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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.11 (1884) n.521, 27 aprile

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Anno XI - Voi. XV

Domenica 27 Aprile 1881

N. 521

SU LLE CONVENZIONI F E R R O V IA R IE

Le trattative tra il Governo ed i rappresentanti del gruppo che avrà l’ esercizio della rete Medi - terranea sono adunque terminate con successo, ed è ufficialmente confermato che tanto la convenzione colla rete Adriatica, la quale, come dicemmo, era stata solo in modo preliminare firmata, come quella per la rete Mediterranea furono stese colle volute formalità e quindi dalle narti contraenti sottoscritte.

Tali convenzioni saranno in breve tempo presen­ tate alle C am ere alle quali spetterà pronunciare il voto definitivo; e se non andiamo errati, ragioni di alta convenienza consigliano il Governo a dom andare che il potere legislativo si pronunci sull’ argomento prima che incomincino le vacanze estive. Le Camere hanno dinanzi a loro due mesi di tempo, e a vero dire questo periodo è più che sufficiente a prendere in esame serio e profondo quei contralti perchè il voto possa essere veram ente coscienzioso. Alcuno allega che si tratta di una questione molto complessa e che implica un negozio di grande importanza, e noi non lo neghiamo certamente, ma ci pare erroneo l’ inferirne che due mesi di tempo non sieoo bastanti a prenderne conoscenza; la questione non è nuova; a parte le discussioni che si fecero alla Camera nel Marzo e Giugno 1876, e più tardi in molte occa­ sioni, abbiamo il lavoro della Commissione d’ in­ chiesta la quale ha sviscerato quasi tutti i punti prin­ cipali del complicatissimo problema e ha fornito col­ l’ampia discussione il mezzo per ben com prendere le parti più intime che sono connesse a simili con­ tratti. D ’ altra parte nessuno vorrà seriamente far credere che durante 1’ autunno i m em bri della Ca - mera studino la questione ferroviaria più di quello che possono studiarla nei due mesi che ancora man­ cano per raggiungere Testate.

Ad ogni modo senza entrare qui in una questione, che sarà certo risolta dalla slessa Camera fra pochi giorni col modo con cui accoglierà la presentazione delle convenzioni, ci sia lecito far voti caldissimi perchè quei contratti incontrino la approvazione so l­ lecita del potere legislativo. Lasciando a parte il de­ siderio che abbiamo che i principii economici, che da dieci anni sosteniamo nelle colonne Ae\\’Econo­ mista abbiano tale segnalato trionfo in una parte così considerevole degli interessi naziona'i, sono anche ragioni urgenti di opportunità politica e finanziaria quelle che accrescono in noi il desiderio di una sollecita soluzione della questione. Il bilancio italiano, che ha subito recentem ente tante scosse, ha bisogno di un

equilibrio definitivo che non potrebbe certam ente raggiungere fino a che si trovasse impegnato nel­ l’ ignoto; ed è u n ignoto forse più spaventoso di quello che generalm ente si creda tanto il riordina­ mento della rete attuale, quanto la costruzione delle nuove linee concesse od autorizzate dalla legge. La inettitudine di cui lo Stato dette prova luminosa d u ­ rante quest’ ultimo settennio nell’ am ministrare la più cospicua e più ricca rete italiana, quella d e l ­ l’ Alta Italia; il grosso disavanzo patrimoniale che si è a poco a poco accumulato procrastinando le provviste e le rinnovazioni del m a te r ia le ; la n e c e s ­ sità di nuove ingenti ed urgenti spese, a cui si an­ drebbe incontro se lo Stato dovesse definitivamente diventare esercente delle ferrovie ; i nuovi bisogni che il bilancio è chiamato a soddisfare con qualche sollecitudine ; tutte queste considerazioni varranno senza dubbio di pungolo sensibile per molti rap p re­ sentanti della nazione ad inclinare verso la approva­ zione delle convenzioni. Ed abbiamo ferma fiducia che anche i più scrupolosi e i più incerti troveranno che T on. Genala ha veramente impiegato tutto il suo ingegno e la sua dottrina nello studio della dif­ ficile questione. Che se per una ipotesi, che non auguria m o abbia ad avverarsi per il nostro paese, vi si intromettesse la passione politica e le Camere per questo solo non approvassero le convenzioni, l’o p e ­ ra dell’ on. Ministro non sarà completamente p e r ­ duta ; presto o tardi gli effetti di quelle fatali legai naturali dalla scienza scoperte e determinate, pese­ rebbero sul paese e determ inerebbero la logica e in e ­ vitabile soluzione. L ’ on. Geoala avrà il 'm e rito di aver presentato il problema studiato da nuovi punti di vista, esaminato più profondamente che non sia stato fin ora, e di aver richiamato l’attenzione del P arlam ento e - del paese sopra tanti punti che ri­ guardano le ferrovie intorno ai quali non si è fino ad ora dimostrata da chi ne trattò troppa dottrina. Certo oggi molti saprebbero farsi belli delle penne altrui fingendo di aver sem pre saputo tante cose che per la prima volta ora vengono messe in luce, ma le pubblicazioni che si sono fatte, e, ci si permetta dirlo, le discussioni avvenute nella Camera sono do­ cum enti ¡ quali dimostrano che su alcune parti della questione ferroviaria molti non hanno che s u ­ perficiali cognizioni.

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266 L’ E C O N O M I S T A 27 aprile 1884 anche dagli avversari, hanno quello certamente che

ispira la indiscussa integrità del carattere.

In frattanto crediamo utile esporre pei nostri let­ tori qualche considerazione intorno ai progetti che fra qualche giorno il Ministro presenterà alla Camera. Molte notizie corrono tra quella parte del pubblico che è meglio informata, noi cercherem o di discor­ rere solo di quelle che meglio rispondono alle nostre particolari informazioni poiché notiamo con dispia­ cere, come si lascino, a nostro avviso poco saggia­ mente, circolare tra il pubblico, che vi si appassiona, notizie che mancano di ogni verosimiglianza.

Già nel nostro ultimo num ero abbiamo dati som­ mariamente i punti principali che formano le basi delle convenzioni firmate ed abbiamo veduto, con una compiacenza che non nascondiamo, che la stampa italiana ha accolto quelle nostre informazioni ripor­ tandole e mostrando di apprezzarne I’ esattezza. N oi ringraziamo i nostri confratelli della stampa politica e facciamo voti che nella prossima discussione che si impegnerà sulla questione facendo sacrifizio di ogni passione politica si ispirino soltanto ai veri interessi del paese.

Cerchiamo ora di esporre con qualche larghezza alcuni dei punti principali che formano la base delle convenzioni.

Come si è detto il Ministro Cenala non ha ac­ collo il sistema del canone fisso che era stalo pro­ posto dall’on. Depretis colle convenzioni del 1877; Rammentiamo che con quelle convenzioni il prodotto lordo complessivo delle ferrovie continentali era fis­ sato in ISO milioni così presuntivamente diviso:

alla rete Adriatica di chi). 3727 L. 74,000,000 alla rete Mediterranea di chi]. 3680 L. 76,000,000 Totale L. 150,000,000

S u qesto prodotto lordo le Società avrebbero do ­ vuto pagare allo Stato un canone fisso nella seguente misura

per la rete Adriatica . . . L. 22,650,000 per la rete Mediterranea. . L. 22,350,000 Totale L. 45,000,000

Però questo canone poteva variare sia in aumento sia in diminuzione col rinvilire o col rincarire del carbone, e nel caso in cui il Governo avesse, senza il consenso dell’esercente ordinato la applicazione di tariffe di trasporto inferiori alle tariffe normali sti­ pulate.

È pur noto che paragonate le basi di queste con­ venzioni ai prodotti che si sono avuti nei quattro anni 1876 1879 le Società avrebbero avuto un pro­ dotto lordo complessivo inferiore a quello presunto e siccome avrebbero dovuto pagare il canone fisso, ba­ sato sopra un prodotto lordo che non era l’effettivo, perciò avrebbero esse fatta una perdita, lo Stato un guadagno; e ciò che è più notevole, una delle S o ­ cietà avrebbe avuto un danno effettivo in tutti e quattro gli anni, l’altra nel 1879 avrebbe trovato, dall’aum entarsi del prodotto lordo, un compenso alle perdite del triennio precedente.

Infatti il prodotto lordo per la rete Adriatica che era stato presunto in 74 milioni fu nel

1876 L. di L. 148,883

1-77 » 72,366,689 id. id. » 1,633,311

18'8 » 71,562,262 id. id. » 2,437,738

1879 » 73,992,396 id. id. » 7,604

la perdita totale adunque derivante dalla differenza tra il prodotto lordo presunto e l’effettivo risultava nel qua- triennio di L. 4,227,536 cioè in m edia annuale L, 1,056,884.

Invece la Società Mediterranea il cui prodotto pre­ sunto ascendeva a 76 milioni avrebbe avuto nel quadriennio le seguenti cifre:

1876 L. 74,662,085 quindi nna diff. in meno di L. 1,337,915

1877 » 76,427,469 id. più di » 427,469

1878 » 75,512,714 id. mono di » 487,286

1879 » 80,604,761 id, più di » 4,604,761

nel totale del quadriennio adunque la differenza in più saliva a Lire 5 ,0 32,230 quella in meno in L. 1,825,201 e perciò una differenza nel quadrien­ nio di L. 3,207,029 in più, che dà in media an­ nuale L. 8 0 1 ,5 7 5 in più del previsto.

