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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2408, 27 giugno

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L ’ E C O N O M I S T A

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore : M. ,T. de Johannis

Anno XLV1I • Ini. LI

Firtnzt-Roma, 27 Giugno 1920 j

R. 2408

1920

Alcune combinazioni che abbiamo potuto stipulare con periodici che andremo assorbendo nel corso del­ l’anno prossimo ci permettono di riportare l’Economista al numero di pagine che esso aveva prima della guerra e di completarne quindi in modo notevole la redazione; la circolazione, per effetto delle fusioni accennate, verrà ad aumentare tanto da superare di gran lunga la somma delle tirature dei periodici congeneri. I miglioramenti accennati, che dobbiamo alla fedele assistenza dei vecchi e nuovi lettori, cui siamo altamente riconoscenti, p o­ tranno essere attuati solo col mese di luglio a causa di difficoltà tipografiche. B IB L IO T E C A D E “ L ’ E C O N O M IS T A „ St u d i Ec o n o m i c i Fi n a n z i a r i e St a t i s t i c i p u b b l i c a t i A c u r a d e L’ ECONOMISTA 1 ) Fe l i c e Vi n c i

L ’ E L A S T I C I T À ’ DEI C O N S U M I

con le sue applicazioni ai consumi attuali e prebellici

= L.

2

=

2 ) Ga e t a n o Zi n g a l i

Di alcune esperienze metodologiche

tratte dalla prassi delia statistica degli Zemstwo russi

= L. 1 =

3)

Do t t. Er n e s t o Sa n t o r o

Saggio critico su la teoria del valore

nell’ economia politica

_____________________________________= L . 4 = ______________________________

* ) Al d o Co n t e n t o

Per una teoria induttiva dei dazi

sul grano e sulle farine

= L.

2

=

In vendita presso i prin cip ali lib ra i-ed itori e presso l ’ A m m inistrazione d ell’ Econom ista — 56 Via Gregoriana, Roma.

S O M M A R I O : PARTE ECONOMICA.

Ribasseranno I prezzi ? ( Fe d e r i c o Fl o r a).

Gli aspetti della v.ta economica italiana nella relazione Tangorra pel bilancio dell'entrata.

La guerra e la nuzialità nel paesi nsutri ( La n f r a n c o Ma r o i).

Le condizioni economiche della Russia nell'anno 19 19. Per l'Incremento dell’esportazione delle nostre frutta. La produzione del rame nel mondo.

I prezzi all'ingrasso delle merci In Italia nel maggio I9 2 0 (R . Ba c h i). NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Statistica delle forze id roelettrich e in Europa. — Il ritorn o al sistema d e l cottim o in Prussia — P rod uzione d e ll’ oro. — Prezzo d ell’argento,

RIVISTA BIBLIOGRAFICA FINANZE DI STATO

Debito p u b b lico. - R endita 3,50 p er cento. — Bilancio d ello Stato. — Circolazione d i Stato.

RIVISTA DEL COMMERCIO

Com m ercio della gom m a e guttaperca. — C om m ercio d el fr u ­ m ento. — Com m ercio d ella canapa.

NOTIZIE — COMUNICATI - INFORMAZIONI.

Società Italiana p er le strade ferrate m erid ion a li. Situazione degli Istituti d i Credito.

P A R T E EC ON OM IC A

Ribasseranno ì prezzi?

I prezzi, all’ ingrosso, accennano finalmente a ribassare. La diminuzione sensibile nel mercato internazionale per la seta, per il cotone, per la lana, per la juta per la canapa, per il carbone, per il cuoio, e sopratutto per il lino, per il rame, per il ferro, per lo stagno e per il cotone egiziano, non si è ancora avvertita, eccetto che per la seta, nel mercato italiano ancora turbafo dalle ingerenze statali, dalla speculazione e dalle agitazioni sociali che ostacolano la ripresa della produzione.

Le cause del confortante fenomeno che non tarderà a ripercuotersi alla fine anche sui prezzi al minuto, in ogni tempo sempre ultimi a scendere, sono molteplici e di varia natura. Le principali, però, si possono ridurre a tre.

Sono queste:

1) la riduzione del consumo; 2) il nolo marittimo; 3) il cambio.

La riduzione del consumo, effetto del generale rialzo dei prezzi, ha accresciuta l’offerta. Per vendere le merci accumulate, americani ed inglesi dovettero ribassarne il prezzo della metà.

È un ribasso che deriva non dalla piena soddisfazione dei bisogni, possibile soltanto con l’abbondanza, ma da una penosa restrizione del consumo. È pericoloso attribuire quindi ad esso carattere duraturo, essendo tuttora la pro­ duzione, ovunque rincarata dagli elevati salari, dalle mag­ giori imposte, dal protezionismo, dalla riduzione delle ore di lavoro, di gran lunga inferiore alla misura prebellica. E ciò specialmente per i prodotti alimentari. Per il solo zucchero la produzione europea attuale arriva appena al terzo della produzione prebellica.

Al ribasso permanente gioverà, invece, la notevole ri­ duzione dei noli marittimi dovuta all’aumento del tonnel­ laggio mondiale oggi superiore di un terzo a quello pre­ bellico. La carestia dei noli è finita. Per l’ Italia è l’ele­ mento più importante. L ’ 85 per cento delle merci da essa acquistate all’estero è trasportata da navi per due terzi straniere. Durante la guerra i noli rincaravano in media i prezzi dei 18 milioni e mezzo di tonnellate di merci im portate per mare, di oltre due miliardi in oro all’anno. Nel costo del pane il nolo entrava per il terzo del prezzo e quello del carbone per oltre due terzi. Il ribasso dei noli basterà da solo a ridurre i prezzi interni della metà.

Purtroppo, temiamo che il grande ribasso sia neutra­ lizzato dalla crescente disorganizzazione dei nostri porti e del sabotaggio degli scaricatori che il Governo, per difetto [j di forza e di autorità, non è riuscito ancora ad impedire. Le lunghe costosissime soste delle navi nei porti in attesa di scarico paralizzano il ribasso del nolo a danno dei con­ sumatori delle merci da esse apportate. È una circostanza aggravata dalla deficienza dei trasporti ferroviari, dal rin­ caro delle tariffe rispettive ormai quasi proibitive, e dalla indisciplina del personale che compromette la continuità e

la regolarità del traffico. Se il Governo non risolve la crisi

j

dei trasporti ferroviari, agevolando la riparazione e la co- j struzione dei carri e delle locomotive; moderando le ta­ riffe e sostituendo l ’elemento amministrativo a quello po- j litico, è ozioso sperare che i prezzi risentano tosto, e sen- j sibilmente, il collasso dei n oli.

(2)

296

l’arresto di ogni nuova emissione di carta-moneta la cui

| svalutazione eleva in misura uniforme i prezzi delle merci

e della divisa estera, resa più abbondante dalla contrazione del consumo dei prodotti esotici, comune a tutti i paesi europei, e dalla ripresa delle esportazioni. È una causa punto trascurabile per il nostro paese. La sterlina cbe il 12 aprile u. s. era salita a L. 102.51 è ora scesa a L. 67 con spiccata tendenza al ribasso. E così per le altre valute favorite dalla stazionarietà dell’aggio.

Se, però, il Governo, per compensare i cinque miliardi di perdita occasionati dal prezzo politico del pane ricor­ resse a nuove emissioni di carta-moneta rivedremmo cambi ancora superiori a quelli del passato aprile. I prezzi con­ tinueranno a ribassare ovunque ma non già nel nostro paese afflitto, indipendentemente dalla perdita per il pane, ! da un disavanzo per l’esercizio finanziario in corso di otto j| miliardi.

[ Concludendo, il ribasso generale è inevitabile ma punto,

per le merci tutte, imminente. Sarà lento, disforme e in

| ogni caso mai tale da ricondurre il costo complessivo della

vita alla misura prebellica come taluni, illusi dalle dim i-

| nuzioni verificatesi per cause particolari agli Stati Uniti,

vanno da qualche giorno profetando. I cittadini cbe desiderano di approfittarne devono, perciò, sebbene sprov- j! visti, ridurre e rimandare di alcuni mesi tutte le compere

| che non riguardano oggetti di giornaliero consumo. L ’asten­

sione degli acquisti, accompagnata da parte dello Stato dalla soppressione di tutti i vincoli posti alla produzione, al commercio, al consumo e dall’arresto delle emissioni di carta-moneta affretterà la discesa.

