G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XXXII - Yol. XXXYI
Firenze, 28 Maggio 1905
N. 1621
S O M M A - R I O : Le tendenze del mercato dei valori — Gli analfabeti italiani — Luigi Nina, La riduzione del dazio sul petrolio — Lo «Zollverein » italo-francese — R i v i s t a B ibliografica : Prof. Federico Plora, La conversione della rendita - Avv. Carlo Beni, La beneficenza nella provincia di Arezzo - Avv. Prof. Vittorio
Mori. La personalità giuridica delle Società di commercio regolari - Prof. Ulisse Gobbi, Sulla istituzione di
Casse di assicurazione per la maternità - Prof. Carlo Godard, L ’ occultismo contemporaneo; le sue dottrine e i suoi diversi sistemi - J. Lionel Taylor, Aspect of Social evolution - Sanftenberg, Die deutschen Unfallver sicherungsgesetze — R i v i s t a econom ica e fin a n ziaria — Le nuove costruzioni di linee telefoniche — La situazione del Tesoro al 30 aprile 1905 — I lavori del Catasto nel 1903 — Banche Popolari e Cooperative — Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.
Le tendenze del mercato dei valori
Da qualche tempo avremmo voluto esporre ai nostri lettori qualche considerazione sulla ten denza che presenta il mercato dei valori ; ma la esperienza avendoci dimostrato come il più delle volte sia un parlare a chi non vuol sentire, pen savamo di serbare ancora un poco il silenzio. Ci porge occasione a discorrere sull’ argomento la lettera cortese del sig. Borella, che in brevi pe riodi esprime un giudizio sulla situazione che da molti è sentito.
E ’ verissimo; da qualche tempo il mercato dei valori è preso da una specie di frenesia al rialzo, che fa spingere i corsi dei titoli ad altis simi prezzi, il più delle volte senza che ve ne sia giustificato motivo.
Si crea così un ambiente artificioso che m i naccia la catastrofe, appena qualche importante avvenimento intervenga a produrre qualche per turbazione, e suggerisce una serie di espedienti sempre più esagerati per mantenere, o magari gonfiare, uno stato di cose che evidentemente non potrebbe reggersi da sè.
Quali le cause di simili fatti?
A nostro avviso le cause principali sono due : la prima è la scarsa coltura degli operatori, i quali vivono solo in un ambiente ristretto, non hanno abbastanza cognizioni per pensare al domani, e con una leggerezza ingiustificabile, ma spiegabile, trattano i singoli affari quasi isolatamente senza rendersi conto della funzione collettiva che nel complesso determinano.
A questa leggerezza, che ha la sua base nella ignoranza, si aggiunga 1’ azione immancabile di pochi individui influentissimi, i quali operano senza riguardi alle conseguenze e non mirano ad altro che ad approfittare degli effetti utili dei loro atti ed a sottrarsi a quelli dannosi, che pure sanno probabilissimi, se non inevitabili.
Gli operatori, specialmente sui valori indu striali, non si danno affatto la pena di studiare
le condizioni generali di questa o quella industria o di quella determinata Società, che creano o che modificano; non avvertono se assieme a questa speciale creazione o modificazione non ne avven gano tante altre dello stesso genere, per cui sia necessaria la prudenza e la cautela ; ma non veg gono se non l’ affare che in quel momento si pre senta e v’ impegnano tutte le loro forze, tutta la loro attività e tutte le loro arti per la riuscita bril lante (s’ intende transitoriamente brillante) del l’affare stesso. A l poi non pensano, nè vogliono pensare.
Nello stesso tempo l’A lta Banca, la quale dovrebbe rappresentare il complesso delle forze finanziarie del paese, o sottomano approfitta dei fatti, o rimane indifferente; i pochi che vorreb bero o dovrebbero reagire si sentono come para lizzati, perchè molti di coloro, che dovrebbero costituire il fascio di resistenza, non sono fedeli, o non si crede che sieno così fedeli come do vrebbero.
Non bisogna nascondersi la verità in simili fatti ; l’esempio, conscio ed inconscio, "viene molto spesso dall’alto; e quando si vedono persone, le quali, per l’alta posizione sociale che occupano, dovrebbero esprimere i loro giudizi o compiere i loro atti in materia di affari con molta corret tezza e circospezione, abbandonare invece il loro nome e talvolta la loro persona, quasi a rilasciare certificati di onestà e di solidità delle imprese che non trovano capitali, bisogna in certo modo giustificare i fatti minori di questo genere, che qua e là si manifestano.
Questi esempi voglion dire che la epidemia ha per il momento invaso tutte le classi'sociali, e costituisce un pericolo, a cui difficilmente può esser posto riparo se non dalla stessa forza delle cose che, determinando a suo tempo la crisi, co stituisca una dura, ma ben meritata lezione.
L ’altra causa, alla quale bisogna pure poi- mente, è l’ abbondanza del capitale. Fino a qual che anno fa il risparmio italiano doveva essere impiegato nel riacquisto del debito pubblico e privato che si trovava all’ estero, sopratutto in Francia ed in Germania ; ora 1’ uno e l’ altro di questi Stati fanno per la Russia quello che per ima trentina d’ anni avevano fatto per l’ Italia; e g l’ italiani, giacché fortunatamente, dopo la grande crisi, ne avevano i mezzi, dovettero ri comperare i loro titoli. Ma da qualche tempo il ritorno dei titoli dall’estero è finito o pressoché finito, ed il risparmio italiano non ha modo di impiegarsi se non a saggio di interesse sempre più basso. Il 4 per cento netto, sebbene minac ciato dalla conversione, si quota a 106; il 3 1[2 per cento ha il prezzo di 104, il che vuol dire che la tendenza del saggio del denaro è ancora quella di ribassare. E tanto è vero che questa tendenza è determinata dalla abbondanza del capitale disponibile, che non valsero a modificarla avvenimenti, che, in altro tempo, avrebbero pro dotto serie oscillazioni. Nè lo sciopero dei ferro vieri, nè l’assunzione dell’ esercizio di Stato, nè la minaccia delle maggiori spese militari, nè il pericolo di futuri ma prossimi disavanzi, e nem meno gli avvenimenti della politica internazio nale come la guerra russo-giapponese, la nostra freddezza coll’ Austria-Ungheria, e la famosa fac cenda di Tripoli, hanno minimamente scossa la tendenza al rialzo.
Ciò vuol dire che se il prezzo dei valori di Stato diminuisce, si trova subito il capitale pronto ad assorbire i titoli posti in vendita, appunto per la difficoltà di impiegare.
Di fronte a questa attitudine assorbente dal capitale verso i titoli di Stato, e di fronte al sempre crescente prezzo dei titoli stessi (va ri cordato che il 3 1/2 sta a 104), il che genera una diminuzione del saggio di interesse, è ine vitabile che una parte del risparmio, sia per com pensare la diminuzione del reddito, sia per ten tare la fortuna, si mostri propenso ad avventurarsi ciecamente nelle speculazioni di Borsa, o meglio sia disposto a sorreggere senza difficoltà la spe culazione.
Si entra pertanto a gonfie vele in quel pe riodo, che ha riscontro in altri periodi, come quello del 1871-74, in cui da tutte le parti sor gono nuove imprese di ogni genere e specie, in cui i privati pensavano a convertire in Società Anonima la loro azienda, subito che il capitale è dispósto ad accontentarsi di un mite interesse e quindi a capitalizzare a saggio molto alto il red dito della industria.
Alcune di queste nuove creazioni o di que ste trasformazioni hanno veramente una buona base industriale e finanziaria presente ed avve nire; ma molte altre non hanno o non si crede che abbiano quei caratteri che possono giustificare un alto apprezzamento dei titoli rispettivi. E come l’ opera dei borsaiuoli è più attiva e feconda (per essi) in mezzo alla folla, cosi l’ opera dei borsisti speculatori, diventa più attiva e più feconda (an che qui « per essi » ) nella moltitudine degli af fari nuovi o quasi nuovi.
Quali i rimedi?
L ’ egregio signor Borella fornisce esso stesso
la risposta. Nè leggi, nè regolamenti, nè dispo sizioni fiscali servirebbero a frenare la tendenza. Se non erriamo, il signor Borella penò ac cennerebbe alla azione delle Banche di emissione, delle quali sembra lamenti la ripetuta conces sione di fare sconti al 3 1/2 per cento, inquan- tochè questo saggio così basso permette di attin gere capitali da quei serbatoi, a coloro che eserci tano poi la speculazione.
