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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2414, 8 agosto

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(1)

LECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

I

Direttore : M. J . de Johannis

Anno u n i - Voi. LI

Firno-Vom a, 8 Agosto 1)20

FIREN ZE: 31, Via della Pergola

ROMA: 56, Via Gregoriana

H.

S O M M A R I O I P A R T E ECONOMICA.

Il peso della protezione rispetto a l rincaro dei prezzi. Vincenzo Porri .

L ’indirizzo della produzione agraria. A . Se r p ie r i.

Dati statistici e note sulle Banche di Credito M obiliare. T . C.

L e condizioni economiche della Russia n ell’anno 1919. (Continua).

Situazione finanziaria della Germania. Profitti industriali nel periodo 1915-18.

I l lavoro a domicilio.

N OTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.

L ’opinione del Banco di Roma sulla nominatività dei litoti. Emigrazione Italian i nel B rasile.

Industria zuccheriera nella Russia.

j

RIV ISTA BIBLIOGRAFICA.

Maffeo Pantaleoni. L a fine provvisoria di un’epopea. — Al­ berto Zo rl i. Istituzioni di diritto tributario.

R IV ISTA D ELLA PRODUZIONE.

Produzione di seta greggiaProduzione del ferro in Cina

Produzione d ell’oro n ell’India ■— Produzione del grano e del frumento nella Russia SoviettistaProduzione d ell’oro nel TransvaalL a produzione mondiale dei m etalli preziosi

Produzione siderurgica degli Stati UnitiProduzione side­ rurgica ingleseProduzione navale scozzese.

RIVISTA D E L COMMERCIO.

Commercio Estero IngleseCommercio d ell’Italia gennaio-feb­ braio 1920 -1- Commercio degli Stati UnitiCommercio col BrasileCommercio coi paesi tedeschi.

IM POSTE D IR E T T E . i FINANZE DI STATO.

RIV ISTA D EI T R IB U T I. NOTIZIE V A R IE.

BIBLIOTECA D E “ L’ ECONOMISTA,,

Studi Economici Finanziari e Statistici

pubblicati a cura de L ’ ECONOMISTA 1) , F E L IC E V INCI L . 2

L ’elasticità dei consumi con te sue applicazioni

ai consumi attuali prebellici

2) G A ETA N O Z IN G A LI L . 1

DI ALCUNE ESPERIENZE M

ETODOLOGICHE

TRATTE DALLA PRASSI DELLA STATISTICA DEGLI ZEMSTWO RUSSI

3) Dott. E R N E S T O SA N T O R O L . 4

Saggio critico su la teoria del valore

nell’economia politica

4 ) A LD O C O N T E N T O L. 2

Per

udì

teeria induttiva dei dazi sul grano e sulle fatine

5 ) A N SELM O B ER N A R D IN O L . 2

Il fenomeno burocratico e il momento

economico-fìnanziario

In v e n d ita p r e s s o i p r in c ip a li lib r a i- e d it o r i e p r e s s o l ’A m ­ m in is t r a z io n e d e L’Econom ista - 5 6 V ia G r e g o ria n a , ROMA 6.

PARTE ECONOMICA

Il peso della protezione rispetto al rincaro

dei prezzi

L ’agitazione dei metallurgici per ottenere nuovi |

aumenti di salario, allo scopo di raggiungere le stesse

condizioni concesse ad altri gruppi di lavoratori, ha

dato occasione alla Federazione Industriale di espor­

re in quali condizioni si trovi ora questo ramo che

per l ’imponenza del capitale investito e la massa di

persone occupate si deve porre tra i massimi della

vita industriale italiana- Però, almeno da quanto vie­

ne comunicato ai giornali, la relazione ha carattere

generico, e può ritenersi delinei la situazione gene­

rale del mercato piuttosto che della metallurgia

italiana.

Situazione poco lieta. Del resto, anche se fosse

mno incerta, non sarebbe opportuno concedere nuovi

aumenti di salario, asserisce la « Federazione » per­

chè è tempo ormai di affrontare il problema della di­

minuzione del costo della vita, approfittando dei mar­

gini di guadagno per ridurre i prezzi di vendita. Fin-

j

chè si annuirà sempre a tutte ie domande degli ope- :

rai, come rompere il circolo vizioso del caro-viveri? j

In gran parte esso è conseguenza del successivo au­

mento dei salari, cosicché questi si risolvono in mi­

glioramenti soltanto nominali : 'l’aumento di costo

delle merci diventa un più alto sacrificio dei consu­

matori, e quindi in definitiva degli stessi operai.

Ma la situazione è realmente poco lieta, continua !

la

« Federazione », grande è lo scoraggiamento del I

mercato interno, in conseguenza delle turbate condi­

zioni del paese, le quali non acconsentono iniziative

o programmi. Il produttore italiano vede la sua merce

che non è più domandata, e sente penosamente l ’ar­

resto delle ordinazioni, la crisi assoluta o parziale

nella domanda. Malanno reale e preoccupante perchè

nell’attesa che si risolva una situazione d’equilibrio

instabilissimo, l ’arresto in un ramo rimbalza "i suoi

effetti sopra tutti gli altri.

(2)

L’ECONOMISTA

Non tutto quanto osserva la « Federazione

indu-i strindu-iale » è dindu-i esattezza indu-incontrastata, e se qualche

punto non lascia adito a dubbi, in altri il dissenso

m

presenta aperto e chiaro. Nulla da opporre in merito

] alle conseguenze del circolo chiuso in cui si dibatte

I chl> Per rimediare al caro-viveri, si limita a chiedere

i armenti di salario : meglio ricercare un rimedio nella

i riduzione effettiva dei consumi onde riportare 1 equi­

librio tra produzione e consumo, dar tempo all atti­

vità degli imprenditori di accrescere le disponibilità

per il consumo.

Invece, se fosse del tutto esatta l ’affermazione

della crisi nella domanda, diventerebbe inutile preoc­

cuparsi dell’invasione dei prodotti stranieri, tranne

nel caso che la contraddizione venisse cancellata dai

fatto che le spedizioni dall’estero avvenissero in dono

quale indennità di guerra, od in deposito, in attesa u'i

vendite future, tutte queste ipotesi persuadono

po-j

diissimo : assurda quella del dono, irreale fino, a il

pagamento di indennità, e del tutto improbabile pai e

|

l ’invio dall’estero per soddisfare eventuali richieste

future. Più facile riesce ammettere che ci si trovi

di fronte non a mancanza, ma a limitazioni nelle do­

mande dei consumatori, i quali riducono al minime

; la copertura del loro fabbisogno appunto neli incer­

tezza dell’equilibrio malfermo,

i

Di fronte alle domande si trovano finalmente, con

j soddisfazione del consumatore, delle offerte numerose,

I s*a

produttori italiani come di stranieri. Ottima no­

tizia questa, che viene fortunatamente a smentire le

minacce pronunciate ripetutamente daue solite pie­

tiche che, per aitendere certi loro programmi, pio

ietizzano 1 impossibilità di disporre di una serie gran­

dissima di prodotti, se non fossero stati tabricati

ai-1 interno del mercato nazionale, e se non fossero state

costruite le navi per trasportare le materie prime ai

I semi manufatti occorrenti. L ’annunciata penetrazione

straniera smentisce i due temuti pericoli : come eia

naturale, in ogni paese si estraggono le materie

pri-jj me e si lavorano i prodotti finiti e si preparane it

j

navi appunto per metterle a disposizione di qualsiasi

Jj compratore; la dipendenza di chi compera da chi ven­

de è correlativa alla dipendenza di quesm dal

primo-i:

La risorta concorrenza condurrà a rivivere le betto

gare osservate quando con fatica ed ardimento gii

imprenditori studiavano come ridurre il loro costo‘ai

fabbricazione ad un livello più basso che ì nvali;

quando tentavano le vie nuove e percorrevano i mei

cati più vari per trovare le condizioni più favorevoli,

|

dove si poteva risparmiare qualche centesimo per

o-j gni unità comprata, e raccogliere qualche centesime

j in più dalle unità vendute; quanto dedicavano in­

cessantemente i loro sforzi a migliorare la produzio

ne onde riuscire a presentare merce perfetta, accu

|

ratamente finita. Ben. giunga questo mirabile’

risve-jj glio, che tierie deste tutte le energie, premia le

ca-paeifà più salde, ed allontana dal campo gli inetti

|j piuttosto che gli sfortunati !