Ma è vano credere sia immediata, specialmente per i prezzi di minuto sempre alquanto monopolistici e soggetti alla speculazione commerciale. Dopo le guerre napoleo­ niche il ritorno dei prezzi normali non fu per alcuni anni che un desiderio.

Nè ora potrebbe essere diversamente. Non si mutano in poche settimane le condizioni produttive mondiali scon­ volte dalla guerra più grandiosa e distruggitrice che la storia ricordi.

Nella vita bisogna saper attendere. Ed in economia più che in ogni altro campo.

Fe d e r i c o Fl o r a.

Gli aspetti delia vita economica italiana

nella relazione Cangorra pel bilancio dell’entrata.

L ’ on. Tangorra — relatore della sottogiunta del b i­ lancio delle finanze e tesoro - ha licenziata la sua re­ lazione sul bilancio preventivo dell’entrata per il pros­ simo esercizio finanziario. È un documento di una impor­ tanza eccezionale che è uno specchio fedele dell’attuazione economico-fmanziaria del nostro paese.

Ripromettendoci di dare ampio conto della relazione, riferiamo oggi un brano che indica, schematicamente, ta­ luni fra i caratteri e gli indici della economia generale del periodo che attraversiamo.

L ’on. Tangorra dopo aver messa accuratamente in luce l ’alterazione subita dai valori, tale da produrre una vera grandiosa rivoluzione di essi, prosegue:

| « Connessi col fenomeno della grandiosa rivoluzione

nella economia dei valori, sono altri fenomeni economici, in mezzo ai quali viviamo, vale a dire l ’economia degli alti 'prezzi, degli alti salari, degli alti profitti ed ultra-

profitti, della intensiva speculazione sotto tutte le forme,

e in relazione a tutti gli obbietti immaginabili: la conse­ guente grande variabilità del livello dei prezzi e di ogni forma di guadagno economico, l ' ingigantirsi ognora più dell’economia della circolazione dei beni e dei mezzi atti

a facilitare tale circolazione, col conseguente sviluppo

delle economie cui fanno capo e da cui muovono tutte le

| forme possibili di credito; insomma, si è spettatori di

un’economia della circolazione e della ripartizione in ! pieno processo dinamico, il grado di intensità del quale non accenna a diminuire. Conseguenze spiccatissime di siffatto processo sono il formidabile concentramento della

ricchezza: fenomeno quasi mondiale, ma che ha assunto

caratteristiche più impressionanti nei paesi a minor

rio-27 g iu g n o 1920 — N. 2408

chezza nazionale e che più risentirono le conseguenze eco­ nomiche della guerra; una profonda alterazione di tutti

i valori sociali e politici, che non può mancare di avere

effetti naturali sull’assetto stesso dello Stato, Vingigan- '

tirsi di talune forme di grandi industrie, che agiscono

da centro di attrazione della maggior parte dei capitali nazionali, colla conseguente alterazione di quella che poteva riguardarsi come la ripartizione normale e natu- : rale di codesto capitale tra gli investimenti produttivi; lo sviluppo preso dagli organismi bancari, la cui fun­ zione economica, in un’economia informata soprattutto j al principio della circolazione, non poteva che divenire come efiettivamente divenne, assolutamente predominante, fi posto preminente che i redditi di speculazione, sotto j forma di ultra-prò fitti, hanno preso di fronte ai redditi

normali e laffluire della massima parte di ess< verso

quelle economie il cui giuoco fu maggiore durante la economia di guerra; Valterazione profonda nella ripar­

tizione delle ricchezze da regione a regione, da classe a

classe, da individuo a individuo (distribuzione regionale, sociale e individuale della ricchezza), insomma, tutta una profonda rivoluzione, che tuttora continua, nell’economia dei redditi e dei patrimoni, vale a dire nella fonte a cui vengono attinte le pubbliche entrate. Quale portata fi­

nanziaria possano e siano destinati ad avere questi fatti

e fenomeni, e quali provvedimenti di natura fiscale essi consiglino al legislatore, non è il caso di indagare. Però, nessuno può mettere in dubbio che notevoli debbano es­ sere i riflessi che sul bilancio dell’ entrata debba avere tanto profondo rivolgimento nella economia della nazione, e che, presto o tardi, radicali riforme fiscali debbano far seguito a sì estesa e gigantesca rivoluzione nella distri­ buzione dei guadagni e delle ricchezze. Ammettere che la impalcatura del" bilancio dell’entrata possa rimanere in­ variata o quasi, di fronte ad una economia pubblica d ie ha subito sì importanti modificazioni, equivarrebbe a negare la dipendenza in cui l’economia finanziaria si trova j di fronte a quella generale del paese, e che la prima possa fare quasi astrazione dalle condizioni concrete del- j l’altra ».

Il relatore prosegue quindi ad esaminare vari altri li fatti ed aspetti che caratterizzano l’economia italiana, ! afferma che se si può nutrire fiducia sull’avvenire della I finanza italiana, tutto, naturalmente, dipenderà dal no­ stro buon volere, cioè dal senno dei cittadini e dall’abilità del Governo. Se si troverà modo di fare affluire dall’ estero il capitale necessario a tutte le iniziative economiche che il Paese saprà ed è in grado di prendere; se non si cree­ ranno ostacoli a tali iniziative e si elimineranno quelli che esistono; se tornerà la quiete all’ interno e si farà opera assidua per convincere le masse lavoratrici che i continui scioperi ineluttabilmente si risolvono in un grave danno per tutti, se si faranno una politica del credito ed una politica doganale rispondenti agli interessi del paese; se, insomma, Paese e Governo, daranno man forte a ri- 1 solvere in questo frattempo il problema della produzione, il che è il più vero e reale problema vitale del Paese, la II nazione potrà uscire dalla grave crisi economica che at­ traversa senza aver veduto un istante solo compromessa la solidità del suo bilancio dell’entrata ».

La guerra e la nuzialità

nei paesi neutri.

Le guerre non passano inavvertite neanche pei paesi neutri per quanto riguarda il movimento della popolazione. In una importante nota pubblicata nel 1915 (La morta-

lité chez les neutres en temps de guerre, Paris, Giard

et Brière) il prof. Hersch dell’ Università di Ginevra ha esaminato il fenomeno della mortalità, concludendo che la mortalità prodotta indirettamente dalla guerra nei paesi neutri è molto più forte della mortalità che la guerra ca­ giona direttamente, e che sono le età estreme della vita, quelle al disotto dei cinque anni e le ultime, a risentire maggiormente gli effetti della guerra, mentre fra gli in ­ dividui da 10 a 15 anni ed età prossime l’eccesso di mor­ talità è più debole. La dimostrazione dell’Hersch costituì,

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27 g iu g n o 1920 — N. 2408 L’ ECONOM ISTA

a suo tempo, oggetto di discussioni e di critiche, alle quali non è questo il luogo di accennare.

Recentemente lo stesso prof. Hersch ha preso in esame il fenomeno della nuzialità nella Zeitschrift sschweizeriche

Statistih wnd Volcks awirtschaft (Heft I, 1918) giungendo

conclusioni della più grande importanza dal punto di vista demografico.

È facile comprendere come la crisi economica causata da una guerra si propaghi anche ai paesi che restano fuori dal conflitto ed in misura tanto maggiore quanto più que­ sti paesi neutri si trovano in vicinanza al teatro della guerra e per la loro piccolezza o per la loro dipendenza econo­ mica dall’estero non sono in grado di far fronte alle mag­ giori e nuove necessità. Ne deriva che questa crisi debba far sentire i suoi effetti, nei riguardi della popolazione, anzitutto sulla nuzialità. Nei casi più frequenti, poi, in cui i paesi neutri, a prevenire qualsiasi eventualità, p r o ­ cedono ad una mobilitazione parziale o totale della forze armata, la diminuzione della nuzialità si presenta come una conseguenza quasi necessaria.

