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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2403, 23 maggio

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(1)

L’ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO. BANCHI. FERROVIE. INTERESSI PRI VATI

Direttore : M. J. de Johannis

limo P I

-

Voi. LI

F M O O IO . 23 Maggia 1920 !

F IR E N ZE : 31, Via della Pergola

ROMA : 56, Via Gregoriana

l

2403

1920

Alcune combinazioni che abbiamo potuto stipulale \ con periodici che andremo assorbendo nel corso del-

\ l’anno prossimo ci permettono di riportare l’Economista \ al numero di pagine che esso aveva prima della guerra e di completarne quindi in modo notevole la redazione; la circolazione, per effetto delle fusioni accennate, verrà ad aumentare tanto da superare di gran lunga la somma delle tirature dei periodici congeneri. I miglioramenti accennati, che dobbiamo alla fedele assistenza dei vecchi

| e nuovi lettori, cui siamo altamente riconoscenti, pó- \ iranno essere attuati solo col mese di luglio a causa

|di difficoltà tipografiche.

BIBLIOTECA DE “ L’ ECONOMISTA ,,

St u d i Ec o n o m i c i Fi n a n z i a r i e St a t i s t i c i p u b b l i c a t i A c u r a de L ’ ECO NO M ISTA

1

)

Fe l i c e Vi n c i

L’ ELASTICITÀ’ DEI CONSUMI

con le sue applicazioni ai consumi attuali e prebellici

= L. 2

2 ) Ga e t a n o Zi n g a l i

Di alcune esperienze metodologiche

tratte Dalla prassi della statistica degli Zemstwa russi

= L. 1 = . ________________

3 ) Do t t. Er n e s t o Sa n t o r o

Saggio critico su la teoria del valore

nell’economia politica

= L. 4 === ________________

4) Al d o Co n t e n t o

Per una teoria induttiva dei dazi

sul g ra n o e sulle fa rin e

= L. 2 = ___________________ In v e n d i t a p r e s s o i p r i n c i p a l i l i b r a i - e d i t o r i e p r e s s o T A m m i n i s t r a z i o n e d e l l ’ E c o n o m is t a — 56 V i a G r e g o r i a n a , ! R o m a . S O M M A R I O : PARTE ECONOMICA.

IO miliardi per il Mezzogiorno.

La prima crisi eeonomiea postbellica : li Giappone. I fattori economici di squilibrio sociale.

L'aumento del tasso dòlio sconto-cambio ed interesse (C . T . ). NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

P r o d u z i o n e d e l p e t r o l i o d e g li S tati U n i t i . RIVISTA BIBLIOGRAFICA

FINANZE Di STATO E n t r a t e d e l l o S ta to . RIVISTA DEL RISPARMIO RIVISTA DEL COMMERCIO

C a s s a d i R i s p a r m i o d i R o m a : R e l a z i o n e d e l l ’e s e r c iz io 1919. S it u a z io n e d e g l i Is t it u t i d i C r e d it o

PARTE ECONOMICA

IO miliardi per il Mezzogiorno.

Dalla unificazione dell’ Italia ad oggi, per oltre - mezzo secolo dunque, la questione del Mezzogiorno è s a ta sem­ pre sul tappeto. A chi volesse sfogliare gli A tti del P a r­ lamento italiano, non riuscirebbe diffìcile trovare per ogni sessione ampi, numerosi, talvolta competentissimi e con­ vincenti discorsi, intesi a prospettare i bisogni del Mez­ zogiorno e le utilità che ne deriverebbero al paese dalla sua sistemazione. Basterebbe del resto, quel monumento di sapienza e di acuta analisi dell’agricoltura italiana, che va sotto il nome di inchiesta Jaccini, per conoscere, in tutto il suo complesso, la soluzione adeguata da darsi a tutto il problema meridionale. E chi voi sse ancora scor­ rere i volumi degli A tti dell’ Istituto Scientifico di Napoli, troverebbe, non senza sorpresa, sulle condizioni del Mez­ zogiorno e sui mezzi più opportuni per la sua redenzione, pagine meravigliose, scritte allora, cioè 20 anni fa circa, con ponderazione e con preciso senso di realtà, dall’ono­ revole Nitti, dall’attuale Presidente del Consiglio dei M i­ nistri, il quale nondimeno, or è un anno, affermava in P a r­ lamento, che la ricostruzione delle terre danneggiate dalla guerra avrebbe dovuto far posporre la soluzione del pro­ blema meridionale. Ciò egli asseriva giusto nello stesso momento nel quale, con accenti di apostolo, predicava al paese la necessità di valorizzare ogni elemento redditizio della nazione.

Parole, parole, fiumi di parole sono corsi in ogni senso, ma nulla più!

Persino gruppi parlamentari per il Mezzogiorno si co­ stituirono e tu tti vanamente, tutti passarono senza poter conseguire che quelle solite, sporadiche, insufficienti prov­ videnze che lasciarono il Mezzogiorno nello stato in cui pur oggi si trova, e che non diversifica visibilmente da quanto era cinquant’ anni or sono.

Non senza giustificazione apparente devesi, fino ad un certo punto, ritenere la dilazione che ebbe durante parec­ chi anni la attuazione delle riforme ventilate dal legislatore benché già riconosciute da coloro che avevano approfondita la questione; le condizioni del bilancio dello Stato, nei prim i tempi della costituzione del Regno, non consentivano di accantonare i mezzi occorrenti per far fronte alle necessità, benché allora assai meno costose. Più tardi le crisi che si ripeterono costrinsero il Governo ad una politica di lesina, j politica che ebbe il merito di rafforzare le nostre magre finanze.

(2)

L ’ K C O N O M IS T A 23 m a g g io 1920 — N . 2403 i 242

| Chi in Italia s ppe comprendere e conoscere e insistere

sul problema del Mezzogiorno furono per primi e soli i cat­ tolici. che vi trovarono largo campo favorevole alla loro propaganda.

Oggi il partito popolare — ovvero la stessa categoria di cittadini organizzata in partito politico — convinto della forza e della ricchezza enorme che potrebbe derivare all Italia dalla valorizzazione del Mezzogiorno, consapevole, non solo dei benefìci diretti che conseguirebbero dalla siste-

| inazione delle zone meridionali.ed insulari del nostro Regno,

: benefici che non starebbero soltanto neda maggior copia I, di prodotti agricoli, ma che avrebbero ripercussioni note­ voli sul patrimonio zootecnico, sullo sviluppo di energie idroelettriche e quindi di impianti industriali, sulla civi- i lizzazione di contrade ancor viventi in stato semi-barbaro, sulla emigrazione e sulle sue correnti; si fa auspice di una riiorma che se raggiunta ed eseguita dovrebbe renderne J benemerito della Nazione ognuno che vi abbia contribuito. Ohe monta se connesso alla proposta testé lanciata di un finanziamento di dieci miliardi per il Mezzogiorno, vi può essere uno scopo politico ? Quando mai, questa può essere una ragione di contrarietà, quando ne derivi van­ taggio e ricchezza al paese?

Che monta se il partito politico possa avere anche scopi confessionali o meno? Forse per questo gli agrumi e gli or­ taggi che potessimo esportare, le merci che potessimo ri­ cavare dal suolo redento sarebbero meno grate o meno |i accetti' meno profìcue?

Non è tempo che in Italia si cessi finalmente dalle miserie delle competizioni di parte e si trovi se non l’ae- cordo completo almeno la inutilità della opposizione si- I stematica quando sono dinanzi questioni che interessano così da vicino il benessere generale e sono universal­ mente sentite? Forse i socialisti dovranno negare il loro appoggio ad una iniziativa di tal genere, per poi in altro ! momento esser essi stessi a chiedere, pia pure allo Stato Comunista, gli stessi o più miliardi per redimere il Mez­ zogiorno che non potrà prosperare certo soltanto per ef­ fetto di un regime soviettista?

La importanza della proposta del Consiglio Nazionale del , Partito Popolare Italiano, non ha bisogno di dimostrazione. Ricorrere ad un prestito nazionale di 10 miliardi per ri­ solvere il problema meridionale è programma accessibile ad ogni mente ed è per se stesso così attraente da non permetterci di esitare nel ritenere che, ove la sottoscri-

1 zione fosse aperta, in breve volgere di tempo essa incon-

I trerebbe il favore del oapitale, quando questo venisse oppor­ tunamente assicurato che il denaro sottoscritto v< nissc uni­ camente ed esclusivamente speso allo scopo prestabilito e quando si avesse la certezza che le solite pastoie burocra­ tiche non giungessero ad annullare e distruggere gli effetti delle private iniziative.

