GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno I I X - V o i . X X X IV
F iren ze, 18 Gennaio 1903
N . 1498
S o m m a r io : La questione del Mezzogiorno — Le importazioni agricole nell’ Inghilterra — A. J. De Johannis. Sulle condizioni della proprietà fondiaria in Italia — Prof. Lu i g i Ni n a. Pel rispetto dei principi! finan ziari. (Ritorniamo alle quote minime). (Continua) — Il commercio internazionale italiano negli undici mesi del 1902 (Cont. e fine) — Rivista Bibliografica. Mansuelus. Le milieu social — Gino Luzzatto._ I banchieri ebrei in Urbino nell’ età ducale - Fornari Giuseppe. Dell’ obbligo degli alimenti nel diritto civile italiano • Domenico Rangoni. Il lavoro collettivo degli italiani al Brasile - Ernesto Vimbali. Rinnovamento della triplice o trattato di arbitrato ? - Luigi Muratori. Intorno alla situazione Gaetano Anaclerio. Idee per provvedimenti a vantaggio della economia agraria meridionale - Karl Walcker. Geschichte der Natio- naioekonornie und des sozialismus — Rivista economica., (Le ferrovie russe nel 1900 - Impianto di cotonifici in Oina)— Movimento delle Gasse di Risparmio Postali — Gasse di Risparmio di Modena, Esercizio 1901 — Prodotti ferroviari dal 1° luglio al 30 novembre 1902 — Cronaca delle Camere di commercio ¿Cremona, Cosenza, Siena e Grosseto, Genova, Bari, Firenze, Torino, Trapani, Vicenza) — Mercato monetario e Banche di emissione — Rivista delle Borse — Notizie commerciali — Avvisi.
LA QUESTIONE DEL MEZZOGIORNO
Un articolo dell’ illustre prof. P. Villari, pub blicato nel Corriere della sera, ha richiamato un’altra volta la intensa attenzione del paese sulla questione meridionale. Ormai la maggior parte considera tale questione unicamente dai due aspetti concreti : la proposta dell’ on. Sonnino, che ha per caposaldo la riduzione della imposta fondiaria per le provincie del mezzogiorno e delle isole al 50 Ojq ; e la proposta del governo che principalmente vuol ridotto il prezzo del sale, e vuole la esenzione delle quote minime di imposta fondiaria.
L ’ on. Villari si schiera tra i difensori della proposta dell’ on. Sonnino e cerca di indicare le ragioni della sua preferenza con alcune conside razioni intorno alla proprietà fondiaria del Mez zogiorno.
Anche l’ on. Villari sembra convinto che la legge sulla perequazione fondiaria ebbe per ori gine un errore, giacche, fatta per equilibrare me glio la imposta sui terreni sgravando il Nord ed aumentando la imposta al Sud, oggi infatti sa rebbe ingiusta, perchè comincia già a sgravare il Nord del 40 Ojo sulla imposta e non sgrava affatto il Sud, dove, a quanto afferma l’on. Vil lari, vi è effettivamente una crisi della proprietà fondiaria.
Mentre l’on. Villari dettava questo articolo, il prof. on. De Viti de Marco teneva a Lecce un discorso nel quale affermava che la causa della crise che affligge il Mezzogiorno sta negli alti dazi doganali industriali, che rendono per 1’ agricoltura più cari gli oggetti manufatti, men tre gli stessi dazi ostacolano o rendono meno facile la esportazione dei prodotti agricoli. Men tre quindi in via transitoria ed urgente l’ on. De Viti de Marco, crede conveniente una qualche riduzione della imposta fondiaria nel Mezzo giorno, ritiene che sia necessario ridurre i dazi di confine per scemare tanto la protezione manufatta del Nord quanto quella del grano del Sud.
Nè l’ uno nè l’ altro però dei due onorevoli che si sono occupati di questa questione del Mezzogiorno ci hanno fatto una analisi documen tata della natura di questa denunciata crisi della proprietà fondiaria nelle provincie meridionali, delle cause che la hanno determinata e la man tengono, e della relazione tra queste cause ed i rimedi che si propongono; ed era necessario invero che uomini così competenti e così auto revoli, uscissero dalle affermazioni ed assurges sero ad una sufficiente documentazione.
Poiché si parla da lungo tempo di una crise della proprietà fondiaria, ma invano si cercherebbero delle prove fornite e chiare che essa dipende: o da deprezzamenti delle terre; o da cattivi rapporti tra i proprietari ed i lavoratori ; o da diminuito reddito netto delle terre; — o da mancanza di braccia per la sopravvenuta emigra zione ; — o da eccessivo aggravio fiscale ; o da qualunque altra causa o gruppo di cause agenti sulla proprietà e sul suo reddito.
Si sente qua e là affermare ora una, ora l’al tra cosa ; talvolta si accenna ad un gruppo di cause, ma la vera discussione che provi di qual genere di crise si tratti e quali conseguenze essa porti, non la abbiamo ancora vista.
Qualcuno ha parlato di usura e di mancanza di credito. Ora sappiamo che quando l’on. Giusso fu Direttore Generale del Banco di Napoli, al largò per mezzo di Banche popolari, di cui deter minò esso stesso la creazione, il credito special- mente agricolo, fino al punto che fu accusato di aver compromessa la esistenza di alcune banche popolari da lui create e la solidità del Banco di Napoli.
Ciò vorrebbe dire che non solo l’ usura, ma lo stesso credito ha fornito nelle provincie meri dionali la prova che esso non riesce utile alla agricoltura.
34 L ’ E C O N O M I S T A 18 gennaio 1903 certa perturbazione, ma' ben presto il fenomeno
rimase limitato ; è prevedibile che lo stesso av verrà anche per le provincie meridionali colpite dalla emigrazione; per necessità di cose, dopo un certo tempo il fatto si equilibra e le conse guenze si rimarginano. Nessun provvedimento speciale richiese il Veneto e non vi sarebbe mo tivo per questo solo di prendere provvedimenti per le provincie meridionali, e peggio che mai per tutte in blocco, méntre poche relativamente sentono gli effetti della emigrazione.
Il prof. Villari accenna ai prezzi grande mente diminuiti dei prodotti agricoli. E’ un ar gomento molto delicato, perchè la espressione potrebbe avere due significati : prezzi diminuiti grandemente e al disotto del costo di produzione o prezzi grandemente diminuiti al disotto dei prezzi favorevoli >d’ altro tempo. Siccome però il complesso della produzione non è diminuito, e non è diminuito il complesso della esportazione all’ estero dei prodotti agricoli, è da ritenersi che si voglia dire che i prezzi di molti prodotti agri coli erano grandemente rimunerativi, una volta e che ora il margine di rimunerazione è molto minore. E ciò è probabile per molti motivi : il primo perchè nelle stesse provincie meridionali si è estesa la coltivazione dei prodotti che la sciavano più margine di rimunerazione e quindi si determinò la concorrenza interna; il secondo perchè certe produzioni hanno cessato di essere esclusive della agricoltura italiana, e si produ cono meglio e più a buon mercato all’estero. E qui alludendo al grano, al vino, all’ olio, agli agrumi che negli anni passati lasciarono tanto margine di guadagno si protrebbe rivolgere agli agricoltori meridionali la domanda famosa: — que faisiez vous au temps chaud ?
Ma il punto su cui più generalmente si in siste è sulla gravezza della imposta e sulla ne cessità di diminuirla.
A questo proposito, bisogna che il lettore, per giudicare, abbia sott’occhio alcuni elementi che valgano a chiarire le cose.
Si è già detto che la imposta fondiaria è il solo tributo in Italia che è andato, in cifra assoluta, diminuendo.
Ho dato su queste colonne stesse la prova, colla citazione delle cifre, che la proprietà fon diaria ha contribuito in misura proporzionale de crescente così colla imposta come colla sovra- imposta.
Ora bisogna avere sott’occhio anche alcune cifre che dimostrino se 1’ aggravio erariale che pesa sulla proprietà fondiaria possa essere ve ramente così esorbitante come sembra si creda. Le nostre ultime pubblicazioni ufficiali così dividono i 28.6 milioni di ettari che costituiscono il territorio italiano :
Terreni a coltura... ettari 15. 4 milioni Castagneti... » 0.4 » Terreni b o s c a ti... » 4 1 >! Pascoli alpini... » 0 3 »
Terreni improduttivi... » 4 6 »
Terreni di scarsa produz . » 3 7 »
Trascuriamo le due ultime categorie e con sideriamo soltanto i 20 milioni di ettari delle
prime quattro; se dividiamo i 106 milioni di imposta foudiaria per i 20 milioni di ettari delle prime quattro categorie abbiamo un aggravio di L. 5.03 per ettaro ; e se, ad esuberanza, divi diamo i 106 milioni di imposta fondiaria pei soli 15.4 milioni di ettari a coltura, abbiamo una quota di L. 6.10 per ettaro. Bisogna quindi do mandarsi : ò ovvero 6 lire per ettaro di imposta costituiscono un peso ingiusto ed insopportabile per la proprietà fondiaria?
