L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XI - Yol. XY
Domenica
i
Maggio 1881
N. 522
L E C O N V E N Z I O N I F E R R O V I A R I E
Per gli ulteriori ragguagli che abbiamo potuto as sumere intorno ai contratti ed ai capitolati firmati tra il Governo e le Società esercenti, crediamo di poter dare ai nostri lettori nuove definitive e più complete illustrazioni Sui punti principali delle con venzioni stesse.
Riassumendo questi punti, intendiamo di riservarci in altri numeri gli apprezzamenti sulle singole que stioni, che sono implicate nella soluzione del pro blema ferroviario italiano. I lettori tuttavia vedranno dalle cose che andremo esponendo tutta la impor tanza di questi contratti, ai quali è connessa sotto molti aspetti la prosperità della economia nazionale.
Il problema ferroviario era stato già studiato e risolto nella massima generale dal Parlamento fino dal 1 8 7 6 , quando dopo la memoranda discussione del giugno di quell’anno le Camere approvarono la legge che invitava il Governo a presentare al più presto od almeno entro il 1877 dei progetti con creti per i quali l’ esercizio delle ferrovie italiane fosse affidato alla industria privata. Sono adunque nell’ errore quei giornali, i quali oggi cercano di fuorviare la pubblica opinione, dicendo che dovevasi innanzi tutto discutere il progetto di massima presen tato dall’on. Beccarmi per risolvere la « eterna que stione dell’ esercizio privato o governativo ». Tale questione è stata definitivamente risoluta dal Parla mento otto anni or sono, e devesi attribuire soltanto alle circostanze politiche e alla condotta di chi fino al 1 8 8 3 resse il portafoglio dei Lavori Pub blici, se passò tanto tempo senza che si pensasse ad ottemperare al voto esplicito della rappresentanza nazionale, e se invece mantenevasi difatto un eser cizio governativo provvisorio tendente a pregiudicare l’applicazione della legge. Fortunatamente gli errori e la impossibilità dell’esercizio governativo si mani festarono in modo tanto sollecito e tanto evidente, che ormai il sistema di temporeggiare, per rendere definitivo, per forza maggiore, quello stato di cose che pur proclamavasi provvisorio, convinse tutti della necessità e della urgenza di un riordinamento che to gliesse allo Stato un servizio al quale si mostrava inetto.
Se non che 1’ applicazione del principio suddetto diventava tanto più difficile quanto maggiore era il tempo scorso nel quale. 1’ amministrazione governa tiva, accumulando errori sopra errori, complicava la
finale sistemazione. 11 cambiamento del titolare nel Ministero dei Lavori Pubblici venne fortunatamente a rompere quella corrente che aveva fino allora do minato, la quale in modo chiarissimo tendeva al- 1’ esercizio governativo di fatto, pur mantenendo la promessa e la speranza dell’esercizio privato di di ritto o in teoria. Nel 1 8 7 7 , volendosi attuare l’ ap palto delle ferrovie, bastava provvedere alle linee dell’Alta Italia, mentre le Meridionali e le Romane appartenevano ancora a private società; ma nel 1883 lo stato delle cose era di molto variato; le Romane erano state riscattate e pendeva davanti al Parla mento il progetto di riscatto delle Meridionali.
Tale difficoltà, di cui nessuno può sconoscere la importanza, era aggravata dalle leggi 1 8 7 9 , 1881 e 1 8 8 2 sulle nuove costruzioni, le quali devolute allo Stato per oltre 4 mila chilometri di linee, rendevano molto più difficile e complessa quella soluzione che era nell’ intimo desiderio di tutti, e che era stata cal deggiata così esplicitamente dalle Camere e dalla Com missione d’ inchiesta.
Le quali cose non è fuori di luogo osservare nel mo mento in cui stiamo per riassumere il concetto dei contratti di appalto ; inquantochè ne deriva maggior prova di abilità e di sagacia in chi li stipulò, se malgrado tali difficoltà seppe tutelare energicamente l’ interesse dello Stato compromesso in parte dalla condotta che molto chiaramente aveva fin qui te nuta il Governo.
I contratti d’appalto contemplano, come già si è detto, due periodi trentennali: al termine del primo di essi le parti contraenti ^possono disdire le con venzioni mediante un preavviso da darsi due anni prima della scadenza.
L e Società assuntrici hanno obbligo di provvedere a tutte le spese ordinarie e straordinarie di esercizio tanto pel materiale mobile che fisso, meno quelle spese che sono devolute ai fondi di riserva ed alla Cassa per gli aumenti patrimoniali. Per tale onere le Società hanno il diritte di trattenersi il 6 2 t|2 per cento del prodotto lordo che ricaveranno dalle linee loro assegnate; il quale prodotto lordo è pre sunto fin d’ ora nella somma di 2 0 0 milioni di lire in base all’ attuale.
II rimanente 3 7 I|2 per cento va allo Stato, di viso in due categorie: il 2 7 112 sarà versato diret tamente ogni bimestre nelle tesorerie che v e r ranno designate d’ accordo tra il Ministero e le So cietà ; il IO per cento invece deve essere versato nelle casse dei fondi di riserva.
L o Stato quindi sui primi 2 0 0 milioni di prodotto iniziale ha una diretta entrata netta di
SS
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lordo iniziale per i fondi di riserva deve servire
a
pagare gli interessi del capitale versato per 1 acquisto del materiale mobile, in proporzione di L . 6 ,6 6 0 ,0 0 0 su 1 2 0 milioni di prezzo (pel primo anno di eser cizio tal somma è limitata a 5 milioni). Con questo però che per la Società mediterranea tale prezzo del materiale mobile è fissato in un minimo di 1 5 0 mi lioni ; così le due Società insieme, versano in rete bimestrale nello spazio di poco più di ua anno 2 5 0 milioni nelle casse dello Stato come prezzo del ma teriale mobile, e su questa somma ricevono un cor- respettivo di interesse che viene prelevato dal 10 per cento del prodotto lordo iniziale assegnato ai fondi di riserva.
