L’ ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
D irettore: M. J . de JohannisXLVii - Voi. U
( FIRENZE:
31, Vìa della Pergola
' ROMA : 56, Via G regoriana
i i m
S O M M A R I O PARTE ECONOMICA.
La vertenza m eta llu rgica .
D ati s ta tis tici e note su lle Banche d i cred ito m obiliare. L’importanza d elle isole d e ll’Egeo cedute a lla Grecia.
L’Ecuador (un m o v o vasto cam po d i azione p er le iniziative ita liane) .
L’evoluzione d ei m erca ti m on d ia li. NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE.
L’aumento d elle tasse su lle su ccessio n i — La posizione d e ll’Italia n el com m ercio estero belga n ei p rim i cinque m esi d et 1920 — La situazione finanziaria in Germania — La guerra e la co l tura d el grano.
RIVISTA FINANZIARIA.
Le difficoltà d ei ca m b i: una circola re sign ifica tiva — I tiioli n om inativi in Francia — In ca ssi e pagam en ti in conto d i bi lancio — I l totale d ei p r e s titi d i guerra — I debiti d i Stato ru ssi.
RIVISTA DEL COMMERCIO.
I l com m ercio britannico — I l com m ercio m ondiale — Commercio coi paesi tedeschi — Le n ostre esportazioni di benzina, p etrolio e olio m in erale — Nuooa tendenza n e ll’industria i n g le s e— Le Leghe d ei consum atori.
LEGISLAZIONE.
I l decreto d i requisizione d el grantu rco — P er l ’increm ento d el l ’industria peschereccia . ,
Situazionedegli Istituti di Emissione Italiani. Situazionedegli Istituti di Credito Mobiliare.
B I B L I O T E C A D E “ L ’ E C O N O M I S T A „ S tu d i E conom ici F in a n z ia ri e S ta tis tic i
_______ Pubb'licatL a c u ra de L ’ EC O N O M IST A
1) FELICE VINCI J_. 2
L'elasticità dei consumi con le sue applicazioni
ai consumi attuali prebellici
2) GAETANO ZING ALI L . 1
DI ALCUNE ESPERIEN ZE METODOLOGICHE
TRATTE DALLA PRASSI DELLA STATISTICA DEGLI ZEM STW O RUSSI
3 ) Dotta ERNESTO SANTORO L . 4
Saggio critico su la teoria dei valore
nell’ economia
politica4 ) ALDO CONTENTO L. 7.
P
e ìuna teoria induttiva dei dazi su! grano e sulle farine
5 > ANSELMO BERNARDINO L. 2
Il fenomeno burocratico e il momento
economico-finanziario
I n v e n d ita p r e s s o i p r i n c i p a l i l i b r a i - e d i t o r i e p r e s s o V A m
m in is tr a z io n e d e L’Economista - 5 6 Via G r e g o r i a n a , ROMA 6.
PARTE ECONOMICA
La vertenza metallurgica
L ’aspra vertenza fra le maestranze metallurgiche
e gii industriali è venuta indubbiamente assumendo
un carattere di estrema gravità. E quantunque gli e-
lementi di natura economica tentino invano di ma
scherare l ’aspetto politico d ell’agitazione, che è dive
nuta intensa e oscura proprio nell’ora in cui il mas
simalismo russo lancia la sua disperata propaganda
della devastazione e della guerra civile, tuttavia noi
crediamo opportuno di limitarci a considerazioni d ’in
dole speciale che tocchino più da vicino la contesa e
riguardino le condizioni in Italia dell’industria metal
lurgica.
Qualunque sia, infatti, la soluzione che si darà al
conflitto, rimane sempre insoluto il problema della
crisi di questa importantissima indùstria, crisi che non
ritroverà certamente nessuna via di salvazione fra le
proposte di carattere rivoluzionario che vengon fatte
dai dirigenti delle organizzazioni operaie.
E cominciamo, anzitutto, dal considerare il metodo
a cui gli operai sono ricorsi nella lotta. La presa di
possesso deiie fabbriche non è che il risultato di una
concezione troppo semplicista che essi hanno delia
natura e dei coefficienti delia produzione. G’i operai
si ¡imitano ad identificare la produzione col lavoro ; ii
capitale non sarebbe che un elemento parassitario, li
na cosa morta che in tanto è vivificata in quanto esiste
il lavoro, e la cui eliminazione, perciò, è un guada
gno per la ricchezza sociale. Ma se ii capitale ha bi
sogno del lavoro per vivere e prosperare, non può
con esso identificarsi. E’ un’entità a sè, che esiste at
traverso una complessa ed ingegnosa organizzazione
tecnica e commerciale ; che si accresce mercè la virtù
del risparmio, il sistema dell’accumulazione; che rag
giunge i suoi fini soltanto se v ’è.un cervello, una in
telligenza che lo guida e lo regola. La storia del ca
pitale è una storia di difficili esperienze, di arrischiati
tentativi, di lotte, di disinganni, di perdite, di vitto
rie, che ordinariamente uno o occhi soltanto hanno af
frontata e sostenuta. Gli operai passano attraverso la
fabbrica ; . i! loro lavoro materiale fa girare le mac
chine, fondie i metalli, trasforma la materia prima.
Ma lo spirito creatore ed organizzatore resta a dare
¡ ’impronta e la vita alla fabbrica; ed è per lui soltan
to che g’i operai .possono lavorare e produrre,
Ora gli operai si impadroniscono della fabbrica,
prendono possesso dell’azienda, i più educati di essi
ila disciplina riprendono anche il lavoro. Ma potrà
continuare questo stato di cose? Può essere seria e
utile produzione la ¡oro? Quando avranno lavorato e
prodotta quel tanto che is provvisorie contingenze
bromettotìo in virtù delle riserve delle fabbriche, chi
fornirà loro le materie prime? Chi darà loro i capitali
col credito necessario al lungo ciclo di trasformazione
della materia prima in merce atta alla vendita ? E po
453 L’ECONOM ISTA 5 settem bre 1920 — N. 2418
le singole parti del lavoro restano materia inerte? E
dove piglieranno gli amministratori per l ’andamento
di fabbriche così complesse come quelle meccaniche
e metallurgiche?
Le basi economiche e tecniche della produzione
non si sopprimono con atti di violenza, i quali non
portano che ad uno spreco di ricchezza, spreco che
a non lungo andare non potrà che ritornare a danno
irreparabile degli operai stessi.
Ma l ’attuale vertenza richiama l ’attenzione parti
colare suilo stato dell’industria metallurgica in Italia.