Il recente decreto che autorizza un prestito di 4 miliardi,

J avente a prima motivazione la ricostruzione dei territori

j colpiti dalla guerra, dà piena giustificazione ad operazioni I con obbiettivi consimili.

Del resto la complicatezza e conseguentemente la inef- jì Acacia delle disposizioni legislative che si accavallano e si j compenetrano, senza nulla risolvere appare evidente anche ! nella relazione 27 marzo 1920, colla quale il Ministro del j; Tesoro e quello dei Lavori Pubblici propongono alla Ca- j mera la conversione in legge dei tre decreti luogotenen- |j riali 4 ottobre 1917, n. 1629; 30 giugno 1918, n. 1019;

13 aprile 1919 e dei R R . DD. 4 novembre 1919, n. 2372; j! 22 novembre 1919 n. 2403 e 22 novembre 1919 n, 2464' recanti provvedimonti j>er le opere pubbliche nell' Italia j meridionale e nelle isole, nonché autorizzazione di spese e modificazioni di stanziamento nello stato di previsione della spesa del Ministero dei Lavori Pubblici.

È addirittura ineffabile q uesta argomentazione della Re -

| lazione: senza dubbio, la Basilicata, la Calabria, e sotto

certi aspetti, la Sardegna erano (sic) fra le Regioni del­

l’ Italia meridionale ed insula;e, quelle che, per lo stato di maggiore abbandono e la maggióre estensione ed ur­ genza dei bisogni, dovevano per prime risvegliare l atten- li rione del legislatore e più largo e sollecito ottenere 1 aiuto

dello Stato.

Ma, ciò ammesso, non poteva disconoscersi che altre provincie per simiglianza di configurazione geografica e

di c ima, per eguale incuria di antichi governi, per un I complesso infine di jagioni naturali e sociali, si trovassero m condizioni, se non identiche, almeno analoghe, e che ! ciò si sarebbe reso sempre più evid< nte a mano a ma»o ch ela graduale applicazione delle leggi regionali, da tempo |f emanate avrebbe rialzato le so; ti delle regioni pei' prime II bonificate.

Questa analogia, in un primo momento, il Governo I cri dette di ravvisare più stretta nelle provincie abbruz- zesi, del Molise, del Benevento e di Avellino, dove, tra

1 altro, la natura montuosa e franosa dei terreni richiedono

agli enti locali sforzi eccedenti la loro potenzialità p e r la j| consc rvazione delle loro strade e degli abitati ed esigono opere importanti, specie nei bacini montani, per la rego- li lazione del regime idraulico; pur non disconoscendo lana- I1 logia per altre plaghe del Mezzogiorno e ripromettendosi, ; sovratutto per considerazione di spesa, di provvedere in {

successivi momenti anche ad esse ».

in sostanza la relazione, in virtù di incomprensibili

analogie confessa che m< ntre vi erano (sarebbe stato m e­

glio dire vi sono) regioni che dovevano per prime risve­

gliare l’ attenzione del legislatore, questo, e per esso il Go­ verno, impunemente e indifferentemente provvedeva ad I altre. Forse non si può trovare migliore spiegazione del jj

ì fatte;, in luogo di quelle strane analogie, nella ragione po- j

litica? Non sono forse amici dell’attuale governo buona par e dei deputati del Molise del Beneventano, dell’A v e l- il lino ?

Ma politica o no, la questione è essenzialmente nazio- ;

naie, e involge tutta la ecomia dell’ Italia. Si affannano i |j tecnici e gli scienziati ad affermare che non sarebbe im ­ possibile di ridurre la agricoltura del Mezzogiorno ad in- !| tensità ed altezze di reddito come il Nord d’ Italia? E al­ lora. perchè non si ascoltano ? Perchè un Governo che abbia a cuore le sorti del Paese e che abbia per bandiera il produrre, non indirizza tutti i suo sforzi e non escogita I

tutti i mezzi per risolvere un problema che minaccia di divenire secolare ?

Perchè non accogliere la proposta del partito popolare che con precisa visione della unica via necessaria a dar mano alla trasformazione, cioè la raccolta dei mezzi, chiede II che si faccia appello alle risorse finanziarie del paese, adesso che più facile sarebbe assorbire dal capitalismo il denaro in cerca di impiego?

Potrà alcuno obiettare, che i dieci miliardi non sono sufficienti. Noi siamo di diverso avviso, perchè intorno ad essi altri capitali da iniziative private, raccoglierebbero in­ torno alle opere ed al beneficio recato dagli effetti del primo nucleo conseguito dal prestito, e d’altraparte perchè si tratta di favorire sopra tutto ragriooltura ; la produzione della quale, non ha bisogno di aprirsi o crearsi mercati | di consumo immediato !

Noi auguriamo che nel progetto lanciato si insista con j ogni potere e si insista colla volontà assoluta di volerlo

attuare: la ricchezza della Nazione sarebbe presto rasi j

raddoppiata.

lio prima crisi economica postbellica

Il G ia p p o n e .

Giungono dall’ F,stremo Oriente e sopratutto dagli Stati Uniti d’America notizie della improvvisa violenta scossa che viene a colpire uno dei mercati che più hanno pro­ fittato della guerra: il mercato giapponese.

Poiché questa è forse la prima di une serie di crisi che dovranno svolgersi più o meno sollecitamente come con­ seguenza del perturbamento arrecato dal conflitto europeo, gioverà considerare, sebbene sulla scorta di notizie ancora rare e non precise, le caratteristiche del fenomeno.

I corsi dei valori e delle merci hanno subito al Giap­ pone sulla fine dell aprile scorso un ribasso violento che ha provocato la chiusura delle Borse dei valori, del riso, del cotone, della seta. Il punto di partenza è statola chiu­

sura di una grande banca e le difficoltà nella quale im- mediatamenle si sono trovate parecchie delle meno impor­ tanti.

(3)

chiù-L ’ ECO NO M ISTA 243 23 m aggio 1920 — N. 2403

sera di numerosi opifìci ed alla liquidazione di stocks im-

j

portanti di merci accumulati durante g li ultimi anni.

¡1 Sembra sorprendente, per chi non osservi da vicino i

I fenomeni economici e certi elementi di morbidità che un mercato il quale ebbe un così rapido sviluppo di

prospe-¡1 rità sia stato poi fulmineamente colpito da una débàcle.

Tuttavia è noto che durante la guerra si erano accu­ mulate nel Giappone ingenti quantità d’oro e che g li in­ cassi della Banca nazionale, che erano di 107 milioni di dollari nel giugno 1914 si sono elevati a 458 nel febbraio 1920, i quali incassi hanno servito di base ad un notevole aumento di anticipazioni e di b iglietti in circolazione. Dal

1914 al 1920 infatti i prestiti ed anticipi della Banca del Giappone sono passati da 54 a 286 milioni di dollari e la ! circolazione da 176 a 630 milioni; il Giappone ha quindi

| anch’esso conosciuto l ’inflazione, e ne ha subito le in evi­

tabili conseguenze quali il rialzo dei prezzi e lo sviluppo della speculazione. Secondo i numeri indici stabiliti per 56 : merci dalla Banca del Giappone calcolati a 100 nel 1913, ; si ebbe un aumento a 197 nel 1918 e 214 nel gennaio 1919 l| a 301 nel gennaio 1920. Giova notare a riguardo dì questi

! rialzi che essi erano nel paese espressi in yens, converti­

bili a vista in oro e quindi non deprezzati come la

mo-II

neta di altri paesi; da ciò si deduce l ’enorme aumento del

| prezzo delle merci al Giappone.

Una tale situazione non poteva tardare ad esercitare la sua influenza sullo sviluppo del commeroio estero, poiché j| difficile si rendeva la esportazione con prezzi così elevati, j onde il mercato interno si presentava ancora il migliore

| capace di assorbire i prodotti a condizioni più vantaggiose,

j tanto più che l’ Inghilterra nel contempo poteva appunto riconquistare i mercati dell’ Oriente battendo i prezzi ele­ vati delle merci giapponesi.

Come dimostrano le più recenti cifre del commercio Ij estero, la speculazione giapponese sovraeccitata dalla fa ­ ll cilità dei guadagni conseguiti negli ultim i anni e dallo

stesso rialzo dei prezzi, continuava ad accumulare stocks

di merci, senza preoccuparsi della progressiva diminuzione |j di esportazione. L a bilancia commerciale che ancora nel

1915 portava un eccesso di esportazione di 87 milioni di dollari, di 185 nel 1916, di 283 nel 1917, si riduceva a 147 j| milioni nel 1918 per convertirsi infine ad una eccedenza || di 65 milioni di dollari di importazione durante l ’anno 1919 || e raggiungere circa i 100 milioni di sfavore nei soli primi

3 mesi dell’anno 1920.