Perchè tanto timore traspare dunque dalle parole

¡1 della « Federazione industriale? » Carbone, mane

d ’opera e materie prime costano di più in Italia che

all estero : ma la recente diminuzione dei prezzi

è

stata più sensibile per carbone e metalli che non pei

altre merci : inoltre non spiega se i manufatti stra

meri vengano venduti o no ad un prezzo che noi

risenta di altrettanto quelle cause di rincaro come

prodotti italiani. Perchè l ’alto prezzo dei prodotti non

avrebbe allora come causa prima il costo più elevate

in Italia dei fattori produttivi ; ma dipenderebbe da

fenomeni monetari. Insomma parrebbe, a senti, le

<< Federazione », che tutti gli elementi siano sfavore­

volissimi alla ubicazione delle industrie nel nostre

jj paese, e favorevolissimi alla collocazione nei territo­

ri degli altri. Ma in Italia non si dispone dunque di

nessuna materia prima? e nella scelta della produzio­

ne cui dedicare la nostra attività, non si era badate

a preferire quelle in cui predominassero gli elementi

disponibili sul mercato? Chi non lo avesse fatto,

a-390

8 agosto 1920 — N. 2414

; vrebbe commesso un errore non lieve, e gli impren­

ditori responsabili non meriterebbero troppi com­

pianti.

^

Però di fatto la situazione è probabilmente meno

I ülsPerata : molte materie prime sono date dalla nostra

agricoltura, e le altre gli Italiani le ottengono dall

e-stero, alle stesse condizioni fatte a tutti i paesi indu­

striali : perchè nessuno, non eccettuati gli Stati Uniti

nonostante l ’enormità del loro territorio e le varietà

del loro clima : lo ha dimostrato Umberto Ricci, di­

spone di tutte le materie prime che gli occorrano,

nella quantità ed in tutte le qualità necessarie. E se

il carbone e le altre merci strumentali sono rinca­

rate dai noli, anche il prezzo dei prodotti finiti ne

viene rincarato in proporzione: benché il volume c

peso di questi siano minori delle materie prime che

entrano nella loro fabbricazione; il nolo si commi­

sura al valore della merce, al rischio della perdita,

alle maggiori difficoltà di carico e trasporto. Quanto

alla mano d opera, è perfettamente spiegabile perchè

sia rincarata in proporzione più forte che alFestero •

il suo prezzo tende a seguire quello delle altre mer­

ci, ma in ogni paese queste ebbero un movimento

connesso con 1 inflazione nella circolazione cartacea,

che non si presenta in proporzioni uguali dappertutto.’

Perciò i aumento nel salario può essere

numerica-mente più alto in un dato paese, senza che vi sia'

divenuto più elevato il costo del lavoro : si tratta an­

che qui di costi comparati, e non si può fare il con­

fronto tra il rincaro della mano d ’opera nei due paesi; j

dovendo tener conto del rincaro della mano d ’opera

e di tutti gli altri coefficienti della produzione e dei

prodotti finiti in ciascuno dei due o più mercati. Si

lamenta infine la scemata- produttività del lavoro ma

sp Messene piange, Sparta non ride : il fenomeno ha

assunto una portata universale, ed è possibile, solo

constatarne il grado maggiore o minore d’intensità- I

E

m (questi si sarebbero desidèrate informazioni

esaurienti.

«■TV *

11 dissidio di fronte alla » Federazione industriale »

diventa anche più chiaro ed esplicito quando, dopo

aver aifermata 1 impossibilità in cui si trova 1 indu­

stria di trovare in se stessa i mezzi per accedere alle

nuove domande operaie, si ricorda come la protezione ;

sia diventata una quantità trascurabile per effetto del­

la svalutazione della lira e dell’aumentato valore dei

prodotti. Ottengano le masse operaie un aumento di

protezione — pare suggeriscano velatamente gli indu­

striali — e le industrie metallurgiche potranno essere j

messe in condizione di concedere i miglioramenti nei

salari.

Non si vede come il rimedio possa realmente gio­

vare, se — come ha osservato la, stessa « Federa­

zione »

un nuovo aumento dei prezzi di vendita

avrebbe le conseguenze, già prima deplorate, di ri­

chiedere un maggior sacrificio a tutti i consumatori,

e quindi anche agli operai. Si continuerebbe dunque

nel sistema fallace ed illusorio dei salari nominalmen- •

te aumentati, mentre il salario reale non si altera.

Ma anche prescindendo da questo, ed esaminando l ’ar­

gomento direttamente, è proprio vero che nelle con­

dizioni odierne la protezione è-venuta a mancare?

Conviene tener presente come, finché il cambio è

crescente, ogni suo rialzo in un dato momento, in

confronto al periodo che immediatamente lo precede,

si riflette sul prezzo della merce da importare ; men­

tre per il produttore interno non tutti i coefficienti

di produzione subiscono subito un rincaro equivalente ¡

a tutto l ’ammontare del cambio. Questo fatto natural­

mente scoraggia le importazioni, cosicché il cambio

crescente viene ad agire come un secondo dazio pro- j

tettivo in aggiunta al dazio vero e proprio.

(3)

L’ ECONOMISTA

a contrarsi quando i prezzi delle merci rincarano, e

ad aumentare allorché invece ribassano- Allorché^ per

esempio, il prezzo di vendita di un’unità della merce

A era di L- 100, il dazio protettivo di L. 10 per unita

veniva a rincararla di un decimo del valore : ma ap­

pena il prezzo della merce raddoppi, il dazio verrebbe

a produrre un rincaro equivalente ad un ventesimo

del valore; mentre se ribassasse a metà, il dazio gra­

verebbe di un quinto.

Tuttavia non è del tutto legittima la doglianza della

« Federazione industriale », perchè nella nostra le­

gislazione doganale figura l ’obbligo di pagare il dazio

in oro, oppure in, carta ma aggiungendo l ’importo del

cambio sull’oro. Quindi un dazio di L. 10 per unità

di merce veniva ad essere quasi quintuplicato nello

aprile scorso, ed anche dopo il miglioramento succes­

sivo del cambio si mantiene più cne triplo. — Se \i

fosse correlazione perfetta tra il rincaro dei prezzi

delle merci all'interno .del mercato, eü il rincaro del­

l ’aggio sull’oro, la protezione doganale non verrebbe

punto a scemare col rincaro. Ed i protezionisti- non

avrebbero più ragione di asserire che la volontà

e-spressa del legislatore di tutelarli con un dazio di un

certo livello, viene annullata dal rincaro dei prezzi

delle merci.