Al fondo di riserva pei
danni cagionati da forza
maggiore
per riparare cioè a guasti cagionati alle linee e loro dipendenze, opere d’ arte e fabbricati, da terremoti, franamenti, incendi, inondazioni, strari pamenti o mareggiate per modo che sia interrotto il servizio e quando tali guasti oltrepassino i limiti di una ordinaria manutenzione, nè sieno imputabili a trascurata manutenzione od a colpa dell’ esercente; nonché le spese necessarie a prevenire tali danni od a riparare quelli cagionati da vizi di costruzione — si provvede prelevando 2 0 0 lire per ogni chilometro sul prodotto lordo iniziale dell’ esercizio. Questa somma, dalla esperienza già fatta sulle nostre linee, e da quelle cifre che ci sono fornite dalle Società estere o dagli Stati esteri direttamente esercenti, è reputata sufficiente allo scopo.Il fondo di riserva per
la rinnovazione della parte
metallica dell’armamento
è invece costituito da piùquote : . ,,
1° Si prelevano L. 1 5 0 per ogni chilometro di strada armata a semplice binario in acciaio ;
2° L. 2 5 0 per ogni chilometro armato a doppio binario in acciaio;
5° il mezzo per cento dell’ aumento del pro dotto lordo dell’ esercizio oltre il prodotto iniziale;
4° il prezzo di vendita del materiale d’ arma mento che viene sostituito col nuovo.
Finalmente il terzo fondo di riserva, quello per
la rinnovazione del materiale rotàbile
sarebbe co stituito come segue:1. ° dall’ uno e mezzo per cento del prodotto iniziale ;
2 . ° dal 1|2 per cento sull’ aumento di questo prodotto lordo iniziale ;
3. ° da un ottavo del saldo dei noli del materiale mobile ;
4 . ° dal prezzo della vendita dei rotabili mori d’ uso ;
5 . ° dai risparmj delle spese di manutenzione verificatisi per la sostituzione del materiale nuovo.
Però le locomotive e le carrozze non potranno essere rinnovate co’ fondi di riserva prima di 4 0 anni dall’ acquisto ed i carri prima di 6 0 ; ed il nuovo materiale dovrà avere la stessa potenza e capacità di portata di quello che viene sostituito.
In quanto poi alla
Cassa per gli aumenti p a tr i
moniali,
destinata a provvedere agli ampliamenti del l’argine stradale, al raddoppiamento ed aggiunta di binari e piani caricatori, impianto ed ampliamenti di stazioni ed officine, applicazione di apparecchi di sicurezza e di segnalamento lungo le linee e nelle stazioni, e in genere per tutte le costruzioni nuove come pure pel rifacimento in acciaio dei binari oggi in ferro, essa riceve i suoi proventi :1 . ° dal Io per cento dell’aumento del prodotto lordo iniziale, che verrà annualmente versato nella cassa medesima ;
2 . ° dal prezzo che ricaverà dalla vendita dei materiali messi fuori d’uso ;
3 . ° dal terzo del saldo dei noli del materiale rotabile in servizio cumulativo.
Siccome però le spese per aumenti patrimoniali sono, (contrariamente a quasi tutte quelle contem plate dai fondi di riserva) precedenti ai proventi che alimentano la Cassa stessa, così viene autoriz zata la emissione di obbligazioni eguali a quelle fissate per le nuove costruzioni, ma ne sarà addebitata la Cassa, la quale ne paga l’ interesse e 1’ ammorta mento.
Tanto i fondi di riserva che la Cassa per gii au menti patrimoniali vengono amministrati dalle So cietà concessionarie, che ne sono responsabili e che verseranno allo Stato sia le rimanenze attive, sia gl’ interessi sulle somme che rimanessero infrut tuose ; mentre lo Stato si lascia facoltà di distri buire gli avanzi di un fondo ad altri fondi, e si assume 1’ obbligo di versare le somme che even tualmente mancassero ai bisogni.
Così adunque il prodotto lordo dividesi in quattro parti ;
1 . °
dieci
per cento ai fondi di riserva sul pro dotto lordo iniziale, esedici
per cento sugli au menti ai fondi stessi ed alla Cassa per gli aumenti patrimoniali ;2 . °
sessantadue e mezzo
per cento sul prodotto lordo iniziale alle Società,cinquantasei
per cento sull’ aumento di ICO milioni,cinquanta
per cento sugli ulteriori aumenti.3 . °
ventisette e mezzo
per cento allo Stato sul prodotto lordo iniziale, eventotto
sugli aumenti.4 . ° Sei per cento sull’aumento del prodotto lordo oltre i 1 0 0 milioni a diminuzione delle tari Ce.
Così questo contratto rende meno sensibile l’ alea che possono correre le Società in una impresa così complessa, la quale, se sfortunata per qualsiasi causa, si riverserebbe poi in un danno dello Stato, che, come se ne videro esempi in Italia e fuori, sarebbe poi costretto o a fare migliori condizioni alle Società onde assicurar loro la vita; o ad assu mere esso stesso l’esercizio, che verrebbe abbando nato ; in pari tempo viene anche tolta l’alea a cui fin qui andava incontro il bilancio dello Stato, il quale non avrà più da registrare se non le entrate derivanti dalle ferrovie: tutte le spese che gl’incom- bono come proprietario delle linee sono sostenute dalie Società mediante i fondi di riserva, nei quali viene versata una quota di prodotto lordo. Ma ciò che è ancora più degno di attenzione nel meccani smo di questo contratto è la Gassa per gli aumenti patrimoniali, per la quale il bilancio dello Stato viene esonerato anche da quelle spese che derivano dall’ aumentarsi del traffico e dallo svilupparsi dei commerci e delle industrie. Se infatti nuove spese occorrono, sia per ampliamenti di stazioni, sia per raddoppiamento di binari, e queste spese sono deter minate da un aumento del traffico, esso deve dare una corrispondente elevazione del prodotto lordo ; e appunto questo aumento di prodotto lordo alimenta la Gassa per gli aumenti patrimoniali.
to-gliere al bilancio dello Stato ogni spesa per la ma nutenzione della sua proprietà ferroviaria.
