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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2413, 1 agosto

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GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore: M. J. de Johannis

AMO XLVil - VOI. LI

tao-som a, 1* Agosto 1920

FIRENZE: 31, Via della Pergola ROMA: 56, Via Gregoriana

A. 2413

S O M M A R I O

p a r t i: ¡ECONOMICA.

Controllo svile Banche.

L ’industria della pesca in Italia — Giulio Tamagmni. Economie che s’impongono.

Siate sugli Istituti di Emissione e di Credito Mobiliare. Le condizioni economiche della Russia veli anno 1019.

(Continua). NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

La popolazione agraria in Italia.

Titoli nominativi,in Inghilterra e negli 8. V. d’A meriea. Opera della Lega Helìe Nazioni.

Indennità di gu.erxa jdtjjl’Ita la . Denunzie di patrimpn^o.

RIVISTA BIBLIOGRAFICA,

Jacopo Mazzei - Della politica .doganale degli lutati

binili con speciale riguardo ail*2talia. — H. S.

Foxwell - Papere on current f i n à n c e — Walton Hale Hamilton. — Current economie problems, a

scries o f readings in thè control o f industriai de- velopment.

RIVISTA DEL RISPARMIO E DELLE BANCHE.

I l risparmio in Italia — Casse di Risparmio orai-

. narie - Casse postoli di risparmio Depositi e

. saldi creditori delle Banche — Movimento di cassa

.nelle Banche.

RIVISTA-DEI PREZZI. , .

¡Prezzo dell’argento — Prezzo dei metalli - Prezzi dei prodotti siderurgici in Germania.

¡FINANZE DI STATO. . . .

Circolazione monetaria — Circolazione fiduciaria mondiale — Bilancio dello Stato — Bilancio dello Stato al principio della guerra — Situazione del Tesoro dal principio della guerra — Situazione del

Tesoro e V I Prestito Spese del Ministero della

Guerra — 1 debiti pubblici nel mondo.

RIVISTA DEL COMMERCIO. COMUNICATI UFFICIALI. NOTIZIE VARIE.

Situazione degli Istituti di Emissione Italiani. -Situazione degli Istitutidi Credito Mobiliare.

¡BIBLIOTECA DE 11 L’ ECONOMISTA „

Studi Economici Finanziari e Statistici

pubblicati a cura de L’ ECONOMISTA

1} F E L I C E V IN C I L. 2

L’elasticità dei consumi con le sue applicazioni ai consumi attuali prebellici

L. 1 2) G A E T A N O Z IN .G A L I

Di ALCUNE ESPERIENZE METODOLOGICHE TRATTE DALLA PRASSI DELLA STATISTICA DEGLI ZEMSTWO RUSSI

3) Dott. E R N E S T O S A N T O R O L. 4 Saggio critico su la teoria del valore

nell’economia politica

4 ) A L D O C O N T E N T O L. 2

Por u n a t ii r i a in d u ttiv a dei dazi su l orano e su lla la tin e

5) A N S E L M O B E R N A R D I N O L 2

li fenomeno burocratico e il momento èconomico-finanziario

In vendita presso i principali lib r a i-e d ito r i e presso .L’Am ­ m inistrazione de L’EeonomisIa - 56 V ia G re g o ria n a , POMA 0.

PARTE ECONOMICA

C o n t r o l l o s u l l e B a n c h e

Si trova innanzi alia Camera una proposta di legge di iniziativa parlamentare di controllo sulle Banche. iNe è autore l ’On. -Chiesa: e vi è quindi chi si do­ manda se proprio quegli fosse il parlamentare che più opportunamente avrebbe' dovuto farsi iniziatore li provvedimenti in materia tanto delicata ; si ricor­ dano naturalmente le 59 interpellanze sull’avv.azione presentate nel 1916, che fornirono al noto fabbri­ cante ai giocattoli il destro di afferrare il Commis­ sariato delFimpcrtante servizio bellico, che egli a- veya attaccato senza però riuscire a dimostrare al­ cuni degli addebiti da lui denunciati. Non mancarono e non mancano tuttora d'accentrarsi sulla gestione diell’On. Chiesa nel Commissariato deH’Avi.aziOne accuse di non dubbia gravità (1), che furono finora abilmente sviate, ma che non ottennero per questo dal- l ’on. Commissario, così specificatamente chiamato a rispondere, repliche esaurienti che lo scaglionassero soddisfacentemente. La inchiesta parlamentare sulla gestióne della guerra riaprirà probabilmente la discus­ sione sulle direttive seguite dal Commissario per l ’A­ viazione particolarmente in materia contrattuale, e noi auguriamo che l ’on. Chiesa possa uscire dalla indagine' senza deplorazione, così come avremmo de­ siderato che in questo periodo di sospetto egli avesse tenuta, e precisamente alla Camera una attitudine di maggior riserbo o di paziente

attesa-Ma in un momento così turbinoso per i maggi ri Circoli finanziari del Paese, quando si parla aperta­ mente, anche nel Parlamento, anche per bocca del Governo, di aggiotaggio, di vendette politiche tentate da più grossi industriali che hanno tratto profitto dal­ la guerra, quando si ritorna sui tentativi che orinai parevano sopiti, e che assunsero la denominazione di a scalata alle banche » quando appaiono evidenti le manovre del capitalismo nello sfuggire alle tassazioni, cui Ite condizioni del bilancio impongono si addivenga con urgenza e con inesorabile tenacia (occorre ricor­ dare che le denuncie dei patrimonlii superiori alle L.- 50-000 sono risultate nel Regno appena 360-000 circa) quando il Paese 'tutto ha impellente bisogno di ritrovare la propria quiete per dedicarsi con iniinte- rotta lena al lavoro e alia produzione, sorretto dalla fi­ ducia nei suoi governanti, e nei suoi organismi più sensibili e più specialmente cioè Quelli del credito, non possiamo non spendere una parola per mostrare quanto mate possa fare la ingerenza dello Stato verso il nostro sistema bancario libero, che fino a ieri era e fino ad oggi è universalmente conosciuto come sano e retto ed e invidiato anche all’estero ; per mostrace­ la assurdità di disposizioni che non sono per niente re­ clamate nè dal pubblico nè da fatti, che permettano

di qualificare non corretto il funzionamento della grandissima maggioranza per non dire la quasi uni­ ti) Vedasi anche l’opuscolo del Cap. G. G. Alleona « Come l’on.

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370 L’ECONOM ISTA

versaflità di Istituti di Credito e di Casse Italiane, le condizioni generali dei quali sono floride, promettenti e, in buona parte fedeli a secolari tradizioni di scru­ polosa e prudente

