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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2429, 21 novembre

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(1)

l'E C O N O M IS TA

G A Z Z E T T A SETTIM ANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore: M. J. de Johannis

anno mini • ni, u

M o n a ,

2

t navette

1520

i S ! i è , V ia 4 » ° ' a

n. 2429

S O M M A R I O

PARTE ECONOMICA. Ed ora lavoriamo. Il prezzo del pane. (X ).

Gli accordi marittimi fra la Germania e S. U. (B . Maineri). Il terreno agrario e la sua funzione dal punto di vista economico

nelle aziende agricole. (Prof. Pietro Bucci, della R . Scuola di Viticoltura ed Enologia di Avellino.

I prezzi all'ingrosso delle merci in Italia nell’ottobre 1920. (Ric­

cardo Bachi.

Controllo operaio sulle industrie. II trattato di pace con la Jugoslavia. NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

Situazioni delle grandi Banche tedesche.

Le Associazioni agrarie del « Plateau Central » (Francia). La produzione in Tripolitania.

FINANZE DI STATO. Debiti esteri.

Imposta sul patrimonio. Titoli nominativi. NOTIZIE VARIE.

Consorzio di Credito per le opere pubbliche. Deficit granario.

Mutui concessi dagli Istituti di Credito Fondiario dal 1. gennaio 1920 al 30 settembre 1920.

Operazioni delle stanze di compensazione nel Regno durante il mese di luglio 1920.

Indicedei prezzidellemerci all’ingrosso. Situazionedegli Istitutidi Credito Mobiliare.

B I B L I O T E C A D E “ L ’ E C O N O M IS T A „ Studi Economici Finanziavi e Statistici

pubblicati a cura de L’ ECONOMISTA

1) F E L IC E V IN C I L . 2

L ’ e la s t ic ità d e i c o n s u m i c o n le s u e a p p lic a z io n i

a i c o n s u m i a ttu a li p r e b e llic i

2 ) G A E T A N O Z IN G A L I L. 1

DI ALCUNE ESPERIENZE METODOLOGICHE

TRATTE DALLA PRASSI DELLA STATISTICA DEGLI ZEMSTWO RUSSI

3 ) D o t t . E R N E S T O S A N T O R O L . 4

S a g g io c r it i c o su la te o r ia d e l v a lo r e

n e ll’ e c o n o m ia p o lit ic a

4 ) A L D O C O N T E N T O L. 2

Per una teoria indu ttiva dei dazi sui gran o e sulle farine

5 ) A N S E L M O B E R N A R D IN O L . 2 |

II fe n o m e n o b u r o c r a t ic o e i l m o m e n to

e c o n o m lc o -fin a n z ia r io

In vendita presso i p rin cip a li librai-editori e p resso V Am ­ m inistrazione de L’ Economista - 56 Via G regoriana, ROMA 6.

PARTE ECONOMICA

Ed ora lavoriamo!

L’ Italia ha finalmente la pace: non possiamo

dire la

sua

pace, perchè quella ottenuta a Ra­

pallo, nelle risultanze, avrebbe dovuto essere

ben diversa, in relazione al sacrificio ed alla

abnegazione, colle quali il Paese, ha iniziata e

continuata e combattuta e vinta la guerra.

L’ Italia è l’ultima nazione ad aver potuto sti­

pulare l’atto definitivo che stabilisca i suoi con­

fini territoriali e per ben due anni ha dovuto

attendere per concludere finalmente da sola,

questo atto solenne, dal quale ha dovuto lasciare

che fossero eliminate le sfavorevoli e quasi

ostili interferenze di nazioni, che si chiamarono

alleate soltanto nel momento del pericolo.

Comunque, da oggi i cittadini italiani, non

possono più accampare a giustificazione della

loro irrequietezza e del loro scontento, la man­

canza di una pace. Anche se non per tutti sod»

disfacente, questa è un fatto compiuto ed ac­

cettabile nelle conseguenze di immediata tran­

quillità che può dare.

L’ Italia ha potuto anche in questi giorni dare

pieno ed incontrastato sfogo ai suoi sentimenti

patriottici con una calda ed entusiastica cele­

brazione della vittoria, che ha mostrato fra l’altro,

la misura confortevole dell’atiaccamento alle

istituzioni per una larga maggioranza del Paese.

E parallela a questa manifestazione di senti­

menti lungamente repressi, troviamo un saggio

rinsavimento nelle masse proletarie e nei par­

titi socialisti che, consci della rovina nella quale

trarrebbero se stessi ed il Paese, ove insistes­

sero per rateazione di un regime, non maturo

ancora nel mondo nel quale esso dovrebbe con­

vivere, hanno almeno temporaneamente abban­

donati i mezzi violenti di conquista di diritti,

che non possono essere sostenuti, finché il go­

verno della collettività, rimane alla borghesia.

Non vogliamo con questo, menomamente affer­

mare che si debba segnalare un abbandono della

lotta; constatiamo una tregua, forse una prepa­

razione ad altre battaglie, dalle quali però sembra

ormai doversi escludere un preciso tentativo di

rovesciamento dell’attuale ordinamento sociale.

La dittatura proletaria resta una mèta, ma una

mèta in attesa che il proletariato delle altre na­

zioni, possa essere pronto a concorrere e ad

assicurare la esistenza di quello italiano.

(2)

666 L’ E C O N O M IS T A 21 novem bre 1920 — N. 2429

elezioni amministrative. Hanno i socialisti po­

tuto conquistare circa 2100 comuni, hanno i bor­

ghesi dei vari colori potuto tenere gli altri 6200.

Anche questo bilancio nella sua espressioue

assoluta segna un prevalere della forze costitu­

zionali, ancorché nel suo confronto colle elezioni

precedenti manifesti un notevole progresso delle

forze socialiste, proporzionale a quello della

sua marcia ascendente nello sviluppo della or­

ganizzazione e delle conquiste economiche, ed

un regresso quindi per le forze borghesi che sem­

brano tuttora perplesse, incoscie, disordinate.

E di ciò riprova la scarsa percentuale di votanti

; in molti dei comuni ed in specie nei maggiori.

Infine registriamo fra i fatti salienti di que­

sti ultimi giorni il quasi tramontato interesse

I per la attuazione del controllo delle industrie.

Non già che sia cessat i la disputa: certo

essa ha perduto quel carattere di asprezza

che la caratterizzava subito dopo il periodo di

occupazione delle fabbriche e forse ha subito

attenuazione per effetto della incipiente ed im-

ìj minente crisi industriale che si delinea sempre

più chiara quanto più si fa sentire la carestia

|i della materie prime.

Nel contempo la nostra valuta all’ estero ed

i all’ interno, subisce crescente deprezzamento:

fenomeno, giova p oclamarlo apertamente, non

specifico all’Italia, bensì comune alla massima

parte dei paesi europei non esclusa l’ Inghilterra,

non esclusa la Spagna, dove anzi la crisi si mani­

festa acuta. Più accentuatamente quindi doveva

farsi sentire in un paese povero come l’ Italia.

Per ultimo dovremo considerare che il G o­

verno, il quale dapprima pareva dovesse se­

guire una politica analoga a quella così dele­

teria dell’on. Nitti, ha mostrato di saper ripren­

dere gradatamente in mano le redini del paese

e di voler esigere che esso si conformi agli

obblighi imposti dalle vigenti istituzioni, senza

esagerare verso la tendenza altrettanto perico-

; Iosa di coloro che vorrebbero una reazione im­

mediata e spinta agli eccessi.

Senza voler qui ripetere l’ esame delle con­

dizioni finanziarie de! paese, possiamo affer­

mare che esse si mantengono gravi e non

|

ancora decisamente affrontate da un tentativo

|

di soluzione, che dia piena tranquillità.

!