Se pure non possa dirsi che la condizione finanziaria |

del Giappone sia compromessa è evidente però che la crisi || viene come conseguenza di un ingorgo dovuto allaspecu-

|

lazione del mercato di certe merci. Per quanto trattisi cer- ! tamente di condizioni che non hanno sempre similitudine

| nei paesi europei che hanno combattuto la guerra, tu t­

tavia non bisognerà dimenticare che la esperienza delle crisi precedenti insegnane come turbamenti quali quello in esame, costituiscono, sintomi non trascurabili e sono ca- I paci di ripercussioni mondiali.

Difficile riesce valutare fino da questo momento l ’am­ piezza della ripercussione, sebbene sia facile intendere che il mercato giapponese tenterà di liberarsi della eccedenza

degli stocks riversandoli sui mercati esteri a cominciare

da quello degli Stati Uniti, e basterà forse la conoscenza

di quegli stocks e della loro disponibilità per arrestare ra ­

pidamente numerose altre correnti di speculazione. L e no­ tizie che giungono dal mercato del nord americano sono certamente improntate ad una naturale apprensione e non è quindi senza una certa ragione che abbiamo voluto in ­ titolare queste note: « L a prima delle crisi economica del dopo-guerra ».

I fattori economici di squilibrio sociale.

I l prof, T. N. Carver della Università di Columbia, New-Jork, espone alcune teorie sulla reciproca posizione di alcuni fattori economici di una struttura statale, che meritano di essere segnalate in specie per il loro contenuto sociale e per la analisi dall’A . fatta intorno al contrasto delle principali odierne tendenze.

E gli afferma che fondamentalmente vi sono oggi al mondo due soli tipi di politica economica, abbenchè

coe-sistano variazioni diverse di ciascun tipo: l ’uno compri nde tutti i sistemi economici sotto i quali i processi industriali si effettuano principalmente sulla base dell’accordo volon­ tario fra cittadini liberi, nessuno esercitando sull’altro una autorità qualunque, nè avendo il potere di costringere chic­ chessia, l’altro comprende tutti i sistemi nei quali l’autorità dello Stato o di qualche organismo sociale si impone agli individui e fa loro fare cose determinate ed attuare il pro­ cesso industriale. Coloro che difendono il sistema dell’ac- | cordo volontario fra cittadini liberi sono gli economisti l i ­ berali: coloro che preconizzano il sistema della autorità | sono gli autoritari.

In altri termini un economista liberale o un liberalista | economico è colui che crede ad un sistema secondo il quale gli uomini sono condotti a compiere determinati atti per effetto della persuasione e senza la minima compulsione, malgrado la stessa persuasione possa essere verbale o con­ sistere in una materiale ricompensa.

Economista autoritario è colui che crede ad un sistema nel quale v i sia relativamente poco accordo volontario e di libero mercanteggiamento e nel quale gli uomini invece sono spinti a compiere la bisogna industriale ordinaria non per persuasione o per accordo volontario, nè per ricom­ pensa materiale, bensì per effetto della autorità dello Stato o di qualche gruppo più ristretto che esercita su di loro, la coercizione.

E ’ senza importanza che il gruppo sia autocratico o de­ mocratico poiché la differenza tra l’eserciziò di una auto­ rità democratica od aristocratica non è così estesa nè così profonda quanto la differenza fra il sistema dell’Autorità da una parte e quello della libertà o dell’accordo volon­ taria dall’altra.

Considerando le cose in astratto quasi nessuno consen­ tirà di trovarsi contrario all’accordo volontario quale mezzo per fare eseguire determinati compiti; quasi nessuno si riterrà favorevole alla sostituzione della autorità all’ac­ cordo volontario. Nei casi concreti nondimeno molti hanno la coscienza che il sistema dell’accordo volontario renda sovente la vita dura ad estese categorie di popolazione e causi su larghe estensioni risultati poco desiderati. Per esempio si fa osservare che talvolta l ’accordo volontario o contratto libero consiste semplicemente nella libertà di mo­ rire di fame.

Nondimeno ciò non può avverarsi che quando una delle parti contraenti si trovi in posizione specialmente svantag­ giosa in rapporto all’altra.

Questi m ali del sistema dell’accordo volontario, mali frequenti e indubitabili del sistema quale noi lo vediamo funzionare hanno condotto molti a rigettarlo totalmente ed ha schierarsi senza esitazione dalla parte degli autori­ tari, preferendosi, sembra, affrontare mali ancora sconosciuti piuttosto che continuare a subire quelli che si sono mo­ strati ormai reali. Dal punto di vista tattico inoltre l ’au­ toritario può mostrare determinati vantaggi e può indicare in maniera precisa numerosi casi nei quali il sistema dello accordo volontario ha mal funzionato. Di contro il liberale non è in condizione di mostrare in maniera altrettanto concreta i mali dell’altro sistema, poiché questo ultimo, in fatto, non è mai stato sperimentato a fondo ed in grande. Il liberale non può che indicare qua e là i mali che si sono manifestati in maniera assai parziale ed imperfetta dove l’autorità si sia sostituita alla libertà.

A l contrario l ’autoritario in luogo di lasciarsi convin­ cere da questi argomenti, in luogo di riconoscere che se una moderata estensione dell’autorità produce mali deter­ minati è anche probabile che una estensione più conside­ revole ne causerà dei maggiori, si consola pensando invece che quei piccoli mali, risultando da una estensione lim i­ tata dell’autorità, sarebbero decisamente guariti da una sua estensione più considerevale e il liberale si riduce a rispondere a questo punto semplicemente che tale risultato è piuttosto improbabile e quindi coloro che non sono con­ v in ti dalla dottrina della probabilità e possono esserlo solo dalla dimostrazione fisica e reale, non sono naturalmente colpiti da questo semplice ragionamento.

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elimi-244

nati senza rinnegare il liberalismo ed accettare l’autori­ tarismo e se egli potrà pervenire a tale dimostrazione lo argomento a favore del suo sistema diverrà assai forte. Tutti gli uomini desiderano l’accordo volontario e la l i ­ bertà di contratto-: tutti detestano l ’imperio e nello stesso tempo tutti preferiscono la prosperità alla povertà. Ma se v i è chi sótto il sistema dell’accordo volontario soffre la povertà, assai naturalmente m olti di questi ameranno meglio abbandonare la libertà per conquistare la pro­ sperità.

In altri termini la libertà di contratto pure essendo preferibile in sè stessa, può non essere’ così desiderabile quanto la prosperità agli occhi di coloro che sono inca­ paci di concludere in maniera vantaggiosa per loro stessi. L ’autoritario che scorge semplicemente questo fatto e che non può vedere in qual modo possa essere evitato, di- spine almeno di un argomento presentabile in proprio fa ­ vore; egli può esagerare il suo punto di vista impiccolendo i vantaggi della libertà e magnificando quelli della pro­ sperità per coloro che sotto il sistema liberale, non possono goderla. Ma se il liberale può mostrare essere perfettamente possibile a tutte le classi sociali di prosperare sotto il re­ gime della libertà, gli sarà allora facile concludere che valga meglio aver contemporaneamente libertà e prospe­ rità per tutti, che non a dover accogliere una politica la quale assicurerà i vantaggi di una parte a spese dell’a l­ tra. Se egli potrà provare a ll’operaio al quale per il pas­ sato non potò assicurare che bassi salari sotto il regime di libertà e che egli può tuttavia sotto lo stesso sistema assicurare salari elevati, quegli, con ogni probabilità pre­ ferirà prosperare sotto la libertà che sacrificando questa ad un sistema qualsiasi di autorità.

Ciò che Carver si propone di dimostrare è appunto che si possa avere altrettanta eguaglianza sotto i due si­ stemi e che si possa raggiungere ancora la prosperità di tutte le classi compresa quella dei lavoratori manuali e ohe ciò non sia possibile sotto un qualsiasi sistema di au­ torità. In sostanza egli afferma che il sistema della libertà può dare al lavoratore manuale maggiore prosperità di quanto non potrà dargli mai il socialismo e che inoltre tale sistema gli manterrà la libertà e la facoltà di con­ chiudere degli accordi volontari.

Sotto questo punto di vista il socialismo ha tutto lo aspetto di un succedaneo a buon mercato e affascinante del liberalismo, senza che abbia insito gran pregi speciali per esserne attraente.

Ma una questione si pone; com e che sotto il sistema del contratto libero alcuni consegnano dei vantaggi su altri 1

Non è difficile rispondere; colui che rappresenta nella produzione un fattore del quale non vi sia sufficienza, un fattore del quale ne occorrano molti altri e pressantemente, costui può sempre concludere accordi in proprio vantaggio, mentre quello che rappresenta un fattore di cui si abbia pletora, sarà sempre in posizione svantaggiosa nello scam­ bio delle domande e delle offerte sotto il sistema dell’ac­ cordo volontario.