Ma questa correlazione esiste? La risposta deve

essere affermativa allorché il rincaro considerato sia

generale a tutte le merci, cioè nel livello generale dei

prezzi ; e finché non si prendano dal legislatore prov­

vedimenti diretti ad agire artificialmente sul

cambio-Infatti, quando tutti i prezzi rialzano, il fenomeno non

dipende da cause inerenti alla produzione (perchè

solo alcuni prezzi allora subirebbero rialzi, ed ognu­

no 'con diversa intensità), ma da cause monetarie che

influiscono contemporaneamente e nella stessa mi­

sura anche nel cambio.

In questo momento, in Italia, la correlazione non

è completa in quanto (oltre ad essere scemata la do­

manda per l’oro nel mondo) molteplici provvedimen­

ti sono stati emanati per spostare artificialmente il

cambio- Questo è ora più 'che triplicato in confronto

al 1913, mentre il numero indice dei prezzi segna una

altezza di sei volte superiore al livello raggiunto al­

lora. Quindi i dazi protettivi noni si sono ridotti ad un

sesto del loro peso rispetto al 191.3, ma ad una metà.

L ’intervento del governo viene ora richiesto per au­

mentare la protezione e correggere gli effetti derivan­

ti da, altri interventi che precedettero: vana opera di

Sisifo, non soltanto inutile ma troppo spesso dannosa.

Perchè non è improbabile si pretenda che la prote­

zion e sia riportata al livello in cui era nel 1913 se­

stuplicando i dazi, senza ricordare che la necessità di

sommare il dazio all’aggio, ai corsi odierni del cam­

bio. porterebbe il peso del dazio ad un’altezza diciotto

volte superiore al gravame di prima della guerra.

La relazione della « Federazione industriale » ha

messo indirettamente le organizzazioni operaie di

fronte al problema della protezione. Converrà osser­

vare duale atteggiamento esse prenderanno al

rieuar-do. ed1 informarle dei mali passi che minacciano la

universalità dei consumatori.

Vincenzo Po r r i.

L’ indirizzo della produzione agraria

Indarno noi chiederemo a trasformazioni della no­

stra agricoltura il mezzo di uscire dalle angustie ali­

mentari dell'immediato avvenire: l ’organismo

deli-produzione agraria si rifiuta a rapidi mutamenti, se

non ristretti ed; ineguali limiti. Solo ripristinando u

meccanismo tecnico ed economico degli scambi

iner-nazionali possiamo sperare di toccare la riva, senza

cadere in un tenor di vita inferiore, attraverso a gravi

sconvolgimenti sociali.

Ouale posto teneva l ’economia italiana— e in par­

ticolare l ’agricoltura italiana ■

— nel sistema degli

scambi internazionali, prima della guerra? Pur dopo

il perturbamento portato da questa, la conoscenza

8 agosto 1920 — N. 2414

391

delle condizioni prebelliche può dare meno imperfetto

lume all’avvenire.

Ricordiamo dunque, brevemente. Sopra una produ­

zione di merci"agrigole ed industriali, valutata — ai

prezzi di allora — a circa 12 miliardi, dei quali pres­

sappoco due terzi di prodotti agricoli, avevamo un

movimento di circa 3 miliardi e 6 0 0 milioni di merci

principalmente importate contro due miliardi e mezzo

di merci esportate. Noi riuscivamo dunque a pagare

quelle con queste : saldavamo il debito, di oltre un

miliardo, principalmente con le rimesse degli emigranti

e con l ’industra del forestiero- Lo scambio di uomini

integrava per tai modo lo scambio di merci, ristabi­

lendo l ’equilibrio.

La sovrimportazione si verificava così per i prodotti

agricoli come per quelli industriali, pressappoco m

parti uguali. Dei primi esportavamo per circa un mi­

liardo, di ortaggi, frutta, fiori; di vini ed olii; di ca­

napa; di taluni prodotti animali (latticini, polli, uova);

ma la importazione predominava, ascendendo a circa un

miliardo e mezzo, premuta sopratutto dai nostri in­

genti bisogni di cotone, di legname, di grano.

Per i prodotti - industriali — non ostante rilevanti

esportazioni per. circa un miliardo e mezzo, fra le

quali tenevano il primo posto le industrie tessili — la

importazione, analogamente, predominava, ascendendo

ad oltre 2 miliardi, dominata soprattutto dai nostri

ingenti bisogni di carbone e di metalli.

Il punto debole dell’organismo produttivo, quale

si rivela attraverso le poche cifre esposte, appare 'a

nostra incapacità a pagare le merci importate con quel­

le esportate, affidando il saldo del debito .a più alea­

torie e socialmente pericolose partite, collegate con

l ’emigrazione e l ’industria' del forestiero. Noi dob­

biamo quindi tendere, non già ad evitare lo scambio

di merci, il quale è anzi condizione imprescindibile

per mantenere elevato il nostro tenore di vita; ma

ad aumentare la nostra esportazione e a diminuire la

importazione, nei limiti necessari a pagare questa

con quella : e dobbiamo in tale direttiva per ovvie

ragioni di convenienza economica, importare meno

ed esportare p-iù di quelle merci, alla cui interna

produzione è più adatto, per ragioni fisiche, storiche,

ecc.. il nostro

ambiente-Se questo è il criterio generale che deve guidarci,

occorre riconoscere che, — mentre il compito di

diminuire

la importazione spetta

prevalentemente

all’industria (si intenda ciò con la dovuta discre­

zione) — il compito prevalente dell’agricoltura è

per contro, quello di accrescere le esportazioni.

Sotto il primo riguardo, le nostre speranze si vol­

gono sopra tutto all’industria idro-elettrica, il cui svi­

luppo può limitare il bisogno di combustibili esteri.

Non dimentichiamo, a questo proposito, che un largo

impiego del motore elettrico, anche nell’agricoltura,

sostituendo in parte la forza motrice animale, con­

correrebbe mire a migliorare efficacamente la nostra

situazione alimentare, senza accrescere per altra via

'come avverrebbe con altri motori inanimati) l ’im­

portazione di combustibili. Non è forse lontano dalla

verità ritenere che il foraggio che si trasforma in

forza motrice animale attraverso il bestiame da la­

voro, rappresenti la produzione di oltre un milione

di ettari, i quali potrebbero invece, in parte, essere

destinati o alla produzione di carne, ecc.,

manten-dovisi la coltura foraggera, ovvero essere destinati

ad altre colture.

(4)

L’ ECONOMISTA

392

Nell’attuale turbamento degli scambi e dei

mer-j cati, questo ci pare di suprema urgenza, sapere

pre-j sto riallacciare quegli antichi rapporti e stringere quei

lj nuovi che possano spianare la via alle nostre

espor-iazioni agricole e dare loro il maggior

incremento-Ma mentre noi corriamo dietro alla chimera di pro­

durre tutto il grano che ci occorre e giungiamo fino

all assurdo di ostacolare, per questo scopo, la pro­

duzione di merci di sicura esportazione, quale la

canapa

- intanto altri paesi, come la Spagna, sem­

pre più ci premono nei mercati esteri, per sostituirci

nell esportazione di molti prodotti tipicamente me­

ridionali...