Ci permetta l’ egregio signor Borella di non essere di questo avviso. Le Banche di emissione si disputano colle Banche libere e coi banchieri il portafoglio che esse arrivano ad accumulare in quantità sempre meschina, anche praticando largamente il saggio di favore. Se il Governo non accordasse loro di scontare a così basso sag gio, il loro portafoglio si ridurrebbe a zero o non sarebbe composto che di effetti non degni di una Banca di emissione.
Non abbiamo bisogno di citare cifre, le si tuazioni delle Banche di emissione e le parole dette agli azionisti dal Direttore Generale della Banca d’ Italia nella recente ultima Assemblea, rendono inutile presentare i dati ai nostri lettori. Se pertanto il portafoglio delle Banche di emis sione è lungi dall’ avere l’ aumento che sarebbe pur naturale, non sappiamo vedere come il loro ufficio di sconto anche al 3 1/2 possa influire sulla speculazione.
Pur troppo non vi è che una sola conclu sione a cui venire; il rimedio per questa ten denza in quanto è esagerata (e lo è veramente) non è che quello che si usa verso i ragazzi sven tati ; gli incidenti che loro succedono per la sven tatezza, sono i soli maestri efficaci che insegnano loro la serierà di condotta.
Ed ecco ora la lettera del signor Borella.
Stimat."10 Professore,
Lettore, frequente se non assiduo, da molti anni dell’Economista di Firenze, io ricordo di avervi notato più di una volta degli articoli molto chiari e molto robusti sulle funzioni della Banca e della Borsa, articoli che furono talora allarmi previdenti, e talora, sgraziatamente pel paese, profezie inascoltate.
Che fosse venuto il momento di una ripresa da parte della Rassegna, di quelle lezioni salu tari, di quei moniti preziosi ?
D ’ accordo tutti che nè i formalistici rigo rismi di nuove leggi scritte, nè gli inasprimenti delle tasse sui contratti di borsa sono mezzi valevoli per educare gli sventati, gli astuti e le loro vittime spesso incoscienti o quasi innocenti. Ma poiché si è visto in altri ambienti e in altre circostanze — p. e. in certi casi di scioperi — che una manifestazione sana e seria della opinione pubblica e della Stampa rispettata ha impedito guai maggiori, non pare all’Economista ché oc corra, pel mercato delle borse italiane, un inter vento di chi avendo la visione disinteressata delle cose, può autorevolmente e seriamente far met tere giudizio a chi non l’ ha?
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sia rogato l’atto notarile di costituzione delle Società anonime, non pare a Lei, sig. Direttore, che si corra un po’ all’ impazzata e che se nella Borsa non vi sono degli scioperanti. Si può dire però che vi sono degli scioperati?
Quando le borse diventano fine a se stesse, perdono il carattere e la funzione di istituti utili al pubblico, utili al mondo degli affari reali e di chi veramente suda e fatica nei commerci e nelle industrie: diventano luoghi chiusi, nel senso che vi si giuoca; questa è la brutta parola, ma vera, e questa parola è la diagnosi sintetica della malattia che ha preso al cervello dei co siddetti operatori di borsa.
E quella che si dice la Banca non ha pro prio nulla da fare in simili frangente? le Banche sono fatte per aiutare le speculazioni o i veri affari ?
Io sarò un ingenuo, ma quando sento dire della grande mitezza dei riporti, dell’abbondanza del danaro del saggio lieve dello sconto, ma vedo insieme e sopratutto una sfrenatissima specula zione sono tratto a pensare che quelle condizioni sono un po’ artificiose e sostenute da audaci sfrut tatori, da avventurieri del credito.^
Quando minaccia il ritorno ai disavanzi, dopo un periodo di pareggio tenuto su coi denti ; quando la finanza, già promettitrice di conver sioni del debito pubblico, di riforme economiche e tributarie, di larghe dotazioni ai servizi civili stati trascinati fin qui in modo insufficiente^ e in decoroso, è ricacciata sulla via di inevitabili nuovi debiti soltanto per provvedere alle prime necessità della esistenza della nazione, quando forzatamente e inconsideratamente_ si è preso sulle spalle il pondo dell’esercizio di Stato, come si può credere alla prosperità, alla floridezza che le borse ci vorrebbero far vedere?
E per ultimo un’ altra domanda. Quando lo Stato si dice contento di ottenere danaro a, lungo termine al 3.75 o al 3.65 per cento dagli istituti di emissione o da altri serbatoi di capitali, quando la più sicura e la più solida delle prime, quella del Tesoro Nazionale, non può spuntare^ tassi o saggi inferiori a quella misura, è giusto, è logico, è conveniente che lo Stato intervenga con le sue concessioni ripetute ad ogni mese a far^ mante nere gli sconti di favore al 3 lj2 , i quali aprono poi la porta a tutte le operazioni e speculazioni di borsa a base di mitissimi e facilissimi riporti e che servono a dare sempre maggiore arditezza alle speculazioni artificiose ?
Faccia Lei, signor Direttore, quell uso che crede di questa lettera, e intanto, sebbene io non abbia il bene di conoscerla, mi permetta di attestarle la mia grande stima e profonda con siderazione.
Devot.™0
Ca r l o Bo r e l l a.
GLI ANALFABETI ITALIANI
Mentre si discorre tanto di Tripoli e del l’ Albania, di Trieste e di Trento, e mentre a Trapani viene, tra la festa delle bande e delle bandiere, rieletto e riconfermato 1’ ( x-M im stro Nasi, ci cadono sott’ occhio i risultati -dell’ ul timo censimento 1901 e diamo ai lettori qualche notizia sullo stato di elementare coltura del no
stro paese. _
Vorremmo che servisse di doccia ireaaa pei le eccessive o premature aspirazioni, almeno di avvertimento sulle conquiste che ancora dobbiamo
fare a casa nostra. .
Nel 1872 gli analfabeti, sopra 10,000 abi tanti dai sei anni in su, erano in Italia 6877; venti anni dopo non erano nemmeno ridotti alla metà, poiché sono sempre 4849 su 10,000 indivi
dui dei due sessi. '
E pazienza fosse questo, ma tali risultanze non sono che medie; le cifre assolute narrano
guai molto più seri. A . . . ..
Ecco le Calabrie che sopra 10,000 abitanti non contano che 2129 persone che sappiano leg o-ere, gli altri 7871 sono sempre analfabeti ; ne gli ultimi venti anni qualche progresso si è ot tenuto ; da 1299 sono passati a 2129 quelli che sanno leggere; nemmeno raddoppiati in un ven
tennio! .
Se mettiamo le 69 provinole italiane m or dine decrescente del numero dei letterati, le tre provincie della Calabria sono le tre ultime : — Ca tanzaro 2172, R eggio 2132, Cosenza 2082, sempre su diecimila abitanti da 6 anni in su.
Quella nobile regione ha però un ^ conforto ; se invece delle provincie intiere si tien conto dei soli capoluoghi, muta alquanto l’ ordine ed al lora si ha che il capoluogo meno dotto è Caltani setta, con soli 3152 letterati, viene poi Teramo con 3698 e Siracusa con 3864 e Potenza con 3902 e
Girgenti con 3973. _
I tre capoluoghi calabresi dànno : Catanzaro 3979, R eggio 4261, Cosenza 4021 persone che sanno leggere sui 10,000 abitanti maggiori degli
anni sei. . . , .
La curiosità fa domandare, per costituire dei confronti : ma quali sono e in che condizioni sono le provincie più colte?
Ecco le sole 33 provincie nelle quali piu della metà della popolazione (esclusi i bambini al di sotto dei 6 anni) sanno leggere. Su dieci mila abitanti sono a
Le altre 36 provinone hanno più della metà degli abitanti analfabeti.
Un poco meglio vanno i capoluoghi di pro vincia, dei quali 47 hanno più della metà della popolazione che sa leggere.
Sta a capo Torino che ha appena 838 per sone sn diecimila che sono analfabete ; e viene appresso Como che ne ha poco più di mille ; va segnalata Alessandria che in 30 anni passa da 4934 ad 8130, su diecimila, che sanno leggere.
