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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.32 (1905) n.1647, 26 novembre

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SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XXXII - Voi, XXXYI

Firenze, 26 Novembre 1905

». 1647

S O M M A R I O : I propositi del Governo — A. F., Le barriere daziarie in Italia — E. Z., L 'avvenire degli italiani in Tunisia — Do t t. G. S., L ’ emissione bancaria in Svizzera e la sua riforma — R i v i s t a b ib lio ­

grafica : Avv. Renato Paoli, Le barriere daziarie nell’ ordinamento tributario locale - Albert O. Wlntàker,

History and criticism of thè Labor theory of Value in english politicai economy - Prof. Gustav Schmoller, Principes d ’ economie politique — R i v i s t a econom ica e fin a n z ia r ia : Situazione delle casse postali di risparmio italiane - La coltivazione e V industrie®della seta - La popolazione francese nel 1904 - Le quantità d’ oro entrate in Inghilterra - La costruzione di una nuova ferrovia e di un porto nell’Argentina - La Conferenza oraria europea — R a s s e g n a del com m ercio in te rn a zio n ale : Il commercio dell’ Italia e della Francia nei

primi dieci mesi del 1905 — La situazione del Tesoro al 31 ottobre 1905 — Il discorso dell’ on. Fortis a Napoli

— Camere di com m ercio— Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

PROPOSITI DEL GOVERNO

Il discorso pronunziato a Napoli dal Pre­ sidente del Consiglio è già stato giudicato quasi concordemente dalla stampa italiana, e non ver­ remo ora, con tanto ritardo, a sintetizzare la nostra opinione.

Da un certo punto di vista crediamo che quel discorso abbia una qualità che certamente è mancata a tante altre consimili manifestazioni del pensiero dei Governi passati.

Quasi sempre i Presidenti dei Consigli espo­ nendo il loro programma credettero di meglio ri­ spondere alla aspettazione, accumulando promesse d’ ogni genere per provvedimenti numerosissimi e svariati.

Quei discorsi apparivano come altrettanti centoni nei quali ciascun Ministro incastonava il proprio bagaglio di promesse; l’ oratore dava al complesso una propria tinta, più o meno let­ teraria, quando non trovava opportuno di avva­ lorare, con una speciale aggettivazione, alcune delle più urgenti o più appetitose promesse.

A vveniva con altrettanta frequenza che, sia per avvenimenti generali, sia per la speciale si­ tuazione parlamentare, sia per il timore di noi. incontrare il voto della maggioranza, i Governi poi dimenticassero le promesse fatte o non si sentissero abbastanza forti per mantenerle.

Questa ripetuta contraddizione tra i pro­ grammi e gli atti ha creato un così profondo senso di diffidenza e di incredulità, che la solennità di un discorso politico pronunziato dal Capo del Gabinetto pochi giorni prima della apertura della Camera, solennità che altre volte destava l’ aspet­ tazione vivace, non solo dei politicanti, ma anche del paese, questa volta si apparecchiasse e si ma­ turasse nella quasi completa indifferenza.

L ’ on. Fortis non ha imitato i suoi prede­ cessori, ed in una forma un po’ vivace nella po­ lemica, ma molto dimessa nei propositi, ha parlato a lungo di molte cose, ma si è astenuto da ogni promessa precisata, servendosi di quelle frasi va­ ghe, che servono in tutti i tempi ed in tutte le circostanze.

Fu atto inconsapevole, ovvero fu una meno giusta concezione di ciò che era utile ?

Non è facile giudicarlo; tanto più che le maggiori aspettative erano sull’ argomento della finanza, ed è troppo evidente che il Presidente del Consiglio non poteva dimenticare che fra pochi giorni il Ministro dei Tesoro dovrà fare alla Camera la esposizione finanziaria, e sarebbe stato scorretto che ne indicasse in precedenza ie parti principali.

D ’ altra parte si afferma autorevolmente che nella esposizione finanziaria l’ on. Carcano si li­ miterà ad una analisi minuziosa del bilancio pas­ sato e dei prossimi esercizi, senza far dichiarazioni concrete e precise sugli sgravi o sulla riforma tributaria. Argomenti che, al caso, saranno trat­ tati dall’ on. Majorana se e quando presentasse le sue proposte già elaborate e pronte.

Riportiamo più innanzi un largo riassunto del discorso dell’ on. Fortis, del quale discorso nulla ci pare di dover rilevare, se non la frase più concreta e più precisa che concerne le mag­ giori spese, che sono urgentemente richieste da

alcuni pubblici servizi.

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762 L ’ ECONOMISTA 26 novembre 1905

LE BARRIERE DAZIARIE IN ITALIA

Col titolo « L e barriere daziarie nell’ ordina­

mento tributario locale » (1) l’avv. Renato Paoli ha

recentemente pubblicato un opuscolo, il quale modestamente raccoglie, condensandole in poche pagine, delle interessanti notizie e delle buone considerazioni, benché molte non nuove, in un argomento trito assai e sovente discusso in scritti di mole maggiore.

L ’ Autore fa succintamente la narrazione della teoria della legislazione daziaria in Italia partendo dal decreto 10 luglio 1864 che istituì il dazio consumo come dazio interno dello Stato, accennando all’ introduzione della imposta comple­ mentare concessa ai Comuni colla legge 11 ago­ sto 1866, e seguendo la riforma fino al testo unico del 27 febbraio 1898.

Sempre in modo più che obiettivo, l’ Autore dà pure alcune nozioni sul congegno daziario, esponendo il differente metodo di riscossione che esiste nei Comuni chiusi e in quelli aperti, e il differente modo con cui il dazio governativo, col­ pisce a seconda dei diversi generi di produzione. Indi si ferma con compiacenza sull’ incoraggia­ mento che dal Parlamento viene dato alla soppres­ sione delle barriere daziarie.

Crediamo utile a tal proposito riportare un brano della Relazione Massimini, che trovò appro­ vazione in tutto il paese.

« E ’ questa una tendenza — dice il rela­ tore, parlando della soppressione delle barriere daziaria — che va in ogni guisa incoraggiata. Si può essere esitanti a suggerire, che all’ uopo ab­ bia a venire aumentata la misura del sussidio governativo con ulteriore aggravio del carico finanziario dello Stato, poiché i concorsi dello Stato ai Comuni per l’ abolizione del dazio sui farinacei, o per la soppressione delle barriere, sal­ gono già nel proposto bilancio alla cospicua somma di circa ventisei milioni e mezzo, somma che si riprodurrà negli esercizi futuri in un am­ montare sempre maggiore. Ma converrebbe stu­ diare se e quali forme di ausilio indiretto pos­ sono essere offerte ai Comuni volenterosi, e soprattutto se non convenga, analogamente a quanto si fece in Francia, consentire ai Comuni stessi — all’ unico e preciso scopo di supplire alle deficienze dei proventi determinate dall’abolizione delle barriere — una libertà assai maggiore di quella consentita dalle leggi vigenti nella scelta e nell’ ordinamento dei tributi municipali, sia ap­ plicandone di nuovi, sia applicando con norme ed in misura assai diversa le tasse esistenti.

« Quando 1’ esercizio di tale facoltà fosse su­ bordinato all’ approvazione del Governo per im­ pedire l’ adozione di tasse, che inceppassero o perturbassero l’ assetto generale dei tributi, o si risolvessero in un ingiusto e sproporzionato ag­ gravio per una determinata classe di cittadini, non si vedrebbero g l’ inconvenienti di una tale misura, la quale potrebbe invece essere feconda di ottimi risultati nella risoluzione d’ un pro­ blema così differente da città a città, che è troppo arduo da risolversi per virtù di provve­ dimenti generali ed uniformi, ed alla quale il

vario genio e le diverse condizioni dei Comuni italiani potrebbero offrire inopinate e multiformi soluzioni, quando nella ricerca dei necessari espe­ dienti e delle diverse risorse ai Comuni stessi fosse concessa ampia libertà di movimenti ».