Secondo le direttive esposte — rispondenti non

all assurdo scopo di produrre in paese tutto ciò che

si consuma, ma a quello di utilizzare nei più larghi

limiti possibili i vantaggi degli scambi internazionali,

senza dei quali non può che esservi la miseria per

tutti •

che dobbiamo pensare dell’aumento della

produzione granaria ?

Questo va, in proposito, tenuto ben presente che

il problema fondamentalissimo per l ’Italia di una mi­

gliore sistemazione della montagna — per raggiun­

gere quella stabilità di essa che è condizione di ogni

j altro suo progresso, e per realizzare la più larga

utilizzazione delle forze idrauliche richiede, non di

allargare, ma di

restringere la coltura del grano, a

I vantaggio^ di boschi e di pascoli ; e che, se è desi­

derabilissimo l ’aumento della produzione per unità

|J

superfice, difficilmente ciò sarà attuabile in

mi-: sura notevole, se non restringendola ai terreni che

le sono più adatti, donde essa è uscita. Talché, in

j complesso, anche in un meno prossimo avvenire,

non è probabile che i progressi della produzione uni­

taria necessariamente lenti, riescano più che a com­

pensare la desiderabile restrizione della superfice e

I i maggiori bisogni della popolazione crescente : non

|

è probabile, se non forse in un avvenire lontano,

poter sottrarci alla necessità dell 'importazione di

I grano estero.

Giudichi ora il lettore che cosa si possa pensare

dei tentativi di estendere, per forza di legge, la col­

tura del grano : tentativi i quali, mentre non pos­

sono realizzare lo scopo di uscire dalle difficoltà pre­

senti o imminenti, tendono ad imprimere alla nostra

produzione un indirizzo contrastante con le diret­

tive sopra esposte. E giudichi che cosa si possa

pen-j. sare di tanti discorsi ed ordini del giorno che corrono

i in Questi tempi pel mondo politico, con la velocità

e la diffusibilità proprie di certe malattie infettive :

! ie frasi sulla vergogna di non saper produrre nella

I nostra terra neppure il grano che ci occorre, e sui

: milioni che in tal modo migrano all’estero, e sulla

incapacità della borghesia agricola italiana ecc. ecc.

A. Se r p ie r i.

Dati statistici e note sulle Banche

di Credito Mobiliare

Diamo qui appresso, il movimento mensile delle

più importanti operazioni — nel periodo

Gennaio-Maggio 1920 — dei quattro maggiori Istituti di Cre­

dito Mobiliare.

31 gennaio 29 febbraio 31 marzo 30 aprile 31 maggio i non i non 1 n n « A ™ ___° &

1920 1920 191.0 1920 1920

Numerario in cassa, ,cedole e valute

Banca Commer. 253.601 190.788 206.167 239.178 227.233 ! B . It. di Sconto 177.558 182.394 188.634 246.545 240.308 Credito Italiano 331.695 3Q5.320 358.016 270.537 257.682 , Banco di Roma 75.278 70.585 65.683 93.975 87.868 838.132 749.087 818.500 850.235 813.091

1

—---

= = = = = ===== ;= = = = = = = = =

8 agosto 1920 N. 2414

Banca Commer. B. It. di Sconto Credito Italiano Banco di Roma Banca Commer. B . It. di Sconto Credito Italiano Banco di Roma Banca Commer. B. I t. di Sconto Credito Italiano Banco di Roma Banca Commer. B. It. di Sconto Credito Italiano Banco di Roma

31 gennaio 29febbraio 31 marzo 30 aprile 31 maggio 1920 1920 1920 1920 1920

Portafoglio Italia - Estero

2.314.243 2,011.367 2.333.592 2 .2 4 1 .9 1 2 2.337 150 1.991.395 2.069.074 2.005.473 2.00 7 .4 7 7 1 946 359 1.812.505 1.759.639 1.827.001 1.797.423 1.816.584 5 04.056 542.907 5 50.444 6 04.826 627Ì236 6.622.199 6.382.987 6.716.510 6.651.638 6.727.329 Riporti 502.785 645.944 695.094 683.923 673.715 246.426 242.665 383.488 422.724 435.162 243.057 281.320 276.072 234.072 272.582 121.356 128.086 131.694 131.325 123.347 1 -298-015 1-486.348 1.472.044 1.504.806

Corrispondenti - S aldi debitori

1.187.326 1.383.284 1.410.460 1.735.598 1.781.372 1.423.415 1.482.827 1.445.327 1.409.304 1.527 773 1.381.345 1.541.943 1.686.395 2.061.955 2 .1 4 5 786 1.325.783 1.477.132 1.676.147 1.562,754 1.552.530 5.317.869 5,885 .1 8 6 6.218.329 6.769.611 7.007.461 Banca Commer. B . It. di Sconto Credito Italiano Banco di Roma

Depositi e buoni fruttiferi

621.869 629.325 640.649 813.092 818.717 823.532 669.162 673.889 685.192 427.565 437.576 455.735 6 53.282 667.289 8 36.853 809.754 711.226 742.192 4 54.355 4 76.605 2^531.688 2.559.507 2.605.1Ó8 2.655.721 2.695.840

Corrispondenti - S aldi creditori

3 .0 2 7 .0 6 6 3.037.988 3.321.231 3.58 5 .7 6 8 3.592.072 2 ,5 6 8 .7 4 4 2.681.685 2.721.181 2.741.504 2.728.990 2.609 .2 4 6 2.747.621 2.986.374 3.23 8 .2 1 9 3.172.028 1.357.235 1.602.130 1.763.250 1.823.066 1.854.534 9.562.321 10069424 10792036 11388557 11347624 Assegni, in circolazione Banca Commer. 3 . It. di Sconto Credito Italiano Banco di Roma 300.212 303.046 225.495 92.114 284.922 308.339 205.888 110.425 343.894 373.663 251.810 122.146 330.933 387.873 302.063 146.263 415.599 456.491 337.695 145.742 920.867 909.574 1.091.513 1.167.132 1.355.527 Partecipazioni Banca Commer. B. it. d iSco n to Credito Italiano Banco di Roma ■ 95.299 139.273 17.067 40.020 116.254 120.826 17,028 39.870 113.791 131.695 16.435 43.892 116.541 119.448 16.384 44.174 117.950 122.807 16.376 45.444 291.659 293.978 3 05.814 296.547 302.577

E

facilmente rilevabile che nel mese di Maggio

:on v e stato un andamento regolare; per alcune

voci aumento, per altre diminuzione; e non troppo

'ineronismo di movimento nelle varie banche. I

gra-ici che abbiamo tracciati, rendono chiaramente evi­

dente questo carattere particolare.

Si à 1 impressione di un periodo di incertezza e di

difficoltà ; e il fatto trova regionevole spiegazione

nelle gravi e frequenti agitazioni..

Sensibile, è la diminuzione del numerario in cas­

sa, che si riscontra per tutti e quattro gli Istituti.

Complessivamente, sono 37 milioni in meno dell’A­

prile; e il ribasso permane anche di fronte agli altri

mesi dell’anno, eccezione fatta del Febbraio.