Prima della guerra questa industria viveva in con
dizioni tutt’altro che splendide; viveva mercè prodigi
di sacrifizio, di intelligenza, di rimedi vari per riparare
alla deficienza del nostro paese in materie prime,
e contrastare il terreno alla industria straniera più
vecchia e più agguerrita ; era redditizia soltanto a
patto di avere un carattere di alta trasformazione, cioè
di produzione di manufatti, di lavorazione raffinata,
mediante il concorso dell’alta ingegneria e di mae
stranze abili.
La guerra con il mercato chiuso, creò all’industria
condizioni di monopolio, per cui essa trovò redditizi
anche i gradi inferiori della trasformazione. Ne seguì
un notevole allargamento di impianti ed anche di nuo
re istallazioni. Furono impiantati nuovi forni Martin
Siemens ed il numero dei forni elettrici da 7 nel 1914,
salì a 9 nel 1915, a 34 nel 1916, a 56 nel 1917, a
più di 80 nel 1918. Aumentarono anche le maestran
ze, che giunsero ad una cifra che supera il mezzo mi
lione.
Venuta la pace e cessata la condizione favorevole di
monopolio, è cominciato il processo distruttivo della
antica attività della industria, determinato in primo
luogo dalla diminuzione della produzione. Anche du
rante la guerra la continua estensione di impianti si
derurgici non aveva mancato di destare serie preoccu
pazioni « accrescendo i dubbi, già manifestati dai
competenti, intorno a'ie eventuali conseguenze di una
pletora, avendo presente che la deficienza di combu
stibili e dii elettrodi, le condizioni ancor più incerte dei
trasporti e l ’assenza di maestranze addestrate aumen
tano le difficoltà di una perfetta utilizzazione di tali
impianti ». Queste cause di inferiorità della industria
metallurgica sono venute aggravandosi dopo la fine
della guerra.
L ’alterazione dei rapporti di costo delle materie pri
me fra noi è l ’estero è veramente impressionante.
E questa alterazione è dovuta al rincaro di noli,
alle difficoltà di trasporto, a ll’elevatezza dei cambi,
alla politica artificiosa dei prezzi di esportazione delle
materie prime, superiore ai prezzi interni adottata dai
principali paesi produttori. Alterazione resa ancor più
grave dall’enorme aumento intervenuto nella spesa
per sbarchi, servizi portuali, trasporti terrestri ecc.
Ed è perciò che il prezzo base del ferro da L. 16
al quintale con 6 lire di dazio protettore è salito a
270 con 12 lire di dazio ed il carbone, quello in
glese, che è il più adatto a scopo industriale, si paga
a L. 650.
Ecco alcuni numeri indici significativi che rappre
sentano i prezzi a ll’estero ed in Italia nel 1914 e nel
1920, assumendo per l ’Iialia i prezzi del materiale :n
porto senza quindi le ulteriori spese. Per rendere più
semplice il confronto facciamo eguale a 100 i prezzi
in Italia e riduciamo proporzionalmente i prezzi negli
altri paesi dopo averli convertiti in valuta italiana ai
cambio medio dei due anni presi in esame.
Carbone.
1914: Inghilterra 66, Germania 57,
Francia 86, Belgio 66, America 33, Italia 100. •—
1920: Inghilterra 26,
Germania 12, Francia 38,
Belgio 25, America 18, Italia 100.
Ghisa.
1914: Inghilterra 75, Germania 58, Fran
cia 100, Belgio 95, America 76, Italia 100. — 1920:
Inghilterra 62, Germania 65, Francia 99, Belgio 98,
America 71, Italia 100.
Profilati,
1919: Inghilterra 93, Germania 67,
Francia 100, Belgio 78, America 67, Italia 100. —
1920: Inghilterra 67, Germania 51, Francia 62, Bel
gio- 80, America 42, Italia 100.
Dopo questo stato di cose si comprende come que
sta industria sia minata principalmente. dalla concor
renza estera la quale, per le speciali condizioni di fa
vore in cui si svolge, si farà sempre più preoccupante.
Si aggiunge poi, a dare il tracollo a questa situa
zione gravissima per sé stessa, l ’abbassamento della
media lavorativa delle maestranze : basti pensare che
la media annuale delle ore di lavoro è di 2400 circa ;
ebbene nell’ultimo anno le ore di lavoro sono state
nemmeno 1800! La differenza rilevante, è facile com
prendere, come vada non solo a scapito della produ
zione, ma anche del bilancio delle industrie, su cui
grava il minor rendimento degli operai e le loro semr
pre maggiori pretese.
E ’ questo lo stato -dell’industria che gli operai, con
le loro richieste di aumenti di salario, vorrebbero .ag
gravare oggi di nuovi oneri di parecchie centinaia di
milioni a ll’anno. Non è qui il caso di dire se le ri
chieste delle maestranze siano o no fondate, se sia
vero che gli operai delle industrie metallurgiche siano
pagati meno di quelli di altre industrie, se il salario
attuale superi o sia inferiore a ll’aumento del costo
della vita. Queste sono questioni di fatto; mentre
l ’imp-qrtante ora è che bisogna discutere su questioni
di principio^ E qui proprio sta il maggior torto della
classe operaia. Invadendo le officine, inalberando ban
diere, operando danneggiamenti il problema non si ri
solve, ma si aggrava.
Occorre piuttosto, e con la dovuta calma, e con
il maggiore spirito di serenità e con la necessaria com
petenza studiare il problema nella sua interezza. E
il problema non si risolverà fino a che esisterà la
persuasione che uno dei due associati a ll’industria sia
il tiranno ed il traditore dell’altro. E’ necessario che
subentri un pò di fiducia da entrambe le parti e mag
giore sincerità.
Se si avviserà che la crisi possa essere superata ;
che, anzitutto, un aumento di produzione potrà evitare
di rendere passiva l ’industria; che una lotta paziente
ed organizzata potrà vincere la concorrenza estera,
l ’accordo per questo fine venga sollecito e sia dura
turo. Ma se le condizioni dell’industria o di parti di
essa sono tali da non fare
sperare in un migliora
mento qualsiasi ; se, qualunque sia il regime doga- j
naie, -essa non sarà mai in grado di diventare attiva ;
jse a -causa di questa inferiorità dovranno essere sacri
ficati altri rami della stessa industria o altre industrie,
a cui con maggiore utilità potrebbe dedicarsi l ’attività !
produttrice, allora si restringa l ’industria entro limiti
veramente proficui e si abbandonino le trasformazioni ¡
in perdita.
Continuare nella presente incertezza, è un peri
colo dunque; ma continuare ad alimentare delle illu
sioni nella classe operaia è un tradimento ed un delitto.
