• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1871, 13 marzo

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.37 (1910) n.1871, 13 marzo"

Copied!
16
0
0

Testo completo

(1)

S C IE N Z A E C O N O M IC A , F I N A N Z A , C O M M E R C IO , B A N C H I, F E R R O V I E , I N T E R E S S I P R I V A T I

Anno XXXVII - Voi. XLI

Firenze, 13 Marzo 1910

N. 1871

SOMMARIO : R iform e tributarie — D em a n io forestale — G. Te r n i, L a banca del lavoro — L a cassa nazionale di previdenza — RIVISTA BIBLIOGRAFICA: Alberto- Geisser, Quel cbe non si vede nelle m unicipalizzazioni - Prof. Vittorio Mori, Istitu ti di previdenza per la ge n te di m are - Benvenuto Grillotti, L a doppia im p osta su i debiti e i redditi in Italia - Ing. F. Benedetti, L a quantità e la spesa di personale delle ferro vie italiane dello S tato e p rivate in confronto con quelle estere t e ­ nendo presente l ’ im portanza dei rispettivi traffici, e, per 'quanto è possibile, anche le condizioni locali delle reti - Prof. Ghino Valenti, A ncora del valore pratico delle dottrine econom iche (la tassabilità del sopraprezzo delle azio n i) - Prof. Joseph Lottin, L e calcul des probabilités et les régularités sta tistiq u es - Dott. Dimitrie Jonescu, D ie A g ra rv erfa ssu n g R u m a n ien s ihre G eschichte und ihre R efo rm - Prof. G. Bigwood, D ocum ents relatifs à une association de M archand s italiens aux X I I I et X I V siècles — RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA : I valori di borsa delle azioni delle Società italiane - L ’assicurazione contro gli infortuni e gli operai stranieri in Francia - Il quinto censimento generale, primo censimento industriale e riordinamento dei servizi della statistica in Italia - I provvedimenti per i titoli redimibili - La banca del lavoro — RASSEGNA BEL COM­

MERCIO INTERNAZIONALE : Il commercio franco-italiano - Il commercio della Germania - Il com­

mercio del Brasile — L e condizioni dei contadini negli A b ru zzi e M olise — Cronaca delle Ca­ m ere di com m ercio — M ercato M onetario e R iv ista delle B orse — Società com m erciali ed in ­ dustriali — N o tizie com m erciali.

Rifopme tributarie

Notiamo con vera compiacenza un movi­ mento abbastanza sensibile a favore di nuove riforme tributarie; sia che il paese abbia a poco a poco acquistata la cognizione dell’ utilità di svecchiare il sistema tributario senza indebolire il bilancio, sia che le parziali riforme presentate dal Ministero Sonnino abbiano rinverdita la que­ stione, il fatto si è che un movimento serio ed abbastanza esteso si va notando.

Ormai le finanze dei Comuni e delle Pro­ vincie, si può dire, sono cristallizzate e non pos­ sono contare se non su margini limitatissimi; tutto al più alcuni Comuni, forse con scarsa pon­ derazione e con evidente pericolo, si abbando­ nano alla municipalizzazione di servizi pubblici,, sperando di trovare delle risorse finanziarie alle quali però in ogni miglior caso corrisponde un notevole rischio.

L e imposte dirette quali la tassa di fami­ glia o sul valore locativo o sugli esercizi e ri­ vendite, mostrano di non corrispondere all’ in­

dole dei corpi locali che non hanno saputo

ricavare da queste forme di tributi che scarse risorse. La tassa di famiglia con un lento mo­

vimento di ascesa è arrivata appena a 25 mi­ lioni, quella del valore locativo a soli 4 milioni ed a 9 la tassa sugli esercizi e rivendite. Anche il dazio consumo, portato in molti Comuni alle massime aliquote ed alla maggiore estensione di voci non offre ulteriori margini, al di là dei 160 milioni circa che dà ai Comuni. L a s o v r im ­ posta sui terreni e sui fabbricati ha già oltre­ passata la misura legale e può rendere poco più dei 140 milioni che in cifra tonda ricavano da essi Comuni. Non vi è quindi un avvenire tri­ butario che corrisponda ai crescenti bisogni delle finanze comunali e le nuove inevitabili spese ri­ chieste dall’ igiene e dal progresso non potrebbero

essere fatte se non con l’aumento del debito e con l’alienazione di patrimonio a cui già i Co­ muni ricorrono largamente: per i debiti con circa 60 milioni annui, per le alienazioni di patrimo­ nio con più di dieci milioni l ’anno. E ’ però evi­ dente cbe queste due straordinarie fonti di en­ trate si esauriscono raggiungendo un punto di saturazione. Gli oneri patrimoniali raggiungono già la cospicua somma di 80 milioni annui, e le proprietà alienabili vanno necessariamamente con­ sumandosi colle annue alienazioni.

Non parliamo delle Provincie, i bilanci delle quali perchè ristretti nelle entrate- a poche voci; sono ancora più cristallizzati di quelli dei Co­ muni. Sono già più anni che le entrate delle Provincie stanno intorno al 90 milioni, contenute come sono nei limiti quasi insormontabili della sovraimposta sui terreni e fabbricati.

Ed anche per le Provincie, se non come per i Comuni, ma certo in misura sensibile crescono le ragioni di spesa: le strade, l’ istruzione pub­ blica e la beneficenza (manicomi) richiedono sem­ pre più capitali per miglioramenti, per manu­ tenzione e per nuove costruzioni.

I fatti, più che la buona volontà e la so­ lerzia delle persone, hanno spinto e Comuni e Provincie allo studio collettivo del problema e se per l’ indole stessa piuttosto conservatrice dei rappresentanti, non si sono ancora avute pres­ sioni ed espressioni vivaci, ei è però in varie circostanze fatto, presente lo stato delle cose e si sono mossi timidi e rispettosi ammonimenti al Governo perchè provvedesse.

(2)

162 L ECONOMISTA 13 marzo 1910

L ’ avere il Ministero Sonnino portata la sua prima manifestazione concreta nell’ abbandono di tutto il dazio consumo ai Comuni, avocando allo Stato la tassa di famiglia e quella sul valor lo­ cativo, è veramente una prima applicazione del principio della completa separazione dei cespiti, tra Stato e Comuni ? Fino ad ora tanto il Mini­ stro delle Finanze come il Ministro del Tesoro si sono mostrati molto riguardosi ad esprimere una esplicita opinione sull’ argomento, che del resto non è di tacile soluzione. La completa se­ parazione dei cespiti vorrebbe dire abbandonare ai Comuni la imposta sui terreni e fabbricati, cioè una entrata di circa 180 milioni 1’ anno ; si imporrebbe subito il quesito : — come risarcire il bilancio dello Stato di questa perdita ?

Non è presumibile che lo Stato voglia e possa lasciare ai Comuni anche gradualmente 180 milioni per cercarli poi in altri cespiti propri di entrata; il tatto stesso che, sebbene le entrate sieno in continuo aumento ed il bilancio segni ogni anno cospicui avanzi, lo Stato va racimo­ lando ancora qua e là qualche milione intensifi­ cando ed inasprendo i tributi esistenti, prova che non è possibile pensare almeno per ora alla attuazione del principio della separazione dei cespiti.