(5)

8 agosto 1920 - N. 2414

L’ECONOMISTA

393

24 milioni il Banco di Roma, mentre la Banca Ita­

liana di Sconto registra una diminuzione di 61 mi­

lioni. Queste cifre del portafoglio, acquistano parti­

colare importanza, ove si tenga presente l ’aumento

del tasso dello sconto verificatosi su detto mese, e

possono dare ragione della diminuzione del numerario

nonostante il forte incremento degli assegni in cir­

colazione.

ilio a ¿urie

dclt k v-ftìUf«- 1 SS

■... ■ 1 i i ¿ 1 , r : j ! ì * - j ; *’ Jiijz io ’Tv 1 ... 4- ... ! .... r 1 --' ; ■ 1 'ÍA r --- %... ... e Jj ~ w ~ * sVU> r,r

Nei riporti, si à pure un aumento nel mese di

maggio e precisamente di 32 milioni e vi concorrono

per 13 milioni la Banca Italiana di Sconto e per 38

milioni il credito Italiano, e con una diminuzione di

milioni 10 e 8 rispettivamente, -la Banca Commerciale

ed il Banco di Roma.

jp K jg * Ufù . ' -, i " " 1 / MafóìsUo I t a lia ì s G o a \ P % \ : - B .'if s o r o /| \ vh:.. . .

" 4 :

al mese di aprile e 1690 di fronte al meso di Gen­

naio. Solamente per il Banco di Roma è da rilevare

una diminuzione* di 10

milioni-Le cifre delle partecipazioni non presentano nulla

di notevole e caratteristico. E ’ bene tuttavia osser­

vare che l ’esposizione delle Banche è solamente in

piccola parte prospettata in tali operazioni che espli­

citamente dimostrano una ingerenza in aziende di­

verse bancarie- Ingerenza, che economicamente trova

giustificazione nell’opportunità di aiutare le industrie

ed i commerci oltre che sotto forma di sconti, di antici­

pazioni, di riporti, di aperture di credito ecc. anche

con una collaborazione più diretta; con l ’intervenire

a disciplinare le forze produttrici e finanziarie, a in­

dirizzarle e moltiplicarle. Funzione, come si vede,

e-minentemente importante, ’ ma che, se non saggia­

mente contenuta e saviamente regolata, può essere

causa di gravi crisi e forti turbamenti del mercato.

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A questo intervento delle Banche, è da contrap­

porre quello che le grandi imprese e gruppi finanziari,

cercano di assicurarsi nella direzione delle Banche

medesime, e che ànno determinato le note polemiche

di cui, questi giorni, si è avuta un’eco grave al Par­

lamento.

Per i depositi e buoni fruttiferi, continua il nor­

male incremento di circa 50 milioni mensili. Per la

Banca Italiana di Sconto è però da notare una ri­

duzione di 27 milioni che va unita all’altra di 13 mi­

lioni dei saldi creditori dei conti di corrispondenza,

i quali, nel complesso, presentano una diminuzione

di 41 milioni. Anche pel Credito Italiano è da notare,

per quest’ultima voce, una diminuzione di 66

milioni-Gli assegni in circolazione sono in notevole in­

cremento : di 188 milioni in confronto all’aprile, e di

435 in confronto al Gennaio. Appare evidente, che

l ’uso di questo mezzo di regolamentazione si va sen­

sibilmente estendendo, il che, se non determina quel­

la notevole armonia di numerario da molti sostenuta,

è senza dubbio indice di un perfezionamento dei no­

stri sistemi di liquidazione, e di un aumento di ve­

locità della circolazione

monetaria-T. C.

Veramente notevole è l ’aumento dei saldi debitori

dei conti di corrispondenza : 2 3 8 milioni di fronte

S i f a preghiera a i Sigg. Abbonati di

richiedere i fa scico li smarriti non oltre un

mese dalla data della loro pubblicazione,

perchè sovente, dopo tale periodo, le col­

(6)

394

L’ECONOMISTA

Le condizioni economiche delia Russia nell’ anno 1919(1)

L<vistadlZ*°n'

’industria nel mezzogiorno

bolce-Nel mezzogiorno si debbono ' fare molti sforzi

e sottostare a molte condizioni prima ai poter

pensare alla ricostruzione e produzione dei grandi

staci Irnienti. Approvviggionamento di viveri e con­

dizioni

trasporto sono anche'lì ancora disperate,

: 'd’0P° ,che 1 armata t ossa ha lasciato il territorio deli ’in­

dustria pesante del mezzoggiorno delia Russia, sol­

tanto, dal Luglio-Agosto- Le maestranze delle ferriere e

delle miniere di carbone si sono rifugiate in gran parte

nei loro viraggi o nel Caucaso per sottrarsi alla morte

di fame- 11 territorio sembra che non si tranquillizzi

ancora perche alle spaile di

Demkin che marciava su

Mosca, i contadini debbono essersi ribellati di

nuovo-L uorania è invasa da briganti, ed n territorio è com­

pletamente

atomizzato-i

Un pò più avanzato dev'essere il miglioramento

del-li ia condizione economica net territorio dei cosacchi

da-;[ nubiani, con la città e porto di Rostow e nel territorio

m ìvuba coi porti del Mar nero Nouvorossyk e Tuapse.

il

~,a Produzione dell’olio-, specialmente nel territorio dei

j

Cosacchi Kubani, e la fabbricazione di grano vegetale

|

(Salomas) si stanno di nuovo sviluppando abbastanza

j tiene. — Della produzione del manganese nella Geor­

gia, dell ’industria della nafta in Baku e Grossy si

sente pochissimo-, forse od a causa che ivi si trovano

stabiliti gl'inglesi.

E da supporre che i dirigenti delle industrie delle

miniere e delle ferriere del mezzoggiorno della Russia

abbiano imparato dalle esperienze dell'anno 1918 che

bisogna astenersi dal fare contratti con gli operai, come

condizioni di tariffe eec, anche nel caso che la

poiiti-ca interna, ossia il governo, subispoiiti-ca un poiiti-cambiamento,

i Allorché nel 1918 neli'LJcrania la Rada socialista fu

sostituita, dai governo di Hetman, i direttori delie

fei rie re , videro in ciò un caso di « forza maggiore >.

di cui si servirono per stracciare i contratti di

lavoro-Queste sfrontatezze non si ripeteranno più in av

venire- Ma se d altra parte le « conquiste » fatte da­

ga ciperai con la rivoluzione si manterranno intiera

mente tali, si può ben dubitare. Per es. l ’obbligo nel

conti atto di tariffa degl’industriali di Krementschug

|

verso i loro operai, che il padrone debba fornire un

j corredo ad; ogni operaia che si sposa, non è stato

rati-i acato, quantunque ancora nel Maggrati-io- dell’anno scorso

j tessè staio appoggiato fortemente ernia stessa maestran­

za umanitaria (menschewristischen genverkschait).

||

Le grandi fonderie non si riattiveranno tanto preste

|

poiché anzitutto manca il carbone Koch ed in se-onde

;| ¡uo£ ° si trovano nei depositi ancora grandi riserve di

¡1 fei;ro grezzo. Si tratterà prima di tutto di rimettere in

|

azione le fonderie Maitin. di acciaio,-per tornire tilt pei

j la tabbr.-eaeione di chiodi e ferro per ii commercio, c

j g.ondate di stagno; poiché le ferriere hanno bisogne

elei capitale in azione e si debbono rivolgere al

fabbi-I sogno della popolazione, non allo Stato che non, si sa

! Quando sarà in condizione di fare grandi ordinazioni

|

di rotaie e materiale per ferrovie, ed anzitutto di

pa-;j £are;. malgrado le grandi necessità delle ferrovie.