Se noi possiamo equilibrare i fattori in tal modo che non v i sia nè eccesso nè scarsezza nè deU'uno nè dell’al­ tro, se in altri termini possiamo creare una condizione tale che v i sia tanto bisogno dell’uno quanto dell’altro, senza preponderanza alcuna, allora i due fattori si troveranno approssimativamente nella stessa posizione.

Questo principio dell'equilibrio, del resto ben noto, si applica alla popolazione di una nazione come a tutte le altre combinazioni di fattori e fino a che una specie di lavoro dovrà operare combinatamente con altre specie e con la terra e con g li strumenti di lavoro, un bilancio d i­ fettoso sarà sempre possibile ed esso condurrà sempre a cattivi risultati. I l sintomo dell'eccesso di un fattore è che esso si trova a richiedere un prezzo troppo basso in rapporto agli altri della stessa combinazione ed al con­ trario accade per quei fattori che si trovino scarsi sul mercato.

Così le classi più numerose sono economicamente de­ boli e si trovano in cattiva posizione nella discussione delle retribuzioni mentre altre si trovano economicamente più forti. Ed è strano quindi che le olassi in peggiori con- 1 dizioni sieuo per il loro numero quelle che hanno più alta

23 m a g g io 1920 — N . 2403

potenza elettorale e potenza militare e rappresentino inol­ tre una grande forza di pressione sociale. In conseguenza appare perfettamente naturale che coloro che sono deboli nel processo di contrattazione non apprezzino sufficiente- j mente i privilegi del mercato libero ed aperto e rivolgano j verso altre direzioni, verso il loro numero che dà loro la forza.

Sembrerebbe al liberale che la vera ed ultima soluzione del problema dovesse essere la restaurazione di un bilancio j conveniente fra i differenti elementi della popolazione, in maniera che ciascuna classe possa egualmente proteggersi col regime dell’accordo volontario fra cittadini liberi, senza che essa debba ricorrere alla sua forza di elettore o di combattente. Appunto questo è il primo e più razionale di tutti i programmi laburisti, quello cioè del liberalismo costruttivo.

Segue poi il programma trade-unionista del mercato collettivo pel quale i lavoratori in ragione della loro quan­ tità non sono in condizioni di contrattare vantaggiosamente quali individui; acquistano potenza negoziando invece per I gruppi. È ovvio infatti che l ’individuo isolato non possa dettare le sue condizioni e sia costretto ad accettare quelle j che gli sono offerte, ma d’altra parte che se il suo gruppo o la j sua specialità resta indispensabile e tu tti coloro Che v i appar - !

tengono determinino di agire come un solo uomo, allora essi

acquisieranno nella discussione delle condizioni una forza più grande per il fatto stesso che il gruppo è indispen- j sabile. Un poco più estremo e meno razionale èil prò- ! gramola socialista o elettorale nel quale viene ripudiato ! ogni regime di mercanteggiamento e nel quale i lavoratori si appoggiano sulla loro forza elettorale per controllare lo j Stato e farlo servire ad assicurare la loro stessa prospe­ rità. Ma il colmo del radicalismo e dell’irrazionale si trova j nel programma bolcevista, il quale ripudia insieme e il mercanteggiamento collettivo e il voto per ricorrere alla forza fisica derivante dal numero, onde assicurarsi i frutti dell’industria, dell’economia e dello spùito d’intrapresa di tutta la società industriale.

Ciò che deciderà dell’avvenire di uno qualsiasi dei pro­ grammi precedenti sarà principalmente l ’ estenzione e la sproporzione tra i diversi gruppi industriali. Laddove le sproporzioni sono nulle ciascun gruppo è in condizione di sopraintendere ai propri interessi come gli altri gruppi, secondo il sistema degli accordi volontari sul mercato l i ­ bero ed aperto ; laddove invece la sproporzione è più lieve gli svantaggi di alcune categorie possono essere abi­ tualmente superati dal metodo semplice del mercantaggio collettivo. Dove la sproporzione più si accentua tale si­ stema può non essere sufficiente ed in tal caso i lavora­ tori si lasciano più facilmente persuadere di utilizzare la loro forza di elettori per controllare lo stato ed impiegarlo come strumento d’autorità ed obbligarlo a dar loro cièche | esse non potrebbero ottenere col processo dell’accordo vo- |j lontano tra liberi cittadini. Nel caso più estremo ancora nel quale il lento procedere dell’azione dello Stato prò- mette di dare soddisfazione soltanto in epoca troppo lon- tana dell’avvenire, questi si lasciano facilmente persua- ij dere di ricorrere agli ultimi estremi e di prendere colla forza quello che essi trovano sotto mano.

A g li Stati Uniti la popolazione si tiene generalmente j al secondo e al terzo di questi programmi escludendo il I primo e il quarto. Il secondo è il programma della « Fe- deration of Labour » americana ; il terzo quello del Sotto comitato che è stato sovente considerato agli Stati Uniti come l ’organo detto « British Labour ».

L ’attitudine delle unioni operaie americane è talvolta considerata come conservatrice e meno avanzata di quella ¡1 del partito del « British Labour »; egualmente il prò- ¡| gramma di questo si mostra più conservatore e meno avan- ! zato di quello del bolcevismo.

Infatti ta li differenze provengono dalle diversità di equilibrio sopra ricordate perchè i lavoratori americani hanno meno da correggere nel sistema che non i britannici j e questi ultim i meno che i russi... metodi più radicalidi correzione costituiscono la politica naturale, ma non ne­ cessariamente la razionale, laddove vi siano più gran nu­ mero di svantaggi da sormontare.

Evidentemente la soluzione razionale ed ultima consiste nel restaurare l’equilibrio dal punto di vista delle occupa- j

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23 m a g g io 1920 — N 2403 L ’ E C O N O M I S T A 245

zioni nella popolazione, in maniera ohe ciascun operaio possa conchiudere il suo mercato per il lavoro tanto van­ taggiosamente quanto per tutti gli altri lavoiatori.

In questo caso anche il programma così mite quale quello del mercanteggiamento collettivo, in luogo di costi- ! tuire un mezzo di difesa, diviene un modo di estorsione quale quello che è stato lungamente seguito nel caso dei

trust e come quello che si è prodotto in certe industrie jj durante la guerra.

In tali circostanze un simile programma non sarà per essere più lungamente tollerato dalTopiniono pubblica.

Con un equilibrio adeguato dal punto di vista delle occupazioni fra la popolazione e un equilibrio conveniente

tra la popolazione e le differenti specie di outillage, ogni in ­

dividuo di una classe sarà Capace di vegliare ai suoi interessi tanto quanto qualunque altro di qualunque altra classe col metodo semplice dell’accordo volontario tra cittadini liberi. |j Allora la libertà economica costituisce la libertà di pro­ sperare e non già quella di morire di fame, allora qua­ lunque classe 'che essendo già potente cerchi di aggiun- j gere alla sua forza quella del mercanteggiamento colléttivo

diviene nel suo carattere essenziale una specie di trust;

l i ogni classe che cerca di ottenere il controllo dello Stato jj per aumentare la propria prosperità diviene in tutti i suoi caratteri essenziali simile al protezionista, così come quella j che si appoggerà alla forza fìsica assumerà i caratteri del j pirata e del bandito e in alcun caso attrarrà la simpatia jj di apologisti.

V i sono uno o due metodi perfettamente evidenti di riduzione della sproporzione fra il numero dei lavoratori puramente manuali al fine di equilibrare la popolazione. Il primo consiste in un sistema di educazione popolare in­ sistente specialmente e molto sulla vocazione e pervoca- zione. È questa una delle più considerevoli funzioni sociali di un sistema d’educazione popolare avente per con- j seguenza una giùsta distribuzione occasionale della popo­ li lazione. È lo stesso che dire che il nostro sistema di edu­ cazione costituisce un completo fallimento se esso non distribuisce la popolazione tra le differenti occupazioni in maniera da ristabilire il bilancio normale tfa coloro che corcano un lavoro e coloro che scarseggiano in alcune ca­ tegorie di lavoro.