Dopo la esposizione di alcuni dati statistici, dai quali resulterebbe il costante aumento del dazio consumo, l’ Autore ci parla della lotta for­ tissima che si è presa a combattere al riguardo, ed espone gli argomenti principali che contro il dazio medesimo potrebbero portarsi: il dazio con­ sumo si risolve sui generi di prima necessità in un testatico o capitazione ; non è quantitativa­

m e n t e uh qualitativamente proporzionale al reddito ;

ha effetto di contrarre e ristringere il consumo dei prodotti alimentari di consumo generale e non necessario; ostacola la circolazione dei beni ; offende la giustizia distributiva; costituisce una violazione della libertà personale ; manca di stabilità certezza e costanza di proventi ; è im­ posta invisibile; ha con sé enormi spese di esa­ zione; crea centinaia e centinaia di autonomie daziarie, eco. ecc.

Conclude l’ Autore offrendo gli esempi di alcune città (Lione in Francia, e, in Italia Ber­ gamo, Como, Forlì, Faenza) che abolirono corag­ giosamente le barriere daziarie, e di altre (Bolo­ gna, Milano) che allargarono la cinta daziaria, intendendo così di applicare una riforma che fosse una via aperta alla completa abolizione della cinta stessa.

Così termina questo interessante opuscolo. Il quale è assai pregevole per avere condensato molta materia in poche pagine, e per avere for­ nito delle nozioni sull’ argomento in modo dav­ vero accessibile ai più profani. Così, ad esempio, per dimostrare che il dazio consumo non è quan­ titativamente proporzionale al reddito, 1’ Autore dice : « Chi gode di una entrata di 5,000 lire non consuma dieci volte più di pane, sale, carne, vino ecc., di colui che trae dal suo scarso la­ voro sole 500 lire annue : per il che, quanto mi­ nore è il reddito, tanto più alta è la quota con­ sacrata all’acquisto dei generi di prima necessità ». Secondo il giusto concetto dell’ avv. Paoli dunque, rimanendo il consumo dei generi di prima neces­ sità quasi costante sì per il ricco che per il povero, l’ imposta assume un carattere di sovraimposizione sulle classi lavoratrici, contrario invero al cardine fondamentale della uguaglianza tributaria.

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potranno èssere, per le condizioni in cui sono fatte, più difficilmente sopportabili, bisogna pur rico­ noscere che non più sopportabili sono talvolta gli accertamenti dei redditi di Ricchezza, mobile o di quelli dei fabbricati!

Afferma l’ Autore essere l’ imposta di cui si parla invisibile, perchè si confonde col prezzo del prodotto acquistato: ma ciò se potrà essere un danno, per la ragione che è più facilmente au­ mentabile a insaputa o quasi del contribuente, potrà anche costituire un vantaggio, in quanto, essendo il dazio pagato dal contribuente quasi inavvertitamente, potrà da un altro punto di vi­ sta essere da lui con maggior facilità sopportato. Giusta riflessione fa l’ avv, Paoli quando dice « es­ sere cosa certa che per la differenza del metodo di riscossione il contribuente di un Comune chiuso paga molto più di un contribuente di un Co­ mune aperto ■ e cioè, la , media del dazio pagato dal primo sta alla media del dazio pagato dal secondo come 11.02 sta a 1.71.

« Ora, non si creda -— prosegue l’Autore — che di questo vantaggio ne godano indistinta­ mente tutti i contribuenti che abitan la zona o il comune aperto. Chi compra al minuto non può sottrarsi al pagamento del dazio consumo o non sopportare la ripercussione della tassa di eserci­ zio e di rivendita; mentre a tal carico si sottrae totalmente chi compra all’ ingrosso e non ha bi­ sogno di ricorrere alla bottega. In fondo in fondo, il beneficio, tutt’ altro che distribuirsi su tutti gli abitanti dei Comuni aperti, va interamente a vantaggio delle classi ricche e la minor quota per abitante rappresenta proprio il minore ag­ gravio di cui profittano le classi agiate, abitanti fuori delle barriere daziarie ».

In ogni modo però questa differenza di trat­ tamento tra i cittadini dei diversi Comuni è do­ lorosa, quando si pensi che nessuno di essi do­ vrebbe sfuggire al pagamento, e che il dazio colpendo i generi di prima necessità, dovrebbe se non ricadere su tutti ugualmente, almeno, se mai, fare solo una distinzione tra classi agiate e classi povere.

L ’Autore appoggia e seconda lo sforzo delle città di trasformarsi da Comuni chiusi in aperti. Mentre può esser lodevole un tale tentativo, pro­ duce pure buon effetto lo allargamento della cinta daziaria da. molti Comuni intrapreso. A l quale allargamento è però quasi sempre necessario ag­ giungere provvedimenti intesi a migliorare viep­ più le condizioni dei contribuenti soggetti al dazio. Conseguenza naturale dell’ allargamento della cinta è infatti, l’ accrescimento proporzio­ nale delle operazioni daziarie, cui non può a meno di corrispondere un grave danno al commercio E nell’esempio di Bologna, dall’Autore nostro ad­ dotto, troviamo che il Comune dovè semplificare le operazioni daziarie abolendo il dazio di molte voci, e di contro aumentando il dazio su altri generi onde supplire alla perdita.

Certo tutto ciò è semplificazione, non abo­ lizione del dazio; ma quando la semplificazione si faccia con giusto criterio, e la esenzione di certe voci e lo aumento delle altre sia eseguito in modo., che la imposta gravi sui cittadini in pro­ porzione della vera e reale loro capacità contri­ butiva, se.pure non è raggiunto 1’ ideale in fatto

di dazio consumo, certo può dirsi di aver fatto del buon cammino, portando questa imposta — in verità la più odiosa — al minor grado d’ insop­ portabilità pel contribuente. A . F.

L’OTEMRE DEGLIITALIANI Ili TDMISIA

Con ampiezza insolita in un periodico setti- manalé, abbiamo esaminato il libro del sig. Ga­ stone Loth (1), notando in esso dapprima la grande varietà delle fonti a cui ha attinto, la ricchezza delle notizie sicure e documentate, il fare imparziale, la giusta estimazione dell’ ele­ mento italiano che tanto abbonda in Tunisia; riferendo poi per sommi capi, e per lo più senza commenti, ciò eh’ egli dice intorno alle molteplici manifestazioni dell’ attività italiana in quel paese; qualche volta però, quando ce ne parve il caso, ribattendo alcune sue conclusioni.

Quella che le riassume tutte, consiste nel predire che a poco alla volta avverrà una com­ pleta fusione di razza e d’ interessi tra francesi e italiani, mediante una assimilazione di questi ultimi, e quasi si direbbe un demografico assor­

bimento, da parte di quelli. In altri termini, al

tessuto della nuova popolazione europea di quella zona d’ASrica settentrionale l’ Italia continue­ rebbe a fornire, fors’ anco quasi per intero, la materia greggia, o al più, per continuare la me­ tafora, i fili; ma lo Stato dominante, lavorandola lui e a modo suo, tessendola, tingendola, intro­ ducendovi con sagace misura e metodo alcùni in­ gredienti più fini, ne farebbe gradatamente una stoffa tutta francese.

E ’ una previsione giusta, o è un’ illusione del desiderio che scambia sè stesso colla certezza o colla probabilità ?

Può darsi che siffatta illusione del desiderio avvenga per l’ appunto in noi, ma la probabilità che ci par di scorgere è tutt’ altra. L a penna è impaziente d’aggiungere subito che gli italiani devono fare ogni sforzo acciò tale fusione non abbia luogo, o abbia luogo in modo affatto in­ verso. Ma svolgiamo questi due concetti a uno alla volta.

Ammettiamo senza difficoltà che non siano punto superficiali le osservazioni del Loth circa la crescente attrazione che in Tunisia esercitano sugli italiani le scuole francesi, circa l’ interesse materiale che alcuni individui o famiglie possano avere, anche senza spontanea tendenza, a chie­ dere la cittadinanza francese, circa un lieve mo­ dificarsi di abitudini personali e domestiche nelle classi infime degli immigrati italiani quando ab­ biano avuto coll’elemento francese un contatto molto stretto o per lo meno un pò lungo. Ma il valente scrittore trascura un fatto, che pur gli consta meglio che a chicchesia: ed è che l ’afflu­ enza regolare e copiosa degli immigranti italiani non è cessata e non cessa. P erciò non si accorge che l’opera dell’ infrancesarli, per necessità labo­ riosa e lenta come egli stesso riconosce, procede, di fronte al continuo sopravvenire di forze nu­ meriche e morali italianissime, come procede una

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764 L ’ ECONOMISTA 26 novembre 1905

progressione aritmetica ili confronto con una progressione geometrica.