« Le predicazioni, di odio e di vendetta — avvertiva
ieri l ’Einaudi — le sciocche adorazioni di un assurdo
mito comunistico, la propaganda di distruzione sociale
sono colpe inescusabili di partiti e di uomini, i quali
contribuiscono potentemente a distruggere n sen,su di
sicurezza nel presente e di fiducia nell’avvenire, cne
è fattore di primissimo ordine nella produzione. Gli
operai, tentando di impadronirsi di cose materiali mor
te, come fabbriche, macchine, scorte ecc., immagina
no di guadagnare cento; ma perdono cento e mille di
sperdendo i tesori di spirito organizzatore, di tenden
ze risparmiatrici, di audacie creatrici che sole danno
vita a quelle cose morte ».
5 settem bre 1920 — N. 2418 L ’ECO N O M ISTA 459
Dati statistici
e note sulle Banche di credito mobiliare
Sebbene i dati relativi al mese di Giugno, non pre
sentino caratteristiche notevoli, non è tuttavia privo
di interesse, seguire l ’andamento delle varie opera
zioni, nei quattro maggiori Istituti.
Si può notare che i depositi e buoni fruttiferi, con
tinualo nella graduale ascesa e che la
Bianca
Italiana
di Sconto, continua a rimanere l'Istituto, a cui mag
giormente affluiscono queste specie di risparmi. Tutta
via, durante il semestre, non vi è stato per la Banca
PORTAFOGLIO ITALIA-ESTERO »O co r-~ 00 05 o 04 o04 O04 ©04
§
oOJ 05 05 05 05 05 05 05 Oi 04 04 04 04 04 04 CO io co T F~! '"Ì 05 o Ci-co CO co CO CO CO CO 04 co co co COItaliana di Sconto un progresso così sensibile, come
per le altre tre banche; il Credito Italiano, ad esem
pio s ’è avvantaggiato di 94 mi’ioni di fronte a 61
della Banca Commerciale e 67 del Banco di Roma.
DEPOSITI IN C.C. A RISPARMIO E FRUTTIFERI
IO CO 00 05 05 0 5 CS 0 5 ; 05 05 01 04 04 C4 04 O Ì CO ITO CO CO CO oO W ■- W 04 04 04 04 O l 04 05 05 05 C5 05 05 —- 04 CO ■'d1 »O CO -H 05 —I © —i O CO 04 c o CO c o co
Questo è bene rilevare, perchè serve a dimostrare,
una volta di più, come sia inutile ogni intervento go
vernativo per fissare dei limiti, delle proporzioni fra
il capitale sociale ed i depositi, alio scopo di risanare
; il nostro organismo bancario (chè invece, salvo raris
sime eccezioni à fatto sempre buona prova), e dare
maggiori garanzie al risparmio. L ’« Economista »,
àgià molto efficacemente, fatta giustizia di un progetto
di legge, d ’iniziativa dell’On.
Chiesa,
pel controllo
sulle Banche, e senz’altro ci richiamiamo a quelle
sagge osservazioni (1). Aggiungiamo solo, che, in
Milioni di Lire RIPORTI
genere, il risparmiatore è più accorto di ogni provvi
denza legislativa; e che è sintomatico il fatto che il
Credito Italiano, pur avendo avuto, fino a poco fa,
un capitale ed una riserva proporzionalmente inferiore
alla Commerciale, raccolga una cifra sensibilmente su
periore di depositi e buoni fruttiferi.
Si può osservare, che pure i depositi in titoli a li
bera.custodia, presso il Credito Italiano superano di
oltre mezzo miliardo quelli della Commerciale e di
oltre un miliardo e mezzo quelli del’a Banca Italiana
di Sconto. Con questo, non vogliamo, minimamente
far rilevare una capacità maggiore o minore dei. vari
Istituti a raccogliere la fiducia dei risparmiatori (po
tendo ciò anche dipendere dal diverso interessamento
che le Banche prendono per le varie specie di opera
zioni) ; notiamo semplicemente, che i fatti dimostrano
NUMERARIO IN CASSA, CEDOLE E VALUTE
Milioni di Lire 400 2 ' e n e a f y / n M e s b a k 77a.6a*m . 7$& lC(l e t 7 6 A fro H a te * d
la inopportunità e l ’inefficacia di ogni e qualunque re
golamentazione che miri a vincolare la libera e pru
dente attività delle Banche, ed a fissare delle propor
zioni più o meno illogiche,.certo arbitrarie, fra le ope
razioni passive e quelle attive ed il capitale.
Nessuno, più e mèglio della Direzione delle Ban
che, che conosce perfettamente le esigenze della
propria clientela, che può, con precisione, valutare la
portata delle cifre del proprio bilancio e prevedere
entro certi limiti (per una meditata osservazione dei
periodi precedenti) le necessità ed eventualità del fu
460 L ’ECO N O M ISTA 5 settem bre 1920 — N. 2418
DATI STATISTICI SULLE BANCHE DI CREDITO MOBILIARI
3 1 g e n n a io 1 3 2 0 2 9 f e b b r a i o 1 9 2 0 3 1 m a r z o 1 9 2 0 3 0 a p r i l e 1 9 2 0 3 1 m a g g i o 1 9 2 0 3 0 g i u g n o 1 9 2 0
C A S S A , C E D O L E E V A L U T E
; Banca Commerciale Italiana.
253.601.5
190.788.1
206.167.3
239.178.5
227.233.5
257.915.3
Banca Italiana di Sconto . .
177.558.9
182.394.2
188.634.2
246.545.5
240.308.9
280.476.7
Credito Italiano...
331.695.3
305.320.3
358.016.5
270.537.8
257.682.7
255.713.2
Banco di R o m a ... ...
75.278.2
70.585.5
65.683.6
93.975.1
87.868.7
79.684.3
838.133.9
749.088.1
818.501.6
850.236.9
813.093.8
873.789.5
P O R T A F O G L I O I T A L I A E S T E R O
Banca Commerciale Italiana.
2.314.243.3
2.011.367.8
2.333.592.2
2.241.912.6
2.337.150.0
2.452.869.6
Banca Italiana di Sconto . .
1.991.395.7
2.069.074.7
2.005.473.6
2.007.477.6
1.946.359.3
1.830.502.8
1Credito. Italiano...
1.812.505.6
1.759.639.4
1.827.001.4
1.797.423.6
1.816.584.3
1.824.971.3
Banco di R o m a ...
504.056.4
542.907.2
550.444.2
604.826.8
627.236.0
686.191.5
6.622.201.0
6.382.989.1
6.716.511.2
6.651.640.6
6.727.330.6
6.794.535.2
R I P O R T I
Banca Commerciale Italiana.
502.785.3
645.944.6
695.094.5
683.923.9
673.715.9
652.529.4
Banca Italiana di Sconto . .
246.426.9
242.665.5
383.488.8
422.724.8
435.162.6
468.703.7
Credito Italiano...
243.057.8
281.320.9
276.072.4
234.072.0
272.582.9
292.657.0
Banco di R o m a ...