Dopo la cessazione delle ostilità il ritorno dei giovani dall’ esercito alle proprie case, la ripresa della vita indu­ striale e commerciale, il graduale miglioramento della si­ tuazione economica, contribuiscono ad aumentare i matri­ moni, non solo facendoli ritornare all’antico livello, ma determinando un accrescimento al disopra di questo: poiché bisogna credere che al numero normale dei matrimoni si aggiungeranno una buona parte di quelli che sarebbero stati contratti durante la guerra e che si sono rimandati. Accade, cioè, pei paesi neutri quello che si verifica per gli Stati belligeranti, come si è potuto constatare coìl'espe- rienza delle guerre precedenti. I minimi tassi di nuzialità in Francia ed in Prussia si verificarono nel 1870-71; ed i più elevati, come non si erano visti da quasi un secolo, furono registrati nel 1872-73 per la Francia e nel 1872-74 perla Prussia. Anche per l ’ Austria le cifre più basse della nuzialità dopo il 1855 e fino al 1914 si ebbero nel 1866 e le più alte nel 1867-69.

Nei riguardi della nuzialità il periodo demografico della guerra, e cioè lo spazio di tempo durante il quale il mo­ li vimento della popolazione si tro va influenzato dalla guerra, si compone di due fasi ben distinte: la prima che si può chiamarsi distruttiva, contrassegnata da una forte dimi- ! nuzione della nuzialità, la seconda fase che può chiamarsi

riparatrice, marcata da un’altezza assai notevole della

|! nuzialità stessa. Questi effetti sono tanto più notevoli quanto più la guerra è lunga, ed il paese neutro è più prossimo ai paesi belligeranti.

La constatazione potrebbe farsi cominciando dalla prima

i guerra della seconda metà del secolo X I X : dalla guerra

di Crimea del 1854-55, durante la quale e negli anni successivi si sono avute nettamente distinte le due fasi ora accennate della nuzialità. Ma è più opportuno limi­ tarsi a prendere in considerazione la guerra franco-prus­ siana del 1870-71 nella quale è più esteso il numero dei i paesi neutri su cui possono eserguirsi le osservazioni. Esa­ miniamo, dunque, il movimento dei matrimoni in Dani- I marca, nel Belgio, nei Paesi Bassi, in Svizzera, in Italia. Anche l’ Austria non partecipò alla guerra, ma non con ­ viene comprenderla perchè essa nel 1870 si trovava nella

| fase riparatrice in conseguenza della guerra del 1866 con

1 la Prussia. Tuttavia anche in questo paese, nel 1870, il tasso della nuzialità fu sensibilmente elevato che nel 1869 (98 per 10 mila abitanti invece di 104). Prendendo a base

297 — i il tasso medio del periodo 1860-69 si hanno i dati di cu al prospetto alla-2a colonna.

Nuovi sposi per 100.000 abitanti Anni

Danimarca Belgio Paesi Passi Svizzera 1 Italia

151 1860-869 151 152 163 — (m edia 1863-869) 1869 147 1=0 154 144 160 1870 147 141 159 140 147 1871 146 149 160 146 149 1872 150 157 165 158 151 1873 162 158 171 152 159 1874 164 155 168 166 153 1875 i 170 149 167 180 168 1876 171 144 165 162 164 1877 161 138 162 158 155

Nel primo anno della guerra dunque la nuzialità pre­ senta un ribasso generale in confronto alla media del 1860-69 ed in tutti gli Stati, eccetto nei Paesi Bassi, anche in confronto all’anno 1869. In tutti gli Stati la fase distruttiva non è stata di lunga durata, mentre la fase riparatrice si presenta più spiccata. Nella Danimarca dove già alla vigilia della guerra la nuzialità era al disotto del tasso normale, non subisce novella diminuzione durante la guerra, e nei Paesi Bassi, dove già al di sotto del livello normale nel 1869, la nuzialità sale anche nel 1870, restando però sensibilmente al di sotto del tasso normale. Più sen­ sibile è stata la diminuzione nel Belgio ed in Italia.

L ’ascesa della nuzialità è stata molto più forte della discesa, raggiungendo dei livelli eccezionali. Per la Dani­ marca le proporzioni dal 1873 al 1876 sono state le più forti che si siano registrate in questo paese dal 1865 ai giorni nostri. Anche per i Paesi Bassi le proporzioni degli anni 1872-77 non sono state mai osservate dal ,867 ad oggi e per l’ Italia la cifra del 1875 segna un livello mai rag­ giunto dal 1865. L o stesso si dica per la Svizzera, nel quale paese una nuzialità alta come quella degli anni 1872 e 1874-77 non è stata mai più raggiunta. E queste altezze . sono tanto più considerevoli in quanto si sono verificate in un periodo in cui tutti gli Stati europei entravano in una nuova fase della loro vita demografica, contrassegnata da una diminuzione della nuzialità e della natalità, èd in cui tutta l’ Europa si trovò a dover superare una grave crisi economica.

Come per la guerra di Crimea, gli effetti della fase riparatrice della nuzialità nei paesi neutri durarono, dopo la guerra franco-prussiana, per un periodo da tre a sei anni. Solo per il Belgio, "paese industriale e dove quindi le conseguenze della crisi europea scoppiata nell’autunno 1873 si fecero sentire più vive, le fase riparatrice cessò nel 1874.

Per la guerra attuale non si è ancora in grado di di­ sporre di statistiche complete per quanto riguarda il mo­ vimento della popolazione in genere e quindi anche della nuzialità. Per alcuni Stati, anche i più solleciti a pubbli­ care le statistiche, i dati non vanno oltre il 1917; per altri non si hanno al di là del 1915 o del 1916. Ad ogni modo dalle statistiche già note possono trarsi già interessanti conclusioni.

Ecco il quadro del movimento dei matrimoni nei paesi che non presero parte al conflitto europeo scoppiato nel 1914:

STATI

Cifre assolute d ei m atrim oni Sposi su 10.000 abitanti

1913 1914 1915 1916 1917 1913 1914 1915 1916 1917 Svizzera . 25.841 22.245 19.527 22.251 23.254 138 114 100 114 118 Paesi Bassi 48.387 42.558 42.626 — — 156 136 133 144 148 Danimarca. 20.463 19.757 18.985 21.071 20.820 144 138 130 144 140 Svezia 33.329 32.932 33.182 35.056 35.589 119 116 116 123 123 Norvegia . 15.262 15.773 15.940 17.315 17.663(1) 126 129 129 139 141 Spagna 137.604 133.953 127.870 ---■ — 136 124 124

(4)

298 L ’ ECONOMISTA

La guerra, dunque, ha in tutti gli Stati portato una diminuzione della nuzialità fin dal primo anno di guerra. Diminuzione più forte negli Stati più intimamente legati i ai Paosi belligeranti e meno forte in quelli più lontani dal teatro delle ostilità. La Svizzera, situata fra Stati tutti belligeranti, è stata la nazione più provata dagli effetti demografici della guerra, poi vengono l’ Olanda, la Dani­ marca e la Spagna; in minor misura la Svezia; la N or­ vegia non risulta avere addirittura risentito degli effetti della guerra sulla nuzialità, essendo il paese più lontano da quelli in guerra ed appena limitrofo alla Russia.

Per la Danimarca il tasso della nuzialità del 1915 (130 sposi per 10.000 abitanti) costituisce un minimo che nei registri del movimento della popolazione di questo paese, che cominciano dal 1801, non si è avuto mai, eccetto nel 1864, all’epoca della guerra con la Prussia e l’Austria, quando la nuzialità scese al 113 per 10.000 abitanti. In Olanda i cinque mesi di guerra del 1914 hanno abbassato la nuzialità ad un livello mai segnalato dal 1847, quando la nuzialità scese a 126 per 10.000 abitanti ; nel 1915 'la nuzialità è scesa anche al di sotto di quel livello. In Sviz­ zera, poi, la diminuzione della nuzialità è stata veramente impressionante. La proporzione del 1914 costituisce un mi­ nimo che resta alquanto inferiore a quelli più bassi di anni precedenti (134 nel 1868 e 136 nel 1880-82). La proporzione del 1915 rappresenta non solo il minimo assoluto dei tassi annuali della nuzialità in Svizzera, ma uno dei più bassi che siano stati osservati in Europa.

Dalle cifre sopra riportate risulterebbe, dunque, che il 1915 segna per tutti gli Stati l’anno della più bassa n u ­ zialità. Bisogna osservare, però, che gli effetti distruttivi della guerra sono stati maggiori nel 1914 che nel 1915. La diminuzione, infatti, del 1914 è stata l’effetto di soli cin­ que mesi di guerra, e per le Svizzera, per esempio, se du­ rante i cinque mesi di guerra del 1914 la nuzialità èdi- minuità del 17 per cento, una diminuzione nel 1915 della

• 17 v if>

stessa intensità avrebbe dovuto essere di — — --- per

cento, e cioè del 41 per cento, quando invece nel 1915 non è stata che del 28 per cento, in rapporto al 1913.