E non crediamo di esagerare. Lo pròva lo stato stesso in cui si trova la questione che- il sig. Loth e tanti suoi concittadini, come anche noi e cento altri, hanno trattata e trattano. Come va che dopo quasi un quarto di secolo di pro­ tettorato francese essa è su per giù sempre allo stesso punto ? Come va che dopo il 1881 la Francia prima abolisce nella Reggenza alcuni an­ tichi privilegi italiani ; poi modifica i trattati con F Italia ; poi crede di scorgere un perii ita-

lien e studia il modo di frenare l’ immigrazione

italiana; poi s’ avvede d’ essersi ingannata e d’ averne bisogno, e se non la stimola non la avversa più ; poi studia il modo di promuovere quella francese, ma si rassegna a rinunziarci per provata impossibilità; poi conferisce ai soli fran­ cesi tutti gli impieghi pubblici d’ ogni specie_ e grado ; poi tenta di convertire alla nazionalità francese i pescatori e gli agricoltori, poi gli sco- - lari.... e qualunque cosa semini, imbastisca, espe­ rimenti, non si sente mai soddisfatta e il mi­ raggio svanisce e la meta le sfugge ? Come mai nel Parlamento francese il problema, sempre in­ soluto, quasi ogni anno torna a presentarsi negli stessi termini ? Come mai tanti begli ingegni, tante menti illuminate e sagaci — e il Loth me­ rita d’ esser posto in prima linea — vi si sono messi attorno senza fru tto? Com’ è che il nostro egregio contradittore ha potuto scrivere un vo­ lume pregevolissimo di cinquecento pagine, ma per terminarlo coll’ esprimere speranze moderate e pazienti, ha dovuto, mentre dispone di tanti elementi storici e statistici, prescindere nel suo ragionamento da uno che giganteggia tra tutti ? Il nostro confronto fra le due progressioni aritme­ tica e geometrica non è una trovata peregrina e non ne chiediamo il brevetto ; ma potrebbe egli provarlo inesatto, o sostenere che è applicato a un fatto di poca importanza?

Sulle conseguenze di questo fatto gli italiani devono avere una fede molto salda. D ev’ essere il loro portae inferi non praevalebunt !

Ma la fede, come ognun sa, non ha valore se non è operosa. Chi si aiuta Dio 1’ aiuta. La condizione complessiva degli italiani in Tunisia, nonché non deteriorare, potrebbe anche miglio­ rare ; ma a patto che nella madre patria non si stia con le mani in mano. Molti pericoli a questo mondo possono scongiurarsi, molti ostacoli supe­ rarsi, ma la prima cosa necessaria è persuadersi che ci sono e conoscere bene quali siano.

« Non dobbiamo dimenticare, dice uno scrit­ tore, che alla scadenza delle Convenzioni, la cui denunzia, ora soltanto sospesa, può caderci ad­ dosso da un momento all’ altro, la sorte di quegli Istituti, delle Scuole come delle Società e degli Enti benefici, cadrà in piena discrezione dei do­ minatori, e quei 100 mila italiani si troveranno in condizioni tragiche. Oh. meglio che prorompere allora in una di quelle forme ridicole di protesta chiassosa che dànno ai mondo la misura dell’im­ potenza e della leggerezza nostra, pensiamoci se­ riamente fin d’ ora, suscitando intorno al pro­

blema un cosciente moto di opinione » (1). (1) Giu s e p p e Piìa t o « Italiani all’ estero », nella

Rassegna Nazionale del 1°. giugno 1905.

Un po’ troppo tragica qui ci sembra 1’ into­ nazione. Non è soverchio ottimismo rifiutarsi ad ammettere che la Francia, appena fòsse sciolta dai vincoli dei trattati ancora vigenti, abolirebbe subito e per intero in Tunisia tutte le istituzioni, scuole ed altro, fondate dagli italiani. Invece è presumibile che, anche avendo le mani libere, prima di rendersi ostile una parte cosi conside­ revole dei suoi amministrati ci penserebbe due volte. E ’ però vero eh’ essa forse proverebbe -ad usare, con arti sottili, tante forme di angherie verso le istituzioni stesse, da impedire ogni loro ulteriore sviluppo e da avviarle ad una inevita­ bile decadenza. Perciò il citato scrittore ha ra­ gione in ogni modo d’ esortare gli italiani a interessarsi alla questione finché ancora si è in tempo utile.

Viene qui in taglio il confermare un parere già espresso in questo giornale alcuni anni or sono: ed è che se l’ Italia già da qualche tempo avesse iniziato la pacifica colonizzazione della Tri- politania, e le fosse riuscito avviarvi anclm sol­ tanto qualche primo rigagnolo di emigrazione, deviandolo da quella larga vena che sinora fluisce verso la Tunisia, si troverebbe fino da oggi, e più domani, meglio armata per trattare con la Francia. Quest’ ultima, che deve essere oramai persuasa di non poter popolare la Reggenza con immigranti francesi, ha interesse grandissimo a non veder disseccata o impoverita la corrente dell’ immigrazione italiana. B quando le succe­ desse di scorgere probabile o prossimo un^ tal pericolo, dovrebbe venire a patti e mostrarsi ar­ rendevole. Anche i quattro Rusteghi del Goldoni erano propensi a inaugurare d’ accordo un regime di maggior rigore verso le mogli ; ma finirono per rinunziarvi, perche p o ’ , voltéla, mencia, senza

dona no se p o i star !

Pur troppo, verso la Tripolitania non v ’ è peranco nulla, da parte dell’ Italia, di compiuto, nè d ’ incominciato, neppure di tentato. Forse si sarebbe ancora in tempo, riguardo ai buoni ef­ fetti che ne verrebbero, tra l’ altro, ai nostri concittadini di Tunisia. Ma contentiamoci di que­ sto accenno, per non ingolfarci in un altro va­ stissimo argomento.

Intanto bisognerebbe approfittare delle buone relazioni che felicemente si sono riannodate fra 1’ Italia e la Francia. Se ne è avuto già un primo lieto risultato in questo fatto : che la Francia non ha finora denunziato le convenzioni del 1896, la cui durata veniva a scadere il 28 settembre scorso, mentre ne aveva il diritto fino dal 28 set­ tembre 1904, cioè con un anno di preavviso. La loro validità resta così prolungata per un altro anno ancora. Non è molto, ma per trattare sa­ rebbe tempo sufficiente, se bene adoperato.

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lazioni ». E tale probabilmente sarà stato il pen­ siero di ohi, per conto della Francia, stipulò le convenzioni in discorso. Ma gli uomini che stanno al potere non sono sempre gli stessi, e special- mente non sono sempre le stesse le situazioni in­ ternazionali. Non vogliamo entrare in politica, ma diciamo una cosa risaputa e difficile a confutarsi se affermiamo che, in mezzo ai contrasti d’ inte­ ressi europei e extra europei, oggi la Francia, non meno d e l! Italia, ha bisogno di amicizie sicure e cordiali. Non le può dunque convenire d’ inimi­ carsi un’ altra volta l’ Italia col negarle alcune eque concessioni che non minacciano il suo do­ minio politico sulla Tunisia.

Ma quali concessioni ? Se non erriamo, le possibilità sono tre. Una consisterebbe nello sti­ pulare nuovi trattati, sulle basi di quelli del 1896, ma a noi un po’ più favorevoli. Per esempio, in quelli era detto che « le associazioni e gli istituti presentemente esistenti in Tunisia saranno con­ siderati come già in . possesso dell’ autorizzazione legale », e che « in ciò che concerne le scuole italiane presentemente aperte in Tunisia e l’ ospe­ dale di Tunisi, lo statu quo sarà mantenuto ». Bisognerebbe invece dire che anche nuove asso­ ciazioni e altre nuove istituzioni saranno permesse, purché chiedano volta per volta 1’ autorizzazione dell’Autorità competente e non si propongano scopi contrari alle leggi e all’ ordine pubblico. In pratica questo principio è già stato applicato, ma sarebbe bene venisse ad avere un carattere con­ trattuale. Cosi pure occorrerebbe che per le scuole quella tale espressione dello statu quo, che d’ al­ tronde fu sin qui interpretata — devesi ricono­ scerlo — con sufficiente larghezza, venisse can­ cellata e sostituita dal riconoscimento della facoltà d’ aprire scuole nuove adeguatamente alla possi­ bilità e al bisogno. Già in altro articolo abbiamo mostrato che sarebbe incivile il diniego di tale facoltà, mentre la Francia non ha finora saputo provvedere ad aprire in Tunisia tante scuole quante bastino per gli europei. Eppoi, se anche le sue e le nostre sommate assieme dovessero in seguito riuscire perfino troppe (dal che siamo per ora assai lontani) ha essa forse nelle sue tanto poca fiducia, da temere che rimarrebbero frequen­ tate meno delle nostre, e non viceversa?

