notava ancora un corso di 21.84 scese a 22.16 e continuò a mantenersi al disopra di 22. La pesetas spagnuola, quotata a 24.65, faceva ancora .premio sulla sterlina, scesa a 25.19, ossia è pres­ soché intieramente alla pari. Il fiorino olandese salì dia 11. 29 a 11.45 (la pari è 12.10). La corona sve­ dese è pure salito da 17.80 a 17.93; la pari f! 18.15. La situazione della sterlina continua a migliorare an­ che in confronto al franco francese, a quello belga, alla lira, alla corona norvegese, al marco e a tutte le diverse categorie di corone già austro-ungheresi. Essa migliorò la sua posizione anche di fronte al pesos argentino. La lira sterlina perde terreno uni­ camente in confronto al dollaro degli Stati Uniti e a quello canadese.

Astrazione fatta dai cambi dei paesi già austro-un­ gheresi. che sono scesi a un livello molto basso,, se­ gnatamente quello della Polonia, dell’Austria e sopra­ tutto dell’Ungheria, il marco è stata la divisa più col­ pita dal movimento di ribasso. In Isvizzera il marco non valeva più di 5, 6 centesimi, a New York dava un valore corrispondente a 5 Pfennig e una leggera frazione in più. Le forti emissioni di biglietti di ban­ ca e la prospettiva delle straordinarie spese cui l ’Im­ pero dovrà sottostare in un prossimo avvenire per lo acquisto di grandi quantità di granaglie hanno in­ fluito sinistramente sul corso del marco.

La lira italiana segna sulle piazze svizzere, da al­ cuni giorni, un miglioramento, non corrispondente p e­ rò a quello che si poteva sperare dopo l ’accordo oi Rapallo.

Da quanto abbiamo passato in rassegna non è diffi­ cile scorgere che l’Europa tutta si trova in un periodo di crisi non ancora acuta, ma incipiente gli effetti della quale dovranno necessariamente essere più sen­ titi dai paesi poveri.

Controllo operaio e partecipazione agli utili

Mentre la Commissione paritetica istituita dal Go­ verno per l ’applicazione del controllo operaio nelle aziende, e composta dei rappresenti delle due parti che furono in contesa, sta lavorando per veder modo (se possibile) di conciliare le opposte direttive e ten­ denze verso una (in verità assai difficile) via media­ na d ’accordo, che sarebbe rappresentata da un proget­ to unico da presentare al Governo e poi al Parlamen­ to ; — e, quanto meno per nettamente stabilire i punti d ’accordo e quelli di contrasto, su cui dovrà il legisla­ tore dire la parola Conciliativa, e in ogni caso deci­ siva (1), — non sembra fuor d ’opera aggiungere, al­ cuni concetti e brevi considerazioni a completamento degli studi e delle molteplici pubblicazioni che sull’at­ tualissimo tema si ebbero da Ultimo in Italia.

Anzitutto, per risalire al Manifesto lanciato al Pae­ se. il 15 settembre scorso, dalla Confederazione gene­ rale del lavoro, a giustificazione del richiesto controllo operaio sulle aziende (ed appoggiato poi vivacemente dal Governo), noi riteniamo che le ragioni e i motivi

della richiesta colà esposti, potevano e ancor posso­

no, in via di massima, approvarsi, e, quando meno, giustificarsi.

Scrisse infatti, in allora, la Confederazione del la­ vorò. che scopo e fine del richiesto controllo tecnico e amministrativo — contabile (e finanziario), e delle oonseguenziali muove provvidenze da studiarsi dalla detta Commissione paritetica, si era quello— anzi­ tutto — di (( procurare (In Italia) un maggiore gettito « di prodotti, assolutamente necessario al ristabilirsi <( dell’equilibrio assai accresciuto per i maggiori biso- <( gni e le nuove condizioni di vita, e la produzione

« assai diminuita per i vari coefficienti procurati dalla

« guerra ; a ridurre le importazioni e oonseguentemen- « te agevolare il ristabilimen‘o del corso normale dei 1

(1) Le ultime notizie in proposito già accertano che le rappresen­ tanze industriali ed operaie si presenteranno al Governo con due di­ versi e distinti Progetti pel controllo.

« cambi, nonché ad evitare che una imperfetta cono­ cí scenza delle condizioni deH’industria permettessero « agli industriali asserzioni incontrollabili, ed agli ope- cc rai richieste di miglioramenti che pò rebbero anche « non essere consentite... » : e quello — infine e in sintesi — di ristabilire coi nuovi più moderni accor­ di tra capitale e lavoro quel senso di solidarietà che unir deve uomo a uomo e, fra di loro, tutte le classi sociali, senza imposizioni e senza soggezioni.

Erano e sono questi concetti sostanzialmente non cri­ ticabili (se pensati e da attuarsi i,n buona fede): solo infatti i miopi del conservatorismo industriale e i fa­ cinorosi (e gli illusi) dell’estremismo operaio, e i di­ lettanti (o ingenui o in mala fede) del deprecabile esperimento comunistico, si posson rifiutare a questa opera di collaborazione, che solo potrà compiersi pe­ rò — attraverso alle nuove conquiste dei lavoratori — se da una parte e dall’altra dei contendenti s ’in­ traprenderà la nuova via in comune, con buona fede, con migliore volontà, con rinnovato spiri o di equità, senza sottintesi, ed anche senza indugi.