L industria deve fare ili calcolo che avrà ancora me­

no operai specializzati che prima della guerra, poiché

molti fra essi hanno abbandonato le grandi industrie coi

loro salari minimi, che apportano un trattamento pari

sia oer il buon lavoro come per il cattivo, ed hanno

trovato un buon guadagno occupandosi nelle piccole

industrie od esercitando il mestiere libero. A Kiev,

- erano 1 anno scorso dei calzolai che lavoravano nei

sotterranei ed avevano un guadagno annuale nette

ci 5 0.000 rubli.

L enorme carico della grandelndustr'a, a causa delle

spzse per le Commissioni operaie, per le spese gene

(1) Vedi Economista, n. 2412, del 25 luglio 1920, pag. 357.

8 agosto 19a0 — N. 2414

rali sempre crescenti, con ia aiminuizione contempo­

ranea Ueha produzione, specialmente dalla rivoluzione

di Novembre, ha tatto sì che le piccole industri; &; r.o

diventate piu utiii e sopratutto più tacili ad ammini­

strare che le grandi, li costo di produzione delie mi­

niere più grandi dei distretto ai iJonety nell

Ago-sio-INovemore 1917 salì da 3 8 ,5 fino a 74,1 Kopeken per

ciascun Pud di carbone, quello delie medie uà 4 5,8 a

67,6 e quello delle piccole da 56,1 a

73,5-Mentre enormi tabbriche di vetrerie, di costru­

zione nuova, iche appartenevano ad una società per j|

azioni), la quale aveva posseduto dei forti capitali, dò- |

vertero arrestare la produzione, non lontano da quel

luogo, nella piccola città di Slanviansk, lavorava una

ìaODriea dello stesso ramo commerciale, con circa 50

operai, durante tutto il tempo della rivoluzione, ininter­

rottamente, e faceva buonissimi affari. '

Per ii caso di emigrazione in Russia bisogna aver

presenti le favorevoli prospettive deli’industria piccola

e media in tutti i rami di produzione. Nella Russia non

sarà impedito il fiorire dei lavoro delle labbriche te­

desche nè dalla lotta della concorrenza economica nè :

dall esclusione politica imposta dalle potenze

alleate-C e ancora da rimarcare cne appunto nei momento at­

tuale le industrie arretrate, situate lontano dalla linea

ferroviaria, conte per es- piccole fabbriche di zucchero,

hanno dato migliori risultati di produzione che le gran­

di arredate di tutto il mate, ¡ale moderno- Queste in­

dustrie sono ancora organizzate secondo i vecchi si­

stemi amministrativi, si procurano da sè la legna da

ardere, si vanno a cercare coi carri tutto il materiale

necessario dalia città, in quantità non esuberanti e I

soffrono meno della privazione 'delie ferrovie che le j

fabbriche per le quali la mancanza dei vagoni

terrò-viari carichi di barbabietole e carbone sarebbe una

catastrofe-•Soltanto da un punto di vista la grande industria si

troverà meglio ora di 2 anni là- Le grandi industrie si

sono ora liberate dei 1 0 .0 0 0 operai che furono assunti

per nrodiurre il materiale bellico necessario per com­

piere il programma russo di « Hindeburg »

dell’an-no- 1915-16 e che era un materiale umano non de­

siderabile da nessun punto di vista- Nella trasforma­

zione delle produzioni per la pace e dopo il ritorno |

degli operai del vecchio stampo dal fronte, questi non I

avevano pratica della produzione per la quale la fab­

brica era stata organizzata e come sostituti per il tem­

po di guerra divenuti superflui e perciò dannosi perchè

essi esigevano, a qualunque costo, di rimanere. Si con­

siderava come sabottaggio degl’intraprenditori se que­

sti si ribellavano che si seguitassero a fabbricare (felle

granate, per poi distruggerle, soltanto per mantenere

in movimento le ruote- Secondo il modo di vedere die- i

g ii

operai, finché c ’era materia prima ed agissero le

I

moie bisognava seguitare la produzione, senza aver ri­

guardo al risultato commerciale, ed il lavoro doveva

essere preso per le lunghe acciocché fosse occupato

il magg.or numero possibile dii operai e la materia pri­

ma (furasse ii più possibile. Adesso la fame li ha re­

spinti nei loro villaggi.

L ’approvviggionamento dei viveri per gli operai

(7)

L’ECONOMISTA

395

8 agosto 1920 — N. 2414

il distretto industriale del mezzoggiorno della Russia,

e le truppe delle potenze centrali erano avanzate, i

di-rettori delle fabbriche fecero il progetto di togliere

provvisoriamente il salario in denaro e pagare il lavo

ro per mezzo dei buoni su viveri dei magazzini di mer­

ci. Ne sarebbe venuto per conseguenza che alle fab­

briche ci sarebbero rimasti soltanto, quelli che voleva

i no lavorare veramente, ed una gran parte, ed anzi la

! migliore delle maestranze. accettava questa proposta.

! Però disgraziatamente le autorità militari austriache

si sono sentite in dovere di dàre immediatamente agl

; operai nei territori da essi occupati il contigente dei

j

salari arretrati dai loro propri mezzi, in Corone e

Rubli perchè con ciò volevano aiutare contemporanea

j| mente i prigionieri di guerra austriaci ed ungarici chi

! si ritiravano. 11 pagamento in danaro fatto in un

distretto ebbe naturalmente per conseguenza che o

ramai anche i distretti vicini vollero il pagamento latte

nello stesso modo. Mediante rilievi statistici per il

tempo dal1 1915 fino all’estate 1918 (sulle miniere d.

antracite nel distretto orientale di Donatz) è stato con­

statato che malgrado tutti gli aumenti, i salari degli c

perai, specialmente gli stipendi degli effettivi, non

hanno avuto nemmeno lontanamente lo stesso aumento

percentuale di quello dei viveri e dei materiali- Il co­

sto di produzione per l ’antracite, era secondo queste

constatazioni, aumentato nell’insieme di 585 v- H.