Ma riconosciamo che siffatte modificazioni ai patti del 1896 non potrebbero venire consentite dalla Francia senza giusti contraccambi; e l’ Italia dal canto suo dovrebbe consentirne di sufficienti in un modo o nell’ altro, per esempio, poiché in Tunisia non ne ha modo, nelle tariffe doganali da applicare al commercio italo-francese.

Il secondo caso può consistere nel prolun­ gamento puro e semplice dei trattati del 1896, non in modo tacito e precario come ora avviene, ma esplicitamente e per un certo numero di anni. Per noi, meglio questo che niente. La Francia dal canto suo non ci perderebbe nulla. Qualora seguitasse ad applicarli con bastevole equità, 1’ elemento italiano della Tunisia non resterebbe sopraffatto e procederebbe nel suo normale svi­ luppo, non privo d’ inciampi, è vero, ma pur sempre fecondo.

Finalmente il terzo caso sarebbe la denunzia dei detti trattati da parte della Francia. Non si può far di meno di prevederlo tra quelli possi­

bili. Ciò che non sappiamo ammettere, è che i trattati stessi non vengano sostituiti da nulla. Sarebbe lo stesso che supporre, fra due nazioni che vivono in pace, la rottura d’ una intera e complessa categoria di relazioni. E ’ assurdo. Una qualche intesa avrebbe dunque luogo senza fallo; in forza della quale non è illogico prevedere che agli italiani in Tunisia, anche non venendo più consentiti gli istituti d ’ istruzione governativi, re­ sterebbero almeno permesse, come è da per tutto, le scuole private.

Si noti:che abbiamo così previsto anche il peggior de’ casi, che forse non è il più probabile di tutti. Ma osiamo asserire -— pur sapendo di non avere consenzienti parecchi di coloro che si occupano d’ interessi italiani all’ estero — che non sarebbe neanch’esso un caso disperato. Sole scuole private? Eh, in mancanza di meglio, sì. Visto che ve ne sono in tutti i paesi, e che il Governo del Protettorato non potrebbe in faccia all’ Europa mostrarsi incivile al punto da vietare nel suo anche quelle, esse potrebbero benissimo reggersi, moltiplicarsi, riuscire sempre utili.

Reggersi, perchè la parte agiata della co­ lonia di Tunisi non ha mai stretto i cordoni della borsa quando si è trattato di alimentare qualche patriottica istituzione ; e li allargherebbe più che mai, ferita che fosse nei suoi sentimenti di na­ zionalità, per reazione naturale e consueta contro la prepotenza, altrui. Dall’ Italia poi non manche­ rebbero di giungere gli occorrenti rincalzi pecu­ niali. Moltiplicarsi, perchè quando non avessero più nulla di ufficiale, in compenso non andreb­ bero più soggette a limiti contrattuali e a liti­ giose interpretazioni di statu quo. Riuscire utili, perchè scuole in fondo sarebbero sempre, e non è detto che i semi del sapere e dell’ educazione possano attecchire soltanto in quelle governative. Ciò valga specialmente per le scuole elementari. In quanto alle secondarie, non conferirebbero, è vero, gradi accademici di carattere pubblico; ma, oltreché si potrebbe stabilire, con opportune cau­ tele, che i diplomi che rilasciassero non fossero senza validità in Italia, in pratica sarebbe poi un gran danno per gli italiani di Tunisia? V e­ diamo un po’ . Grado universitario quelle nostre scuole non hanno, e senza diplomi universitari, o equivalenti, non si è abilitati all’ esercizio di professioni liberali. Per una di queste, la forense, in Tunisia è già stata resa necessaria la laurea francese. Per le altre, potrebbe domani saltare il ticchio al Protettorato di pretendere altrettanto. Dove sono dunque già oggi i grandi orizzonti aperti ai licenziati dalle scuole secondarie italiane di Tunisia ? Ma queste, divenendo private ma restando ottime, seguiterebbero a servire alla cultura generale e potrebbero anche, col trasfor­ marsi in parte, divenire un prezioso sem en zai di industriali e di commercianti istruiti e pratici, fors’ anco di agricoltori sapienti e ben preparati al progresso.

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766 L ’ ECONOMISTA 26* novembre 1905

Governo lo favorirebbe, quando il vostro non lasciasse altra via aperta, con zelo, con larghezza, con acuto discernimento, anche perchè sarebbe spalleggiato da tutti gli italiani della Reggenza e della penisola. Ma il Governo tunisino, aggiunge il nostro contradittore, sta oramai con gli occhi bene aperti sulle scuole italiane e nulla potrebbe farsi a sua insaputa. Come ? 0 che forse le scuole private anderebbero a nascondersi nelle cata­ combe ? Non avrebbero affatto l’ intenzione d’ es­ sere clandestine !

Ripetiamo d’ aver voluto considerare, tra gli altri, il caso meno fortunato. Ma neanch’ esso con­ durrebbe a vedere in Tunisia restar sommersa l’ italianità fresca e cosciente. La scuola, alimentò che la tien viva, aroma che la preserva dal cor­ rompersi, in un modo o nell7 altro vivrà !

E tra i mezzi prosaici ma sodi di progresso, di potenza, di affermazione nazionale, la proprietà fondiaria, specialmente rustica, farà anch’ essa il suo cammino. Già si estende pian piano come una macchia d’ olio. Oggi i 35 mila ettari di ter­ reni posseduti da italiani sono ancora pochi in confronto ai 600 mila dei francesi, ma P espe­ rienza dice che ogni censimento, ogni indagine ripetuta dopo pochi anni, deve registrarne qual­ cuno di più. Bisogna aver fiducia nelle cose che vanno lente ma vanno innanzi sempre. La tarta­ ruga della favola, sfidata dalla lepre agilissima, camminava tarda e grave, oppressa dal guscio, ma paziente, silenziosa, senza fermarsi mai.... E

arrivò prima ! E. Z.

L’ EMISSIONE BANCARIA IN SVIZZERA

e la sua riforma —

Accennato il modo in cui furono vinte le opposizioni dei Cantoni, occorre esaminare bre­ vemente il complesso della nuova organizzazione, a renderci ragione della quale giova un fugace sguardo all’ insieme dei due tentativi precedenti, già analizzati per ciò che riguarda la parte fatta ai Cantoni. Il primo di essi (legge 1894-97) mirava, come si è visto, alla istituzione di una Banca di Stato pura, posta sotto la direzione della Confede­ razione, che ne rispondeva illimitatamente, ma per­ fettamente autonoma. Il capitale di 25 milioni di franchi doveva esser fornito per 3/5 dalla Con­ federazione e per 2/5, come già fu avvertito, dai Cantoni; ad esso spettava un interesse fisso di 3 1/2 per cento all’ anno. Prelevati dagli utili netti un versamento del 15 per cento al fondo di riserva, l’ interesse suddetto, e gli ammorta­ menti necessari, ogni eccedenza era devoluta ai Cantoni, proporzionalmente alla loro popolazione. L a riserva, non aumentabile degl’ interessi, era destinata unicamente a fronteggiare le eventuali perdite di capitale. I biglietti il cui importo di­ penderebbe dai bisogni dell’ Istituto, avrebbero avuto una copertura costituita per 1/3 dalla

(1) Vedi Economista nn. 1631, 1633, 1636, 1646, 1642 1644 e 1646.