E chi — come noi che scriviamo — da anni (e ri­ cordiamo una modesta nostra tesi di laurea pubblica­ ta fin dal 1898) insiste, così nel campo scientifico, come nell’arringo della vita pubblica, per l ’attuazione di tutte quelle più moderne ed evolute provvidenze so­ ciali (partecipazioni agli utili, azionariato operaio, sca­ la mobile dei salari, oontrollo operaio ecce.) che de­ vono ineluttabilmente portare (ripetiamo, se attuaAe in buona fede) ad una nuova provvida oolUborazione di classe, ben può, anzi deve nutrire fiducia che l ’e­ sperimento — nonostante gli inevitabili contrasti, le asprezze, gli eccessi (taluni assai gravi) e gli errori di metodo del passalo prossimo ed anche del presenre (per cui non si è ancor fatto ritonno alla normalità del funzionamento delle aziende nei rapporti tra ca­ pitale e lavoro), — non abbia a mancare, per la buo­ na volontà dei migliori, e venga così ad attuarsi, più o meno presto (ma speriamo assai presto !) in. modo veramente definitivo, il nuovo sistema di cooperazior ne di classe,

* * *

E ’ stato detto e scritto, che il compito e mandato affidato dal Governo alla Commissione paritetica no­ minata dal noto decreto ministeriale, agli effetti della « presentazione di un progetto di legge allo scopo di «organizzare le industrie sulla base dell’intervento « operaio al controllo tecnico e finanziario e aU’am- (( ministrazione dell’azienda, nonché per riso'vere le « questioni relative a ll’osservanza dei regolamenti ed « all’assunzione ed al licenziamento della mano d ’o- « pera ». era — specialmente per la prima parte -— un mandato asollám ente incerto e indefinita, basato su Drincipii ancora imprecisi e non elaborati, che — mentre rendeva difficili gli accordi positivi — po­ teva portare a nuovi dissidi!, tra capitale e lavoro, ben maggiori degli attuali, ed al oompleto decadimento e alla rovina dell’industria.

Sembra invece a chi scrive che sia forse stata pru­ denza di Governo non entrare sul puntò in maggiori specificazioni, per dare alla Commissione (e, di con­ seguenza, ai rappresentanti delle parti contendenti, a cui sarebbersi dovuto senz’altro aggiungere, secondo n o i— nello stesso decre‘0 di nom ina— dei pratici e studiosi, specialmente competenti nela delicata ma­ teria in contestazione e in esame) amoiai libertà di indagini, di elaborazioni e di conseguenz>aIi propo­ ste, spettando poi solo — ed in un secondo tempo — al Governo, coadiuvato dagli organismi specialmente competenti dei Ministri deU’Industria e del Lavoro (Consigli superiori dell’Industria e del Lavoro) di con­ cretare — sulla base del materiale presentalo dalla Commissione — l ’elaborazione definitiva del progetto d!i legge da sottoporsi alla sanzione legislativa..

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ti i termini (anche di dettaglio) — taluni tra loro con­ trastanti — dell’arduo problema da risolvere : ■— non significa che tutta una dottrina economico-sociale non si stia già da tempo elaborando e sviluppando in pro­ posito (1): — e quando— nell’ultima cerimonia del

XX Settembre in Campidoglio — il Presidente del Se­ nato italiano, on. Tittoni, ha ricordato l ’ormai già an­ ziano volume del Bohmert sul controllo e sulla parteci­

pazione agli utili nelle aziende industriali, poteva pur

ricordare il celebre esempio di Leciaire, che — vero antesignano e precursore dei tempi attuali — fin, dal 1842, quale capo di una grande impresa di pitture e decorazioni murali a Parigi, introdusse — pel primo — il sistema del controllo e della partecipazione agli utili nella sua azienda.

Al che è da aggiungere, come sia noto (v. gior­ nale il Momento, 21 settembre 1920) un organico progetto di controllo, presentato dal Sindacato bianco metallurgico agli industriali nell’agosto di quest’anno, in, cui tutti i punti principali relativi al controllo ed alla compartecipazione operaia sono studiati e rego­ lati, con applicazioni assai rigide : — e come anche le organizzazioni facenti capo alla ‘Confederazione de! lavoro abbian già elaborato e pubblicato (v. Battaglie

Sindacali, ottobre) il loro progetto per un duplice con­

trollo, generale e speciale sulle aziende : progetto che in verità appare eccessivamente vincolato e iugula­ torio per la direzione delle aziende stesse, tantoché il giornale il Commercio, in un recente articolo edi­ toriale (21 ottobre 1920), chiamavaio interrogativa­ mente « controllo o espropriazione? ».

Ad ogni modo l’elaborazione delle norme del no­ vello attuando istituto del controllo sta maturandosi e completandosi nel crogiuolo delle discussioni della Commissione paritetica : né attendiamo le risultanze definitive.

* * *

Per noi però — lo diciamo senz'altro (e del resto I dalle recenti discussioni dei pubblici fogli risulta pur autorevolmente sostenuto dia altri) —- non si può par­ lare profittevolmente, nè con seria giustificazione di scutere di controllo tecnico-amministrativo e contabi- i le (o finanziario) di un ’azienda industriale o commer­ ciale Teresa in senso lato, ed ivi comprese pertanto anche le Banche), senza la conseguenziale applieazio- : ne della compartecipazione e cointeressenza del per­

sonale (impiegati e operai) : e non tanto sulla produ­ zione (o in altre forme minorate), come si è tentato di sostenere, da taluni timorosi del più, quanto e diret­ tamente sugli utili o profitti deH’azienda.

E ’ infatti talora di dubbia, sempre di limitata uti­ lità od efficacia, (e più specialmente fonte di contra­ sti). un qualsiasi controllo, se pur limitato, indiretto (o anche solo in parte diretto) si è il vantaggio e pro­ fitto che ne ricava chi direttamente controlla.

Il tornaconto individuale è, e sarà pur sempre — non ostante qualsiasi chimerico sforzo in contrario — la gran forza incitatrice di ogni umana azione.

Ñon è per verità a negarsi, che il controllo tecnico, nonché quello amministrativo — contabile delle azien­ de anche per loro stessi — giovano pur direttamente al personale (operai e impiegati) delle singole aziende e, anche più direttamente, alle intere maestranze di determinate categorie di industrie.