Ma se pare che gli effetti deprimenti della guerra sulla nuzialità vadano diminuendo a misura che la guerra si prolunga, come dovrebbe concludersi dal fatto che, mentre ancora la guerra dura, la nuzialità dopo un periodo di scesa, accenna a salire sensibilmente, questo miglioramento è solo apparente e non significa che la pressione della guerra diminuisce, ma è dovuto al fatto che non si tiene conto del numero crescente dei candidati al matrimonio durante la fase distruttiva.

Prendiamo, come fa l ’ Hersch, il caso della Svizzera. Possiamo ritenere normale per questo paese la popolazione del 1913: 138 sposi su 10.000 abitanti. Si chiamano can­ didati al matrimonio gli individui che normalmente si sa­ rebbero sposati, e non sono da confondersi cogli individui maritabili, e cioè in età di contrarre matrimonio.

Nel 1914 invece di 158 si sono sposati 114 individui; 24 dunque sono rimasti candidati. L ’anno seguente crea in via normale 138 candidati, a cui occorre aggiungere i 24 dell’anno precedente; in tutto 162 candidati. Di questi, secondo le statistiche, solo 100 si sono sposati; 62 per 10 mi:a abitanti sono stati impediti dalla guerra. Quindi nel 1915 la diminuzione della nuzialità non è del 28 per cento, quale sarebbe in confronto alla nuzialità normale del 1913, ma del 38 per cento quale risulta dal rapporto colla mor­ talità del 1913 a cui vanno aggiunti i candidati al matri­ monio che sono rimasti tali nel 1914. Per il 1916 sono spo­ sati solo 114 individui, quando invece avrebbero dovuto sposarsene 138 più i 62 candidati che normalmente si sa­ rebbero sposati nel 1914 e nel 1915 e che hanno dovuto ri­ mandare il matrimonio a causa della guerra. Quindi la diminuzione non è del 17 per cento, percentuale che se­ gnerebbe un miglioramento in confronto al 28 per cento dell’anno precedente, ma del 45 per cento, che segna un peggioramento in confronto al 38 per cento effettivo del­ l’anno precedente. Per il 1917 gli individui sposati sono 118, mentre avrebbero dovuto essere 138 più 24 candidati non sposati nel 1914, più 38 candidati non sposati nel 1915, più 24 candidati non sposati nel 1916 e quindi 224. Una maggior diminuzione, quindi, del 47 per cento.

27 g iu g n o 1920 — N. 2408

Le cifre segnerebbero dal 1916 in poi un aumento di nuzialità, aumento, per altro, che avviene in misura così j bassa da risolversi, in effettivo, in una diminuzione pro­ gressiva quando le singole proporzioni di nuzialità si pon- gono in rapporto non ad una cifra fissa quale sarebbe la nuzialità normale ante-guerra, ma aduna cifra che, oltre jj la nuzialità normale, comprenda per ogni anno il numero j| di coloro che per effetto della guerra non hanno potuto sposarsi. F inchè la nuzialità non risalirà a proporzione superiore a quella normale ante-guerra, in modo da com­ pensare, in un dato numero di anni, tutti : mancati ma­ trimoni di guerra, non si potrà dire che i matrimoni siano effettivamente aumentati in confronto a quelli che si con­ cludevano prima della guerra.

Avverrà un aumento tale dopo la guerra, e cioè nella fase riparatrice cui abbiamo accennato ? Secondo i risultati delle guerre precedenti e dalle cifre parziali che si hanno per alcune città fino ad oggi, e cioè oltre un anno dalla fine del conflitto, si può presumere che si avrà un au­ mento tale che farà chiudere il periodo demografico anche di questa guerra con un’eccedenza positiva di matrimoni.

I ossiamo trarre da quanto si è dedotto le seguenti conclusioni:

}■ grandi guerre colpiscono la nuzialità dei paesi

neutri, in misura tanto maggiore quanto più tali paesi sono vicini ai paesi belligeranti.

2. Il movimento della popolazione, nei riguardi della nuzialità, si trova influenzato dalla guerra, può scindersi in due fasi: la fase distruttiva caratterizzata da una di­ scesa della nuzialità, e la riparatrice marcata da un au ­ mento notevole, aumento che difficilmente si ha nei pe­ riodi ordinari. La fase distruttiva può essere anche con­ tra ssegnatata, come si è visto, dopo una prima notevole discesa, da un progressivo aumento dei matrimoni senza che per altro si possa dire che si sia entrati nella seconda fase, la quale comincia effettivamente quando la nuzialità sale al di sopra del livello normale dell’ante-guerra, com­ pensando così, con la differenza oltre la nuzialità normale, i mancati matrimoni del periodo della guerra.

3. Il periodo demografico della guerra, oltre gli anni di guerra effettiva, si prolunga per un certo numero di anni che, nelle guerre passate, va da tre a sei anni, e che per la guerra attuale, più grave e più lunga, potrà du­ rare per un maggior numero di anni.

4. La nuzialità nei paesi neutri, si chiude ordina­ riamente, dopo tutto Finterò periodo demografico della guerra, con una eccedenza positiva di matrimoni.

La n f r a c c o Ma r o i.

Le condizioni economiche della Russia

nell’anno 1919 (1).

Il Consiglio supremo dell’ economia popolare.

Pr e c e d e n t i.

È noto come in forza di leggi dell’agosto 1915 fossero state create quattro « conferenze straordinarie »: per la di­ fesa delio Stato, per la sussistenza (acquisto di viveri), per i trasporti, per i combustibili, le quali teoricamente, nel­ l’insieme, di « assemblea plenaria » delle dette quattro con­ ferenze straordinarie, potevano assumere l ’autorità asso­ luta di un dittatorato economico, Le necessità economiche per il fronte e Finterno dovevano essere coperte e regolate da questa suprema istituzione del governo. La presidenza, dalle singole conferenze straordinarie era affidata ai mini­ stri competenti: della guerra, dell’agricoltura, dei trasporti I e commercio, il resto era coperto da impiegati dello Stato, dai rappresentanti del popolo (deputati della Duma e del Consiglio di Stato); da uomini di scienza, dai rappresen­ tanti del corpo di amministrazione individuale, dei comi­ tati dell’industria di guerra, e delle associazioni sociali; !

soltanto gli operai non erano rappresentati, e tanto meno

j

la classe commerciale e le banche.

Abbiamo già rilevato che la mancanza di una perso- | nalità distinta a capo dell’ « assemblea plenaria » — quale | un Cancelliere di Stato ovvero un Direttore economico — I

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27 giu g n o 1920 — N. 2408

ebbe per conseguenza che lo scopo della nuova organizza­ zione, quello cioè di eliminare la gelosia del lavoro a danno degli altri rami ministeriali, non fu raggiunto. Sappiamo anche che le intraprese industriali in conseguenza della loro poca influenza politica, alla deficienza delle loro deci­ sioni, e della circostanza che i più distinti rappresentanti della grande industria non erano russi, non potevano eser­ citare l’influenza necessaria nella preparazione di decreti riguardanti la economia nazionale. Rappresentanti del com­ mercio quasi non ve n’erano — la legge sulle Camere di

Commercio si trovava appena in progetto ■— e l’impopo­

larità, già accennata, del commercio, sopratutto in Russia, •aveva per conseguenza che anche fra i rappresentanti del popolo non si trovavano che appena pochi veri commer­ cianti. Gli uomini politici provenienti dalla classe commer­ ciale o più veramente dall'industria che a sua volta pro­ veniva dal commercio come Cutshkow, Konowalow, Tere-

schtschenko non avevano più quasi niente a che fare con

la rappresentanza professionale della classe commerciale; essi avevano abbandonato ogni occupazione pratica che si riferisse alla loro vera professione ed erano lontani spe­ cialmente dalla produzione della materia prima e dalla grande industria. Le materie esplosive si trovavano nelle mani di stranieri: il carbone nelle mani di francesi e belgi, la nafta in quelle di inglesi. La grande industria siderur­ gica del sud apparteneva a francesi e blegi, il loro capo superiore, il Direttore Generale delle Dnieprovienne Jaciu