Osservando poi complessivamente le duo reti per le quali era presupposto un prodotto lordo di 150 mi­ lioni, si vede che effettivamente nei tre primi anni del periodo fu al disotto del presunto: nel 1876 di L. 1,486,798, nel 1877 di L. 1,205,842, nel 1878 di L. 2,925,024, totale nel triennio L. 5 ,6 1 5 ,6 6 4 ; m entre nel quarto anno il prodotto superava i 150 mi­ lioni di L. 4,597,157 e quindi per tutto il periodo rimaneva una inferiorità di L. 1,018,507 che danno una media annuale di L. 255,127 inferiore al presumo.

Bastano questi elementi, ci pare, per mettere in dubbio la ho.ita del sistema di uu canone fisso ap­ plicato ad un paese nel quale il commercio, l’ in­ dustria, la ricchezza pubblica in una parola stanno svolgendosi e possono quindi presentare fenomeni molto oscillanti e spesso inattesi. Nel 1882 il pro­ dotto lordo delle tre reti continentali Alta Italia, Romane e Meridionali, escluse le linee calabresi, fu di L. 1 1 6 ,7 8 0 ,3 7 0 per le prime, di L. 32,712,213 per le seconde, di L. 2 5,206,357 per le u ltim e; perciò un totale di L. 174,698,941 maggiore già di L. 24,698,941 ai 150 milioni di introiti presunti; il che è dovuto, iu parte all’aum ento della rete, in parte anche allo sviluppo del traffico sui 7407 chi­ lometri che erano in esercizio nel 1877 ; nè le for­ mule di compartecipazione graduale oltre un deter­ minato prodotto lordo, rimediano agli inconvenienti di un sistema, il quale, per quanto possa venire in un senso da queste formule corretto, porta sempre con se, nell’altro senso, il germ e di eventuali forti differenze tra il vero ed il presunto.

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27 aprile 1884 L ’ E C O N O M I S T A 267 stradale, dell’ arm am ento metallico di detto argine

e della rinnovazione del materiale mobile occorrente ad assicurare un buon servizio.

Su queste basi calcolate alla stregua delle cifre che sono fornite dagli ultimi anni di esercizio il prodotto lordo attuale, presunto in 2 0 0 milioni, ver­ rebbe diviso in tre parti :

la prima parte rim arrebbe alla Società esercente in correspettivo delle spese di esercizio lasciando ad essa il rischio, o di un guadagno se saprà compiere bene il servizio richiestole con risparmio di spesa, o di una perdita se spendesse più della quota fis­ sata dal contratto ;

la seconda parte sarebbe devoluta ai fondi di ri­ serva per la manutenzione dell’argine stradale, per la rinnovazione della parte metallica dell’ armamento, per la rinnovazione del materiale mobile che si con­ sumasse coll’uso;

la terza parte sarebbe versata nelle Casse dello Stato come suo correspettivo ; il quale correspettivo può giustificarsi o come canone di concessione, o come interesse del capitale che lo Stato ha i m p i e ­ gato nella costruzione delle linee.

Se si deve prestar fede alle voci che corrono, i contratti d’appalto avrebbero convenuto nel rapporto dal 62 al 65 per cento la quota spettante alle So­ cietà per spese di esercizio sui primi 2 0 0 milioni di prodotto lo rd o ; — nel rapporto del 10 per cento il fondo da assegnarsi alla riserva; ed il rimanente, che sarebbe il 27 o 28 per cento, verrebbe allo Stato. Ora se si calcolino in cifre effettive queste cifre proporzionali si scorge che il 27 o 28 p er cento di 200 milioni costituiscono la cifra di 5 4 o 56 mi­ lioni che lo Stato può iscrivere annualm ente nel suo bilancio come prodotto netto assicurato del­ l’esercizio ferroviario. Diciamo assicurato, inquantochè le condizioni affatto particolari della economia pub­ blica in Italia, se lasciano sperare con fondamento in un costante aumento dei traffici, non permettono di presumere una diminuzione; perciò si può rite­ nere che, il prodotto lordo attuale di 200 milioni costituisca, rispetto al periodo che comincerebbe col contratto di esercizio, un minimo che sarà ben pre sto superato. Se notiamo poi che dal 1877 ad oggi la nostra rete ferroviaria continentale si è notevol­ mente sviluppata non possiamo certo mettere a pa­ ragone la cifra di 45 milioni di canone fisso che era stato presunta nelle convenzioni 1877 con quella dei 5 4 o 56 milioni di minima compartecipazione che sarebbe stata stipulata dall’ onorevole C e n a la ; ma possiamo am mettere l’ ipotesi, nel caso nostro non vantaggiosa al confronto che vogliamo fere, che cioè i 272 chilometri di nuove linee apertesi dal 1877 al 1882 abbiano dato e dieno un eguale proporzio­ nale prodotto ai 7407 che esistevano nel 1877. Avremo allora che se i 7407 chilometri dovevano dare un prodotto lordo presunto di 150 milioni, i 7679 dovrebbero dare poco più di 155 m ilioni; e se da 150 milioni di presunto prodotto lordo si domandavano 45 milioni di canone fisso, da 155 se ne dovrebbero chiedere poco più di 46, m entre colle convenzioni Geriala verrebbe assicurato un incasso minimo da 5 4 a 56 milioni. E rifacendo il calcolo senza tener conto dei chilometri, ma solo del prodotto lordo presunto, si avrebbe: che se da 150 milioni di p r o ­ dotto lordo si domandavano 45 milioni, da 200 m i­ lioni si dovrebbero richiedere 60 milioni, il che po­ trebbe lasciar credere che la compartecipazione sti­

pulata dall’ onor. Genala sia inferiore, nel risultato, al canone fisso che era stato convenuto dall’ onorevole Depretis nelle convenzioni 1877. Ma questa ded u ­ zione sarebbe evidentemente erronea. Infatti abbiamo detto che il prodotto lordo viene diviso in tre parti, una delle quali, che si afferma essere del 10 per cento, passa a costituire i fondi di riserva per la manutenzione dell’argine stradale, per la rinnova­ zione dell’armamento, per la rinnovazione del m a ­ teriale mobile e per correspettivo dell’ uso di detto materiale.

Quasi tutte queste spese colle convenzioni D e - pretis 1877 incombevano allo Stato, che si a s s u ­ meva le spese per ampliamento dell’argine stradale, per impianto di nuove stazioni, per raddoppiamento od aggiunta di binari, ec. ; per aum ento di m a te ­ riale mobile, per riparazioni ai guasti cagionati alle linee da forza maggiore, e per interessi su 2 0 0 m i­ lioni versati in correspettivo del materiale mobile di cui si cedeva l’uso ; è naturale quindi che lo Stato dovesse stanziare in bilancio annualm ente le somm e necessarie a provvedere a tali spese, e quindi la som m a stanziata debba difalcarsi dai 45 milioni di canone fisso. Ma colle convenzioni Genala a queste spese lo Stato non provvede colla sua quota di c o m ­ partecipazione , bensì vi provvedono i fondi di ri­ serva i quali non rappresentano altro se non che u n ’ altra quota a favore dello S tato , la qualo però ha una particolare designazione, quella cioè di p ro v ­ vedere a certe spese che in caso diverso aggrave­ rebbero il bilancio. Se pertanto il fondo di riserva è, per i primi 2 0 0 milioni di prodotto lordo, del 10 per cento, vi sono altri 2 0 milioni che bisogna a g ­ giungere al bilancio dello Stato, cioè i 5 4 od i 56 di entrata ed i 20 di minori uscite, un totale a d u n ­ que di 7 4 a 76 milioni, il quale ci rappresenterebbe u n notevolissimo vantaggio sul reddito che era stato presunto colle convenzioni precedenti.

Ma non basta: se analizziamo le quote quali si af­ fermano convenute per quella parte di prodotto lordo che supera i 200 milioni di prodotto iniziale, tr o ­ viamo ulteriori vantaggi degni della massima atten­ zione. Le convenzioni Depretis portavano che lo Stato ricevesse un partecipazione del 42 per cento sul prodotto lordo eccedente i 150 milioni, il che avrebbe portato — ammessi i 2 0 0 milioni di prodotto lo rdo— da 45 a 66 milioni la entrata dello Stato, Ora senza dare qui minuti ragguagli sulle quote in cui viene diviso il prodotto lordo al di là dei 200 m i ­ lioni di prodotto in iz ia le , crediamo di non andare errati affermando che lo Stato tra la propria quota e quella che gli viene assegnata per fondo di riserva avrebbe non il 42 ma il 44 per cento del prodotto eccedente i 2 0 0 milioni, ed anzi quando questa ec­ cedenza superasse i 1 0 0 milioni vi sarebbe una non lieve percentuale a diminuzione delle tariffe.