Ripetendo che un solo capolnogo, Torino, ha meno di 1000 analfabeti, (sempre su 10,000 abi tanti di più di 6 anni), 14 capoluoghi: Como, Sondrio, Novara, Bergamo, Milano, Alessandria, Cuneo, Brescia, Porto Maurizio, Verona, Pavia, Genova, Mantova, Firenze hanno meno di duemila analfabeti; —- sono 13 quelli che ne hanno da meno di tremila e più di due mila: Cremona, Vicenza, Livorno, Treviso, Udine, Boiogna, Venezia, Padova, Piacenza, Roma, Rovigo, Parma, Siena; - - sono invece 6 quei capoluoghi che dànno tra i tre ed i quattomila analfabeti sui 10,000 abitanti : Lucca, Modena, R eggio Emilia, Pisa, Ancona, A quila; -— tra i quattro ed i cinque mila analfabeti si contano 12 capoluoghi: Ravenna, Grosseto Fer rara, Napoli, Palermo, Pesaro, Sassari, Macerata, Trapani, Caserta, Lecce, Cagliari ; — e vi sono 15 capoluoghi, che hanno da cinque ai seimila analfabeti, cioè: Massa, Forlì, Perugia, Arezzo, Foggia, Ascoli, Bari, Salerno, Campobasso, Ca tania, Benevento. Avellino, Chieti, R eggio Ca labria e Cosenza; tra i sei ed i settemila anal fabeti ogni 10,000 abitanti si ha : Messina, Te ramo, Girgenti, Siracusa, Potenza, Catanzaro ; i quali sei capoluoghi stanno proprio in fondo alla scala decrescente.
E queste cifre, dopo quaranta anni dalla costituzione del nuovo Regno, addolorano quando si vede che in Italia 32 sposi e 46 spose per cento non seppero nel 1901 sottoscrivere 1’ atto di matrimonio ; mentre in Francia appena 4 sposi e 6 spose per cento erano in tale disgrazia; ed :n Inghilterra appena il 2 per cento gli sposi ed il 3 per cento le spose ; e quando si vede che il 32 per cento dei coscritti italiani sono anal fabeti, mentre in Francia solo il 4 per cento, nel Belgio il 12 per cento ed in Germania il 0.05 per cento, cioè un analfabeta ogni 2000 coscritti ! Ne si può più ormai, dopo 40 anni, imputare il lontano passato, dobbiamo incolpare solo la no stra negligenza e il nostro scarso amor di pa tria. Nell’ ultimo ventennio il numero degli sposi analfabeti diminuì in Francia dell’ 80 per cento, in Inghilterra dell’ 82, nella Scozia del 71, in Irlanda del 62 per cento; e in Italia? In Italia
solo del 29 p er cento!
La proporzione dei coscritti analfabeti nello stesso periodo diminuì in Francia del 68, in Ger mania del 97, nel Belgio del 43, nei Paesi Bassi dell’ 80 per cento. E in Italia? In Italia soltanto
del 33 per cento !
Non sarebbe, stato desiderabile che le nobili Associazioni che raccolgono denaro in Italia per aprire scuole all’estero, avessero cominciato dal l’ Italia?
E perchè in tanta eloquente miseria di cul tura, miseria che im gran parte è dovuta a man canza di mezzi, non sorge uno dei 5C8 deputati
a proporre che siano stanziate le somme neces sarie per aprire scuole per gli adulti a spese dello Stato, in quelle provincie dove più della metà della popolazione è analfabeta, e sieno isti tuiti premi in denaro per pubblica sottoscrizione •a tutti coloro, che avendo più di 20 anni entro il termine di due anni impareranno a leggere e scrivere?
Se ci interdicessimo per una diecina d’ anni di fare nessuna sottoscrizione per monumenti od altre simili spese di vanità ed inalzassimo invece questo monumento alla patina cancellando l’analfabetismo o riducendolo a minime proporzioni ?
La riduzione del dazio sul petrolio
Quà e là in varie regioni d’ Italia si torna a far voti per la abolizione o riduzione del dazio sul petrolio e si torna a dimostrarne la necessità.
A me sembra che, se si vuole una buona volta ottenere il successo desiderato, bisogna co minciare col battere tutt’ altra via, perchè col- l’ insistere nel dimostrare l’ urgenza del provve dimento, non si fa neppure un passo verso la soluzione.
Chi non sa ormai che l’ enorme dazio sul petrolio, che colpisce il prodotto nella misura del 480 per 100 del suo valore, agisce sul con sumo della nazione in senso sempre più depri mente ed ha anche un effetto dannoso per la finanza pubblica, in quanto che il dazio di con fine, che nel 1892-93 aveva dato quasi 36 mi lioni, si ridusse a 32 nel 1902-903?
E chi non ha notato, come un sintomo ve ramente impressionante, il contrasto che vi è tra l’ aumento continuo della popolazione, la stazio narietà dei prezzi del petrolio, la diffusione lenta degli altri mezzi di illuminazione da una parte - elementi tutti che avrebbero dovuto determi nare un incremento del consumo - e dall’ altra una discesa continua di questo ?
Sono fatti e contrasti che resistono a qual siasi obbiezione voglia sollevarsi contro la que stione di massima; ma non è qui la difficoltà.
Quante tesi non sono state dimostrate giu stissime con argomenti per ogni riguardo esau rienti, ma aspettano tuttavia di essere tradotte in pratica?
E ’ dunque necessario di finirla con i voti platonici, e di discutere il problema alla stregua di tutt’ altro criterio, dando per dimostrata la urgenza di attuare la riduzione del dazio sul petrolio. Anche da me tale dimostrazione è stata tentata (1) e perciò passo ora ad altro campo.
Le esigenze del bilancio dello Stato che in fluenza hanno in questa materia?
* * *
La riduzione del dazio sul petrolio presup pone una situazione finanziaria favorevole, o per chè esista un avanzo reale o perchè sia possibile una contrazione delle spese pubbliche.
E ’ facile constatare che oggi manca tanto l ’ una come 1’ altra di queste due condizioni ; ed
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anche se una indagine minuta potesse condurci a suggerire qualche economia nelle spese attuali o ad indicare un margine libero di bilancio, che potrebbe avere la funzione di compensare la per dita provocata dalla riduzione del dazio sul pe trolio; tuttavia nessun risultato concreto si sa rebbe ottenuto perchè questi suggerimenti e que ste designazioni solleverebbero tale una rete di difficoltà da intricare ed impedire la riforma de siderata.
Da’ una parte i bilanci consolidati, dall’altro le esigenze sempre nuove e quindi le nuove spese si imporrebbero su ogni tentativo di sgravio.
Perciò sarà bene di mettere nell’ ultima linea del progetto di chiedere al bilancio un qualche contributo per fronteggiare la diminuzione delle entrate doganali ; sarà un espediente, al quale ricorreremo se proprio sarà necessario, e quando siano venute a mancare altre risorse, sulle quali si può contare. Per ora noi crediamo di poter fare assegnamento sull’ incremento del consumo.
E ’ certo che per quanto la riduzione del dazio sul petrolio possa contribuire ad aumentare il numero dei consumatori, pure dovrà inevita- , bilmente far sentire alla finanza, per un periodo più o meno transitorio, una perdita effettiva ; e quindi bisogna studiarsi di accompagnare la ri duzione del dazio con opportune modalità che valgano a ridurre al minimo questo periodo di perdita inevitabile.
Va senz’ altro abbandonata l’ idea di dimi nuire il dazio da 48 a 10 lire. Infatti, prendendo per base l’ importazione del 1912-903, che è la più bassa che si sia avuta dal 1886 in poi, ec cettuati gli anni 1887-88 e 1895-96: dall’appli cazione del dazio nella misura di 10 lire, la finanza realizzerebbe L. 6,831,530 di fronte alla somma di L . 32,791,344 effettivamente incassate ; e quindi una perdita di L . 25,959,814.
Resta adesso a vedere quali effetti avrà sul consumo la riduzione del dazio. Evidentemente aumenterà la media individuale, giacché l’ im piego del petrolio non ha un limite massimo; ma per giungere a neutralizzare gli effetti risentiti dalla pubblica finanza con la perdita dei 25 o 26 milioni, occorrerà che esso salga da 683,000
quintali a 3 milioni e 279 mila e più, che è
quanto dire che il consumo per individuo dovrà crescere da kg. 2,16 a 10,03.
Chi può prevedere in quanto tempo il con sumo giungerà a questo livello? Fors’ anche mai; ma - per lo meno - occorrerà un lungo periodo di anni.
Io sono fautore della riduzione del dazio sul petrolio e appunto per questo voglio guardarmi bene dal creare soverchie illusioni. Occorre pre pararla in modo, che il bilancio possa automa ticamente ed immediatamente ristorarsi della inevitabile perdita. Ciò avverrà se la diminu zione del dazio sia tale da determinare un in cremento del consumo, nella proporzione che sara necessaria per compensare, gli effetti della nuova tariffa.