Esattamente conoscendo infatti e potendo controlla­ re — per ciò che ha tratto al cosidetto controllo tec­ nico (e tenuta sempre ferma la libertà di iniziativa e di movimenti necessaria per i dirigenti l ’azienda) — la determinazione dei prezzi di costo, così delle ma­ terie prime come delle merci prodotte, nonché il prez­ zo di vendita di questo ultime : la quantità e la qua- J lità della produzione, onde (ad esempio) non risulti in­

feriore alle ordinazioni ; — potendo studiare e propor­ re alle Direzioni d’azienda i mezzi idonei ad ebmi- 1

(1) V. sulla natura e portata dell’istituendo controllo, la rassegna dei pareri di studiosi e giornali, fatta àa\V Economista, 1920, p. 566 e seg. 602 e seg.; e cosi pure, nello stesso giornale: Controllo operaio

e liberismo, p. 533.

nare inconvenienti, perdite di tempo e di produzione, spreco di macchinario, i miglioramenti nei sistemi di lavorazione, utili ad un migliore rendimento della produzione, la possibile riduzione delle spese gene­ rali, ecc. ; — come .pure potendo avere, dal punto di vista amministrativo-contabile (o finanziario) la visio­ ne e il controllo della corrispondenza, dei libri com­ merciali prescritti dal codice di commercio, dei libri paga ecc., inventari e bilanci eventualmente assisten­ do alla loro compilazione, e potendo manifestare le osservazioni ritenute opportune sulla valutazione e sva­ lutazione delle merci ecc., (sempre col dovuto rispetto all’unità direttiva dell’azienda), — si può recare an­ che diretto giovamento e vantaggio al personale delle snigole aziende (e segnatamente a quello delle speciali categorie e classi d ’industrie) in rapporto alla misura, uniformità e possibile elevazione dei salarii, alla mag­ giore produzione possibile ed1 alla bontà di quest’ulti- ma, alla ulteriore modernizzazione del lavoro anche dal punto di vista igienico, alla sincerità dell’industria e del conseguente smercio dei prodotti, col divieto e guadagni eccessi ed all’eccessivo prezzo delle merci vendute, eh ’è tanta parte del caro-viveri attuale, e co­ sì via via.

Ma tutto ciò rappresenta pur sempre, o meglio un interesse e profitto diretto (sia pur giustificatissimo) delle masse organizzate, che non dei singoli lavoratori, che non ne sentono, o meglio non ne avvedono ogno­ ra l ’immediato beneficio attuale, e possono perciò mal dispersi al funzionamento stesso dell’istituto del con-, frollo : menare se il medésimo pur serve (ed anzi of­ fre ulteriore giustificazione) ad una consapevole parte­

cipazione degli operai agli utili dell’azienda, non potrà

non essere ineluttabilmente condotto ed applicato in guisa, che i due fattori (capitale e lavorol siano col­ limanti e non contrastanti tra di loro ; oerchè incon­ trovertibile che solo l ’accordo tra detti due fattori può far prosperare l’azienda e renderla suscettibile di ri­ levanti vantaggi, che si riversano poi ad un tempo sull’una e sull’altra parte.

Pertanto — ripetesi, — se si vuole che il controllo sia veramente esercitato in buona armonia e con spi­ rito d ’eauità e di giustizia, non d u o nè deve essere

assolutamente scompagnato dalla comparticipazione

agli utili : altrimenti può trasformarsi piuttosto in una arma di vessazione, che non ini uno strumento di coe­ sione e di benessere.

Specialmente gli industriali riflettano (almeno que­ s t’è un nostro profondo convincimento) che solo la par­ tecipazione agli utili potrà rendere, non solo soppor­ tabile. ma equo, pratico ed utile il funzionamento del controllo tale — in siffatta guisa — da coadiuvare ve­ ramente al beninteso progresso dell’azienda.

Siano pertanto i rappresentanti industriali i primi ad offrire la compartecipazione, o. quanto meno, ad appoggi-aria, poiché pare che proprio ora — si vera

sant exposita sui pubblici fogli (Gazzetta del Popolo

di Torino, 31 ottobre 1920)— i rappresentanti della Confederazione generale dei lavoratori abbiano in pro­ posito interrogati quelli della Confederazione dell’In­ dustria, come base di esame e di eventuali accordi, nelle or pendenti trattative : — e sia in ogni caso il Governo pronto ad attuarla anche di sua iniziativa (come ha già fatto per varie sue aziende statoli ; ad esempio, Ferrovie ecc.), ed a disciplinarla con prov­ vide norme giuridiche, tali da suscitare effettivamente la collaborazione di Classe, a mezzo dell’istituto con­ trollo.

Finora troppo si è parlato di controllo, e troppo poco di compartecipazione agli utili : termini, concetti ed istituti che, secondo noi, non dovrebbero scindersi.

Solo in tal guisa l ’istituto giuridico — sociale del

controllo (opportunamente e prudenzialmente applica­

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pra-28 novem bre 1920 — N. 2430 L ’ ECO N O M ISTA

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idea in Inghilterra) non verrà già, e solo, a rappresen­ tare il paventato monopolio per le organizzazioni sin­ dacali, ma significherà collaborazione e corresponsa­ bilità dei varii elementi della produzione, compiuta nell’interesse dei singoli e della collettività e non in­ ceppante la libertà di movimento pgcessaria a ll’ in­ dustria.

Ma per ciò ottenere — ancor ripetiamo — i due termini ed istituti del controllo e della partecipazione agli utili devono essere contemporaneamente applicati, come un tutto indispensabile.

* * *

Non è possibile accennare qui allo stato attuale del­ la dottrina, della legislazione e della pratica, nei ri­ guardi della partecipazione agli utili. Ne abbiamo scru­ to noi stessi, ripetutamente (1): ne hanno scritto nu­ merosi studiosi e pratici in Italia : in America, in In­ ghilterra in Francia — ed anche in Italia (sebbene più raramente, per la fin qui dominante avversione del miopismo industriale e dell’estremismo operaio) — si hanno sempre più frequenti esempi di applicazione.