121.356.5
128.086.6
131.694.1
131.325.2
123.347.8
127.259.4
1.113.626.5
1.298.017.6
1.486.349.8
1.472.045.9
1.504.809.2
1.541.149.5
C O R R I S P O N D E N T I S A L D I D E B I T O R I
Banca Commerciale Italiana.
1.187.326.0
1.383.284.3
1.410.460.2
1.735.598.4
1.781.372.0
1.756.962.8
Banca Italiana di Sconto . .
1.423.415.9
1.482.827.2
1.445.327.1
1.409.304.4
1.527.773.7
1.598.619.8
Credito Italiano...
1.381.345.1
1.541.943.6
1.686.395.0
2.061.955.7
2.145.786.3
1.844.970.2
Banco di R o m a ...
1.325.785.3
1.477.132.8
1.676.147.8
1.562.754.6
1.552.530.9
1.460.038.7
5.317.870.3 . 5.885.187.9
6.218.330.1
6.769.613.1
7.007.462.9
6.660.591.5
D E P O S I T I E B U O N I F R U T T I F E R I
Banca Commerciale Italiana.
621.869.5
629.325.1
640.649.3
653.282.0
667.289.0
682.336.1
Banca Italiana di Sconto . .
813.092.2
818.717.5
823.532.0
836.858.5
809.754.6
826.662.7
Ctedito Italiano...
669.162.9
673.889.5
685.192.5
711.226.9
742.192.7
763.869.1
Banco di R o m a ...
427.565.1
437.576.5
455.735.7
454.355.5
476.605.7
494.428.7
2.531.689.7
2.559.508.6
2.605.109.5
2.655.722.9
2.695.842.0
2.767.296.6
C O R R I S P O N D E N T I ; S A L D I C R E D I T O R I
Banca Commerciale Italiana.
3.027.066.2
3.037.988.2
3.321.231.7
3.585.768.9
3.592.072.3
3.708.080.4
Banca Italiana di Sconto . .
2.568.772.3
2.681.685.0
2.721.181.7
2.741.504.6
2.728.990.9
2.821.286.3
Credito Italiano...
2.609.246.6
2.747.621.1
2.986.374.2
3.238.219.9
3.172.028.5
2.917.062.3
Banco di R o m a ...
1.357.235.5
1.602.130.9
1.763.250.2
1.823.066.2
1.854.534.0
1.847.420.2
9.562.322.6 10.069.425.3 10.792.037.8 11.388.559.6 11.347.625.7 l i . 293.849.2
A S S E G N I I N C I R C O L A Z I O N E
Banca Commerciaie Italiana.
300.212.3
284.922.0
343.894.8
330.933.9
415.599.2
367.334.8
Banca Italiana di Sconto . .
303.046.9
308.339.5
373.663.0
387.873.4
456.491.8
388.195.9
Credito Italiano...
225.495.4
205.888.0
251.810.7
302.063.9
337.695.9
301.869.1
! Banco di R o m a ...
92.114.2
110.425.3
122.146.5
146.263.3
145.742.9
136.610.6
'
920.868.8
909.574.8
1.091.515.0
1.167.134.5
1.355.529.8
1.194.010.4
•
P A R T E C I P A Z I O N IBanca Commerciale Italiana.
95.299.4
116.254.3
113.791.4
116.551.3
119.175.3
128.050.5
Banca Italiana di Sconto . .
139.273.8
120.826.2
131.695.8
119.448.9
122.807.4
122.626.7
Credito Italiano...
17.067.2
17.028.9
16.435.7
16.384.9
16.376.9
31.961.6
Banco di R o m a ... ...
40.021.3
39.871.3
43.894.5
44.174.5
45.444.5
45.474.4
291.661.7
293.980.7
305.817.4
296.559.6
303.804.1
328.113.2
P O R T A F O G L I O T I T O L I
Banca Commerciale Italiana.
164.970.4
161.199.3
167.594.6
151.790.7
154.679.3
159.567.2
Banca Italiana di Sconto . .
130.723.7
130.548.9
168.136.0
172.554.8
118.234.7
165.417.3
5 settem bre 1920 N. 2418 L ’ ECO N O M ISTA 461
turo, le domande a cui occorrerà far fronte, come ìe
disponibilità su cui può farsi qualche assegnamento, e
meglio in grado di stabilire la giusta proporzione fra
le operazioni d ’impiego e quelle di provvista di fondi,
per modo di aver sempre una determinata quantità
di mezzi liquidi o prontamente liquidi, sufficiente a
soddisfare le possibili richieste.
Vi sono, sì, una tecnica bancaria e dei principi ge
nerali che è bene osservare; ma vanno lasciati alla
ponderata applicazione delle direzioni delle singole
Banche. Inoltre, come bene osserva il D ’Angelo,
la situazione economica, specialmente nelle Banche,
non: è data dalla semplice enunciazione della cifra
del capitale, risultante di una somma algebrica di
componenti ; ma essa varia con la trasformazione de
gli elementi dal lato economico, pur restando inva
riata da quello statistico. Non mancheremo, in altra
occasione, di accennare a quei principi generali, e di
esaminare entro quali limiti, possono prestarsi per
una, determinazione approssimativa della situazione
degli Istituti Bancari, specialmente in riguardo agli
impegni ed alle disponibilità.
Per la voce « Cassa, cedole e valute », rileviamo
un complessivo aumento di 60 milioni dovuto per 30
milioni alla Banca Commerciale e per 40 milioni alla
Banca Italiana di Sconto, mentre il Credito e il Banco
di Roma segnano, .una diminuzione, rispettivamente
di 2 e 8 milioni. La linea di sviluppo, dimostra poi,
che il Credito ha quasi sempre denunziato una di
sponibilità di cassa superiore alle altre Banche. Non
è improbabile, che questa condizione di fatto, corri
sponda alla necessità di dover far fronte a un maggior
ammontare di impegni a vista ed a breve scadenza.
Per le operazioni di riporto, la Banca Commer
ciale, dopo aver raggiunto un massimo di 695 mi
lioni alla fine di marzo, manifesta la tendenza a u-
durre tal genere di operazioni : la discesa è graduale
da detto m ese; complessivamente di 43 milioni, c!i
cui 21 nel Giugno.
Nella Banca Italiana di Sconto, si nota invece un
I incremento costante : nel solo mese di Giugno 33
milioni e 226 dal febbraio. Il Credito, registra un
aumento di 20 milioni, e la tendenza ad un maggiore
sviluppo, dopo la depressione dell’Aprile.
Pel Banco di Roma, si hanno minime variazioni, e
lievi ascese o riduzioni. Da notare, come il Credito
ed il Banco di Roma, ricorrano in non vasta misura a
questa specie di impiego, che è invece una forma im
portante di attività per la Banca Italiana di Sconto
e specialmente per la Commerciale.