L e condizioni del nostro paese, considerate nel loro complesso, non sono tanto dissimili da quelle dell’ Austria-Ungheria, per modo che sem bra ragionevole l’ aspettativa, che con un dazio uguale al suo, di circa 24 lire, ossia della metà
del dazio nostro attuale, si abbia a'raggiungere un consumo medio individuale pari ad almeno due terzi di quello del vicino Impero: il che ba sterebbe per colmare ad esuberanza ogni perdita derivante dalla diminuita tariffa.
Per raggiungere il provento complessivo a t tuale, che è di circa 33 milioni, basterebbe che, ridotto il dazio della metà, il consumo per abi tante si elevasse a 4.32, ossia che la importazione totale raggiungesse complessivamente 1,366,306 quintali.
Non credo che sia troppo difficile ottenere questo risultato, poiché si deve contare, non solo sull’ impiego per l’ illuminazione, ma anche per altri usi : per esempio, la nascente industria de gli automobili, che non può in Italia avere una adeguata espansione per effetto dell eccessivo prezzo del petrolio, ne verrebbe notevolmente avvantaggiata e richiederebbe un molto maggiore consumo di questo prodotto.
Indipendentemente dalla riduzione del dazio sul petrolio, si può anche per altra via arrivale a soddisfare i voti più volte espressi in nume rose petizioni al Parlamento.
Già in altra occasione ho accennato alla pro posta di costituire lo smercio del petrolio in un monopolio da affidarsi all’ industria privata, e mi pare che vi siano buone ragioni per insistervi. Il monopolista si surrogherebbe alla dogana nel senso, che pagherebbe allo Stato i 33 mi lioni o quella più esatta somma che rappresenta il gettito totale del dazio, acquistando esso il petrolio fn franchigia e restando così soppresso il dazio.
Prendendo per base la quantità importata nel 1902-903, il monopolista dovrebbe cominciare col pagare allo Stato un canone di 33 milioni e vendere il petrolio a centesimi ottanta il litro.
Dopo un certo periodo da determinarsi — an nuo, biennale o triennale — sempre restando fisso il canone da pagarsi allo Stato, egli dovrebbe ri bassare di 5 centesimi il prezzo di vendita, nel- l’ ipotesi che il consumo per testa sia aumentato di 30 grammi e l’ importazione cresciuta di cen tomila quintali.
D i mano in mano che il consumo aumentasse di 30 grammi e T importazione di 100,000 quin tali, dovrebbe il prezzo di. vendita venire nuo vamente ribassato di cinque centesimi ; per modo che. dopo otto riduzioni del prezzo nella ragione fissa di cinque centesimi, si giungerebbe a dare al consumatore il petrolio a 40 centesimi il litro, che è quanto dire si attuerebbe la riduzione del dazio da 48 lire a 24. E ’ evidente che lo Stato non subirebbe alcuna perdita.
Ponendo dunque che nel prinw periodo si prendessero a base i dati del 1902—903, si avrebbe un canone di 33 milioni, un’ importazione di 683,153 quintali e un consumo individuale di kg. 2.16. Invece nel nono periodo, rimanendo fermo il medesimo canone, si avrebbe un’ impor tazione di quintali 1,366,306 e un consumo per individuo di kg. 4.32.
Sento già sollevarsi infinite obbiezioni a que sta proposta, ma non dubito che si finirà per tro varla buona. Perciò nulla di meglio che discu terla, onde rimanga in tutti i suoi punti chia rito il concetto su cui si basa.
LO “ ZOLLVEREIN” ITALO-FRANCESE
Prima ancora che il conte Goluckowski, in un suo discorso alla Dieta Austriaca accennasse con viva frase alla miseria delle discussioni do ganali tra gli Stati d’Europa, mentre il pericolo economico americano si presentava sotto più aspetti formidabile sul presente e peggio in un prossimo avvenire, VEconomista aveva già pro pugnato lo stesso concetto, quello cioè di lasciare da parte le differenze che si manifestavano tra i diversi Stati (si era allora alle prime discussioni sulle rinnuovazioni dei trattati di commercio) per costituire un fascio di resistenza contro gli Stati Uniti dell’ America del Nord.
Può essere che una simile intesa, dicevamo allora, sia il primo passo verso l’abbandono, al meno in Europa del protezionismo.
La questione non ebbe seguito, od almeno come fu allora rilevato, ma, è nostro convinci mento, essa mantiene sempre la sua opportunità ed utilità, ed è bene che venga con perseveranza trattata e discussa affinchè, quando i fatti ne renderanno necessaria 1’ attuazione, la pubblica opinione ed i Governi siano apparecchiati e non appaia come cosa nuova.
Pertanto abbiamo visto con piacere che il prof. Tullio Martello della r. Università di Bo logna, su una tesi, non perfettamente eguale a quella che sostunevamo noi, ma sotto più aspetti consimili, abbia raccolti alcuni articoli già pub blicati nel Secolo, e accresciuta con altre notevoli considerazioni la materia, ne abbia fatto un opu scolo che non deve passare in silenzio (1).
Colla forma brillante che gli è propria e colla molta dottrina di cui dispone il prof. Mar tello ha trattato l’ importante proposta di un « Zollverein » franco-italiano, sotto i suoi molte plici aspetti, e se si può fargli appunto di avere in qualche parte un poco esagerate le tinte, è certo che egli ha esposte in compenso tante chiare e precise verità, da far giudicare il suo lavoro una buona azione.
E perchè la questione rivesta il carattere di grande importanza economica e d ’altra parte non potrebbe essere più efficacemente presentata, fac ciamo un largo riassunto del lavoro richiamando su esso tutta la attenzione dei nostri lettori.
Sebbene tutti sappiano quali dottrine econo miche professi il prof. Martello, tuttavia q utile sentire come egli concili le sue proposte colle sue dottrine. « Sono libero scambista, egli dice, e, come tale,, appartengo da molti anni al Cobden Club di Londra ; ma, più libero scambista dello stesso Cobden Club, non accetto il sistema dei trattati di commercio, che sempre sono stipulati sulla base delle mutue concessioni più o meno proibitive, sia che si accostino al tipo Methuen, sia che prendano carattere e colore del tipo Na poleone III. Invoco invece la tariffa unica gene rale, perchè è il solo punto di partenza che con duce alla libertà dei traffici. Ma le tariffe generali anch’esse, per quanto sieno migliori sistema dei
(1 ) Tu l l io Ma r t e l l o. Lo « Zollverein » italo-fran-
cese e gli Stati Uniti d’Europa. - Bologna, L. Beltrami
1905, pag. 72.
trattati di commercio, emanano da un principio di lotta e serbano in grembo le odiose esclusioni, i tentativi di sopraffazione e le rappresaglie, che mettono il lievito nella pasta delle inimicizie in ternazionali ».
Qui apriamo una breve parentesi perchè il pensiero dell’Autore non ci pare chiaro. E gli de sidera « una tariffa generale unica ». In che senso? Ohe ogni Stato abbia una propria' tariffa gene rale la quale non venga modificata da trattati ? — Ma allora avremo un protezionismo più aspro dei trattati di commercio, perchè ormai ogni ta riffa generale è quasi una proibizione al com mercio internazionale. — Che ci sia una unica tariffa generale adottata da tutti gli Stati ? — Ma, a parte le difficoltà per redigerla, si avrà : o che essa sarà costituita dal massimo protezio nismo voluto da ciascun Stato, ed allora sarà la protezione del protezionismo ; o sarà una tariffa generale unica, diremo così obbiettiva od impar ziale, ed allora, in causa delle differenti potenzia lità produttive creerebbe delle evidenti ingiusti zie. Si comprende pertanto che il prof. Martello intende di prediligere la tariffa generale unica in ciascun Stato, cioè abolite le tariffe conven zionate ; resta a vedersi se sia vero che tale ta riffa condurrebbe veramente « alla libertà dei traffici ».
Ma intanto l’Autore continua : « Ho sempre sognato dunque, per il bene dell’ umanità, l’ abo lizione delle tariffe doganali, inflettendo tuttavia sulla inevitabile necessità di procedere per gradi nelle grandi riforme economiche dei popoli, ho- ve duto in una lega latina doganale il primo nucleo degli Stati Uniti d’ Europa «.
E dopo aver accennato quali affinità corrano tra i due popoli francese ed italiano, osserva : « per fare dell’ Italia e della Francia il nucleo della nazione latina non v ’ è che un mezzo, senza il quale ogni altro mezzo può riuscire troppo la borioso — o inefficace — o mancipio degli avve nimenti impreveduti — sempre incerto — sempre esposto alle notevoli contingenze politiche interne ed internazionali. Questo mezzo è 1’ alleanza eco nomica. E ’ l’ unione doganale, ossia la soppres sione dei dazi al confine tra i due paesi, .così che, sotto il punto di vista degli scambi, Italia e Francia si possano considerare e diventino effet tivamente una sola e medesima nazione di quasi 70 milioni di consumatori ».