Amministrazione-Il solo fatto della perfetta sicurezza con la quale i risparmiatori recano con ritmo crescente i loro capi­ tali indistintamente a tutti gli Istituti, sia Banche che Casse, ci esonererebbe completamente dal pren­ dere in considerazione le vessatorie disposizioni che l ’On. Chiesa ha saputo immaginare- Tuttavia ci fac­ ciamo un dovere di analizzare il suo progetto al fine di provare come esso non resista alla critica più su-

perficialle-La iniziativa déll’On. Deputato per la Lucchesia si propone di incatenare sotto ferrei disposti una delie migliori manifestazioni delle nostre attività econo­ miche e finanziarle. Egli deve essere certamente par­ tito dal preconcetto che i nostri Istituti di Credito, il cui contegno, nella generalità, fu prirng, durante, e dopo la guerra dei più commendevoli non siano in­ vece che covi delle più deplorévoli azioni., dal! mo­ mento che gli venne sentito il bisogno di contraporre loro un controllo dei più severi che, non v ’ha dub­ bio, avrebbe per effetto, se le proposte fossero de­ stinate ad essere convertite ih legge, il che non cre­ diamo, di paralizzare addirittura la funzionalità di que­ gli organismi i quali godono la fiducia del pubblico in modo che non sembra neppure sospettato dall’On. Chiesa- Uno dei requisiti principali perchè qualsiasi industria o qualsiasi ramo di attività si consolidi e acquisti regolarità di funzionamento o di sviluppo- se-', condo preordinate direttive è quello della stabilità legislativa ed ambientale, almeno relativa, nella qua­ le agiscono; ciò non dovrebbe essere ignoto all’Egre­ gio Parlamentare che nella sua stessa industria può facilmente aver controllata la verità assiomatica di una tale

promessa-Orbene nel suo. progetto di legge egli ha invece così congegnate le disposizioni degli articoli 1 e 3 da por­ re tutti gli Enti1 e privati che intendono di esercitare il commercio bancario del credito e dei depositi sotto l ’obbligò del conseguimento di una autorizzazione da parte del Ministro del Tesoro su proposta della Ca­ mera di Commercio nella cui giurisdizione sia per essere ia sede principale del commercio stesso; la quale autorizzazione dovrà venire rinnovata di anno in anno entro il mese di gennaio e potrà revocarsi in qualunque momento sia ritenuto del caso dal Ministro del Tesoro, con decisione motivata di concerto col Ministro per l ’Industria e il1

Commercio-Banche, Banchieri-, Casse idi Risparmio, Casse Rurali, Mutue Agrarie, Monti di Pietà, Monti frurnen tari ecc- ecc- dovrebbero avere, secondo- il progetto in esame assicurato soltanto u n ’anno di vita. Essi dovrebbero affrontare spese di impianto, di espan­ sione, dovrebbero compiere sforzi di sviluppo e di conquista di mercati interni ed esteri, sotto la spa­

da di Damocle del rinnovo delle autorizzazioni ad esercitare fi loro commercio che potrebbe, per *una ragione politica qualsiasi, essere revocata dalla au­ torità del Governo appunto in momenti di aspre lotte fra partiti, sotto la influenza -di particolari tendènze o correnti.

Quale magnifica arma elettorale 1’On. .Chiesa si precostituirebbe col progetto in esame se per avven­ tura egli fosse Ministro del Tesoro in tempo di e- lezioni politiche e amministrative. Ma evidentemente r.on può essere questo lo scopo di una legge voluta da un Parlamento che abbia coscienza dei propri doveri e che voglia veramente provvedere al maggior svi­ luppo di tutte le attività economiche della Nazione, non già ridurle facile, allettante, ed occasionale stru­ mento di lotte politiche.

Sebbene discussa è ancora vigente una legge sulle m-compatibilità, per la quale si dispone che a capo de­ gli Istituti di Emissione non può siedere un parlamen­ tare! Ora invece si vorrebbe dare al Ministro del Tesoro una ingerenza diretta ed incontrollabile su

tut-Io agosto 192Í) — N. 2413 ta la attività bancaria del paese, cumulando ai gravi danni della instabilità cui abbiamo accennato, .quelli di possibili arbitri non meno

perniciosi-Ma all’infuori di questa pericolosa novità che non sembra essere affatto richiesta dal paese, che non risulta effetto di uno stato di anormalità cui si debba riparare, che non è sentita neppure da coloro stessi che sono i maggiori e più diretti interessati delle ban­ che, cioè i depositanti ed i correntisti, l ’On- Chiesa pare ritenga di avere trovata la chiave di volta del ri­ sanamento del sanissimo nostro organismo bancario, in una disposizione o di cui non sappiamo compren­ dere il valore ; eccola :

Art. 5. — Il capitale di ogni ente o privato eser­ cente il commercio bancario dovrà essere almeno in proporzione del 10% dei depositi accettati a rispar­ mio, degli avalli e delle fidejussioni

prestate-Agli effetti della presente legge e per ogni effetto fiscale saranno considerati come depositi a risparmio anche quei conti correnti di enti o privati (esclusi gli enti di beneficenza, le Banche ed i (banchieri), la cui mèdia giornaliera dei depositi in un trimestre sia su­ periore a lire

50.000-In caso di deficienza del capitale stesso per rap­ porto alle cifre dei depositi ed avalli suddetti, entro sei mesi dalla situazione mensile in cui la deficienza siasi verificata, dovrà essere, provveduto al necessa­ rio aumento di capitale oppure dovrà garantirsi la cifra eccedente la proporzione suddetta mensilmente constatata l ’eccedenza, con depositi di titoli di' Stato o garantiti dallo Stato presso uno degli Istituti di emis­

sione-Dunque il capitale delle banche deve essere al­ meno in proporzione del 10% dei depositi, come de­ finiti dail’On. Chiesa; ci è lecito chiedere : Perchè il 10% e non il 5, il 7, il 12, il 15, il 50 più? E ’ proprio sicuro il proponente che quel 10% rappresen­ ta la giusta proporzione deila garanzia, base indefet­ tibile sulla quale tutto il sistema bancario sarà risa­ nato? perchè o la legge ha un tale preciso scopo di necessario risanamento ed allora può essere giusti­ ficata; o non si raggiunge la dimostrazione di una tale necessità o di poter comunque conseguire lo sco­ po ed allora essa diviene un nuovo ingiustificabile in­ gombrante legislativo, una superfettazione da evitare.

Ma non basta ; si vuole altresì stabilire il limite de! tasso d ’interesse, si vuole limitare il fido ai privati ed enti sociali al 10% del capitale di ciascuno, si vuole limitare le anticipazioni superiori alle L- 50-000 con l ’obbligo della decurtazione non minore del 10% sulla cifra iniziate del fido, si vuole infine porre alla solita autorizzazione del Ministro del Tesoro la aper­ tura di sedi e succursale tanto in Italia che all’estero.

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funziona-Io agosto 1920 — N. 2413 L’ECONOM ISTA

mento delle “nostre banche ? Basta ad attestarlo il co­ stante incremento dei depositi e dei conti correnti. A conforto dell’on- Chiesa diamo qui le cifre più re­ centi sullo sviluppo s:a dell’uno che dell’altro.

Banche Depositi Corrispondenti — saldi creditori Insieme Commerciale . . Credito . . Sconto . . . Roma . . . . Al 31 dicembre 1919. . . . 637.0 . . . 681.3 . . . 815.5 . . . 427.4 2.982.4 2.585.5 2.565.4 1.332.5 3.619.4 3.266.8 3.880.9 1.759.9 T ótale 2.561.2 9.565.8 12.027.6 Commerciale . . Credito . . . Sconto . . . Roma . . . . Al 30 aprile 1920. 653.3 711.2 836.9 454.3 3.585.8 3.238.2 2.741.5 1.823.1 4.239.1 3.949.4 3.578.4 2.277.4 Totale 2.655.7 11.388.6 14.044.3

Depositi e Corrispondenti saldi creditori dal 31 dicembre 1919 al 30 aprile 1920.