La maggior sfera di applicazione di una tale com­ partecipazione — anche per trattarsi in tali casi di or­ ganismi più vasti, e per cui non può ormai assoluta- mente mancare la precisa norma legislativa — si ha nel campo delle società per azioni, che sono per lo più alla testa di grandi aziende industriali, ed ove ha pre­ so inizio (e già larga diffusione, specialmente a ll’e­ stero) l’applicazione dell’istituto del l’azionariato ope­ raio.

Mentre da noi si è solo, sul punto, nel campo dei progetti di legge (ad esempio vi è il progetto di legge dell’on. Ruini e di altri deputati, presentato alla Ca­ ntera dei Deputati al termine della testé passata legis­

latura: vi è pure il progetto di legge del prof.

Vivamte ed altri), in Francia già vi è la legge del 26 aprile 1917, sulle società anonime e partecipazio­ ne operaia, — largamente applicata in pratica (si tratta di provvedimenti legislativi facoltativi, che però si vo- glion ora rendere obbligatori) ; — e questa terga ap­ plicazione è forse ragione non ultima del migliorato accordo tra capitale e lavoro nella vicina Francia, per cui essa si accinge con maggiore ordine, calrpa e fer­ vore a risanar le anicor sanguinanti piaghe della guer­ ra. Le azioni delle società commerciali, in cui si at­ tua l’azionariato operaio sugli utili, s ’intendono, per questa legge francese, divise in due categorie, e, cioè, 1. azioni di capitale; 2. azioni di lavoro. Queste ul­ time sono considerate come proprietà collettiva del personale (operai e impiegati d ’ambo i sessi addetti da un anno almeno all’azienda), il quale viene a co­ stituirsi in società cooperativa di lavoro (società figlia, rispetto alla società madre) : esse sono inalienabili ed intestate al nome della cooperativa. Non sono pre­ scritte norme precise per la divisione degli utili tra capitalisti ed operai: è però stabilito (a tutela del ca­ pitale sociale) che gli statuti sociali dovran disporre che, prima di addivenire a riparto di dividendi, debba esser prelevato, sugli utili sociali, a favore dei porta­ tori di' azioni di capitale, una somma corrispondente a quella che produrrebbe il capitale versato, al saggio d ’interesse preventivamente fissato dagli stessi azioni­ sti, e che la parte di dividendi attribuita al personale oosì riunito in cooperativa (per mezzo di dette azioni di lavoro) debba esser regolata dagli statuti di queste cooperative e dalle decisioni delle assemblee generali. La legge scende poi a disciplinare le rappresentanze

àgli operai nelle assemblee e nei Consigli d ’ammini­ strazione delle società anonime.

Come si accennò, la facoltatività dell’azionariato operaio sta in Francia per essere tradotta in obbliga­

torietà.

(3) Toescad iCastellazzo: Coopcrazione fra capitale e lavoro nel

dopo-guerra. Torino, 1919; cfr. da ultimo in Rivista delle Società commerciali 1920, pag. 597, un elenco di Importantissime industrie,

ad es. Krupp, ove sta applicandosi la partecipazione agli utili. Vedi pure C. Casana. Una possibile forma delle maestranze alle sorti delle aziende industriali, Torino 1920.

Da noi il prossimo progetto di legge sul controllo operaio dovrà senz’altro stabilire l'obbligatorietà di detto azionariato1 operaio, come mezzo per rendere as­ solutamente efficace, ed ancor viemmeglio giustificare il concetto e l ’istituto controllo. Il progetto del prof. Vivante, con opportune modificazioni (suggerite dalla pienezza dei tempi), già potrebbe rispondere, all’uopo.

Anche per le aziende minori — per le società non

per azioni (che son le maggiori di numero) e special-

mente per quelle cosidette irregolari e di fatto (che son le più), nonché per le aziende direttamente padro­ nali, quando abbiano vera figura ed entità di azienda, con un numero adeguato di operai (parrebbe suffi­ ciente il numero di 10) — la partecipazione agli utili dovrà esser obbligatoriamente stabilita per legge.

E lo si dovrà fare — se possibile — prendendo for­ se una tal propizia occasione per regolare una buona volta legislativamente tutta la vessata materia delle co­ sidette socie à irregolari (e di fatto) ordinandone coat­ tivamente la regolarità o regolarizzazione, con le mag­ giori facilitazioni legali e fiscali : e dando in pari tem­ po — agli effetti della partecipazione agli utili — mo­ do di valutare, anche per dette società o aziende pa­ dronali, il capitale sociale (o quello investito nell’à- zienda), e conseguentemente gli utili dell ’azienda stes­ sa, detraendo da questi ultimi l ’interesse o saggio del capitale, e dividendo poi i residui tra i proprietari del­ l’azienda ed il personale, in misura adeguata e li­ berale.

* * *

All’incirca a questi concetti pur si inspira il dianzi citato progetto del Sindacato bianco dei metallurgici, del quale però non possiamo condividere il criterio in­ spiratore dell’assoluta, obbligatoria (e noni solo facol­ tativa), sostituzione delle azioni operaie a quelle del capitale, venendo così gradatamente a cercar d ’abo­ lire la classe padronale o capitalistica e, cioè, uno dei fattori della produzione e deH’industria.

Per noi, senza la molla incitatrice del capitale, sen­ za l ’impulso confortatore — se pur individualistico — dell ’intelligenza umana (industriale o commerciale) di­ rettamente interessata a far fruttare le proprie risorse economiche (già esse frutto di lavoro e di risparmio), l ’industria è destinata ad essiccarsi e a sparire. . Il collegare insieme i due (per noi, quasi opposti) concetti del controllo e della produzione a base collet­ tivistica, mirando adì escludere nel prossimo futuro ogni risorsa di capitale, di intelligenza e di attività in­ dividualistica direttamente interessata, — ed anzi de­ clamando, come si vuol fare dagli estremisti, (vera rovina del Paese nostro !) che il controllo operaio non è che l ’anticamera deH’espropriazicinie delle aziende in- dusriali da parte della massa operaia, a base di orga­ nizzazione comunistica — è manifestare un non senso, significa non comprendere che controllo e comunismo son termini tra loro antitetici.