Per rispondere a questa domanda, pubblico qui, senza commenti, i prezzi a cui furono stimati per ettaro vari terreni di diverse provincie del Regno in questi ultimi tre anni :
Corneto (Roma) terreno seminativo in gran parte, il resto boschivo L. 496 1’ ettaro. Siracusa terreno seminativo, agrumeti e vigneto
L. 1766 l’ ettaro.
Grumo Appula (Bari) terreno seminativo con mandorli ed olivi L. 1242 l’ettaro.
Roteilo (Campobasso) terreno seminativo e in piccola parte a vigna L. 489 Tetterò. Yeroli (Roma) terreno seminativo, pascolivo in
parte vigneto L. 915 l ’ettaro.
S. Severo Apricena (Poggia) terreno in gran parte seminativo, il resto a pascolo L. 854 l'ettaro.
Avellino terreno seminativo, vitato, alberato, L. 1142 l’ettaro.
Tricarico (Potenza) terreno per metà semina tivo e metà boschivo L. 347 l’ettaro. Rocella Ionica (Reggio Calabro) terreno spe
cialmente olivato, seminativo, boschivo
L. 825 l’ettaro.
Messagne (Lecce) terreno vignato L. 448 l’ ettaro. Patti (Messina) terreno seminativo, agrumeto e
vigneto L. 1810 l’ettaro.
Montalto (Cosenza) terreno seminativo e bo schivo L. 573 l’ettaro.
Montesarchio (Benevento) terreno seminativo e vitato L. 1600 l’ettaro.
Rosciano (Teramo) terreno seminativo con olivi e vigneto L. 1074 l’ettaro.
Acicatena (Catania) terreno seminativo agru meto e vigneto L. 1808 l’ettaro.
Catanzaro terreno boschivo, seminativo e agru- mato L. 941 l’ettaro.
Pondi (Caserta) terreno seminativo alberato e vitato L. 1105 l’ettaro.
Casoria (Napoli) terreno seminativo, a canapa, alberato e vitato L. 3000 l’ettaro.
Spoleto (Perugia) terreno seminativo, bosco, prato, olivo, vite L. 945 l’ettaro.
Castagneto (Pisa) terreno seminativo vitato, al berato, castagneto e bosco L. 1230 l’ettaro. Nocera inferiore (Salerno) terreno agrumeto ed
orto irriguo L. 3600 l’ ettaro.
Ripatransone (Ascoli) terreno seminativo albe rato e vitato L. 835 l’ettaro.
Bologna terreno alberato e vitato in parte ad orto L. 2499 l’ettaro.
Taranto terreno ad agrumeto irriguo, e oliveto e vigneto L. 2509 l’ettaro.
Settimo (Torino) terreno seminativo L. 1970 l’ettaro.
18 gennaio 1903 L’ E C O N O M IS T A 35 E si potrebbe prolungare l’elenco dal quale
senz’altro si ricava che quando i prezzi dei ter reni per ettaro stanno ancora così alti, non si può parlare di crise nè è lecito credere che una diminuzione del 50 0[0 della imposta abbia efficacia di modificare la situazione.
Porse la ragione della crise sta nei prezzi; ma di questo argomento sarà da parlarne in se guito e non occasionalmente.
A. J. DE JOHANNIS.
LE IMPORTAZIONI AGRICOLE
n e ll’ In g h ilte r r a
E noto che ai protezionisti inglesi, i quali, se non sono numerosi, si agitano però di fre quente creando illusioni sulla loro forza, il fatto che serve di cavallo di battaglia per combat tere il libero scambio è quello delle colossali importazioni di viveri, senza di cui l ' Inghilterra non potrebbe nutrire la sua numerosa popola zione. Il fatto, indipendentemente da ogni con siderazione di scuola o di tendenze è degno di considerazione, perchè da un lato interessa l’ In ghilterra come paese consumatore, ma dall’ al tro ha una speciale importanza per i paesi esportatori di derrate alimentari. E anche ai- fi Italia, che si sforza di conquistare sempre nuove o maggiori posizioni sui mercati esteri, giova conoscere le quantità di derrate assorbite dal mercato britannico. Orbene,-la direzione del l'agricoltura agli Stati Uniti, nella idea di diri gere le esportazioni di prodotti agricoli ameri cani verso fi Europa, ha pubblicato riguardo all’ approvvigiamento dell’ Inghilterra alcuni do cumenti che le sono stati comunicati dal Board o f Trade (Ministero del commercio) inglese. E’ con ragione che fi agricoltura americana pensa anzitutto all’ Inghilterra per farsene lo sbocco alla esuberante produzione di derrate. L ’ Inghil terra, è noto, è tributaria dell’ estero da lungo tempo per i prodotti alimentari. Se le importa zioni totali dell’ Inghilterra ammontavano nel 1900 a 1577 milioni di dollari (unità presa dalla statistica americana che adotteremo anche noi) 937 milioni rappresentavano le importazioni agri cole e soltanto 523 milioni le materie necessarie alla industria. La decomposizione dei 937 mi lioni di dollari in prodotti agricoli importati, fra i quali figurami i prodotti inviati in Inghilterra dalle colonie inglesi, mostra che le colonie inglesi concorrevano in quel totale per 192 mi lioni soltanto, mentre gli altri paesi del globo si dividevano il resto, ossia 466 milioni, di cui gli Stati Uniti con 277 milioni assorbivano una parte considerevole.
In Francia, ad esempio, la proporzione delle importazioni agricole è assai differente : nel 1895 si aveva 1035 milioni di franchi di oggetti neces sari alla alimentazione, contro 2100 milioni di materie necessarie alla industria. Nel 1897, 1028 milioni contro 2300 milioni in materie prime.
Prendere un posto sempre maggiore fra i fornitori del mercato agricolo inglese tale è lo scopo cui tendono gli Stati Uniti. I mezzi da impiegare per giungervi sono, secondo 1’ ammi
nistrazione americana, da una parte la organiz zazione industriale della produzione agricola e dall’ altra la creazione di delegati speciali, col- fi incarico di fornire le informazioni agrarie per paesi esteri, insomma una specie di consoli con attribuzioni speciali. Malgrado questi sforzi, la situazione relativa dei grandi importatori di pro dotti agricoli in Inghilterra rimase quasi inva riata negli ultimi anni. Però gli Stati Uniti con 410 milioni nel 1896 si ritrovano con 512 nel 1900. I possessi britannici, alle stesse date, inviano per 346 e 383 milioni; cifre meno soddisfacenti del resultato ottenuto dall’ America. I prodotti fomiti all’ Inghilterra dagli altri paesi hanno seguito una progressione lenta e regolare. Dopo gli Stati Uniti, la Francia, poi la Germania ap provvigionano il mercato inglese e si manten gono solidamente sulle posizioni conquistate.
La Francia inviava nel 1900 in Inghilterra per 103 milioni di prodotti agrari, ossia il 6.54 0[0 del totale di tutti i paesi riuniti. Nel 1896 questa cifra era stata di 88 milioni sol tanto. Durante lo stesso periodo le esportazioni tedesche sono passate da 72 a 79 milioni. L ’ au mento della esportazione francese è dovuto in gran parte allo zucchero, che è aumentato di oltre 300 milioni di libbre inglesi dal 1896 al 1900 soltanto per lo zucchero raffinato, mentre la Germania, la cui esportazione di zucchero è dieci volte più alta di quella francese, non au mentava le sue vendite. Il vino è uno dei mi gliori prodotti negli scambi anglo-francesi. I vini francesi, sebbene inferiori in qualità ai vini spa- gnuoli e portoghesi, conservano un valore tre volte superiore a quello dei vini concorrenti. A c canto allo zucchero e al vino la Francia spedisce nell’ Inghilterra alcuni prodotti agricoli meno importanti, come il burro e le uova. Essi sem brano meno importanti in questo momento, ma se le esportazioni di zucchero diminuissero in seguito alle nuove convenzioni, essi richiame rebbero certo fi attenzione e i perfezionamenti industriali più di quello che lo facciano oggi. Fra questi prodotti vari del suolo francese pa recchi sono rimasti stazionarii negli ultimi anni; per la produzione delle uova la Francia lascia il primo posto alla Russia, che fornisce il 23 0[0 delle uova all’ Inghilterra e alla Germania il se condo rango col 20 0[0, mentre la Francia ha il 13 OjO. La situazione era esattamente l’ opposto nel 1896, la Germania aveva il primo posto. Pel latte condensato, è avvenuta la stessa cosa. Nel 1896 la Francia veniva prima della Olanda con 10 milioni di libbre inglesi in più. Nel 1900 que sta invece sorpassava la Francia: Olanda 24 e 44 milioni di libbre, Francia 35 e 43 milioni rispet tivamente alle due date.