Da quanto fin qui abbiamo esposto, a noi

sembra che il momento attuale segni nettamente

il punto saliente, nel quale occorre che il paese

tutto si raccolga in un sacrificio ancora più

duro, in uno sforzo di lavoro assai più intenso,

in una reciproca ben intesa tolleranza di par­

titi, in una eliminazione di contrasti inutili, causa

di inevitabile dispendio di energie e di ricchezze,

per affrontare e superare la crisi, il cui estremo

acuto non è ancor passato.

Bisogna che l’ Italia tutta senta di non aver

ancora finite le sue sofferenze e che occorre

si compia per lungo periodo, forse, opera di di­

sciplina e di lavoro ricostruttore al fine, non

solo di non precipitare in un baratro profondo,

ma per riprendere fra le nazioni un posto an­

cor più elevato di quello che le era assegnato

prima della guerra, di quello in cui vorrebbero

relegarla popoli affetti da gelosia.e da invidia,

di quello in cui rimarebbe, se i suoi figli tra­

dissero la missione che le è affidata fra i po­

poli civili.

Il prezzo del pane

Dallo schema di legge, di cui si è data notizia nella stampa nei passati giorni, si rileva che il governo ha pronosto al Parlamento la soluzione del problema di diminuire la enorme spesa sopportata dall’erario per il prezzo politico del pane, al disotto quasi della metà di quello di costo, con alcuni provvedimenti fiscali, diretti in parte ad aumentare l ’attuale prezzo troppo basso, e in parte a compensare la residua spe­ sa con inasprimenti di imposte.

Prima di dare un cenno particolareggiato dal dise­ gno di legge, crediamo opportuno esporre com e siasi presentata negli ultimi anni la situazione granaria in Italia.

In. conseguenza d e ll’ aver mantenuto il prezzo sta­ tale del grano e dei suoi prodotti molto più basso del costo, il consumo è aumentato, mentre in altri paesi dove il prezzo è quello econom ico, si è verificata una depressione nel consumo. In Italia si calcola che dal 1916 si consumino 10 milioni di quintali di più che nella media degli anni precedenti alla guerra. E poiché la popolazione è di poco aumentata, e la classe ope­ raia può ora cibarsi meglio che di solo pane, il mag­ gior consumo è dovuto al prezzo basso e sproporzio­ nato che il governo ha mantenuto al grano e a ’ suoi prodotti.

Ed un altro fenomeno, deleterio per le pubbliche fi­ nanze, si è verificato, quello del minor rendimento della coltura granaria ; si ha infatti, secondo le notizie raccolte dall’Istituto Internazionale di Agricoltura, che mentre la superficie coltivata a grano nel 1920 è su­ periore di quasi un milione d ’ettari a quella della me­ dia 1914-18, la produzione, che è stata dii 4 5 ,7 1 9 mi­ gliaia di quintali in detto periodo, nel 1920 è stata inve­ ce di 40.065 mila q. Questo deficit deve esser col­ mato con provviste d a ll’ estero, essendo presumibile che le scorte degli anni precedenti sieno state esaurite. E poiché i prezzi dei mercati del Canada, di New York e delle Indie tendono ad aumentare, dati i cam­ bi così sfavorevoli con l ’ Italia, è prevedibile che l ’ap­ provvigionamento con l ’ estero costerà assai di più dei 6 miliardi d ell’anno passato.

Di fronte a questa ingente spesa, il Borgatta si do­ mandava sulle colonne della Sera, se non conveniva risolvere il problema radicalmente, provvedendo solo alla classe veramente povera, e lasciando libera la pro­ duzione di pane e farina, libera l ’importazione e il prezzo uguale al costo del grano importato. D'altra parte anche nei riguardi internazionali e per g l’impe­ gni assunti con l ’estero di prestiti, di cui si è neppur pagati gli interessi, è urgente definire questa penden­ za e otturare la enorme /alla del bilancio statale.

E perchè siano ascoltate le nostre giuste richieste e rimostranze in seno alla Com m issione internazionale, che dovrà provvedere all’assetto finanziario degli Stati belligeranti, converrà dimostrare che si è posto fine al mantenimento di una spesa, insostenibile dalla no­ stra finanza, senza l ’ entrata correspettiva.

E qui torna a proposito far cenno della bizzarra pro­ posta di Riccardo D e Angeli, pubblica e commentata in alcuni giornali, di dare, cioè, il pane gratuito a tutti coloro che non abbiano un reddito superiore a lire 8 mila, ed altre 2000 lire per ogni persona a carico. Il pane, così detto nazionale, dovrebbe esser fabbricato e distribuito in ogni comune da un commissariato, a mezzo di tessera, e in quantità da stabilirsi, a coloro che sieno in condizioni di non agiatezza. Per i non tesserati il pane si dovrebbe pagare al prezzo del li­ bero mercato. Evidentemente la proposta presume l ’im­ pianto di uffici, panifici, rivendite e poi il tesseramento col oreventivo riconoscimento delle condizioni econo­ miche di ciascuna famiglia.

E ’ facile intuire quale fonte di favoritismi, abusi e ' disordini deriverebbe dall’attuazione di tale sistema nei 9000 Comuni d ’ Italia.

(3)

21 novem bre 1920 — N. 2429

lire oer famiglia, avrebbe in dono il pane, pur spen­ dendo allegramente ogni giorno diecine di lire in vino, o al cinematografo!

* * *

Secondo il progetto di legge, il governo avrebbe a- dottato una via di mezzo, cioè continuerebbe a m o­ nopolizzare l ’acquisto de] grano indigeno ed estero, da cedersi ai Consorzi granari provinciali al prezzo di c o ­ sto del cereale nazionale requisito, più il 1(5 per cento yer premi e sopraprezzi regionali.

In base a questo prezzo di cessione verrebbero re­ golati i prezzi di vendita del pane e della pasta. 11 pane sarà in tutto il Regno di un unico tipo, e cioè confezionato con farina di qualità e di abburattamento identici ; ma potrà essere confezionato in forme diver­ se e con prezzi diversi, sempre però di una media cor­ rispondente al prezzo di cessione dei cereali.

Per coprire l ’onere dipendente dalla somministrazio­ ne dei cereali, sotto il costo del mercato estero, oltre il provento ricavato dal maggior prezzo con cui si c e ­ derà dallo Stato ai Consorzi granari il grano indigeno, si ricorre ad addizionali straordinarie di imposte.

1. Per il 1921 viene raddoppiata l ’ imposta com ­ plementare sui redditi superiori alle lire 1 0 .0 0 0 ; e cosi pure l ’ imposta speciale sui benefìci di dirigenti e amministratori di Società. Dovranno essere antici­ pati di uni anno i pagamenti delle annualità d ell’ impo­ sta straordinaria sul patrimonio scadente nel 1922 e seguenti.

2. La imposta sulla produzione del vino nel 1921- 1922 sarà aumentata da lire 10 a 30.

3. Per l ’ anno solare 1921 verranno raddoppiate le tasse di bollo sulla vendita di oggetti preziosi, di profumeria e specialità medicinali, delle bottiglie con­ tenenti vini, liquori ed acque minerali. Si provvedferà alla revisione e a ll’ inasprimento temporaneo delle tabelle della tassa di bollo sulle vendite e somministra­ zioni di lusso, e verrà devoluto al conto pane l ’ au­ mento ultimo apportato al prezzo dei tabacchi.

Da questi inasprimenti di imposte, si presume un gettito di 1920 milioni, che insieme ai 2726 milioni ottenuti con l ’aumento dei cereali si otterranno circa 4 miliardi e 700 milioni, con i quali, se non si salda la perdita, vi si provvede in gran parte, e il gettito potrà forse bastare al pareggio se si verificherà il ri­ basso del cambio e del prezzo del grano estero, come è dato a sperare.