Forse qualche cosa potrebbe sperarsi se si dividesse in due parti la riforma e lo Stato ab­ bandonasse, per esempio, la imposta sui terreni che importa ormai meno di 90 milioni 1’ anno, distribuendo questo abbandono, suppongasi, in dieci anni. L ’ onere per lo Stato sarebbe limi­ tato a nove milioni l’ anno ed il bilancio po­ trebbe sopportarlo senza difficoltà. Ma d’ altra parte premono tanti bisogni anche intorno al bilancio dello Stato che è quasi utopistico pen­ sare, che un Ministro del Tesoro abbia ora il coraggio di avanzare una simile proposta.

Tutto dipende però dal fatto se o no si ab­ bia di simili riforme un concetto generale ben preciso. Se veramente il Ministero ha in animo di addivenire ad una riforma sulla base della separazione dei cespiti colla conseguente auto­ nomia finanziaria dei Comuni, sia pure in limiti rigorosi stabiliti dalla legge1 per mantenere l’equi­ librio tra i diversi ordini di tributi, tale cri­ terio fondamentale non può essere attuato che gradualmente, ed in tal caso dopo 1’ abbandono del dazio consumo potrebbe venire il dono senza compenso, della imposta sui terreni da effettuarsi in un lungo periodo. Il fatto che nel progetto di legge ora in discussione si contempla già il dono alle provincia del decimo di guerra sulla imposta sembrerebbe la indicazione di questa tendenza finanziaria del Ministero.

Certo è che con le proposte ora in discussione non viene nè risolta nè chiusa la questione ed altri studi altri provvedimenti dovranno essere concre­ tati se, come lo stesso Ministero ha ripetutamente promesso, intende che questo non sia se non il primo passo verso le riforme che vagheggia.

Intanto però 1’ on. W ollemborg ha ripreso, alquanto emendato il suo progetto del 1901 e ne fa argomento di discussione. Esso comprende princi­ palmente in un primo periodo la abolizione o tras­ formazione del dazio consumo nei comuni oggi chiusi. I l quale concetto è certamente raccomandabile più

ancora della separazione dei cespiti, in quanto il dazio consumo rappresenta un sistema di tassa­ zione che non solo per il suo modo di esazione e per il suo costo di esazione (il 20 0/0 del prodotto) non risponde ai principi della sana finanza, ma perchè è anche una tassa veramente incivile.

L ’ on. W ollemborg vorrebbe adunque in un primo periodo ottenere questi tre punti :

1° la barriera daziaria sarebbe abolita, e il Comune tasserebbe soltanto ciò che si può tas­ sare senza le cinte (carni, foraggi, materiali da costruzione gas-luce). Il vino sarebbe tassato dallo Stato ;

2° le imposte reali (terreni e fabbricati) passerebbero per intero ai Comuni ;

3° l’ imposta di famiglia dei Comuni non chiusi passerebbe allo Stato.

In un secondo periodo passerebbe allo Stato anche la tassa di famiglia dei comuni ora aperti.

Con questo progetto i Comuni chiusi sareb­ bero risarciti dalla perdita del dazio consumo (all’ infuori dei prodotti sopraindicati e per i quali non occorre la cinta) e dalla perdita deri­ vante dalla tassa di famiglia, dall’ abbandono che lo Stato farebbe a loro favore della imposta sui terreni e fabbricati. La riforma sarebbe con­ gegnata in modo che nessun Comune avesse, allo

statu quo, nè da perdere nè da guadagnare.

L o Stato si risarcirebbe con una tassa sulla produzione del vino, che sarebbe applicata in ragione di L. 1.50 all’ ettolitro.

Non è il caso ora di discutere nei suoi par­ ticolari il disegno ingegnoso dell’on. W ollemborg, contro il quale solleviamo solo una pregiudiziale : — non crediamo che il nostro paese, cogli organi politici cosi deboli come esso ha, possa veder condotta a maturazione una riforma complessa. L ’ on. Wollemborg, non deve aver dimenticato che cosa gli accadde nel 1901 ; le opposizioni furono infinite anche se solo artificiose; l’ono­ revole W ollem borg ha dovuto cedere prima an­ cora di aver esposte nelle statistiche di fatto che egli aveva con tanta fatica elaborate, la applicazione del suo disegno ; qualche anno più tardi il compianto on. Majorana ha dovuto ce­ dere per la opposizione suscitatagli contro il trattato colla Spagna ; era opposizione artificiosa, ma i pochissimi audaci vinsero sulla ignoranza dei moltissimi.

D ’ altra parte una tassa sulla produzione del vino vuol dire 1’ agente fiscale alle costole di ogni produttore ; e che cosa sappia fare il Fisco quando gli si accordano quei poteri fra­ zionati si è visto al tempo del macinato.

Preferiamo il sistema delle riforme graduali, ma costanti e razionali, cioè che a poco a poco attuino un piano ben stabilito, ed abbiano per base la conservazione dell’ equilibrio nei bilanci dello Stato e locali.

(3)

tanti difetti e così pochi vantaggi deve consi­ gliare a tutti di cooperare affinchè il primo passo si faccia; sarà allora meno difficile procedere spe­ diti alla risoluzione dell’ arduo problema.

Demanio Forestale

La Camera ha fatto buona accoglienza al progetto di legge presentato dall’on. Luzzatti per costituire un demanio forestale; contro le consue­ tudini la Commissione eletta dagli Uffici ha esa­ minato rapidamente il disegno ed ha presentata la relazione provocando così il dibattito sui prov­ vedimenti proposti dal Ministro. E durante la discussione che tuttavia durò più sedute le cri­ tiche furono molto meno numerose e meno note­ voli degli encomi ; tutti rendendosi conto che l’on. Ministro ha bene studiato il problema e, per quanto non abbia a disposizione mezzi di qualche importanza, la base finanziaria è abbastanza bene delineata. La discussione generale si chiuse poi con un discorso dell’on. Luzzatti, al solito molto efficace ed attraente così che ebbe applausi quasi da tutti i settori,

E d è certamente ammirevole tale concordia, non solo perchè rappresenta un fatto non fre­ quente, e che fa onore al Ministro che ha fatto la proposta, ina anche perchè la grande mag­ gioranza dei deputati mostra di comprendere tutta la importanza della - questione e la serietà dei propositi del Ministro.

L ’on. Luzzatti presuppone che la spesa di imboschimento ammonti tra acquisto del terreno e piantagioni a 400 lire l’ettaro in media ; ha po­ tuto ottenere per l’esercizio prossimo 1910-11 uno stanziamento di 3 milioni e quindi la possibilità di ridurre a bosco, in base a quelle unità, 7500 ettari di terreno ; per l’esercizio successivo lo stanziamento dovrebbe essere di 5 milioni, e quindi l’ estensione del rimboschimento elevarsi a 12,500 ettari, e l’anno appresso 9 milioni e quindi 22,500 ettari ; così nei primi tre anni si impiegherebbero 17 milioni ottenendo una super­ ficie rimboscata di 42 mila ettari.