Nè crediamo sia ozioso notare che con questi contratti il Ministro ha voluto togliere un’ altra alea a cui le Società esercenti erano soggette, alea tanto più grave in quanto essa era in mano ad una delle parti contraenti, al Governo; vogliamo dire le im poste. E noto che uno dei più forti danni che eb bero a soffrire in Italia le Società ferroviarie, venne dalla altezza delle imposte che colpirono in misura sensibilissima i trasporti, così da diminuire assai il prodotto netto delle Società ; ed è anche evidente come sia contrario ad ogni senso di logica e di giustizia che uno dei contraenti abbia libero il mezzo per danneggiare 1’ altro pendente il contratto. Le convenzioni stipulate dall’on. Genala disporrebbero che lo Stato debba pagare i danni tutte le volle che aumentando le imposte sui trasporti avesse a ledere i diritti acquisiti dalle Società.
I contratti d’appalto lasciano, come è facile com prendere nelle attuali nostre condizioni, una inge renza abbastanza importante nel servizio ferroviario. Lo Stato non solo si riserva la approvazione degli orari e la facoltà di determinare il numero dei treni che devono percorrere le singole linee, ma ha una estesa dominazione sulle tariffe dei trasporti.
Stabilita nel contratto la massima generale che il servizio cumulativo è di diritto nelle due reti, così che la merce paga tariffa eguale per eguale distanza, tanto se questa esiste sulle linee di una sola come su quelle d’ambedue le reti, per cui la divisione in due società per nulla influisce sul commercio, viene anche determinato il complesso delle tariffe generali, le quali fanno parte integrante del contratto, e non possono essere mutate che per legge; quelle spe ciali comuni da applicarsi in servizio interno fanno pure parte integrante del contratto, ma possono es sere mutate per decreto reale. Tutti gli esperimenti che le Società volessero attuare per ottenere colla riduzione delle tariffe un aumento del traffico, do vranno essere previamente approvati dal governo e durare almeno un anno, senza che le Società in caso di perdita abbiano diritto a compenso alcuno. Le Società potranno anche concedere speciali facilitazioni per alcuni trasporti, purché sieno concessi in modo che tutti gli altri richiedenti i quali sieno in ana loghe condizioni, possano usufruirne. Senza com penso alcuno, dovranno gli esercenti trasportare i generi alimentari a metà della tariffa contrattuale, nei casi di carestia o di altra calamità pubbli ca, quando-lo richiegga il Governo. Il quale si è pure riservata la facoltà di ribassare anche per al tre merci ed in altri casi le tariffe di trasporto ri fondendone però dei danni le Società ; la lotta che talvolta bisogna pur sostenere coi governi esteri per impedire o diminuire misure effettivamente da essi prese a danno del nostro commercio, doveva con sigliare il Governo a mettersi in caso di combattere senza I’ imbarazzo della eventuale opposizione degli esercenti, ma era anche giusto d’ altra parte che esonerasse questi dai danni. Perciò il contratto sta bilirebbe che sia tenuto conto dei prodotti ottenuti colla tariffa ribassata e di quelli che si sarebbero ottenuti colle tariffe normali: la differenza viene te nuta a calcolo per determinare il prodotto lordo da dividersi per compartecipazione.
Viene pure mantenuto al concessionario l’obbiigo
di trasportare a prezzi determinati dal contratto le corrispondenze, il personale viaggiante delle poste, i pacchi postali e c c.
Importantissime sono le disposizioni che riguar dano le
nuove costruzioni.
È noto che le leggi 1 8 7 9 , 1881 e 1 8 8 2 avevano autorizzata la costruzione di più che 4 0 0 0 chilom. di ferrovie, la cui spesa, valutata presuntivamente in 1 2 3 0 milioni, si sa, che oltrepasserà in definitivo i due miliardi. È pure noto ohe avendo lo Stato intraprese già alcune di tali costruzioni, si rilevò non solo la sua inettitudine a imprese così numerose, non solo la deficenza di personale capace di studiare e so
printendere a tali lavori, ma anche la difficoltà po litica in cui si trovano i Ministri di resistere alle vive pressioni, le quali obbligarono a dar principio in modo irregolare e disordinalo a molte linee, in punti diversi, senza alcun criterio tecnico direttivo, e con danno delle finanze pubbliche.
Da ciò la necessità di mutare un sistema che mancava di ogni logica. Tra le altre cose, abbiamo assistito in questi ultimi anni allo spettacolo di un personale tecnico addetto alle Società dell’Alta Italia e delle Romane, che rimaneva inoperoso perchè si è voluto all’infuori di quello creare un nuovo personale delle nuove costruzioni, il quale poi riuscì in gran parte assolutamente inferiore alle più modeste aspi razioni. Onde si ebbero tanti danni di ogni specie, causati dalla mancanza di abili ingegneri, mentre tanti ve ne erano di sperimentati che non potevano pre star l’opera loro.
Col nuovo progetto lo Stato ha facoltà di spogliarsi delle nuove costruzioni e di accollarle alle Società, le quali hanno l’obbligo di assumerle. Le Società, mano a mano che lo Stato affidasse loro l’incarico di costruire le linee autorizzate dalla legge, dovranno assumere i lavori sia in base ai preventivi, sia a rimborso delle spese fatte; dovranno in queste nuove costruzioni impiegare un capitale annuo non inferiore a 9 0 milioni e per procurarselo potranno emet tere obbligazioni di L . 5 0 0 al 3 per cento ammor- tizzabili in 9 0 anni, garantendo lo Stato e l’ interesse e l’ammortamento. Le nuove linee costruite, se di prima categoria, passeranno subito a far parte della rete attualmente in esercizio, e le Società dovranno esercitarle ai patti del contratto; se di altra catego ria saranno pure esercitate dalle Società, ma con questo ch e dovranno esser percorse da almeno due coppie di treni giornalieri finché il loro prodotto lordo non ecceda le L . 6 0 0 0 al chilometro, fatta facoltà al Governo di chiedere l’aumento dei treni ove il prodotto ecceda le 6 0 0 0 lire. Per esercitare tali linee le Società dovranno aumentare il loro m a teriale mobile nella misura di L . 1 2 ,0 0 0 per chil., provvedendo le somme mediarne la emissione delle obbligazioni per le nuove costruzioni. Se il prodotto lordo oltrepasserà le L . l o , 0 0 0 al chilometro, la li nea sarà compresa nella rete principale ed esercitata ai patti del contratto; aumentandosi di L. 1 5 ,0 0 0 per chilometro il prodotto iniziale, base delle con
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menti patrimoniali. Il rimanente quindi rimane allo Stato.