Un’altro punto altrettanto importante per chiunque sia j capace di pensare nei termini dei principi economici è la necessità di trasformare la politica relativa alia immigra­ zione in un paese quale g li Stati Uniti al fine di evitare l ’eccessiva importazione dei lavoratori manuali ignoranti che distruggono l’equiihrlio, e che tende ad annullare così l’opera benefica del sistema americano di educazione po­ polare riempiendo i ranghi di lavoratori senza alcuna spe­ cialità tecnica che il sistema educativo mira invece a ridurre. Dal punto di vista dei lavoratori manuali è infinitamente più importante di importare imprenditorie e capitalisti che si disputeranno il loro lavoro anziché im ­ portare altri lavoratori manuali che entreranno con mi in concorrenza nella ricerca del lavoro. E qui il prof. Carver si indugia in considerazioni che perdono totalmente di mira il concetto internazionale della produzione e del lavoro so­ stenuto dalla maggior parte delle classi lavoratrici del con­ tinente europeo e ricade nell’orbita di quei protezionisti che egli stesso già aveva condannati come fattori disqui­ librio.

E gli dimentica che raggiungendosi l ’equilibrio interno di una nazione ma fomentando nello stesso tempo squi­ libri demografici ed economici tra nazioni e nazioni si va incontro direttamente a quelle conflagrazioni di armi che dovrebbero pur spaventare un apostolo degli equilibri quale egli mostra di voler essere.

L ’aumento del tasso

dello sconto-cambio ed Interesse.

I l nostro stim ato colla b o ra to re C. T. espone in questo a rtic o lo con­ v in cim en ti che non possiam o sempre condividere. C iò non me­ nom a i l p re g io dello s critto e l’u tilità della discussione su a r ­ gom en to di tanta im portan za.

Esaminiamo, come ci proponemmo (1), ¡rapporti di in ­ terdipendenza dello sconto con l ’ interesse è col cambio. Possiamo ora, anche tener conto, degli ultimi provvedi­

li V e d i E conom ista n. 2398 d e l 18 a p r i l e 1920, p a g . 175.

menti ministeriali, per la difesa della valuta. I l campo ! delle opinioni è diviso; si tratta però non di vedute per­ fèttamente antitetiche, ma piuttosto di una diversa valu­ tazione della connessione e ripercussione dei fenomeni, perchè la politica dello sconto è quasi concordemente am­ messa. Il Rota, riteneva esplicitamente, che P aumento dello sconto determinasse P elevamento dell’ interesse. Il Graziani, è di opinione, che esiste effettivamente una con­ cordanza che tende a ricondurre ad una medesima mèta, ad una identica legge, le fluttuazioni dell’ interesse e dello sconto, perchè uno stesso capitale può essere consegnato tanto nel mercato dei prestiti — dove si manifesta P in­ teresse — che in quello delle anticipazioni e degli sconti, per cui, l ’accorrere ad un impiego piuttosto che all’altro, tende a modificare, necessariamente il relativo saggio, verso un livello comune. Per l ’ Eleryk, vi è un movimento sin­ crono fra sconto ed interesse, ma si manifesta ad una certa distanza, come se obbedissero a leggi diverse, P interesse varia a lunghi periodi perchè si riferisce a prestiti di ca­ pitale, mentre lo sconto assai più soventi, trattandosi di prestiti di moneta. P el Supino invece, v i è semplicemente analogia fra i due fenomeni, che tenderebbero ad acco­ starsi nei movimenti ideali di perfetto equilibrio fra do­ manda ed offerta di denaro ; le variazioni frequenti e ca­ ratteristiche dello sconto, troverebbero spiegazione nei pro­ cessi di circolazione piuttosto che in quelli di distribuzione, per mezzo dei quali si stabilisce l ’ interesse..

Non occorre indugiarci in questa esposizione di teorie : fermiamoci piuttosto ai fatti. Questi dicono che contem­ poraneamente al rialzo dello sconto, le Banche elevano il tasso dell’ interesse. Ciò è perfettamente logico e natu­ rale: se la Banca fa pagare più caro l ’uso del denaro, è necessario che paghi di più quello che riceve dai terzi ; altrimenti ¡depositi verebbero ritirati. Questo si è verifi­ cato anche nell’occasione del recente aumento dello sconto, che com ò noto, è stato corrispondente a quello dell’ inte­ resse sulle anticipazioni e sui buoni del Tesoro.

P iù evidenti sono i rapporti di correlazione fra lo sconto ed il cambio ; infatti, il tasso dello sconto, è un fattore così importante del corso del cambio, che le sue variazioni sono il mezzo a cui più comunemente si ricorre per cor­ reggerlo. Dicemmo già, come il Ministro Luzzatti, spe­ rasse appunto, dall’ aumento del tasso dello sconto, una qualche remora alle speculazioni sul cambio.

Infatti, il rialzo dello sconto, tende a deprimere il corso dei cambi, nel senso che consentendo al risparmio fore­ stiero una più alta rimunerazione, lo invoglia a ritardare la liquidazione delle operazioni, e le stimola a nuovi invii per profittare delle più favorevoli condizioni di impiego, Crediamo però, che a questo riguardo, non siano possibili soverchie illusioni. In tu tti i Paesi, anche in quelli eco­ nomicamente pili ricchi, si è elevato sensibilmente il tasso dello sconto. Quale è dunque 0 capitale straniero che potrà essere attirato ? Come potrà affluire il metallo pre­ zioso dalle piazze che meno ne difettano I Di fronte al nostro tasso dello sconto del ò lj2, aumentato ancora in questi giorni al 6 p. c., sta, ad esempio, quello della Banca di Londra del 7 p. c. Non bisogna poi dimenticare, che le grandi distruzioni prodotte dalla guerra, la necessità per tutti i Paesi di provvedere a spese colossali di rico­ stituzione e di riassetto, di estinzione di debiti ecc., ànno reso i singoli governi (anche per ragioni fiscali) guardinghi all uscita di capitali dallo Stato, e v i ànno pesto ostacoli di varia natura, mentre da altra parte, per ottenere un effetto sensibile, occorrerebbero somme ingenti, che forse solo dall’ America potrebbero essare concesse. Va pure r i­ cordato, che l ’ incertezza delle condizioni politiche di quasi tutti gli Stati, le gran perdite subite da molti capitalisti per gli impioghi all’ estero, specialmente in Russia, in Austria e Germania ecc., rendono ora il capitale straniero pur timoroso e meno facile agli allettamenti di maggiori profitti, fuori dello Stato,

(6)

246 L ’ E C O N O M IS T A 23 m a g g io 1920 — N . 2403 [|

dei prezzi e l’azione susseguente sulle importazioni ed esportazioni. Da parte nostra, notiamo che un effetto sen­ sibile sul cambio, non si è ancora verificato per diretta conseguenza dell’aumento dello sconto, e che i prezzi'pur- troppo sono cresciuti e sono in continuo aumento, nono-

i

stante che il Luzzatti abbia attuato una prima riduzione

i diretta della circolazione. Abbiamo l ’ impressione che si sia |

sempre troppo nel campo della teoria, e che tutti i prin- I cipii classici, in questa ed altra materia, siano meno di­ scutibili in una economia normale quasi puramente ideale, in cui i fenomeni si svolgerebbero con piena libertà di I movimento, e non nello stato reale, cioè attraverso osta­ coli più o meno artificiali, nelle condizioni più diverse di jj ambiente, in economie le più disformi per sviluppo, or­

ganizzazione, condizioni ecc. Tanto più ora poi in cui

| anche negli Stati dove c’è libera conversione del biglietto

! in moneta metallica, sono poste proibizioni assolute e d if-

| ficoltà di varia natura alle esportazione della medesima,

j Questo spiega, come bene osserva il Prato nella sua re-

| conte pubbicazioue « L e peripezie monetarie della guerra »

— che ci promettiamo di segnalare dettagliatamente in j altro momento — il fatto apparentemente strano che le ! cambiali estere salgono sul punto d’oro, e vengono ad ot- j tenere un aggio vero e proprio rispetto al metallo ed alla j moneta nazionale. Insomma, non si ha ora quel risultato cosi efficace sostenuto dal G-oschen e da tutti i suoi se­ guaci, se pure è indiscutibilmente vero, che in certi mo­ menti eccezionali, si ebbero effetti veramente soddisfa­ centi sul cambio, a mezzo della politica dello sconto. Non ripetiamo esempi troppo noti ; diciamo piuttosto, che tali risultati, si ebbero forse perchè si trattava di riparare ad

| una condizione momentaneamente sfavorevole!, non aduno

stato permanente che dura da qualche anno e che dipende da cause molte profonde, che solo col tèmpo sarà possi­ bile cambiare ; quando cioè la bilancia commerciale, in- I tesa nel senso più vasto, sarà divenuta meno sfavorevole.