Qui naturalmente il prof. Martello sente il bisogno di prevenire una obbiezione, che cioè da questa fusione economica l’ Italia, molto meno ricca della Francia, abbia tutto da guadagnare, senza che la nazione sorella ricavi adeguato com penso. E l ’Autore acutamente risponde che la Francia è uno stato piccolo quasi come l’ Italia di fronte a ciò che è la Bussia e che sarà pros simamente la Germania, quando avrà strappato all’Austria tutto l’elemento tedesco; afferma quindi che bisogna che ambedue si ingrandiscono Francia ed Italia senza detrimento una dell’ altra, anzi con vantaggio comune.
gran-28 maggio 1905 L ’ ECONOMISTA 347
dezza industriale d ’ Italia, che sarà fra breve tempo l’ Inghilterra del carbone bianco. Anche la Francia po trà disporre di molta energia idraulica, ma 1 Italia ne è più ricca, in questo senso almeno, eh essa non ha la energ.a idraulica concentrata in alcune parti del suo territorio, bensì largamente distribuita da levante a ponente sotto i versanti delle Alpi e da settentrione a mezzogiorno lungo le discese mediterranee e adriati- che dell’ Appennino. Come l ’ Italia continentale, 1 Ita lia insulare può copiosamente attingere a questa pe renne sorgente di forza motrice. Del resto, 1 Italia e la Francia ne sono medesimamente provvedute e sono superiori, sotto questo riguardo, ad ogni altro paese d’ Europa, comprese la Svizzera, la Svezia e la JNor-VeS« Se l’ Italia è inferiore alla Francia nei progressi industriali sinora realizzati, non bisogna dimenticare che la vita industriale d’ Italia è, si può dire, appena cominciata, e che quella di Francia è già, e da molto tempo, adulta e matura. Il Baudin osserva ohe le sue strade provinciali, comunali e vicinali si estendono so pra una lunghezza complessiva assai minore di quella misurata dalle strade francesi; che ì suoi binari di ferro occupano 55 metri per ogni chilometro quadrato e quelli francesi 80; che la sua produzione agricola sta a quella francese come 1 a 3, mentre la fertilità della terra italiana è maggiore di quella della terra fran cese ecc. Ma bisogna dare tempo al tempo ; bisogna pensare che il fisco italiano è sempre stato smora un accanito nemico dello sviluppo industriale ed agricolo del paese e che, ciò malgrado, le produzioni della lana, della seta, del cotone, delle stoffe, dei tessuti, dei me talli, della carta, delle macchine, dei prodotti chimici e di molte altre ricchezze, sono in continuo e rilevan tissimo aumento, come lo stesso Baudin avverte, con- sultando le statistiche ufficiali, benché , le statistiche ufficiali non sieno mai in grado di accertare 1 tatti e sieno sempre e necessariamente al di sotto della venta _ in Italia specialmente, dove le dichiarazioni dei contribuenti e i documenti della produzione hanno si stematicamente di fronte pertinace e minacciosa 1 om bra ladra del fisco. Ma il fatto incontestabile e questo: che l’ Italia è riuscita ad emanciparsi da parecchie in dustrie straniere, fabbricando prodotti che all esteio sopo preferiti ai prodotti similari indigeni.
« E bisogna pensare ancora e sopratutto che l'Ita lia conta appena un trentennio di piena esistenza uni taria nazionale, a cui è arrivata.attraverso a mille 1- ficoltà, a guerre, a rivoluzioni, a cospirazioni, che l’ avevano resa esangue, dopo .essere stata ignobilmente sfruttata e spogliata dai suoi tiranni ed aguzzini.
« Popolo degno di ammirazione è questo popolo, contro il quale si esercitò da tanti anni e datanti paesi il bersaglio della calunnia ! In poco più di trenta anni, dacché ha potuto muoversi indipendentemente m casa propria, è riuscito a farsi tutto da sé ex novo : esercito ed armamento, marina ed arsenali, strade ferrate e reti telegrafiche, scuole, codici, banche, pubbliche am- ministrazioni, ingrandimenti edilizi, impianti indu striali, cantieri e linee in navigazione;— è riuscito a tentare colossali imprese coloniali, sfidando le gelosie rivali, l ’ odio e l ’ ira di popoli e di Stati fra 1 piu ric chi e potenti, non soggiacendo che a profonde dissen sioni intestine ; — è riuscito a rovesciare il potere tem porale della Chiesa cattolica; — è riuscito a sostenere formidabili guerre di dogana, a vincere tenebrose in sidie di borsa, e ciò nonostante ad avere il cammo al
vari, la rendita sopra il pari, il bilancio pan ai mi
gliori bilanci d ’ Europa, anzi, com ebbe a dichiarare Maggiorino Ferraris, pochi mesi or sono. « il piu torte di tutti i bilanci dei grandi Stati europei » ;.— è riuscito a distruggere le secolari diffidenze e il discredito m cui era tenuto dalla diplomazia internazionale, avvezza sempre a considerarlo popolo tumultuoso, indolente, immorale, imbelle, degno di ser/itu e di sevizia; - ed è arrivato ad essere il perno delle grandi a! 1banze: po litiche ed a vedersi conteso dai Gabinetti di Germania e di Francia nelle orientazioni della forza armata per l’ equilibrio degli Stati e per la pace europea.
« Tutto considerato, tutto pesafo, il grande prin cipio del do ut des non sarebbe minimamente violato dalla Francia e dall’ Italia, se consentissero di sopiin- mere la linea doganale, che le chvide Portandola in torno alla loro unione, allargando così lo sbocco del e loro produzioni, maggiormente avviluppando la 010
potenza produttiva, rendendosi necessarie 1 ^1_ tra, e tutt’ e due insieme al consumo dell Europa ce frale, costretta dalle sue condizioni naturali ad altre
e ben diverse produzioni. Il vincolo economico, a poco a poco, nel comune interesse, diventerebbe — come ci sarà facile il dimostrare — vincolo politico invulnera bile e questo nucleo di nazione latina ben presto eser citerebbe irresistibile attrazione su tutti gli elementi della futura compagine ».
Ribadendo quindi il concetto fondamentale che questa unione doganale italo-francese deve essere considerata come un primo passo verso l’ unione economica e politica dell’ Europa, rileva il fatto, che domina tutti gli altri, della pace armata, il quale fatto non è che la espressione della gelosia dei singoli Stati che anelano alla supremazia economica ; lamenta che 1 Europa spenda quattordici milioni al giorno per mante nere la pace armata, e come conseguenza l’ au mento formidabile del debito pubblico sino alla apparente impossibilità di estinguerlo,... e tutto ciò « perchè la popolazione cresce, e il progresso civile chiama sempre più larga cerchia di con sumi, per la naturale progressione dei bisogni, le classi più numerose e più povere della società, ma anche sempre meno ignoranti, sempre meno rassegnate alla miseria, sempre meno fiduciose nei vecchi sistemi di governo e di pubblica ammi nistrazione, sempre più esigenti di riforme che permettano loro maggiore retribuzione di lavoro e maggiore sicurezza nei propri destini ».
E giustamente osserva pure l’Autore che « a tutto ciò si deve anche l’agitazione socialista, in parte fomentata con buona fede in spirito uma nitario ; in parte tenuta viva da uomini che aspi rano alla ricchezza per mezzi piu comodi e solle citi che non sieno il lavoro e il risparmio ».
E vai la pena di riportare il seguente quadro riassuntivo della situazione ;
« Dunque popolazone sempre più numerosa, sem pre maggiore raffinatezza e molteplicità di bisogni, de biti pubblici in aumento costante e crescente, succes sivi perfezionamenti belligeri: il che dimanda mezzi di consumo che non si possono avere senza corrispon dente produzione, e quindi bisogno di accrescere le esportazioni da uno Stato all’ altro e ciascuno Stato intento a diminuire le importazioni ed a rimettere m vigore gli assurdi, le impossibilità e gli errori della vecchia bilancia del commercio sotto pretesto di proteg-
Determinato così il concetto fondamentale della sua proposta e delincatone lo ^ scopo, la forma e le necessità impellenti, il prof. Martello vuole più ampiamente giustificare le ragioni che gli suggeriscono tale unione doganale italo-fran- cese e si trattiene quindi a rilevare i pericoli che minacciano l’ E uropa: « il pericolo giallo » « il pericolo cosacco » « il pericolo americano ».