La emissione di obbligazioni speciali per queste nuove costruzioni era consigliata dal bisogno di non aumentare la quantità di rendita che oggi ingombra il mercato e che impedisce al nostro consolidato di salire al tasso che pure gli competerebbe a para gone dei certificati di rèndita degli altri Stati. E fu anche provvila misura quella di lasciare alle So cietà tale emissione inquantocbè le Società non vin colate, come lo Stato, dalle leggi speciali di conta bilità, potranno più agevolmente collocare, soprat tutto all’estero, quei titoli scegliendo i momenti che stimeranno più opportuni. La garanzia dello Stato tanto negli interessi che negli ammortamenti darà al titolo quella solidità che deve renderlo ricercato; e d’ altra parte lo Stato, liberandosi dal bisogno di accrescere il debito perpetuo, procurerà un benefìzio sensibile alla finanza italiana. La quale poi godrà di un altro vantaggio derivante dalle convenzioni suaccennate, quello cioè di avere entro il 1 8 8 3 una cospicua somma disponibile cioè i 2 5 0 milioni (1 2 0 dalla Adriatica, 4 3 0 dalla Mediterranea) che le due Società verseranno per l’acquisto del materiale mo bile. Di questa somma di L . 2 5 0 milioni lo Stato pagherà l’interesse ma. come abbiamo detto, ciò non sarà a diminuzione della sua quota di comparteci pazione, ma sarà prelevato dal fondo di riserva.
La carta, che mandiamo ai nostri lettori, indicherà come sono distribuite le linee tra le due Società ; non è però inutile aggiungere che la sede della Società Adriatica sarà Firenze, quella della Mediterranea Milano. Yi saranno inoltre due direzioni d’ eser cizio per l’Adriatica e due per la Mediterranea.
L A SOCIETÀ D ELLE MERIDIONALI
Durante il contratto d’ esercizio, stipulato tra la Società delle Meridionali ed il Governo, quella S o cietà rimane, come altre Volte si è dettu, proprietaria delle sue reti ; è opportuno vedere le condizioni alle quali continua ad esistere; crediamo di poterle riferire nel modo seguente :
Quale correspettivo della rete da essa costruita è del materiale mobile che cede allo Stato, la Società avrà le sovvenzioni determinate dalle convenzioni che sono in vigore, cioè :
1 ° L . 2 0 ,5 0 0 al chilometro per chilometri 1601,631
2 ° » 1 8 ,5 0 0 id. id. 8 5 ,3 8 8
3° » 1 1 ,0 0 0 id. id. 1 3 3 , —
4° » 7 4 ,0 0 0 per la linea Foggia-Candela. Un totale adunque di lire 3 5 ,9 8 7 ,1 1 7 .
Siccom e però la Società paga ora allo Stato il ca none di L. 3 ,5 5 7 ,7 5 8 ,6 4 per le linee BologDa-An- cona e Castel Bolognese-Ravenna, rimangono ridotte le sovvenzioni a L . 3 2 ,4 2 9 ,3 5 8 ,9 6 . Da questa somma però, che lo Stato continuerà a dare alla Società delle Meridionali, dovranno essere dedotte annual mente L . 2 0 0 per ciascun chilometro di strada di proprietà della Società, in quanto la Società stessa viene esonerata, durante il contratto di esercizio, dalle spese per quei danni cagionati da forza maggiore ai
quali provvede il fondo di riserva con una parte del 1 0 per cento prelevato dal prodotto lordo.
Gli azionisti adunque delle Società delle Meridio nali ricavano i loro introiti, primo dalla anzidetta somma di L . 3 2 ,4 2 9 ,3 5 8 ,9 6 diminuita di 2 0 0 lire per ogni chilometro ; secondo dall’interesse sul ca pitale versato per l’ acquisto del materiale mobile in L. 6 ,6 6 0 ,0 0 0 ; terzo dagli utili che la nuova So cietà ricavasse dall’ esercizio della rete Adriatica, eco nomizzando sulle spese di esercizio che essa assume
à forfait
alle già note condizioni.ESPOSIZIONE GENERALE ITALIANI
IN TORINO
ISTote e impressioni
*
-c
Allorquando, sul finire del 1 8 8 1 , alcuni amici, il Cerri, il Rossi e altri torinesi, gettarono la prima idea di fare, nel 1 8 8 4 , una Esposizione Nazionale in Torino, dai più si qualificò per inopportuna e te meraria impresa. Ma, con quella tenacità di pro positi che è propria dei piemontesi, coll’aiuto vali dissimo del Principe Amedeo, Presidente del Comi tato Generale, l’ idea fece rapido cammino ed in meno di due anni e mezzo i capitali erano sotto- scritti e in gran parte versati, la località determinata e adattata, l’ esecuzione del progetto, in seguito a concorso, affidata all’ ingegnere Riccio, stabilite nuove linee ferroviarie e di tramway, create gallerie, sale, chioschi, capannoni dalle forme più variate e più eleganti e gli oggetti di tante migliaia d’ espositori venuti d’ogni parte d’ Italia collocati al posto.
*
E il 2 6 aprile, i Sovrani inauguravano 1’ Espo sizione i cui lavori, spinti negli ultimi giorni con febbrile attività, erano se non compiuti, certamente assai prossimi ad esserlo.