Il portafoglio, è ancora in ascesa : di 67 milioni di
fronte al Maggio. Però mentre per la Commerciale,
si hia un aumento di 115 milioni, di 8 per il Credito e
59 per il Banco di Roma, la Banca Italiana di Sconto
registra una riduzione di 116 milioni.
Generale riduzione degli assegni in circolazione di
fronte al mese precedente: complessivamente 161 mi
lioni.
Le partecipazioni sono invece in aumento di 25
milioni. Particolarmente notevole, quello di 15 mi
lioni per il Credito Italiano, che nel passato aveva
assai scarsamente ricorso a questa forma di investi
menti. Tuttavia, le cifre sono ancora molto inferiori a
quelle della Banca Commerciale e della Banca Ita
liana di Sconto (circa un quarto), ed anche di fronte
al Banco di Roma. Risponde, ad una. vera necessità
del momento, accrescere la partecipazione dell’Isti
tuto specialmente in imprese bancarie dei nuovi mer
cati d ’Oriente, e assicurarsi una sfera d ’influenza in
società bancarie ed industriali delle terre redente ed
anche dei paesi ex nemici, dove, insperatamente, va
accrescendo la simpatia e la stima per noi Italiani.
Non dubitiamo, che i nostri maggiori Istituti di Cre
dito. sapranno completare e prevenire l ’opera defi
ciente e lenta delia nostra diplomazia, accaparrando
al capitale nazionale, sorgenti preziose di materie pri
me, e nuovi campi di sfruttamento al nostro lavoro
opercco, per poterci così anche un po’ svincolare
dalla doverosa dipendenza economica (e per riflesso
anche politica), dei mercati Angio-Americani. Diamo
nel prospetto più sopra riportato dettagliatamente, le
cifre relative a tutto il semestre scorso.
T . c .
L’importanza delle isole dell’Egeo
cedute alla Grecia
Le isole del Dodecanneso andranno, dunque, alla
Grecia, meno Rodi con la piccola Kaski che ne è
come un’appendice e senza importanza e Castelloriz-
zo che veramente del Dodecanneso non fa parte, ma
si trova isolata, molto più in basso, quasi di fronte ad
Adalia. Delle isole che cediamo due hanno una certa
importanza commerciale ed una terza ha un valore
militare. Le prime due sono Kos e Simi, la terza e
Le ros.
Kos dopo Rodi è l ’isola più grande e più popolosa,
per quanto sia scarsa la popolazione rispetto alla su
perfìcie. Ma è un’isola ricca di vigneti e suscetti
bile di coltivazione redditizia in cereali quando non
faccia difetto la mano d ’opera e quando vi siano in
trodotti mezzi di coltivazione più moderni di quelli
usati nelle, piane cjie tutto ingiro tendono al mare.
Ha abbastanza copia d ’acqua e noi vi facemmo anzi un
acquedotto per dotare di acqua , potabile la piccola
cittadina che dà nome all ’isola, utilizzando le sorgenti
che un giorno la resero celebre.
_ A Kos infatti ebbe i natali ippocrate e la scuola me-
dica^ che ebbe in lui il suo apostolo fu quasi la pre
corritrice dell’attuale idroterapia. Esistono a pochi chi
lometri dalla città, le rovine interessantissime del
Tempio di Esculapio e delle terme ed è fama che là
convergettero da tutta i ’Eliade i malati per la cura dei
bagni e pel culto'della divinità medica. E ’ appunto
questo interesse archeologico di rimettere in luce,
per quanto sarà possibile, i sistemi terapeutici di
quella epoca antichissima, che ha spinto il nostro Go
verno a domandare la concessione di scavi in Kcs :
scavi che già sotto la direzione del Prof. Maiuri, di
rettore deli’ufficio archeologico dell'Egeo, e della no
stra scuola di Atene, furono da tempo iniziati racco
gliendo in un piccolo museo gli avanzi rimasti e met
tendo in luce gran parte della pianta de! tempio e defle
terme adiacenti.
L ’importanza commerciale di Kos deriva dalla sua
postazione. E’ un’isola assai lunga che domina il
Golfo di Iova, sul quale convergono le strade che
d&ll’altopiano vengono al mare a ll’antica Alicarnasso
ora Budrum, le strade cioè che percorrono la parte j
più settentrionale della zona di nostra influenza e- j
conomica-commerciale. Kos è popolata da 15 mila a- |
nime circa delle quali 11.500 greci, il resto turchi,
ed ebbe in media, negli anni precedenti la guerriai, il
suo porto frequentato da navi per un complesso di
60 mila tonnellate annue, nonché la esportazione si
è aggirata sulle 4000 tonnellate annue di uva, nu
merosi ovini e bovini, qualche poco d ’olio ed altri
prodotti secondari contro una importazione di oltre i0
mila quintali di cereali, non essendo sufficiente la pro
duzione media di 25 mila quintali alla alimentazione
della popolazione. Tutto questo commercio si svolse
sempre con la costa Anatolica fronteggiarne e non vi
è ragione che esso possa e debba ora rivolgersi al
trove.
L’ECONOM ISTA 5 settem bre 1920 -*- N. 2418 462
Non è la ricchezza dell'isola che le dà importanza,
ma il fatto che è attivo lo scambio fra essa e la cesta
dell’Egeo, specialmente per il grande numero di ma
rinai che essa fornisce ai battelli ed anche ai vapori
che navigano in quel mare sotto bandiera greca. Tale
particolare unito alla grande vicinanza dalla costa as
segnata a noi italiani, potrà in avvenire recare una
I forte infiltrazione di elementi elleni, non desiderabili,
nella nostra sfera commerciale e forse ci procurerà
qualche fastidio.
La terza isola che ha un valore, ma puramente mi
litare è Leros. Gran parlare si fece di
Stampalia,
ma se la sua posizione è forse più conveniente di quel
la di Leros perchè niù in mare aperto le condizioni
marine delle due baje a nord ed a sud che ne costi
tuirebbero il valore sono assai infelici. Anzitutto sono
aperte ¡ad ogni furia marina e non vi è modo di
costruirvi un riparo se non con spese ingentissime e
forti lavori, tanto che le nostre navi dovranno cercare
rifugio nelle insenature che frastagliano le baje
stesse. La disponibilità delle baje, data la loro aper
tura è ardua, così come sarebbe arduo il difendere
da terra il golfo di Genova.
Leros invece ha tre porti dei quali uno a nord
detto di Pethi, uno ad oriente detto S. Marinella, uno
j ad occidente detto Porto Laki che è il vero porto di
| Leros. Ciascuno è una insenatura profonda, specie
t l ’ultimo ove varie navi possono stare alla fonda como-
1 damente e sicure, ed anche coperto alla vista dalle
fi colline aspre e dirupate che ne cingono i fianchi e la
; bocca.