E ’ bene notare che la Francia avrebbe se­ condo le statistiche più accreditate una super­ ficie boschiva di 9 milioni di ettari pari al 16 per cento circa di tutta la superficie dello Stato. L a Germania ha quasi il quarto della superfìcie totale coperta di boschi, la Russia 2 quinti, la Scandinavia oltre la metà.

Le nostre statistiche danno che attualmente l’ Italia avrebbe appena 4 milioni di ettari di terre boscate ; bisogna quindi raddoppiare l’attuale superficie boschiva per arrivare alla cifra asso­ luta della Francia che non è certo il paese in cui i boschi prevalgano.

Se rimarrà dopo il terzo anno uno stanzia­ mento di nove milioni l ’anno, si avrà ogni anno un aumento di 22,500 ettari di terre boschive e quindi in dieci anni successivi al triennio si rag­ giungerebbe un aumento di 225,000 ettari e per tutti i tredici anni insieme, di 267,000, cioè poco più di un quarto di milione di ettari.

Queste cose non si possono vedere che a lunga scadenza ed infatti si comprende che per

raggiungere i quattro milioni di ettari coi quali si avrebbe la stessa cifra della Francia occorre­ rebbero molti anni, troppi anni. Infatti supposto anche che in 10 anni si ottenessero 250,OOG et­ tari di rimboschimento ; ne occorrerebbero 40 per avere un milione di ettari, e 160 per avere i quattro milioni.

Ecco perchè l’on. Luzzatti spera che si possa in un non lontano avvenire raddoppiare lo stan­ ziamento per ridurre a metà quella troppo lunga scadenza.

Sventuratamente vi è poco da fidarsi sulla continuità di questi intendimenti attraverso così lungo periodo di vicende di ogni genere.

Comunque, auguriamo.

La Banca del Lavoro

E ’ noto nelle sue linee principali il progetto relativo alla nuova Banca del Lavoro : il Governo intende con questo istituto venir in aiuto delle cooperative facilitando il credito ai deboli, dopo che colle grandi banche di emissione ha provve­ duto ai forti, ed ha messo a disposizione una somma di 10 milioni che insieme alle altre of­ ferte spontanee della Banca d’ Italia e di molte fra le Casse di risparmio fanno salire la cifra capitale ad una somma maggiore di quella pre­ vista nel progetto stesso, limitata a 15 milioni; crediamo anzi che colle sottoscrizioni di molti Istituti d’ ogni parte d’ Italia che hanno tutti ri­ sposto calorosamente all’ appello si sieno sorpas­ sati i 20 milioni, somma notevolissima se messa a confronto con quelle che rappresentarono al­ trove il punto di partenza del credito popolare; così la Francia che fu la prima a darne l’esem­ pio tra lasciti di privati e fondi votati dal Go­ verno non aveva messo insieme dal 1879 epoca

del legato filantropico Rampai al 1893, che

2,350,000 lire ; la Germania invece che pure vide compiere i primi passi decisivi dall’ iniziativa pri­ vata, non destinava colla legge del 1895 alla Cassa centrale delle cooperative che un capitale di 5 milioni di marchi.

E ’ dunque in forma assai più vigorosa che sorge presso di noi il credito popolare con in­ tenti generali, non limitati cioè a Società di de­ terminate regioni, di certe imprese, o appar­ tenenti a date confessioni ; 1’ Italia si varrà dell’esperienza altrui pur conservando un ordina­ mento ed una caratteristica propria, ed era tempo che si chiamasse in questo campo lo Stato a pre­ stare l’opera sua integratrice perchè non solo dalla Francia o dalla Germania si era stati pre­ ceduti, ma anche dall’ Ungheria, dall’Austria, dal Belgio, dalla Rumania, dalla Russia e dalla Fin­ landia.

(4)

164 L ’ ECONOMISTA 13 marzo 1910

struzione di case ; terzo il credito ai sindacati pescherecci.

Come si vede, il credito ha natura mista, cioè mobiliare ed immobiliare senza distinzione di finalità ; anche la prima sezione, una delle tre in cui sarà suddiviso l’ Istituto per l’art. 7 e in­ titolata Sezione delle Società cooperative, pur conservando un indirizzo prevalentemente immo­ biliare per gli scopi agrari che si propone, non esclude il credito a imprese aventi indole mobi­ liare e industriale: cooperative di produzione e lavoro.

A vrà lo stesso carattere la Sezione terza de­ voluta al credito marittimo peschereccio ; ma questa diversa finalità avrà importanza dal Vario punto di vista con cui può esser regolato il cre­ dito. Così è noto che per l’ edilizia e per l’agri­ coltura si ha una circolazione di capitali più lenta che non per le imprese volte verso lo smercio dei prodotti (cooperative di consumo che parec­ chi relatori agli uffici hanno fatto voto rientrino tra gli enti compresi nella legge) e per le altre destinate alla produzione industriale.

Ora sembra che sarebbe bene tener distinti gli scopi a seconda dei diversi caratteri, affinchè si ottenga che le imprese di natura industriale e che richiedono una più breve immobilizzazione di capitali non vengano sacrificate alle altre che ne comportano una più lunga: che perciò venga senz’altro distinta una quota che non possa ve­ nir diminuita per le cooperative di produzione e di lavoro, per le latterie sociali, per le coopera­ tive di consumo se saranno infine comprese nella legge.

Dall’ esame delle notizie sullo sviluppo della cooperazione integrata da parte degli Enti pub­ blici presso altri Stati, risulta che le risorse del credito furon rivolte in modo speciale all’agricol­ tura giacché questa esige mutui a lunga sca­ denza e come tali, se ad un tasso mite, più d if­ ficili a ottenere per i piccoli agricoltori e per le cooperative. Da noi il problema del credito agra­ rio fu già affrontato a seconda delle regioni con varie leggi, pertanto non sarebbero questi che provvedimenti aggiuntivi e rivolti più che al vero credito aH’ agricoltura che è puramente di eser­ cizio, a quello che si rivolge alla bonifica, e in­ trapreso da associazioni di piccoli proprietari e di braccianti per lavori di colonizzazione interna: ora il credito per simili lavori dovrà necessaria­ mente essere a lunghissima scadenza.

Da ciò emerge un divario non solo fra le diverse sezioni, ma anche fra gli Enti sottoposti ad una medesima sezione, giacché mentre gli uni per procedere all’ estinzione dei prestiti hanno bi­ sogno di periodi assai ampi e di somme molto considerevoli, gli altri potranno fare a meno di queste due condizioni, ma con questo risultato, che non fissando le partite d evolvigli ad ognuna delle branche, saranno le ultime a venir sacrifi­ cate perchè le prime richiederanno aiuti più forti e immobilizzazioni tali da assorbire la massima parte delle risorse.