Gl’ invii di burro francese sono diminuiti da 52 a 36 milioni di libbre; questo prodotto secon dario, se vuoisi, può tuttavia costituire un com mercio lucroso. La situazione degli scambi tra la Francia e l’ Inghilterra resta nel complesso as sai soddisfacente.
36 L ’ E C O N O M IS T A 18 gennaio 1903 vanti. Così le esportazioni di prodotti agricoli
francesi negli Stati Uniti hanno avuto un sen sibile aumento dal 1896 al 1900.
Le variazioni nei risultati del commercio esterno sono dovute spesso anche a spostamenti addirittura minimi degli scambi. Esse sono do vute raramente a errori gravi della statistica; il che non vuol dire che le cifre iscritte nei pro spetti debbano essere prese come esatte in ogni caso. La differenza nelle categorie di merci, i prezzi differenti e altre circostanze, impediscono che una cifra presa nella statistica alla esporta zione di un paese si ritrovi la stessa esattamente alla importazione di un paese corrispondente. I dazi alla entrata e alla uscita, l’ interesse dei venditori che li spinge talvolta a fare di chiarazioni inesatte o false, l’ interesse apparente delle amministrazioni che gonfiano le cifre rela tive alle esportazioni e diminuiscono le altre, sono altrettante cause di errore. La pubblica zione americana ora in esame, indica ad esem pio, che nel 1900 l’ Inghilterra ha importato dal Belgio una quantità di cotone eguale a 1,042,269 libbre. La statistica del commercio belga, che è esatta, indica alla esportazione in destinazione per l’ Inghilterra tanti chilogrammi di cotone eguale in libbre alla cifra di 1,152,465 che è as sai prossima al risultato della statistica pubbli cata dall’ ufficio americano, ossia di quella in glese che è la vera fonte della prima. Il con fronto è facilitato in questo caso dal fatto che le cifre della direzione dell’ agricoltura non hanno distinto nella esportazione belga quelle che si riferiscono al transito o al commercio speciale belga. Ma per ciò stesso il loro significato è meno generale rispetto ai paesi i cui porti con centrano dei grossi tonnellaggi a destinazione dell’ Inghilterra. Se trattasi di oggetti il cui nu mero è anzi limitato e che possono essere facil mente numerati, parrebbe che la statistica dei due paesi dovesse concordare, invece vi sono delle differenze : ad esempio, le cifre inglesi ri prodotte, in America, indicano la importazione di 166 cavalli nel 1900, mentre la statistica belga porta quel numero a 242. Se la mancanza di concordanza è cosi sensibile pei cavalli, che cosa dev’ essere per oggetti come le uova che si spediscono in quantità enormi.
Tuttavia, per le conseguenze che si possono e si vogliono trarre dalle statistiche commerciali la loro esattezza può anche dirsi sufficiente. E nel caso ora considerato è certo che il fatto delle grandi importazioni agricole nell’ Inghilterra, ri sulta anche nel dettaglio con bastevole preci sione. L ’ Italia occupa un posto assai piccolo in questo movimento commerciale riguardante pro dotti alimentari ; nè, data la posizione rispettiva dei due paesi, vi è grande speranza che il mercato inglese voglia rifornirsi in misura maggiore su quello italiano. Ciò non toglie che si debba se guire con cura questo traffico di derrate agri cole fra l’ Inghilterra e gli altri Stati per ve dere quale profitto, in date condizioni, potrebbe trarne l’ Italia.
Sulle c o la zio n i della proprietà fondiaria
in I t a l i a 1)
Impreparazione tecnica.
Permettano i lettori che prima di fare qual che considerazione sulla cultura dei cereali in Italia, io insista sopra un concetto che mi par tanto logico, ma a cui nello stesso tempo mi pare non corrispondano i fatti.
Volendo anche rapidamente esaminare l’ in dirizzo della agricoltura in Italia in questi ultimi anni, non si può a meno di essere colpiti da un fatto che sembra prova di manifesta impotenza, o per la dura necessità delle cose o per la igna via od incapacità degli uomini.
Vi è un prodotto del quale la necessità non può essere discussa, e che, a condizioni anche anormali, cioè a prezzi, anche superiori a quelli che si hanno attualmente, presenta un consumo quasi assolutamente sicuro; tanto è vero che, quando per qualsivoglia causa, aumenta il prezzo al di là di certi limiti, il consumo diminuisce bensì, ma con tali conseguenze economiche e sociali da lasciar comprendere tutta la lotta sostenuta dalle moltitudini prima di rinunciarvi ; voglio parlare del grano.
Quando imperversarono carestie ed il prezzo del grano oltrepassò le L. 35 1’ ettolitro, si eb bero segni non dubbi delle sofferenze che dal rincaro subiva la nazione, sia nell’ aumento della mortalità, sia nella diminuzione dei matrimoni e delle nascite, sia infine nelle estese ribellioni quali si ebbero nel 1898.
Sembrerebbe quindi che il proprietario di terre, almeno finché sia raggiuuta la produzione media capace di sodisfare il consumo della in tera nazione, dovesse estendere la coltivazione del frumento in modo da sopperire ai bisogni interni, non si dirà massimi, ma almeno medi.
Secondo le statistiche ufficiali la produzione del grano sarebbe stata dal 1870 la seguente: media annua dal 1870-74 Quintali 37,5 milioni
» 1879-83 » 34,5 » anno 1884 » 32,5 » » 1885 » 30,7 » » 1886 » 31,5 » » 1887 » 33,0 » » 1888 » 28,6 » » 1889 » 28,5 » » 1890 » 34,5 » » 1891 » 36,7 » » 1892 » 30,0 » » 1893 » 35,2 » » 1894 » 31,5 » » 1895 » 30,7 /> » 1896 » 38,2 » » 1897 » 22,5 » » 1898 » 36,0 » » 1899 » 36,0 » » 1900 » 33,9 » » 1901 » 27.8 »
Di fronte a questa produzione si ebbe un movimento di entrata uscita quale è dato dalle
18 gennaio 1903 L ’ E C O N O M I S T A 37 seguenti cifre a cui si aggiungono le
diffe-renze: 1872 Quint. Importas. (milioni) 3,29 Esportaz. (milioni) 0,79 Differenza importazione 4 - 2,50 1873 » 2,68 1,06 4 - 1,62 1874 » 3.64 0,40 - f 3,24 1875 » 3,11 0,60 - 4 2,51 1876 » 3,28 0,74 -t- 2,54 1877 » 2,09 0,72 4- 1,37 1878 » 3,46 0,59 4 - 2,81 1879 » 4,88 0,22 - t - 4,66 1880 » 2,29 o ; s o + 1,49 1881 » 1,47 0,94 4 - 0,53 1882 » 1,64 0,96 4 - 0 , 6 8 1883 » 2,32 0,80 4- 1,52 1884 » 3,55 0,37 4 - 3,18 1885 » 7,23 0,13 4 - 7,10 1886 » 9,36 0,77 4- 8,59 1887 » 10,15 4,75 - 4 5,40 1888 » 6,69 2,63 4 - 4,06 1889 » 8,72 0,57 4- 8,15 1890 » 6,44 0,41 4- 6,03 1891 » 4,64 0,69 4 - 3.98 1892 » 6,97 0,50 4 - 6,47 1893 » 8,61 0,67 - 4 7,94 1894 » 4,86 0,37 4 - 4,49 1895 » 6,57 0,28 - 4 6.27 1896 » 6,98 0,33 4- 6,65 1897 » 4,14 0,46 4- 3,68 1898 » 8,78 0,53 4 - 8,25 1899 » 5,17 0,25 4 - 4,92 1900 » 7,31 0,31 4 - 7,00 1901 » 10,46 0,18 4-10,28
A chi esamini attentamente queste cifre ri marrà evidente:
1° che la granicoltura italiana dal 1872 ad oggi non ha mai potuto produrre grano in quan tità sufficiente per sopperire ai bisogni della po polazione ;
2° che questa incapacità è emersa tanto quando il dazio sul grano era semplicemente fiscale, come quando cominciò a diventare protet tivo essendo stato elevato a cinque, a sette ed a 7,50 lire il quintale;
3° che negli ultimi anni la deficienza del grano prodotto in paese fu circa, da un sesto ad un ottavo del totale consumo ;
4° che la granicoltura italiana non arrivò nemmeno a soddisfare i bisogni in proporzione all’ aumento della popolazione, tanto è vero che la eccedenza della importazione sulla esporta zione andò aumentando.