riserva metallica, e per 2/3 dal portafoglio; uguale garanzia stabilivasi per i debiti a breve sca­ denza (fino, a 10 giorni vista). L e operazioni della-Banca limitavansi a quelle caratteristiche di un Istituto di emissione. A un Consiglio di am­ ministrazione di 25 membri, nominati dalla Con­ federazione e dai Cantoni nelle stesse propor­ zioni in cui contribuivano al capitale, con un Comitato delegato di 5 membri, e ai Comitati locali eletti dal Consiglio d’ amministrazione, era demandata la vigilanza e il controllo dell’ Isti­ tuto. La direzione degli affari era affidata a un Comitato generale di direzione sedente in Berna, e ai direttori locali, di cui il Consiglio federale avoca va. a sè la nomina. L ’ Assemblea federale mediante commissioni parlamentari permanenti, assumevasi la sorveglianza generale della ge­ stione, ed esaminava i conti annuali dell’Istituto. Il secondo tentativo, rappresentato dal ci­ tato disegno di legge del 1899, ebbe lo scopo di conciliare la tendenza dei fautori della Banca di Stato, che il Referendum del 1897 aveva costi­ tuito in minoranza, con le aspirazioni dei parti­ giani della Banca privata, le quali trovavano la loro espressione in un progetto elaborato dalla Unione Svizzera del commercio e dell’ industria (1), e da essa presentato al Consiglio federale, pro­ getto con cui si escludeva la Confederazione da ogni partecipazione al capitale dell’ Istituto e si riduceva la sua ingerenza nell’ amministrazione. Vedemmo già come il tentato compromesso tra le due correnti fallisse pel dissidio prodottosi sulla località da dare per sede alla Banca.

Notiamo ora che nel progetto di legge sta­ bilivasi nn capitale di 36 milioni da contribuirsi nel modo più sopra esposto, riserbando alla Con­ federazione le quote non sottoscritte dagli altri due partecipanti. Gli utili netti, detratto un 15 per cento pel fondo di riserva e l ’ interesse fisso del 4 per cento sul capitale (che fu poi por­ tato a 4 1/2 per cento), destinavansi ai Cantoni, come precedentemente. La riserva, da portarsi gradatamente ai 30/100 del capitale versato ol­ tre alle perdite su quest’ ultimo, doveva soppe­ rire alle eventuali differenze tra l’ interesse sud­ detto e gli utili conseguiti nell’esercizio. Ripetevansi le norme ora dette per le operazioni in genere, la emissione dei biglietti, la garanzia di questi e dei debiti a vista, procedendosi però all’ aumento a 40 per cento della riserva metallica. Un Con­ siglio generale composto di 75 membri, — nomi­ nati per 1/3, fra cui il presidente e il vice- presidente, dal Consiglio federale, e per gli altri 2/3 dai Cantoni e dai proprietari di quote offerte al pubblico — costituiva nel suo seno un Consi­ glio di Banca, chiamando 13 membri ad asso­ ciarsi al proprio presidente e vice-presidente per assumere le funzioni che la precedente legge at­ tribuiva al Consiglio d’ amministrazione. A l Con­ siglio generale spettava pure di eleggere la Com­ missione di controllo (Sindaci). I componenti la Direzione generale e le direzioni locali erano, come nella legge 1894-97, nominati dal Consiglio Federale.

(7)

Vediamo adesso ì caratteri principali del- 1’ istituto che va a sorgere in Svizzera : il capi­ tale, lo dicemmo già, è stabilito in fr. 50 milioni, diviso in azioni da 500 franchi P una ; P importo della circolazione verrà determinato dai bisogni del commercio, senza altra restrizione se npn la osservanza delle norme fissate per la garanzia dei biglietti, che son quelle della legge 1899, vale a dire : 1° riserva metallica pei 40/100 al­ meno (moneta legale, oro in verghe, monete di oro straniere) ; 2° cambiali sull’ estero e sull’ in­ terno munite di due firme solvibili e fra loro in­ dipendenti, pei rimanenti 60/100. I debiti a breve scadenza devono esser garantiti nello stesso modo.

I biglietti, dei tagli di 50, 100, 500 e 1000 franchi (in casi straordinari e temporaneamente, previa autorizzazione del Consiglio Federale, an­ che di 20 franchi), sono, come pel passato, rim­ borsabili : alla Sede della Banca, a presentazione e senza limiti di somma ; nelle succursali e agenzie a presentazione, se le disponibilità e i bisogni dello Stabilimento lo permettono; altrimenti en­ tro un lasso di tempo necessario all’ arrivo del numerario dalla Sede centrale.

Come sappiamo, il 10 per cento degli utili netti è destinato alla formazione del fondo di ri­ serva ; tale versamento annuale non deve supe­ rare il mezzo milione di franchi ed esser sospeso quando P importo della riserva giunga ai 30/100 del capitale versato dell’ Istituto. La riserva avendo lo scopo di fronteggiare le eventuali per­ dite sul capitale, sarà reintegrata nel limite sud­ detto ogni volta che venga utilizzata; essa può adoperarsi come fondo di esercizio.

Le operazioni consentite alla Banca Nazio­ nale sono limitate, come nei due precedenti dise­ gni di Banca unica, oltre l’ emissione di biglietti, alle seguenti :

Sconto di effetti su Svizzera, muniti di al­ meno due firme solvibili di commercianti, indu­ striali, esercenti arti o mestieri, e anche di agri­ coltori, purché le cambiali di questi ultimi trovino la loro ragion d’essere in un atto di commercio ; — compravendita di lettere di cambio e chèques su paesi esteri a circolazione a base metallica; an­ ticipazioni ad interesse su titoli e valori (escluse le azioni) — sempre con scadenza non superiore ai tre mesi.

Accettazione di somme in conto corrente senza e con interesse, quest’ ultima forma riser­ bata ai depositi della Confederazione e delle Am ­ ministrazioni poste sotto la vigilanza di essa ; — custodia e amministrazione di titoli e di oggetti di valore ; emissione di mandati ; incassi per conto terzi ; compensi.

Compravendita in proprio e per altrui conto di verghe e monete straniere d’ oro e d’ argento, e concessione di anticipazioni su esse ; emissione di certificati d’ oro e d’ argento.

Acquisto, per impiego temporaneo di dispo­ nibilità, di obbligazioni federali, cantonali e di Stati stranieri, al portatore e facilmente realiz­ zabili; sottoscrizione per conto terzi di prestiti federali e cantonali, esclusa ogni partecipazione della Banca all’assunzione di essi.

L ’ Istituto, come era prescritto nelle due leggi

precedenti, esercita il servizio di Tesoreria fede­ rale, col patto espresso che i pagamenti da ese­ guire sieno limitati all’ ammontare esistente a credito della Confederazione.

Per ciò che concerne l’ amministrazione,, si ha un organismo simile a quello concretato nella legge caduta nel 1900 : in esso ha parte prepon­ derante la Confederazione. Il Consiglio federale infatti nomina : I) 25 dei 40 membri del Consi­ glio di Amministrazione, compresi il presidente e il vice-presidente, 15 soltanto essendo eletti dall’Assemblea degli azionisti e I I ) su proposta del Consiglio di amministrazione, ma senza esser da questa vincolato, i tre direttori generali — desi­ gnando chi debba fungere da presidente e da vice-presidente della direzione generale — i vice- direttori generali, i direttori e vice-direttori locali.

Il presidente e il vice-presidente del Consi­ glio di amministrazione e cinque altri membri prescelti dal Consiglio stesso, costituiscono il Co­ mitato di banca, cui è delegata la sorveglianza e il controllo regolare dell’ Istituto e spetta l’ esame preventivo di tutti gli affari di compe­ tenza del Consiglio.

Quest’ ultimo nomina i Comitati locali ai quali è demandata la vigilanza degli Stabilimenti, e fra i cui componenti il Comitato di banca d'' signa un presidente e un vice-presidente.

Torneremo fra breve sul modo onde è co­ stituita l’ amministrazione della banca; intanto oc­ corre soffermarci sulla questione della sede di essa. La gara, tra Berna e Zurigo che fu cagione o pre­ testo dei naufragio della legge 1899-1900, si è chiusa, come la maggior parte delle questioni sollevate dalla istituzione della Banca Nazionale, con un compromesso ; la sede amministrativa del­ l’ Istituto è Berna; la sede della direzione gene­ rale Zurigo. Le Assemblee degli azionisti, le sedute del Consiglio e, di regola, del Comitato di banca, haDuo luogo a Berna; ivi sarà stabilito quello dei t.re dipartimenti della direzione gene­ rale cui son riservati il servizio dell’ emissione, la gestione della riserva metallica, i rapporti con l’Amministrazione federale e con le ferrovie della Confederazione; a Zurigo avranno sede gli altri due dipartimenti, degli Sconti e compensazioni e del Controllo.