Inoltre il progetto stesso che si rannoda a quello precedente dell’on. Pantano sulla coloniz­ zazione interna e che considera lo scopo delle bonifiche fra i principali, come deve essere giu­ stamente, potrà raggiungere i fini che si pro­

pone se le bonifiche sono dipendenti da grandiosi lavori di irrigazione, di rimboschimento, di argi­ natura di fiumi, di viabilità che mal possono es­ ser sopportati da privati anche se uniti in so­

cietà, poiché questi lavori non sono che il

presupposto di altri rivolti direttamente alla pro­ duzione? Dobbiamo quindi ritenere che le boni­ fiche che il progetto si ripromette non sono rife- ribili se non a quelle zone ove il lavorio preparatorio sia stato già in buona parte compiuto dallo Stato o dalle Provincie, ovvero si trovino naturalmente in condizione di sfruttamento, ma queste deb­ bono ridursi a ben poche se non intervennero sin qui i privati; che solo nelle provincie meridio­ nali per le particolarissime condizioni in cui versa la proprietà rustica obesata di debiti, restìa ai moderni sistemi di coltivazione può sperarsi che si trovino i terreni per le associazioni agricole o per le cooperative di consumo da assumere in enfiteusi. Sotto questo lato il progetto mirerebbe verso la tanto desiderata immigrazione interna, che incontra tuttavia tanti ostacoli e ostilità lo­ cali.

Degni di speciale attenzione sono i provve­ dimenti che si riferiscono al credito ai pescatori, perchè è questa la categoria dei lavoratori più negletta e miserabile, mentre torna più difficile al tempo stesso la concessione ad essi del credito per la difficoltà speciale che concedano sufficenti garanzie.

Altra legge che rimonta al 1904 stanziava dei fondi non trascurabili per sussidiare scuole, promuovere i mezzi tecnici necessari a migliorare gli strumenti della pesca; la legge stessa aveva per fine di dar incremento alla pesca sì da farla assurgere alle proporzioni di grande industria, come si è avverato in Francia e in Germania.

Ma lo scopo non si è affatto raggiunto an­ che per ragioni che riteniamo tutt’affatto indi- pendenti dai mezzi economici ; le attuali disposi­ zioni avrebbero invece l’ intento più pratico di venir in aiuto dei pescatori per sottrarli al- 1’ usura.

Il progetto non dice in quale misura ver­ ranno stanziati i fondi per questa Sezione ; fa cenno soltanto che la Banca istituirà almeno tre succursali corrispondenti ai tre mari che ba­ gnano la penisola, le quali faranno mutui ai sin­ dacati pescherecci ; la garanzia consisterà sopra­ tutto in quell’azione di vigilanza che questi enti potranno esercitare sui soci sovvenuti perchè de­ volvano realmente le somme mutuate all’ acquisto degli strumenti del lavoro.

(5)

cesso il prestito: la sola eccezione che può farsi è per la « Sezione del Credito peschereccio » ove ogni misura di questo genere sembra inattuabile. La stessa questione si fece a proposito del progetto Pantano per le affittanze collettive, ri­ scontrato manchevole per le garanzie, e certo sarebbe stato bene eliminare sin da principio una lacuna, la quale fu rilevata anche nella d i­ scussione tenutasi agli Uffici della Carnei a.

Come pure sembra troppo ampia la facoltà concessa alla Sezione delle Case popolari di creare ed emettere cartelle fino ad un ammontare no­ minale corrispondente a quattro volte la dotazione di 5 milioni assegnatale; nè si dice sino a qual valore dello stabile e non oltre possono essere concessi i mutui, dovendosi pur tener conto che le case popolari per lo stato di deficente manu­ tenzione e pel deterioramento cui vanno soggette data l’ incuria degli inquilini che raggiunse in taluni casi limiti tipici, sono quelle che presen­ tano le maggiori svalutazioni.

In sostanza il progetto addimostra la buona volontà sia dello Stato sia degli Enti che accen­ trano il risparmio a venir in aiuto del lavoro ; far prognostici circa la riuscita della nuova isti­ tuzione è difficile, giacché molto dipenderà dal regolamento, molto dalla solerzia e dalla avve­ dutezza dei dirigenti, più ancora dalle coopera­ tive e dalle associazioni che profitteranno della legge.

Dovranno queste sopratutto addimostrarsi meritevoli degli sforzi compiuti in loro favore, coll’osservanza inderogabile dei patti ; superato vittoriosamente un periodo di esperimento, la loro affermazione sarà decisiva come è avvenuto in Germania, ove però l’amministraziqne e l’ orga­ nizzazione delle Società stesse sono citate ad esempio.

G. Te r n i.

La Cassa Nazionale di previdenza

In un opuscolo di brevi pagine, intitolato: « Operai! Inscrivetevi da giovani alla Cassa

Nazionale di prèvidenza » e coi tipi della Coo­

perativa editrice Paolo Galeati di Imola, il signor Lu i g i Pa o l i n i ha condensato un ottimo raggua­

glio di tutta quanta l’opera compiuta dalla Cassa

Nazionale di previdenza, e con forma piana, sem­

plice, ma densa di concetti, ha spiegato e mostrato quanto sia, più che utile, necessario per ogni ope­ raio previdente e avveduto lo ascriversi alla Cassa Nazionale di previdenza medesima.

L ’ opuscolo, che è altrettanto breve quanto interessante, si legge con vero diletto : in quat­ tordici paragrafi esso ci da l’ idea più completa dello scopo della costituzione della Cassa Nazionale di previdenza, del suo preciso funzionamento, dei vantaggi indiscutibili che provengono a chi vi si iscrive.

Precede una brevissima introduzione, colla quale l’Autore dichiara lo scopo che egli si pro­ pone colla pubblicazione sua : di « riassumere, cioè, nella più semplice forma che l’ argomento consenta, i vantaggi che dalle funzioni di quella provvida istituzione possono trarre le classi la­

voratrici più bisognose, specialmente a seguito delle modificazioni apportate al suo ordinamento con la legge 30 dicembre 1906 n. 685, la più importante delle quali consiste nell’avere adot­ tato anche per gli operai il metodo assicurativo già in vigore per le assicurazioni popolari di

rendite vitalizie, che detta Gassa venne autoriz­

zata ad esercitare col regio decreto 22 dicem­ bre 1901 n. 573 ».

E qui l’Autore si rivolge, con molta oppor­ tunità, direttamente agli operai ai quali in prin- cipal modo ha dedicato il lavoro suo, e dice loro francamente, perchè se doloroso è doveroso tuttavia rilevarlo, che dacché a risolvere il grande pro­ blema delle pensioni di vecchiaia, il Ministro Portis col valido aiuto di Luzzatti ideò la Cassa

Nazionale di previdenza p er la invalidità e p er la vecchiaia degli operai, questi non apprezza­

rono sempre, come avrebbero dovuto, i vantaggi che loro offre tale benemerita istituzione.