Tant’è che in una Nota editoriale delVAvanti! fu ben chiaramente scritto : « il Controllo è di per se stesso collaboratore. Se fatto realmente sul serio, con­ duce inevitabilmente a trasformare gli operai in aiuti interessati della gestione borghese ».

(6)

686 L ’E CO N O M ISTA 28 novem bre 1920 — N. 2430

in paesi di rilardata evoluzione sociale — la bimille­ naria civiltà attuale.

Detti esperimenti coattivi e iugulatori durerebbero certamente assai poco, perchè contro ai medesimi si solleverebbe tosto l’intero popolo nostro, essenzialmen­ te libero ed individualista; ma durerebbero sempre tropeo per accodare l ’Italia a tutte le nazioni meno ci­ vili d’Europa,

Parrebbe ora — se non sono fuochi fatui — (e mentre anche nel recente periodo di lotta quasi non si è parlato di u n ’eventuale compartecipazione ai profitti, poco gradita a ll’una e all’altra parte dei. contendenti, per opposte ragioni) che ci si avvii verso il contatto anche su questo punto (v. Gazzetta del Popolo cit.). Per noi, ci si avvicinerebbe alla radicale e profìcua soluzione del problema : — il controllo colla compar­ tecipazione porterebbe ad una intima collaborazione ; ciò che deve essere.

Sotto questo profilo e su queste basi, ben venga pertanto — almeno per convinzione nostra — il con­ trollo, tenuto jn savii limiti, ed illuminato da una fe­ conda cooperazione di classe : — il capitale resti in ehi lo ha (purché lo usi per la produzione e pel bene collettivo) e passi pur copiosamente nella classe ope­ raia coi nuovi sistemi di compartecipazione e colla sa­ na (ed1 or troppo obliata) virtù del risparmio : rila si cessi una buona volta dal parlar di borghesi e prole­ tari!. accumunando invece tutti (com’è la verità) in una sola grande classe e famiglia: quella dei lavoratori, del pensiero e del braccio : uguali in tutto, anche nel godimento, pieno e completo, in mutua collaiborazio- ne, dei frutti del lavoro umano.

Torino. 4 novembre 1920.

A v v . Prof. Toescadi Castellazzo

Libero docente di Diritto privato finanziario alla R. Univer. di Torino

Un privilegio da abolire

Alla metà d'ottobre furono pubblicati gli avvisi uffi­ ciali per la chiamata alle armi, pei primi di' novembre della classe del 1901. Ivi tra le altre disposizioni si leggeva questa : « Possono ritardare la presentazione fino al 26 anno di età o a studi ultimati quelli dei mi­ litari chiamati i quali comprovino di essere studenti nelle Università del Regno o in Istituti assimilati ».

Continua dunque ad aver vigore una norma istituita già da molti anni, la cui applicazione era stata sospesa durante la guerra, ma già ripristinata, dopo l ’armistizio. Essa trovasi scritta nel Testo Unicb della legge sul re­ clutamento, epperò, considerata sotto il solo aspetto della legalità, non c ’è che dire, è legalissima. Ma è in pari tempo savia, opportuna, provvida, giusta? A noi pare di no.

Quando sarà abolita, come vogliamo sperare che succeda prima o poi, gli studiosi di pubbliche isti­ tuzioni, rammentandola, scorgevanojn essa senza fallo un residue di quegli antichi privilegi, che le classi più fortunate e dominanti avevano spesso riserbati a sè. Oggi, trattandosi appunto d ’un semplice residuo e di cosa a cui si è fatta una lunga abitudine, la sua ap- licazione passa generalmente inosservata e i più tra i cittadini lascian correre. Non tutti però, e negli ul­ timi anni non è mancata qualche voce nella stampa e in Parlamento, sorta a chiedere che in materia di ser­ vizio militare ogni diversità di trattamento venga can­ cellata..

Che si tratti d ’un privilegio, non' è possibile ne­ gare, malgrado ogni più abile ginnastica di parole e di frasi, ogni più industriosa architettura di cavilli. Far parte d ’una numerosa categoria di persone, tutte sotto­ poste a un dato obbligo, ed avere, in pochi o in molti, facoltà di adempiere a cotesto obbligo in un modo spe­ ciale e più comodo, mentre i rimanenti tale facoltà non ¡tanno, non sarà un privilegio?

I privilegi allora che cosa sono? E come mai, men­ tre v ’è la tendenza e anche l ’avviamento a distrugger­ li tutti quanti, perfino quelli inerenti a un merito per­ sonale-non contrastato t il che potrebbe anche essere | una esagerazione) si lascia poi sussistere questo?

E sia pur tale — v ’è chi replica — ma è anche giu­ stificate. L ’eccezione alla regola può apparire odiosa caso per caso, ma giova alla massai dei consociati : se sembra ingiusta individualmente, è provvida social­ mente. Vediamo :

Viene asserito che il fare interrompere a un gio­ vane sottoposto alla leva gli studi superiori già ini­ ziati, è per lui un¡ danno intellettuale, in quanto la vi­ ta militare, molto diversa da quella scolastica, turba la continuità del pensiero, fa dimenticare molte cogni­ zioni acquistate nelle singole materie, svia dall’abitu­ dine del lavoro mentale metodico, costringe a rifare parecchi passi sulla via già percorsa, determina una perdita di tempo prezioso per l ’avviamento a una car­ riera scientifica o a una professione liberale. E a questo punto si vuole aggiungerò che, moltiplicando tale inconveniente dell’individuo per migliaia di casi, viene indirettamente a soffrirne la cultura generale., il cui livello medio è interesse della nazione tener sem­ pre alto. D ’altronde, si osserva, indugiare qualche an­ no a prestar servizio sotto le armi, non significa pun­ to sottrarvisi ; sicché l ’ingiustizia, nel confronto con 'chi all’indugio non è ammesso, è solo apparente.