Noi ci proponiamo di passare rapidamente in ri vista le varie divisioni di questa Esposizone; daremo ai nostri lettori quelle brevi note, quegli appunti che noi stessi saremo andati prendendo nelle mol teplici visite che ci proponiamo fare alla grandiosa mostra del Yalentino.
E studiatamente abbiamo adoperata la parola gran diosa per qualificare questa Esposizione imperocché tale essa realmente si presenta all’ occhio di chi, m e more tuttora di quella di Milano del 1 8 8 1 , l’abbrac cia nel suo complesso, la studia nelle sue parti.
La coraggiosa Milano chiamò il paese, per la prima volta dopo la sua unità, a presentare lo stato attivo delle sue forze — e il paese corrispose all’ in vito e tutti noi ricordiamo la viva impressione pro vata allora entrando in quella mostra che fu chia mata una rivelazione.
stabili-menti industriali erano ancora nel primo periodo di vita, non si sentirono forti abbastanza per presen tarsi ad una pubblica mostra.
Ma non appena l’esposizione di Milano fu un fatto compiuto, si sentì per le fibre di tutta l’Italia indu striale come un fremito di soddisfazione e si finì per riconoscere die noi italiani valevamo industrialmente più di quanto ci si credeva.
Ed allora, rinfrancati da questo esperimento, come colui che assicuratosi della rigidezza della lama, della fermezza del polso, della prontezza del braccio, anela di principiare l’assalto , gli industriali di tutta Italia sentirono quasi bisogno di una nuova esposizione ed hanno concorso con splendida gara a rendere quella di Torino degna d’esser chiamata grandiosa.
*
Infatti gli espositori inscritti son quasi 21 m ila; a Milano erano 9 0 0 0 circa ; l’area occupata è circa il triplo di quella del 1881 e ancora aumenterà per chè, pochi giorni fa, si metteva mano alla costru zione di nuove gallerie.
Tutte le provincie d’Italia hanno concorso e ta lune in notevole proporzione. Citiamo le principali: Alessandria con 3 5 0 espositori, Ancona 2 0 6 , Bolo gna 5 1 7 , Catania 2 5 4 , Cuneo 5 3 5 , Firenze 4 5 7 , Fo ligno 3 0 2 , Genova 4 1 3 , Lecce 2 50, Milano 1 0 3 0 , Napoli 4 0 8 , Torino 2 7 0 0 , Verona 2 5 4 , ec. ec. Queste cifre si riferiscono alla sola parte industriale e quindi non vi sono compresi gli espositori per oggetti di Belle Arti, di Elettricità, di Zootecnica, ec.
Fu osservato, e giustam ente, che le esposizioni vanno perdendo affatto il loro carattere originario quello cioè di aver per ¡scopo il confronto e lo studio dei prodotti dell’industria per curarne il progressivo miglioramento. Per ciò nulla hanno che vedere colle esposizioni, diremo così, serie, i saloni per concerti, i palloni frenati, le ricostruzioni più o meno gran diose di monumenti antichi, ec., ma pur troppo s’ è riconosciuto che le esposizioni prive di queste at trattive non pagavan le spese e che era n eces sario a fianco della parte seria mettere quella di vertente ed a Torino, convieu riconoscerlo, fu in modo splendido provveduto anche a questa parte specialmente colla costruzione di un villaggio e di un castello medioevale dove ogni più piccola cosa ricorda il X IV secolo, e che è, e rimarrà una
great
attraction
delle meglio ideate e delle meglio riuscite.Ma di questa parte noi non ci occuperemo affatto, e limiteremo i nostri articoli ad un rapido esame di quanto ci sembra degno di nota nella sola parte industriale e questo principieremo a fare in uno dei prossimi numeri.
RIVISTA DELLA STAMPA
SULLA QUESTIO NE FERRO V IA R IA
Dall’egregio amico nostro avvocato Giacomo F a l
cone riceviamo pubblicato sotto forma di monografia
il testo della brillante e dotta conferenza da lui te
nuta in seno alla Associazione Costituzionale di Ge
nova sulla questione della ripartizione del'e linee
di accesso al Gottardo fra le due nuove reti ferroviarie.
Non sapremmo quindi in qual altro miglior modo ac
cingerci oggi a questa nostra rassegna che col dare
un qualche cenno ai lettori dell’ Economista di quella
pregievole monografia, nella quale come sta a indicarlo
lo stesso titolo appostovi dall’autore « Pro Veritate »
la questione tanto dibattuta in questi ultimi tempi,
e non ancora sopita, intorno alla Milano-Chiasso è
trattata con larghezza di vedute, e con la più com
pleta serenità e imparzialità, di giudizj.
L’egregio^ pubblicista, infatti, premesso che lo scopo
al quale si deve iutendere nel risolvere la questione
non è quello di favorire l’una piuttosto che 1’ altra
delle nostre città commerciali, non è il vantaggio di
Genova o di Venezia, ma il vantaggio generale,di
tutto il nostro paese e l’ incremento dei nostri com
merci, incomincia dal fare a larghi tratti la storia
della ferrovia del Gottardo e del perchè in Italia
siansi costruite due linee di accesso a quel valico,
anziché una linea unica, e come la Gottard-Bahn
sia naturalmente portata a inoltrare di preferenza
le merci per la Milano-Chiasso come quella che per
mette un maggior percorso sulle linee svizzere; d’on
de la maggiore importanza della Milano-Chiasso ri
spetto alla Novara-Pino. Facendosi poi a ricercare se
ambedue queste linee di accesso al Gottardo debbano
essere aggregate alla rete Mediterranea o se invece
sarebbe giusto come sostengono le rappresentanze di
Venezia, e delle altre città del versante Adriatico,
di concedere la Milano-Chiasso alla Società adria-
tica, dice che per risolvere rettamente le questioni
e d uopo^ ricercare quali dei due temperamenti sia
meglio rispondente a quei fini pei quali si addivenne
ad effettuare a prezzo di tanti sacrifizi 1’ apertura
del Valico del Gottardo, e quale meglio possa con
tribuire a far sì che questa grande arteria commer
ciale funzioni in modo rispondente ai bisogni, e alla
prosperità del nostro paese. Gli scopi aventi di mira
dai governi che così largamente contribuirono alla
costruzione del Gottardo, osserva l’avv. Falcone, fu
rono due. Uno comune a tutti e palese ; l’altro no.