Se quindi era. necessario avere una base navale in
Egeo sarebbe stato conveniente ottenere Leros, o
quanto meno Stampalia, a meno che non si ritenga
di fatto più convenientemente costituita con il consen-
I so turco sulle coste Anatoliche ove le forti e profonde
insenature, quasi veri fiord norvegesi, permettono i!
riparo ad intere flotte.
Tolte queste isole le altre non hanno valore alcuno.
Se ne eccettua Patmos patrja di S. Giovanni, co] cui
nome è intitolato un convento ricchissimo di arte an
tica bizantina, e dove molti cimeli della Cristianità
sono gelosamente custoditi, e Nysirst, ove sorgenti di
acque termali possono dare all ’isola un .certo nome ed
una nuova industria, per quanto La incomodità del viag
gio e le nessune risorse dell’isola cui più propria
mente può darsi il nome di scoglio vulcanico non in
vitino a recarsi fin là.
Concludendo perciò la cessione delle isole del Do-
| decanneso alla Grecia, non ci arreca danno sensibile,
in quanto nulla o poco da esse ci potevamo ripromet
tere e le ingenti spese.che sarebbero occorse per dar
loro vita e prosperità non avrebbero avuto adeguato
' comnenso.
I
Piuttosto occorre trarre da quelle rimasteci vantag-
; gi reali riguardo alla nostra espansione economica in
i oriente.
V
Ecuador
(un nuovo vasto campo di azione
per le iniziative italiane)
\
Alle iniziative italiane è bene ed opportuno segna
lare un vastissimo campo d ’azione da poco assicurato,
mediante accordi concreti, a ll’attività economica patria;
e che per sua natura è tale da fornirci direttamente
tante e tante materie prime da noi così ricercate.
Questo vastissimo campo d ’azione è dato dall’Eciuz-
:j
dor, la repubblica dell’America del Sud, che prende ti
nome dalla linea equatoriale che l ’attraversa. Rilegato
ora a ll’Italia, dalla diretta linea di navigazione italiana
che si chiama.del Pacifico, l ’Ecuador per le sue condi-
I zioni naturali e produzioni merita la più grande nostra
a,ttel??'one' ^ suo territorio incontestato è grande come
rita 'ia ; ma col territorio che rivendica, specie dal Perù,
! 1
Ecuador
oltrepassa i 700.000 Kmq. Della sua area,
! solo un decimo è coltivata; il resto è per 2/10 a prati,
altri 2/10 incoltivabile, ed il rimanente abbandonato e
costituito in genere da boschi e foreste ■
—- special-
mente verso il Rio delle Amazzoni — che s ’hanno fino
a quattrocento qualità di legnami preziosi.
L ’Ecuator è pochissimo popolato: conta invero
1.500.000 abitanti dei quali un centomila bianchi, Il
resto Indiani, meticci e neri.
* * #
Per aver un’idea precisa di quello Stato bisogna
ricordare che si divide in tre zone : la costiera ad
an
teandina,
dove il clima varia dai 19 ai 35 centigradi, ed
in qualche punto è malsano; — 1’
interandina
costituita
dai grandi altipiani dove giganteggiano il Chimborago
(6310 in), il Cotopaxi (5943) ed altri numerosi vulcani
attivi. Queste montagne (varie delle quali sono coperte
di nevi perpetue ed alte più d ’un migliajo di metri del
nostro M. Bianco) dominano una zona vastissima dove
il clima è veramente primaverile, come a
Quito,
che è
la capitale, ed è posta a m. 2850. Ivi il clima oscilla
annualmente fra i 7 ed i 26 cent. Comincia poi la
zona
transandina,
nella quale nascono i fiumi che vanno
al Rio delle Amazzoni attraverso le foreste, tante delle
quali del tutto vergini.
* * *
I prodotti dell ’Ecuador sono :
cacao
(un terzo del-
l ’intera produzione mondiale);
tabacco
(che dà le mi
gliori qualità);
canna da zucchero; caucciù
(la prima
gomma del caucciù si trovò nelle foreste dell’Esme-
raldai) ; piante medicinali diverse fra le quali la
china
ecc. Ha un regno minerario ricchissimo dall’oro, al ra
me, ferro, petrolio, carbone ecc. V ’ha poi abbondante
bestiame.
Ma, tranne la ferrovia Quito-Guayaquil (dove havvi
una florida colonia italiana) mancano le comunicazioni
fra le varie regioni equatoriane, come pure le braccia
per l ’agricoltura. Un diplomatico equatorianó, con pre
cisione di dati, mi segnalava già tempo la convenien
za immensa d ’un intesa economica fra la sua. Patria e
l ’Italia; intesa che sarebbe stata utilissima ad entram
be le nazioni ; ed a noi non solo avrebbe schiuso un
campo per le nostre imprese, ma per la nostra emi
grazione. Questa intesa (mercè la Missione militare
economica del Ten. Colonn. Accorsi, mandatavi dal
nostro Governo) è ora un fatto compiuto. Invero ora
si tratterebbe unicamente di passar dalle parole e dalle
convenzioni diplomatiche ai fatti positivi; e ciò nell’u
tile di tutti.
* * *
Le convenzioni fatte fra l ’Ecuador e l ’Italia, ed ap
provate con leggi apposite dalle 2 Camere e dal Potere
esecutivo di quella Repubblica, sono le seguenti, che
riassumo in breve :
1)
monopolio del tabacco
¡. Quel Governo concede
ad una Compagnia italiana (della cui serietà risponda
il nostro Governo) detto monopolio sia per il consumo
a ll’interno, che per l ’esportazione. Gli utili relativi per
metà saranno destinati a ll’ammortizzo d ’un credito di
40 milioni di
sucres
(scudi) che Banche, o gruppi i-
taliani daranno gradualmente per queste opere pub
bliche ;
2) tre ferrovie di cui una da Esmeralda a Quito;
vari moli portuari, alcune rotabili e varie opere flu
viali.
3) sono preventivati i casi di concessione gratuita
o di prezzo al valore attuale dei terreni, come di quelli
atti alla colonizzazione italiana.
4) preferenza ad italiani nei contratti di sfrutta
mento di boschi, di miniere di petrolio, carbone ecc.
tanto nel territorio che nelle
Galapagos,
isole del Paci
fico spettanti a ll’Ecuador. Come si vede preferenze
agli italiani.
* * *
5 settem bre 1920 — N. 2418
L’
ECONOM ISTA 463— tosto approntato quanto occorre dal lato pratico, cioè
comunicazioni, società a ll’uopo, banche ecc. — come
uno degli sbocchi migliori per la, nostra emigrazione.