« Ed io —• conclude l’Autore la sua vera­ mente suggestiva introduzione — prima di accin­ germi ad esporre gli ordinamenti e gli scopi di questa, non posso astenermi dall’ incitare gli operai a riflettere che più si accresce la misura delle mercedi, più aumenta il dovere che, innanzi a sè stessi, alle loro famiglie ed alla società, ad essi incombe di provvedere ai bisogni della loro tarda età; ed a riflettere altresì che non è certo eccessivo pretendere che per conseguire tale in­ tento gli operai medesimi sottraggano al loro consumo quotidiano almeno un soldo.

Nè infine credo di errare asserendo che, fra non molto tempo il ricovero di mendicità dovrà essere riservato a provvedere a pochi particolari casi pietosi, ma non più considerarsi l’asilo ago­ gnato dall’operaio che visse lungamente coll’ono­ rato prodotto del proprio lavoro, imperocché d’ora in poi l’operaio intelligente ed onesto non deve sottrarsi all’obbligo di approfittare della istitu­ zione creata appunto al fine che, con un tenue contributo, egli si ponga in grado di passare tranquillamente la sua vecchiaia in seno alla propria famiglia, senza dover mendicare da questa 0 dalla società i mezzi occorrenti alle prime ne­ cessità della vita ».

Esposto lo scopo della Cassa Nazionale di previdenza — di provvedere cioè ad aumentare 1 contributi degli inscritti colle quote di concorso colle quali assicura agli operai previdenti pen­ sioni che, se non laute, sono certo di gran lunga superiori a quelle di qualsiasi altra istituzione — ed esposta la costituzione interna statutaria della Cassa, l’Autore si indugia sulla situazione economica della medesima : e poiché non in modo migliore che colle cifre la situazione stessa po­ teva venir presentata, ci fa noto che « al 31 di­ cembre 1908 il suo fondo patrimoniale era salito a L. 26,000,000, il fondo invalidità a L . 7,500,000, il fondo di riserva di rischio a L . 2,000,000, il

fondo speciale per le inscrizioni a periodi abbre­ viati a L . 4,000,000, quello per le inscrizioni delle società operaie di mutuo soccorso parimenti

(6)

166 L ’ ECONOMISTA L3 marzo 1910

Conviene inoltre notare che ai fondo per

accreditamenti dì quote di concórso ai conti in­ dividuali degl’ inscritti, che presentava un residuo

di L . 4,650,000, vennero assegnate L. 3,152,675.75 sulla somma di L . 7,670,190.46 che rimase di­ sponibile alla chiusura dello scorso esercizio come avanzo delle entrate ordinarie, della Cassa.

Tutto ciò dimostra come la Cassa Nazionale, che già conta circa 300,000 inscritti, a differenza di tante altre istituzioni, oltre avere un cospicuo patrimonio, disponga di rilevantissime entrate annuali che la mettono in grado di vieppiù raf­ forzare la propria situazione e moltiplicare i be­ nefici effetti della provvida sua azione a vantag­ gio degli operai previdenti.

A lla Cassa Nazionale di previdenza possono iscriversi i cittadini italiani di ambo i sessi, che prestano servizio ad opera o a giornata o che in generale attendono a lavori prevalentemente ma­ nuali per conto di terzi o anche per conto pro­ prio, quando però in quest’ ultimo caso, non pa­ ghino sotto qualunque forma, una imposta allo Stato superiore alle 30 lire annue. E i contributi da pagarsi non debbono essere inferiori a una lira nè contenere frazione inferiore di lira : però ogni anno, l ’ inscritto deve aver versato in una o più volte un contributo minimo di almeno sei lire (per alcune categorie di operai di almeno nove lire) : ma ogni iscritto può versare somme maggiori e in questo caso quel di più gli viene computato agli effetti della concessione della quota di concorso per gli anni successivi anche se in questi ultimi tempi non abbia potuto fare alcun versamento o lo abbia eseguito in misura in­ sufficiente.

Parlato ancora dei due ruoli della Cassa, e cioè della mutualità, iscrivendosi al quale i con­ tributi versati sono vincolati alla mutualità, ossia, morendo 1’ iscritto, i contributi vanno a beneficio dei sopravviventi iscritti; e dei contributi riser­

vati, iscrivendosi ai quale, i contributi stessi

vanno ai parenti dello iscritto se questi muoia; e accennato pure alle formalità necessarie per iscriversi alla cassa, il sig. Paolini parla delle

quote dì concorso, alle quali vanno le rendite

della Cassa, detratte le spese di amministrazione e tre decimi che vanno al fondo patrimoniale, al fondo della riserva straordinaria di rischio e al fondo d’ invalidità. Le quali quote sono :

а) quote di concorso ordinarie in favore

degli inscritti che abbiano nell’anno versato un contributo di almeno lire 6 se la pensione di vecchiaia debba essere liquidata, come in via generale è stabilito, dopo compiuti 25 anni d’in­ scrizione alla Cassa e dopo compiuta l’età di 60 anni se uomo o di 55 se donna, ed a favore di quelli che abbiano nell’ anno versato un contri­ buto di almeno lire 9 se g l’ inscritti stessi ap­ partengano alle speciali categorie di operai, per le quali la pensione di vecchiaia, come già dissi, può essere in via eccezionale liquidata dopo rag­ giunta l’ età di anni 55;

б) . quote di concorso speciali a favore

degli inscritti a periodi abbreviati ;

c) eventuali quote speciali a favore dei soci delle società operaie di mutuo soccorso e delle altre congeneri associazioni operaie di

pre-j

videnza, che siano stati inscritti collettivamente alla Cassa.

Enumera infine l’Autore gli altri vantaggi della Cassa : l’apertura di un confo individuale per ogni iscritto, nel quale si annotano i versa­ menti da lui fatti, le quote di concorso assegna­ tegli, le quote di rendita vitalizia assicurategli; la pensione di vecchiaia che sarà tanto più ele­ vata quanto più rilevante sarà il contributo an­ nualmente versato dall’operaio e quanto maggiore sarà il numero di anni in cui rimase iscritto alla Cassa; il fondo e pensioni d’ invalidità; le iscri­ zioni collettive che la Cassa fa di Società operaie, venendo cosi incontro alle Società di mutuo soc­ corso ; e infine le assicurazioni popolari di ren­ dite vitalizie.

V al la pena che chiudiamo questo riassunto colle stesse nobili parole con cui l’Autore, rivol­ gendosi molto opportunatamente di nuovo agli operai, chiude il suo lavoro, nel quale davvero non si poteva meglio esporre con tanta lucidità e suggestiva forma tutti gli svariati attributi della Cassa Nazionale di previdenza e i vantaggi che gli operai ne possono ricavare :

« Operai ! Non so se con questi brevi cenni io abbia raggiunto il modesto compito che mi era prefisso. Spero nullameno che, leggendoli, possiate farvi un concetto del carattere, dei mezzi, dell’ordinamento, delle particolari funzioni e dei nobili intenti della Cassa Nazionale di previ­ denza, e così pure dei benefizi ch’essa è chiamata a prodigare alle classi operaie.