Scopo comune e palese fu quello di aprire una nuo
va corrente al traffico fra il mare del Nord e il
Mediterraneo e di mettere il commercio dell’ Eu
ropa centrale e della Germania in rapporto più di
retto, coi paese del levante e dell’ estremo Oriente
mediante nuovi e comodi scali nel cuore del medi-
terraneo, e senza bisogno di ricorrere ne a Marsiglia
ne a Trieste.
Scopo poi particolare e segreto del gran Cancel
liere tedesco nel concorrere a qucll’opt'ra grandiosa,
senza tema di andare molto lungi dal vero, viste le
sue spiccate tendenze al protezionismo, può dirsi
quello di farne uno stronjento potente del suo si
stema protettivo colTaprire il mercato italiano alla
produzione germanica, e col metterlo in grado me
diante^ un sistema di tariffe di favore, di sostenere
fra noi la concorrenza dei produttori inglesi e fran
cesi. Abbiamo di ciò una prova nel vedere come la
quantità di merci che transitano il Gottardo diretta
per T Italia^ sia di gran lunga superiore a quella che
dall’ Italia è esportata. Ora, osserva giustamente l’e
gregio Autore, comunque si consideri la questione,
relativamente all’uno o all’altro di questi due intenti,
si arriverà più sempre alla conseguenza, che Genova,
e il Gottardo con tutti i suoi accessi debbano essere
compresi nella rete di un’ unica Società ferroviaria.
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queste condizioni, nessun dubbio ohe Genova soltanto,
e non mai Venezia potrebbe rispondervi, per cui tutto
ciò che contribuisse a deviare il traffico del Got
tardo da Genova, avrebbe per solo effetto di ren
dere quasiché nulli per noi, e per il nostro com
mercio i benefizi dell’apertura di quel valico alpino.
E questo si comprese benissimo fino da quando in
sieme al traforo del Gottardo si vollero deliberati i
lavori di ampliamento del porto di Genova.
Sotto l’altro degli accennati aspetti poi, è da os
servarsi, che le merci colle quali la Germania tenta
per mezzo della ferrovia del Gottardo di invadere i
nostri mercati e di scacciarne quelli di altra pro
venienza, sono principalmente i suoi ferri ed i suoi
carboni. Ora tu tta l’Italia si è servita fin qui dei
ferri e dei carboni inglesi il cui trasporto è uno dei
principali cespiti di profitto per la nostra Marina
Mercantile, e massime per la Marina Genovese e li
gure, che mediante il porto di Genova ne fornisce
tutta l’ Italia settentrionale e anche i paesi circon
vicini. Laonde per questa marina specialmente l’im
portazione dei ferri e dei carboni tedeschi per mezzo
della ferrovia del Gottardo sarebbe un colpo fatale.
Pur nonostante se questo fosse effetto di una libera
concorrenza, nulla sarebbe da ridire. Ma siccome
questo non é, e siccome per peggio lo scapito che ri
sentirebbe la nostra marina, ridonderebbe quasi tutto
a profitto di Società ferroviarie straniere, cosi è ne
cessario che le società esercenti le nostre ferrovie
non facciano alleanza con quelle, ma serbando una
scrupolosa eguaglianza di trattamento alle prove
nienze dalla via di mare, e a quella dalla via del
Gottardo, cerchino almeno, se non di eliminare i
danni della protezione straniera, di non renderli più
gravi. Lo che non potrà ottenersi se non quando
una sola società ferroviaria facendo il servizio di tutti
i trasporti e per il valico del Gottardo e per il porto
di Genova, non abbia maggiore interesse a favorire
l’uno piuttosto, che l’altro.
Esposte così le ragioni per le quali reputa neces
sario che l’esercizio anco della Milano-Chiasso venga
affidato alla Società Mediterranea, 1’ Avv. Falcone
passa a confutare le obbiezioni messe in campo per
sostenere la tesi contraria e più specialmente si sof
ferma a dimostrare, che Venezia ben poco a da temere
dalla concorrenza di Genova, e ben poco da sperare
dalla aggregazione della Milano-Chiasso alla rete
Adriatica, perchè non è, nè può sperare di essere mai
porto adatto a servire di sbocco al traffico del Got
tardo, ma deve trovare negli altri sbocchi che gli
sono più prossimi e anche in un maggior sviluppo
della navigazione fluviale, gli elementi ai una futura
prosperità. — E quanto a Milano poi, se considerasse
bene quale veramente sia la sua invidiabile situa
zione nel cuore dell’Italia settentrionale, dovrebbe
restare completamente indifferente, sicura, che in un
caso o nell’altro non potrà mai risentirne pregiudizio
nissuno.
Dopo di che l’egregio pubblicista conchiude augu
randosi che Venezia meglio considerando la cosa,
desisterà da una lotta che non può mai arrecarle
verun vantaggio, e si convincerà che Genova difen
dendo i propri interessi difende pure gli interessi
d’Italia, e che cosi le due città si troveranno sempre
concordi nel programma di fare il bene d’Italia a
qualunque costo.
A proposito delle Convenzioni ferroviarie recente
mente stipulate, la Provincia di Brescia, contiene
una corrispondenza da Boma, riprodotta poi dal Ber
sagliere e dalla Patria di Bologna, nella quale sul
fondamento delle voci che corrono in proposito, e
secondo le quali, la nomina dei Consiglieri di am
ministrazione delle due società assuntrici dell' eser
cizio sarebbe completamente rilasciata ai respettivi
azionisti, si censura un simile provvedimento, come
improvvido, e si deplora l’ abbandono del contrario
sistema, che stabiliva il progetto Baecarini, di accor
dare al Governo il diritto di nominare un certo nu-
mero di componenti i consigli di amministrazione
delle due società. — Senza la quale facoltà, dice il
corrispondente della
Provincia, il controllo del Go
verno sull’esercizio delle ferrovie non potrà mai es
sere ne completo ne efficace.