Tutto ciò che precede, meno quest’ultima conclu­ sione, è esatto, ma deriva da un ’esame della cosa trop­ po unilaterale, già se un ’ istituzione, in complesso di­ fettosa, non avesse proprio nessun lato un po ’ buono, o non nascerebbe mai, o non potrebbe affatto durare. Ma guardiamo ora anche gli altri lati. Interrompere le proprie occupazioni non danneggia solo lo studente universitario, ma inoltre l ’impiegato, il negoziante, l ’industriale, il navigatore, il coltivatore, l ’operaio, o- gni categoria di persone. In più d ’una delle quali, il periodo obbligatorio di vita militare svia da abitudini di assiduità, che non sempre si riprendono interamen­ te e bene; mentre a certuni, e basti citare gli impie­ gati privati e i buoni apprendisti di industrie speciali la possibilità di ottimi collocamenti. Sì, è interesse pubblico che la coltura superiore si mantenga alta, ma inoltre che all’agricoltura e all’industria non manchino o scarseggino le braccia, ad altre attività anche teste giovanli già men conformate, e insieme che, il buon andamento economico delle famiglie, materia prima di quello nazionale, soffra meno che sia nossibile danni o scosse. E quanti e quanti tra i giovani di leva non sono, almeno in. parte, uno d e’ sostegni della fami­ glia? Eppure il servizio militare bisogna prestarlo! Lo rende inevitabile una necessità altissima e prevalente della patria. Ma a mille e mille tra essi, tanta è la va­ rietà d e’ casi, potrebbe far comodo, e sul serio, per un fine lodevole, non per malvolere o pigrizia, rinviar­ lo di qualche anno. Ciò non è loro concesso, mentre agli studenti universitari si. Non v ’è' qui u n ’ingiusti­ zia? O è, come si osa asserire, soltanto apparente?

Che il principio concesso agli studenti universitari sia utile socialmente (!) è u n ’affermazione tutta gra­ tuita, e arbitraria. Non può mai esservi, socialmente, nulla di più utile, anzi necessario, della vera e as­ soluta giustizia.

Potremmo far notare, così per un di più, che il dànno d'interrompere gli studi è ormai attenuato, oggi che nella milizia la ferma si va facendo sempre più breve. Ma perchè ricorrere ad argomenti secondari? V ’è ben altro! Esso è in ogni caso largamente com­ pensato dallo effetto morale educativo, che può deri­ vare dal fatto del trovarsi i giovani d ’ogni classe so­ ciale a compiere un dovere pubblico tutti assieme, e- gualmenite, contemporaneamente, senza distinzioni di sorta. Cotale affratellamento di persone e di ceti fu grande e benefico durante la guerra, così tra i pericoli degli assalti come tra i disagi della trincea : si do­ vrebbe perciò pregiarne e Volerne la continuazione nella milizia anche in tempo di pace.

Si chiedono da tutte le parti riforme d ’ogni specie, spesso o ardue, o di bontà e convenienza discutibili. A noi sembra che sarebbe un torto trascurare o avver­ sare quella tanto facile e giusta che invochiamo.

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28 novem bre 1920 — N. 2430 L ’EC O N O M ISTA ■687

Il mercato finanziario nel mese di ottobre 1920

Presentiamo nella tabella seguente i numeri indici relativi alle quotazioni di compenso delle azioni per i primi dieci mesi del corrente anno, per i vari gruppi di società, i cui titoli sono oggetto di più frequenti ope­ razioni nelle borse italiane; numeri indici calcolati prendendo per base il prezzo del dicembre 1919, se­ condo le note norme metodologiche :

dotti, di società elettriche. Questo andamento del mer­ cato delle azioni non corrisponde solo allo stato di in­ certezza, di marasma che grava su tante forme di at­ tività industriale, ma anche alla condizione difficile in cui si svolge il mercato monetario : la deficienza di danaro, la riservatezza che domina presso le a- ziende creditizie, come è segnalata da altri saggi di sconto, così importa alti tassi di capitalizzazione e ne risulta depressione nelle quotazioni, tanto per i titoli a reddito fisso, come per quelli a reddito variabile.

Istituti di credito Ex Ferroviari. . Trasporti terrestri Trasp. marittimi Cotone . . . . . J u ta ... Lana... Lino e canapa. . S e t a ... ... Miniere... Siderurgiche. . . Meccaniche . . . Automobili . . . Elettriche. . . . Chimiche . . . . Zuccheri . . . . Alimentari varie. Acquedotti . . . Immobil. costruz. Diverse... Indice generale . Aprile 102 ¡102

¡

102

,

122 ¡143 155, ¡119, I 137 119, 97 94. 115 100 100, 126, 112 98.; 113 145 106 Maggio Giugno .75 ex 2 50 .25 ex 1.30 .39 ex 0.52, .83 ex 1.50| .23 ex 2.56 .40 ex 6.00 .27 ex 0.54 148.90 94 ex 3.63 .02 ex 7.44 18 ex 5.97 09 ex 6.25 .75 ex 0.60 .63 ex 2.24 .03 ex 1.03 .21 ex 0.63| 56 ex 0.75; 87 ex 1.42 | .29 ex 1.12 .43 ex 0.89 .49 ex 2.99 I 99.13 104.31 101.76 ex 0.61 120.53 159.39 181.60 126.51 ex 1.81 176.60 169.58 116.92 95.90 74.77 108.73 102.43 109.61 ex 0.98 128.22 110.22 97.53 ex 0.64 111.19 129.48 105.58 ex 0.07 91.09 94.37 ex 1.53 95.41 ex 1.98 98.49 129.47 158.40 116.00 136.17 127.00 100.51 86.50 86.71 ex 0.45 91.31 ex 0.75 93.81 103.79 111.92 98.90 96.81 103.30 117.92 94.07 ex 0.23 largì io Agosto 89.60 80.51 87.51 87.60 ex 8.12 113.78 ex 1.18 145.40 104.84 121.30 119.42 93.98 71.55 83.49 78.95 86.27 ex 0.10 96.82 96.75 ex 3.82 89.96 89.73 ex 2.18 97.06 113.26 87.57 ex 0.57 89.76 80.32 86.94 88.73 127.64 139.60 106.05 131.90 135.89 88.35 68.86 76.78 77.56 86.79 94.01 101.24 ex 0.86 93.78 89.82 98.35 121.73 ex 3.59 8g.86 ex 0.09 Settembre Ottobre Variaz. per. eeiituale fra ottobre e settembre 88.94 74.04 81.40 80.45 112.52 132.00 99.14 112.76 114.47 74.43 59.48 68.09 65.03 83.48 ex 0. 83.63 ex 1. 88.45 82.59 87.52 93.98 119.87 80.33 ex 0.11 87.93 60.71 78.19 75,15 ex 0.25 102.27 124.40 90.97 111.91 110.63 ex 5.95 68.50 51.10 ex 0.14 53.35 53.18 | 75.34 ex 0.33 78.59 ex 0.50 87.99 | 82.94 ex 1.41 85.35 | 87.62 ex 0.55 130.45 ex 1.55 73.62 ex 0.1 I 1.14 18.00 3.95 6.28 9.11 5.76 8.24 0.76 1.14 8.50 14.85 11.65 18.22 9.36 5.43 0.52 1.79 3.48 6.18 10.11 8.13