Banche Aumento assoluto Aumento percentuale

__ — — Commerciale. . . 619.7 17 Credito . . . . 622.6 21 Sconto . . . . 197.5 6 Roma . . . . 517.5 24 Totale 2.017.3 16

Che cosa si vuole di più? Chi reclama un cam­ biamento di regime? Forse i recenti pericoli della scalata delle banche, della incetta delle azioni ecc. sono ciò che hanno toccato la ipersensibilità dell’On- Chiesa? Ma non sa egli che questi fatti si ripetono ovunque ed in ogni tempo e sono una manifestazione dello sviluppo stesso degli istituti bancari? In Inghil­ terra il fenomeno degli accentramenti e degli accapar­ ramenti è costante ed intenso, ma nessun governo di quel paese veramente libero, penserebbe davvero di oenetrare nel campo della libera contrattazione, fin- | chè ciò non fosse reclamato dalla grande maggioranza j del pubblico dei risparmiatori e del commercio, che ! venisse a risentire dianno dall’operato delle banche- ■Siamo perfettamente convinti che la iniziativa dell’On. I Chiesa non troverà seguito nel Parlamento, ma co­

munque riteniamo che sarebbe per essere enormemen- | te pregiudicevole allo sviluppo bancario del paese ed

i all’incremento della sua attività finanziaria una di-

j

scussione che comunque tentasse . di regolamentare' una manifestazione che non ha dato finora raeione no- i tevole di essere portata, nella sua complessità, sotto

j

il controllo dello stato, a meno che con essa non si voglia preparare come abbiamo detto una nuova po- | tente arma elettorale, il che se può essere grad’to a | qualche singolo membro de! Parlamento, non può es- ! sere certo nelle intenzioni di un governo

liberale-industria della pesca in Italia

L ’industria della pesca in Italia si distingue, a se­ conda dei prodotti, in industria della pesca del pesce, dei molluschi, dei crostacei e del tonno. Essa nel

1912 richiese l ’attività di 122,658 pescatori dei quali 2-446 addetti alle tonnare; il massimo numero si ebbe nel 1914 in cui ascesero complessivamente a 129.904; in seguito, in conseguenza della guerra, si verificò una progressiva riduzione cosicché nel 1916 erano 71.094. In quest’anno il numero delle barche impiegate per la piccola pesca risultò essere 19-060- In rapporto alle cifre sopra riportate sono quelle re­ lative ai prodotti della pesca calcolati nel loro valore in lire- Anch'essi andarono diminuendo sebbene non nella stessa proporzione del numero dei - pescatori in quanto con la contrazione dell’offerta del pesce il prezzo di questo subì un aumento, favorito da una maggiore domanda determinata glia sua volta non solamente da un più generale consumo manifestatosi dovunque rispetto a tutti i generi alimentari, a causa

j

dell’elevarsi del tenore di vita delle classi operaie, ! ma altresì in modo particolare rispetto ai prodotti del- 1

371

la pesca che durante il periodo dei divieti della carne macellata costituirono un ricercato surrogato della stessa- A riprova di quanto abbiamo asserito ecco delle cifre : il valóre in lire di tutto il pesce pescato nei mari dello Stato nel 1912 fu di 23.7-79.070, nel 1914 22-886.052, nel 1916 21-174-800. In quest'ul­ timo anno enorme fu il ricavato dalla vendita del ‘ tonno.

Consideriamo ora il numero dei quintali ed il va­ lore del pesce che l ’Italia importa annualmente. E ’ da avvertire che si tratta di pesce preparato e cioè secco, affumicato, in salamoia, marinato, sott’olio o conservato. Dall 1909 al 1918 mentre il numero dei quintali è gradualmente disceso il valore di essi in­ vece è andato continuamente e sensibimente aumen­ tando- Nel 1909-13 infatti la media annua fu di quin­ tali 734,609 corrispondenti a L- 64.061,783; nel 1916 di quintali 398.818 corrispondenti a L. 72.269-309; nel 1918 di quintal^ 548-053 corrispondenti a Lire 192-652-275. Le considerazioni sopra esposte riguar­ do a ll’importanza assunta in quest’utimo tempo dal pesce nell’alimentazione umana, essendone stato e- steso il consumo anche all’esercito, giustificano l ’in­ cremento dei quintali importati nel 1917 e 1918 men­ tre a spiegarne l ’ingente valore calicolato in lire degli stessi, in rapporto a quello medio del 1909-13, basta pensare da un lato alla considerevole e crescente sva­ lutazione della moneta e dalll’altro ai cambi che vol­ sero sempre più sfavorevoli per l ’Italia a partire dal­ l ’ultimo trimestre dèi 1917. I paesi di provenienza del pesce, nel 1916, in ragione della loro importanza, furono : la Spagna, il Canadá, la Norvegia, la Gran Bretagna, l ’Irlanda, il Portogallo, l ’Algeria ecc- Na­ turalmente nel pesce importato rientrano delle qua­ lità che non possediamo nei nostri mari e perciò non è possibile stabilire un confronto preciso tra pesce prodotto nelle acque dello Stato e quello importato- Tuttavia, a questo proposito, bisognerebbe esaminare riorganizzazione e lo sviluppo delia nostra industria della grande pesca rispetto a quella degli altri paesi marinari- Ma la nostra indagine sarebbe necessaria­ mente lunga e sconfinerebbe perciò dai limiti impostici in questo articolo. La conclusione però che emerge da quanto abbiamo constatato circa la produzione inter­ na del pesce e la sua importazione nel nostro Paese è a seguente : che noi produciamo troppo poco ed importiamo troppo e che perciò intensificando e per­ fezionando l ’industria della piccola e della grande pesca potremmo essere in grado d ’emanciparci quasi completamente dal tributo in oro che adesso paghia­ mo all’estero per il pesce e che rappresenta per noi, nazione essenzialmente marittima, un tributo di umi­ liante ed odioso vassallaggio.

Del problema della pesca, bisogna confessar1;), ben poco ce ne siamo. occupati nel terreno pratico, mentre non sono mancati suggerimenti di studiosi e delibera­ zioni di congressi. Così dinanzi ad una delie vero fonti di ricchezza e di benessere che potevate facil­ mente utilizzare siamo passati con una quroi assoluta indifferenza. La guerra, imponendoci dell3 privazioni e stremando le nostre risorse economiche, ha piteli temente richiamato riopinione pubblica sui fenomeni produttivi ed è. stata una solenne lezione per tutti a riguardo alfa peculiarità di alcuni fatti che prima non erano nemmeno avvertiti- Oggi che la bufera è pas­ sata ciascuna nazione s ’adopra a ricostituire il pro­ prio patrimonio distrutto e tiene conto di tutto ciò che possa essere motivo -di progresso e di arricchi­ mento- Il problema della pesca quindi si è, al pari di molti altri, impostato nella forma d ’un que­ sito eminentemente pratico che richiede d ’essere ri­ solto con sollecitudine ed in maniera ^la più esau­

riente- s

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sa-372 L’ ECONOM ISTA I o agosto 1920 — N. 2413

rebbe manchevole ed inefficace. Perciò il problema è meno semplice di quanto a prima vista potrebbe apparire e merita quindi d ’essere esaminato con pon­ deratezza, serietà e scrupolosità in tutti i suoi parti­ colari. E ’ anzitutto necessario superare [’empirismo a cui ora è abbandonata in Italia l ’industria della pesca. Ed in ciò possiamo largamente profittare dei progressi conseguiti dagli altri popoli. Sarà pertanto giovevole ampliare il campo delle applicazioni e de­ gli esperimenti, sia per conoscere la natura dei nostri mari ed in relazione ad essa apportare delle modifi­ cazioni all’industria manifattriee che ha per scopo di apprestare a quella della pesca gli apparecchi di cui essa ha bisogno- Così pure dovrà sorgere quell’ul- teriore industria che miri all’utilizzazione degli ani­ mali acquatici ed alla diffusione e smercio dei sotto- prodotti ottenuti dagli stessi. Sarebbe quindi vano par­ lare del rifiorire dell’industria della pesca qualora an­ che in Italia non dovessero crearsi fabbriche_ d ’at­ trezzi pescherecci moderni, cantieri per vapori spe­ ciali per la pesca ed il trasporto del pesce, battelli frigoriferi e magazzini e vagoni refrigeranti al fine di potere trasmettere il prodotto della pesca dall’alto mare alle basi portuali e da queste ai più diversi e più lontani mercati o senza correre il rischio di ve- j derlo deperire per via- Il lato tecnico può giustamente giudicarsi come quello che è di base agli altri e senza di cui non sarà possibile trasformare l ’attuale arte della pesca in una vera e grande industria na­