E sempre a proposito delle convenzioni, col suo
numero del 28 aprile lo stesso Bersagliere, al quale
fanno eco il Capitan Fracassa _e la Tribuna solleva
anche un’altra quistione. Dice cioè, essere cosa poco
conveniente e men che riguardosa per la dignità del
parlamento la deliberata presentazione delle conven
zioni alla Camera prima che abbiano ottenuta {’ap
provazione degli azionisti delle varie società, i di cui
rappresentanti addivennero a stipularle colPon. Mi
nistro dei Lavori pubblici. — Perchè dato il caso ,
che quelli non le approvassero il Parlamento, appro ■
vandole dal canto suo nell’ interesse dello Stato, o
anche semplicemente prendendole in esame, si tro
verebbe ad aver fatto un lavoro inutile. Anzi la
Tribuna di martedì scorso non si perita di giun
gere persino ad affermare che siffatto modo di pro
cedere sarebbe contrario ad ogni regola propria del
regime parlamentare, e che d’altra parte una volta
presentato al Parlamento un progetto di massima
per l’esercizio delle ferrovie e poi delle modificazioni
al medesimo non è lecito costituzionalmente di sot
trarre, ritirando quel progetto, la quistione di prin
cipio al giudizio del potere legislativo, per chiamarlo
invece ad approvare il modo di attuazione di un si
stema in favore del quale non ha avuto possibilità
di pronunziarsi.
Per contro, il Popolo Bomano del 28, e il Diritto
del 30 Aprile, rispondendo con argomenti quasi iden
tici, a siffatta censura osservano molto opportuna
mente che la sola assemblea di azionisti la quale
può essere chiamata a pronunziarsi intorno alle Con
venzioni è quella della Società delie Meridionali as
suntrice dell’ esercizio della rete Adriatica, assemblea
già convocata per il 29 Maggio, e che quindi si pro
nunzierà assai prima che il Parlamento abbia dal
canto suo la possibilità di deliberare in proposito.
Per la Società assuntrice della rete Mediterranea,
e per quella della rete Sicilia invece, non è e luogo
a deliberazioni di azionisti giacché sono Società nuove,
la cui costituzione sarà imposta colla stessa legge che
approverà le convenzioni ai termini dell’ art._ 275
della legge sui lavori pubblici. Resta così eliminato
il pericolo che il Parlam ento sia chiamato ad emet
tere delle deliberazioni, le quali fossero per av
ventura destinate a rimanere prive di effetto. D ’ altra
parte non sussiste neppure che per ragioni di con
venienza le convenzioni si dovrebbero presentare al
Parlamento già rivestite della approvazione degli
azionisti delle Società interessate, imperocché in Italia
stessa altre volte per convenzioni di simile natura e
segnatamente per quella colla Società delle Meridio
nali del 28 Novembre 1864 e 22 Aprile 1874, si tenne
senza che nissuno se ne formalizzasse, quello stesso
sistema che ora si vorrebbe qualificare di sconve
niente e quasi di incostituzionale. Ne ciò si è fatto
in Italia soltanto perché anche in Francia, come op
portunamente lo rileva il Popolo Bomano, la conven
zione del 1885 fra quel Governo e le varie Società
ferroviarie, furono presentate alla Camera dei Depu
tati non appena stipulate, sebbene il termine entro
il quale dovevano essere fatte approvare dagli azio
nisti delle singole Società fosse stabilito a tre mesi,
sei mesi e perfino ad un ahno dal giorno della sti
pulazione .
venzioni al Parlamento ; inquantochè non sarebbe
decoroso per la rappresentanza nazionale di aspet
tare il beneplacito di una assemblea di azionisti, o
di regolare il suo sul voto di quella, mentre invece
è la Rappresentanza nazionale che avrebbe maggior
diritto di imporre il suo voto alle Società contraenti e
costringerle a fare quello che volesse lei. Ma pre
scindendo da ciò, non è una quistione di convenienza
quella che si deve fare, non è nella discussione di
quistioni pregiudiciali, o di procedura parlamentare,
che si deve perdere un tempo prezioso. Si tratta in
vece di esaminare con mente spassionata e serena
la sostanza delleConvenzioni, e vedere se convenga
o no di accettarle.
La Revne Internationale, ottima rivista la quale
si pubblica in Firenze sotto la direzione del Prof. De
Gubernatis e che già in breve tempo si è merita
mente acquistata molta riputazione in Italia ed al
l’estero, contiene nell’ultimo fascicolo del 25 aprile u.s.
un articolo del nostro egregio collaboratore Prof. C.
Fóntanelli che ha per titolo : La question des Chemins
de fer ere Italie.
L’autore, considerando la importanza sempre cre
scente delle strade ferrate, ha reputato che non di
spiacerebbe ai lettori stranieri conoscere le varie fasi
del problema ferroviario in Italia. Perciò dichiara
che non entrerà in troppi particolari che non inte
resserebbero i lettori di fuori, e si limiterà alla espo
sizione dei fatti che possono presentare un interesse
più generale e più largo.
Prende le mosse dal 1874; si ferma alle proposte del
Ministero Minghetti, alla famosa discussione del 1S76,
alle convenzioni Depretis. Mostra dipoi come nel pe
riodo successivo si facesse di tutto per allontanarsi
dalia soluzione indicata dai voti del Parlamento e
dalle conclusioni della Commissione d’ Inchiesta e
come le leggi per le linee complementari complicas
sero la situazione.
L ’andata al potere dell’ on. Genala significava ri
torno ai sani principii economici. Qui lo scrittore del-
1
’ articolo esamina i punti principali delle proposte
dell’ on. Ministero dei lavori Pubblici, trattenendosi
prima sulla divisione longitudinale delle re ti, poi
sulle condizioui dell’ esercizio e sulla istituzione dei
fondi di riserva , finalmente sulle nuove costruzioni.