Molto e molto potrei dire ; ma questi intanto sono ac
cenni rapidissimi, però credo di somma persuasione.
Qui ora si tratta-di agire sul serio e non far parole; di
combinare e trattare. E chi ha spirito d ’iniziativa e vuoi
svolgere sano, onesto ed insieme lucroso operare ha
laggiù un campo vastissimo, dove studiare il meglio da
farsi nel tornaconto proprio e nazionale. L ’Ecuador,
colla nuova linea del Pacifico, dista dall'Italia come
dista Montevideo ; ordunque quanto ora qui si tratta è
di là recarsi, studiare, vedere il meglio da farsi sia per
le materie prime, che nel resto n ell’interesse collettivo
nazionale valendosi delle accennate convenzioni dovute
alla Missione Accorsi.
Genova, agosto 1920.
A vv. A . G. Mallarini.
L’ evoluzione dei mercati mondiali
I mercati internazionali sono in piena evoluzione e le
correnti dei traffici stanno subendo delle modificazioni
radicali.
I paesi che prima della guerra erano ricchi e potenti
si vedono oggi minacciati di diventare relativamente po
veri, mentre i paesi che avevnno scarsa importanza nel-
1 economia mondiale, sono arrivati in pochi anni alla pro
sperità, alla ricchezza e alla potenza.
L Argentina, il Brasile, la Spagna, la Svizzera, la Scan
dinavia, l’ Olanda, la cui moneta perdeva prima della
guerra, nei confronti con la sterlina e col dollaro, hanno
veduto mutarsi completamente le loro condizioni, a ca
gione delle ingenti vendite e dei prestiti fatti ai bellige
ranti durante la guerra. Produttori di materie prime che
sono richieste dalle manifatture di tutto il mondo, pos
siedono oggi dei veri e propri monopoli che aumentano
considerevolmente la loro ricchezza e la loro forza di
acquisto nei mercati internazionali.
In queste condizioni si trova quasi tutto l ’ Estremo
Oriente. Il Giappone ha esteso la propria influenza com
merciale su nuovi e vasti territori e spinge le sue ar
dite iniziative sino al Nord Pacifico e al Sud America.
La Cina, rigurgita di argento monetato, ricevuto in pa
gamento da tutti i paesi e che oggi può rivendere con
considerevole beneficio. L’ India ha accumulato delle
enormi ricchezze coi suoi prodotti principali, come cotone,
futa, tè, carbone e legname. La Malesia e le Indie olan
desi, controllano la produzione mondiale del caoutchouc
e possono trarre dal regime di monopolio i più vistosi
guadagni.
Altri paesi produttori sono oggi in piena trasformazione
e vedono aprirsi dinanzi a loro delle vaste possibilità,
che per ora non sono ancora sviluppate. La Turchia, la
Romenia, la Russia meridionale, l’ Egitto, il Sudan e la
Mesopotamia hanno dinanzi a loro un grande avvenire.
Di fronte a questa ondata di fortuna, che ha favorito
una parte così cospicua dell’attività mondiale, rimangono
i belligeranti di ieri che si trovano impoveriti ed esausti
dallo sforzo sopportato e con una moneta deprezzata ed
invilita. L’ Italia, la Francia, il Belgio e I’ Europa cen
trale debbono rivolgere le loro fatiche alla esportazione
verso i paesi ricchi, che pagano con valuta ad alto corso.
E necessario a questo scopo una cordiale intesa e una
collaborazione fattiva per sottrarsi alla schiavitù econo
mica e finanziaria che ci minaccia da ogni lato. Soltanto
con questo mezzo, e non certo con la concorrenza e con
la meschina speculazione, i paesi belligeranti potranno
risollevarsi a riprendere intera sul mondo quella supre
mazia che oggi è in serio pericolo.
NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE
L’aumento delle tasse sulle successioni
La Camera dei Deputati nella tornata del 28 luglio
u. s. ha approvato il disegno di legge portante aumen
to delle tasse sulle successioni e sulle donazioni.
E’ questo, in breve volgere di tempo, e cioè in ap
pena sei anni, il quarto inasprimento portato alle ali
quote della, imposta successoria. L ’assetto dato a que
sto tributo della le g g e r e i 1902 (23 gennaio 1902,
n. 25, All. C) con la introduzione della progressività
a scaglioni è durato dodici anni : poi è cominciata la
corsa agli inasprimenti col D. L. 27 Settembre 1914,
n. 1042, che variò il sistema di tassazione, adottando
la progressiva per classi, e coi decreti 21 Aprile 1918,
n. 629. 24 Novembre 1919, n. 2163 e con la legge
infine approvata giorni or sono dalla Camera.
Tanto per dare un’idea degli aumenti progressivi cui
sono state sottoposte le aliquote della tassa di succes
sione con i decreti accennati riportiamo qui di seguito
a cune voci delle varie tariffe indicando il minimo- ed
il massimo delle aliquote.
Fra ascendenti e d iscen d en ti iu linea retta : 1914 — da 1 al 7 per cento 1919 — da 1 al 15 per cento 1918 — da 1 al 10 » 1920 — da 1 al 30
Fra fra telli 1914 — dal 7 al 15 per cento 1918 — dal 7 al 17 »
Fra zii e 1914 — d a ll’8 .50 al 18 per cento 1918 — dal 9 al 20 »
Fra prozìi, pron ipoti 1914 —■ dal 10 al 22.50 per cento 1918 — d a ll’ l l al 25 »
e s o r elle :
1919 — dal 7 al 26 per cento 1920 — dal 7 al 42 » n ip o ti :
1919 — dal 9 al 35 per cento 1920 — dal 9 al 48 » e cu gin i germ ani :
1919 — d a ll’ l l al 40 per cento 1920 — d a ll’ l l al 60 »> Fra paren ti e fra estra n ei ;
1914 — dal 15 al 30 per cento — d al 16 al 30 per cento — fra altri parenti fino al 6° grado;
1918 — dal 17 al 36 per cento — fra altri.parenti oltre il 6° grado e fra estranei — dal 16 al 45 per cento — fra altri parenti oltre il 4° grado e fino al 6° ;
1919 — dal 18 al 50 per cento — fra altri parenti oltre il 6° grado fra affini e fra estranei.
1920 dal 18 al 75 per cento — fra altri parenti oltre il 4° grado, affini ed estranei.
Come appare dalle tabelle su riportate l ’inasprimen
to delle aliquote è stato già sensibilissimo dal 1914 al
1919, e più notevole è quello apportato con la recen
te legge che grava in special modo sui grossi patrimo
ni, i quali, tra i 2 e i 20 milioni vengono colpiti con
aliquote che vanno dal 16 (fra ascendenti in lìnea ret
ta in primo grado).al 75 per cento (fra parenti oltre il
4 grado, affini e fra- estranei.