Circa il prezzo del pane che dovrà pagare il consu­ matore. poiché si è pubblicato dalla stampa e h ’ esso non sarebbe stato inferiore a L. 1.40 al chilo, e si sono fatti commenti allarmisti dai periodici dei par­ titi avanzati, il governo si è affrettato a spiegare, a m ezzo della Stefani, che il prezzo di L. 1.40 sareb­ be il massimo presunto, quando si adottasse una uni­ ca forma e dove è più elevato il costo di molitura e panificazione, ma non da oer tutto, potendo essere in molti luoghi minore e variabile in meglio. Inoltre è da tenersi presente che l ’art. 2 del disegno di legge autorizza il Commissario generale a disporre che, pur mantenendo invariati la qualità e 1’ ahburattamemto della farina, il pane sia confezionato in forme diverse in modo che la forma piccola per le classi abbienti, da vendersi a prezzo più elevato, paghi in parte le snese della forma grossa, che potrà essere venduta ner le classi povere anche ad un prezzo lievemente inferiore al rosto. Ne consegue che il prezzo del pane sarà notevolmente inferiore alle L. 1.40. e di gran lunga inferiore al prezzo del pane negli altri paesi.

In Francia, ad esempio, il prezzo è di 1 franco e 50 j centesimi al k g., cioè al cambio attuale circa L. 2.60 in Inghilterra varia da 1 scellino ed un d. ad 1 scel­ lino e 2 d. per ogni pane di 4 libbre di peso grammi t°0O cioè, al cambio attuale circa T,. 3 ner kg., in Germania raggiunge le L. 3 .7 5 per kg., ed in Svezia, infine malgrado il cambio favorevole, fr. 2.10 per kg.

A complemento di queste notizie sull’ importante auestione. riproduciamo dalla relazione che illustra il disegno di legge, quella parte che spiega e giustifica

667

1 aumento del prezzo del pane e della pasta, fornendo i dati in base ai quali il computo è stato fatto :

« La cessione al consumo dei cereali al prezzo di base di requisizione, aumentato del 10 per cento per la spesa dei prezzi e sopraprezzi, arreca le seguenti variazioni ai prezzi attuali.

Prezzi attuali di cessione : grano tenero 60 ; grano duro 7 0 ; segala 6 0 ; orzo 5 3 ; granoturco 60.

Prezzi di base di requisizione del raccolto 1920 aumentato del 10 per ce n to ; grano tenero 1 1 0 ; gra­ no duro 1 2 6 .5 0 ; segala 8 8 ; orzo 8 8 ; granoturco 88. Prezzi di base di requisizione del raccolto 1921, aumentato del 10 p e r c e n t o : grano tenero 1 3 7 5 0 - grano duro 1 5 9 .5 0 ; segala 1 0 4 .5 0 ; orzo 104.50- gra­ noturco 9 4 .5 0 .

Questo aumento del prezzo di cessione, prendendo a base una distribuzione di 40 milioni di quintali fra grano e cereali alfini, e di 5 milioni e 600 mila quintali di granourco. importa per i due semestri del 1921 (nella diversa misura dei prezzi di requisizione stabiliti per le due annate agrarie) un complessivo mag­ giore introito di 2 miliardi e 726 milioni.

La ripercussione sul prezzo del pane non sarà no­ tevole, poiché, ove pure si confezionasse una forma unica di pane con prezzo unico, questo nel primo se­ mestre 1921 potrebbe raggiungere un prezzo massimo di L. 1.40 al kg., calcolando largamente i costi di pa­ nificazióne.

Calcolando, infatti, a L 9 le spese varie e di maci­ nazione, il prezzo del grano macinato sarà di L. 119 per quintale, prezzo che consente di cedere alla pa­ nificazione 85 kg. di farina a L. 1,29 al kg. pari a L. 103,66 e di alienare 13 kg. di crusca a L. 0 .7 5 pari a L. 9,7 5 , e così di realizzare complessivamente L. 119.40, anziché sole L. 119.

Ora, con la farina al prezzo di L. 119 al quintale e con una resa normale di kg. 125, si ricavano, in base al prezzo del pane di L. 1,40 al kg, L. 175 che con­ sentono una spesa di panificazione di circa L. 46 per quintale, e cioè una spesa largamente normale.

Il prezzo della pasta, sempre prendendo a base i prezzi di requisizione del grano, sarà di L. 1.90 al- ! l ’ingrosso e di L. 2 ,0 5 -2 ,1 0 al minuto. C iò posto, ap- ' pare evidente dalle suaccennate ripercussioni sui prezzi 1 attuazione del concetto di voler mantenere un j vero e Droprio prezzo di favore al consumo popolare, j sul quale debbono gravare in misura minima i nuovi oneri proposti col disegno di legge ».

D altra parte l ’aumento proposto, mentre mantiene ; tutte te caratteristiche del prezzo politico, vale ad at­ tenuare lo squilibrio cosi stridente, che attualmente si verifica fra il prezzo di cessione del grano e quello di ogni altro genere, con la conseguenza dei tanto la­ mentati sperperi di grano, sostituito ad altri generi di maggior costo e di minor rendimento nutritivo, co­ sì come succede, purtroppo, largamente per l ’alimen­ tazione del bestiame.

Il portare il prezzo di cessione del grano alla misu­ ra di quello di requisizione, risponde anche ad altre esigenze evidenti : quella cioè di indurre i piccoli pro­ prietari, specialmente delle zone di montagna, a ri­ prendere la produzione del grano occorrente per il loro consumo famigliare, ch e avevano in alcune regioni tralasciata per la palese convenienza di acquistare il grano ad un prezzo vile ed inferiore al costo di pro­ duzione propria, e quella di evitare che i produttori cedano allo Stato anche le quantità di grano necessa­ rio per la loro alimentazione, rifornendosene poi at­ traverso i comuni al prezzo politico per lucrarne la differenza.

Ad avvalorare questo intendimento di eccitare, anzi coartare la cultuia granaria dove sia possibile, il dise­

gno di legge propone la seguente disposizione : Indipendentemente dalle facoltà conferitegli con le leggi vigenti, il G overno del Re potrà ordinare la col­ tura a cereali per fondi adatti a tale coltura.

Se la coltura non venga eseguita per colpa del pro­ prietario, il fondo potrà essere espropriato mediante

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L ’E C O N O M IS T A 21 novem bre 1920 - N. 2429 668

pagamento di una somma pari a 325 volte l ’imposta erariale principale. Se la mancata coltura sia dovuta a colpa de! conducente del fondi e del colono, i relativi contratti saranno sen z’ altro risoluti di diritto.

11 Governo avrà facoltà di stabilire prezzi di cal­ miere e di requisire a tali prezzi i prodotti delle col-

| ture, alle quali possa essere sostituita la coltura dei ce-

j reali.

Se tali sanzioni dovranno essere applicate, è da au­ gurarsi, che sieno scelte persone competenti e capaci ! per la imparziale ed equa valutazione delle condizioni ; e circostanze che hanno influito a far trascurare la col­

tura granaria.

_ _ _ _ _ _ x

-Gli accordi marittimi fra la Germania e S. U.

CAUSE, CONSEGUENZE ED INSEGNAMENTI

Secondo le ultime notizie di fonte nordamericana e tedesca, gli accordi fra le grandi compagnie di na­ vigazione della Germania e degli Stati Uniti — co­ sì vantaggiosi per i nostri nemici d ’ ieri -— furono pos­ sibili sopratutto perchè il popolo tedesco è quello che maggiormente lavora. E gli Stati Uniti — lo fece in- j tendere abbastanza chiaramente il loro delegato al­

la Conferenza Finanziaria di Bruxelles — aiutane ed apprezzano chi lavora. Essi sono ben lieti di met­ tere a disposizione degli assidui lavoratori del brac­ cio, degli abili organizzatori del lavoro intellettuale, di tutta la gente pratica che studia e concreta ottime

iniziative, i loro viveri, il loro carbone, il loro petro­

lio, le loro navi e persino miliardi. L ’ esame degli accordi in parola dimostra inoltre che il delegato del­ la Confederazione stellata non fece della vana acca­ demia e che a New York ed a Washington sono pronti ad aiutare sul serio, coi fatti e non soltanto a parole, coloro che si mostrano animati dalle migliori inten­ zioni.