Una eguale conclusione viene fornita da altri dati non trascurabili, quali sono la esten sione del terreno coltivato a grano, estensione che non si è sensibilmente modificata; e la pro duzione media per ettaro, rimasta quasi costante, il che vuol dire che nemmeno la coltura inten siva ha fatto sensibili progressi. La superficie coltivata a grano è rimasta intorno ai 4.5 mi lioni di ettari piuttosto diminuendo che aumen tando; la produzione media per ettaro, che era di 10 ettolitri per ettaro, è discesa verso i 9 et tolitri per ettaro.
Ne risulta che nemmeno una protezione del 35 al 40 per cento sul prezzo del prodotto è valsa ad aumentare la produzione di quel tanto
che poteva essere sufficiente all’ alimento della popolazione, la quale è obbligata a provvedersi all’estero per una parte non piccola di quanto le abbisogna di grano.
Questa apparente indifferenza dell’ agricol tura di fronte a fatti cosi importanti, deve ne cessariamente avere una ragione, ed i tecnici non mancano di darcela, accertando che, contraria mente a quello che si credeva in altro tempo, oggi si sa per esperienza che la coltivazione dei cereali è molto più difficile, perchè sia fatta ra zionalmente, della coltivazione di altre piante, compresa la vite.
Oggi è abbastanza divulgata la cognizione della necessità di restituire artificialmente alla terra quelle sostanze che alcune piante le tol gono; ma l’uso di far succedere alla coltivazione del frumento la coltivazione delle leguminose, e lasciarle poi sul terreno a guisa di concimi, e in quella quantità che occorra, è ancora poco conosciuto; la restituzione così dei fosfati non è generale, e in pochi casi è fatta nella necessaria misura.
Più generale è invece l ’ uso dei concimi nitrati; ma anche questi vengono somministrati quasi sempre in misura empirica e senza che sia prima bene analizzata la qualità originaria della terra di cui si ti atta e le sue condizioni partico lari nel momento di cui si tratta, per sommini strare i nitrati nella quantità che si può rite nere necessaria.
A ll’estero sono stati fatti studi importantis simi sull’ ufficio dei microrganismi utili e di quelli dannosi alla coltivazione, e sulle condi zioni nelle quali gli uni e gli altri meglio sviluppano. E questi studi hanno condotto a consigliare l’abbandono di certe forme di disso damento od aratura del terreno, od almeno hanno consigliato l’ osservanza di certe cautele, come quelle di evitare o no il tempo in cui la terra è secca od umida, di fare i rivolgimenti del terreno ad una tale profondità piuttosto che ad un’ altra.
In altri termini, come del resto si può bene immaginare, la scienza è venuta in sussidio della agricoltura per farle intendere che i feno meni della vegetazione si manifestano in un modo piuttosto che nell’altro per cause bene de terminate.
Questi studi, fatti all’ estero per qualità di terreni diversi dai nostri e per climi pure di versi dai nostri, non potrebbero essere applicati da noi tali e quali senza imprudenza, poiché si arrischierebbe, essendo diverse le circostanze, di avere risultanze inattese.
Ma ciò non toglie che un paese, che ambi sce di essere essenzialmente agricolo, dovrebbe aver già applicati gli stessi metodi di studio, e coloro che pretendono di essere proprietari ib luminati, e zelanti, dovrebbero aver già provvisto a procurarsi gli elementi fondamentali per la coltura del grano: cioè sapere se il terreno sia adatto a tale coltura, come potrebbe diventare adatto, e quali cautele esiga sieno seguite per chè il rendimento sia il maggiore possibile.
La grande maggioranza dei granicultori italiani è veramente a cognizione di tutto ciò ?
38 L ’ E C O N O M IS T A 18 gennaio 1903
PEL RISPETTO DEI PRINCIPI! FINANZIARI
(R itorniam o a lle quote m in im e )
Non appena furono noti i disegni dell’ on. Sidney Sonnino ed annunziato il progetto del Governo per gli « sgravi graduali ai tributi piu onerosi » la stampa si è impadronita dell’ argo mento, e la discussione non sempre accompa gnata da un esame sereno ha fatto scambiar proposte e controproposte ed ora sembra pres soché chiusa.
Molto si è parlato dello sgravio del sale, poco o nulla — che noi sappiamo — di quello delle quote minime : si direbbe quasi che i prov vedimenti proposti dal Governo a favore di esse siano effettivamente e completamente buoni e quindi non destinati a sollevare alcuna contro versia. Ma noi, che nello scorso anno ci occupam mo ex professo della questione, la pensiamo un po’ diversamente, e poiché altri non lo fece, vogliam qui mettere in evidenza alcuni difetti del disegno di legge ministeriale, difetti di cui alcuni — lo diciamo subito - sono facilmente
emendabili. .
Un errore, che non abbiamo alcuna fiducia di veder per adesso corretto, sta nel discono scimento testardo del principio della esenzione delle quote minime.
Non perchè noi 1’ abbiam difeso,l) ma per chè è di per sé troppo ovvio, speravamo di vederlo una buona volta riconosciuto ; invece il Goyerno nel proporre alla Camera dei De putati 1’ esenzione delle quote minime (vedremo quali) si affretta a far sapere che non vuol fare omaggio al principio dell’ esenzione, ma che si limita a riconoscere la opportunità di attuarla.
È' sempre lo spettro immaginario del prin cipio delle realità che si teme di offendei e, quello di fronte a cui si recede tutte le volte che si pensa di applicare il principio dell’ esen
zione. Ma che cosa mai si pretende, e quali argomenti mai si adducono per sostenere che di questi due principi 1’ un caccia 1’ altro ?
Quanto abbiam detto pare che non basti a dimostrare che essi non si contraddicono, e perciò noi torneremo all’ argomento finché non si riconosca che il principio della realità am mette 1’ esistenza del principio dell’ esenzione come quello che trova applicazione a comin ciare da un punto, in cui si siano già rispet tate le esigenze della reintegrazione delle forze produttive consumate.
Se è vero che un margine libero da impo sta va sempre lasciato, perchè si deve fare una eccezione per le imposte reali ? perchè si deve chiamar la res a contribuire prima ancora che i suoi elementi naturali siano stati reintegrati, prima ancora che al proprietario sia stato re stituito ciò che ha consumato durante il pro cesso produttivo ?
Nel caso delle quote minime, come noi le intendiamo, manca completamente la base del- 1’ imposta, e quindi non è far questione di im posta reale o non reale ; d’ imposta non può i) V. la nostra opera La riforma tributaria, Bocca, 1901, Torino.
assolutamente parlarsi : non si tema dunque di offendere il principio della realità, che qui non è applicabile.
8’ aggiunga poi che nella maggior parte dei casi il proprietario minimo è anche lavora tore, e quindi il fondamento economico della esenzione che si invoca a suo favore non diffe risce punto da quello che informa la vigente legge « sui redditi di ricchezza mobile » e rientra nell’ orbita del principio dell’ esenzione del salario.
Più ancora che il mancato riconoscimento di questo principio ci lia impressionato la man canza assoluta di qualsiasi esame della que stione, difetto questo assolutamente ingiustifi cabile inquantochè già 24 anni or sono si era compresa l’ importanza di esaminar minutamente il problema. Rifuggire da ogni analisi per non risolvere nè pregiudicare la questione di mas sima (cfr. pag. 13 del disegno ministeriale) al giorno d’ oggi è più deplorevole che il conclu der negando la esenzione dopo un adeguato esame di essa.
La gravità dell’ errore accennato sara lu meggiata in tutta la sua integrità, quando si tenga presente tuttociò che nell’ opera teste ci tata abbiamo esposto per giustificare il princi pio dell’ esenzione; qui ci basta di averlo messo in evidenza come una delle più stridenti con traddizioni ai canoni fondamentali della finanza, Il progetto ministeriale si allontana inoltre da tutti gli altri che lo precedettero per alcune sue particolarità, che qui riassumiamo :
I. — Non estende il provvedimento del- P esenzione alle quote minime dell' imposta sui fabbricati ;
H. — Le quote d’ imposta sui terreni non superiori a L. 2 si esentano solo in quello provincie in cui il nuovo catasto andrà in vigore col 1° gennaio 1904 ;
III. — L ’ esenzione nei casi e nelle pro vincie in cui è ammessa si applica in generale solo alle quote di imposta erariale, qualche volta alle quote di sovrimposta provinciale, mai a quelle di sovrimposta comunale : insomma è organizzata in modo tale da non dai e alcun serio affidamento di semplicità e praticità nella sua attuazione.