zionale-Ma allo stesso è strettamente legato il lato eco­ nomico- Anzitutto perchè quando avremo strumenti perfezionati di pesca potremo ottenere _ un prodotto maggiore in quantità e migliore in qualità e di con­ seguenza verremo a ridurre quella sproporzione tra produzione ed importazione postando la corrente d ’oro che ora va all’estero verso il mercato interno. E che questo sia attuabile lo dimostra il fatto che la Francia in un numero di pescatori non molto inferiore al nostro raggiunge se non supera in un solo trime­ stre la cifra del valore del prodotto italiano d ’un an­ no intiero e l ’Inghilterra con un numero di pescatori superiore per un quarto circa al nostro raccoglieva dalla pesca, nel 1904, annualmente quasi duecento- cinquanta, milioni di lire. Ma il ricavato della pesca tenderà ad accrescersi anche perchè appenasarà dato di conservare e di trasportare il pesce, ^mediante l ’or­ ganizzazione frigorifera, nelle più varie località del paese il consumo acquisterà un’estensione non facil­ mente determinabile. E quindi il lato tecnico influirà intimamente su quello economico in due modi, sia permettendo di conseguire con lo stesso numero di pescatori un prodotto quantitativamente e qualitativa­ mente superiore all’attuale sia aprendo al medesimo un mercato di consumo senza paragone più vasto. E, come è, noto, quando una particolàre industria trova assicurato lo sbocco ai propri prodotti la sua vitalità ed il suo sviluppo sono senz’altro

garentiti-Ma una volta raggiunta l ’organizzazione tecnica e bene avviato lo sviluppo economico anche il lato so­ ciale della questione di cui ci occupiamo non incon­ trerà gravi ostacoli alla sua sistemazione- Ed è lo­ gico perchè tanto più agevole sarà in un'industria 'a fase distributiva quanto più florida è stata quella pro­ duttiva od in altri termini tanto più un ’indùstria sarà remunerativa quanto più rigogliosa è stata la sua produzione. Infatti se noi consideriamo l ’attuale a- spetto sociale della nostra industria peschereccia non sarà arduo convincerci che se esso è tutt’altro che lieto; ciò dipende principalmente dall’empirismo a cui questa attività economica soggiace. I suoi soggetti o fattori oggi sono quattro : i pescatori, l ’armatore, il costruttore e Eintermediario per la vendita del pesce. 11 pescatore è in generale talmente misero che quasi sempre è sprovvisto di qualsiasi risparmio^ cosicché è di solito costretto ad invocare un ’anticipazione di compenso all’armatore del battello e ad accettare il vitto che talora questi gli somministra a prezzi d

ar-bitrio- L ’armatore sia in ciò come per gli strumenti d'i lavoro che fornisce e per le spese generalmente si comporta come' gli talenta, naturalmente gravando sulla massa del prodotto della pesca. Se poi egli è per di più privo di mezzi pecuniari per armare la barca e per acquistare il battello deve ricorrere al cre­ dito che non può essere per lui non oneroso in quanto il costruttore non contento di costituire pegno sulla barca può alzare il prezzo di essa ed imporre degli interessi elevati oltre il normale- L ’intermediario è colui che fa di regola dei lauti guadagni a carico dei pescatori- Egli vendendo per conto del produttore non corre alcun rischio; ha diritto ad una percentuale sullà vendita; ha altresì la facoltà di dedurre a pro­ prio vantaggio una parte del pesce a titolo di tara; talora congiura vendendo a chi meglio lo compensi per la cessione della merce al più basso prezzo; spesso si trattiene il danaro ricavato dalla vendita- Quindi, attualmente-, da una parte armat.ore e costrut­ tore gravano sulla massa ottenuta dalla pesca e dal­ l ’altra l ’intermediario ne assottiglia di parecchio il valore di scambio vivendoci lautamente e parassita- riamente. Senza pericolo di errare si può concludere che la vita del pescatore è ora delle, più tristi. Ma | sarebbe così qualora l ’industria della pesca fosse te­ cnicamente progredita ed economicamente rigogliosa? Quando il prodotto dalla stessa ritratto fosse per quantità e qualità maggiore e commercialmente di maggior rendimento? E ’ chiaro che la questione sa­ rebbe diversa assai e la condizione del pescatore non paragonabile alla presente.

Del problema della pesca si è occupato lo Stato ed ha cercato di provvedervi particolarmente con le leggi del 4 marzo 1877 e del 11 luglio 1904- Mediante la prima si è preoccupato sopratutto dell’amministrazio­ ne e della vigilanza della pesca, mediante la seconda invece, che ebbe il suo regolamento nel 1910, si concessero alcune agevolazioni alle cooperative dèi pe­ scatori, si provvide alla costituzione dei loro sinda­ cati si incoraggiarono alcune istituzioni in favore del miglioramento dell’industria, si pensò alla tutela dei pescatori e delle loro famiglie- I criteri che ispirarono questa legge erano assai buoni però i mezzi disposti per la sua attuazione furono così limitati che la sua efficacia è stata assai scarsa- E ’ un fatto che oggi l ’industria peschereccia è in piena decadenza. L ’on- Ministro Micheli, appena assunto al potere, presentò al Senato un progetto di legge, già approvato dal Consiglio dei Ministri, in cui si contemplano il pro­ blema della ricostruzione del naviglio, le opere di adattamenti portuali, gli scali d ’alàggio, la questione del credito, l ’assicurazione contro gli infortuni e l ’in­ segnamento professionale. I mezzi finanziari che il Ministro è riuscito ad ottenere ascendono a 20 mi­ lioni; per di più egli intende elevare ili bilancio, della pesca da 100 a 700 mila lire. Questo progetto perciò integra, specialmente dal lato finanziario, la legge del 1904 e si presenta assai favorevolmente ; ci auguriamo pertanto di vederlo presto tradotto in

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L'ECONOMISTA 373 1° agosto 1920 — N. 2413

superiore e più razionale di vita- Si tratta di conqui­ stare alte luce della coscienza e della dignità umana oltre centomila individui che se ora abbronzano al1 sole i loro volti e temprano alte salsa aria marina i toro muscoli, giacciono però in preda al' più doloroso ser­ vaggio economico. Il 1- Convegno Nazionale per Coo­ perative Pescatori che tra giorni avrà luogo a Napoli riuscirà quindi del massimo interesse perchè esso additerà i mezzi pratici con i quali sarà possibile mercè la cooperazione donare al Paese una fonte di ric­ chezza ed una schiera di migliori cittadini.

Giulio Tam agnini.

Economie che si impongono.

II. prof. Cablati nell'articolo che più sotto riproduciamo, ritorna su uno stato di fatto, cui più volte noi pure abbiamo accennato. Se l ’on. Giolitti vuole abolire, come ha promesso, uffici inutili, non ha che vol­ gersi attorno per trovarne a tosa. Noi certo contribuiremo, per quanto ci è possibile, nella elencazione di quei rami burocratici che fon bene­ ficio dell’erario e del pubblico possono venire soppressi, e nello stesso tempo sosterremo il rinfor. amento di quelli che meritano di essere ac­ cresciuti .

QUALE GOVERNO LE INIZIERÀ?