Riassum endo pertanto le cose anzidette ncdla co­ moda e chiara forma dei paragrafi si avrebbe :

1. * Che il prodotto lordo, di un minimo presunto di 200 milioni, verrebbe diviso in tre parti, di cui una quota, che starebbe tra il 62 ed il 63 per cento, v errebbe lasciata alla Società in correspettivo delle spese di esercizio; u n ’altra quota che affermasi del 10 per cento anderebbe versata nei fondi di riserva ed a correspettivo del capitale versato per l’acquisto del materiale m ob ile; una terza quota di circa il 27 o 28 per cento sarebbe versata allo Stato.

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268 L ’ E C O N O M I S T A 27 aprile 1884 Stato un minimo di entrata effettiva da 54 a 56 mi­

lioni; a cui si aggiunge un vantaggio di altri 20 mi­ lioni per minori spese a cui provvedono i fondi di riserva.

5.° Che sul prodotto lordo eccedente i 200 mi­ lioni lo Stato tra la quota propria e quella dei fondi di riserva avrebbe una compartecipazione del 44 0/0.

4. ° Che tali condizioni sono effettivamente mi­ gliori di quelle che erano state stipulate nel 1877.

5 . ° Che sarebbe mantenuta la compartecipazione alla metà del prodotto netto quando oltrepassasse la misura del 7 1 /2 per cento come era stipulato nelle convenzioni Depretis.

Dal lato finanziario, che è l’importantissimo, cre­ diamo che sia degno di approvazione simile con­ tratto il quale assicura allo Stato una entrata annua, lo solleva completamente da qualsiasi spesa ordi­ naria , straordinaria od eventuale per la m anuten­ zione dell’argine stradale e provvede anche , senza bisogno di spesa, agli aumenti che lo sviluppo del traffico rendesse necessari sia nella rete sia nel m a­ teriale mobile.

Ci proponiamo nel prossimo num ero di svolgere altri punti che riguardano questo importante argo­ m e nto; quanto però abbia som m ariam ente qui esposto sopra una sola parte della questione, quella finan­ ziaria, convincerà tutti che il problema era molto arduo e che gli studi fatti per scioglierlo avevano u n giustificato motivo. Cosi non si fossero perduti inutilmente, dal 1876 al 1883, quasi sette anni.

LA SOSPENSIONE DEI PAGAMENTI

d e lla B a n ca p o p o la r e d i B ie lla

Nel nostro u !timo num ero abbiamo dato la notizia, alla quale per qualche giorno abbiamo stentato a prestar fede, della sospensione dei pagamenti della così detta Banca popolare di Biella. Le ragioni che si diceva avessero spinto quell’ istituto a prendere una tale deliberazione ci sem bravano cosi enormi, che temevamo di essere stati male informati. Ma pur troppo quanto ci veniva scritto da diverse parti è vero ! Un piccolo istituto, di cui il capitale e la riserva superavano di poco le 300 mila lire e di cui i depositi raggiungevano appena una somma eguale, con una cifra non piccola di sofferenze aveva avuto il coraggio di im prestare oltre un milione a pochi industriali, dimenticandosi che, non fosse altro, il nom e che porta gli faceva uno stretto dovere di mantenersi nei suoi fidi in limiti molto più mo - desti e di non farsi accecare dal desiderio di con­ cludere affari colossali.

È inutile che noi ripetiamo adesso ciò che pensiamo intorno a questi istituti chiamati a torto di credito popolare e che moltiplicandosi con una certa larghezza nel nostro paese hanno pure pro­ dotto e potranno produrre anche in seguito, q u a n ­ do siano bene amministrati, effetti molto benefici sul piccolo commercio e sulla piccola borghesia. Di popolare, per chi legga con attenzione i loro statuti, non hanno che il nome e le apparenze, non .già il modo di agire. E quando dopo avere letto i bilanci e le relazioni annue della maggior parte di essi, ci vien fatto di gettare gli occhi sopra

quelle relazioni che in nome dell’associazione delle Banche stesse vengono lette quasi ogni anno nei congressi dall’egregio Luzzatti, benemerito promotore ed instancabile diffonditore di questi istituti, restiamo colpiti dalla manifesta contraddizione fra le parole ed i fatti. Siccome non dubitiamo delle buone inte n­ zioni di nessuno, ci duole dell’ illusione alla quale sono in preda i propugnatori di questa specie di Banche, e siamo certi che essi gioverebbero molto più al paese qualora si facessero un idea più esatta dell’opera, del resto utilissima, alla quale con tanto zelo ed abnegazione si sono dedi cati. E questo basti almeno per o r a ; non Me ìocus !

Tornando alla Banca di Biella, esponiamo prima di tutto brevemente un poco di storia. P er la sospen­ sione dei pagamenti, avvenuta or sono poche setti­ mane, delle due ditte biellesi Antonio Bozzalla e figlio e Albino Bozzalla, con le quali notoriamente la Banca di Biella era largamente legata in rapporti di affari, i correntisti accorsero a ritirare i propri depositi e costrinsero la Banca ad una prima sospensione. F u subito convocata 1’ assemblea generale, che dette un voto di sfiducia al consiglio, perchè ci si dice resultasse per operazioni sue proprie indebitato verso la Banca per somma non indifferente, e perchè le sole due ditte sopra nominate erano in debito di oltre 600 mila lire. — Dimessosi il vecchio consiglio ne fu subito nominato u n altro, composto, a quanto si dice, di persone stimabilissime e tanto desiderose di ridare nuova vita al vacillante istituto che si i m ­ pegnarono personalmente per circa 300 mila lire.

Malgrado ciò, vista la impossibilità di uscire da tale situazione, il nuovo consiglio deliberò n u o v a ­ mente di sospendere i pagamenti, chiedendo al tri­ bunale una moratoria di sei mesi, che fu tosto a c ­ cordala. Vogliamo credere che a termini degli a r ­ ticoli 819 a 827 del nostro codice di Commercio il tribunale non si sia pronunziato se non con la si­ curezza che l’ attivo della Banca superi il passivo; ma pur troppo l’esperienza ci insegna che la nostra possa essere solo una speranza platonica, e intanto si teme che questa m isura possa cagionare un certo danno sia a! Lanificio Biellese nato poco vitale sulla rovina delle due ditte Bozzalla, sia alle num erose case sorrette unicamente dalla Banca popolare di Biella.

A queste brevi notizie non vogliamo aggiungerne altre, per non intralciare l’opera dei principali inte­ ressati, i quali ci si dice vogliono escogitare una com ­ binazione che riesca a salvare se non la Banca (che se perderà il suo capitale non avrà che da incol­ parne sè stessa) almeno i suoi creditori. E noi de­ sideriamo vivamente che si raggiunga questo intento, e che si eviti un fallimento che riescirebbe non solo dannoso a chi vi è interessato direttamente, ma an­ che alle altre Banche consorelle per il discre­ dito e la sfiducia che si ripercuotono sem pre in questi casi su tutti gli istituti congeneri, anche senza loro colpa. Facciamo voti perchè la Commissione nominata a M dano dagli interessati riesca a sbro­ gliare questa intricata matassa e, se è possibile, faccia in modo che chi ha rotto paghi : sarà certo un esempio salutare.

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L ’ E C O N O M I S T A 269

27 aprile 1884

della sua influenza e individuale e come presidente dell’ Associazione fra le Banche popolari per im p e ­ dire una catastrofe.

Noi non conosciamo bene lo scopo e 1’ opera di questa associazione, ma vogliamo sperare che la sua esistenza miri un poco più in alto che a ordinare congressi, che come tutti i congressi lasciano il tempo che trovano, o a imbandire banchetti, nei quali si possono bensì pronunziare splendidi discorsi o b rin ­ disi affettuosi, ma non discutere utilmente gli in te­ ressi dei consociati. E siamo certi che gli egregi componenti il comitato, persone sotto tutti i rispetti commendevolissime hanno coscienza della loro r e ­ sponsabilità morale e vorranno esercitare efficace­ mente la loro azione.

P er ultim o ci rivolgiamo anche al governo e ciò sembrerà strano in noi, ai quali l’ ingerenza gover­ nativa dà noia più che il fumo agli occhi. Ma è appunto per questa ragione che ci indirizziamo a lui. Ci dicono che l’anno decorso il Ministero de­ cretasse una medaglia d’oro alla Banca Biellese, e questa onorificenza, data certo senza malizia e forse col solo scopo di collocare una delle medaglie d i­ sponibili, fece nascere in molti la persuasione d ie la Banca Biellese fosse un modello di Banca popo­ lare e che riguardo alle sue operazioni fosse pro­ prio il caso di dormire fra due guanciali.

Ora a poco gioverebbe di chiudere la stalla dopo che ne sono scappati i buoi ; ma forse sarebbe il caso u n ’altra volta, prima di dare un ’altra medaglia, fosse pure di bronzo, ad una banca popolare, di nominare uiia commissione, composta almeno di sei commendatori, per vedere, aIl’ingrosso, se la onori­ ficenza non possa riuscire di danno a nessuno.

L ì I t f S I lT I lM BEL DAZIO

a l i esportazione c/egll zuccheri rafpnati.

il.