Vediamo ora se a ll’aumento delle aliquole effettuato
coi decreti su accennati fino al 1919, abbia corrisposto
l ’aumentodella- entrata per questo speciale tributo.
Come risulta da documenti ufficiali : prodotti di que
sto cespite ebbero il seguente andamento :
du-464 L’ECONOM ISTA 5 settem bre 1920 — N. 2418
rante il quale già funzionano pienamente le inasprite
aliquote del 1914, l'andam&nto, in confronto del pre
cedente esercizio, è di appena 14 milioni.
Certo non è facile sceverare quale parte del mag
gior valore assunto dalla proprietà è dovuto allo svilìo
della moneta; ma non è azzardato l ’affermare che ia
efficacia delle aliquote deve essere stata minima se il
gettito del tributo dall’esercizio 1913-14 a ll’esercizio
¡918-19 ha subito un aumento del 155 per cento,
mentre, come è noto, il valore delle proprietà immobi
liari, specie delle proprietà fondiarie, ha voluto, nello
stesso"periodo, un aumento di gran lunga superiore il
155 per cento.
* * *
Dalle su esposte osservazioni deduciamo che non
sempre a ll’aumento delle aliquote di un determinato
tributo corrisponde un aumento nel gettito del tributo
stesso. Più è grave, più è vessatoria l'aliquota e più
si affilano le armi del contribuente per raggiungere
l ’elevazione del tributo. E contro i mezzi che il contri
buente, oggi evoluto e cosciente, ha a sua disposizione
per eludere la tassa, la Finanza trovasi spesso, assai
spesso, impotente. L ’imposta sulle successioni poi è
un’ imposta particolarmente ingrata: ossia colpisce,
nella maggior parte dei casi, il risparmialo il frutto di
diuturno e sudato lavoro e si risolve in una violenta
intromissione dello Stato nel privato diritto di proprietà
Perciò offende il contribuente più che ogni altro trì-
jbuto. Di modo che sino a quando la intromissione dello
Stato è conveniente e limitata, il contribuente si as
soggetta, più o meno spontaneamente, ai tributo; ma si
ribella quando .lo Stato aumenta le sue pretese e vuole
lui la parte del Leone.
Così le forti aliquote non favoriscono il risparmio
ma il consumo ; e, a prescindere dal danno che questo
| fatto può arrecare a ll’economia generale, lo Stato, a
conti fatti, riscuote se non meno, poco più di quanto
J
avrebbe riscosso se le aliquote fossero state più mo-
j derate.
l ’erede o legatario si veda assorbito dalla complemen
tare stessa il patrimonio che già possiede in proprio.
Del pari giustificata è la disposizione che riguarda i
gioielli ed il danaro che ora sfuggono quasi sempre alla
tassa di successione. In virtù deila nuova legge il va
lore dei denari e dei gioielli dell’eredità dovrà calco
larsi d ’ufficio in ragione del due per cento del valore
totale degli altri beni immobili e mobili' dell’eredità,
j
lordo del passivo, quando non risulti da un inventario
di tutela o di eredità beneficiata o se in atti o dichia-
\
razioni delle parti non sia indicato un valore superiore. |
L ’esenzione delle quote minime è stata portata fino I
a L. 1000 quando siano devolute in linea retta c tra
coniugi, e molto opportunamente è stata stabilita una
tassa proporzionale del 10% per i trasferimenti a fa-
j
vore di provincie, comuni e di certi corpi morali per
scopi di pubblica; utilità che non siano di beneficenza
o di istituzione, ad una tassa proporzionale costante del
3%, per i legati per scopi alimentari non superiori a
L. 1700 a ll’anno a favore di domestici dell’autore della
successione, non parenti di lui entro il 4. grado.
Come abbiamo già veduto la nuova legge considera
poi i parenti oltre il 4 grado pari agli affini ed agli
estranei.
La posizione deli’ Italia nel commercio estero
belga nei primi cinque mesi del 1920
La statistica del. commercio „speciale del Belgio nei
primi cinque mesi dell’anno 1920, segna le cifre se-
»guenti :
Animali viventi. . ... Oggetti d ’alimentazione e bibite . . Materie greggie e semplicem. preparate Prodotti f a b b r i c a t i ... Oggetti d ’oro e d ’argento . . . .
Importaz Esportaz.. Valore in m igliaia di Fr. 104.247 3.701 943.482 241.810 2.333.519 1.457.449 1.335.609 1.600.404 3.080 3.899
Dubitiamo perciò assai che gPinaspirimenti portati
dalle aliquote testé approvate dalla Camera,’ possano
dare gli auspicati frutti. Si è parlato persino di un
maggior introito di 500 milioni; cifra questa, a nostro
avviso, fantastica, che se può essere il risultato di
un puro calcolo aritmetico, non sarà certo il risultato
di quel giuoco, abile ed assiduo, che subito s ’intesse
intorno ad1 ogni nuova legge fiscale, diretto ad esclu
derne gli effetti. E ciò ad onta deila nominatività dei
titoli che di per sé darà notevole incremento al gettito
di questa imposta.
Le aliquote di cui al R ,D. 24 novembre 1919,
n. 2163, acc. A, con l ’aggravio della tassa complemen
tare stabilità con 1 art. 3 del decreto stesso, risponde
vano e potevano ancora rispondere alle esigenze del
bilancio, oggi invocate per il nuovo inasprimento. E’
da notare poi che le aliquote non sono che la parte
più meccanica e direi quasi empirica di una legge tri
butaria; La parte essenziale essendone quella ch$ ri
guarda gli aumenti della materia imponibile. E’ da
questi accertamenti che si ritiene il màssimo utile agli
assetti fiscali, e però ad essi bisogna anzitutto attem
dere perchè il tributo possa dare il suo pieno rendi
mento. E’ pericoloso oltre che contrario ad ogni buona
norma tributaria, aggravare ie aliquote per compensa
re le difìcienze che si verificano negli accertamenti
della materia imponibile : questo espediente si risolve
in una così evidente offesa ad ogni principio di egua
glianza tributaria che mentre incita il contribuente ad
una quasi giustificata e legittima evasione del tributo,
essica coll'andare del tempo le fonti del tributo stesso.
***
Però ia nuova legge su ll’imposta successoria oltre
ad avere notevolmente aumentato le aliquote, contiene
altre disposizioni nelle quali è pienamente da conve
nire. Giustissima e sotto, ogni aspetto opportuna è la
isposizione contenuta nell’art. 2, concernente la tas-
ea complementare, eh» tempera la eccessiva durezza ;
nell appucazione di quésto nuovo tributo, evitando che
Totale . . .. 4.719.934 3.30 7.26 3