Kowiez, era un polacco che non aveva mai preso parte

alla vita pubblica, ed era morto al principio della guerra, ed il suo successore, Pierre Darcy, il presidente della « Donetz-Juriewka ».d ell’ « Owral-Wolga » e della « Pro-

vidence B usse » era un francese. Nell’ ZTraf si erano sta­

biliti gl'inglesi, finché le Banche private di commercio di Pietroburgo non cominciarono a sfruttare i tesori di me­ tallo in queste ricche provincie, e le Banche di Pietro­ burgo erano molto fornite di capitali internazionali. L ’in­ fluenza dei grandi capitalisti era evidente dietro le scene, ed agiva specialmente sui ministeri; ma con ciò non p o­ teva esercitare quell’azione provvidenziale che avrebbe potuto, sull’opinione pubblica del paese, una rappresentanza aperta, attiva, degli interessi economici e delle esigenze delle intraprese, nelle conferenze straordinarie. Professori d’economia popolare e di altre discipline, che erano nume­ rosamente rappresentati ed ascoltati attentamente, non erano ugualmente in grado di far ciò, tanto più che l ’ ac­ cademico russo, tranne rare eccezioni (per es. il professore Oscrow), grazie a tutta la mentalità specifica dell’intelli- j genza russa, aveva sempre una prevenzione decisa contro le persone che guadagnavano molto danaro e perciò è esso era più che altro disposto a parlare soltanto di provvedimenti aventi per iscopo di tagliare le ali alle iniziative. In tal modo il grande capitale lavorava per sè, senza partecipa­ zione alle organizzazioni pubbliche di economia nazionale, come per es. la Commissione dell’industria centrale di guerra. A l tempo della carestia di guerra del maggio 1915 fino allo sconvolgimento del marzo 1917 i rappresentanti del governo si sottomisero a quelle organizzazioni e le segui­ rono, mentre contemporaneamente gli uomini politici pas­ sati dalla classe delle professioni produttive e del grande capitale, a quelle delle « associazioni sociali » combatte­ vano aspramente l’attività economica e politica del governo centrale.

Ci si può fare un’idea, come quest’apparato difficoltoso, frenato da molte parti, al quale mancavano personalità dist’nte e tecnici, non fosse adatto ad indicare le vie da seguire o di farsi creatore dell’organizzazione della produ­ zione, per sollevarne il rendimento in una parità fra gl’in­ teressi del produttore e quello del consumatore, fra gl’in­ teressi del capitale e quelli del lavoro.

Suprattutto ebbe insuccesso la conferenza straordinaria per l’alimentazione nella quale si fronteggiavano 10 buro­ cratici e 16 rappresentanti delle classi sociali — oggi si direbbe della « Democrazia » — . La completa trascura­ tezza della importanza e della necessità vitale dell’agricol­ tura, del suo valore unilaterale dal punto di vista del con­ sumatore rendeva estremamsnte difficile l’attività appunto di questo ramo del Consiglio economico di Stato. Questa lacuna fu ingrandita ancora dalla circostanza che essendo tato stabilito con ritardo il prezzo massimo dei cereali per

299

la raccolta dell’anno 1916 l’assemblea prenaria delle quattro conferenze straordinarie, passò sopra con pusillanimità alla proposta della conferenza per l’alimentazione (1).

Già da queste osservazioni sul primo Consiglio econo­ mico governativo russo si rileva che in una simile orga­ nizzazione la responsabilità della decisione dipende esclu­ sivamente dalle persone e non dai principii nè dall’orga­ nizzazione commerciale. La carne è cosa più importante dello scheletro. .

In seguito vedremo come sopratutto l’organo più alto, economico il « Consiglio Supremo », perde il suo diritto di esistenza, non appena le basi sulle quali si fonda, si pie­ gano su esse.

|Jf È un tragico destino per la Russia che la coronazione e il completamento della sua organizzazione industriale abbia raggiunto l’ultimo scalino della giustizia teorica; della eguaglianza di finalità, e della perfezione, proprio quando il substrato dell’organizzazione, ossia l’industria

stessa, ne era completamente scomparsa.

Il governo provvisorio ha assunte le « Conferenze straordinarie » come Consiglio economico governativo, ma vi ha cambiato le parti, cioè secondo le idee della D e­ mocrazia vi ha sostituito i funzionari della Federazione cittadina degli Zemstwo, alla vecchia burocrazia.

Le Centrali dell’ industria;

Fanno parte del consiglio Economico Governativo le

Commissioni Industriali, denominate più tardi « Cen­

trali industriali ».

A l tempo del governo zarista durante la guerra, esi­ stevano già simili Commissioni per le industrie del cotone, del panno, della tela, juta e pellami. Esse erano composte da rappresentanti dei ministeri e dell’ industria con in­ fluenza dominante da parte dei ministeri. In seguito vi si aggiunsero le Federazioni sociali, e specialmente la Federazione degli Zemstwo per l’induslria dei pellami, alla quale il governo provvisorio aveva affidato il Mo­ nopolio della stima delle pelli locali non conciate, dopo che sotto il ministero Stùrmer il potere dittatoriale in materia come pure provvisoriamente per lo zucchero, era stato esercitato per mezzo di un membro del Con­ siglio governativo,

Ancho sotto il governo provvisorio mancavano i S in ­

dacati industriali, eccettuato il vecchio Sindacato del­

l’ industria delle ferriere « Prodameta », una creazione di Jaciukowiezs, e l ’organizzazione speciale dell’industria dello zucchero, che non aveva un vero sindacato, bensì era rivestita di autorità per formale preventivo del co n ­ tingentamento.

Il Sindacalo dei carboni del Donetz « Produgol » andò in liquidazione alla fine del 1915, il Sindacato dei vagoni « Proddawaggon » sparì dopo che il governo za­ rista a mezzo di Trepow si era deciso a stipulare un contratto a termine con lunga scadenza per la costru ­ zione e consegna dei vagoni.

Per la vendita dei carboni d e l Donetz fu organiz­ zato nel Luglio 1917, sotto KerensTci un monopolio sta­ tale, che con tin u ò anche sotto il regime bolcevico, e fu tolto soltanto il 1 Ottobre 1918 sotto il regime ucraino di Hetman.

(Continua).

(1) Paragonare l’articolo d e ll’autore n el « Giornale d e ll’econ o­ m ia degli Stati E uropei » anno 1917, n. U : « Il crollo della Rus­ sia » li.

Per l’incremento dell’esportazione

delle nostre frutta.

Meritano di essere conosciute le conclusioni e proposte contenute nella relazione, testé pubblicata, della Missione italiana che per incarico del nostro Ministero per l’A gri­ coltura si recò nel 1918 in Spagna per esaminare ed ac­ certare i progressi raggiunti sia nell’organizzazione della produzione sia nell’organizzazione dell’esportazioni delle principali frutta spagnuole.

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300 L ’ ECONOM ISTA 27 g iu g n o 1920 — N. 2408

Che in siffatte esportazioni questa nostra grande con­ corrente abbia compiuti notevoli progressi è oramai cosa a tutti nota e la missione lo conferma. Chi visita ora la Spagna non è pih attratto dalla bellezza del paesaggio, e dalla meraviglia dei ruderi e dei monumevti, magnifici

testimoni di antiche fulgide civiltà. ’• '•

Lo straniero è pure sorpreso e attratto dalla grande attività del popolo spagnuolo sopratutto nelle regioni del nord dallo sviluppo che hanno preso le officine elettriche e le industrie manifatturiere, dalle numerose industrie mi­ nerarie, e, spingendosi lungo la ferrovia del litorale, dalla superba vegetazione di campagne, di frutti e di orti sa­ pientemente coltivati.

L ’organizzazione tecnica della produzione è opera esclu­ sivamente degli spagnuoli, che hanno saputo, fro tante varietà coltivate preferire e diffondere quelle più redditizie e più adatte alle condizioni degli ambienti in cui operano ed hanno pur saputo organizzare in modo mirabile la lotta contro i parassiti animali di molte piante.

Le organizzazioni commerciali, e specialmente quella che si riferisce alla esportazione la quale, per le grandi nazioni produttrici, è non solo una necessità, ma anche una sorgente di benessere generale, non è tutto merito degli spagnuoli.