È d’uopo anzitutto riconoscere che non volendosi dal nostro Governo accordare all’ atto dell’ esporta­ zione dello zucchero raffinato la restituzione dell’ele­ vatissimo dazio pagato all’introduzione del greggio; nè consentendosi del pari l’ammissione in tem pora­ nea esenzione (come pure equità e parità di tratta­ mento usato con altre industrie richiederebbe), di fronte alle restituzioni tem porarie esenzioni e premi accordati alle raffinerie del Belgio, della Francia, della Germania e sopratutto dell’A ustria-U ngheria, i raffinatori italiani sono costretti a limitare le loro operazioni commerciali al solo mercato italiano, tr a ­ ducendosi l’attuale incompleto e poco giusto regim e in un divieto, in una indiretta proibizione di espor­ tare i loro prodotti sugli esteri mercati.

La statistica del commercio speciale di im p o rta­ zione e di esportazione dal 1° gennaio al 51 d icem ­ bre 1883 ci dà una importazione di raffinati esteri di Q. 147,493 nel 1883 di fronte a Q. 192,292 nel 1882 e quindi una diminuzione di Q. 44,797 e pello zucchero greggio Q. 778,919 nel 1883 di fronte a Q. 615,867 nel 1882 e quindi un aum ento di Q. 163,032 in un solo anno. Q uanto all’esportazione, così del greggio, come del raffinato la statistica segna zero.

Ora, am mettendo pure di esaminare 1’ equità di una disposizione, che impedisce u n ram o di traffico da altri Governi troppo favorito, egli è fuori di d u b ­ bio, che quando venisse conceduta la introduzione in temporanea esenzione dello zucchero greggio, avviato alle raffinerie con dichiarazione di esportazione, previo proporzionato calcolo del rendimento, fatto con le op­ portune cautele, la importazione dello zucchero g re g ­ gio si accrescerebbe in proporzioni ragguardevoli, e non tarderebbe a superare il milione.di quintali, e andrebbe in seguito gradatam ente accrescendosi con profitto delle finanze, dell'Industria manifatturiera e del commercio.

Quando in seguito alle indicate concessioni, si conseguisse un aum ento nella introduzione dello zuc­ chero greggio e nella produzione del raffinato, ne ricaverebbero ragguardevoli ed indubitabili vantaggi:

1° La marina mercantile nazionale ed estera per l’accresciuta quantità di merce greggia che si importerebbe nello Stato, tenuto calcolo che nel 488 2 la bandiera nazionale trasportò 145 ,0 0 0 circa quintali di zucchero greggio e la bandiera estera quintali 2 0 0 ,0 0 0 c i r c a . 1)

2 ° L’ erario, il quale in proporzione dell’ a u ­ mentata importazione per via di mare, che richiede­ rebbe maggior num ero di navi, verreb b e a percepire un maggior provento per riscossione di diritti m a ­ rittimi d’ogni specie, che esso elìettuerebbe, così dai bastimenti nazionali, come dagli esteri.

3° Gli operai addetti allo sbarco delle m erci nel porto, accrescendosi la quantità della merce sulla quale essi operano.

4° Le ferrovie, le quali trasporterebbero m a g ­ giori quantità di questo prodotto giunto per via di terra e per via di mare. Il trasporto dello zucchero greggio fatto per via di terra, e quindi per ferrovia ascese nel 4882 a Q. 273,000 circa, sui 61 8 ,0 0 0 quintali in quell’ anno importati.

5° Le raffinerie e quanti, dal capitalista all’im­ piegato ed addetti ad industrie affini od accessòrie, sono in esse interessati; contribuendo ciascun di essi in proporzione deH’accresciuto guadagno di pubblici proventi, dovendosi p er l’accresciuto lavoro a u m e n ­ tare il n u m e ro degli impiegati, degli operai, ecc.

6° Ancora Io S f a t o ; perchè in proporzione del- i’accresciuta introduzione dello zucchero greggio, e della esportazione del raffinato, l’Agente delle tasse colpirebbe il maggior proporzionato reddito, ottenendo u n maggior provento dalla tassa di ricchezza mobile imposta alle Società di raffinazione, in cagione dello zucchero introdotto.

7° Nuovamente le ferrovie pel trasporto, ed ancora gli operai per lo scarico da vagoni ed i m ­ barco sulle navi del prodotto raffinato.

8° Ancora la marina mercantile, tanto n a z io ­ nale che estera pel trasporto di partite di zucchero raffinato, concorrendo a migliorare le condizioni dei porti nazionali, attualmente tanto depresse per m a n ­ canza di nolo d’uscita; nel che il G overno avrebbe sem pre il vantaggio d’un maggior ricavo dai diritti marittimi d’ogni specie.

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270 L ’ E C O N O M I S T A 27 aprile 1884 9° La circolazione monetaria nazionale ed in

generale il troppo esiguo nostro commercio. L ’accresciuta esportazione creerebbe all’estero cre­ diti a favore dei commercianti nazionali, consentendo così di saldare più facilmente i debiti deile nostre importazioni, senza dover mandare all’estero, o quanto meno, mandandovi in minore quantità il num erario ; rendendo così più normale e regolare la circola­ zione metallica interna.

10° Una quantità di industriali nazionali addetti a lavorazioni accessorie quali sarebbero:

A) 1 costruttori meccanici e fonditori ; B) I fabbricanti di tele per sacchi ; di carta per imballaggi, di barili e botti per lo zucchero da esportarsi in lontani paesi ;

C) I fabbricanti di nero animale e di sangue cristallizzato;

D) Gli agricoltori, per i concimi efficacissimi che si ritraggono dai residui di lavorazione delle raf­ finerie :

E) I fabbricanti di cinghie per le trasmissioni; F) I costruttori d’ ¡strumenti di precisione per le operazioni chimiche occorrenti e p er tutti gli og­ getti accessori di laboratorio.

(?) Infine ne ricaverebbero vantaggio altre pic­ cole industrie, come, falegnami, fabbri, ottonai, eco. che debbono prestare opera assidua per una q u a n ­ tità di lavori, i quali aum entano in proporzione del­ l’entità della produzione delle raffinerie.

P e r quanto poi in particolar modo riguarda il la­ voro delle raffinerie nazionali, è duopo por mente al fatto, come le attuali condizioni tecnico-economiche di questa industria, esigono l’impianto di opifizi co­ lossali, corredati di potenti, perfetti e quindi costosi meccanismi ed apparati; dovendosi procurare di su­ perare, se è possibile, o quanto meno sotto questo aspetto, uguagliare, le più recenti e più perfette raf­ finerie estere. La produzione su di larghe proporzioni, è una delle condizioni indeclinabili di vita di questa industria, nella quale le piccole officine fornite di ristretti mezzi di azione, tendono inevitabilmente a scomparire. Ma nei grandi opifìzi, ed in particolar modo in questi, nei quali si iianno apparecchi ca­ paci per lavorare 1S 00 quintali di zucchero greggio al giorno, e si hanno da 8 0 0 a 1000 operai, condi­ zione prima di un buon esercizio si è, che tutti gli apparecchi ed i grandi meccanismi (tranne quelli di rispetto, per le occorrenti eventualità) non rim an­ gano mai inoperosi, ma tutti invece sien posti in opera, nella loro completa potenzialità, di guisa che il prodotto, sia proporzionatamente ragguagliato ai larghi mezzi che si possedono per elaborarlo.

Quando veram ente ogni parte dell’ opifìzio è messo a proporzionale contributo nell’ incessante lavoro delle raffinerie, in allora ciascun meccanismo ed apparee cbio, concorre opportunam ente a pagare il proprio fondo di am m ortam ento e a d ar luogo ad un con­ veniente profitto.

Se invece in questi opifìzi, che come si è detto, per indeclinabile necessità debbono essere di pro­ porzioni grandiose, molti di questi arnesi, non con­ corrono norm alm ente in qualche parte dell’ anno ad una completa lavorazione, gl’ interessi del capitale impiegato ed il fondo di ammortizzo ad essi rispon­ dente, viene a grav a re su di una parte più piccola del prodotto, e si ha quindi u n aggravio ed un danno.

Questa industria però, non godendo come tutte le

altre, del benefìzio della m aggior elasticità delle ope­ razioni, consentita dalle alternative del duplice m er­ cato, e dovendo invece restringere le sue operazioni di smercio al solo mercato interno, in vista di pos­ sibili ingorghi, di crisi, di concorrenze estere favo­ rite da premi, deve forzatamente e per norm a di ragionevole prudenza, mantenersi in limiti di lavoro molto più ristretti di quelli consentiti dalla sua po­ tenzialità economica di produzione; tanto più che il raffinato, tenuto troppo a lungo in magazzino, oltre il capitale improduttivo che rappresenta, va soggetto a cali ed altri inconvenienti che spesso ne esigono la rifondila.