La presidenza della « Associazione Nazionale fra_ i funzionari delle imposte dirette » mi comunica copia di un succoso Memoriale, trasmesso al ministro delle Finanze, nel quale si trovano esposte in lucida e sobria evidenza le necessità convergenti del personale e della finanza- ^Accrescere congrua-mente iti numero degli agenti e dei loro impiegati ; elevarne la posizione mora­ le ed assicurarne l ’indipendenza, come si conviene ad una vera magistratura finanziaria ■— quale le nuove leggi tributarie hanno creato; dare i mezzi materiali, compresi quelli dei locali e dell’arredamento, perchè 1 lavoro si svolga con la dovuta comodità : ecco altret­ tanti presupposti, su cui tutti siamo concordi da un pezzo, perchè la nuova poderosa legislazione finanzia­ ria non resti sulla carta, ma si traduca in atto.

La modestia stessa delle richieste dovrebbe essere garanzia sicura che esse verranno accolte e sollecita­ mente applicate dal Ministero delle Finanze, il quale vorrà, confido, evitare di ribadire il sospetto troppo diffuso, che in Italia, per ottenere la cosa più ragione­ vole dal governo, bisogni intimidirlo con manifesta­ zioni illegali di

forza-LE INUTILI INTENDENZE

Una magnifica e fresca coorte di funzionari allenati alle mansioni tributarie, il governo la ha sotto mano, quando si deciderà ad abolire le inutilissime, ingom­ branti e complicanti Intendenze di finanza- Qualche funzionario di esse mi si è rivolto in tono inquieto, rimproverandomi di accusare tanti bravi impiegati di ! una spiccata tendenza all’ozio. Non ho mai scritto si­ mili affermazioni : ho sostenuto e sostengo che le In­ tendenze di finanza sono oziose, non i loro funzionari. Le Danaidi, condannate a vuotare un pozzo con dei secchi senza il fondo, lavoravano, poverette, dalla mat­ tina. alla sera, ma non concludevano naturalmente nien­ te. Ho il vago sospetto che l ’episodio mitologico delle

j

Danaidi sia la trovata fredddurista di un greco prei­ storico, per rappresentare la burocrazia dell'epoca..- Questa riforma, realizzabile unitamente ad una e-

j

conomia, presenta carattere di urgenza- Da parecchi |i indici, che anche allo scrivente risultano da concordan- ! ti elementi di pratica professionale, traggo i ’impressio- j! ne che, a mano a mano che le nuove leggi tributarie Il si affollano alla porta, la disorganizzazione e d''arre- li trato orescono negli uffici finanziari- Non per colpa || certo, nè per mancanza d ’intelligenza e di volontà di | uomini, ma per la fatalità logica delle condizioni in cui

il lavoro delle agenzie oggi si

svolge-L ’on- Giolitti ha avvertito alla Camera chg dalle e-

j|

conomie nei pubblici servizi non sono da aspettarsi !| grossi benefici finanziari- L'osservazione in un certo

senso è esatta. Ma la questione va considerata in tutti i suoi aspetti, che non si limitano agli effetti immediati e diretti sul pubblico bilancio.

SFRONDARE LA DEMOCRAZIA

, Tentiamone una analisi- Vi è una prima categoria di economie, che può rendere più di un miliardo e mezzo dell’anno, annullando il relativo disavanzo Tali sono quelle da effettuare nei servizi industriali delle ferrovie, delle poste, telegrafi e telefoni. Economie e misure oramai studiate, note, pronte a tradursi in atto e che delle società private porrebbero in essere entro un anno, ove si lasciasse loro mano libera. Perchè non un passo si compie in tale materia?

Altre notevoli economie si possono realizzare, nella burocrazia, militare- E dico burocrazia, e non esercito, perchè sulla riduzione dell’esercito oltre certi limiti vi è molto da discutere, per chiunque non confonda ¡a tendenza naturale ed ovvia alla pace, con qualche al­ tra cosa..- Ma nella burocrazia militare si compiono degli sperperi insensati di materie costosissime ed i « ronds de cuir » della sciabola sono più tenaci, pe­ danti ed asini di quelli della burocrazia

civile-Una terza economia si può fare derequisendo la ma­ rina mercantile e non preoccupandosi di creare di pre­ potenza una fiotta costruita proprio in Italia. Ciò clm preme ai navigatori, ciò che interessa agli italiani, è di avere una flotta, la quale ci costi il minimo e che vada a cercarsi i noli dove li trova- Fino a quando ci ostineremo a far convergere due interessi divergenti, quali quelli dei costruttori — interessati a vendere care le navi — e dei navigatori, a cui premono navi al mas­ simo buon mercato, lo Stato sperpererà milioni a cen­ tinaia, senza avere nè cantieri, nè marina mercantile- E ’ questa una verità meridiana,. di cui sono convinti oubblicamente gli armatori, di cui sono propugnatrici le migliori nostre riviste tecniche navali e di cui ho visto con grande piacere il ministro Alessio farsi, pro­ pugnatore in Senato. Perchè non si agisce così come si pensa?

Insieme a queste economie dirette, il cuii effetto im­ mediato non sarebbe inferiore ai 2 miliardi di lire an­ nue altre ve ne sono, la cui portata, finanziariamente meno tangibile — sopra tutto in un primo momento — produrebbe dei benefici indiretti non meno cospicui. ABOLIZIONE, RIDUZIONE, ECC.

Se lo Stato abolisse sette od otto università inutili, una decima di istituti tecnici, parecchie altre scuole se­ condarie, una quantità di preture, tribunali, ecc. ; nonché He non poche sezioni e divisioni centrali, che servono unicamente d;a passacarte, semplificando il mostruoso sistema di controlli, che appesantiscono e rallentano l ’intera vita italiana, è certo che momen­ taneamente non diminuirebbe la spesa della burocra­ zia, perchè i funzionari relativi non potrebbero venire messi in mezzo alla strada- Ma i benefici che ne risen­ tirebbe il paese non sarebbero per questo nè scarsi, nè lievi e precisamente : 1. avremmo dei servizi e non dei disservizi, con inesprimibile vantaggio dell’attività generale, non più inceppata ad ogni passo -dagli in­ gombri del formalismo funzionaresco- Tutto procede­ rebbe, dalla giustizia agli altri servizi civili, con passo accelerato, conforme all’economia dei tempi; 2- gli uffici aboliti cesserebbero di « perfezionarsi », il che equivale, in lingua romana, a complicarsi ed a figliare funzioni e funzionari; 3- tutte le spese generali, ine­ renti ai servizi aboliti, scomparirebbero d ’un tratto; 4. un momento o l'altro tutti' quei professori, magistra­ ti, capi divisione, impiegati ecc., andrebbero al Crea­ tore con alleggerimento definitivo del bilancio pub­

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374 L’ECONOM ISTA 1° agosto 1920 — N. 2413

monterebbero a parecchie centinaia di milioni all’anno. E verrebbe eliminato uno dei più svergognati sistemi di spogliazione legale del paese, che diffamino merita­ tamente l ’Italia

all’estero-QUESTIONI DI CORAGGIO

Come si vede, le economie che si possono realiz­ zare e che, per numerosi e concordanti studi compiuti, sono più che mature per l ’esecuzione, non meritano di venire trattate alla leggiera- Esse anzi costituireb­ bero in qualunque istante della nostra storia la prima cura di un Governo, desideroso di risanare l ’economia pubblica dal più pesante e odioso verme che c; corrode • ed un tale Governo forse immediatamente strappereb­ be meno applausi alla piazza ra'lamentare, ma si eri­ gerebbe per coraggio, per dimostrata virilità e ser’età di propositi, per vero amore di patria, un monumento

aere perennius.

Ma specialmente pressante e doverosa è la via delle economie oggi, in cui si sta per tassare il paese a sangue, e che, ciò malgrado, il bilancio dell’esercizio in corso si preannunzia con un disavanzo patrimo­ niale di 14

miliardi-Di tanto in tanto bisogna pur orendesi questo com­ pito ingrato di esporre al pubblico, la cui opinione do­ vrebbe sorreggere gli uomini di Governo, la verità sulla nostra situazione.