E questi interessanti capitoli riassumeremo in un prossimo articolo.
R
ivista
B
idlioqrafica
Prof. F ed e rig o Flora. - La conversione della
rendita. — Milano, Società Editrice Libraria,
1905, op. pag. 25.
Pur troppo il tema della conversione della rendita è ridiventato prematuro; quando la grande operazione pareva nonché possibile, facile, era Mi nistro del Tesoro l’on. Di Broglio, che colle sue idee ristrette e la sua modesta competenza in simili affari, lasciò passare il momento opportuno, quando salì al potere, tutto infiammato di lasciare il suo nome alla grande operazione, l’ on. Luzzatti, scoppiò il conflitto russo-giapponese che obbligo
all’ attesa. . . . . . . .
E nell’attesa una serie di fatti finanziari mi nacciano già di turbare la situazione interna e di rimandare, anche per questo, l’ esecuzione di una aspirazione così viva.
Tuttavia non tardiamo a presentare ai let tori questo breve, ma succoso lavoro dell’ egregio collega prof. Flora, che con molta sobrietà_e con sicurezza di giudizio tratta il tema sotto i suoi molteplici aspetti, collegandolo colla situazione economica del paese.
D’Autore conforta le sue conclusioni teoretiche e pratiche con molti dati di fatto e propende nel concetto che l’ Italia debba attendere il mo mento nel quale l’altezza del corso della rendita permetta la conversione « classica », cioè la of ferta del rimborso o del semplice titolo della nuova rendita ad interesse ridotto.
A vv. C a rlo Beni. - La Beneficenza nella pro
vincia d i Arezzo. — A rezzo, tip., Bellotti, 1905
op. pag. 31.
Come è noto, il Ministro dell’ Interno nel 1902 ha fatto nominare dal prefetto di ciascuna provincia una Commissione che compiesse una esatta e generale indagine sulla beneficenza pub blica e privata. Il comm. Carlo Beni, membro della Commissione per la provincia di Arezzo ha dettato sull’ argomento una importantissima^ re lazione che oggi viene pubblicata. La relazione stessa è preceduta da una interessante memoria scritta dall’ egregio e dotto prof. A. Morena, pure membro della detta Commissione, nella quale memoria sono raccolte le notizie « intorno a ciò che si era disputato sulla beneficenza in Toscana dal 1765 al 1860 ». Anche questa memoria, che fa tra 1’ altro rilevare la parte presa sull' argo mento dall’Accademia dei Georgofili, è pregevo lissima.
A v v prof. Vittorio Mori. - La ,personalità
aiuridica delle Società di commercio regolari. — Roma, « Diritto Italiano », 190o, op. p. db.
Con molta erudizione e con grande compe tenza, l’Autore esamina in questo opuscolo gli argomenti che determinano la personalità giuri dica delle Società di commercio, da alcuni, nello stretto diritto, negata. L ’ egregio Professore del l’ Università di Roma, con copia di argomenti e con stringente logica, mentre ammette m con clusione che la Società commerciale possa consi derarsi come persona giuridica, respinge certi mo tivi coi quali si sostiene la stessa tesi, perche essi, più che a persuadere e convincere, servono a creare dubbi ed incertezze.
Prof. U lisse Gobbi. Sulla istituzione dì Casse
di Assicurazione per la maternità. — Messina,
Tip. D’Angelo, 1905, op. pag. 23.
E ’ una breve ma interessantissima relazione letta dall’egregio Collega al terzo Congresso per
l’ igiene dell’ allattamento e la tutela della prima
infanzia tenutosi a Messina nell’ottobre u. s. D’A u tore con molte chiare e stringenti considerazioni e con dati di fatto sull’ argomento, propugna che, essendosi già in Italia sancito l’ obbligo dell’ as sicurazione, anziché quello dell’ indennità, per tutte le conseguenze degl’ infortuni sul lavoro, anche per le inabilità di lunga durata, si faccia lo stesso anche per la maternità ; così, osserva l’Autore « si farà un passo sopra una via che ormai si dovrà inevitabilmente percorrere, arrivando alla assicurazione obbligatoria per malattia ».
Specificando, egli crede che basterà, almeno per ora, un sussidio medio di una lira al giorno per 31 giorni, il che, dimostra l’ egregio Profes sore, non richederebbe che un piccolo contributo per ogni operaia, versato dal padrone alla isti tuenda Cassa per la Maternità^
Auguriamo che il filantropico e giusto con cetto trovi la sua attuazione.
Prof. C a rlo Godard. - L ’occultismo contempora
neo; le sue dottrine e i suoi diversi sistemi. Roma,
Deselée, Lefebvre, e ( 1904 pag. 62.
Non ostante il titolo e alcune curiose affer mazioni, il volumetto porta l’ imprimatur della Autorità ecclesiastica; ed è un misto di religione, di superstizione e di cabalismo erudito, da non sa per sempre distinguere ciò che è prodotto da con cetti mistici, da ciò che può sem brare puro o sem plice spiritismo.
28 maggio 1905 L ’ ECO N O M ISTA 349
3 y 7 — 21. Questo totale, ripetuto quattro volte, corrisponde all’ età dell’ uomo; il primo termine dà la giovinezza, il secondo la virilità, il terzo la vecchiezza, il quarto la decrepitezza. Per que sto (!) nelle malattie di infiammazione, il 7° giorno segna la crisi, il 21° la liberazione, e nel 21° giorno di ogni tre mesi, v’ è la Coincidenza dei due equinozi e dei due solstizi ». — E ci pare che basti !
J. Lionel Taylor. - Aspect o f Social evolution. (First series-Temperaments) London, Smith, Elder et C , 1904 pag. 297 (Se. 3.6).
Dopo una prefazione generale nella quale l’ Autore spiega i principi fondamentali della evoluzione, nei quali principi egli basa il suo la voro, segue una prelazione speciale per il primo volume della serie che è dedicato ai tempera-
mente.
Un primo capitolo tratta del problema delle eredità e dello scopo della selezione naturale, sotto l’ aspetto delle variazioni, delle modifica zioni, degli adattamenti, e degli accomodamenti. I tre capitoli successivi sono dedicati al tema principale del lavoro, cioè ai « temperaments », cercando la base razionale delle mutazioni pre sentate nella evoluzione fisica degli individui e delle razze.
Interessantissimo il quinto capitolo tratta dell’ aspetto sociale del problema, sia riguardo alla influenza della educazione domestica, come della istruzione pubblica, sia pure riguardo al l ’ordinamento sociale.
Segue un capitolo sull’ aspetto medico del problema e quindi l’ Autore raccoglie le risul tanze del suo studio in una breve conclusione.
II lavoro, condotto con metodo positivo e con grande acutezza di osservazioni si presenta, per giudizio degli studiosi, originale e merita di essere preso in grande considerazione.
S a n fte n b er g . - Die deutschen Unfallversicher
ungsgesetze. — Leipzig, F. Reclam jun., 1904,
pag. 272.
L e assicurazioni contro gli infortuni vanno acquistando dovunque maggiore sviluppo ed in conseguenza il legislatore frequentemente inter viene a regolarne la materia. L ’ Autore di questo volumetto tratta di tali assicurazioni tedesche il lustrando prima le leggi che le regolano ; quindi separatamente esamina e discute in differenti capitoli le diverse specie di infortuni; comincia da quelli che avvengono nelle campagne e nelle foreste; passa a quelli delle costruzioni;_e poi illustra le disposizioni sugli infortuni marittimi, quelle sui prigionieri. Finalmente espone la parte giuridica db tali assicurazioni in quanto riguarda il danno e la relativa procedura.
Risulta che il lavoro offre un buon manuale da consultarsi utilmente.
J.
RIVISTA ECONOMICA E F U M A R IA
La Camera italiana ha approvato con breve discussione il progetto di legge sui p r o v v e d i m e n ti d i T e s o r o p e r il p a g a m e n to d e i d e b it i c o n tr a tti d a llo S ta to d u ra n te il v e n te n n io v e r s o le tre S o c ie tà fe rro v ia rie .
E ’ un progetto di pieni poteri, giacché, in certo modo il Governo non poteva nè doveva far approvare i termini precisi di una liquidazione prima che le Assemblee degli azionisti delle tre Società, — le quali Assemblee solo verso la metà del Giugno possono raccogliersi — avessero dato ai rispettivi Consigli di Amministrazione i po teri necessari.