Attualmente le raffinerie nazionali non producono disgraziatamente, neppure la metà di quello che la potenza dei loro mezzi consentirebbe; il chè per le ragioni svolte, costituisce una difficoltà finanziaria per le Società che I’ esercitano, oltre al danno che ne risente la produzione generale del paese. Quando invece, mediante u n ’ equa valutazione dello zucchero cristallizzabile estrattibile dal greggio introdotto in esenzione temporanea (sia pure per u n termine r i ­ stretto di tempo e per soli due mesi se ciò si crede conveniente) la produzione dei nostri Stabilimenti potrebbe essere duplicata, portata cioè al suo com­ pleto grado di potenzialità produttiva, (obbiettivo questo ragionevolissimo d’ ogni qualunque grandioso stabilimento industriale) arrecando al tempo stesso alla marina mercantile, alle ferrovie, al Governo ed agli operai, tutti quei vantaggi che si sono altrove analiticamente indicati.

Consentita che fosse alle raffinerie nazionali la possibilità di esportare i loro prodotti, si potrebbe dall’ industria nazionale tener fronte al prodotto si­ miliare estero, su parecchi mercati e particolarmente su quelli del Levante, delle Indie, del S ud America, e persino, in alcuni periodi dell’ anno, su quelli della stessa Inghilterra, con un m argine che oscilla da 9 a IO lire per quintale Q.

I raffinatori nazionali, abbastanza cogniti nelle po­ sitive condizioni commerciali, nutrono fondala fiducia, di poter su vari mercati, sostene-e nello spaccio dei zuccheri raffinàti 1’ estera concorrenza, per le seguenti ragioni :

4° Gli stabilimenti di raffinatura nazionale di zuccheri sono modernissimi con meccanismi per­ fetti ed organati su vaste proporzioni, quali si pos­ sono avere in qualsiasi più recente e perfetto sta ­ bilimento che si abbia all’ estero.

2° I salari sono in media nelle raffinerie ita­ liane più moderati che non nelle raffinerie estere. Il nostro intelligente, solerte e paziente operaio, quando non sia guasto da malevoli suggestioni, non ha esigenze soverchie, ed è laborioso e docile; qua­ lità queste, che lo fanno ricercare dagli industriali esteri ed odiare dagli operai forestieri, che ravvisano in lui, per le qualità che possiede, un formidabile concorrente.

') La esportazione dei raffinati ascese nel 1879 alle seguenti cifre per le fraiudicate nazioni:

Francia... .. . Tonn. 144,000 (cifre tonde)

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27 aprile 1884 L ’ E C O N O M I S T A 271 5° Co spirito di risparmio e 1’ attenta cura di

evitare spese inutili dominano in ogni ramo dell' in­ dustria italiana. Invero gli industriali italiani sono convinti, che solo con la parsimonia, il buon ordine, 1’ esattezza, la somma attenzione anche alle piccole cose, ed utilizzando qualsivoglia residuo o cascame, possono mettersi in condizione di partecipare almeno in una competente porzione a lucri conseguiti dai ricchi industriali esteri, i quali non sempre curano queste parziali, ma considerate complessivamente, pur ragguardevoli economie.

4° Lo avere a disposizione della lavorazione, un’ ora di luce diurna in più, di quello non abbiano le nazioni nordiche, vantaggio non ¡spregevole, sia per la maggiore esattezza del lavoro, come per la minor spesa richiesta dall’ illuminazione.

5° Possibilità di giovarsi di noli di uscita al massimo buon mercato, stante la grande quantità di bastimenti che disgraziatamente salpano vuoti dai nostri porti e sono quindi disposti a trasportare qualsivoglia merce a prezzi minimi.

6° In ultimo, quando pure il guadagno conse­ guilo con la esportazione degli zuccheri raffinati fosse minino, le raffinerie nazionali avrebbero pur sempre interesse a profittarne, per dare il massimo slancio a tutta la produzione, sfruttando I’ intera potenzialità dei loro stabilimenti, ed evitando di tener per troppo tempo un grande deposito di merce soggetta a calo e deperimento.

L’ Italia ed in particolar modo la Liguria, hanno nella loro sfera d’ azione commerciale alcuni spe­ ciali mercati, nei quali, purché il dazio imposto sul greggio cessi di gravare sul raffinato, anche per la maggior bontà e perfezione del prodotto, non temono la concorrenza, per quanto essa sia in mille maniere da alcuni Governi esteri favorita. Ad ogni modo, la possibilità di esportare occorrendo, fosse pure con lieve perdita, è un grande elemento di tranquillità per una industria, nella quale il lavoro incessante ed eseguito in grandi proporzioni, sono elementi i n ­ declinabili di vita.

1 timori nutriti a questo riguardo dall’ Ammini­ strazione finanziaria, supponendo che per avventura la Raffineria Italiana non riesca ad aprirsi un varco attraverso la concorrenza estera, sono in gran parte infondati od esagerati.

Si sgravi del dazio lo zucchero che non si con­ suma in paese, lo si prosciolga dalla tassa che il Parlam ento impose sul consumo, e poi si vedrà se il raffinatore italiano saprà o no con questo prodotto prendere una parte — sia pure modesta, — all’ ap- provigionamento di esteri mercati. Del quale fatto, d’ altronde indubitabile, i’ industria nazionale avrebbe a buon diritto motivo di andar lieta, come di splen­ dida vittoria economica, e ciò anche quando i g u a ­ dagni fossero da principio limitati, e lo sviluppo deir esportazione procedesse piuttosto lento.

L ’ unica obbiezione che in proposito si può muo­ vere dall’ Amministrazione doganale italiana, per di­ lazionare un favore, che mirando al postutto alla legittima esportazione dei prodotti di u n ’ industria, potrebbe anche dirsi un diritto, sarebbe quella già altra volta affacciata della apparente difficoltà che si incontra nell’ accertamento preciso della quantità di zucchero cristallizzabile, estrattibile da una determinata quantità di zucchero greggio introdotto in temporanea esenzione di dazio. Si teme che le raffinerie nazionali possano speculare sulla differenza fra il rendimento

probabile,calcolato dall’autorità,ed il rendimento reale, quello cioè effettivamente conseguito nella raffinazione. Si teme insomma, che pur non avendo elementi di guadagno, esportando i proprii prodotti all’ estero, la raffineria nazionale miri a speculare a carico della finanza. Tali supposizioni e timori in parte giusti­ ficati dalla storia di quanto accadde nel tempo tra­ scorso in altri Stati e dalle tolleranze che ancora si usano da alcuni Governi, a riguardo delle raffinerie del loro paese, sono più apparenti che reali ; per non dire assolutamente infondati ed insussistenti per una oculata amministrazione doganale che non voglia essere ingannata.

I grandi perfezionamenti e le semplificazioni i n ­ trodotti nel saccarimetro, nel modo di adoperarlo o nei metodi di analisi dello zucchero, consentono di potere oggidì con tutta sicurezza affermare, che q u a­ lunque frode si volesse in proposito tentare, sarebbe infallantemente scoperta e repressa, oltreché con le consuete punizioni regolam entari, quando ne fosse il caso, anche col ritiro del conceduto favore della importazione temporanea.

( Continua) Iacopo Virgilio

ER R A TA . — Nel lo a rt. a pag. 255 dove è detto la D ogana ita ­ lia n a s e g u ìn e l passato 1’ anione di u n a poco giustificata t k n d e n z a, leggi invece s u b ì e r it r o s ia.

RIVISTA DELLA STAMPA

SULLA QUESTIONE FERROVI ARI A

Mai come nella settimana passata la materia per questa nostra rassegna ci ha fatto difetto.

Infatti alla attenzione dei nostri lettori possiamo oggi segnalare soltanto una serie di articoli, nei quali la Gazzetta del Popolo di Torino esaminando più specialmente la questione degli accessi al Gottardo dal punto di vista degli intei-essi del Piemonte, sostiene a spada tratta che l’esercizio di tutte le linee di accesso al Gottardo deve essere esclusivamente affidato alla So­ cietà appaitatrice della rete Mediterranea. Fra i molti argomenti che adduce a questo proposito, e che in sostanza sono quelli già detti e ripetuti da tanti altri, la Gazzetta del Popolo si diffonde più specialmente a dimostrare che ammettendo la Società Adriatica ad esercitare la Milano-Chiasso, quella Società d’ac­ cordo colla Gothard-Bahn creerebbero una concor­ renza artificiale alla linea del Cenisio, sulla quale il traffico verrebbe mano a mano a diminuire, mentre d’altra parte le Società francesi per combattere la concorrenza delle ferrovie tedesche e svizzere si ri­ volgerebbero a favorire la linea di Ventimiglia, e cosi lo scopo dell’apertura del Cenisio rimarrebbe in gran parte frustrato e Torino e tutto il Piemonte si troverebbero messi fuori da ambe le parti. La

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piut-272 L ’ E C O N O M I S T A 27 aprile 1884

tosto dannosa che utile a quella cittì, perché la So­ cietà Adriatica, nel traffico col Gottardo potrebbe essere naturalmente portata a favorire i porti più lon­ tani come Ancona, Bari e Brindisi per duplicare, o tri­ plicare anche là percorrenza sulle proprie linee. Con­ clude quindi la Gazzetta del Popolo, che o bisogna preferire come essa vorrebbe la divisione trasversale delle nostre reti, o adottando la divisione longitudi­ nale concedere l’esclusivo esercizio delle linee di ac­ cesso al_ Gottardo alla sola rete Mediterranea.