Poche parole basteranno a spiegare queste tre particolarità nelle quali noi vediamo altret tanti difetti.
I.
18 gennaio 1903 L ’ E C O N O M IS T A 39 del legislatore al pari di quelle dell’ imposta
sui terreni, ed a ciò contribuì in gran parte, se non principalmente, l’ idea che sia necessario unificare al piu presto possibile i due sistemi vigenti per le due imposte, concetto questo che non sarebbe stato cereamente applicato, se si fosse ammesso per l’ una e negato per T altra un minimo d’ esenzione.
P rof. Lu ig i Nin a. (Continua).
IL COMMERCIO INTERNAZIONALE ITALIANO
n e g li u n d ici m e s i del 1 9 0 3
(Continuazione e fine)
Cat. X . — Carta e libri — importazione to tale 20 milioni con aumento di 2 milioni; do vuto questo aumento per quasi mezzo milione agli stracci, specialmente ai giornali ; alle stampe e litografie per più di un milione, e per minori ci fre all e pasta di legno non cellulosa, ai cartoni ecc.; è in diminuzione di oltre 600,000 lire la im portazione della pasta di legno cellulosa : —
esportazione totale 15.5 milioni con diminuzione di 0.7 milioni; la voce in maggiore diminuzione è quella della carta in pasta non rigata per 804,000 lire, sono in qualche aumento: gli stracci animali, la carta da involti, le stampe e litografie.
Cat. X I . — Pelli — importazione totale 52 milioni quasi eguale a quella del 1901, tut tavia sono in diminuzione tutte le voci di pelli crude e fresche o secche per quasi due milioni ; invece sono in aumento per oltre un milione le pelli conciate di vitelli i lavori da pellicciaio, le calzature ; — esportazione totale 30.3 milioni con 2.3 milioni di diminuzione dovuta alle seguenti voci principali; pelli crude secche di buoi o vac che 1,2 milioni, pelli conciate da suola 0.7 mi lioni, guanti 0.4 milioni; vi è per contro un au mento di un milione nella uscita di pelli crude di agnelli.
Cat. X I I . — Minerali, metalli e loro lavori
— importazione totale 225 milioni con 5.5 mi lioni di aumento; di questa Categoria importan tissima che comprende quasi un ottavo della totale importazione, diamo l’elenco delle princi pali mutazioni cioè tutte quelle voci che oltre passano le 300,000 lire di differenza. Ecco prima le diminuzioni:
milioni
Minerale di piombo... 1.5 » di rame... 0.3 Rotaie per fe rro v ie... 4.2 Macchine fisse e semifisse... 6.2 » idrauliche ... 0.4 Locom otive... 1.8 Dinamo elettriche... 3.5 Macchine non nominate... 1.5 Parti di macchine di ghisa... 0.6 Apparecchi di rame... 2.2 Strumenti d ’ottica e c a lc o lo ... 1.5 Veicoli da ferrovie, merci... 9.8 Carrozze di 2a c la s s e ... ... . . 0.3
Oro cilindrato... 0.4
Gioielli d’oro e d’a rg e n to ... 0.4 Orologi d’oro... 0.6
Aumentò invece la importazione delle voc seguenti : milioni Rottami e scaglie di g h is a ... 5.4 Ghisa lavorata . ... 0.4 Masselli di fe r r o ... 0.7 Ferro in verghe... ... • ■ 1.7 » in lamiere... ... 2.4 » di 2a fabbricazione... 2.6 Lamiere semplici ricoperte di stagno o rame 0.7 Rame in pani, in spranghe, tubi, fili e c c .. 4.0 Piombo in pani... 1.4 Stagno in pani ... 0.7 Macchine per tessitura... 2.7 Strumenti d’ottica con canocchiali ecc . . . . 1.5 Carrozze di ferrovia di 1“ cla s s e ... 0.7 Orologi non d’oro... 0.4 Fornimenti d’orologieria... 1.0
La esportazione non ha dato che 39 milioni, con una diminuzione di quasi un milione; uscì in meno l’antimonio ed il mercurio per 0.7 mi lioni, i fu cili per 0.3 milioni, le dinamo elettriche per 0.4 milioni, gli strumenti d’ ottica per 0.5 mi lioni, Yargento in verghe per 2.3 milioni ; per contro vi sono aumenti nelle voci : :minerale di ferro per 1.3 milioni, id. di zinco per 1.4 mi lioni ; il rame in pani e spranghe per 0.4 mi- milioni, il piombo in pani per 0.4 milioni.
Cat. X III. — Pietre, terre,, vasellami, vetri e cristalli. — importazione totale 171.2 milioni, con un aumento di 23.6 milioni: sono 4.4 milioni di maggiore entrata di rubini, smeraldi e dia manti, 0.9 di opali, 0.3 di fo s fa ti minerali, 0.4 di bauxite, 17.3 milioni di carbon fo s s ile ;
esportazione totale 75.3 milioni, con un aumento di 3.7 milioni ; cioè il marmo greggio 1:8 mi lioni, il marmo in tavole per 1.5 milioni, le pietre da costruzione per 0.5 milioni, i laterizi per 0.6 milioni, lo zolfo per 1.4 milioni; le diminuzioni poche: la bauxite, i fio r i di zolfo, le lastre di vetro ecc.
Cat. X IV . — Cereali, farin e, paste ed altri prodotti vegetali. — importazione totale 267.9 milioni, con aumento di 7.8 milioni ; vi sono tra gli aumenti : il grano per 15.9 milioni ; i legumi secchi, dura, miglio per 0.5 milioni, il riso per 1.6 milioni, le fecole per 0.6 milioni, le frutta secche per 0.3, i semi di ricino per 0.5 ; invece sono in diminuzione le granaglie per 7.3 milioni, le patate per 0.3, il sesamo per 2 milioni, i semi non oleosi per un milione, 1 olio di palma per 0.8 ; — esportazione totale 138 mifioni, con au mento di 7 milioni, aumenta la uscita delle p a tate per 0.6 milioni, delle fa rin e per 1.1 milioni, delle paste di frum ento per 0.2 milioni, degli agrun i per 7.8 milioni, dell’ uva fresca per 2.3 milioni, delle frutta fresche per 1.3 milioni, delle frutta, legumi ortaggi preparati per 3.5 milioni, dei semi per 0.4 milioni, dei legumi ed ortaggi per 3 milioni ; poche diminuzioni: il riso per 3 milioni, le mandorle per 11 milioni.
Cat. X V . — Ammali e loro prodotti. —
40 L ’ E C O N O M IS T A 18 gennaio 1903 il lardo per 1.3 milioni, il form aggio per 1.1, i
grassi per 2.7 milioni, le corna ed ossa per 0.6 milioni ; — esportazione totale 145.8 milioni, con aumento di 6.9 milioni, e si trovauo aumenti di uscita nei tori e vacche per 0.6 milioni, nei pesci per 0.8 milioni, nella carne fresca e salata per 0.5 milioni, nel pollame per 0.5, nel burro per 0.4, nel formaggio per 3 milioni, nella oleina per 0.7 milioni, nel corallo per 6.4 milioni ; invece diminuisce la uscita dei vitelli, della, cacciagione delle uova di pollame per 5.5 milioni, dei capelli per 1 milione.
L ’ ultima categoria, la X V I, oggetti diversi, dà alla importazione 21 milioni, con aumento di 2.8; aumentano le mercerie, gli oggetti di gommo.',
esportazione totale 27.2 milioni ; diminuiscono le m ercerie per mezzo milione, la gomma greggia per 0.4 milioni; aumentano la gomma lavorata ed i cappelli per oltre 1 milione.
Ecco ora il prospetto delle categorie :
S piriti, bevande ed olii...
Importazione
Valore delle merci im portate dal 1° gennaio al 30 novembre.