ed anzi in seguito ad un rincaro dei prezzi del materia­

le, come la dinamite, di 933, la legna per le miniere

di 2 5 0 0 , i chiodi 2 000, la nafta 1600 v. H. Con­

temporaneamente gli operai dovevano pagare più cari

i loro viveri, ossia il pane di 3 4 2 0 v- H i la carne di

1000 v. Hi Ma il salario dèli’operaio è aumentato sol­

tanto di 660, lo stipendio del1 più basso impiegato

è

aumentato di 425 e quello dei funzionari superiori sol­

tanto di 296 v. H ! L ’aumento relativamente piccolo

del costo di produzione di 585 v- H. per il prodotto si

capisce calcolando tutto il brigantaggio, la sopraggiun­

ta di tutti i lavori di riparazioni e di costruzioni, ed

a causa dell’introduzione dell’estremo risparmio di

tutto il materiale che non era sufficiente. I salari non

potranno nemmeno trovarsi mai alla pari con l ’aumen­

to della carestia dei viveri ed il fabbisogno, finché gli

agricoltori si rifiutano di sottomettersi all’obbligo della

consegna al prezzo massimo- Perciò anche nel

mez-|

zogiorno della Russia si possono trattenere gli operai

nelle fabbriche soltanto quando si provvede al nutri­

mento. Se si deve impedire che gli operai passino.la

maggior parte del loro tempo a fare la fila per i vi­

veri. bisognerà che l ’industria russa, per anni intieri,

! sostituisca il salario in denaro con salario

naturale-Nell mezzoggiorno gFintraprenditori si trovano molto

meglio nella questione di approvvigionamento che nel

nord, la terra è più ricca e l ’industria pesante dispone

in parte di grandi possedimenti di terre. Già prima della

guerra alcune società importanti specialmente la Nuova

' Russia, già Hughes nella Jusosoka, ha cominciato,

or-|

ganizzando delle fattorie modello, ad amministrare sia

! intensivamente da sè la loro propria terra, come pure

j dandone in appalto per lunghi anni delle particelle a

1 buoni operai per legarli alla fabbrica,, nel mentre che

le società francesi hanno dimostrato delle idee molto

ristrette al riguando ed hanno ceduto le loro terre a

grandi fattori- (Tutto ciò stà in rapporto con l’estrema

: piccolezza, ristrettezza di vedute ed avarizia

special-! mente dell’industria del mezzogiorno della Francia,

proveniente da Lyon e dalla cerchia di capitalisti che

rifiutano da tutto principio qualsiasi emissione di da­

naro che non prometta un brutto guadagno immediato).

E ’ naturale che una grande amministrazione di fatto­

rie collegata alla fabbrica, costruzione di case per gli

operai su piccole aree, con giardinetti stalle ecc- pre­

suppongono grandi mezzi da ¡parte dell’industria.

Questo denaro deve essere impiegato ò usato dall'e­

stero; poiché anche una realizzazione favorevole dei

depositi esistenti può dare soltanto una parte del capi­

tale necessario per rimettere in condizioni gli stabili­

menti molto sfruttati ed andati a male- La riorganizza­

zione dell’industria pesante del mezzogiorno, sol­

tanto dopo il ritorno dell’ordine nello Stato e dopo la

creazione di

uij

ente governativo che si renda malle­

vadore della libertà personale dei singoli, e l ’applica­

zione delle leggi, allora potrà essere ristabilita, e ne­

cessiterà un’enorme capitale, anzitutto per le case de­

gii operai — mai più delie baracche per abitazioni col­

lettive — -, poi una grande organizzazione per prov­

vedere all’approvvigionamento dei viveri e soltan­

to in fine per rinnovare l ’arredamento tecnico degli sta1 j

bilimenti stessi. Il programma di lavoro delle ferriere j

per es. dovrà mantenersi per molti anni in limiti

ti-stretti. Da comunicazioni parigine si rileva che i

rappresentanti dell’industria pesante dei mezzoggiorno

della Russia, sono convinti che si può sperare in un |

buon risultato con il completo accordo delle fabbriche

rimaste in ¡stato da poter funzionare, con l ’eliminazio­

ne della concorrenza dannosa all’industria, e con l’a­

zione concorde per ¡ ’approvvigionamento ed altre que­

stioni operaie- Ora sta a vedere, se l ’industria francese,

alla quale si offre un grande campo di azione con

ll’am-ministrazione dei ricchi territori della Lorena, abban­

donati dalia Germania, avrà la possibilità di riunire

il capitale necessario ed anzitutto le persone esperte

del paese per la ricostruzioine dell mezzoggiorno della

Russia- Se purtroppo un’alleanza economica francesè

tedesca-russa non fosse per molti anni ancora un’uto­

pia, allora si potrebbe cominciare appunto nel mezzog­

giorno della Russia, con un’alleanza nel lavoro fra que­

ste tre nazioni continentali. Prima della guerra, e

perfino dòpo l ’affare del Marocco, delle industrie

francesi esercenti in Russia e dei circoli di finanzieri

non hanno respinto li’idea di un accordo di lavoro con

Findustria tedesca ed i suoi rappresentanti in Russia,

perchè anche dei problemi comuni come la lotta del

prezzo contro il fìsco russo, il più grande esattore, ed

in seguito anche il problema degli operai e quello so­

ciale sarebbero da risolvere in comune accordo. Poiché

un accordo simile è escluso per molto tempo, date le

condizioni attuali, è possibile che stati neutrali dive­

nuti ricchi durante la guerra, e l ’America, sostituiranno

i capitalisti francesi e belgi. Forse la Francia sarà con­

tenta di poter ritirare a poco a poco i suoi grandi pre­

stiti dallo Sfato russo, ed i suoi anticipi sul prestito-, e

non essere aliena ad una restrizione dei suoi impegni

industriali (¡j, Russia. Non è supponibile che l ’Inghilter­

ra possa far migliori affari in nome del suo proprio in­

teresse, di quelli che già ha requisiti, specialmente

nel Commercio sullOstsee e sul Mar Nero, la legna di

Archangelsk e la nafta di Baku- Abbiamo già accen­

nato che la grande industria di Pietroburgo in seguito

alla mancanza di carbone inglese per il momento non

ha nessuna visuale vantaggiosa per l ’avvenire finché

(con l ’aiuto della Svezia) non potrà stabilirsi l ’elet­

trificazione sfruttando la forza dell’acqua- Finché non

saranno ristabilite le comunicazioni sulle vie delle acque

russe, specialmente le grandi, vie del Volga col sistema

Maria- verso il Nord, che adesso con la guerra civile è

stato completamente rovinato, vi saranno molte difficol­

tà per le grandi fabbriche di costruzione di vagoni nel

centro della Russia, a causa dell’impossibilità di rice­

vere materia prima e materiale combustibile. La ria­

bilitazione dell’ente ferroviario russo, l ’acquisto e te

riparazioni del materiale rotabile, dipenderanno ugual­

mente dalle industrie del mezzoggiorno della Russia,

ossia carbone e minerale.

La rinnovazione economica della Russia

Europea

(8)

396

L’ECONOMISTA

questo punto. Resta ancora da dire qualche cosa sullo

I

smercio delle merci. L antica classe commerciale sia

nella Russia come in Germania, fondata su basi solide,

e stata moto danneggiata dall’amministrazione imposta

I dalla ^ guerra, essa è stata sostituita da commercianti

spinti da metodi di ipocrisia.

D altra parte i consumatori si sono sempre più or­

li gamzzan in cooperative di consumo che trattano

diretta-mente uno scambio di merci con le cooperative

agri-c °le e :e agri-cooperative dei produttori delle piagri-cagri-cole in­

dustrie. Anche per il commercio d’importazione ed

e-;■! sportazione, in un tempo prossimo la parte che vi

pren-! depurino queste cooperative sarà molto importante, fin­

che non si formerà un commercio intermediario

prov-I visto di una conoscenza speciale delle merci che la-

i vorerà con un utile normale. Se le banche private Rus

se con la loro rete di filiali, faranno lo stesso come

II Pn:rna de!Ia guerra ed in parte anche durante la guerra

;i °?sla S1 rivolgeranno al grande commercio, per ora non

jj S1 Può riconoscere con chiarezza, ma è da supporre

poiché specialmente nelle città di porto l ’attività delle

filiali delle banche nei prossimi anni sarà molto grande

per il finanziamento dell’importazione delle merci

e-! sfere

Naturalmente le cooperative riconcentrano la

loro forza maggiore nell ’interno dello Stato e non sono

semore rappresentate nei porti d ’importazione. Se

condo gli ultimi comunicati nel Porto del Mar Nero,

Noworossysk, il « Zentrai-Soyus ». ossia il

rappresen-tante di 20 0 0 società, deve monopolizzare quasi tutte

il commercio d’importazione.