Quella provvida istituzione è essenzialmente destinata ad acquistare le più grandi beneme­ renze, esercitando un’ azione salutare ed efficacis­ sima in prò dei lavoratori; ed al suo progressivo incremento debbono essere costantemente rivolti gli sforzi tanto dello Stato, quanto delle istitu­ zioni di previdenza e di beneficenza e di tutti i facoltosi che veramente intendano e sentano gli obblighi inerenti alle loro fortunate condizioni. Ma incombe soprattutto a V oi il dimostrare di comprenderne e di apprezzarne l’alta missione.

Io dirò soltanto che, pel benessere e per la tranquillità Vostra e dei Vostri cari, il miglior consiglio che Vi si possa dare, rispondente ad un imprescindibile dovere di ogni operaio, si è questo:

Inscrivetevi da giovani alla Cassa Nazionale di previdenza ».

Rivista Biduoqrafica

A lb e r t o G-eisser. - Quel che non sì vede nelle

municipalizzazioni. Elettricità, Gas, Acqua

potabile, Tranvie a Torino. — Torino, S. Lattes, 1910, op. pag. 90.

(7)

impianti e, in certi casi, mettersi in concorrenza con gli esercenti esistenti.

Abbiamo avuto altra volta occasione di di­ scutere l’ argomento delle municipalizzazioni e di­ mostrati i pericoli a cui si espongono le ammi­ nistrazioni comunali nell’ assumere imprese di carattere industriale, mentre si può benissimo ot­ tenere lo stesso scopo di impedire concessioni le quali risultino di troppo grande benefizio per le società esercenti, stabilendo una compartecipa­ zione del Comune agli utili in una misura sca­ lare crescente col crescere degli utili stessi.

L ’ opuscolo, dettato con molta chiarezza e con evidente cognizione della materia, svela molti fatti importanti e molti pericoli finanziari a cui va incontro il Comune e quindi i contribuenti.

P ro f. V it t o r io M o ri. - Istituti di previdenza per

la gente di m are.— Roma, tip. Diocleziana,

1910, op. pag. 38.

L ’ Autore crede che sia ormai necessario di risolvere il non fàcile problema della previdenza pei marinai, problema che merita un attento esame pel numero ognor crescente di persone cui si ri­ ferisce, e pei gravi bisogni da soddisfare senza ulteriore ritardo.

Perciò prima espone lo stato delle cose ri­ portando gli elementi finanziari dei diversi isti­ tuti. (casse invalidi, assicurazioni di mutuo soc­ corso) esistenti ; quindi dimostra la insufficienza di queste istituzioni e la necessità di riordinarne le amministrazioni, riformarne i servizi, unificare le casse, renderne uniformi le pensioni.

B e n v e n u to G rizio tti. - L a doppia imposta su

i debiti e l redditi in Italia. — Roma, « Gior­

nale degli Economisti », 1909, op., pag. 35.

L ’Autore sostiene con molta dottrina e al­ trettanta chiarezza, una giusta tesi: la necessità, cioè, di riformare il sistema tributario in modo che i redditi fondiari sieno colpiti dalla imposta, detrazione fatta dai debiti che li aggravano, con­ siderando che tali debiti sono essi stessi soggetti alla imposta e quindi si tratta di una doppia tassazione.

Esposto lo stato delle cose, l’Autore esa­ mina le opinioni di molti scrittori che hanno di­ scussa la questione e dimostra come possa essere conciliabile con l’ interesse del fìsco eliminare tale ingiustizia. Indica quindi quali debiti si debbano detrarre dal reddito e chiude con un calcolo degli indici di sperequazione in Italia.

In g. F . B e n e d e tti. - L a quantità e la spesa di

personale delle ferrovie italiane dello Stato e private in confronto con quelle estere tenendo presente V importanza dei rispettivi traffici, e, p er quanto e possibile, anche le condizioni locali delle reti. — Roma, Coop. Editrice fra

gli ingegneri italiani, 1909, op. pag. 31.

L ’ ing. Benedetti ci ha già abituati a lavori diligenti ed esaurienti sulle varie questioni fer­ roviarie. In questo articolo l’ Autore tratta della spesa del personale ferroviario italiano e coi con­ fronti di altre reti estere e delle condizioni pas­ sate delle reti italiane, dimostra che il personale

ferroviario non è nè sopracarico di lavoro, nè male retribuito, onde le domande presentate ul­ timamente dai ferrovieri, che avrebbero richie­ sto una spesa di circa 141 milioni se fossero state accolte, si presentano eccessive. E l’Autore fa voti che il Governo resista nel caso probabile che le leghe dei ferrovieri insistessero ; in pari tempo ritiene opportuno che si proceda rapida­ mente a riforme di discentramento.

P rof. G h in o V a le n ti. - A ncoro del valore pra­

tico delle dottrine economiche (la tassabilità del sopraprezzo delle azioni). — Torino, Fratelli

Bocca, 1909, op. pag. 25.

La controversa questione della tassabilità del sopraprezzo delle azioni è il tema che il pro­ fessor Valenti ha scelto per la sua prolusione

al corso di Economia Politica detto alla U niver­ sità di Siena; volendo appunto dimostrare come la scienza non debba nelle sue speculazioni ri­ manere estranea alla politica quotidiana.

L ’ Autore si sofferma specialmente a chiarire che il sopraprezzo non può essere un reddito nel senso col quale questa parola è accettata dalla Economia Politica, e appunto perchè non è un reddito non può essere assoggettato ad una im­ posta che mira a colpire soltanto i redditi.

La dotta memoria non solo per l’ elevato fine didattico che si propone, ma anche per la molta luce che sparge sulla questione, è un eccellente contributo a chi voglia approfondire la controver­ sia tra il Fisco ed i contribuenti.

D o tt. D im itrie J o n e s c u . - D ie Agrarverfassung

Rumäniens ihre Geschichte und ihre Reform.

— Leipzig, Duncker et Humblot, 1909, pag. 132 . (M. 3.50).

Nelle « S t a a t s - u n d soziahvissenchaftliche Forschungen » dirette dallo Schmoller e dal Se- ring, viene pubblicato questo lavoro sulle condi­ zioni della A gricoltura in Rumenia, e come in tutte queste pubblicazioni della raccolta, spiccano la diligenza e la dottrina nella trattazione degli interessanti argomenti.

L ’ Autore osserva che la questione agraria è per il popolo Rumeno la base stessa della sua esistenza, del suo progresso e della sua forza ; e tanto più è interessante studiare tale questione, in quanto, sia per le speciali caratteristiche della razza, sia per la continuità storica e la tradi­ zione, sia infine per la sua posizione alle porte dell’ Oriente, il popolo Rum eno va considerato come un ponte tra i tedeschi e gli slavi, ed ha quindi una importante missione politica.