1 tedeschi hanno compreso questo lodevole orienta­ mento degli Stati Uniti ed hanno saputo trarre dallo stesso vantaggi tali che, secondo alcuni autorevoli economisti, arriverebbero persino a neutralizzare la maggior parte dei danni derivanti dalla perdita della loro flotta mercantile.

Nelle trattative condotte fra Von Kuno e Hairri- man e fra Von Heinecken, direttore generale della Norddeutscher Lloyd, e l'e x giudice Carli Mayer, (divenuto improvvisamente, non senza sorpresa di molti businessmen di New York, direttore d ell’ Uni­ ted States Mail Steamship Co), si è combattuto corte- semente una grande battaglia economica, nella quale la Germania ha riportato una vittoria di gran lunga superiore a quelle così cruenti che venivano tanto trombazzate, con parole cosi rimbombanti, durante la guerra.

La Germania riuscì infatti ad ottenere, fra l'altro, un vantaggio che non avrebbe mai potuto consegui­ re in alcun modo, finché era padrona assoluta dèlia sua flotta. La nuova legge marittima nord-americana

autorizza, com e è noto, (Sezione 2 8 .a) tariffe

ferroviarie preferenziali per le merci imbarcate su navi battenti la bandiera degli Stati Uniti. Le merci tedesche imbarcate su piroscafi battenti bandiera ger­ manica non potrebbero adunque approfittare di que­ sta disposizione legislativa, che ha già sollevato le più vive proteste da parte del Giappone e di altre na­ zioni, che vi ravvisano un danno enorme per i loro più vitali interessi. Orbene, in seguito ai nuovi accordi, le merci germaniche sono in grado di approfittarne, perchè viaggiano su navi ex-tedesche, amministrate da società tedesche, guidate da marinai tedeschi, ma protette dalla bandiera stellata.

Questa circostanza davvero tipica, perchè, sotto un certo punto di vista, mette la Germania sconfitta in una posizione migliore di quella della Germania aspirante alla conquista del mondo, viene aspremenr te commentata dalla stampa marittima e commercia­ le francese la quale arriva a comprendere, sebbene

con una certa meraviglia, che gli Stati Uniti possano avere firmato co ll’armamento germanico u n ’accordo che permetta loro di « restituirgli effettivamente una gran parte dei piroscafi conquistati », ma non esita a dichiarare che « sarebbe semplicemente intollera­ bile » inalberare sulle « ex navi germaniche una ban­ diera stellata per far usufruire alle stesse le tarif­ fe ferroviarie preferenziali ». La stampa francese però s ’ illude. Quello che ritiene « semplicemente intollerabile » può ormai dirsi un fatto compiuto. Non solo; ma i nord-americani mostrano di non dare

eccessiva importanza alle proteste della stampa

francese.

Da gente veramente pratica, gli uomini d ’affari de­ gli Stati Uniti si limitano a notare, col più vivo com piacimento, che i tedeschi pensano sul serio alla lo­ ro ricostruzione economica. Le cifre del comm ercio fra la Germania e gli Stati Uniti nel dopo guerra sono anzi, per essi una delle prove più convincenti. Nel primo semestre dell’anno in corso i tedeschi so­ no riusciti ad esportare nel Nord-America — nostan­ te il bassissimo costo del marco di fronte al dollaro — tanto per 45 milioni e 8 5 .9 7 5 dollari, mentre nel corrispondente periodo dello scorso anno non avevano potuto vendere che per 944.981 dollari. Anche l ’aumento degli acquisti della Germania agli Stati Uniti — passati da otto milioni 818.882 dol­ lari a 202. milioni 176.079 dollari — nei due sud­ detti periodi è considerato com e un ’ altra prova del­ l ’attività germaniche, dato il quantitativo di materie prime incluse nelle importazioni.

L ’ammiraglio Benson, direttore dello Shopping

Board, non ha esitato a confessare esplicitamente in u n ’intervista il timore che si aveva a Washington di vedere gli organizzatori tedeschi alleati con qualche nazione intenzionata di rivaleggiare con la bandiera stellata. « Tutti "i negoziati — disse testualmente il Benson — sono stati fatti per evitare che le compa­ gnie di navigazione di Brema e di Amburgo non ve­ nissero tentate di trattare altrove, con altri che aves­ sero fatto al giovane armamento americano una con­ correnza accanita ».

I timori del direttore dello Shipping Board degli Stati Uniti appaiono del resto abbastanza giustifica­ ti, se si ricorda quello che fecero le società di naviga­ zione germaniche prima dell’immane conflitto e quel­ lo che hanno dimostrato di essere ancora in grado di fare, nonostante la tremenda catastrofe. Basta in­ fatti considerare ch e mentre tutte le nazioni spendo­ no fior di quattrini per mandare schiere di delegati a Washington, a Genova, a Londra, e a Ginevra, per stabilire la giornata di otto ore per tutti i lavoratori, non esclusi quelli del mare, la Germania delibera l’adozione delle ore di lavoro supplementari anche nelle miniere carbonifere della Sassonia, provvedi­ mento che fa aumentare la produzione giornaliera del Bacino della Rhur da 2 4 6 .0 0 0 tonnellate nel giu­ gno 1919 a 3 4 2 .0 0 0 nello scorso settembre.

Non bisogna neppure dimenticare che tanto l ’al­ leanza fra l ’ Hamburg Americka Lime ed il gruppo Harriman, quando a quella del Nordeutscher Lloyd c o ll’ United States Mail Steamship Co. tendono al­ lo stesso scopo. Le differenze esistono soltanto nei nomi. Le due grandi compagnie nord-americane han­ no infatti gli uffici di New Yorck nello stesso grat­ tanuvole (Broadway N .o 120) e sono in stretti rap­ porti coi grandi gruppi finanziari deH’ Union Pacific, nei quali la famiglia Harriman è largamente cointe­ ressata. Fu specialmente per le concessioni di questo formidabile gruppo del quale fanno parte anche le principali compagnie ferroviarie della Transilvania, che si poterono applicare quelle tariffe che vanno così largamente a beneficio della Germania, nella quale l ’alta finanza nord-americana dimostra di ave­ re la massima fiducia .

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21 novem bre 1920 — N. 2429 L’E C O N O M IS T A 609

eccessivamente difficili, se la situazione interna fosse stata alquanto migliore, perchè anche noi abbiamo ottime competenze in materia comm erciale e marit­ tima, buoni naviganti e buone maestranze per i can­ tieri. Attualmente è impossibile, perchè i legislatori della potente Repubblica del Nuovo Mondo ed i mi­ liardari di Wall Street diffidano delle nazioni che, mediante i discorsi dei loro deputati (e talvolta an­ che dei loro ministri), le gonfiature dei loro giornali bramosi del chiasso, le bandiere rosse sugli stabili- menti siti lungo le linee ferroviarie e tante altre co-, se del genere, sj sforzano di sembrare in preda alla peggiore anarchia.