1 9 0 2 Differenza
Lire Lire 44167581 — 2990631
Esportazione
V alore delle merci e- sportate dal 1° gen naio al 30 novembre 19 0 2 Differenza Lire Lire 99043389 - f 10450613 Generi coloniali, droghe e tabac chi ... 53231297 — 6270687 9379517 + 2323650 Prodotti chimici, generi medici nali , resine e profumerie . . . . 59143994 — 3884270 39211610 + 3367718 Colori e generi per
tinta e per concia •27805334 + 2907391 7838630 — 32703 Canapa, lino, juta
ed altri vege tali filamentosi escluso il cotone. 29600018 + 4253581 55331227 3990278 176116755 + 14107151 62857307 — 4423674 89832665 + 12845091 18362024 + 4282521 192978204 + 21459189 477873189 + 16444336 Legno e paglia... 77446463 4- 4529611 47148821 + 1548188 Carta e lib r i... 22092362 4 2035429 14837681 — 724387 P elli... 52585103 — 156484 27910591 — 2399707 Minerali, metalli e
loro lavori... 225701677 + 534211 38102169 _ 953576 Pietre, terre, va
sellami, vetri e cr is t a lli... 194824336 + 23609761 79013590 + 3708503 Cereali , farine , paste e prodotti veg.non compre si in altre cat.. 275840497 + 7880650 144999583 + 6966914 Animali, prodotti e spoglie di ani mali non com
presi in altre cie. 122138669 + 9081130 152740446 + 6894879 Oggetti diversi . . . 23921337 + 2825096 27156924 — 99534 Tot. delle prime
18 categorie.. 1667429292 + 92769519 1301836758 + 51344019 Metalli preziosi.. 32493400 20814100 9568700 —- 5292900 Totale generale.. 1699922692 +118583619 1311405458
Ed ecco il prodotto dei dazi :
Dal 1° gennaio al 30 novembre 1902 + 46051119 differenza Lire Dazi di importazione... 219915048 Dazi di esportazione... 1022070 Sopratasse di fabbricazione... 7864870 Diritti di statìstica... 2582789 Diritti di b o l l o ... 1197804
Tassa speciale sugli zolfi di Sicilia 486585 Proventi diversi... 601080 Diritti marittimi... 8890828 — 6648227 + 266147 + 4343305 + 103904 + 72949 — 12940 + 28523 + 902960
R ivista Bibliografica
Mansuetus. — Le milieu social. — Paris, Guillaumin et 0., 1902, pag. 35)6. L ’ autore di questo « studio di sociologia » intraprende a dimostrare che, per quanto nume rosi sieno i partiti politici, essi si riducono a due soli : 1’ autoritarismo ed il liberalismo, e che il primo, come rappresentante della forza, varia bile e passeggera, nulla può fondare di stabile, mentre la base solida della società è il diritto. Afferma ohe il principio di socialità ha la sua causa prima nell’ istinto sessuale, che le so cietà hanno esse pure la loro personalità e per ciò vanno esaminate divise in classi: le società volontarie, le naturali, e le necessarie ; tra queste ultime pone la nazione, della quale studia le basi e le istituzioni, quali sono, l’ esercito, la magistratura, il matrimonio, il commercio, la moneta ecc. L ’ autore, in genere, è contrario ad ogni esteso ufficio dello Stato : chiama una iniquità la vaccinazione obbligatoria ; vorrebbe condan nata ogni azione dello Stato diretta a proteg gere le industrie o ad incoraggiare le arti e le scienze. In capitoli speciali 1’ autore studia il paras sitismo sociale ed è violento contro la mano morta e contro i preti. In mezzo a molte originalità ed a molti giudizi talvolta eccessivi, vi sono non poche ve rità esposte crudamente, ma in una forma interes sante. Gino Luzzatto. — / banchieri ebrei in Urbino nel- V e h ducale. — Padova, Società ooop. tip., 1902 pag. 83. L ’ Autore non si propone in questa mono grafia di trattare la questione generale dei ban chieri Ebrei, ma solamente di limitarsi a ciò che di notevole e di caratteristico si può notare nelle condizioni giuridiche sociali fatte agli Ebrei in Urbino nel 1500. A tale uopo esamina alcuni importanti documenti quale la domanda (1433) di alcuni Ebrei di Recanati di aprire un banco di prestiti in Urbino; — l’ atto di costituzione della società per l’ esercizio dello stesso banco; — l’ atto di scioglimento tre anni dopo; e so pratutto alcuni bandi contro gli ebrei emanati dal duca di Urbino dal 1508 al 1624. In questa monografia molto accurata, l’ Au tore assurge anche a qualche questione gene rale di indole economica che tratta con molta sobrietà, cercando sopratutto di dimostrare le cause per le quali gli ebrei come i lombardi, i toscani ed i caorsini si dedicassero al com mercio del denaro, e come questo stesso fatto fosse una delle cause delle persecuzioni a cui furono poi soggetti. Alla monografia che occupa 49 pagine segue la riproduzione dei docomenti. Fum ari Giuseppe. — Veli’ obbligo degli alimenti nel diritto civile italiano. — Napoli, Jovene e C., 1902, pag. xxxvi-364 (L. 6.00). Totale... 241961074--- ^
18 gennaio 1903 L ’ E C O N O M I S T A 41 non solamente per ciò che riguarda il diritto ci
vile italiano vigente, ma anche nelle legislazioni precedenti e nelle straniere ed illustrato anche dalla giurisprudenza.
Il libro è diviso in sette capitoli ; il primo si riferisce al concetto generale ed alle condi zioni che danno origine all’ obbligo degli ali menti ; — il secondo tratta delle persone a cui spettano gli alimenti e di quelle obbligate a som ministrarli ; e segnaliamo specialmente questo se condo capitolo, che oltre ad una larga trattazione della materia, contiene rapporti con legislazioni antiche e moderne che riusciranno utilissime agli studiosi della materia. Nel terzo capitolo l’Au tore parla dell’ ordine col quale gli obbligati debbono somministrare gli alimenti ; il quarto della natura, misura e modo di somministrazione. Finalmente i tre ultimi capitoli trattano rispet tivamente : dei modi con cui finisce 1’ obbligo, — delle relazioni coi terzi — e del procedi mento giudiziario.
Non va dimenticata la prefazione che svolge succintamente il concetto storico-sociale del- l’ istituto.
D om enico R angoni. — Il lavoro collettivo degli ita liani al Bravile. — San Paolo, 1902, pag. 126.
Da quanto tempo non si parla delle condi zioni della emigrazione italiana nel Brasile ? — Ecco una pubblicazione che, col titolo molto mo desto di conferenza, accordando poco spazio alle idee vaghe e generali, concreta alcune conside razioni e proposte che si potranno discutere, ma che non mancano di due importanti requisiti : il sentimento e la praticità.
Il sig. Rangoni sostiene che la immigrazione se è quasi individuale nel suo inizio, deve di ventare una collettività quando molti emigranti della stessa nazione si trovano in un dato paese ; e mentre deve rispettare le leggi del luogo e procedere d’ accordo cogli abitanti suoi, deve però anche mantenere una fisonomia propria collettiva, che permetta alla colonia di prosperare nel paese lontano come una collettività.
Per conseguire un tale scopo, ricordate bre vemente le vicende degli italiani al Brasile in questi ultimi tempi, l’ autore traccia un pro gramma ampio e concreto il quale comprende quasi tutti i rami della vita collettiva di una colonia ; immigrazione, scuole, beneficenza, legi slazione, assistenza, capitale, credito, lavoro eco. Non possiamo seguire l’Autore nelle diverse parti della sua trattazione, ma raccomandiamo la lettura del libro a tutti coloro che si occu pano della emigrazione, nella persuasione che ri ceveranno la stessa nostra impressione : quella che chi parla è un uomo pratico e convinto. Ernesto Cimbali. — Rinnovamento della triplice o
trattato di arbitrato? — Soma, Forzali! eC., 1902, pag. 67.
Questo opuscolo contiene la risposta che l’Autore ha dato alla Società Internazionale per la pace, che chiedeva nel 1901 se ormai vi fosse minor ragione che un tempo per conti nuare la triplice alleanza, o se sarebbe utile che le tre Potenze sostituissero al trattato di alleanza un trattato con cui si obbligassero a deferire
alla Corte permanente di arbitrato internazio nale all’Aja qualunque loro questione; infine, se non sarebbe utile che un simile trattato fosse dall’ Italia stipulato colla Francia e colla Gran Brettagna.
La risposta del sig. Cimbali è recisa, fino ad essere eccessiva : afferma che la triplice al leanza è stata un disastro per 1’ Italia ed una sciagura per l'Europa, quella immiserendo, questa imbarbarendo. Ora in simili affermazioni vi può essere qualche piccola parte di verità, ma, ripe tiamo il giudizio, fino a dimostrazione contraria, ci sembra eccessivo, specialmente considerando che l ’ opera della triplice fu opera di pace, armata ad alto grado è vero, ma sempre preferibile allo stato di guerra.