(8)

768 L ’ ECONOMISTA 26 novembre 1905

citati, perchè una riforma dell’ emissione potesse in Svizzera, condursi a salvamento.

Vero è che l ’ Assemblea degli azionisti elegge una Commissione di controllo, la quale esercita un sindacato generale sulla gestione dell’ Istituto, ma la sua azione si arresta di fronte all’obbligo, in linea generale, legittimo, del segreto profes­ sionale da parte dei componenti l’ Amministra­ zione: in ogni caso è lungi dal compensare la preponderanza governativa. Basti poi notare che l’ Assemblea degli azionisti, date / le proporzioni in cui partecipa alla costituzione del Consiglio di amministrazione, viene e eleggere un consi­ gliere in meno delle nomine che, a rigore di lo­ gica, spetterebbero al solo capitale privato.

A l quale ultimo, è bene ricordarlo, si fa pa­ gar caro l’ onore di contribuire, nella proporzione di 2/5 alla costituzione della Banpa Nazionale, che in caso di sopravanzo degli utili netti an­ nuali, nulla, come si è visto, potrà ad esso ve­ nir distribuito; e ove, alla scadenza del privilegio, la Banca passasse alla CoDjfederazione, gli utili della liquidazione e l’ ammontare disponibile della riserva gli spetterebbero, anziché per 2/5, per 1/3 soltanto. Ma ciò non può meravigliare se si tiene presente l’ avversione onde il capitale pri­ vato fu sempre oggetto, nei riguardi in parola, da parte dell’Assemblea federale svizzera.

* * *

Da tutto quanto precede si rileva che la nuova legge pecca sia per condiscendenza verso le esigenze dei Cantoni, sia per un eccesso d’ in­ gerenza del potere federale nella gestione del­ l’ istituto; ma, nello stesso tempo, che essa ri­ conduce su una base solida e razionale tutto il sistema dell’ emissione, vantaggio questo che com­ pensa in parte tali non lievi difetti, e che non sarebbesi altrimenti ottenuto.

Invero, dato lo stato di cose determinato dalla legge del 1881, col sanzionare la diversità di caratteri delle banche autorizzate a emettere biglietti, e nonostante i progressi fatti dall’ idea concordataria negli ultimi anni, non era da spe­ rare che — fosse pur rimasto invariato l’articolo 39 della Costituzione — l’ accennato schema di unione delle banche esistenti già formulato dal P ictet potesse mai realizzarsi ed evitare così una riforma legislativa. L e disposizioni fdell’ ultimo Concordato che abbiamo avuto occasione di citare precedentemente — alle quali devesi aggiungere quella, da noi passata sotto silenzio, riguardante la mutua protezione delle riserve metalliche, specialmente con la partecipazione alle spese pel numerario —■ facevano bensì, per molti rispetti, delle Banche svizzere un solo istituto ; ma cre­ diamo di non andar errati dicendo che lo spirito di solidarietà formatosi, ben difficilmente avrebbe potuto svilupparsi sino a condurre alla unifor­ mità della garanzia dell’ emissione. Di qui la necessità, dell’ intervento del legislatore, senza dire della convenienza che, una volta avvenuto, l’ emendamento della Costituzione del 1890, ri­ masto in pratica lettera morta, avesse la sua esecuzione.

L ’ indispensabile riforma doveva quindi ine­ vitabilm ente riuscire onerosa, e difettosa insieme,

perchè basata su reciproche concessioni ; ma con tutte le sue mende essa giunge opportuna a segnar la fine di un periodo critico pel sistema della circolazione bancaria svizzera, il lato tecnico, per dir così, della legge rispondendo pienamente ai dettami della teoria.

L a quasi onnipotenza attribuita alla Confe­ derazione nella gestione del nuovo istituto, tro­ verà poi in pratica, assai probabilmente, un freno nel fatto che, limitate le operazioni al _ campo dello sconto e dell’ emissione, le funzioni direttive sono ben determinate —• quantunque questa sia pure una ragione di più pei fautori di una so­ luzione più razionale. Inoltre, poiché se l’avve­ nire mostrerà delle imperfezioni nel funziona­ mento del nuovo organismo, ciò non potrà non derivare dalla parte in essa fatta al potere fe­ derale (e le esperienze della Svizzera nella na­ zionalizzazione di servizi confermano la ipotesi), si può anche essere ottimisti fino a supporre che; in tempo più o meno lontano, vinti gli ultimi pregiudizi, sorga la iniziativa di modificare la legge ora approvata (1), allo scopo di ridurre l’ in­ gerenza che essa accorda allo Stato. Quod est

in votis.

Dott. G. S.

(1) La legge, come si è accennato già^ è stata de­ finitivamente approvata col 7 ottobre 1905, ma non è ancora esecutiva inquantochè fino al 9 gennaio 1906 può su essa, a sensi della legge federale del 1874, esser chiesto il Referendum. Dopo quanto dicemmo sin qui, noi non possiamo se non augurarci che questo non sia domandato, o, ove abbia luogo, riesca favorevole alla instaurazione di un regime che, con tutti i suoi difetti, è da preferirsi a quello vigente, giacché il rigetto della legge farebbe riaffacciare i problemi ora, più o meno soddisfacentemente, risolti, e lascerebbe sussistere, per un tempo certo non breve, un sistema condannato dal­ l ’esperienza di un quarto di secolo. Invero una provvi­ soria modificazione della legge 1881, proposta da alcuni, oltre che incostituzionale, riuscirebbe altrettanto diffi­ cile ad essere approvata che le riforme radicali sin qui tentate.

RlVI5TA BIBLIOGRAFICA

A v v . R e n a t o P a o li. - Le barriere daziarie

nel-l’ ordinamento tributario locale. -— Lucca, A.

Marchi 1904, op. pag. 37.

In questo momento nel quale si discute della abolizione del dazio consumo chiuso è utilissimo questo diligente lavoro dell’ avv. Paoli il quale, fatta una breve storia della legislazione daziaria in Italia, esamina le leggi vigenti, 'e le tendenze di questi ultimi anni, dimostra ad evidenza i difetti di tale genere di tassa e succintamente esamina ciò che si è fatto nel Belgio, in Fran­ cia ed in Olanda.

Interessanti per i dati che fornisce e per le osservazioni assennate che ne ricava sono^ i pa­ ragrafi in cui sono esaminati i due movimenti attuali quello abolizionista e quello di allarga­ mento delle cinte.

(9)

A l b e r t C. W h it a k e r . - History and criticism of

thè Lcibor theory o f Vaine in english politicai economy. — New York, thè Columbia Univer­

sity Press 1904, pag. 195.

E ’ uno degli argomenti, quello del Valore, che ha dato luogo a maggior discussione tra gli economisti; ed è naturale poiché la sostanza dei fenomeni economici si svolge intorno al va­ lore e perciò 1’ osservatore dei fenomeni stessi ne ritrarrà una od altra deduzione secondo che pro­ fessi questa piuttosto che quella teoria sul valore. L ’ Autore in questo lavoro veramente accu­ rato studia la storia della teoria del valore negli economisti inglesi ; dopo aver rilevata la impor­ tanza di uno studio su tale argomento, l ’Autore esamina la teoria di A . Smith e dimostra la dif­ ficoltà di interpretarla e le molteplici spiegazioni che ne furono date ; perciò appunto consacra a questa parte tre degli undici capitoli di cui è composto il lavoro. Viene poi ad esaminare la teoria di Ricardo e successivamente quelle di Mac Culloch, di J. Mill, e di Torrens. A l Mal­ thus, al Senior, allo Stuart Mill, al Cairnes l’ Au­ tore consacra un capitolo ciascuno riservando l’ ultimo capitolo alle più recenti dottrine.

P r o f. G u s t a v S c h m o l l e r . - Principes d,'Eco­

nomie politique. — Paris, V. Giard et E. Brière,

pag. 6C0 (fr. 10).