1 metodi più che mai diligenti e accurati — diligenza portata fino allo scrupolo e alla pedanteria — seguiti nella scelta e assortimento delle frutta nell’ imballaggio, sono stati introdotti dallo case di commercio inglesi, americane e tedesche, le quali hanno disciplinato in gran parte la esportazione dei prodotti agricoli spagnuoli verso i loro paesi. E gli esportatori spagnuoli hanno finito per adottare gli stessi metodi accurati di scelta, di assortimento e di imballaggio delle frutta destinate all’estero.

È ’ innegabile che nella organizzazione commerciale per la esportazione la Spagna è ormai molto più avanti di noi.

Poi nel commercio internazionale delle derrate della agricoltura meridionale Italia e Spagna sono le maggiori, se non le esclusive produttrici, conviene a noi italiani imitare e, se è possibile, sorpassare la organizzazione spa- gnuola per accreditarci sui grandi mercati di consumo del nord d’ Europa e dell’America, e per affermarci stabilmente dovunque arrivano i prodotti italiani.

Prescindendo da qualsiasi opera di Governo, intesa a creare dei potenti sindacati italo-spagnuoli, che sappiano disciplinare le comuni esportazioni nell’ interesse comune dei produttori è necessario di prendere con sollecitudine delle iniziative che abbiano lo scopo di indurre gli agri- coltosi a produrre e di indurre gli esportatori ad appre­ stare per il commercio con l’estero derrate agricole con più elevate caratteristiche di commerciahilità in modo da poter sostenere con successo la concorrenza spagnuola.

Alcune di queste derrate, come l ’uva da tavola, da serbo, 1 uva passa, le olive da tavola, sono prodotte in Italia in misura assai tenue rispetto alla Spagna, mentre le proprie condizioni culturali specialmente delle regioni meridionali, le richieste notevoli del mercato lnlerno e la possibilità di avviarle verso i mercati esteri rendono con­ veniente un largo incremento della produzione.

È necessario ancora che il commercio di esportazione sia favorito da facili, rapidi o adatti mezzi di trasporto, e sia sufficiente protetto e agevolato all’estero.

Questi crncetti possono riassumersi nelle seguenti serie di proposte e di voti, che costituiscono un vasto e profìcuo programma di lavoro.

1. Pare un’attiva propaganda fra i produttori e gli

esportatori intorno alle esigenze dei mercati importetori, alla vittoriosa concorrenza che ci viene dalla SpaSna, la quale ha organizzato la sua esportazione proprio sulla guida di quelle esigenze, e alla necessità di rinnovare me­ todi tecnici di produzione e metodi commerciali. Questa propeganda deve raggiungere lo scopo di rendere pronti e disciplinati, produttori ed esportatori, ed accertare proce­

dimenti e sistemi più accurati.

2. Organizzare la produzione e quindi :

a) difendere efficacemente e dappertutto le produ­

zioni agricole dalle infezioni parassitane, creando un grande apposito istituto, mediante una piccola contribu­ zione degli agricoltori stessi;

b) selezionare le varietà di aranci, di mandorli, di

fichi, di altri fruttiferi,'in modo da affidare alla coltura solo quelle più redditizie, più precoci, p iù adatte alla esportazione ;

c) diffondere la coltura della « catalanesca » nelle

contrade vinicole più aride, e oare prove di conservazione con segatura di sughere, anche con lo zibibbo e il mo­ scato di Terracina, raccolti prima delle pioggie estive autunnali ;

d) estendere la coltura dello « zibibbo » per la pre­

razione di uva passa, tipo Malaga;

e) propagare la oliva datavold « ascolana » ispecial-

mebte in Puglia e in Calabria, per sviluppare industrial­ mente la produzione delle olive verdi, e migliorare i me­ todi di essiccamento delle « olive di Perrentina » (Basi­ licata) che hanno sicuro avvenire, sul grande mercato degli Stati. Uniti;

/) migliorare la produzione dei fichi secchi, elim i­ nando le varietà scadenti e sostituendo metodi razionali a quelli primitivi di essiccamento e eonservazione ;

g) favorire rim pianto di frutteti specializzati per

la produzione di frutta per la, esportazione, avendo di mira precisi criteri commerciali;

h) fondare con una piccola contribuzione da parte

di tutti i produttori, un istitu to per la creazione di nuove buone varietà di frutta e di ortaggi, e per il con­ trollo delle sementi di ortaggi prodotte per l’esporta­ zione ;

i) favorire la preparaziene delle polpe e delle con­

serve di frutta, e la utilizzazione migliore dei cascami.

3. Organizzare il commercio in modo che le derrate

arrivino al consumatore nazionale od estero nel più breve tempo possibile e al più basso prezzo possibile, con la istituzione di un grande Ente o una Banca, che risolva i problemi che ad esso si riferiscono e cioè :

а) preperazione di accurati assortimenti ;

б) imballaggi solidi ed eleganti e di tipi determ i­ nati, fissati con disposizione di legge, seguendo l’esem­ pio degli Stati Uniti ;

c) trasporti ferroviari e marittimi rapidi, con fri­

goriferi, o riscaldamento, e a buon mercato ;

d) istituzione di speciali uffici commerciali, di in ­

form azioni e di vendita nelle principali città dell’ in ­ terno e nei principali mercati di importazione dell’estero, che abbiano anche il compito di seguire costantemente l’ andamento del consumo e i suoi bisogni per additare i mezzi m igliori per soddisfarli;

e) preparazione di mostre ed esposizioni, in cui si

mettano a confronto le mostre con le produzioni dei paesi concorrenti dell’ Italia.

Tutte le in izia tive proposte tendono a raggiungere ciò che comunemente si chiama miglicse organizzazione della produzione e del commercio.

Se non si indirizzerà la coltivanione con più rigorgsi criteri tecnici e speculativi e se non si applicheranno più raffinati sistemi commerciali, seguendo l ’esempio dei nostri concorrenti, e, possibilmente, sorpassandoli, ben poco posto resterà all’ Italia agricola nel vasto traffico internazionale

ba produzione dei rame nel mondo.

La produzione mondiale del rame a causa del forte fabbisogno di guerra è stata negli ultimi anni fortemente accresciuta, come risulta dal seguente specchietto:

1915 1916 1917 1918 Stati Uniti 610.000 881.000 872.000 848.000 | Giappone 76.000 104.000 111.000 95.000 Australia 32.000 — 68.000 83.000 Messico 30.000 — __ 75.000 Cile 47.000 52.000 __ 85.000 Germania 35.000 44.000 45.000 40.000 Spagna 47.000 — — 41.000

(7)

27 g iu g n o 1920 — N. 2408 L ’ ECON OM ISTA 301

I prezzi all’ingrosso delle merci in Italia nel maggio 1920.

Nella tabella allegata presentiamo i numeri indici dei prezzi all’ingrosso di alcune merci nel

nostro paese nel maggio 1920 colle consuete comparazioni cogli analoghi articoli anteriori e cogli

indici dell’ Economist. La variazione nei prezzi per i diversi gruppi di merci appare evidente dalle

cifre sintetiche seguenti :

Indice Variaz. % Indice Variaz. °/0 Indice Variaz. % Indice Variaz. o/o

di rispetto al di rispetto al di rispetto al di rispetto al

febbr. 1920 m ese prec. m arzo 1920 m ese prec. aprile 1920 mese prec. magg, 1920 mese prec.