L ’ammiraglio Benson non teme di sicuro una se­ ria concorrenza al giovane armamento nord-ameri­ cano da parte delle marine delle nazioni che non san­ no eliminare gli scioperi e le serrate, ch e non riesco­ no ad impedire il fermo dei treni e dei piroscafi per pretesti davvero ridicoli, che non sono capaci ad' eli­ minare il disavanzo in quelle stesse ferrovie che, quando erano esercite da società private, rendevano fior di quattrini, che non trovano modo di evitare il vero sabotaggio postelegrafonico, che ostacola enor­ memente la trattazione degli affari a ll’interno e che induce autorevoli deputati di nazioni amiche a scon­

sigliare, nei rispettivi parlamenti, il traffico col­

l ’ Italia.

Soltanto quando il nostro paese si rimetterà a la­ vorare sul serio; quando i nostri operai avranno del tutto ricquistata quella ben meritata fama di attiva­ ta e sobrietà non comune che avevano prima della guerra e che affermarono, con tante opere imperiture, in tutti i paesi del mondo, l ’ Italia potrà assicurarsi da sola il proprio avvenire ed avere occorrendo — nonostante le complicazioni che si ebbero nei rap­ porti internazionali dopo la firma d e ll’ armistizio — la più efficace cooperazione non solo degli Stati Uniti, ma anche di tutti gli altri paesi che non furono gra­ vemente danneggiati dalla guerra, o che ritrassero dalla stessa notevoli benefici.

B. MAINERI

Il terreno agrario e la sua funzione dal punto

di vista economico nelle aziende agricole

Il terreno agrario, dal punto di vista d ell’economia rurale, ha una duplice funzione poiché è la materia prima d e ll’ industria agraria e nello stesso tempo è l ’ o­

pificio nel quale, per azione chimica, fìsica e biologica si compiono quelle trasformazioni che permettono al­ le radici delle piante clorofillate di assorbire, cioè di estrarre dal suolo, le sostanze minerali e trasfor­ marle sintetizzandole col carbonio che gli organi ver­ di delle stesse piante assimilano dall’aria, sotto l ’in­ fluenza della luce solare, in prodotti differenti per pro­ prietà fisiche e com posizione chimica non solo a se­ conda della specie o varietà di pianta coltivato, ma an­ cora, per la stessa specie o varietà, a seconda delle condizioni climatiche ed a seconda dei modi coi qua­

li le piante stesse si allevano e si coltivano.

Com e materia prima d e ll’ industria agraria il ter­ reno si comporta com e una miniera dalla quale si deb­ bono estrarre quegli elementi chimici che si chiamano alimenti della pianto e che la pianta non può pren­ dere dall’ aria.

Queste sostanze dunque sono in primo luogo il potassio, il fosfosóro e l ’ azoto, l ’ ossigeno e l ’ idrogeno ed in secondo luogo il calcio, il magnesio, il ferro. E ’ da notare però che l ’ idrogeno e l ’ossigeno sono assorbiti sotto forma di acqua e gli altri alimenti sotto forma di composti e non mai allo stato di elem enti; com e pure bisogna ricordare che l ’ azoto può essere indotto dall’ aria nel terreno e che il carbonio è, com e si è dietto nella quasi totalità assimilato direttamente dall’aria dagli organi verdi delle piante sotto l ’influenza della luce solare e nelle condizioni convenienti di temperatura.

Siccom e le sostanze ora indicate sono assorbite, cioè sono estratte dal terreno, dalle radici delle piante, ne consegue che tutti quei mezzi che direttamente od indirettamente contribuiscono a rendere possibile, od anche solo più facile, appunto l ’assimilazione radi­ cale, si devono considerare come mezzi che, coope­ rano alla estrazione delle sostanze minerali dal terre­ no. Quindi è che i lavora di vario genere che si ese­ guiscono nel terreno, sono mezzi che potentemente contribuiscono alla estrazione delle sostanze minerali dal suolo ed i concimi sono non solo materia prima per le sostanze chim iche utile alle piante che essi contengono, ma sono contemporaneamente mezzi che facilitano la estrazione delle sostanze minerali del suo­

lo, perchè è solo con giudiziosa aggiunta di concimi al terreno che se ne può razionalmente sfruttare la capacità produttiva. Infatti dovendo le piante obbedire alla legge del minimo, non possono per es. utilizzare le riserve del terreno di potassa, quando nel suolo non trovano Eazoto e l ’anidride fosforica di cui hanno bisogno, e per conseguenza una appropriata concima­ zione fosfatica ed azotata, in questo caso, riesce non solo ad accrescere la materia prima a disposizione del­ le piante pel fosforo e per l'azoto che i concimi con­ tengono sotto forme di combinazioni assimilabili dalle piante, ma contribuisce alla utilizzazione della potassa che altrimenti rimarrebbe inerte nel suolo.

Le sostanze minerali, indispensabili alla vita delle piante e che esse assimilano dal terreno devono dun­ que essere considerate com e la materia prima estratta dal terreno e le piante agrarie non sono altro che i mezzi di estrazione e di trasformazione delle sudette sostanze per ottenere prodotti utili a ll’ uomo.

Ora, se i prodotti delle colture si possono vendere così com e si ottengono appena raccolti, le piante a- grarie hanno compiuto il loro ufficio ; ma se i pro­

dotti ottenuti non sono direttomene utili a ll’uomo, o se i prodotti stessi sono facilmente deperibili e quin­ di devono essere trasformati in altri prodotti più fa­ cilmente conservabili e più facilmente trasportabili, nasce la necessità delle industrie agrarie. C osì quando il frumento ha dato il suo prodotto in granella ha compiuto la sua funzione economica, perchè le granella si possono vendere direttamente al mugnaio che la granella riduce in farina, ma quando la medica ha dato il fieno, si è ottenuto un prodotto non diretta- mente utile a ll’uomo e bisogna che il fieno stesso venga somministrato agli animali per farlo trasformare in prodotti utili a ll’ uomo, prescegliendo naturalmente gli animali che meglio utilizzano il foraggio ad essi somministrato, allevando cioè e mantenendo animali che, a parità di ogni altra condizione di ambiente, danno prodotti più abbondanti e possibilmente anche miglimi.

Se invece il prodotto ottenuto dalle culture agrarie deve subire, per divenire utile all’uomo, trasformazio­ ni tali che l ’agricoltore non è in grado di compiere, si ha l ’industria manifatturiera, in cui la materia prima è bensì un prodotto agrario ma l ’ industria non può essere considerata come l ’industria agraria propria­ mente detta, perchè nel maggior numero dei casi noti vi sarebbe la passibilità e la convenienza economica che il prodotto ottenuto dalle culture venisse trasfor­ mato direttamente dall’agricoltore. L ’industria mani­ fatturiera in questo caso subentra all’ industria agra­ ria semplicemente estrattiva, come si verifica quando l ’industria d e ll’oreficeria trasforma l ’oro estratto dal­ le miniere in oggetti c h e 'd ’ uomo richiede, poiché al­ trimenti l ’oro non avrebbe alcuna diretta utilità.

La pianta è dunque una macchina, o meglio. Un m ezzo diretto per estrarre le sostanze minerali dalla miniera terreno,- l ’animale invece è la macchina che si rende necessaria alla industria agraria per la tra­ sformazione di prodotti ottenuti dalle culture, cioè dalL

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l ’industria trasformatrice l'altro, perchè tanto n ell’o r­ ganismo vegetale quanto in quello animale le trasfor­ mazioni che si compiono sono il prodotto di molteplici e complesse azioni biologiche. Gli animali e le piante sono organismi viventi, le macchine invece sono sem­ plici ¡strumenti guidati sempre dall'uom o e che alla volontà umana obbediscono.

Nel terreno però le sostanze minerali, che sono l ’a­ limento delle piante e che, com e si è detto, sono i prodotti della miniera terreno, si possono trovare non solo in quantità differenti, ma ancora in composti molto differenti e perciò il valore della miniera terreno è commisurato non solo dalla quantità degli elementi chimici che sono l'alimento della pianta, ma ancora dalla maggiore e minore facilità con la quale tali sostanze possono essere estratte dal suolo per mez­ zo delle piante e che dipende moltissimo dallo stato di combinazione che le sostanze minerali più volte indi­ cate effettivamente presentano.