Nella Bibliothèque international d’Economie

politique difetta da Alfredo Bonnet, la nota Casa

Editrice V. Giard et E. Brière pubblica la prima parte 2° tomo della opera del celebre professore G. Schmoller, tradotta dal tedesco dal signor G. Platon.

Abbiamo già parlato di questa traduzione in passate riviste, ci limitiamo qui a segnalare la pubblicazione di questo nuovo volume, che succede a pochi mesi di distanza alla pubblica­ zione del 1° tomo.

J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

Ecco la situazione delle casse postali di ri-sparmio italiane al 30 settembre 1905 :

Libretti in corso alla fine di agosto N. 5,476,426 Libretti emessi nel mese di settembre » 46,172 Libretti estinti nel settembre

N. 5,552,598 » 23,498 Libretti in corso depositi giudiziali

N. 5,494,160 >» 4,002

Totale libretti in corso N. 5,498,102

Depositi in fine di agosto Depositi del mese di settembre

L.

» 1,028,803,927.2142,207,138.94

Rimborsi del mese stesso:

L. 1,071,011,636.15 41,302,795.94 Depositi giudiziali

L.

» 1,029,708,270.2116,303,331.70

Totale dei depositi L. 1,046,011,604:91

— Si hanno le seguenti notizie interessanti la coltivazione e l ’ industria della seta: l’Associa­ zione dell’ industria e del commercio delle sete in Italia, sentito il parere della Commissione in­ caricata di rivedere le liste delle filande ammesse alle prove di rendita dei bozzoli presso le locali stagionature - visti i ritardi di filatura che du­ rante l’ epoca di chiusura delle filande, in occa­ sione delle ferie natalizie, sono costretti a subire i campioni bozzoli per le prove ufficiali di ren­ d ita -co n sid e ra te le lamentele che di solito si muovono per tali ritardi dagli interessati - dà facoltà alle stagionature di Milano in via tran­ sitoria, e sempre che compratori e venditori siano precedentemente informati delle stagionature me­ desime ed accettino - che durante il periodo delle ferie di fine d’ anno si leviho dalle urne sia di

prima che di seconda categoria le filande non

attive, e si affidino alle rimanenti le prove di rendita dei campioni bozzoli, però attenendosi alle prescrizioni regolamentari di destinare per ogni partita una filanda dei tre gruppi^ A B e C e che tali filande diano particolare affidamento di ben ordinato e perfetto funzionamento.

A d evitare poi facili manomissioni alla seta viaggiante, la Società per la difesa contro i furti di seta ed affini di Milano apre un concorso con L . 1000 di premio per chi troverà un sistema di imballaggio di sicurezza, non tagliabile, im­ permeabile, leggero, duraturo ed economico, in sostituzione degli attuali metodi di imballaggio in uso pel trasporto in città e nell’ interno del Regno. A proposito di questo concorso è stabilito, tra le altre condizioni, che un’ apposita Giurìa eletta dalla Società esaminerà i modelli esposti e sarà premiato quel sistema che risulterà di piena soddisfazione ; che sia in facoltà della Giurìa di suddividere eventualmente il premio; che la Giurìa pronuncierà il suo verdetto inap­ pellabile entro il mese di settembre 1906.

— Trovasi pubblicato il movimento della popolazione francese nel 1904, e da questo risulta che dacché esiste uno stato civile regolare il quale fornisce cifre rigorose e degne di fede, le nascite non erano state davvero mai così poco numerose come 1’ anno 1904 in proporzione al totale della popolazione. Così si celebrarono in Francia nel 1904, 298,721 matrimoni, e cioè 7725 più del 1903. Le nascite furono 818,229 e cioè 8,483 meno che nel 1903; le morti furono 761,202 nel 1904 e 753,606 nel 1903, ossia una differenza in più di 7,597.

(10)

770 L ’ ECONOMISTA 26 novembre 1905

— Si segnala la costruzione di una nuova ferrovia e di un porto nell’ Argentina. A i si­ gnori A . Madero e C. fu accordata infatti la concessione della costruzione di una ferrovia e di un porto. La linea partirà da S. Antonio nel golfo di S. Matias, e si dirigerà verso il nord per 70 chilometri, quindi correrà parallelamente al R io Nero, intersecandolo ad occidente di Challe Dilaid dopo di che si volgerà nuovamente verso il nord attraverso Alocar Modano Colorado fino a Marcedes nella provincia di S. Luigi con una diramazione da S. Antonio a Bahia Bianca. La concessione per il porto che si costruisce a S. Antonio avrà la durata di 50 anni.

— A i primi di dicembre - e più precisa- mente al 6 e 7 - si: riunirà a Firenze la Confe­ renza Oraria Europea, alla quale parteciperanno circa 300 Delegati di Amministrazioni ferrovia­ rie italiane ed estere. Saranno otto gli Stati che vi si faranno rappresentare, e, molto probabil­ mente, a presiedere la Conferenza verrà il M i­ nistro dei Lavori Pubblici.

E ’ questa una di quelle Conferenze che si riuniscono due volte all’ anno, per stabilire i cri­ teri fondamentali delle più importanti comuni­ cazioni internazionali cambiandosi la sede della riunione ogni volta.

Sappiamo pure che l’Amministrazione delle ferrovie di Stato ha incaricato la Direzione com­ partimentale di Firenze di fare preparativi per ricevere gli ospiti e che opportuni ricevimenti saranno fatti anche dal Municipio Fiorentino. Il giorno 8 verrà affettuata anche una gita' a Siena.

Rassegna del commercio internazionale

Il commercio italiano nei primi dieci mesi del 1905. — Il valore delle merci importate nei primi 10 mesi del 1905 ascese a L . 1,680,441,079, quello delle merci esportate a 1,355,982,606. Il primo presenta un aumento di L. 141,002,956, il secondo un aumento di L. 79,269,784, di fronte al corrispondente periodo del 1904.

. Nel mese di ottobre, separatamente consi­ derato e paragonato collo stesso mese dell’ anno scorso, vi fu un aumento di L . 11,672,919 nelle importazioni, e L . 3,022,668 nelle esportazioni. Dalle cifre precedenti sono esclusi l’ oro e le mo­ nete, importati per L . 114,558,300 ed esportati per ÌL. 6,567,600, con un aumento di 71,910,800 all’ entrata e una diminuzione di L. 1,199,500 alla uscita. La fisonomia dei traffici internazio­ nali dell’ Italia, favorevole nell’ insieme all'econo­ mia nazionale, non mutò sensibilmente da quello che era alla fine del mese di settembre.

V a rilevato che l’ aumento di importazione che già si notava alla fine di settembre per al­ cune materie prime e per le macchine si è andato accentuando; così quello del cotone greggio è sa­ lito da 23.8 a 25.7 milioni, quello delle materie seriche da 30 a 34.6 milioni, quello delle mac­ chine da 5 a 5.8 milioni.

Solo per il carbone l’ aumento di 10.6 mi­ lioni si è ridotto a 9.2 milioni. Parimente conti­

nuano a crescere gli arrivi di frumento ; a tutto ottobre essi presentano un maggior valore di 45.4 milioni di fronte al 1904, cosicché durante il mese scorso si è aggiunta una somma di 4.4 mi­ lioni all’aumento preesistente. Anche l’avena co­ mincia a presentare una cifra rilevante di au­ mento, quasi due milioni.

A ll’esportazione si nota qualche rallentamento nell’ uscita delle materie seriche ; queste si pre­ sentavano a tutto settembre con un maggior va­ lore di 71 milioni, che a fine di ottobre si trova ridotto a 63.5. Questo regresso e l’accentuarsi della diminuzione dell’esportazione dell’ uva fresca, sono i soli risultati sfavorevoli recati dal mese di ottobre nel commercio di uscita. Ma in compenso si vede attenuarsi la perdita già subita nei mesi precedenti dall’ olio di oliva, dalla canapa, dallo zolfo, per quasi un milione ciascuno e inoltre si aggiunge nuovo contributo all’ aumento delle man­ dorle per 5.9 milioni, delle nocciuole per 3.2, degl: animali, particolarmente per quelli suini, delle uova, del formaggio.

Risultati particolarmente favorevoli continua a dare il movimento dei metalli preziosi ; a tutto settembre ne erano entrati per un valore di 55 milioni in più, cifra d’ aumento che si trova por­ tata a 72 milioni a tutto ottobre.