Alcuni periodici si limitano a riferire il tenore delle deliberazioni prese da comizi tenuti nelle varie città che si credono più o meno direttamente interessate nella quistione della Milano-Chiasso, o dalle rappre­ sentanze comunali delle città stesse, come ad esem­ pio quelle di Torino e di Bergamo. Altri poi si diffon­ dono in previsioni ed apprezzamenti, sulla attitudine che assumerà il Parlamento quando sarà chiamato a discutere le convenzioni ferroviarie e sull’esito pro­ babile di tale discussione. Altri finalmente conten­ gono^ notizie più o meno particolareggiate sulle con­ venzioni stesse, e nella maggior parte riprodotte da quelle pubblicate da noi. Ma di tutto ciò non occorre parlare, come di cose che non rientrano nel campo di questa nostra rassegna.

LA SITUAZIONE DEL TESORO

a l 31 m a r z o 1884

I risultali del conto del Tesoro al 51 marzo 4884 erano i seguenti :

A i t i v o :

Pondi di Cassa alla scadenza

déll’eser-ciz.io 1883. . ._ ... L. 596,582,000 Crediti di Tesoreria alla scadenza del­

l’esercizio 1883... » 69,000,000 Incassi a tutto mar. 3884,entrata ord. « 291,821,000

ld. id. id. straord. » 46,922,000

Debiti di Tesoreria al 31 mar. 1884. 540,286,000 L. 1,544,614¡000

P a s s i v o :

Debiti di Tesoreria alla sead.del 1883 L. 562,469,000 Pagamenti a tutto marzo 1884. . . » 299,393,000 Crediti di Tesor. al 31 marzo 1884 . » 132,284,000 Fondi di Cassa al 31 marzo 1884. . » 550,502,000

L. 1,544,614,000

Gli incassi del mese di marzo am montarono a lire 1 0 1 ,2 44,000, e sono maggiori di lire 3 0,709,000 a quelli del mese di marzo 48 8 5 ; unendovi quelli di gennaio e febbraio, abbiamo lire 3 5 8 ,7 4 4 ,0 0 0 col- Taurnemo di lire 62,314,000.

Le Partite di giro segnano un anni, di L. 4,245,000, derivante dal versamento in conto dei fìtti di beni demaniali destinati in uso od in servizio di am m i­ nistrazioni governative, e che nell’ anno decorso fu effettuato nel maggio.

Il maggiore incasso di L. 6 ,3 0 6 ,0 0 0 ai Capitoli aggiunti rappresenta per L. 4 ,2 8 2 ,0 0 0 il prezzo di beni demaniali venduti da tener luogo del prodotto delle due ultime serie di obbligazioni autorizzate colle leggi 8 dicembre 4 8 7 8 e 5 luglio 4 8 8 2 , ma non più em e sse : e p er lire 5 ,0 24,000 gli interessi per l’impiego temporaneo del prodotto delle vendite di beni demaniali in conseguenza dell’art. 47 della con­ venzione 54 ottobre 4864.

F igura pure per un aumento di lire, 40,64 1,000 nel capitolo Costruzione di strade ferrate, prove­ niente dal prodotto di alienazione di rendita conso­ lidata per la costruzione di ferrovie.

Vi è poi un incasso di lire 1 4,088,000 al capitolo Tabacchi, che non figurava nel marzo 188 3 e che rappresenta il prodotto della vendita del monopollo.

Abbiamo una diminuzione di lire 3 ,7 1 5 ,0 0 0 al ca­ pitolo Tassa sulla macinazione del grano, derivante dalla totale abolizione della tassa sul macinato.

Al capitolo Strade ferrate di proprietà dello Stato, abbiamo una diminuzione di L. 2,092,000 in conto prodotti ; ma questa diminuzione è compensata dal maggior versamento avutosi nei mesi di gennaio e febbraio di quest’anno, in confronto ai minori veri­ ficatisi negli stessi mesi del 4885.

! pagamenti verificatisi presso leTesorerie del regno ammontarono nefio scorso mese a L. 116,600,000', in aum ento di lire 564 ,0 0 0 sul mese corrispondente del 4 ‘ 85 e nel primo trim estre 4884 ammontarono a L. 299,3 9 3 ,0 0 0 con lire 33,4 2 2 ,0 0 0 di aumento sul primo trimestre del 4883.

1 Ministeri che segnano una diminuzione nella spesa sono: Tesoro, 18,445,000, Finanze 3,359,000; Grazia e giustizia, 5 7 ,0 0 0 ; Affari esteri, 4 6 4 ,0 0 0 ; Pubblica istruzione, 14,000. Interno, 5 5 3 ,0 0 0 lire.

A umentarono invece: Lavori pubblici, 12,550,000; Guerra, 3 ,6 8 4 ,0 0 0 ; M arina, 5 ,7 6 5 ,0 0 0 ; Agricoltura e commercio, 200 ,0 0 0 lire.

Passeremo ora a paragonare alcune cifre degli in­ cassi del mese di marzo scorso col bilancio preven­ tivato dal 1° gennaio al 50 giugno 4884.

Le entrate come già sappiamo sono preventivate in L. 6 6 9 ,6 8 9 ,7 0 1 .3 7 che divise per sei, poiché il bilancio è semestrale, danno L. 116,614,950 al mese. A risparmio di spazio e perchè i nostri lettori pos­ sano vedere a colpo d ’occhio le diminuzioni e gli aumenti riassumeremo in prospetto le cifre delle e n ­ trate e delle spese raffrontate col respettivo pre­ ventivo

Entrata

Redditi patrim o n iali... L. Tasse in am m inistrazione della D ir. Gen. del Dem anio... T assa sul prodotto del movi­

m ento a grande e piccola ve lo c ità ... D iritti delle L egazioni e dei

C onsolati a ll’e s t e r o ... T assa sulla fabbricazione degli

sp iriti, b irra, ecc... Dogane e d iritti m a rittim i.... D azi in tern i di consumo. . . . T a b a c ch i... Sali . . . ... ... L o t to ... P o s te ... ... T elegrafi... Strade ferrate dello Stato . . . . S ervizi d iv e rs i... sesto della somma p rev en ti­ v a ta incassi nel marzo 2,081,433 1,491,242 13,335,000 12,834,845 1,367,658 1,187,162 88, 333. 89,170 598, 333, 624. U16, 716. 041, 066, 897, 558, 339, 833; 1, 333 15, 937! 6, 666 14, 6 6 8 16, 666 4, 666 2, 410! 433 1. 466 1, differenza — 590,191 — 480,155 — 180,496 635.919 958,797 637,109 088,217 865,664 892,427 870.920 915,503 500,000.— 365,170 -+-837 37,086 2,625,464 12,172 471,531 148,936 1,149,239 795,746 18,093 3,038, 433 25, 704 Le imposte dirette dettero nel mese di marzo L. 544 ,0 0 4 per l’imposta sui fondi rustici e sui fab­ bricati, e L. 1,975,261 per l’imposta sui redditi di ricehezza mobile; ma di queste la riscossione facendosi bimestre per bimestre a partire dal febbraio di cia­ scun anno tralasciamo adesso di farne il confronto col preventivo, riserbandoci di farlo nella situazione ventura.

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27 aprile 1884 V E C O N O M I S T A 273 mese. Nel complesso dai dieci ministeri furono spese

nel m ese di marzo L. 116,600,020 e quindi una minore spesa nel preventivato di L. 8,606,674.

Ecco adesso il prospetto :

M inistero del T esoro... L.

sesto della spesa prev en ti­ v ata 59,856,688 spesa nel m ar. 1884 32- 212,985 differenza - 27,643,703 Id. delle f in a n z e ... 14,063,3-21 7,518, 834— 6,544,487 Id. di g ra z ia giustizia e dei c u lti... 2,813,8-23 2,898,622+ 84, 799 Id. degli affari esteri. 553,211 583, 717+ 30. 506 Id. dell’istru z i. pubb 2, 548,170 2,787,089+ 238,919 Id. dell’ in te r n o ... 5,173,996 3,683,407 509,411 Id . dei la v o ri pubblici 14,003,867 29,683,747+ 15, 679,880 Id. della g u e rra ... 20, H 2 ,601 23,737, 586+ 3,591,985 Id. della m a r i n a ... 4,968,908 10,265,568 + 5,296,6,70 Id. d ell’agiic. industr.

e commercio. .. 1,082,106 1,228,4601 + 146, 354 To t a l e L . 125,206,693 116,600.020— 8,606,673 Finalmento se paragoniamo i resultati del m a r - zo 1881 con quelli del marzo dell'anno precedente si hanno le seguenti variazioni :

Entrate ordinarie mese di mar. 1884 diff. col m ar. 1883 R edditi p a trim o n ia li... L .