1

Le opinioni degli esperti sulla base fondamentale e

la visuale commerciale delle banche russe private,

so-no in maggioranza buone. Quasi senza eccezione viene

comunicato che in gran parte i libri e gli atti: sono in­

tatti. e che da questo punto di vista nulla si oppone

a che si riaffermi la loro condizione e riprendano la lo­

ro attività non appena cesserà la nazionalizzazione delle

banche, e la limitazione dei loro rapporti commerciali

per noter pagare in moneta liquida i salari- Le banche

hanno messo in gran parte nel finanziamento dell ’in

dustria grandi depositi di capitale straniero che af­

fluivano loro abbondantemente dall’interno dello Stato,

ed in piccola parte per il prestito nazionale, in buoni

del tesoro, prestito nazionale per la guerra e per la

libertà. Col possesso di azioni industriali che garan­

tiscono il diritto di partecipare alla proprietà su ricchi

tesori del suolo, hanno una base molto più solida che se

disponesse™ soltanto di cartelle di debito dello stato.

Sugl impegni delle Banche russe verso l ’estero manca

qualsiasi notizia.

(Continua).

8 agosto 1920 - N, 2414

Situazione finanziaria della Germania

La

Industrie und Handels Zeitung organo ufficiale

del ministero germanico delle finanze, pubblica un articolo

sulla situazione finanziaria della Germania, commentando

e completando le comunicazioni fatte a più riprese dal

Ministro delle finanze, prima all’ assemblea nazionale poi

ai Reichstag della repubblica.

L’on. Ministro Wirth avevà già presentato, in una delle

ultime sedute dell’assemblea nazionale un prospetto molto

chiaro della situazione delle finanze della repubblica. Da

quella esposizione potevasi rilevare la gravità della

situa-zione finanziaria della Germania e dopo d’ allora essa

andò piuttosto peggiorando che migliorando.

esame dello svolgimento delle finanze imperiali, co­

minciandolo dal 1914, dimostra che in realtà l’ odierna

crisi finanziaria ebbe le sue radici già nei primordi della

fnnhihl;P0JChè, fm° da allora cominciò a manifestarsi lo

dovuta o° ra 6 Uscite’ cbe in via normale avrebbero

dovuto essere comprese tutte nel conto di Sti to ordina­

rio e le entrate correnti.

vedevaqchì1atr0/ i ' f larda-'a p0HtiCa fiscale l’on. Wirth non

v w r f n t ^ l l ? P° S1Z10ne già .nel 1916. Allora il

ser-2518 5 r-ilioni"

h

-6 ^ ^ . o pubb*ico esigeva una spesa di

il M a n d o T i r i

’’ dunque più di quant° esigesse

^bilancio dell impero in tempi normali, esclusione fatta

delle spese per la difesa nazionale. Se non si avessero 1

passate non poche spese del conto di Stato a carico del

hpro°a rt gaerra/ ià nel 1916 'e uscite ordinarie

sareb-Si

*a b te a 5 mdmrdi; ora le entrate di quell’anno, se

si fa astrazione del ricavo dei prestiti non oltrepassavano

due miliardi d, marchi. Dunque si aveva già nel 1916

uno sbilancio di circa tre miliardi di marchi oltre alle

somme spese per le pensioni di guerra.

Nel 1917 comincia la fase della miseria finanziaria. Oltre

lidahUT h a ° ,<ì0n<" T degli interessi

i debiti

conso-I debiti fÌ,« au,nient0 Progressivo delle spese di guerra,

fine dilli

raggiungono somme enormi e verso la

ardi sén7flgteerra ef ,ra" gi" ngono Ia somma di 50

mi-Le spese DernT«C

^

^ garanzia prestata’

X? spese per la guerra sono aumentate in Germania

men e T l ’ uItÌmo f " Ì ? I8tatì bel,ÌSeranti P - g “

dasolo

L !

d' lotta> l’ ottobre 1918, richiese

di marchrrinnn?6 st.ra°rdinarie la somma di 8 miliardi :

tutta una’grand e^ u m a qUa" t0

altri t6mpi richiedeva i

usdte di 44 S

Presentava «"« somma totale di

veri L osM n?P ’a ma

reaItà '’ «“mento dei

debiti-che in rei là i

ann° ascese a 51 miliardi, di modo

almeno 58 mih’a rV d T m V c h f ^

^ ' 9 ' 8’ SalÌr° n° ad

Il Ministro dr. Wirth rileva un altro male

dell’ammi-r liln f

f flnanz,aria tedesca: l’ eccessivo ritardo nel

calcolare le spese già fatte. Il conteggio durante la guerra

restò sempre piu in arretrato ed il numero complessivo

da Itom’I w 6 3 3 f’ne d'-°gni esercizio restavano ancora

auJlntorn ’ comepur.e d i°ro ammontare complessivo,

timn ele

complessivamente di anno in anno;

nell’ul-mo esercizio di guerra queste poste in sospeso

ascen-devano a molti miliardi di marchi. Il bilancio del primo

anno di pace viene quindi ad essere influenzato in tor­

mentanti T u l i 1 da QUeStÌ C° nti in i'^uidazione e rappre­

sentanti delle spese ascendenti a molti miliardi fatte

durante la guerra. E non basta; moltissimi conti che

dagTanTnre% ri ?■ debitamente registrati, provenienti

aagn anni precedenti dovettero essere pagati nel primo

anno di pace e anche questo fatto richiese una somma

ascendente a più miliardi. Questo lavoro di controlto e

tèdescÌnon naò

ancora terminato e perciò il governo

costata.

P

dlfe Per ° ra quant0 ,a guerra gli sia

II bilancio consuntivo del 1919, presenta una somma

complessiva di uscite di 72 miliardi. Quando si pensa

S c e ^ eevaaVaanf5nerrr la. S° stanza de”a "azione tedesca

tota Ì T ? ,? 5,°- nilléard' dl marchi 01 memoriale presen­

t o dai tedeschi a Spa la limita a 220) si può avere una

ea del a gravità assai preoccupante della situazione

finanziaria in cui si trova la Germania

b,tuazlone

J!n?nr? r ntÌV0. per " 1920 non è ancora intieramente

terminato, e ciò per motivi diversi, però le poste

nrin-miPco|lido0ti0nr0nrmatVStÌ Ì1Ìte‘ L® Sp6Se 0,dinarie ascendono

di n . r r « ?, ? !' g

presentati a 28 miliardi di marchi

rà n o re se ^ n l T u ° CCOrrono tutti S» a"ni a 4,2 miliardi

I?mPnf

1

deIle spese causali. Le et frate ascendono

d a ra n n ilff1? ? " * 6 3 26 miliardi- Se le nuove imposte

aranno effettivamente 29 miliardi di entrate r si tratta

di imposte non ancora approvate) si avrebbe l’equilibr'o

fattori

r 10;-

’ ° SSerVÒ

Von- Ministro- vi so"o troppi

? ' ln quest0 calcolo per poter prevedere con

£ l hen

?ZZa,

u e,

equiiibri0 sarà effettivamente rag­

giunto. Quanto al bilancio straordinario sono previste delle

spese di 116 miliardi di marchi, senza tener calcolo degli

sbilanci delle imprese di trasporto in regìa. Per la ese­

cuzione del trattato di pace sono previsti 5 miliardi di

franchi; ma questa somma non basterà.

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