Il commercio della Francia nei primi dieci mesi del 1905. ■— L a Stamperia Nazionale fran­ cese ha pubblicato recentemente il volume dei documenti statistici pubblicati dall’ Amministra­ zione delle dogane sul commercio della Francia dut-ante i primi mesi dell’ anno 1905,

Eccone i risultati :

Im p o r t a z io n i.

1905 1904

in hre

Sostanze aliment. 613,119,000 649,603,000

Materie necess. all’ ind. 2,445,534,000 2,186,302,000 Oggetti manifatturati 683,643,000 677,116,€30 3,772,601,000 3,613,021,030 Es p o r t a z io n i. 1905 1904 in lire Sostanze aliment. 593,3S3,000 544,360,003

Materie necess. all’ ind. 1,037,330,000 902,169,003 Oggetti manifatturati 1,948,307,000 1,778,593,000

Pacchi postali 270,817,000 246,597,000

Totale 3,855,406,000 3,531,719,000

L e differenze tra i due anni sarebbero per conseguenza le seguenti

Import az. Esportaz.

19C5 1905

Sostanze aliment. — 6,484,000 - f 54,523,000 Materie necess. all’ ind. — 4- 45,570,000

Oggetti manifatturati -t-159,232,000 4-169,774,000 Pacchi postali + 6,832,000 -j- 24,220,000

Totale 4-159,580,000 4-293,687,000

(11)

contrasto con quello della esportazione che su questa voce ebbe un amento 169,774,000.

Del resto tutto ciò prova che la situazione del commercio francese è in aumento soddisfa­ cente assai.

L A S IT U A Z IO N E D E L T E S O R O

al 31 O ttob re 1905

Il Conto di Cassa del Tesoro al 31 ottobre 1905 dava i seguenti risultati:

Fondo di Cassa alla cbius. dell’ esero. 1904-05. L. 441,461,43 i.94 ,, » al 31 ottobre 1905 . . » 415,£32,821,31 Differenza in più L. 25,201,616.63 Pagamenti di Tesoreria dal 1° al 31 ottobre 1905 : Per spese di bilancio . . L. 514,193,100.54 ) , 874 463 705,33 Debiti e crediti di tesoreria »1,3: >,2/0,6o4.79 )

Incassi di Tesoreria dal 1° al 81 ottobre 1905 : Per entrate di bilancio . L. 708,703 836.55 ) ! 349 ‘275,849.85 P er debiti e cred. di tesor. »l,14o,560,013.30 )

Eccedenza dei pagamenti sugli incassi . L. 25,191,415.48 La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 31 ottobre 1905 risulta dai seguenti prospetti:

D E B I T I al 30 giugno 1905 al 31 ottobre. 1905 migliaia di lire migliaia di lire Buoni del T e s o r o ... L. 173,957 170,310 Vaglia del T e s o r o ... ■25,357 88,526 Banche, Anticipazioni statutarie —

Amm. Debito Pubb. in conto cor. infrutt. 133,000 93,795 » Fondo Culto » » » 254,480 203,575 A ltre Ammin. in conto corr. fruttifero . 18,685 19,373 Cassa Depositi e Prest. in conto corr. frutt.

A ltre Amm. in conto corrente infruttifero .

43.872 72.776 886,030 998 Cassa Depositi e Prest. in conto corr. infr. 20,740 41,391 Incassi da regolare... 34,075 22,7: ) Biglietti di Stato emessi per l’ art. 11 della

legge 3 marzo 1898, n. 47 . 11,250 11,250 Operazione fatta col Banco di Napoli per

effetto dell’ art. 8 dell’allegato B alla

29,970 | 29,011 legge 17 gennaxp 1897, n. 9 Totale debiti L. 746,224 ' 701,763 al 80 al SI C R E D I T I giugno ottobre. 1905 1905

Valuta presso la Cassa Depositi e Prestiti artic. 21 della legge 8 agosto 1895 . I.. Amministrazione del Debito Pubblico per

migliaia di lire 91,250 migliaia di lire 91,250 175,429 pagamenti da rimborsare . . . .

Amministrazione del fondo per il Culto . 74,607 18,574 23,506 Cassa Depositi e Prestiti per pagamenti da

rimborsare . ... 46,186 73,204 A ltre am m in istra zion i... ¿6,640 53,724 Obbligazioni dell’ Asse Ecclesiastico . .

Deficenze di Cassa a carico dei contabili

1,712 1,712 D i v e r s i ... •

Operazione fatta col Banco di Napoli per

68,956 75,429 effetto dell’ art. 8 dell’allegato B alla

legge 17 gennaio 1897, n. 9. 29,970 £9,041 Totale dei erediti L. 357,897 620,298 Eccedenza dei debiti sui crediti • • » 388,827 221,465 Totale come sopra L. 746,224 701,763

I N C A S S I d i o tt o b r e 19 05 D if fe re n z a n e l 19 95 I ---. - ---: ---D a lu g li o 1 9 0 5 j a tu tt o o tt o . 19 9 5 D iff e re n z a n e l li > 5 1

E n tr a ta o r d in a r ia migliaia migliaia migliaia di lire migliaia di lire Entrate effettive R e d d i t i patrimoniali dello S ta to . . . L. 8,485— 214 40,820 + 4,338

Imposta sui fondi ru­

stici e sui fabbricati. 33,446— 1,682 bl.booi- 2,529 Imposta sui redditi di

ricchezza mobile . . 35,811— 812 69,162|+ 184

Tasse in anjministraz. !

del Min. d. Finanze. 16,875 4- 635 74,761 + 3,644 Tassa sul prodotto del

movim. a grande e

1

jpicc. veloc. sulle ferr. Diritti della legaz. e d. Consolati all’ estero.

1,915— 624 10,741ì+ 1,969

! 104

— — 1C5

Tassa sulla fabbricaz.

degli spir., birra, ec. 10,168— 514 40,6401 - 2,461 Dogane e diritti marit. •¿2,744 + 2,176 83,141 — 11,566 Dazi interni di consumo

esclusi quelli di

Na-- 493 poli e di Rom a. . .

Dazio cons. di Napoli. 2,870 —

34 13,307

» » di Rom a . 1,546 7.499 4,961|+ 320 Tabacchi ... 19,974 + 3 9 75,785| + 1,622 S a li... 6.9 '3 + 253 2t,!62 + 727 Prodotto d i vend. del

chinino e prov. acess. 145.— + 39 743 + ' 188 L o t t o ... 4,051— 1,269 15,003 - 5,450 P o s t e ... 6,C31 — 158 27,416 + 1,624 T e le g ra fi... 1,624 + 93 6,532 + 73-. Servizi diversi. . . Rimborsi e concorsi n ’ 2,715 + 445 7,061 + 998 spese... 678' — ' 2,475 7,176 — 8,85-i Entrate diverse . . 2,4"b 335 10,798 74 Tot. Entrata ord. L. 176,289— 3,601 573,625 + 12,9J3

Entrata straordinaria

Ca t e g. I. Entrate effett. i,69e + 1,384 ' 3,984 + 1,173

» II. Costr. str. fer. 2 43 88 — 42 » I II. Mov. di Capii. 8,874 + 3 7,443 116,841 + 110,893 Tot. Entrata straor. L. 10,572 + 8,7811 8,881 + 112,029 Partite di giro. . . . 3,21r + * 1,971 7,924 + 1,211 Totale generale. 199.07Ì> + ■ 7,102 577,507 + 126,168 I pagamenti effettuati dal Tesoro per le spese di bilancio nell’ esercizio 1904-1905 risultano dal presente prospetto :

PAGAMENTI

Ministero del Tesoro. L. » delle Finanze. » d i gr. e giust. » degli aff. est. » dell’istr. pub. » dell’ interno . » dei lav. pubb. » d. poste e tei. » della guerra . » della marina. » della agr. ind. e commercio. Tot. pag. di bilancio. Decr. minist. di scarico. Totale pagam enti.

IO § « £ o 'd D if fe re n z a n e l 1 9 0 5 D a lu g li o 1 9 0 5 a tu tt o o tt o . 19 05 D if fe re n z a n e l 19 <

migliaia migliaia migliaia migliaia di lire di lire di lire di lire

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