Im posta fo n d ia ria ... Im posta sui re d d iti d i ricchezza m o b ile... T asse in am m inistrazione della

D irezione G en erale del D e­ m anio ... T assa sul prodotto del m ovi­

m ento a g ran d e e piccola v e ­ locità sulle f e r r o v ie ... D iritti delle L egazioni e dei Consolati a ll’estero... T assa sulla m acinazione... T assa sulla fabbricazione degli

alcool, della b ir r a , acque ga­ sose, ecc... D ogane e d iritti m a rittim i.. . . D azi in te rn i di c o n su m o ... T ab acch i... S a l i ... M ulte e pene pecu n iarie... L o t to ... P o s te ... T elegrafi... S trad e fe rra te dello S ta to ... S e rv iz i d iv e rs i... R im borsi e concorsi nelle spese E n tra te d iv e rs e ... I P a rtite di g i r o ... E n tra te stra o rd in a rie effettive, j Movimento di c a p i ta li...! 1,491,242 344,004 1,795,261 + 205,889 135,657 351,300 12,851,845 + 1,047,349 1,187,162 + 66,663 89,170 + 56,941 - — 3,715,124 1,635,919 + 15,958,797 + 6,637.109 + 14,088,2171+ 6 ,8 6 5 ,6 1 4 !+ 54 — 4,892. 497 — 2,870, 920 + 915,503 — 1,500,000 — 1,365,470 + 1,449,206 — 411,515 — 5.118,868 + 280,850 — 19,502,572 + 77,453 346,3l6 470.377 14.038.217 205,585 446 517,993 24,319 141,249 2,092,163 272,965 41,246 53,783 4.215.217 131.377 16,782, 367 E nel totale si ebbero nel marzo 188 4 incassi per L. 101,224,484 cioè L. 30 ,7 0 9 ,2 8 6 più che nel marzo 18 8 3 .

Gl’incassi dal gennaio a tutto marzo 1884 asce­ sero a L. 338,744,333 cioè a dire L. 62,314,243 più che nel periodo corrispondente del 1883. Oc­ corre però osservare che negli incassi dell’anno scorso non vi è compreso il prodotto dei Tabacchi, che pa- gavasi dalla Regìa a epoche diverse.

I pagamenti da gennaio a tutto marzo 188 4 a m ­ montarono a L. 299,393,747 con una differenza in più nel periodo corrispondente del 1883 di Lire 33,122,984.

II seguente prospetto contiene i pagamenti nel marzo dei due anni indicati :

nel m arzo 1884 diff. nel m ar. 1884 M inistero del T eso ro ...L. 32,212,985 18,415,614 Id. delle fin a n z e ... 7,518,834 _ 3,339,863 Id. di g ra z ia e giustizia. 2,893,622— 57, 214 Id. degli affari e s te ri.. . 583, 717__ 164,425 Id. della p u b b .istru z .. 2. 787,089__ 11,690 Id. dell’in te rn o ... 5,683,407__ 553,643 Id. dei lav. p u b b lic i.. . . 29, 687,747+ 12,3.40,225 Id. della g u e rra ... 23,737,586+ 3,684,913 Id . della m arin a ... 10,265.568+ 5,763,455 Id . deli’a g r. ind. e com.. 1,228, 460 200,746 To t a l e L. 116,600,020+ 564,275

F acendo ora il confronto fra gl’incassi e i p a g a ­ menti si avrebbe :

Entrate nel marzo 1 8 8 4 ... L. 101,224,484 P agam enti » » ... » 116,600,020

Differenza in più nei pagamenti di L. 1 3,373,336 Nel marzo 1883 si aveva avuto :

E n t r a t e ... L. 70,315,197 Pagam enti... » 4 1 6 ,0 3 5 ,7 4 4 Differenza in più nei pagamenti di L. 4 5 ,520,547

LA SITUAZIONE BELLE BANCHE DI E1ISSIE

a! 29 febbraio 1884

D al Ministero di Agricoltura e Commercio è stato recentemente pubblicato il bollettino delle situazioni mensili degli Istituti di emissione al 29 febbraio p. p. Ne riassumeremo le cifre principali raffrontandole con quelle corrispondenti del mese precedente.

L’attivo delle sei Banche di emissione autorizzate nel Regno si riassumeva alla fine dei due mesi sopra indicati nelle seguenti cifre :

Febbraio G ennaio Cassa e riserva L. Portafoglio » Anticipazioni » Titoli » Crediti » Sofferenze » Depositi » Partite varie » 494.145.189 323,298,984 65,520,765 197,297,775 192.011.189 16,154,511 439,548,742 120,824,525 493,202,714 330,937,381 69,682,670 195,925,090 195,544,087 16,015,201 450,948,004 117,980,348 Totale L. 1,848,800,683 1,870,235,499

Spese del cor. eser. 2,061,496 1,170,352

Totale generale L. 1,850,863,180 1,871,405,852

Da questo prospetto viene a resultare che nel mese di febbraio in confronto del gennaio si ebbe nell’in­ sieme della situazione una diminuzione per l’am m o n ­ tare di L. 20,542,672.

A um entarono la cassa e la riserva, i titoli, le sof­ ferenze e le partite varie.

D iminuirono invece il portafoglio, le anticipazioni, i crediti, e i depositi.

L ’am m ontare del portafoglio per ciascuna delle sei banche di emissione dava alla fine, dei due mesi i seguenti risultati :

F ebbraio G ennaio Banca Naz. Italiana L.

Banco di Napoli »

Banca Naz. Toscana»

Banca Romana »

Banco di Sicilia » Banca Tose, di cred. »

188,366,890 51,459,406 25,876,795 26,550,726 23,153,997 7,391,168 193,913,487 53,941,867 24,444,603 27,560,860 24,913,829 6,162,733 Totale L. 323,298,984 330,937,381

(10)

274 L ’ E C O N O M I S T A 27 aprile 1884 Il passivo delle sei Banche di emissione dava alla

fine dei due mesi i seguenti resultati :

Febbraio G ennaio

Capitale e massa di rispetto L .

Circolazione » Debiti a vista » Debiti a scadenza » Depositi ■> Partite varie ■> 364,155,902 756,674,935 143,373,297 98,273,221 439,548,742 44,081,007 364,152,183 771,506,165 136,081,738 97,450,360 450,948,004 47,768,399 Totale L. 1,846,107,104 1,867,906,851

Eend. del cor. eserc. 4,756,075 3,499,000

Totale generale L. 1,850,863,180 1,871,405,852

Dal confronto di queste cifre resulta frattanto che nel mese di febbraio il passivo in confronto del mese precedente diminuì di L. 2 0 ,542,672. La maggior diminuzione la troviamo nella circolazione che de­ crebbe di L. 14,851,230. Diminuirono inoltre i d e­ positi e le partite varie. Aumentarono invece i debiti a vista per L. 7,288,559, e i debiti a scadenza.

L a circolazione complessiva delle sei banche di emissione ascendeva al 29 febb. a L. 1,300,062,501 contro 1 ,5 4 3,480,957 nel mese precedente, e si r e ­ partiva per L. 5 1 3 ,3 8 7 ,3 0 5 in biglietti già consor­ ziali e per L. 7 5 6 ,674,935 in biglietti propri degli istituti. La circolazione dei biglietti consorziali come apparisce è ridotta a L. 5 4 3 ,3 8 7 ,3 0 5 con una di­ m inuzione quindi in canfronto a quella di L . 9 4 0 mi­ lioni di L. 3 96,612,634, di cui L. 2 6 9 ,8 3 5 ,0 5 4 per cambio in moneta metallica, e L. 1 2 6 ,7 5 7 ,5 8 0 cam ­ biati in biglietti di Stato, di L. 5 e 10.

L ’ am montare dei biglietti propri degli Istituti di emissione si repartiva come appresso :

Feb b raio G ennaio Banca Naz. Italiana L.

Banco di Napoli »

Banca Naz. Toscana »

» Romana a

Banco di Sicilia » Banca Tose, di cre'd. »

473,226,868 135,661,570 52,740,025 43,947,568 37,000,334 14,008,570 484,885,868 139,963,855 50,584,225 44,491,304 37,710,998 13,869,920 Totale L. 756,674,935 771,506,165

Da questo prospetto viene a resultare che nel mese di febbraio in confronto del mese precedente la circolazione propria delle Banche dim inuiva di L. 1 4 ,831,230. Diminuirono la loro circolazione la Banca Nazionale italiana ; il Banco di Napoli ; la Banca Romana e il Banco di Sicilia. L ’aum entarono invece la Banca Nazionale Toscana e la Banca To­ scana di credile.

In u n prospetto annesso alla situazione dei conti si trova indicato V am m ontare degli sconti e delle anticipazioni eseguiti durante il mese di febbraio. Questi sconti e anticipazioni si repartivano fta i vari Istituti nel modo che segue :

Sconti A nticipazioni Banca Naz. Italiana L.

Banco di Napoli »

Banca Naz. Toscana »

» Romana »

Banco di Sicilia Banca Tose. diCred. »

116,685,052 20,968,120 11,258,314 9,619,857 6,616,894 1,596,207 3,618,866 4,863,876 166,480 10,300 616,645 1,890,456 Totale L. 166,744,444 11,166,624

Chiuderemo questi confronti col riportare il prezzo

corrente delle azioni delle quattro banche di em is­ sione costituite in società.