Una differenza tuttavia esiste tra una qualsiasi mi­ niera ed il terreno agrario considerato come una mi­ niera, ed1 è quella che è determinata dalla convenien­ za economica di spingere lo scavo, e quindi i mezzi di estrazione, in strati anche più profondi, quando ci si accorge della loro maggiore ricchezza in materia utile mentre nel1 terreno agrario le radici, anche se molto lunghe, non possono giungere che ad una pro­ fondità sempre limitata. Nè vi sarebbe la convenien­ za economica e talvolta mancherebbe la possibilità di fare scassi profondissimi per cortare nello strato at­ tivo terra più fertile, cioè più ricca delle sostanze chipiiche, che più volte indicai. Ma quando in terreni coltivati sempre superficialmente si eseguono lavori profondi per rimuovere lo strato attivo del suolo si viene a fare lo stesso lavoro che si compie in una mi­ niera quando si approfondisce lo scavo per estrarre un nuovo stato essendo già stato completamente sfrut­ tato lo strato più superficiale. Nel terreno però il la­ voro profondo non ripristina sempre dà solo la ferti­ lità del suolo, mentre nella miniera la maggiore pro­ fondità dello scavo può far estrarre materiale spesso anche più ricco che compensa non di rado lontana­ mente le maggiori spese di estrazione, nè impedisce il funzionamento dei mezzi di estrazione.

Se dunque in u n ’industria mineraria si dovesse sta­ bilire e far funzionare il controllo sull’acquisto del mi­ nerale che deve poi essere sottoposto alte lavorazio­ ne per ottenere il metallo che la miniera può dare, il controllo stesso si dovrebbe esercitare direttamente sul prodotto grezzo della miniera, tenendo conto del suo costo di estrazione e della ricchezza in sostanza utile. Nel caso invece della miniera terreno, essendo materia prima le sostanze che costituiscono gli ali­ menti della pianta tanto se esistenti nel terreno quanto se ad esso aggiunte, si dovrà tener conto della com ­ posizione chimica del suolo e dei concimi e si dovrà rigorosamente controllare l ’ impiego dei concimi stessi ; perchè l ’aggiunta di un concime, quando se poteva fa­ re a meno, e l ’aggiunta di un concim e con una sola sostanza fertilizzante, cfie rimane inerte perchè nel suolo non si trova la conveniente proporzione delle altre sostanze che alle piante sono necessarie rap­ presenta un errore econom ico perchè rappresenta ma­ teria prima ch e non può essere utilizzata dalla indu­ stria agraria e produce un rincaro nel costo dei pro­ dotti che si doveva e poteva evitare.

Il valore però degli elementi chimici che la mi­ niera terreno contiene non può essere eguale a quel­ lo che gli stessi elementi estratti da miniere in com ­ m ercio presentano, perchè il valore degli elementi chi­ mici del terreno è dato dal loro valore commerciale, meno le spese di estrazione e di trasporto e meno ancora i guadagni dell ’industriale. Vi sarà perciò la massima convenienza ad utilizzare gli elementi chimici esistenti nel suolo e non già ad importarli coi con­ cimi. perchè i primi hanno sempre un costo minore degli stessi elementi contenuti nei concimi. Per conse­ guenza quanto più si può risparmiare senza compro­

mettere la buona qualità e l ’abbondante quantità del prodotto n ell’aggiunta di concimi utilizzando le riser­ ve dei materiali fertilizzanti esistenti nel suolo tanto più si riesce ad ottenere materia prima a prezzo più mite e quindi tanto più si riesce a far diminuire il costo delle unità di produzione.

Finalmente si può affermare, come già si è detto, che quando n ell’azienda agraria si ottengono i p'rodotti senza far subire ad essi alcuna trasformazione, perché si possono agevolmente vendere così com e sono, si esercita una vera e propria industria estrattiva, men­ tre quando si trasformano i prodotti ottenuti in altri prodotti n ell’azienda stessa, non si ha più l ’ industria estrattiva, ma una industria che si avvicina alla in­ dustria manifatturiera. Nel primo caso il prezzo della materia prima è dato dal valore degli elementi chimi­ ci asportati dal terreno e contenuti nei prodotti, meno quella parte degli elementi stessi che in qualsiasi mo­ do si sostituisce al suolo con raggiunta della quanti­ tà degli elementi chimici importati nel suolo in con­ cimi e che pure nei prodotti si vengono a trovare. Nel secondo caso invece il prezzo della materia prima è dato dal valore di mercato del prodotto che deve es­ sere ulteriormente trasformato n ell’ interno d ell’ azien­ da e che è la materia prima della nuova industria a- graria. Nel primo caso le piante rappresentavano i mezzi di estrazione dei principii chimici contenuti nel terreno ; nel secondo caso gli ammali ed in gene­ rale gli organismi viventi, nonché le macchine che servono alla trasformazione dei prodotti d ell’ industria estrattiva per renderli utili a ll’uomo od almeno per renderli più utili a ll’uomo.

Consideriamo ora il terreno agrario nella sua se­ conda funzione economica, cioè com e opificio dell’in- dùstria agraria.

Un opificio industriale può essere più o meno va­ sto, ma rappresenta sempre un ambiente artificiale in cui i rischi, ai quali la materia prima nella sua tra­ sformazione può essere esposta si riducono al minimo possibile col determinare in ogni ambiente le condi­ zioni più favorevoli alla trasformazione della materia prima ed alla ulteriore trasformazione della materia che essa in altri ambienti, sempre nelle condizioni più

favorevoli, ha già subito. Questa condizione nella

creazione di uno stabilimento industriale con ambienti distinti per la successiva lavorazione del prodotto sino al punto dà renderlo perfetto ed atto alla vendita, permette di assicurare la buona e costante lavorazio­ ne anche di prodotti complessi e permette ed anzi de­ termina la specializzazione degli operai, specializza­ zione che porta a ll’applicazione del grande principio econom ico della divisione del lavoro. Ne consegue quindi che la cattiva costruzione dei fabbricati, la lo­ ro infelice ubicazione, le loro proporzioni deficienti in rapporto alla quantità di materia prima che si vuol lavorare, sono tutte condizioni che, accrescendo i ri­ schi della produzione, determinano un costo maggiore nelle unità di produzione e per conseguenza limitano spesso per un tempo lunghissimo il profitto che pos­ sono anche giungere ad annullarlo. In ogni caso met­ tono l ’azienda industriale in condizioni di inferiorità, per sostenere la concorrenza di altre aziende che ot­ tengono prodotti similari in condizioni di ambiente più favorevoli.

Ma se la deficienza dei locali è una delle cause che aumentano i rischi che si devono affrontare nella tra­ sformazione della materia prima neH’interno d e ll’opifi­ cio, l ’ eccessiva grandezza dei locali, il loro numero

normalmente superiore al bisogno massimo, che l ’a­ zienda stessa presenta, sono altrettante cause che gli

industriali possono e debbono evitare per non ele­

vare con certezza il costo delle unità di produzione. Ora la terra, dice bene il Supino, serve a ll’econo­ mia umana cerne base o spazio necessario ad ogni attività economica dell azienda, e sotto questo punto di visia corrisponde ad un opificio, ma ad un opificio

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sostan-1 21 novem bre 1920 — N. 2429

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¿o morta ed inerte, ma è invece qualche cosa di vi­

vente, come giustamente affermava il Berthelot. Infatti il terreno rappresenta un opificio, la cui ubi­ cazione può essere migliorata artificialmente, ma non può essere scelta a piacere e le. condizioni speciali che esso presenta possono essere artificialmente rese 'piu addtte alla produzione agraria, ma non si può sop­ primere 1 influenza che il clima e l'am biente in gene­ rale, in cui l ’azienda si trova, esercitano sulle diverse culture. Se anche teoricamente possiamo immaginare un terreno agrario costituito artificialmente ed anche in modo oneroso e tale ch e dal punto di vista econo­ m ico sarebbe inconcepibile, pure un tale terreno per condizioni di com posizione e di flora batterica, ab- benchè favorevoli alla produzione agraria, presente­ rebbe sempre la grave incognita della influenza che Lambiente fisico esercita su ll’andamento e sul risul­ tato finale delle culture agrarie.