Gli indici per i! mese di ottobre segnano un anda­ mento del mercato finanziario per i titoli a reddito variabile anche più critico di quanto risultasse diagli indici del settembre. Il livello complessivo dei prezzi segna un ribasso di circa il 26 e mezzo per cento ri­ spetto alla chiusura del dicembre 1919 e di oltre il 30 per cento rispetto al maggio 1920: si constata una t( degriingolade » delle quotazioni così ampia e mar­ cata. quale non si ricorda nella moderna storia eco­ nomica del nostro paese. Il livello minimo è raggiunto per i gruppi delle società siderurgiche, meccaniche e automobili : gli indici segnano una discesa delle quo­ tazioni sino a metà circa del grado raggiunto alla chiusura dell’anno precedente. La depressione ha col­ pito in maniera assai marcata anche valori che in passato potevano essere considerati quali « titoli si­ curi. di riposo » .- gli immobiliari, le azioni di

acque-Fra le 112 società considerate nei nostri calcoli, 18 sole presentano indici superiori a 100, cioè prezzi più elevati che quelli del dicembre 1919: sono quasi tutte società tessili, cartarie, di esportazione.

Fra il settembre e l’ottobre la diminuzione nel li­ vello generale dei prezzi è stata dell ’8,13% : la di­ minuzione è avvenuta per tutti i gruppi, eccettuato solo il trascurabile gruppo delle società seriche e quel­ lo delle imprese varie: l ’ascesa rispetto a quest’ulti­ mo nucleo è avvenuta specialmente per le aziende di esportazione e per le Marconi ed è in buona parte ef­ fetto dell’inasprimento dei cambi. Le diminuzioni più sensibili sono registrate per gli indici delle società mi­ nerarie. metallurgiche, meccaniche e automobilisti­ che : notevole la discesa avvenuta per le azioni delle

società ex-ferroviarie, dovuta presumibilmente alla

connessione con società metallurgiche e meccaniche

Vedi tabella a pag. 694. Riccardo Bachi.

Corrispondenza dall’ Inghilterra

L annuncio ai Comuni dell’emissione di una nuova serie di Buoni del Tesoro, alle stesse condizioni di quella chiu­ sasi il 31 Ottobre, e fruttante il 5 per cento annuo con aumento di un ulteriore 1 per cento o 2 per cento in re­ lazione alla ragione d’ interesse degli effetti del Tesoro, è stato accompagnato dalla previsione della prossima ne­ cessità di addivenire ad un consolidamento dell’attuale debito fluttuante. La precedente serie di Buoni del Te­ soro non ebbe che uno scarso esito dovuto alla bassa rata di interesse fisso, ed il risultato ottenuto fu inferiore ai 212 milioni; questa nuova emissione benché sia fatta in vista di fronteggiare i forti bisogni di cassa per Di­ cembre con il pagamento degli interessi per il debito di guerra al 4 e mezzo per cento e 5 per cento, che im­ porteranno circa L. 50.000.000, ed al rimborso di Lst. 25 milioni di Buoni dello Scacchiere, non sembra possa avere un’accoglienza diversa. Per poter addivenire al nuovo prestito, abbisognerà attendere che ii mercato finanziario si sia maggiormente rasserenato che tanto il credito quanto il denaro e la situazione industriale siano meno tesi che per il presente, l’attuale emissione del prestito francese, almeno da quanto è possibile giudicarne sin qui, ne for­ niscono la riprova.

Per il denaro, se i prezzi continueranno a scendere; è

da attendersi^ presto una riduzione del tasso di sconto ufficiale, anzi nelle scorse settimane corsero voci a tale proposito, ma per il momento essi debbono considerarsi per lo meno premature, ed anche il bisogno di credito diminuirà esso pure, con la graduale liquidazione dei vecchi stocks, promettendo così il realizzarsi di una sana deflazione, come del resto si verifica già agli Stati Uniti.

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688 L 'E C O N O M ISTA 28 novem bre 1920 — N. 2430

viare alla possibilità del dumping, ma che in realtà dovrà conferire al Governo il potere di impedire l’introduzione in Inghilterra di merci relative alle key Industries, indu­ strie fondamentali, salvo ad accordare caso per caso op­ pure imporre forti dazi ad valorem a quanto è possibile

giudicarne adesso sembra che prevarrà la prima forma possibilmente combinata con la seconda- In realtà, il Go­ verno aveva già emesse queste disposizioni in forza di un certo articolo della legge doganale, ma in una recente sentenza esse furono considerate ultra vire per cui oggi l’introduzione in Inghilterra di coloranti e tannini sinte­ tici, vetri scientifici ed altri prodotti a cui si applicavano tali restrizioni, può avvenire senza ostacoli.