Da questo esame viene alla conclusione che le pro
poste Genala sono conformi ai suindicati principii e
all'interesse della finanza, e si augura che il P arla
mento approvi le Convenzioni, che permetteranno di
farla una buona volta finita con uno stato di cose
deplorabile.
Il Cafflaro di Genova non ancora stanco di b atta
gliare intorno alla quistione della Milano-Chiasso,
vi ritorna sopra nel suo numero del 25 aprile per
sistendo nel sostenere che coll’ aver concesse alla
Società Adriatica le linee Bergamo-Lecco, Lecco-
Corno e Bergamo-Seregno, e 1’ uso promiscuo della
Milano-Chiasso e coll’ aver stabilito che le tariffe
adottate dalle due società s’ intenderanno di diritto
applicate anco a quest’ ultima linea, si é voluto dar
modo alla Società Adriatica di potere mediante un
artificio di tariffe, deviare il traffico del Gottardo
da Genova per fornire Venezia o qualche altro porto
dell’Adriatico. — Dice poi che il temperamento adot
tato riguardo alla Milano-Chiasso, appunto perchè
escogitato colla mira di contentare tutti, è riuscito
invece a non contentare nessuno, e ad aprire la via
a un funesto dualismo fra Genova e Venezia. — A
togliere il quale, e a far si che queste due città
ciascuna nella sfera di azione che loro è natural
mente propria concorrano a promuovere i nostri
commerci e a vincere la concorrenza straniera, non
vi potrebbero essere, secondo il
Caffaro che due
modi, o adottare nella formazione delle due reti fer
roviarie la divisione trasversale delle nostre ferrovie
o farle esercitare tutte dallo Stato.
Anco il Movimento del 30 non sapendo, in qual
altro modo sfogare il suo malumore, se la prende
coll’egregio avv. Falcone e tenta di insinuare, che
la sua conferenza
Pro Veritale non abbia avuto
altro scopo se non quello di distogliere l’opinione
pubblica da quella, che, secondo il Movimento, è la
quistione veramente capitale, se cioè gli interessi
generali del Commercio nazionale, e cosi anche quelli
di Genova che ne è fattore così potente, possano
essere tutelati col sistema dell’esercizio privato delle
nostre ferrovie, o se piuttosto non esigano l’adozione
dell’esercizio governativo, sistema costantemente va
gheggiato da quel periodico.
PROGETTO DI LEGGE
p e r T e s e r c iz i o d e lle f e r r o v i e it a lia n e
E cco il disegno di legge con cui sono presentati alla Camera i contratti per l’esercizio delie ferrovie italiane.
Art. 1°. Sono approvati i seguenti contratti :
]° contratto 23 aprile 1884 stipulato fra i mi
nistri dei lavori pubblici, delle finanze e di agricol
tura, industria e commercio, nell’ interesse dello Stato,
e il principe Marc’ Antonio Borghese, il conte Giulio
Belinzaghi, la Banca Generale, la Banca di Torino,.
il Banco di sconto e di sete di Torino, la Banca Na
poletana e la Banca Subalpina e di Milano, per la
concessione dell’ esercizio delle strade ferrate costi
tuenti la Bete Mediterranea (allegato I) ;
2° contratto 23 aprile 1884 stipulato fra i mi
nistri dei lavori pubblici, delle finanze e di agricol
tura, industria e commercio, nell’interesse dello Stato,
e la Società italiana per le strade ferrate meridio
nali, per la concessione dell’ esercizio delle strade
ferrate costituenti la Rete Adriatica (allegato II);
Art. 2° Le somme che dai concessionari saranno
versate nelle Casse dello Stato in pagamento del ma
teriale rotabile, del materiale d’ esercizio e degli ap
provvigionamenti, saranno destinate alle spese straor
dinarie, di cui nei contratti sopra citati e nei rispet
tivi allegati, che dovranno essere eseguite nel primo
quadriennio d’ esercizio, nonché alle spese straordi
narie contemplate nell’ articolo
6della convenzione
per 1’ esercizio delle ferrovie Calabro-Sicule appro
vata con legge del 30 dicembre 1871, n°. 586 (serie 2"),
ed occorrenti sulla rete Siciliana.
Si provvederà pure colle anzidette somme alla spesa
indicata nell’ articolo
2della legge
2luglio 1882,
n°. 873 (serie 3*) ; al rimborso delle spese incontrate
dalla Società italiana per le strade ferrate meridio
nali per la linea di Castellammare a Cancello a ter
mini dell’ art. 4 della convenzione approvata con de
creto reale del 1° ottobre 1883, n°. 1658 (serie 3a),
nonché alle spese necessarie per completare la co
struzione delia linea medesima.
La somma residua verrà destinata al fondo per le
costruzioni delle strade ferrate complementari auto
rizzate con leggi del 29 luglio 1877, n°. 5002 (se
rie 2a), del 5 giugno 1881, n°, 240 (serie 3a) e del 5
luglio 1882, n». 875 (serie 3a).
Art. 3°. Nei bilanci dell’entrata e della spesa
di ciascun esercizio saranno iscritte le somme corri
spondenti alla esecuzione dei contratti di cui all’ ar
ticolo
1, così per quanto concerne
1’ esercizio, come
per quanto riguarda la costruzione di nuove strade
ferrate.
288
L’ EC O N O M I S T A
4 maggio 1884
1882, n». 875 (serie 3*j, per le strade ferrate della
2a categoria (tabella B), della 3* categoria (tabella G),
e per quelle della 4“ categoria costruite dallo Stato
è ridotta alla metà, a condizione che venga pagata
a fondo perduto, e che gli enti suddetti rinuncino al
diritto di partecipare al prodotto netto dell’ esercizio.
La succursale dei Giovi sarà compresa fra le strade
di prima categoria, cessando negli enti interessati
1