Cereali e carni ( Italia . . 438.6 + 0.48 458.5 + 4.54 475.2 + 3.64 530.2 + 11.57

( Inghilterra 290.8 — 0.48 301.6 + 3.81 299.7 — 0.63 296.8 — 0.97

Altre derrate alim. ( Italia . . 582.2 + 0.71 610.4 + 4.84 712.6 + 16.74 728.2 + 2.22

( Inghilterra 295.5 + 3.39 304.7 + 3.11 302.7 — 0.66 327.2 + 8.09

Materie tessili . . ( Italia . . 1013.2 + 809 1159.6 + 14.45 1283.9 + 10.72 1012.8 — 21.12

1 Inghilterra 590.3 + 9.21 594.9 + 0.78 587.7 — 1.21 563.8 — 4.07

Minerali e metalli ( Italia . . 1036.7 + 26.69 1205.2 + 16.25 1302.5 + 8.07 1317.3 + 1.14

(Ingh ilterra 313.4 + 3.46 311.5 + 0.61 308.1 1.09 323.9 + 5.13

Merci varie . . . ( Italia . . 522.7 + 5.96 576.0 + 10.20 630.8 + 9.51 679.4 — 1.81

( Inghilterra 322.9 + 5.14 346.9 + 5.88 330.9 3.22 323.8 — 2.15

In d i c e g e n e r a l e . ( Italia . . 7 01.0 + 10.45 780.0 + 11.27 855.7 + 9.71 839.3 — 2.97

( Inghilterra 370.9 + 5.04 937,6 + 2.35 374.2 1.42 372.7 — 0.40

L’indice generale italiano, per la prima volta

dopo il febbraio 1919, segna un ribasso, ribasso

che è però non molto sensibile, di appena il tre

per cento. Tale variazione è il risultato di spo­

stamenti di prezzi avvenuti rispetto a molte merci,

gli uni in senso progressivo e gli altri in senso

regressivo. Per alcune derrate alimentari — suini,

burro, formaggio — gli indici registrano un sen­

sibile rialzo avvenuto col regime della libertà di

commercio: l’ aumento formalmente soltanto si

manifesta nel mese di maggio, poiché in fatto si

è svolto gradualmente da tempo ; v’ha rialzo no­

tevole per qualche voce del gruppo dei metalli e

per lo zolfo, mentre per quasi tutte^le altre merci

dello stesso gruppo v ’ha ribasso ; marcate dimi­

nuzioni di prezzi sono registrate dagli indici sui

cotoni e sulle sete, mentre le altre voci del gruppo

delle fibre tessili mostrano lievi rialzi ; nell’aggre­

gato delle merci varie segnano ascesa gli indici

del petrolio, del solfato di rame, del legname, e

discesa quelli del fieno e del cuoio, mentre gli

altri indici sono stazionari. Il mese di maggio è

pertanto stato segnalato da un vivace dinamismo

nei prezzi delle merci da noi considerate, ma senza

uniformità di indirizzo e con qualche prevalenza

per il movimento ribassista. Similmente, per le

merci studiate nella statistica dell’Economist, sul

mercato britannico, la maggioranza delle varia­

zioni è avvenuta in senso discendente ma l’effetto

loro, rispetto al dato complessivo, è presso che

annullato da alcune grosse variazioni in senso

ascendente.

Il vivace svolgimento dinamico dei prezzi delle

merci sul mercato italiano lungo il mese di maggio

mostrerebbe un più deciso orientamento se si

prendessero a considerare le graduali variazioni

per brevi intervalli invece di istituire la compa­

razione fra il livello di fine aprile e quello di fine

maggio: per parecchie merci si è avuta ascesa

lungo la prima parte del mese e poi discesa e ta­

lora la discesa è stata meno pronunciata della

ascesa. I ribassi sono quasi sempre avvenuti ri­

spetto a merci di provenienza estera o che ali­

mentano una estesa esportazione, e sono essenzial­

mente effetto tardivo del ribasso nei cambi svoltosi

lungo l’aprile e la prima parte di maggio. In com­

plesso non sembra si possa affermare sia vera­

mente iniziato anche sul nostro mercato all’ in­

grosso quel movimento al ribasso nei prezzi delle

merci, di cui tanto si parla e pel quale — ad

ogni modo — non paiono presentarsi efficaci e con­

crete le condizioni preliminari.

(8)

corri-27 giugno 1920 - N. 2408

Anno 1918 marzo

I- Cereali e cani.

grano duro grano tenero riso avena granturco farina pasta alimentare carn e bov in a carn e suina baccalà

Indice del gruppo Indice inglese

li. Altre aerrate alimentari

olio burro form aggio caffè zucchero lim oni m andorle vino rom ano vin o pugliese

Indice del gruppo Indice inglese

HI-

Materie tessili.

co to n e am ericano co to n e indiano lana canapa seta greggia organzini

Indice del gruppo Indice inglese

17. Minerali e metalli.

carbone Cardiff carbone New port ferro ghisa rame zinco p iom bo zolfo

Indice del gruppo Indice inglese

7. Altre merci

-petrolio legnam e m attoni calce solfato di rame fieno cu oio

Indice del gruppo Indice inglese Indice generale Indice inglese

C ircolazione t o ­ tale (1)

Cambio sulla Sviz­ zera (2)

C am bio% sull’ In­ ghilterra (2)

g m g .

130.4 115.0 126.6 111.6 103.9 112.5 118.8 124.8 133.0 125.4 120.2 133.6 115.7 107.0 178.7 101.6 235.2 201.2 128.6 112.9 146.1 122.3 135.8 126.6 128.1 105.8 105.2 134.6 136.3 99.6 125.4 109.3 112.7 153.3 96.8 121.0 62.4 132.0 103.2 120.2 104.4 128.0 175.2 117.9 233. 98. 61. 126.0 117.0 115.9 101.8 ÌOO^I (1) Milioni .9 — 243.8 .0 145. 5 145." 183.<3 162.3 .7 1 1 5 / 109.( 118. 7 116.1 3 153. 165.( ) 158.tì 154.3 4 146.i 165.f 198.^ 165.6 5 134.i 140.1 166. 2 124.E 120.t 152.: 156.3 6 114.r 180.1 216.0 216.6 4 123.4 148.( 156.8 201.5 165.c 172.1 253.1 246.3 9 136.C 149.7 178.2 184.8 1 142.8 163.0 179.4 197.8 0 123.0 125.E 154.0 169.2 5 117.E 126.1 146.1 150.5 3 126.1 118.S 118.3 140.6 8 157,C 154.8 171.7 210.6 3 100.7 104.6 108.5 116.4 0 82.9 86.8 86.8 86.8 7 148.8 159.8 209.8 193.5 .99.2 104.5 167.9 259.6 0 122.1 141.0 332.5 425.1 7 119.8 124.6 166.2 194.7 0 138.2 142.7 148.7 173.3 2 87.1 108.9 152.5 172.0 5 79.4 104.5 149.7 162.7 — 195.5 236.8 245.9 3 140.1 160.2 193.5 256.7 7 — 91.9 143.8 160.9 } — 96.7 145.5 166.5 7 102.2 126.3 170.3 194.1 101.8 120.2 146.2 158.8 181.4 289.2 590.3 795.6 182.1 301.7 615.8 794.3 1 133.0 194.3 286.4 388.6 103.0 153.1 178.1 270.0 127.6 538.0 517.8 445.5 168.6 229.8 277.5 328.2 98.8 115.7 131.7 195.5 142.1 260.3 371.1 459.7 119.0 156.0 177.9 223.8 61.4 65.1 72.6 80.7 138.5 224.9! 332.5 371.6 105.8 129.8 166.6 210.4 119.5 149.0 186.3 234.4 99.1 139.8 246.1 274.0 125.2 135.9; 176.7 190.3 144.0 236.71 262.4 268.1 113.4 154.5 206.2 232.8 137.3 155.8 169.7 203.0 119.7 161.3 214.8 42.8 127.3 147.7 lf& .l 191.5 3593 4622 5050 5451 101.5 111.9 123.7 121.1 102.61 113.1 122.9 120.6 o t t . die. 248.3 149.1 145.8 159.6 182.0 158.3 228.1 263.2 317.2 205.7 258.8 182.6 138.3 128.0 212.2 176.9 108.2 172.4 238.1 431.4 253.6 152.8 145.8 159.4 185.5 154.0 303.7 345.4 367.8 229.8 286.5 228.2 219.6 159.1 285.5 238.3 205.5 207.4 451.7 274.9 246.4 322.4 334.8 215.7 278.8 224.9 429.6 350.7 445.5 358.1 303.3 594.2 206.1 89.3 371.6 210.4 234.4 254.9 271.8 273.8 303.2 186.7 207.9 197.2 228.0 154.3 346.2 384.7 897.6 322.9 257.3 266.2 244.0 159.1 262.0 212.2 222.8 478.0 306.8 189.1 207.9 199.6 232.7 154.3 648.5 384.7 860.5 353.8 247.6 266.2 244.0 174.6 297.4 267.8 310.4 191.5 207.9 202.0 237.4 154.3 423.3 384.7 1008.1 335.5 254.8 266.2 325.3 194.0 422.3 267.8 419.8 245.9 207.9 243.6 281.1 173.0 423.3 528.9 1197.8 413.5 249.3 208.8 295.0 222.8 256.6 510.9 581.1 294.6 6330 266.2 325.3 194.0 469.6 267.8 331.5 381.5 646.8

■ (2) Media mensile — (3) L uglio 1914.