Il progetto che fu presentato alla Camera migliora alquanto i mezzi che erano stati escogi tati dall’ on. Luzzatti, perchè addossa in minore misura 1’ onere della liquidazione alla Cassa dei Depositi e Prestiti.
D ’ altra parte, come è noto, la Società Adriatica ha proposto di mutuare allo Stato al saggio del 3.76 per cento i cento milioni a suo credito ; pare che la Mediterranea e la Sicula seguiranno l’esempio della Adriatica, per cui è probabile che lo Stato non avrà bisogno di attingere per ora al credito sotto nessuna forma o solo in piccola parte per togliere di mezzo questo debito di liquidazione che verrebbe convertito in una specie di mutuo' dalle .Società accordato allo Stato.
Non è detto ancora quale sarebbe la scadenza di tale mutuo, ma si assicura che verrebbe sti pulato per la durata di sei anni. Tempo più che sufficiente perchè lo Stato senza fretta possa prendere i definitivi provvedimenti.
— Il 29 corr. si radunerà a Roma il C o n g r e s s o in te m a z io n a le p e r l ’A g r ic o lt u r a in seguito alla intelligente iniziativa del R e d’Italia. L e adesioni, come era prevedibile, furono nume rosissime così che quasi tutti gli Stati del mondo civile siederanno in questa prima imponente riu nione. In Italia moltissime associazioni di vario genere hanno desiderato di essere rappresentate.
Noi attendiamo con vivo desiderio le prime discussioni che delineino 1’ azione dell’ Istituto e permettano di prevedere quali ne possono essere le utili risultanze. Se, come abbiamo già detto, l’ idea nuova è sotto tutti gli aspetti encomia bile, il renderla utile nella pratica dipenderà dal modo con cui sarà compresa e sviluppata.
E seguiremo con cura l’azione del Congresso, augurando che dia tutto quel bene che giusta mente se ne attende.
— Si hanno notizie sull’ andamento finanziario delle fe r r o v ie s v iz z e r e di Stato durante il 1904.
Gli incassi dell’ esercizio furono in notevole aumento poiché salirono a milioni 114,6 nel 1904 cioè 30 milioni più dell’anno precedente. Ma con tutte le spese di esercizio e gli interessi ed am mortamenti relativi ai prestiti ferroviari, furono tali che non rimase che l’utile netto di 60 mila lire.
avver-tendo che esso è il primo esercizio in cui fu pienamente esercitata dallo Stato tutta la rete e quindi sono stati attuati tutti i miglioramenti che erano desiderati, cioè riduzioni di tariffe, aumento di treni, completamento di linee, au mento di materiale ruotabile, eco.
Tuttavia il Consiglio di Amministrazione non crede che nemmeno nel prossimo avvenire il bilancio ferroviario possa dare migliori risul tati poiché sono già in vista nuovi treni col re lativo aumento di personale, senza parlare dei graduali aumenti di salari e stipendi che sono già stati approvati con legge.
In seguito vi saranno gli aumenti di spese per l’ unificazione delle casse pensioni e per la applicazione del riposo settimanale. Infine si ma nifesta nel primo semestre 1905 la diminuzione di un milione e mezzo sui prodotti a paragone del 1904; il che lascia ancora maggiore incer tezza. E ’ bene seguire questo movimento, che certo troverà riscontro nel nostro esercizio di Stato.
LE NUOVE COSTRUZIONI DI LINEE TELEFONICHE
Si hanno queste informazioni sulle linee telefoniche che saranno costruite entro il 1905.
11 gruppo del 1903, oltre l ’ allacciamento di Brin disi con Bari e di Catania con Messina, completerà la rete continentale nelle regioni dove l ’ importanza e la densità dei traffici richiedono più adeguati mezzi di comunicazione.
Cremona, Piacenza ed altri centri saranno colle gati a Milano, donde partirà la grande linea che per Brescia, Vicenza e Padova formerà il primo allaccia mento fra Milano e Venezia. Da Milano pure comin- cerà a svolgersi la linea che collegando quest’ anno Piacenza e Parma allaccerà nel prossimo anno Modena e Bologna proseguendo per Porli, Pesaro, Ancona e Chieti fino a Foggia.
Nel 1996 si allacceranno i cavi rimasti privi di co municazioni. Ne approfitteranno Palermo e gli altri capoluoghi della Sicilia, le Calabrie, la Basilicata, le Puglie e la Terra di Lavoro.
Con l ’ esecuzione della legge 15 febbraio 1903, il Governo non può intendere di aver compiuto ogni suo dovere verso il paese, il quale a ragione aspira ad avere un servizio telefonico rispondente almeno alle più impellenti esigenze del traffico, che è in continuo aumento. Già incalza il bisogno di duplicare l’efficenza del triangolo Genova-Torino-Milano. Poi, costituito il circuito Milano-Brescia-Verona-Vicenza-Padova-Vene- zia, se ne paleserà subito la insufficienza e verrà la necessità di un secondo filo diretto Milano-Venezia.
Un’ altra necessità alla quale è urgente provvedere è il circuito telefonico Boma-Firenze-Bologna-Venezia, che risulta inadeguato ai bisogni e che dovrà essere sussidiato con un altro da Roma a Bologna, special- niente quan.Io a Bologna saranno allacciate le Romagne e 1’ Emilia.
In quanto alle comunicazioni internazionali, non esiste ancora alcun collegamento della nostra rete na zionale con quelle della Germania e dell’Austria. Per la Francia si provvederà con le costruzioni entro que sto anno, fra le quali sono comprese le seguenti tre linee: Genova-confìne-Ventimiglia, Torino-confìne-Ven- timiglia, Torino-confìne-Moncenisio. Quanto alla Sviz zera, la linea esistente Milano-Lugano è già insuffi ciente ai traffici, ma a migliorare la condizione del servizio Milano-Lugano si sta già provvedendo.
La convenzione fra l ’ Italia e la Svizzera per la linea telefonica Milano-Losanna, passando per il Sem- pione, venne già firmata dall’on. Gualtierotti, ministro delle poste, e dal signor Pioda, ministro svizzero. La spesa sarà ripartita fra le due amministrazioni italiana
e svizzera proporzionalmente alla lunghezza dei cavi da posarsi nei rispettivi territori. Già si stanno esami nando le offerte e i campioni di case costruttrici euro pee fra cui due italiane, Pirelli e Tedeschi.
Resta a provvedere all’allacciamento della rete na zionale con Vienna e con Berlino.
L A S IT U A Z IO N E D E L T E S O R O
al 3 0 A p rile 1905
Il Conto di Cassa del Tesoro al 3) aprile 1905 dava i seguenti risultati :
F on d o di Cassa a lla chius. d e ll’ eserc. 1903-01. L. nc » » a l 30 aprile 1905 . . . » 46,174,912.06 D ifferen za in m eno L. 5,324,356.8) Pagamenti di Tesoreria dal 1° luglio al 30 aprile 1905:
Per spese di b ila n cio . . L. 1,28?,685,3*26.83 ) 4 173 ftj 1,235.79 Debiti e crediti di tesoreria » 2,886,125,9 18,98 )
Incassi di Tesoreria dal 1° luglio al 30 aprile 1905: Per entrate d i b ila n cio. . L- 1^37,720,^7.45 } 4 224,290,915.21 Per deb iti e cred. d i tesor. » 2,686,523,981.26 ) rfìQ QO E cceden za dei pa ga m en ti su gli incassi . D. <uy..3^ La situazione dei debiti e crediti di Tesoreria al 30 aprile 1905 risulta dai seguenti prospetti :
al ¡10 al 30 D E B I T I giu gn o a prile 1904 1905 m ig lia ia m ig lia ia d i lire d i lire B u on i d el T e s o r o ... L. V aglia d el Tesoro . . • B anche, A n ticip a z ion i statutarie A m m . D ebito P ubb. in co n to cor. in fru tt.
» F on d o C ulto » » . » A ltre A m m in. in co n to corr. fru ttife ro . Cassa D epositi e Prest. in co n to corr. fru tt. A ltre A m m . in con to corren te in fru ttife ro . Cassa D epositi e Prest. in co n to corr. in fr. Incassi d a reg olare. . • • • • B ig lietti di S tato emessi per l ’ art. 11 d ella
legge 3 m a rzo 1898, n. 47 .