Del resto, non dobbiamo lasciarci troppo impressionare da quotazioni clamorose quanto scandalose della nostra moneta su alcune piazze estere. Troppi fattori politici e troppi intrighi di ogni natura, vengono ora ad alterarne la naturale determinazione. Ricordiamo un nostro scritto nel « Corriere Economico » del giugno 1918, che pure ci procurò tanti oppositori autorevoli, sia perchè proponemmo

| il sistema degli accreditamenti degli Stati esteri per pa­

gare lo nostre importazioni (il che fu poi attuato, e checché ! se ne dice, fu l ’ unico espediente che desse risultati sensi - I bili) sia perchè deplorammo la speculazione straniera che si sosteneva inefficace. Dimostrammo allora, come la nostra

| Bilancia con la Svizzera sia a noi favorevole, e quindi tale

da non poter giustificare, se non a mezzo di speculazioni e di intrighi politici, la quotazione così grandemente svan-

| taggiosa. Crediamo quindi che sarebbero da proibire tutte

|| le operazioni di arbitraggio indiretto, tutte le negoziazioni || di divise che non anno a base una vera e propria opera­ zione commercialo, e che non si liquidano con una fratta j od una rimessa, un accreditamento o addebitamento di-

| retti. Se nonostante questo, in alcuni Stati, verso i quali la

j nostra bilancia è favorevole o non troppo sfavorevole, con- |[ tùiueranno ad aversi quotazioni disastrose per la lira, noi I potremo pensaro che il danno non sarà troppo grave, e che il male che ci cinge à le sue radici anche in essi lo propaga, che si risolverà pure in suo danno, perchè le j importazioni da tali Paesi, saranno quasi totalmente ina­ ridite : è la piaga da cui ora sono colpiti T industria ed il commercio svizzero.

Anche gli uomini rappresentativi siano più cauti nel parlare; la franca e rude verità, forse esagerata a bella posta dall’on. N itti, per scuotere dal torpore di inerzia, dalla follia spendereccia, dalle competizioni troppo ardenti fra classe e classe, dalla eccessiva turbolenza degli animi che ostacola ed impedisce ogni profittevole lavoro ed una fattiva ripresa dell’ attività produttrice, non è certo gio­ vevole al nostro crediti) all’estero : il mostrare a nudo le piaghe della famiglia, non invoglierà certo altri ad en­ trarvi.

Opportuna pare la disposizione dell’ Istituto dei cambi, che proibisce gli invii all’estero e gli accreditamenti in

| le somme che a causa delle nostre importazioni sono da

| pagare in lire, debbono restare vincolate per le esporta­

zioni nei paesi medesimi. Anche qui, però, non bisogna circoscrivere l’ attenzione ad un sol punto del fenomeno. In verità, ogni espediente che giovi a diminuire la offerta delle lire nei Paesi esteri, à per risultato, di migliorare il mercato della nostra divisa, di ridurre le asprezze del j cambio. Tuttavia, questo non vuol dire, che in ogni caso, j sia preferibile pagare il controvalore in moneta estera, piuttosto che in lire, Pagare in valuta straniera, quando il cambio è a noi sfavorevole, è fare il danno del corri­ spondente estero, perchè il coni rovalore del credito in lire è dato da poche unità della sua moneta ; è fare il nostro danno, perchè si accresce la domanda di divisa straniera.

Quando il pagamento diretto o l’accreditamento in lire possono rappresentare un danno od un pericolo ? Quando questi crediti e queste lire, siano impiegati in operazioni di speculazione : in caso diverso è di tutto interesse del corrispondente conservare le lire, fino a quando, per una quotazione a noi meno sfavorevole, possa convertirle in un maggior numero di unità della propria moneta ; avrebbe insomma un interesse indiretto al miglioramento del nostro cambio. È considerazione che forse meriterebbe di essere approfondita.

Accenniamo infine alla scarsa opportunità delle misure tendenti a limitare ogni genere di importazioni. Tutti gli Stati si son messi per questa via, specialmente per i ge­ neri cosidetti di lusso. Si chiudono i cancelli invece di aprirli, e le frontiere, dopo una lunga e sanguinosa guerra per principii di indipendenza, di fratellanza, di uma­ nità ecc. sono ancora, non solo, una prudente difesa contro 10 spirito di conquista, ma anche una barriera artificiale al naturale scambio dei prodotti secondo il principio della convenienza. A parte, che in questa guisa, alcune forme di produzione e di commercio verranno rovinate, è anche cimentarsi in un’ altra forma di guerra, e non ce n’è proprio 11 bisogno ! Lo strano si è, che nello stesso tempo, ogni Paese vorrebbe accrescere le esportazioni; ma non è met­ tersi nella condizione di farsi chiudere le porte, porre il catenaccio alL’uscio del vicino ?

Non si badi dunque troppo a quello che entra ; si badi piuttosto a quello che esce e si cerchi che sia il più pos­ sibile perchè vorrà dire che molto si produce, P er cui, a costo di essere importuni, terminiamo nello stesso tono dell’altra vòlta: disciplina, lavoro, eppoi ancora lavoro, educazione delle coscienze alle verità reali, non alle illu­

sioni facili e fallaci. C. T.

NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Produzione del petrolio degli Stati Uniti. — Intorno

alla industria del petrolio degli Stati U n iti sono pubbli­ cate le seguenti informazioni :

L a produzione di petrolio greggio ottenuta complessi­ vamente dagli Stati T n iti nel 1919 è stato di barrels 377,719,900, mentre per l’anno 1918 era stata di baerels 355,927,716 essendosi con ciò verificato, nell’ultimo anno, un aumento di barrels 22,000,000 circa.

L a produzione del 1919 è la massima ottenuta. Mentre per ciò che riguarda i giacimenti mid-continentali, che includono quelli delle regioni Oklahoma-Kansas, si è avuta una diminuzione assai considerevole. L a produzione dei territori del Texas Centrale e Settentrionale ha mostrato un fortissimo sbalzo avendo rappresentato nel 1919 circa quattro volte quella del 1918.

Ecco le cifre precise . he mostrano in dettaglio le quan­ tità di petrolio greggio ottenute dalle varie regioni degli Stati Uniti nell’ intero anno 1919 paragonate con le cifre corrispondenti per il 1918. R E G I O N E 1919 1918 B a r r e l s B a r r e l s A p p a la c h ia n ... 29.232.000 25.401.466 Lim a-Indiana... 3.444.700 3.220.722 I l l i n o i s ... 12.436.000 13.365,974 Oklahoma Hansas . . . . 115.897.000 148.798.087

Texas Centrale e Settentr. 67.419.000 17.280.612

Louisiana Settentrionale . . 18.575.000 13.004.399

Costa del G o l f o ... 20.568.000 24.207.620

Montagne Rocciose . . . . 13.584.000 12.808.896

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23 m a g g io 1920 — N . 2403 L ’ E C O N O M I S T A 247

Durante l ’ anno scorso il consumo di petrolio greggio degli Stati Uniti ossia la quantità consegnata alle raffi - nerie, è stata dichiarata in barrels 375.559.000, mentre l ’anno precedente era stata di barrels 380.242.153.

Perciò mentre nel 1918 la preduzione ottenuta negli Stati U niti è risultata inferiore alla quantità consegnata alla raffinerie di circa 24.000.000 di barrels quella otte­ nuta nel 1919 ba invece superato1 alquanto la quantità assorbita dalle raffinerie.

A lla fine del 1919 le riserve di petrolio greggio esi- rtenti negli Stati U niti erano di barrels 121.000.000 ossia il minimo avutosi nell’anno. D i tale quantità non meno di 80.000.000 di barrels sono tenuti ai giacimenti mid- continentali e 26.000.000 in California.

L a distillazione del petrolio greggio effettuata dalle raffinerie degli Stati Uniti durante il 1919 ha reso, a quanto si stima, i seguenti prodotti, nelle quantità indi­ cate : Benzina . . . Galloni 3.972.197.510 Petrolio da illuminazione. » 2.332 155.696 Petrolio da combustione e da g a s ... » 7.617.204.480 Oli lubrificanti... » 849.619.155 Paraffina... Lbs. 451.296.697 C o k e ... .... . . Torni. 610.813 A s f a l t o ... » 954,603 Oli v a r i ...Galloni 1,274.927.929 L a produzione di benzina ba raggiunto nel 1919 il massimo registrato ed ba superata quella della prece­ dente di 400.000.000 di galloni, anche la produzione di petrolio da illuminazione ba mostrtao un aumento si­ mile e quella di petrolio combustibile e da gas ha pre­ sentato un aumento di 300.000.000 di galloni.

È interessante il fatto che nel 1916 la produzione complessiva delle raffinerie degli Stati U niti era in com­ plesso circa la metà della sola benzina prodotta nel 1919. L ’ importazione di petrolio Messicano ricevuto negli Stati U n iti durante l ’anno scorso è aumentata in para­ gone con l’anno precedente. L e quantità pervenute alle raffinerie della cost dal Messicoa sono state di oltre cin- quantadue milioni di barrels ossia di circa otto milioni di tonnellate.