Il terreno agrario è dunque un opificio che ha un valore determinato dalla richiesta, indipendentemente dalla forma con la quale la proprietà esiste, perchè è assolutamente necessario garentire a ll’azienda agra­ ria la normale produzione tanto nel caso della pro­ prietà individuale, quanto nel caso della proprietà co l­ lettiva, ánche se il collettivismo si voglia intendere nel senso più lato, anche cioè nel caso del comuni­ smo.

Se dunque dallo stesso terreno per abilità del di­ rettore dell azienda si ottengono maggiori e migliori i prodotti che l ’azienda normalmente produce, se a pro­ dotti di poco valore o poco richiesti si sostituiscono, quando ciò è possibile, prodotti più richiesti e meglio ancora di maggiore valore, si spinge l ’azienda agra­ fia verso un notevole miglioramento, perchè viene a verificarsi il vantaggio che ottiene l ’industriale quando

con lo stesso opifìcio utilizzato meglio riesce ad ot­ tenere produzione maggiore e migliore.

Un paese civile, dunque, garantendo la sicurezza delle campagne e la pace operosa, favorendo le comu­ nicazioni di-ogni genere e migliorando e rendendo semnre più rapidi i trasporti delle materie prime de­ stinate all agricoltura e dei prodotti delle aziende agra­ rie, può avere un influenza immensa sulla funzione economica del terreno, inteso com e opifìcio dell ’indu­ stria agraria.

Finalmente tutte le spese che l ’agricoltore come individuo o collettività deve necessariamente sopporta­ re per difendere e mantenere in buone condizioni fi­ siche il terreno, si possono considerare com e le spese di manutenzione degli opifici industriali e per conseguenza quanto più queste spese si riducono al limite strettamente necessario, tanto più basso si può mantenere il costo di produzione delle unità dei pro­ dotti agricoli. Un controllo anche in questo senso, co­ me obbliga 1 industriale a risparmiare nelle spese ge­

nerali fin dove è possibile senza compromettere il

normale funzionamento della propria industria, obbli­ ga anche l ’agricoltore a vigilare sempre a che le spe­ se di custodia e di manutenzione del proprio terreno si mantengano nei limiti più razionalmente ristretti.

.L ’azienda agraria dunque razionalmente costituita, può permettere il controllo sul terreno agrario sia con­

siderato com e materia prima, sia considerato come

opificio d e ll’industria agraria e questo controllo sere­ namente ed obbiettivamente esercitato, mentre non deve intralciare le iniziative del direttore dell azienda, spinge l ’azienda a produrre a costo minore.

Prof. Pietro Bucci

della R, Scuola dì Viticoltura ed Enologia di Avellino

I prezzi all’ingrosso delle merci in Italia nel ottobre 1920.

Nella tabella allegata (1) presentiamo i numeri indici dei prezzi all ingrosso delle merci nel nostro paese nell ottobre 1920 (base la media dei prezzi nel quin­ quennio 1901-1905) colle consuete comparazioni con gli analoghi dati anteriori e con gli indici delFEcò-

m m ist + 2 ). La variazione dei prezzi per i diversi

gruppi di merci appare dalle cifre sintetiche se­ guenti :

voli negli indici dei gruppi delle materie alimentari e delle materie tessili e di più sensibili rialzi in quel­ li dei minerali e metalli e delle merci varie. La di­ scesa per le derrate alimentari è più che altro forma­ le, poiché deriva dalla introduzione avvenuta lungo I ottobre del calmiere per l ’olio, il formaggio e il be- stiame suino; i rialzi per le merci varie e pei combu­ stibili e metalli traducono in modo speciale gli

ina-Cereali e carni j R i t e r r à

Altre derr. alim. j R i t e r r à

Materie tessili j i n t e r r a

Miner. e metalli

Merci varie . . Ita lia Ingh ilterra. .

Indice gener.

(1) Cifra anfer ore rettificata, Ita lia . . Inghilterra Indice di m a g g . lOilü V ar ia z .% r is p e tt o a l mes e p re ce d e n te Indice di g iu g n o 1920 V a ri a z % r is p e tt o a l m ese p re ce d e n te Indie e di lu g lio 1920 V a r ia z . % r is p e tt o a l mese p re c e d e n te Indice di a g o s to 1920 V a r ia z . % r is p e tt o a l m ese p re ce d e n te Indice di settem . 1920 V a r ia z .% r is p e tt o a l mese p re ce de nte Indice di o tt o b r . 1920 V a r ia «. ^ r is p e tt o a l me se prece de nt e 5 3 0 .2 + 3 04 5 3 5 .0 + 0.91 521.9 — 2.45 5 3 4 .8 + 2.47 5 5 1 .7 + 3.16 5 3 6 .0 — 2 85 296.8 — 0.63 302.2, + 1 82 299.9 — 0.80 2 8 7 .6 - 4.07 300.1 + 4.59 728.2 + 1 6 .7 4 <)746.7¡ + 2.51 742.7 — 0 .5 4 745.6, + 0 39 759.7 + 1.89 733.2 - 3.49 327 2 — 0.66 309.8 — 5.32 311.3 + 0.48 3 0 9 .0 — 0.74 309.3 + 0 .1 ! 1012.8 + 1 0 .7 2 8 9 5 .3 — 1 1 .60 915.4 + 2.25 957.3 + 4.581 009.0 + 5.40 976.3 — 3 24 563.8 — 1.21 512.4 — 9.12 518.8 + 1.25 5 0 4 .2 — 2 81 472.5 - 6.29 1317.8 + 8.07 1109.9 — 1 5 .741093.0 — 1 521157 9\ + 5 .9 41257.8 + 8.63 1321.0 + 5.02 323.9 — 1.09 322.3 — 0.49 327 0 + 1.46 3 2 5 .6 — 0.43 327.8 + 0.65 619.4 + 9 5 1 628.4 + 1.45 639.5 — 1.77 6 3 7 .0 + « .3 9 637.9 + 0.14 674.1 — 5 6 7 323.8 — .3.22 311.1 — 3.93 308 2 + 0.93 310.9 — 0.88 307.9 — 0.96 — 8 3 0 .3 + 9 71 1)774.7 — 6.69 772.4 — 0 80 795.9 + 3 04 8 3 2 2 + 4 56 8 3 8 .0 + 0 .7 0 372.7 — 1.42 356.7 — 4.29 358.0 + 0.63 3 5 2 .0 • — 1.68 347.5 — 1.27 ■ —

L indice generala italiano segna una lievissima va­ riazione all ’aamento rispetto : al dato del mese pre­ cedente : tale variazione è risultante di ribassi

note-^ ef si note-^ i l a a pag.(378-679 di questo fascicolo.

(¿1 Nel m om ento in cu i scriviam o mancano ancora i dati d ell’E - cmomnl, per l ’ ottobre.

sprimenti dei cambi ; il ribasso per le fibre tessili è avvenuto sopratutto sui cotoni. Senza l ’artificiale ri­ basso operato dai nuovi calmieri, l ’ indice generale avrebbe segnato un'ascensione assai più marcata.