IL DEBITO PUBBLICO

Il debito pubblico complessivo, che al 30 giugno del­ lo scorso anno ammontava a 77-074 milioni, al 31 mar­ zo u- s- era passato a 89.479 milioni- E cioè in nove mesi era cresciuto di oltre 12 miliardi e la spesa per interessi di 532 milioni. E si tratta di un moto accele­ rato, perchè nel solo trimestre 1. gennaio-31 marzo

dell’anno corrente l'aumento è stato rispettivamente di 8-283 milioni per capitale e 444 milioni per interessi E sappiamo che un incremento ancora più ingente ri­ sulterà dalle cifre dell’ultimo trimestre dell’esercizio finanziario chiuso al 30

giugno-Aggiungiamo che la elevazione del saggio dello scon­ to, portando dal 5 al 6% l ’interesse sui buoni del Te­ soro rende oggi ancor più pesante l ’onore di questo colossale debito pubblico- E d ’altra parte l ’esito della Conferenza di Spa dimostra con quanta ragione sin dal­ lo scorso anno ripetutamente insistessi di non coltivare l ’illusione, radicata anche nel ministero Nitti, che le indennità dei paesi vinti potessero servire da partita | compensativa attiva dei 22 miliardi di debiti, da noi

j

sinora contratti con l ’estero.

In questa situazione preoccupante il Governo può | giustificare un ritardo nella soluzione radicale del prez­ zo del pane, solo alla condizione di mettere mano ri-, h solata alle economie, che, come ho detto, sono molte

e di altissima

portata-Indulgendo alla cocciuta ostinazione delle masse I da una parte, e alla cieca resistenza egoistica della bu- j rocrazia dall’altra, si porta l ’Italia verso una situar j! zinne, che ogni cittadino può da sè

giudicare-Attilio Gabiati.

Note sugli Istituti di Emissione di Credito Mobiliare

Non diciamo cosa nuova, rilevando l ’importanza e l ’opportunità di seguire il movimento delle operazioni degli Istituti di Emissione e delle grandi banche di credito mobiliare. Degli Istituti di Emissione, in quan­ to essi sono un po’ come gli.organi regolatori e modei a- tori del mercato economico finarlziario ; quasi perfe­ zionati osservatorii, che avvertono e registrano le va­ riazioni ed i turbamenti dell!’equilibrio, ponendo così in grado di prevedere e quindi anche di provvedere, in quanto sia possibile- Delle grandi banche di Cre­ dito Mobiliare, perchè in esse si accentra gran parte del risparmio disponibile, per essere poi distribuito nelle forme più varie, onde alimentare e sviluppare

l ’attività produttrice; perchè essendo esse, a più di­ retto contatto con la vita economica (le banche ordi­ narie, sono in vario modo e per somme notevoli, in­ teressate nelle diverse imprese, anche quando non » i anno una diretta partecipazione), ne conoscono e pro­ spettano meglio le necessità, e ne pongono in evidenza le particolari condizioni.

Ci proponiamo perciò, di esaminare periodicamen­ te, le situazioni di detti Istituti Bancari, allo scopo di rilevare i movimenti caratteristici e salienti e trarre considerazioni serene e precise. Perchè, le vostre os­ servazioni siano più suadenti e perchè i movimenti che esamineremo abbiamo maggiore evidenza, sintetiz­ zeremo lo svolgimento delle principali operazioni ban­ carie, in vari grafici, iniziandoli coi dati del corrente anno, e prendendo punti di riferimento col periodo prebellico e con quello

successivo-Premettiamo alcune

considerazioni-Fonte normale per le nostre rilevazioni, saranno le situazioni mensili pubblicate dai singoli Istituti, e le relazioni annuali. In proposito occorre osservare, che la denominazione delle voci, non è perfettamente iden­ tica per tutte le banche e che non è uniforme il crite­ rio di classificazione e di aggruppamento delle operai zioni. Quindi, La comparazione dei dati, non può avere quella esattezza assoluta che sarebbe desiderabile.

E ’ di chiara evidenza, il notevole aumento verifica- tosi in tutte le operazióni ; giova riflettere però, che in. buona parte, è solo apparente perchè dovuto ai rigon­ fiamento prodotto dal deprezzamento della moneta, che, naturalmente, si ripercuote tanto sulle operazioni attivi- che su quelle passive- Potendosi determinare esatta­ mente il coefficente di svalutazione della moneta, sa­ rebbe facile vedere se e di quanto, è cresciuta l ’atti­ vità

bancaria-Non sarebbe però esatto, applicare un ’unico coef­ ficiente, perchè le variazioni numeriche — com’è fa- c:le intendere — non sono le stesse per tutte le voci e perchè le medesime hanno un significato tutto par­ ticolare, ove si scenda ad un esame

minuzioso-In Quanto si tratti di valori a vista (nel senso che rappresentino mezzi liquidi) si può dire che essi ri­ sentono, in maggior grado, dell’avvenuta svalutazio­ ne ; e quindi, le rispettive variazioni effettive, potreb­ bero determinarsi, assai approssimativamente, appli­ cando l ’indice di svalutazione della moneta di carta- li denaro contante, gli assegni ordinari e circolari, in minor misura anche il portafoglio, dovrebbero, ad e- sempiio, essere rivalutati in tal

guisa-Per i valori a reddito fisso, invece, non si è verifi­ cato un deprezzamento corrispondente alla diminuita capacità economica del reddito stesso. Il consolidato 3-5% che nel luglio 1914 aveva una quotazione media mensile di 94,91 era disceso nel dicembre 1919 a 82,44; quello 5% da 91,72 nel Dicembre 1917 a 89,54 nel dicembre 1919- I titoli azionari invece, anno segui­ to, in misura più prossima, le variazioni dipendenti dalla svalutazione della

moneta-Che valore attribuire poi ai depositi? Una parte d ’es­ si, sono stati creati e rappresentano risparmi anterio­ ri al periodo bellico; quelli prodotti successivamente, come molto acutamente à osservato il Borgatta, ànno un significato diverso da. quello che l ’aumento stesso avrebbe avuto in un periodo normale- Non rappresenta­ no cioè più, un indice dello accrescimento della ric­ chezza e del reddito realizzato, per un maggior spìrito di risparmio e previdenza ed una più intensa attività produttrice e sfruttamento dei capitali preesistenti ; ma dipendendo anche dalla realizzazione di redditi fu- ! turi di una parte della popolazione, sono effetto di | riduzione di altra forma del capitale nazionale- (Il forte aumento del prezzi, à spinto a rendite, e portato

j

aH’immediato consumo di beni suscettivi di lunga prò- | duttività, di scorte, ecc).

Si può dunque prevedere, indipendentemente da al­ tre cause, un aumento meno che proporzionale del ri­ sparmio futuro.

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1° agosto 1920 — N. 2413 L’ECONOM ISTA 375

averla accennata perchè sia tenuta in debito conto, nell’esame delle cifre che illustreremo in prosieguo.