L ’ eccesso delle importazioni sulle esportazioni di pe­ trolio degli Stati Uniti è risultato per il 1919 di barrels 45 000.000.

R I V I S T A B I B L I O G R A F I C A

F. Ma y n a r d Br i d g e, A Short History of thè great world

war. London, Deano & Sons, 1919, pag. 256.

Dopo una breve premessa sulla storia retrospettiva del mondo del tempo del Santo Impero Romano, l ’A . che non si è proposto di fare un libro di critica, traccia una cro­ nistoria compendiosa della recente guerra, assai utile per tutti coloro che, non avendo tempo di leggere voluminose narrazioni e dissertazioni sul conflitto, vogliono invece averne a portata di mano una memoria poco dispendiosa e pratica. È un libro informativo diligentemente compi­ lato, appunto perchè scevro della pretesa di dare nuova luce sul conflitto, ma inteso a registrarne i fatti più sa- ¡ lien ti.

I

Mgr. La n d r ì e l x, Nouveau Prônes de Guerre. Bloud &

: Gay, Paris 1919. Frs. 1,50.

L ’ Autore, arcivescovo di Digione, è g ià noto per altri

J scritti e fra gli altri « Quelques prônes de guerre » giunti

presto al 5° migliaio. Da un punto di vista prettamente religioso, ma non privo di patriottismo, il volume in esame raccoglie le principali allocuzioni del buon Arcivescovo, il j quale non si perita ad affermare nel capitolo della Pace, che la guerra è una garanzia di pace. I l sentimento di sin- ¡ cerità traspare da ogni riga e l ’enfasi dello scrittore tradi­ sce tutta la angoscia del suo tormento durante la guerra, tutta la gioia della pace raggiunta.

W. F. Sp a l d i n g, Prim er of foreign exchange. London,

Pitman 1919, pag. 106. Lst. 3/6.

Un, manuale elementare sul cambio è il volumetto che i abbiamo dinanzi, il quale contiene notizie pianamente

esposte sul meccanismo dei cambi. Non mancano neanche ! accenni storici o perfino biblici dai quali si apprende che i i collybustes ebraica, i tapezitae greci, i publìcani ro- [ mani corrispondevano ai nostri banchieri di cambio. Un ! po azzardata la teoria che il cambio dipenda dal movi- | mento dell’oro e un po’ troppo semplice la spiegazione del S complesso fenomeno. Tuttavia poiché il libro ha lo scopo non di una dissertazione scientifica, ma di una illustrazione piana per i digiuni della materia, esso raggiunge egual­ mente lo scopo di dare qualche notizia sul fatto econo­ mico del cambio.

Dott. Ru d o l f St e i n e r, I punti essenziali della questione

sociale rispetto alle necessità della vita nel presente e nell'avvenire. Torma, Bocca 1920, pag. 160. L . 3,50. I l filosofo tedésco Steiner offre in italiano un’altra delle sue attraenti pubblicazioni con questo suo volume nel quale si propone di dire che cosa è necessario fare per di­ rigere le esigenze, reclamate oggi da una grande parte della umanità, sulla via di una volontà sociale, cosciente del suo scopo. In questo scritto si parla della questione so­ ciale come di una questione economica, giuridica e spiri­ tuale e ad esempio si afferma che ciò, che sulla base del capitale viene prodotto per l’ organismo sociale, si fonda, per sua natura, sul modo con cui si esercitano in questo organismo le attribuzioni individuali dell’ uomo e che lo sviluppa di queste attitudini non può ricevere l ’ impulso che gli conviene se non della libera vita spirituale ed in ­ fine che il nuovo tempo ha dato origine alla superstizione che le norme adatte al risanamento del sociale organismo debbano uscire dallo stato politico o dalla vita economica e che se si procede ancora su questa via che ha preso le masse da quella superstizione si creeranno disposizioni che non porti ranno l ’ umanità allo scopo verso cui tende, sihbene ad un aumento illimitato di quella oppressione che si v o r ­ rebbe veder cessata.

A lla spiritualità l’ A. affida la risoluzione del problema sociale e forse, nel modo nel quale egli la intende, e cioè in una migliore educazione ed evoluzione delle coscienze, sia proletarie che borghesi, egli non ha torto.

F I N A N Z E DI S T A T O

Entrate dello Stato. — Durante il mese di dicembre

d ell’esercizio finanziario in corso, le entrate effettive hanno prodotte allo Stato oltre ottocentotrentotto milioni e mezzo di lire più che nel mese corrispondente dell’ ultimo eser­ cizio finanziario di pace ed oltre trecentododici milioni di lire in più che nel mese corrispondente dell’ esercizio anteriore.

Ecco le cifre precise che esprimono tale movimento.

Entrate effettive nel mese di dicembre.

E s e r c i z i o f i n a u z i a r l o M il. d i l i r e 1013-14 (dicembre di p a c e ) ... 269,4 1914- 15 (dicembre di neutralità) .* . . 354,8 1915- 16 (I dicembre di guerra) . . . 324,7 1916- 17 ( I l dicembre di guerra) . . . 371,9 1917- 18 ( I I I dicembre di guerra) . . . 504,2 1918- 19 (I dicombre di armistizio) . . 725,8 1919- 20(11 dicembre di armistizio) . . 1.108,1 I risultati esposti sono tali da dimostrare evidente­ mente quanto grande sia la forza economica del paese e come sia cospicuo il concorso che i contribuenti italiani j dànno per rafforzare la finanza dello Stato in vista delle |j necessità che vanno via via manifestandosi.

RIVISTA DEL RISPARMIO

Risparmi. — Secondo le più recenti notizie — relative

al 31 dicembre 1919 i depositi a risparmio, in conto

corrente ed in buoni fruttiferi, presso gli Istituti di emis-

j

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248 L ’ E C O N O M IS T A 23 m a g g io 1920 — N . 2403

raggiunto Ja somma di oltre quattordici miliardi e due­ cento milioni di lire, mentre, prima della guerra somma­ vano a poco più di cinque miliardi 2 settecento milioni di lire, essendosi così verificato un aumento di circa otto miliardi e mezzo di lire,, durante il solo mese di dicembre si è verificato un aumento di oltre quattroceni o milioni di lire.

Diamo le cifre esatte di tale movimento, in milioni di lire :

T I T O L O 3 0 g i u g n o l9 1 i 3 0 n o v .l9 I 9 31 d ie . 1919 Istituti di emissione (de­