Ciò che è importante da notarsi è che l’Au tore, mentre vorrebbe abolita la triplice, non vorrebbe che l’ Italia riducesse gli armamenti, af finchè potesse intervenire, anche colla spada a difendere le buone cause.
Si intende di conseguenza che mentre le frasi del sig. Cimbali per giudicare la triplice, l’ Eritrea, l’ ordinamento dell’ esercito ecc. ecc., sone così recise, si incontrano affermazioni va ghe sul da farsi: ridurre l’ esercito «fino dove e fino a quanto lo consente la sicurezza del ter ritorio » e poi introdurre negli ordinamenti militari « quelle sapienti riforme che hanno la virtù di assicurare significanti economie » ; e più innanzi; prendere « tutte le gloriose iniziative di ordine internazionale adatte ad eliminare le cause delle guerre e degli armamenti » ecc. ecc.
Tutte belle cose, alle quali nessuno certo si rifiuterebbe di sottoscrivere, come lo provano le lettere di Novicow ed altri che elogiarono lo scritto dell’Autore, ma hanno tutta 1’ apparenza di essere filosofia trascendentale, non discussione dei fatti che si svolgono giorno per giorno e nelle condizioni che vediamo.
L uigi Muratori. — Intorno alla situazione. — Palermo Edit. Sciarrino, 1902, pag. 46.
E un opuscolo di poche pagine, che forse nulla contiene di nuovo, ma toccando i vari argo menti che più interessano in questo momento la economia, la finanza, e la politica, espone con molta sobrietà e con un vivo sentimento liberale, molti giudizi opportuni. Rileva i danni della pro tezione doganale, e del corso forzato, esamina il regime delle Banche di emissione, e insiste, forse troppo, nel concetto che l’ Italia sia un paese agri colo per eccellenza e tale abbia ad èssere. E ’ ben vero che questo concetto da molto tempo è sulle bocche di tutti, ma si rebbe tempo, a nostro av viso, che se ne dimostrasse la verità e si chiarisse bene a quali condizioni e con quali mezzi 1’ Ita lia può avere il primato agricolo che le si at tribuisce.
L ’ opuscolo però, nel complesso, è succoso e si legge facilmente.
Gaetano Anaclerio. — Idee per provvedimenti a van taggio della economia agraria meridionale. — Na poli, Melfi e Joele, 1902, pag. 12.
42 . L ’ E C O N O M IS T A 18 gennaio 1903 un Istituto governativo die emettesse fino 400
milioni di Buoni agrari che fossero ricevuti e spesi, nel Mezzogiorno ed Isole, da tutte le Casse; lo Stato aggiungerebbe 50 milioni di biglietti per fronteggiare alle eventuali richieste di baratto dei Buoni agrari; detti 50 milioni di biglietti fungerebbero da riserva. I 400 milioni di Buoni agrari verrebbero estinti in 50 anni. Con questi mezzi al 2.81 per cento ammorta mento compreso, si smobilizerebbero i crediti ipotecari degli Istituti, si acquisterebbero i mu tui dei privati non superiori alle 20,000, si co lonizzerebbero gl’ immobili degl’ Istituti ecc.
E l’Autoie del progetto crede possibile che l’ Italia sia in grado di sostenere una circola zione di altri 400 milioni di carta a corso fidu ciario ? e che 50 milioni di biglietti bastino al baratto ? Questo bisogna dimostrare ; perchè sol levare le miserie coi debiti è cosa presto fatta, ma sui libri; i debitori si fabbricano presto : sono i creditori che bisogna creare.
Karl Walcker. — Geschichte der Natlonaloekonorale und des Sozialismus. — Fünfte, völlig umgearbei tete Auflage, — Leipzig, Eossberg et Berger, 1902, (pag. 123).
E un manualetto nel quale l’Autore ha vo luto in poche pagine dare quasi un indice sche matico della storia della Economia e del socia lismo in Germania. La misura troppo ristretta nella quale l’Autore volle contenere troppe cose ha fatto sì che il lavoro divenisse arido e in qualche parte non proporzionato. Tuttavia il libro può essere consultato con profitto, essendo raccolte molte indicazioni di bibliografie che al trove non è facile di trovare.
J.
Rivista (Economica
Le ferrovie russe net 1900. — Impianto di cotonifìci in Cina.
Le ferrovie russe n el 1 9 0 0 . — Le ferro vie in esercizio alla fine del 1900 avevano in Rus- sia (non compreso il granducato di Finlandia) la lun ghezza di 49,701 verste l), comprese fra queste 7103 verste della Russia Asiatica o 1136 di linee di inte resse locale.
La rete dello Stato propriamente detta aveva la lunghezza di 33,813 verste ; l’ esercizio delle rima nenti 15,888 era affidato a diverse compagnie.
Le 14,462 verste, che formano il complesso delle linee di utilità generale in esercizio nella Russia d’ Europa, si dividono tecnicamente: in linee piane 14,905 verste (36,4 per 100), in linee inclinate 26,027 (63,6 per 100), in linee diritte 31,240 .(76,6 per 100) ed in linee curve 9691 (23,8 per 100).
Le 7103 verste della Russia d’ Asia si dividono, in 2934 (41‘3 per 100) verste di vie piane e 4174 ver ste di vie inclinate (58,7 per 100).
Se si aggiungono le linee in costruzione, si ot tiene per la Russia d’ Europa (alla fine del 1900), una rete totale di 63,879 verste e per quelle di Asia 7972 verste.
Infine, se non si tien conto che delle ferrovie, sulle quali si sono posate le rotaie, si constata, che la rete della Russia d’ Europa aveva una lunghezza di 60,779 verste e quella della Russia d’ Asia di 7972.
Le stazioni e le fermate (mezze-stazioni) erano
*) La versta corrisponde a 1066 metri.
In numero di 3276 nella Russia d’ Europa e di 402 sulla rete asiatica.
La rete di Europa possedeva 11,161 locomotive, 2190 destinate al servizio dei viaggiatori, 8512 per il trasporto delle merci e 459 impiegate per il servizio delle stazioni. Una gran parte delle locomotive (5305) sono a carbone, 1779 a legna e 4077 a nafta.
La rete della Russia d’ Asia disponeva di 1007 locomotive, dalle quali solo 17 per il servizio dei viaggiatori, 985 per quello delle merci e 5 per il ser vizio delle stazioni. La massima parte delle locomo tive (509) sono riscaldate a legna , 242 a carbone e 256 a nafta.
Il rimanente del materiale si divideva così: Rete della Russia d’ Europa: 12791 vetture per viaggiatori, comprese in esse 101 vetture dei treni imperiali, 404 vetture-salon, 1092 vetture di l a classe, 844 miste di l a e 2a classe, 2122 vetture di 2a classe, 266 miste di 2a e di 3a classe, 6405 vetture di 3a classe, 21 vetture miste di tutte tre le classi, 1041 vetture di 4a classe e 177 vetture sanitarie. Vi erano inoltre 317 vetture, destinate al trasporto dei dete nuti. Le vetture destinate ai viaggiatori compren devano complessivamente 452,550 posti, dei quali 3050 di l a classe, 88,678 di 2a, 294,565 di 3' classe e 39,257 di 4a classe.
Circolavano pure su questa rete 454 vetture po stali, 1302 furgoni per i bagagli e 273,761 carri per le merci, dei quali 182,011 coperti, 6675 per il tra sporto del legname da costruzione, 481 per il tra sporto della polvere da cannone e 777 per quello del bestiame.
Rete della Russia d’ Asia: 1484 vetture per viag giatori, 73 vetture postali, 74 furgoni per bagagli e 15,675 carri per merci.
Il prospetto qui sotto mette in confronto la rete russa con quelle dell’ Austria-Ungheria, Germania, Francia ed
Inghilterra-Lunghezza per 1000 km. q.Media in verst in chilometri Russia d’ Europa .. 41,462 8.7 Austria Ungheria... 33,168 54.3 Germania... 46,157 95.9 Francia... 53,402 80.3 Inghilterra... 32,979 111.8
Quanto al materiale mobile si divide come segue:
Vetture
Locomotive Viaggiatori Merci
Russia d’ Europa... .. 11,161 13,351 276,389
Austria-Ungheria---- 8,005 17,600 177,767
Germania... . . 18,986 40,583 415,911 Francia ... .. 10,261 27,901 277,888 Inghilterra... .. 21,195 47,433 727,784 La rete russa (linee d’ utilità generale), tenendo conto dei capitali impiegati nella sua costruzione, della spesa di realizzazione e dello conversioni, avea alla fine del 1900 un valore complessivo di 4 miliardi e 805 milioni di rubli, cioè circa 95.000 rubli la versta. Il totale qui sopracitato di 4805 milioni di rubli si decompone cosi: 116,973,000 rubli di ca pitale azioni; 3,870,252,000 rubli di capitale obbliga zioni; 734,589,000 rubli di prestiti, consentiti per la costruzione delle ferrovie, e che non sono compresi nei capitali di primo impianto ; e finalmente rubli 83.649.000 di spese, da dedurre sugli incassi dell’ eser cizio e i fondi di riserva.