Dopo una breve introduzione l’Autore esamina la questione agraria Rum ena nel tempo lontano passato e nel tempo più recente, cioè dal 1600 al 1800 per fermarsi più largamente al secolo scorso coi protettorati russo-turchi, colla libertà di commercio e colla liberazione dei contadini ; uno speciale capitolo è consacrato dall’ Autore appunto allo sviluppo della agricoltura dopo la liberazione dei contadini ; ed infine 1’ ultimo ca­ pitolo tratta delle principali questioni agrarie attuali e delle nuove riform e.

(8)

dal-168 L ’ ECONOMISTA 13 marzo 1910

l’ Autore, presenta molto chiaramente lo stato attuale delle cose e le aspirazioni della classe agricola.

P ro f. J o s e p h L o ttili. - Le calcul des probabilités

etlesrégularités statistiques. — Louvain, Nova et Vetera, 1910, op. pag. 32.

Si tratta di una breve esposizione dei prin­ cipi fondamentali della statistica nella quale l’A u ­ tore forse nulla dice di nuovo, ma con grande chiarezza di pensiero e di parola, illustra spe­ cialmente il concetto della legge dei grandi nu­ meri.

Tuttavia dobbiamo rilevare, non approvan­ dolo, un asserto dell’ Autore, dove dice che intende non occuparsi se non dei fenomeni naturali per­ chè nei morali interviene il libero arbitrio che, a prima vista, sembra refrattario ad ogni calcolo e ad ogni induzione; è una difficoltà speciale che i deterministi sopprimono — continua l’ Autore — che altri risolvono in differenti modi; V esame delle

leggi morali e delle leggi sociologiche richiede uno studio sociale.

Crediamo che la statistica si occupi delle re­ golarità dei fenomeni senza preoccuparsi d’ altro che della espressione numerica dei fatti stessi tanto se riguardino i fenomeni meteorologici come i demografici, come i criminali ; nessuno studio speciale, per ciò che riguarda la statistica è ne­ cessario se i fatti appartengano a questo ed a quell’ordine; senza di che si avrebbe una stati­ stica naturale ed una morale, il che non è am­ missibile.

P r o f. G. B ig w o o d . - Documenta relatifs à une

association de Marchands italiens a u x X I I I et X I V siècles. — Bruxelles, M. Weissen-

bruch, 1909, pag. 42.

L ’Autore ripubblica due antichi documenti di costituzione di società tra alcuni negozianti italiani (fiorentini e senesi), l’ uno già citato dal Gaillard e l’ altro dal De Saint-Genois, e ne pub­ blica un terzo inedito, che ha per oggetto invece lo scioglimento della Società, o maglio la quitanza di uno dei soci che ha avuta la sua parte. L ’ A u ­ tore premette a questi tre documenti, che datano dal 1299 e dal 1303 una breve illustrazione, se­ guendo i personaggi che vi sono attori in altri atti pubblici, e confrontando quei tre documenti con altri analoghi di epoche posteriori.

L ’ illustrazione è fatta con molta erudizione e con interessanti osservazioni sui documenti stessi.

J.

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

— A proposito di quanto abbiamo detto

circa l ’ assicurazione contro gli infortuni e

gli operai stranieri in Francia, riassumendo

negli scorsi numeri un volume del dott. Martin, pubblichiamo quanto riferisce il console italiano a Marsiglia circa gli effetti dell’ applicazione in Francia del trattato franco-italiano del 1904 col quale fu stipulato che agli operai ed agli impie­ gati di nazionalità italiana, vittime in Francia

d’ infortuni, come ai loro rappresentanti residenti in Francia, spetterà il diritto alle stesse inden­ nità dei francesi e reciprocamente.

Dopo l’ applicazione, da quasi due anni, di

quest’ accordo, entrato in vigore soltanto il

I o novembre 1907, è interessante vedere quale ne è stato l’ effetto, e si può subito rispondere che esso è stato molto utile e benefico pei no­ stri connazionali.

Salvo qualche inevitabile incertezza, esso è stato lealmente applicato dalle autorità francesi le quali, senza fare distinzione alcuna tra fran­ cesi e italiani, hanno riconosciuto ai nostri con­ nazionali i diritti loro spettanti.

Cosi pure gli avvocati, hanno, in generale, portato con cura ed interesse ai nostri operai la prescritta assistenza legale gratuita.

Le Compagnie d’ assicurazione, le quali sono le più gravate dalle nuove disposizioni, si sono, meno trascurabili eccezioni, sottoposte ai nuovi oneri. In sostanza, può dirsi che si è passati fe­ licemente dalla teoria alla pratica, con grande vantaggio dei nostri operai, che ne hanno già largamente profittato.

La Convenzione ed il relativo regolamento hanno dato ai Consoli molte attribuzioni, e per provvedervi si è anche pensato di creare spe­ ciali organi sotto il nome di uffici, patronati, segretariati, ecc.

Ma si giudica meglio che tale lavoro sia direttamente compiuto dai Consolati, tutt’ al più è opportuno che ogni Consolato abbia a propria disposizione un consulente legale .cui rivolgersi nei casi più complicati.

In questo modo infatti è stato organizzato tale servizio nei Consolati italiani in Francia:

1. La Cancelleria consolare della R . A m ­ basciata di Parigi, dalla quale dipendono 16 di­ partimenti, ha incaricato di questo servizio l’ av­ vocato Sicorè.

2. A Marsiglia, il cui Consolato ha giu ­ risdizione. sopra 12 dipartimenti, ne ha dato incarico all’ avv, Bellais.

3. Il Consolato di Besançon, il cui di­ stretto conta 10 dipartimenti, si occupa di que­ sto servizio insieme al segretariato dell’ Opera di Assistenza degli operai italiani, diretto da don Salza.

4. Il Consolato di Bordeaux, con giuri­ sdizione su 15 dipartimenti, si serve dell’ opera dell’ avv. Nicolai.

5. A Chambéry il Consolato, da cui di­ pendono la Savoia, l’ Alta Savoia, l’ Isère e le Alte Alpi, se ne occupa direttamente cogli av­ vocati designati, caso per caso, dal tribunale.

6. Nel distretto consolare dell' Havre tro- vansi pochissimi italiani.

7. Nel distretto di Lione, con 15 dipar­ timenti, gli operai italiani vittime d ’ infortuni, si rivolgono, oltre che al Consolato, al locale Segretariato operaio italiano, dipendente dal- 1’ Opera Pia Bonomelli.

8. In Corsica il regio Consolato di Bastia si serve dell’ opera dell’ avv. Luigi Mozer.

(9)

10. Nel distretto consolare di Nizza, che comprende il dipartimento delle Alpi Marittime, funziona fino dal 1905 un ufficio di patronato per gli emigranti italiani, che fra gli altri suoi intenti ha quello di assistere gli operai colpiti da infortunio ed i loro aventi diritto.

L ’ ufficio è affidato ad un segretario stipen­ diato e ad un Comitato di vigilanza composto dal Console, quale presidente, dal presidente della Società italiana, quale vice-presidente, e di 4 membri scelti due nel Consiglio di detta So­ cietà e due fra i notabili della colonia.

Dal 1908 P ufficio gode di un sussidio annuo di L . 1500 per parte del Commissariato dell’ emi­ grazione.