Operazione fa tta c o l B an co di N a poli per effetto d e ll’ a rt. 8 d e ll’ a lleg a to B a lla legge 17 g en n a io 1897, n . 9
T ota le deb iti L. 193,840 21,107 247,381 15,576 559 60,958 20,195 37,402 33,519 11,250 31,850 673,641 172,710 22,691 136,531 210,199 17.250 37,812 966 34,625 20,398 11.250 80,672 695,967 C R E D I T I
V alu ta presso la Cassa D epositi e P restiti a rtic . 21 d e lla legge 8 a gosto 1895 . L. A m m in istra zion e d el D ebito P u b b lico per
p a g a m en ti da rim borsare . . . . A m m in istra zion e d el fon d o per il C u lto . Cassa D ep ositi e P restiti per pa ga m en ti da rim borsa re . ... A ltre a m m in istra z ion i . .
O bbligazioni d e ll’ Asse E cclesia stico . • D eficenze d i Cassa a ca rico d ei co n ta b ili
d el Tesoro . . . • D i v e r s i ... O perazione fa tta co l B an co d i N apoli p er
effetto d e ll’ art. 8 d e ll’ a lleg a to B a lla legge 17 gen n a io 1897, n. 9.
T otale d ei crediti E ccedenza d ei d e b iti sui cre d iti .
L .
28 maggio 1905 L ’ ECONOMISTA 351
La eccedenza dei debiti sui crediti al 30 aprile 1905 era di milioni 192.4 e al 30 giugno 1904 di 392 miliom^ot^i^ delpattjvo (jej Tesoro, formato dal fondo di cassa e dai crediti, risulta al 30 aprile 1905 di milioni 904, contro 633 alla chiusura dell’esercizio.
1 debiti di Tesoreria ammontavano alla hne di aprile a milioni 695.9, contro 673.6 alla fine dell’
e-sercizio. ' , ,, ,,
Vi è Quindi una eccedenza delle attività sulle pas sività per milioni 209.4 alla fine di aprile, mentre vi era una eccedenza di passività^ per milioni 40.o al
30 giugno* ossia vi é stato un miglioramento di m i
lioni 249.9. .
Crii incassi per conto del bilancio che ammontarono nel aprile 1905 a milioni 1.537 comprese le partite di giro si dividono nel modo seguente : ,
I N C A S S I
E n t r a t a o r d i n a r i a
Entrate effettive
R e d d i t i pa trim on ia li dello S t a t o . . . L Im posta sui fon di ru s tici e sui fa bb rica ti Im posta sui redditi d ricch ezza m obile . Tasse in am m inistraz
d el M in. d. Finanze. Tassa su l p rod otto del m ov im . a gran d e e picc. v elo c . su lle ferr. D iritti d ella legaz. e d. C onsolati a ll’ estero. Tassa su lla fabbricaz.
d egli spir., b irra , ec. D ogane e d iritti m arit. D azi in te rn i di con sum o esclusi q u elli di N a p oli e d i R o m a . . . Dazio con s. d i N apoli. » » d i R om a . T a bacchi ... S a l i ... P rodotto d i ven d . del
ch in in o e p rov . acess. L o t t o ... P o s t e ... Telegrafi . . . • • • S ervizi d iv e rs i. . . . R im b orsi e con corsi n. s pese... E n tra te diverse . . . Tot. E n tra ta ord. L. Entrata straordinaria
Ca t e g. I . Entrate effett.
» I I . Costr. str. fer » I I I . Mov. di Capit Tot. E n tra ta straor. L
P artite d i giro. . T otale generale
nigliaia m igliaia migliaia m ig liaia d i lire di lire d i lire ! di lire
10,733 + 169 92,119 + 942 39,903 — 408 159,608 - 2,865 30,388 + 863 215,207 + 2,507 16,862 + 991 177,312 + 3,635 1,680+ 3 20,838+ 619 — — 124 - 213 8,441 1,092 108,719+ 8,621 19,398+ 1,075 188,380 10,021 2,871_ 240 28,918 — 4,327 1,323 123 18,842_ 508 19,025 + 463 186,747 + 8.714 5,912 29 61,742 136 87 + 45 910 + 373 11,477 + 1,310 61,078 2,701 7,757 1,292 66,492 + 2,700 b759 + 425 14,838 + 652 2Ì187 + 65 16,903 1,190 1,716 460 24,5684- 3,758 5,651 + <') 3,721 25,8154- 10,159 178,111 8,071 l,467,16r + 20,717 1,23 146 8,90 575 ___ 59. + 147 1,72 97£ 24,54 — 6,406 2,86» 83c 34,031 — 5,684 13,68*3-K■>) 10,911 86,56 — 5,078 194,77 1 + 18,141 1,537,77 ’ + 9,954
I pagamenti effettuati dal Tesoro per le spese di bilancio nell’esercizio 1904-1905 risultano dal seguente prospetto :
PA G A M E N T I
(i) L ’ aumento avuto dalle entrate diverse è dovuto a maggiori recuperi di somme da reintegrarsi a capi toli di spesa in bilancio nella parte ordinaria della categoriapr.m ^ e^ a jn più resu]tata dalle partite di giro devesi a che la regolarizzazione dei fitti di beni demaniali destinati ad uso od in servizio di Ammim strazioni governative nell’ esercizio passato avvenne nel marzo, in quello in corso nell aprile.
M inistero d el Tesoro. L. » delle F inanze. » d i gr. e giu st. » degli aff. est. » d e ll’ istr. pub. » d e ll’ in tern o . » dei la v . p u b b . » d . poste e tei. » d ella gu erra . » d ella m arin a. » d ella a gr. ind. e com m ercio. migliaia d i lir e 20,797 24,480 8,691 768 4,596 9,761 5,262 5,576 84,675 15,904 1,485 ri io ? 8 m ig lia ia di lire 5,600 3,332 68 88 121 3,858 3,549 2,756 10,346 3,302 23 ri ^ 2 8 migliaia di lire 426,192 186,103 35,381 14,558 43,274 62,514 88,863 79,139 237,948 100,174 13,603 - f m igliaia di lire - 9,310 14,345 221 901 722 911 3:34 16,723 221 4,519 543 +
Tot. pag. di b ila n cio. D ecr. m in ist. d i scarico. T ota le p a g a m e n ti.
128,951 - f 25,869 1,287,685 — 9,367
— - 93 - f 88
128,951 + 26,869 1,287,779 - 9,279
1 lavori del Catasto nel 1903-904
Il dir. gen. del Catasto, comm. Civardi, ha come di consueto pubblicata la relazione annuale sull anda- mento dei lavori pel nuovo Catasto che si sono compiuti nelle varie Provincie del Regno durante 1 esercizio finanziario che va dal 1" luglio 1908 al 30 giugno 1904.
La relazione attuale è, come le precedenti, redatta con molta chiarezza e precisione, e ciò rende piu age vole a noi il còmpito di riassumerla per tenere al cor rente i nostri lettori sull’ andamento di questa opera zione tanto vasta ed importante.
Alla fine dell’ ultimo esercizio erano eseguiti il ri levamento o l ’ aggiornamento delle mappe per circa 42 per cento della superficie totale del Regno, la costru zione delle mappe per circa 41 per cento, la quannca- zione e la classificazione per circa 37 per cento, Ja tor- mazione delle tariffe per circa 20 per cento, il classamento per circa 29 per cento, la pubblicazione per lo per cento e la attivazione per 8 per cento. . . .
Dall’ inizio della formazione del catasto hno al ou giugno 1904 si eseguirono lavori in 45 provinole, però le operazioni si svolsero normalmente soltanto in oi
di esse. . -•
In 4 provincie della Sicilia ; G-irgenti, Siracusa, Caltani ssetta e Trapani, si eseguirono poche operazioni p -eliminari ed i lavori furono interrotti nelle provinole di Alessandria, Forlì, Parma, Piacenza, Udine, Bologna, Firenze, Genova, Novara e Pisa.
Delie 81 provincie dove i lavori sono hmti o pro cedono normalmente, 15 chiesero ed ottennero 1 acce leramento dei lavori, 3 sono equiparate per legge a quelle aventi titolo all’ acceleramento, 12 non sono tor nite di regolare catasto geometrico particellare, una soia è dotata di mappe geometriche.
In tutte le 18 provincie a catasto accelerato al oU giu omo 1994 erano ultimate le operazioni di misura e di Sim a • in 14 si era ultimato altresì Pesame dei re clami presentati dagli interessati, ed m 6 il catasto, completamente finito, era entrato nel periodo di con servazione1.
Nelle 13 provincie rimanenti erano ancora m corso le operazioni che devono compiersi per formare il ca tasto di pubblicazione.
In tutte le provincie, non aventi titolo all accele ramento, dove si svolgono i lavori catastali, sono molto avanzate le operazioni di misura.