F ebbraio G ennaio

Banca Naz. Italiana L. 2213 2,223,50

¡> Naz. Toscana » 960 960,00

» Romana » 975 973,00

» Toscana di cred. » 550 550,00

La nuova legge Comunale e Provinciale

Il lavoro sulla legge com unale e provinciale ap ­ provato dalla sotto commissione è di circa 310 a r ­ ticoli. Le modificazioni principali alla legge vigente sono :

4° l’elettorato amministrativo allargato sulla base di qualunque imposta diretta che sia pagata al Co­ m une in cui si dimora, o si possiede.

2° il Sindaco elettivo ;

5" il Presidente della Deputazione provinciale elettivo;

4° Sono conservati i Sotto prefetti e i Consigli di prefettura.

5° La Giunta Superiore Amministrativa com ­ posta di due consiglieri di prefettura nominati per decreto reale e sei commissari eletti dal Consiglio Provinciale, sopra lista compilata ogni anno da un’ as­ semblea di elettori alla Corte d’Appello.

Potranno far parte di tale Commissione i laureati, gli ex-magistrati, ext-impiegali, uffizioli, il presidente del Consiglio Provinciale, i consiglieri provinciali dopo tre elezioni, i sindaei, i contribuenti che pa­ gano lire 100 d’imposta.

I commissari dureranno in carica quattro anni ; non sono rieleggibili che dopo trascorso u n biennio dalla loro scadenza.

Non possono essere commissari i deputati, consi­ glieri provinciali, gli assessori e gli amministratori di Opere Pie.

Tale Commissione sostituisce la Deputazione p ro ­ vinciale nella tutela dei Comuni e delle Opere Pie. Ha attribuzioni speciali in materia di ricorsi,

6* I commissari elettivi avranno una indennità annua dalle lire 3000 alle lire 4000.

7° Secondo il progetto, sono elettori a m m in i­ strativi coloro, che sanno leggere e scrivere e coloro che pagano almeno lire 5 d’imposta comunale.

8 ° "P e r l’elezione del sindaco occorrono i due terzi dei consiglieri con una maggioranza assoluta di voti. Il sindaco, che si rifiuta di giurare, entro un mese decade dall’uffizio. La rimozione del sindaco si farà dal Consiglio, dietro proposta del Prefetto ; per motivi di ordine pubblico il ministro può sospendere il sindaco, sentito il parere del Consiglio di Stato.

9° limite dei debiti comunali ; IO" limite delle sovrimposte dirette;

11° ratizzo e contributo comunale sostituito al diritto di sovrimposte della provincia ;

12* le spese di giustizia, di carabinieri e di pubblica sicurezza, non più a carico dei Comuni e delle Provmcie, ma dello Stato.

I consiglieri delegati assumeranno il nome di vice- prefetti.

(11)

27 aprile 1884 L ’ E C O N O M I S T A 275

BULLETTINO DELLE BANCHE POPOLARI

Notizie economiche e finanziarie

(S ituazioni al 31 marzo)

Banca mutua popolare Siracusana. — Capi­ tale versato L. 4 0 0 ,0 0 0 ; Riserva L. 6 2 ,780 ; Conti correnti L. 10 3 ,0 3 5 ; Risparmio L. 671,621 ; Porta­ foglio L. 1 ,2 6 9 ,3 0 5 ; Buoni del Tesoro L. 130,000; Anticipazioni L. 1 1 6 ,8 9 0 ; Sofferenze L. 00 ,0 0 ; E n ­ trate L. 23,947 ; Speso L. 7,096.

Banca popolare di credito in Bologna. — C a­ pitale sociale L. 1 ,0 0 0 ,2 0 0 ; Riserva L. 4 8 3 ,7 6 5 ; Conti correnti L. 1 2 ,5 0 6 ,0 1 5 ; Port. L. 8 ,4 3 0 ,9 9 0 ; Valori L. 3 ,5 4 7 ,7 5 6 ; Sofferenze L. 1 5 ,4 2 9 ; E ntrate L. 106,501 ; S pese L. 73,455.

Nell’Assemblea generale del 17 febbraio p. p., il Consiglio di amministrazione della Banca Popo­

lare di Credito in Bologna esponeva il suo operato

nella gestione del 1885. Ne riassumeremo le cifre più importanti raffrontandole con quelle dell’ anno precedente.

I soci aum entarono di 154 salendo da 4,109 che erano nel 1882 a 4 , 2 4 3 ; il capitale crebbe di lire 22,677 ; la riserva raggiunse la cifra di li­ re 4 7 0,473,53 con una partecipazione così di li­ re 28,49 per quota sociale ; i depositi in numera­

rio ebbero un aumento di L. 3 ,1 1 7 ,5 2 4 ,9 5 in forza del quale ascesero alla fine del 1883 a L. 11,645,993,27; le operazioni di sconto salirono alla cospicua somma di L. 3 9 ,1 7 8 ,4 4 6 ,1 5 con un aum ento sull’anno prece­ dente di L. 4 ,7 8 1 ,8 0 3 ,4 7 ; i valori di proprietà della Banca apprezzati a seconda dei listini del 31 d i ­ cembre p. p., am montavano a L. 2 ,7 5 1 ,8 2 9 ,7 0 a cui aggiungendo L. 3 0 1 ,7 8 6 di obbligazioni di cre­ dito fondiario che servono d’investimento alla riserva si ha un totale in valori di L. 3 ,0 5 3 ,6 0 9 ,7 0 ; i conti dei corrispondenti da 1 4 4 salirono a 179, ed il movimento dei capitali aum entando di conserva coi conti raggiunse la cospicua somma di L. 69,303,824,03 sorpassando di L. 16,533,120,44 il movimento del­ l’anno precedente ; le perdite già depennate dal bi­ lancio furono circoscritte a L. 1,523,22, la quale cifra ragguagliata a L. 1000 di sconto corrisponde appena a quattro centesim i; il movimento generale di cassa fu di L. 145,9 4 1 ,7 0 0 ,8 8 con un aum ento sul 18 8 2 di L. 2 3 ,4 3 3 ,9 9 7 ,9 8 , e tale ragguardevo­ lissimo importare degli incassi e dei pagamenti è in relazione con la generalità degli affari che si estesero alla somma di L. 2 4 5 ,5 5 7 ,6 2 2 ,7 2 con un aumento di L. 5 8 ,268,630,46 sull’ anno precedente; gli utili finalmente ascesero a L. 1 4 7 ,6 8 9 ,9 5 , della qual somma che supera di L. 41,999,85 i benefizi dell’anno passato, il 60 Ojo cioè L. 8 1 ,584 fu assegnato agli azionisti in ragione di L. 5 per azione.

Situazione delle Battello di emissione italiane ed estere.

(in milioni)

Banca Nazionale del Regno

Cassa e riserva. Portafoglio... Anticipazioni.. . Capitale. 31 m arzo , L. 289,0 .. 187,7 .. 24,3 L. p.-jvA Massa di rispetto.. rissili); circolazione.. 463,8j

( litri debiti a rista. ■ 33,9 ! 200,0 33,9 489,4 10 aprile 282,8 179,8 23.8 200,0 33.9 434,9 differ. — 6,2 - 7,9 — 0,5 26,7 481,6— 7,8

Banca Nazionale Toscana

Cassa e riserva Portafoglio... Anticipazioni... t Capitale. \ ”Massa di rispetto . f Circolazione. . 53,6 t litri debili a rista.. 0,5

20 m^rzo 31 m arzo differ.

L . 25,2 26,2 + i , o 26,9 27,1 — 0,2 0,5 0,5 — . L . 30,0 30,0 — 0 . 3,6 3,6 — 54,1 54,1 0,4 54,5 + 0,4

Passivo

Passivo

Banca Romana 20 m arzo Cassa e riserva L. 20,6 Portafoglio... 25,4 Anticipazioni.. . . 0,3 Capitale... 15,0 Massa di rispetto 2,6 Circolazione 43,2)., . Altri debiti a rista 0,9)4 ’

31 m arzo differ. 44,4 1,3 20,0 25.6 0,5 15.0 3.0 45.7 Banco di Napoli 20 m ar. L. 120,1 ,. 47,7 .. 30,9

S

Cassa e riserva. Portafoglio,. . . . Anticipazioni... . Sofferenze... [ Capitale... L. 48,7 Massa di rispetto... 4,8 Circolazione. 132,4 31 m ar. 123,0 49.3 30.3 - 0,6

+

0,2

+

0,2 + 0,4 - 1,6 differ. + + 2,9 1.6 0,6

. Altri debili a rista. 65,6 198,0 48,7 4,8 142,8] 65,3; 208,1 + 1 0 ,1 Banco di Sicilia 31 m arzo,

Ì

Cassa e riserva... L. 31,3 Portafoglio... 21,7 Anticipazioni... 3,8 C apitale.,... 12,0 Massa di rispetto . . . . 3,0 j Circolazione.. . . 36,7 ' Altri deb. a vista 27,4 64,1

10 aprile differ. 31.0 — 0,3 20,6 — 1,1 4.0 + 0,2 12.0 — 3.0 -62,9 - 1,2 35,0 27.9 Banca di Francia

17 a p rile 24 ap rile diff. (Incasso metallico Fr. 1,994,7 2,005,3 + 10,6 Attil/0 {Portafoglio... 1,021,2 978,8 — 42,4

(Anticipazioni... 305,7 301,7 — 4,0

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