Insistiamo piuttosto; sul contributo che possono for­ nire le operazioni degli Istituti di emissione e delle Banche di Credito Mobiliare per pressione econo­ mica, essendo questa una delle ragioni principali del nostro

lavoro-Facciamo presente però che pur trattandosi di coeffi­ cienti importanti non possono da soli costituire un si­ curo indice- Data la complessità dei fenomeni econo­ mici sarebbe imprudente limitarsi ail’esame di ele­ menti singoli, per giungere a delle conclusioni genera­ li; bisogna invece estendere Findagine a tutti i fenome­ ni per trarre dalla fusione degli indici speciali, dal loro insieme, un « indice plurimo nel quale vengano ad e- sprimersi tutte le manifestazioni e tutte le forme della situazione economica in un dato momento (1) E bi­ sogna anche limitarsi ai fenomeni abbastanza vicini, tener calcolo della influenza che possono avere gli ele­ menti non economici, le circostanze perturbatrici che determinano le alterazioni più diverse : scandagliare il futuro è concepibile solamente per le linee prlnci- j pali e per le più prossime. | Ricordiamo che Clèment juglar (2) riteneva d'i poter j seguire attraverso l ’esame dei Conti delle Banche di I Emissione, il movimento delle crisi- Se questa opi­ nione non può ora essere pienamente accota per Je considerazioni sopra accennate, si deve tuttavia rico nosoere col Fanno (3) •— anche tenendo conto della minor prevalenza che attualmente anno le Banche di Emissione — che consultare le loro cifre, è come toc­ care ili polso del complesso movimento economico, per­ chè è negli Istituti di Emissione che, in ultima analisi, si ripercuote la domanda e l ’offerta totale del credito.

Le voci degne di particolare attenzione, sono quelle dello sconto, delle anticipazioni, della riserva metaf­ ilica, -della circolazione dei depositi e conti correnti- !1 Juglar, dopo aver dimostrata la periodicità delle orisi osservò, che il totale annuale degli sconti dopo essersi elevato per vari anni ad una cifra cinque o sei volte superiore a quella del punto di partenza, diminuisce bruscamente per riprendere, dopo la liquidazione, un nuovo sviluppo. Tuttavia, qualche volta, una diminu­ zione notevole del portafoglio può essere indice di un miglioramento delle condizioni economiche- Al contra­ rio, la riserva metallica, dopo una diminuzione graduale durante lo stesso periodo, discenderebbe nell’ultimo anno ad un terzo od al quarto del punto di partenza, allo scoppiare della crisi, per elevarsi poi fino a rag­ giungere e sorpassare anche la circolazione ; si ini­ zierebbe quindi, un nuovo ciclo.

Meno attendibile è la curva della circolazione, perchè j essa può variare per cause eccezionali estranee alla situazione economica; inoltre il progressivo aumento | in tutti i paesi e la possibilità, per una stessa quantità di biglietti, di soddisfare o meno le necessità del mer- ■-«u, a seconda della maggiore o minore velocità u. circolazione (a cui influisce anche il diverso taglio dei , biglietti, Fuso più o meno esteso di mezzi di compen­ sazione e di regolamentazione ametallici), rendono me­ no evidenti le tendenze al1 2 3 ristagno o regresso.

Come giustamente fa rilevare il Barone, (4) la mag­ giore velocità di circolazione, rende possibile, in un periodo di ascensione economica, una diminuzione an­ ziché un aumento nella quantità dei biglietti : il segreto j di questa apparente contradizione, sta- nella diminuzio­

ne della durata degli

effetti-Riguardo ai depositi, si osserverà, 'a genere, una cifra maggiore nei periodi di stasi, che in quelli di -in- | tensa attività economica. Un sintomo importante è da­ to dalla riserva metallica. Vilfredo Pareto 5) à detto:

(1) Mario Alberti— Verso la crisi? — Trieste, 1914.

(2) Clement Juglar — Des crises commerciales et de leur retour

périodique. — Paris, 1862.

(3) MarcoFanno— Le banche ed ilmercato monetario, — Roma, 1912. (4) Enrico Barone— Principi di economia politica. — Pescara, 1909.

(5) Vilfredo Pareto — Manuale di economia politica. — Milano, 1909.

« come un piccolo bacino comunicante col mare, può dare il livello dell’acqua di esso, così la riserva metal­ lica può dare un concetto della quantità di risparmio dispombile-nel paese »• Specialmente quando la dimi­ nuzione della riserva è continua ed il corso sfavorevole del cambi perdura, è segno che le riserve metalliche sono seriamente minacciate, che la base del credito si riduce sì da rendere necessaria una contrazione del credito della cifra degli affari, perchè tutti gli impieghi a vista, anche degli Istituti di credito, poggiano in ultima analisi su quell’unica base.

Altri elementi possono essere forniti dalle variazioni del saggio dello sconto, dalla percentuale del taglio dei biglietti, del movimento delle casse, dal numero ed importare delle compensazioni. Nelle banche di Cre­ dito Mobiliare è interessante seguire le cifre dei riporti, delle, partecipazioni, dei valori di proprietà e di quelli a custodia, oltre quelle già accennate­

li valore di questi singoli indici, verrà meglio chia­ rito di volta in volita, -quando se ne manifesti l ’oppor­ tunità. Ora interessa stabilire i concetti generali, per rendere più chiara l ’esposizione, la formulazione dei principi, e la lettura dei grafici, che potranno fornire, come quelli meteorologici, un elemento notevole per la previsione del futuro e per la constatazione della con­ dizione del momento.

- C. T.

Le condizioni economiche delia Russia nell’anno 1919(1)

L’organizzazione industriale Mei governo dei Soviet nel suo Stato attuale - (ottobre 1919).

Ma l ’amministrazione popolare era in movimento già dal 5 marzo mediante commissioni e spingeva, con sveltezza sempre maggiore, il crollo completo- Sap­ piamo realmente troppo poco sugli uomini dirigenti del governo bolscevista, per poterci formare un giu­ dizio su che cosa avessero in comune Lenin e

Krassin, il nuovo dittatore economico^ con gli altri

della società, composta di un miscuglio. Adesso tro­ viamo fra i capi del partito bolcevista insieme con

Lenin degli uomini come Lunatscharski, i-1 commis­

sario per illuminare ili popolo, il quale in altri tempi, quanto agiva ancora a Capri, come ¡dirigente del gruppo <( Wperjo-d » (« Avanti ») combatteva acca­ nitamente la dittatura di Lenin, e che a suo tempo da parte sua lo beffava come rappresentante dello a Accademismo », come « Coltivatore di filosofi ». Anche « Larin » (Lourie) è fra loro, quello che dopo il) 1909 nel « Wosroschdenije » (« Risurrezione ») ha combattuto l ’opinione, come membro della fra­ zione umanitaria, che la rivoluzione fosse già al de­ clinare e l ’evoluzione borghese già gradatamente in cammino. Irt contradizione con le opinioni di Lenin, che esigono il centralismo più severo, la completa sottomissione delle Commissioni locali, alle centrali, si trova l ’opposto, ossia da decentralizzazione dei Sovjets provinciali assunta diagli umanitari ed ese­ guita realmente o per lo meno

ammessa-Tutti vanno bene d ’accordo per la completa eli­ minazione della borghesia, la quale del resto, al prin­ cipio si era distaccata in gran parte da sè ; ma questo è soltanto il mezzo ner raggiungere lo scopo mentre sullo scopo stesso dovrebbero esistere molte diffe­ renze dii opinioni.

D ell’internazionalismo di Lenin e di Krassin è conveniente di dubitare. L ’esser loro ultimo scopo quello di attizzare la rivoluzione nel mondo, appar­ terrebbe alla proprietà intellettuale dei <t Pseudo­ nimi » dei Trotski, Badek Litwinow, Simojevo, dei non russi-- Uomini come « Trotski » e « Joffe » che non riconoscono mai nessun dovere nè morale nè le­ gale, che sono gli oppositori cavillosi del precetto della « pausa per respirare » della reservatio mentalis, dell’infedeltà, della falsità, in mezzo ad una società

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376 U ECONOMISTA 1° agosto 1920 - N. 2413 di onestissimi idealistici sognatori come per es- era

Woroivski, l ’ambasciatore bolcevista a Stocolma,

quando Io conobbe Schreiber nei tempi prima delia guerra.