positi in conto corrente

fruttifero) ' . 100.0 783.6 726.2

Quattro maggiori istituti di credito mobiliare (de­ positi ordinari, in buoni

fru ttiferi, a risparmio). 729.2 2.543.1 2.561.2

Casse di risparmio postali

(credito dei depositanti). 2.121.8 4.825.5 5.078.6

Cassi; di risparmio ordi­ narie (depositi a rispar­ mio, in conto corrente,

su buoni fru ttiferi) 2 801.1 5.723.8 5.81 J. 8

Totale . . . . 5.751.6 13.776.0 14.397.8

RIVISTA DEL COMMERCIO

Commercio con l’Argentina. — L a s i t u a z i o n e d e i n o s t r o t r a flìc o c o n l ’ A r g e n t i n a h a m o s t r a t a p e r l ’a n n o s c o r s o r i s u l t a t i p e r n o i s f a v o r e v o l i . D i f a t t i le c i f r e p r o v v i s o r i e r e l a t i v e a l v a l o r e d e l c o m m e r c i o s p e c i a l e d ’ i m p o r t a z i o n e e d ’e s p o r t a z i o n e d u r a n t e l ’ in t e r o a n n o 1919, d à n n o i l v a l o r e d e l l e n o s t r e i m p o r t a z i o n i d a l l ’A r g e n t i n a in I u n m i l i a r d o e q u a t t r o c e n t o u n d i c i m i l i o n i d i l i r e e q u e l l o d e l l e j n o s t r e e s p o r t a z i o n i p e r l ’A r g e n t i n a i n o l t r e c e n t o v e n t i c i n q u e m i ­ l i o n i e m e z z o d i l i r e . S i r i l e v a q u i n d i c o m e n e l l ’ a n n o s c o r s o le p r i m e h a n n o s u p e r a t o le s e c o n d e d e l m i l l e e v e n t i p e r c e n t o c irc a . N e l l ’a n n o p r e c e d e n t e e n e l l ’u l t i m o a n n o p r i m a d e l l o s c o p p i o d e lla g u e r r a s i e r a n o i n v e c e a v u t i i s e g u e n t i r i s u l t a t i : N e l 1913. — V a l o r e i m p o r t a z i o n i , o lt r e u n m i l i a r d o e q u a t t r o - i c e n t o n o v a n t a t r e m i l i o n i e m e z z o d i l i r e ; v a l o r e e s p o r t a z i o n i p o c o p i ù d i n o v a n t a n o v e m i l i o n i d i l i r e , e c c e s s o d e l l e p r i m e s u lle s e c o n d e d e l m i l l e q u a t t r o c e n t o s e l t e p e r c e n to , c ir c a . N e l 1919. — V a l o r e i m p o r t a z i o n i q u a s i c e n t o s e t t a n t a q u a t lr o m i l i o n i d i l i r e ; v a l o r e e s p o r t a z i o n i o lt r e c e n t o n o v a n t a m i l i o n i d i l i r e , e c c e s s o d e l l e e s p o r t a z i o n i s u l l e i m p o r t a z i o n i d e l n o v e S p e r c e n t o c irc a . D u r a n t e l ’ i n t é r o a n n o 1919 n e s s u n o d e i g e n e r i d a n o i e s p o r ­ tati i n A r g e n t i n a h a r a g g i u n t o i l v a l o r e d i t r e n t a m i l i o n i d i lir e , j i l m a s s i m o e s s e n d o s ta to to c c a t o d a i m a n u f a t t i d i c o t o n e p e r ! q u a s i v e n t o t t o m i l i o n i d i l i r e ( L . 27.744.41C). I g e n e r i c h e a b b i a m o im p o r t a t i d a l l ’ A r g e n t i n a p e r u n v a lo r e | s u p e r i o r e a i c e n t o m i l i o n i d i l i r e , s o n o sta ti i s e g u e n t i : C e r e a l i ... L . 639.230.009 C a r n e f r e s c a e p r e p a r a t a . . . » 456.673.860 L a n e s u d i c i e e la v a t e . . . . » 100.573.960 M e s e p e r m e s e , il n o s t r o t r a f f ic o c o l l ’ A r g e n t i n a h a p r e s e n t a t o n e l T a n n o t r a s c o r s o T a n d a m e n t o m o s t r a t o n e lla t a b e l l a s e g u e n t e : M e s e V a l o r e i m p o r t a z i o n i V a l o r e e s p o r t a z io n i L i r e L i r e G e n n a i o 1919 158.494.254 5.296.166 F e b b r a i o » 165.249.977 7.986.587 M a r z o » 187.220.432 6.465.451 A p r i l e » 101.399.233 6.935.311 M a g g i o » 89.568.794 8.269.987 G i u g n o » 74.597 929 9.797.167 L u g l i o » 83.975,208 9.736.735 A g o s t o » 110.532 073 7.377.067 S e t t e m b r e » 140.562.816 13.817.997 O t t o b r e » 78.324.370 13.410.687 N o v e m b r e » 101,085.184 12.093.163 D i c e m b r e » 120.054.920 24.646.698 T o t a l e 1.411.055.190 125.743.001 s u p e r a t o i v e n t i n o v e m i l i o n i d i li r e , d i m o d o c h é s i è a v u t o u n e c c e s s o d e l l e p r i m e s u l l e s e c o n d e e g u a l e a l t r e c e n t o v e n t i t r e p e r c e n to c irc a . L e c i f r e c o r r i s p o n d e n t i p e r l ’a n n o p r e c e d e n t e a v e v a n a m o s t r a t o r i s u lt a t i a n c h e m i g l i o r i , a v e n d o d a t o i l v a l o r e d e l l e n o s t r e e s p o r ­ ta z io n i p e r l a G r e c i a i n q u a s i c e n t o u n m i l i o n i d i l i r e , q u e l l o d e lle n o s t r e i m p o r t a z i o n i d a l l a G r e c i a i n p o c o p i ù d i d ic ia s s e t t e m i l i o n i e m e z z o d i l i r e , e q u i n d i u n e c c e s s o d e l l e p r i m e s u lle s e c o n d e e g u a l e a l q u a t t r o c e n t o s e t t a n t a t r e p e r c e n t o c ir c a . F r a i g e n e r i c h e a b b i a m o i m p o r t a t o d a l l a G r e c i a n e l 1919 d u e s o li h a n n o s u p e r a t o in v a l o r e i c i n q u e m i l i o n i d i l i r e , e p r e c is a - m e n t e i s e g u e n t i : P e l l i e r u d e ... L . 8.567.650 B o z z o l i ... 8.427.900 F r a l e n o s t r e e s p o r t a z i o n i , i l g e n e r e c h e h a r a p p r e s e n t a t o il s im o v a l o r e è stato c o s t it u it o d a i m a n u f a t t i d i c o t o n e , i q u a l i , n e l 1919 s o n o sta ti in G r e c i a p e r q u a s i c i n q u a n t a q u a t t r o m i l i o n i d i l i r e . F r a g li a lt r i g e n e r i , n e s s u n o h a r a g g i u n t o i l v a l o r e d i d ie c i m i l i o n i d i li r e , i l m a s s im o e s s e n d o s ta to to c c a t o d a l l o z o lfo , p e r L . 9.821.982. L a t a b e l l a s e g u e n t e m o s t r a , m e s e p e r m e s e l ’a n d a m e n t o p r e ­ s e n ta to d a l n o s t r o t r a f f ic o c o n l a G r e c i a d u r a n t e l ’a n n o p a s s a t o : M e s e V a l o r e V a l o r e im p o r t a z i o n i e s p o r t a z i o n i ( I n m i l i o n i d i l i r e ) G e n n a i o 1919 464.400 9.926.582 F e b b r a i o * 1.«81.917 10.438.212 M a r z o » 971.067 15.028.805 A p r i l e * 2.324.463 9.595.134 M a g g io p 1.155.937 10.640.807 G i u g n o » 5.637.283 2.069.764 L u g l i o » 3894.846 5.119.963 A g o s t o » 2.512.735 8.414.008 S e t t e m b r e p 2.281.671 10 519.645 O t t o b r e p 2.129.542 10.157.652 N o v e m b r e p 2.948.665 17.277.678 D i c e m b r e p 3.015.323 12.422.331 T o t a le 29 217.869 123.660.581 Cassa di R is p a rm io di R om a Relazione dell’Esercizio 1919. H a a v u t o l u o g o i l 15 m a r z o l ’ A s s e m b l e a g e n e r a l e d e i s o c i d e l l a G a s s a d i R i s p a r m i o d i R o m a . D i a m o u n l a r g o r i a s s u n t o d e l l a R e l a z i o n e , o p e r a p r e g e v o l e d e l P r e s i d e n t e d e l C o n s ì g l i o d ’ A m m i n i s t r a z i o n e , o n . A d e o d a t o D o n a s i.

S itu a zion e p a trim o n ia le .

L a c o n s is t e n z a d e l l e a t t iv it à e p a s s i v i t à d e l l ’is t it u t o a l l a fin e d e l 1919 e r a la s e g u e n t e : A ltiv ità . M u t u i e c o n t i c o r r . i p o t e c a r i L . 29.311.558.71 M u t u i g a r . d a p e g n o o C r e d . v e r s o lo S ta to e d a l t r i C o r p i m o r ... * 13.377.070,63 L . 42.688.629.34 T it . a d e b i t o d e l l o S t a t o o g a r a n t i t i . . . . * 83.301.737 — C a r t e lle f o n d i a r i e e A z i o n i B a n c a d ’I t a l i a . . » 11.408.232 — » 94.799.969 C o n s o r z io p e i la c o n c e s s i o n e d i m u t u i a i d a n ­ n e g g ia t i d a l t e r r e m o t o d e l 28 d ie . 1908 . » 1.000.000 — G r e d i l i d i v . c o n g a r a n z i a i p o t e c a r i a p r o v e ­ n ie n t i d a v e n d i t e d i b e n i i m m o b i l i . . * 1.219.959.08 D e p o s it i in c c. p r e s s o g l i Is t it u t i d i e m i s s i o n e » 8.521.954,58 D e R o t h s c h ild f . I l i d i P a r i g i — p e r r e s i d u o d i eie . . . . , . . . . » 159.373,66 B e n i S t a b i l i . . * 3.072.171,81 L . 151.462.057,47 R e s i d u i d i r e n d i t e . . L . 969.895,61 C r e d i t i d i v e r s i e a lt r i c a p i t a l i m o b i b i . . . . * 302.826:71 G a ssa a c o n t ...« 1.600.013,14 --- . L . 2.872.735,51 A t i v i t à d e l l ’Is t it u t o L . 154.334.792,98

Commercio con la Grecia. — D a i d a t i p r o v v i s o r i c irc a

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