Lo stato attuale dei mercati fa pesare più che per il passato, l’imposta sui sopraprofitti di guerra, aumentata per il corrente esercizio finanziario da 40 al 60 per cento che viene ad incidersi sull’ industria, senza alcuna possi- bil tà di riversarla sul consumatore, e l’opposizione vi si è fatta specialmente in questi ultimi tempi vivacissima, unitamente anche a quella del 5 per cento sulle società, per azioni. Dai dati che hanno veduto la luce nei reso­ conti del Tesoro, si nota una riduzione nei proventi di questa imposta di Lst. 20.000 per il primo semestre di questo esercizio finanziario in confronto del corrispon­ dente periodo precedente, e se si tiene conto dell’au­ mento introdotto nell’ aliquota, la diminuzione sarebbe di Lst. 75 milioni.

La liquidazione del controllo statale nei vari rami di affari sembra avviarsi verso una più rapida effettuazione. Con la fine del presente esercizio finanziario sparirà qualsiasi contributo per ii prezzo del grano, anzi datala discesa nelle quotazioni di questa merce sul mercato li­ bero è probabile che l’interferenza dello'Stato, cessi molto più presto; frattanto le compre governative sono state ri- dotteal minimo, e la libertà di commercio sarà ristabilita co l’esaurimento delle presenti scorte che furono acquistate quando il mercato segnava prezzi più alti. Le ferrovie che pur continuando ad essere esercite dalle rispettive società, sono so'to il controllo dello Stato che garantisce loro un utile minimo da integrarsi al caso con fondi di bilancio, ritorneranno in piena disponibilità dei loro pro­ prietari nell’agosto 1921, e forse si procederà ad un mag­ gior aggruppamento delle diverse Compagnie con la usione dei minori esercizi con gli enti più grandi come è avvenuto agli Stati Uniti. In attesa del ritorno delle diverse linee nelle mani delle intraprese private prose­ guono le trattative tra il Governo e le parti interessate circa la reintegrazione del materiale fisso e rotabile e delle provviste di magazzino sia per quanto si riferisce ad un maggiore deterioramento per lavoro straordinario durante la guerra e sia anche per non avere eseguito, come si sarebbe usato normalmente, le necessarie ripa­ razioni e approvvigionamenti per mantenere il capitale fisso in piena efficienza, dalle voci che corrono, l’ inden­ nità per il solo deterioramento straordinario, si eleve­ rebbe a Lst. 50 milioni.

Rag. Emanuele Barabino.

Controllo operaio sulle industrie (O

La Rassegna Commerciale sottoponendosi alla imposizione dei con­ trollo, considera la riforma con ¡e seguenti assennate parole:

Secondo il principio ormai .accettato del controllo le aziende industriali vengono considerate non già quali enti particolari dominati dai legittimi proprietarir che le crearono o le geriscono, sibbene strumenti so­ ciali di produzione, e per questo, passibili di controllo collettivo, iraquantochè esse forniscono i mezzi per 1’esistenza della Nazione. Col nuovo sistema non si sottrae la proprietà dello stabilimento al legittimo pro­ prietario. ma si intende disciplinarne la nroduttività, sottoponendola al controllo del fattore lavoro, che e parte importante ed inscindibile della sua esistenza.

Certo si tratta di una innovazione assai grave, di un esperimento di fronte al quale è naturale che su rimanga perplessi e dubbiosi. Ma 1’ esperimento

pofà-0 ) Vedi Economista 24, 31 ottobre e 14 novembre 192pofà-0.

riuscire se, mercè la sua attuazione, si potrà riporatre nei rapporti del lavoro l ’ordine e l ’armonia, se i di­ ritti degli industriali e degli operai saranno egualmente ed equamente tutelati, se gli uni e gli altri sapranno e vorranno sottostare ai propri doveri.

Paolo Cappa, nel Cittadino di Genova, esaminando il problema dal laf» politico, cosi si pronuncia:

La faccenda del controllo dei lavoratori sulle a- ziende industriali sarà tutt ’altro che facile a concre­ tarsi: le masse attendono molto da esso; gli indu­ striali molto ne temono, o mostrano di temere. Il Governo ha cominciato col nominare una Commissio­ ne incaricata di presentare le proposte che serviranno alla compilazione del relativo disegno di legge. Tanto per non smentirsi, gli uomini di Governo liberali che pur condizionarono nel giugno scorso l ’assunzione del potere alla partecipazione dei popolari al loro Mi­ nistero, si sono affrettati adì escludere da detta com­ missione paritetica ogni rappresentanza delle organiz­ zazioni dei lavoratori non socialisti.

Problema difficile; soluzione pericolosa, se dalla « riforma » si farà un « a sè » isolato. Limitarla così può essere desiderio e proposito di conservatori alla Tanari, o di demagoghi catastrofici alla Lenin : e si­ gnificherebbe provocare nuovi contrasti a non lonta­ na scadenza. La quasi riformistica Confederazione del Lavoro non ha ancora precisato chiari i suoi di­ segni. Quanto a noi siamo convinti che perchè il con­ trollo non abbia ad avviarsi a una pronta elimina­ zione, come in Germania accadde ai « consigli di fabbrica », 0 a servire al sabottamento di ogni im­ presa industriale, bisogna collegarlo con altre rifor­ me concomitanti che lo completino sulla base della partecipazione dei lavoratori agli utili della gestione e dell’ azionariato operaio, che inizi la trasformazione d ell’attuale economia industriale unicamente fondata sul salariato.

Le questioni sociali più ponderose sono così sul tapoeto. E ’ evidènte che la discussione e i provve­ dimenti non potranno limitarsi ai lavoratori delle in­ dustrie, ma estendersi ai lavoratori della terra ; nè è davvero da escludersi che gli interessi degli uni si manifestino domani in contrasto con quelli degli al­ tri : donde la evidente oportunità dell ’inchiesta sulle condizioni reali deH’industria metallurgica e siderur­ gica italiana roposta e domandata dal Partito Popolare.

Carlo Rizzolinel Sole critica la innovazione con queste conside­ razioni:

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