La quasi totalità di questo capitale (4 miliardi 600.222.000 rubli) appartiene allo Stato. L’ annualità, che il tesoro deve pagare, a titolo di garanzia d’ in teresse e per il servizio delle obbligazioni consoli date, si eleva a 164,384,000 rubli, dai quali 43,544,000 rubli sulle azioni garantite o 120,540,000 rubli sulle obbligazioni consolidate.
Secondo il Journal du Ministère des fìnances, il costo delle strade ferrate ') negli altri paesi euro pei, si può stabilire cosi: Austria-Ungheria, 3
18 gennaio 1903 L ’ E C O N O M IS T A 43 liardi 568 milioni di rubli, cioè 107,600 rubli la ver
sta: Germania, 6 miliardi 167 milioni di rubli, cioè 133 600 rubli la versta; Inghilterra, 11 miliardi 125 milioni di rubli, cioè 337,300 rubli la versta. Per la Francia alla fine del 1899 il costo delle strade fer rate era valutato a 6 miliardi 149 milioni di rubli cioè ai 173, 700 rubli per versta
La rete della Russia d’ Europa diede nel 1900 una entrata lorda di 548,817,000 rubli. Deduzione fatta dalle spese di esercizio (349,458,000) si ottiene una reedita netta di rubli 195,359,000, cioè 4871 rubli per versta. Confrontata coll’ anno precedente, vi fu un aumento dei 3 per cento sul prodotto lordo, e una diminuzsone del 2, 5 per cento sulla rendita netta.
Sulla rete asiatica egualmente la progressione delle spese di esercizio è più marcata che non sia l ’ aumento del prodotto lordo. Le spese ammonta rono da mali 20 984,000 nel 1898, a 26,112,000 nel 1899, e 33,776,000 nel 1900, mentre il 'prodotto lordo non era stato che di rubli 20,043,000 nel 1898, di rubli 24,528,000 nel 1899 e di rubli 31,754,000 nel 1900. L ’ esercizio 1900 diede dunque por la rete asiatica un disavanzo complessivo di rubli 2,022,500.
Nel corso aell’ anno 1900 circolarono sulla_ rete della Russia d’ Europa 2,694,371 treni contro 2,370,988 nel 1899! e sulla rete della Russia d’ Asia 86,784 treni. Si consumarono 242,940,115 piteli di combustibile mi nerale, e 481,327 sagene cubiche di legna, di un va lore totale di rubli 47,595,993.
I prezzi medi di combustibile sono stati i se guenti : legna 14,62 rubli la sagena cubica; antracite 0,09 rubli il pudo, carbone ordinario l\l'à rubli, re sidui di nefta 0,22 rubli il pudo (15 chilogrammi 380 grammi).
Furono trasportati sulla rete della Russia d’Eu ropa 101,570,000 viaggiatori e 2,742,000 sulla rote asia tica, 9 miliardi 89,831,000 pudi di mercanzia sulle li nee della Russia d’ Europa, e 282,072,000 sulla rete della Russia d’ Asia.
Infine, durante il 1900, vi furono sulla rete russa 1367 casi di sviamento di treni,957 collisioni e 2760 accidenti diversi (non compresi 3828 accidenti di persone). Per tutti questi accidenti vi furono 406 persone uccise e 7125 ferite.
Im p ia n to di cotonifìci in C in a . — Il viceré di questa provincia ha testò sottoposto al- 1’ Imperatore una relazione, in cui, commentando quanto largamente la Dina sia tributaria all’ estero per filati e tessuti di cotone, necessari per vestire la sua fittissima popolazione ’) e quanto denaro ci nese esca per conseguenza dal paese, ha proposto 1’ impianto in Tientsin d’ un grande cotonificio, fa cendo uso di certo macchinario che, destinato nel 1900 a Tai-yuen-fu (capitale dello Shansi), rimase, a causa dei torbidi, arenato qui. Il progetto del vi ceré è stato approvato, e l’ impianto avrà luogo quanto prima.
Siffatti cotonifici esistono già nelle provincia centrali e meridionali della Gina.
La entità della importazione di pezze di cotone in Cina si può rilevare dalla seguente statistica, la quale si riferisce al solo porto di Tientsin, e ai tre trimestri testé decorsi :
Unità Dal 1° gennaio — 1901 al 30 settembre Pezze di yarde 1902 Shirtings grigi. .. 35 a 38 542,693 1,297,833 Id. bianchi... 41 a 42 324,948 727,191 Drills inglesi... 40 6,101 8,420 Id. americani... 50 390,278 552,287 Id. olandesi... 40 15,285 10,353 Sheetings inglesi. 40 15,556 21,386 Id. americani... 40 1,031,190 1,626,600
A questi bisognerebbe aggiungere altri generi di cotoni, quali i « T-cloth », gli « Italian cloth 2) » nonché i filati (yarns) di cotone.
’ ) Le popolazioni dell’ interno, il cui numero è a centinaia di milioni, si servono però ancora sem pre di ruvidi cotoni cinesi, che sono a miglior mer cato degli importati.
2) L’ essere questi tessuti chiamati cosi non si gnifica però che provengano dall’ Italia, è un nome usato non si sa perchè.
L’ impianto di cotonifici cinesi non deve però an cora spaventare per lungo tempo i cotonifici esteri, tra i quali pare che anche gli Italiani mandino mezzo qualcosa qui, quantunque non direttamente, ma per degli esportatori di Amburgo, coi quali i nostri produttori preferiscono trattare, con consegna a Genova.
A seguito del rapporto 397-67, pregiomi iufor- mare che viene oggi annunziato che una piccola ferrovia verrà costruita dalla porta Hsi-chi-mèfi di Pechino al palazzo d’ Estate, la quale sarà sopra tutto per uso della Corte. Neanche per questa fer rovia il 18° lì (circa 10 chilometri) occorre che si mobilizzino le legioni della mano d’ opera italiana.
M o m e n to delle Casse di Risparm io Postali
Dal resoconto sommario delle operazioni ese guite nelle casse di risparmio postali a tutto ottobre 1902 rileviamo che il numero degli uffici autorizzati erano 5305 essendo aumentati di 6 nel mese di otto bre e di 66 nei primi 9 mesi dell’ anno ; cosi durante i dieci mesi gli uffici postali autorizzati a ricevere i risparmi crebbero di 72.
Le operazioni rispetto al numero dei libretti fu rono nei dieci mesi :
Libretti emessi 401,928 » estinti 112,803
Eccedenza. . . 289,125 libretti che si aggiun gono ai 4,318,534 libretti preesistenti formando un totale di N. 4,607,659 libretti.
In quanto alle somme depositate si hanno le se guenti cifre per i dieci mesi:
Depositi... L. 322,732,779.11
Rimborsi effettivi...L. 268,660,333.88 Id. per acquisti di
consolidato... ... . .» 14,007,632.08 Totale rimborsi.. . » 282,667,965.46
Rimanenza... L. 38,322,841.53
che aggiunta alla rimanenza degli anni precedenti in L. 719,841,350.18 dà una consistenza di depositi nelle casse di risparmio postali di L. 758,164,191.71.
CASSA DI RISPARMIO DI MODENA
E sercizio 1 9 0 1
Dalla relazione del Consiglio d’Amministrazione al Consiglio Comunale di Modena sul resoconto al 31 dicembre 1901, togliamo:
« I risultati finanziari conseguiti conformano il progressivo incremento dell’ Istituto, e provano quanta parte esso sia della vita cittadina.
L’ utile netto dell’ esercizio è stato di 155,622.83 lire ed ha superato quello del 1900 di 13,523.82 lire ; la riserva ordinaria e la speciale per le oscillazioni dei valori pubblici sono aumentate di 171,550.84 lire.
I capitali amministrati erano, al chiudersi dello esercizio, L. 20,804,241.49, contribuendovi a formarle :
i depositanti a risparmio per il loro
svere - capitale e fru tti... L. 17.727.730.52 il Comune di Modena per la dota
zione residua... . » 533.427.30 i creditori diversi, e i depositanti
per cauzione ed a custodia.. » 958.010.98 il fondo di benefic. e previd.. » 21.577.34 la riserva ordinaria ed il fondo