Non è credibile che Lenin il quale voleva condurre ili suo popolo in un paradiso comunista, avesse eser­ citato il terrore con l ’aiuto di mercenari lettoni c schungusici, ed avesse approvato le camere di tor­ tura ossia il folle sadismo delle « commissioni straor­ dinarie d ’inchiesta » la corruzione e la mancanza di disciplina dei Soviet locali e la corruttibilità-venalità di coloro che lo circondano.

Lenin aveva indispensabimente fede utopistica

nella forza intellettuale e morale, nella facoltà del­ l ’entusiasmo rivoluzionario, del proletariato russe Egli depose le sue speranze suH’autarchia della gran­ de nazione russa, che gli doveva permettere di con­ durre vittoriosamente La lotta fino in fendo contro tutta la gerarchia imperialistica- La si piò invidiare per queste belle immaginazioni folli; ma non per là maggior parte dei suoi colaboratori e per il suo seguito, i suoi affigliati.

Sopratutto si deve sempre ribattere che finora qua­ lunque prova di Lenin (come nel caso di Bidiit) di venire a rapporti pacifici col mondo ha dovuto fallire a causa della disonestà della dissimulazione degli altri, del <( Generale » nel suo

governo-Il governo del Sovjet finora non è. stato ancora mai fedele a nessun accomodamento, e venne im­ piegato sempre soltanto il vecchio principio dell’a- dempimento secondo il Consiglio degli operai e dei soldati (( in questo riguardo ».

A ciò dovrebbero riflettere quelli che pensano ad un accordò convenzionale col governo attuale del Soviet, così come è composto adesso.

Pertanto ritorniamo all’industria russa.

L’agonia dell’industria del Soviet di Russia nei 1919 Il centro di gravità della Socializzazione di Lenin non si estende al mezzogiorno con le sue miniere di carbone, alle industrie chimiche che vi si sono colle­ gate, alte ferriere, alle miniere di minerali, alle saline, le miniere di sale, poi non alla conquista deila nafta dtei Baku e Grosuy, alla conquista del manganese della Greorgia, alle piantagioni di tabacco del Krim e della costa del Mar nero, alle piante oleifere, e di fabbrica­ zione dei grani vegetali del territorio hubano — non a ll’Ural e Siberia. E ’ rimasta in gran parte al Sov- yet della Russia soltanto l ’Industria tessile.

Secondo l ’organo amministrativo del governo del Sovyet « Ekonomitscheskaja Shin » (« Vita economi­ ca ») del 6 Agosto 1919, nelle fabbriche di tessitura di cotone era stata verificata una diminuizione di produt­ tività durante l ’anno 1918 di 53 v. H. iri confronto con l ’anno 1917, e che durante i primi 6 mesi- delll’an- no 1919 la diminuzione si accrebbe dei 23%, ed in al­ cune aziende giunse perfino a 30 v. H- In confronto coi tempi di pace ia media delia diminuizione della produzione si deve calcolare con 85-89 v. H. e se si considera che in questa statistica non sono state cal­ colate grandi quantità di importanti aziende ridotte all’inazione completa; perchè la produttività attuale dà soltanto 5 v- H- del tempo di pace.

Il cotone grezzo attualmente è aumentato di 78 v. H. in confronto delle registrazioni del 1918, il filo di co­ tone durante lo stesso periodo di tempo, di 1675 v- H., merci pronte, di 2443-3621 v. H. « I prezzi aumen­ tano continuamente a causa della continua mancanza di tessuti pronti nel commercio libero, a casua defila ma­ lafede degl’intermediari e deile continue requisizioni del governo, di modo che prima dell ’inizio di una tran­ quillità politica della nazione ed una ricostruzione della vita economica su fondamenta sane, non si- può calco­ lare su di una diminuizione degli alti prezzi che do­ minano ora »•

l a spiegazione per la diminuizione fenomenale della produttività non sta esclusivamente nella mancanza di voglia di lavorare degli operai e ne! cattivo stato delle

macchine, ma anche ed anzitutto perchè il lavoro di­ minuisce corrispondentemente alla diminuizione delle materie prime e si « adatta » alia fabbricazione di merci sempre più

facili-Dallo stesso giornale del 26 luglio 1919 rileviamo che il governo dei Sovyet nel Turkestan ha comperato dalla produzione della vecchia e della nuova raccolta circa 11,5 milioni di Pud (1 Pud - 16 1/4 Kg- 61 Pud — 1 ton- per 247,2 milioni di Rubli, ma è riuscito a vederne soltanto una piccolissima parte. « Certa­ mente furono caricati più di 500 vagoni ai cotono e fu­ rono tenuti a disposizione altri treni per il trasporto del cotone che stava pronto in diversi magazzino, ed in buona parte ancora nello stato grezzo per essere diretto nei mandamenti industriali; pertanto g l’inglesi e i e truppe di Dònikin hanno avuto cura di fare in modo che nessun Pud caricato per i bolcevischi arrivasse senza il loro consenso a destinazione. A causa di ciò l ’indu­ stria del cotone è rimasta per quest’inverno e per que­ st'autunno senza materie prime importanti « Ma nelle

fabbriche di panno non v ’è scusa pausitele ossia .a

mancanza della materia prima- Di lana ce n ’è ancora, e pertanto la diminuizione della produzione del’an- no 1918 in confronto col 1917 consiste in 59-63 v- H. e quella per il primo semestre 1919 ancora 20-29 v- H. La merce pronta indica u n ’aumento di prezzo di 3519- 5000 v. H., mentre il costo di fabbricazione, senza la materia prima, ha aumentato di più di 6000 v- H. I salari in paragone del tempo di pace hanno subito un aumento i 3500 v.. H- netto.

« Una Commissione, che aveva il compito di stabi­ lire le cause del crollo della produzione ha dato il suo giudizio esprimendo che tutto ciò si deve attribuire all’arresto del salario rateate (Stucklohus), aila distru­ zione della disciplina del lavoro, alla mancata organiz­ zazione dell’amministrazione delle fabbriche a mezzo degli operai, ed alla cattiva e totale insufficienza del nutrimento degli operai. L ’insufficienza di nutrizione che gradatamente acquista la forma di deperimento ha dimostrato l ’apparizione d elle« provviste di sacchi »/ vale a dire che circa 30 v. H. degli operai di una fab­ brica se ne vanno scambievolmente con parecchi sac­ chi nei loro villaggi nativi per farsi dare in cambio di denaro o merci pronte, cereali, patate ecc- Quando ri­ torna al lavoro una comitiva di questi « saccheggiatori » un ’altra di operai affamati si avvia al « brigantaggio » La commissione poteva indicare una lunga serie di casi in cui tutti gli operai avevano abbandonato la loro fabbrica ed erano partiti per i lóro villaggi in parte per approvviggionarsi ed in parte per attendere al lavoro dei loro

campi-Che ad essi durante l ’assenza fosse stato mantenuto n il salario è anche la causa del continuo aumento nelle j industrie tessili ». (a Ekonomitscheskaja Shin » del 6 agosto

1919)-11 prezzo del fino grezzo nell’anno 1919 è aumen-

j

tato di fronte a ll’anno 1913 di 723-7570 v. H-, quello del filo di lino di 1076 fino a 1428 v. H. Pèr le merci pronte risulta u n ’aumento di 200 v-

H-E ’ bene dare ancora un ’illustrazione alla colossale diminuizione della produzione perchè secondo corri­ spondenze ufficiali del 29 agosto 1919 nell’ultimo con- gresso amministrativo di Mosca, gli operai delle tessi- ture si trovano in non meno di 7111000 su 31/2 mi'- ¡ioni di operai di tutte le

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