(9)

27 giugno 1920 - N. 2408 L ’ ECONOM ISTA 303 1

Anno 1919

A n n o 1920

genn. feb. marzo apr. raag. giug- luglio agost sett. o tt . n ov . die. genn feb. J m ar. aprile J mag.

(10)

304 L ’ECONOM ISTA

27 g iu g n o 1920 — N. 2406

spondono a un andamento stazionario: i prezzi

sono sempre sostenuti" salvo che per le qualità

scadenti e di dubbia conservazione. Invariati i

prezzi del caffè e dello zucchero. Riguardo a der­

rate non comprese nei nostri dati statistici, no­

tiamo un nuovo rialzo nel prezzo dei fagioli secchi,

forse in relazione coi gravi danni recati dalla sic­

cità alla coltivazione nel Mezzogiorno. In rialzo il

prezzo delle uova (a Roma, per la prima qualità

L. 375 il migliaio contro 361 Ij2 alla fine di aprile).

In forte ribasso il cacao col migliorato cambio :

così a Genova il S. Thomè superiore è sceso da

L. 1235 a 1040 il quintale: sul mercato inglese

sono avvenuti ribassi per varie provenienze e

stasi per altre; sullo stesso mercato sono registrati

ribassi su parecchi tipi di caffè e specialmente per

il brasiliano il quale lungo il mese è sceso da

scellini 120 il cwt. a 110. Gli oli di semi sono

sempre assai sostenuti con quotazioni superiori al

calmiere: a Genova l’olio di lino è salito da lire

990 a 1050 il quintale per ripiegare poi a 965 ; la

conserva di pomodoro è declinata a Genova da

L. 135 a 120 il quintale; lo spirito triplo è quo­

tato L. 2000 contro L. 1950 alla fine d’aprile.

Come appare dai dati sintetici e analitici, gli

indici per il gruppo delle materie tessili hanno

avuto lungo il mese una tendenza prevalentemente

ribassista. Per il cotone sul mercato inglese è avve­

nuta lungo il mese attraverso oscillazioni varie

una discesa lieve sull’americano e forte sull’in­

diano e l’egiziano: malgrado che in complesso la

disponibilità sia scarsa in confronto col consumo:

sul nostro mercato l’abbassamento del prezzo è

più marcato per il miglioramento avvenuto sul

cambio. Il ribasso lentamente si ripercuote sul

prodotto semilavorato: il prezzo per kg. dei filati

di cotone americano in Italia secondo gli accer­

tamenti dell’Associazione cotoniera italiana da

L. 34.47 nell’ultima settimana di aprile salì sino

a 36.59 nella seconda di maggio per ripiegare sino

a 35.40. Per la canapa i prezzi si mantengono

sempre estremamente sostenuti su forte domanda

estera; sul mercato inglese sono rimaste invariate

le quotazioni altissime del lino e invece alquanto

deboli per la juta. Per la lana le aste di Londra'

e di Bradford hanno accertato 'sensibili ribassi

sulle lane dell’ Australia e della Nuova Zelanda

mentre sono invariate le quotazioni perla mercé

del Piata ; da noi sono avvenuti nuovi rialzi : così

a Genova la lana lavata di Aleppo è passata da

L. 2050 a 2150 il quintale e quella di Sardegna da

L. 2250 a 2850: a Roma la sopravissana verso la

fine del mese è stata quotata L. 3750 ed è preci­

pitata poi a 2250 sempre lungi dal prezzo di

L. 1950 praticato in gennaio. Sulle sete la crisi

giapponese e il ribasso dei cambi hanno recata

una nuova gravissima depressione sui corsi i quali

sono oramai ben lungi dai livelli altissimi toccati

nell’aprile : così l’organzino classico è declinato

lungo il mese da L. 595 a 450 e la greggia sublime

da 550 a 395 il kg.

Passando ai minerali e metalli vediamo preva­

lere la tendenza ribassista. Per il carbone fossile

coi più estesi arrivi e colle migliorie nei cambi

i prezzi hanno da noi subito un notevole raddol-

cimento malgrado il rialzo avvenuto in Inghil­

terra. Il ribasso è specialmente sensibile per l’a­

mericano il quale scese alla fine di maggio a

L. 655 mentre a tale epoca l’inglese era quotato

intorno a L. 745 la tonn. con tendenza a ulteriore

ribasso. Passando ai metalli notiamo i rialzi sulla

ghisa e il ferro avvenuti in Inghilterra in conse­

guenza di quelli sul carbone: da noi, in mancanza

di quotazioni di mercato, notiamo che per la ven­

dita di materiale metallurgico da parte dello Stato

col listino del 25 maggio il prezzo della ghisa da

fonderia è stato portato da L. 100 a 110 il qr. e

pel ferro comune da 225 a 260: poco di poi il

j.stino dell’ 8 giugno riabbassò questi prezzi a

L. 100 e a 235. Riguardo agli altri metalli è con­

tinuata sul mercato inglese la discesa dei prezzi

pel rame, lo stagno, il piombo, lo zinco, 1’ anti­

monio e la stasi per l’alluminio e il nickel: le

circostanze ricordate nelle precedenti rassegne

hanno fatto ulteriormente declinare la quotazione

dell’argento a den. 57 5{8 per oncia. Per il nostro

mercato i prezzi dei metalli sono in parte al­

quanto declinati specialmente col ribasso dei

cambi, come appare dalle quotazioni seguenti :

1” 8 15 22 29

t> -i . , „ „ m a ?g - m a gg. m a g g . m a g g . m agg.

Bande

stagnate IC 51 X 35

fogli H2 per cassa , . 355 360 360 360 360

Zinconi in pani l a fusione

„ P- Q... 455 450 450 440 400

Stagno in pani marca Str.

P- Q... 3250 3175 3100 2850 2700 iìame, raffin. in panetti

P -Q ... 1000 1000 1000 1000 975 Piombo m pani l a fusione

. P- Q... 390 385 350 315 315 Antimonio regolo in pani

P- Q... 425 425 425 460 460

Per lo zolfo il decreto del 24 maggio ha ele­

vato il prezzo di calmiere, e così la quatazione di

Roma relativa al raffinato molito è passata da 105

a 127 1]2-al quintale in media.

L’indice sintetico per il gruppo delle merci varie

segna una diminuzione di circa il 2 per cento.

Prendendo in considerazione anche merci non

considerate nei nostri calcoli, notiamo per il fieno

il ribasso stagionale in vista dell’affluire sul mer­

cato del prodotto del primo taglio, sebbene tale

prodotto sia stato in molte zone danneggiato dal-

1 anticipata caldura e dalla gran siccità del mag­

gio; sempre sostenuti i prezzi della paglia e dei

mangimi concentrati; in rialzo la crusca. Fra le

materie di uso agricolo, il solfato di rame ha con­

tinuato 1 ascesa lungo la prima parte del mese

raggiungendo la quotazione di L. 340 il quintale

per ripiegare poi in fine sino a 310-315: un ana­

logo svolgimento hanno mostrato i prezzi del sol­

fato ammoniaco: stazionari il nitrato di soda e il

perfosfato. E ulteriormente continuata l’ascesa dei

prezzi del legname: le tavole di abete hanno rag­

giunto a Genova la quotazione di L. 450 il m3 per

discendere poi a 440 e le travi di pitch-pine quella

enorme di 1100 per ripiegare poi a 925. Stazionari

ì prezzi di materiali da costruzione. In aumento

quelli del carbone vegetale e della legna da ar­

dere. In nuovo rapido progresso il petrolio: a Ge­

nova l’Atlantic ha raggiunto il prezzo di L. 81

per cassa da kg. 29,2 mentre in principio d’anno

era a 42,35. In nuova ascesa i prezzi della carta

dopo il rialzo delle mercedi. Qualche debolezza

sui prezzi dei pellami, sia greggi che lavorati. Fra

ì prodotti chimici, secondo il listino di Genova,

il carburo di calcio è stazionario a L. 155 il q.le’

l’acido tartarico è ulteriormente salito sino a

L. 4900 (contro 1600 ai primi di gennaio e l’acido

solforico dopo la lunga fase di stasi è passato da

L. 37 a L. 45 il quintale.

Riccardo Bachi.

N O TE ECONOMICHE E FINANZIARIE

Statistica delle forze idroelettriche in Europa. __ L ’ Electricien pubblica una statistica delle forze idroelet­ triche disponibili in Europa dalla quale stralciamo i se­ guenti dati:

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