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prez-21 novem bre 1920 — N. 2429 672 L 'E C O N O M IS T A

zo delle paste per minestra e i consueti lievi rialzi

nei prezzi dei cereali. Per il bestiame bovino, malgra­ do la restrizione, nuovamente introdotta, nella vendi­ ta e nel consumo della carne, è continuato il movi­ mento di rialzo nei prezzi del bestiame tanto da ma­ cello quanto dia allevamento; sul mercato di Milano lungo il mese la quotazione per i capi di prima qua­ lità a peso vivo è salita da L. 5 .8 0 a 6 .3 0 per i bovi e da 9.50 a 9.80 per i vitelli maturi. Per i suini, un decreto del commissario dei consumi ha stabilito il calmiere per i capi da macello, fissando il prezzo mas­ simo di lire 800 al quintale vivo per gli animali del Piemonte, Lombardia e Emilia, non oltreppassanti 130 Kg. e ner quelli delle altre regioni, non oltrepassan­ ti 100 Kg : per ogni Kg. in più dei pesi citati il prez­ zo di L. 800 viene elevato di L. 1 ; lo stesso decreto dà facoltà ai prefetti di requisire i maiali necessari per assicurare l'approvvigionamento delle popolazioni a prezzo di calm iere; questo provvedimento ha recato un grave perturbamento nel mercato, poiché il livello oscillava fra L. 1030 e 1080 il quintale e si afferma essere il prezzo legale non renumerativo. dato il costo elevato dei mangimi ; il calmiere ha indirettamente provocato un ribasso sensibile anche per i capi da allevamento E ’ invariato il prezzo consorziale del baccalà : assai sostenuti i prezzi degli altri pesci con- j servati essendo assai attiva la domanda. In forte au­

mento il prezzo del burro : a Milano la quotazione

ufficiale è salita da L. 16 a 17 il Kg. ; per il formag­

gio si è ritornati al regime di vincolo : un decreto del commissario dei consumi ha fissato il prezzo mas- sirpo per i prodotti d e ll’ annata 1919-1920 adottando ad es. per il reggiano la cifra di L. 1060 il q. per i tipi svizzeri di 1030 e per il gorgonzola di 800. Il comm ercio vinicolo è in tutte le regioni assai attivo con prezzi generalmente molti sostenuti, ad esempio, per i vini comuni delle Puglie prevale la quotazione di L. 18-20 l ’ ettogrado; nel Piemonte per i tipi co­ muni i prezzi oscillano fra L. 280 e 350 l ’ HI. A,nche per l ’olio di oliva si ritorna al regime di vincolo : un recente decreto ha ripristinato il controllo sul- l ’esportazione interprovinciale e ha fissato in L. 1100 al quintale il prezzo massimo, misura sensibilmente in­ feriore a quella prima praticata dal libero com m ercio. Invariati i prezzi del caffè e dello zucchero. Rispetto a merci non incluse nei nostri calcoli, notiamo che per le uova è ripreso deciso il movimento ascendente, ani­ mato dall’ esportazione, che sembra avvenire in note­ vole misura: la quotazione di Roma per la l.a qualità al migliaio è salita da L. 550 a 655. Per i fagioli, le fave, le patate e altri legumi o ortaggi prevalgono prezzi assai sostenuti : ad esempio i fagioli biancni nazionali sono saliti a Genova da L. 232 e mezzo a 245 il quintale. Sostenuti i prezzi del cacao sul nostro mercato per l'inasprimento del cambio mentre sul I mercato internazionale continua la debolezza così co­

me il caffè e il thè; l ’olio di seme di lino crudlo è ulteriormente salito a Genova da L. 880 a 890 il quintale ; stazionaria la conserva di pomodoro e in

' lieve rialzo l ’ alcool.

L ’indice sintetico per le materie tessili, dopo avere

| segnato lungo parecchi mesi un movimento al rialzo,

I segna per l ’ottobre una sensibile falcidia, la quale deriva da Un marcato ribasso pel cotone e una lieve ! discesa nella quotazione della seta essendo invariati ! gli indici per la canapa e la lana. Il mercato inter-

j nazionale del cotone, salvo qualche oscillazione, si

è mantenuto al ribasso : le previsioni sul raccolto a- mericano concordano intorno alla cifra di 12 milioni ; di balle, entità mediocre, la quale dovrebbe intonare il mercato al rialzo : ma è generale la fiacchezza nel- ! lo svolgimento dell'industria e la domanda della ma- : teria prima procede assai scarsa, contratta anche dalla ; riservatezza che domina sul mercato creditizio : seb- i bene la disponibilità di cotone sia evidentemente in- j| fervore al fabbisogno, è previsto il perdurare della | tendenza debole. Lungo il mese di ottobre il prezzo

j del middling americano pianto è declinato a Liverpool

da den. 19,17 per libbra a 13,66 e l ’egiziano bruno tra la fine di settembre e la fine di ottobre è scesa da centesimi di dollaro 31 a 2 2 ,9 0 per libbra : la dimi­

nuzione è meno marcata tradotta in nostra moneta, per il rialzo nel cambio. Presso che stazionari (essendo variati da L. 28 ,7 3 a 2 8 ,9 1 ) i prezzi per kg. dei fi­ lati di cotone americano in Italia lungo le quattro settimane, secondo gli accertamenti d e ll’Associazione cotoniera. Per la lana sul mercato internazionale è proseguito il ribasso: così a Londra l ’ australiana me- rinos fina è declinata lungo il mese da den 86 a 78 per libbra e l ’ incrociata di Buenos Aires da 32 a 2 8 ; pel nostro mercato è nominale la quotazione della so- sopravittoria adottata pel conteggio dei nostri indici e alcune quotazioni della borsa di Genova hanno subito lievi ritocchi al rialzo (così la lavata bianca di Sar­ degna è salita da L. 2625 al quintale a 2675 e quella1 di Aleppo da 1925 al 2025). Per la canapa le quota­ zioni sono stazionarie e il giro degli affari assai limi­ tato essendo il mercato influenzato dalle agitazioni a- grarie. Per la seta, malgrado il rialzo nei cambi, si nota debolezza nei prezzi, essendo proceduto assai fiacco il giro degli affari per le incertezze nella situazione e- conomica generale e specialmente per la mancanza di acquisti esteri.

Passando ai minerali e metalli, si è ulteriormente aggravata la tendenza al rialzo per il carbone sul no­ stro mercato in dipendenza dello sciopero brittannico e deH’ inasprimento del cam bio; le quotazioni di G e ­ nova sono salite da L. 755 a 815 per il Catdiff pri­ mario, da 745 a 795 per il Newport, da 737 e m ezzo a 795 per l ’americano. Riguardo ai metalli in Inghil­ terra prevale ancora la tendenza ribassista per il ra­ me, lo zinco, lo stagno, il mercurio : oscillanti senza grandi variazioni le quotazioni del piombo ; staziona­ rie quelle dell’ antimonio, del nichelio e d ell’ alluml- nio ; l ’argento è ulteriormente declinato sino a den. 52 e un quarto. Da noi c o ll’ inasprimento dei cambi, proa segue la tendenza rialzista, com e appare dalle quota­ zioni seguenti della borsa dii Genova :

ott. 9 ott. 16 ott. 23 ott. 30 ott. Bande stagnate IC 51 x 35 fogli

112 per cassa . . . . L. 277V, 282 282 282 285 Zinco in pani, l a fusione per Q. 340 350 350 360 355 Stagno in pani.marcaStrettoperQ. 2500 2600 2600 2450 2525 Rame raffinato in panetti » 950 980 1000 975 975 Piombo in pani, l a fusione » 295 295 320 320 320 Antimonio regolo in pani » 330 335 335 336 335

Per le merci varie, prendendo n considerazione

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