— Ecco i valori di borsa delle azioni

delle Società italiane al 28 febbràio 1910,

che togliamo dall’ Economista dell’ Italia Mo­

derna :

Istituti di Credito

Fine gennaio 1910 896,000,000

Differenza sul mese precedente + 14,000,000 Società di Trasporti 865,000,000 + 13,000,000 Metallurgica, Meccanica e Mineraria 382,000,000 + 7,000,000 Gas ed Elettricità 259,000,000 + 2,000,000 Industria Zuccheri 158,000,000 4. 10,000,000 Condotte d ’acqua 97,694,000 + 2,000,000 Prodotti Chimici 74,000,000 + 6,000,000 Tessitura e filatura 262,000,000 + 5,000 000 Moli ni 48,952,000 + 3,000.000 -+- 4,000,000 -t- 3,000,000 Automobili 40,000,000 Imprese immobiliari 180,430,000 Industrie diverse 285,000,000 + 4,257,259 Totale 3,548,076,000 -t- 75,036,000

— La relazione dell’onorevole Maraini per la Giunta Generale del Bilancio sul disegno pre­ sentato dal ministro di Agricoltura per il quinto censimento generale, primo censimento industriale e riordinamento dei servizi della statistica in Italia, dice che l’ intendimento

del Governo di procedere al censimento al com­ piersi del decennio da quello del 1901 (2 apri­ le 1911) non poteva non incontrare il consenti­ mento della Giunta come al suo primo annuncio aveva ottenuto il plauso dell’opinione pubblica.

Eileva inoltre come l’ anno prescelto per la esecuzione del censimento oltreché rispondere al periodo decennale, ha una singolare importanza politica e sociale perchè nel 1911 si compie il primo mezzo secolo della nostra vita nazionale da quando nel 1861, anno in cui pure fu fatto il censimento generale della popolazione, veniva proclamata l’ unità politica d’ Italia. E ’ sembrato poi alla Giunta particolarmente encomiabile il disegno di legge in quanto estende le indagini dal campo democratico e civile a quello econo­ mico per compiere anche una statistica industriale di cui si fece un tentativo uel 1876 con una speciale inchiesta che però non diede i resultati quanto è desiderabile completi e perfetti.

Il relatore esprime poi a nome della Giunta il dubbio che il campo di indagine di questo censimento industriale, quale appare dalle parole del disegno di legge « delle aziende industriali in istretto senso », il che esclude le aziende agra­ rie e quelle di commercio di assicurazione, eco., mentre risulta molto preciso quanto alla natura prettamente industriale delle aziende da censire,

sia invece indeterminato quanto all’ importanza delle aziende stesse. Non si comprende bene in­ fatti se le aziende industriali da censire siano tutte indistintamente, oppure se ne debbano escludere le più piccole officine.

Il relatore chiede quindi al ministro di de­ finire nel regolamento e nelle istruzioni che sarà per dare a quali aziende si dovrà applicare l’ac­ certamento, facendo però voti che l’ indagine si compia completa estendendola anche alle piccole industrie ed all’ industria a domicilio. Intorno ai metodi per la esecuzione del censimento, secondo i concetti espressi nella relazione ministeriale ed i criteri posti nel disegno di legge, non esclusi i criteri per riconoscere l’assenza temporanea della famiglia, la Giunta non ha trovata alcuna osser­ vazione da fare. Concludendo, quindi, il relatore, propone alla Camera di appi'ovare il disegno di legge al quale nessuna modificazione, neppure di forma, è proposta dalla Giunta.

— E ’ stato distribuito alla Camera il pro­

getto sui provvedimenti per i titoli redi­

mibili e stabilisce le modalità dell’emissione del

nuovo titolo 3 per cento.

La relazione che precede il disegno di legge rileva come nelle presenti condizioni del mercato delle rendite e delle obbligazioni redimibili, giovi al tesoro di poter disporre di un titolo 3 per cento netto, per procacciarsi i mezzi necessari a fronteggiare il fabbisogno ferroviario, senza ri­ nunciare alla facoltà di servirsi — occorrendo — dei vari mezzi ideati nelle precedenti leggi allo scopo di godere di una ampia facoltà di scelta a vantaggio del tesoro ed anche a beneficio del mercato.

La relazione spiega poi che la differenza fra il 3.50 per cento ed il 3 per cento, ai corsi at­ tuali dei valori di varia specie, non è tale da destare dubbi circa le conseguenze, più apparenti che reali, di una dichiarazione di debito mag­ giore; mentre d’ altra parte, poiché una conver­ sione della rendita perpetua 3.50 per cento netto, non può essere vicina, e richiede un ulteriore gagliardo incremento di tutte le attività econo­ miche del Paese, può giovare nel frattempo la graduale emissione di un titolo sussidiario 3 per cento netto, capace di preparare il mercato al nuovo saggio e di far profittare il Tesoro, nelle successive emissioni, di ogni efficace incremento del risparmio nazionale.

In ogni modo non si propone di sostituire senz’altro questo nuovissimo titolo al 3.50 rego­ lato dalla legge del 1908; ma si domanda che il ministro del Tesoro abbia la facoltà di scelta e e ne usi sotto la sua responsabilità nell’ inte resse della finanza pubblica e del mercato dei valori.

L a relazione conclude proponendo di con­ servare il valore unitario dei titoli nella somma di L. 500 con i multipli fissati dalla legge del 1908, ma ammettendo anche l’ emissione di titoli sub-multipli di L . 100 per attrarre alla nuova rendita gli impieghi del minuto risparmio.

Segue il disegno di legge, che si compone di 6 articoli :

(10)

170 L ’ ECONOMISTA 13 marzo 1910

cento nettò, esente da ogni imposta presente e futura. L ’ interesse sarà pagato in rate semestrali posticipate, scadenti il 1 aprile ed il 1 ottobre di ciascun anno, e l ’ammortizzazione avrà luogo nel periodo di 50 anni.

A rt. 2. — La rendita redimibile da emettersi in conformità del precedente articolo sarà iscritta nel Gran Libro del debito pubblico per categorie eccezio­ nali del valore capitale di L . 175 milioni.

Ciascuna categoria sarà composta di titoli unitari del valore capitale di L . 500, con facoltà al ministro del Tesoro di emettere titoli sub-multipli da L . 100, e titoli multipli che potranno essere da L. 2500, L. 5000, L . 10,000 e L . 20,000.

A rt. 8. — Il ministro del Tesoro potrà valersi del nuovo titolo redimibile 3 per cento creato con la pre­ sente legge per provvedere ai pagamenti considerati nell’art. 3 della legge 24 dicembre 1908.

Lo stesso ministro è autorizzato a valersi eventual­ ménte del nuovo titolo anche per le operazioni consi­ derate dagli articoli 4 e 5 della predetta legge a parità di rendita netta col titolo 3.50 per cento netto, redi­ mibile, alla quale si riferiscono i due citati articoli.

A rt. 4. — Le emissioni del nuovo titolo 3 per cento non potranno eccedere, per ciascun anno, nor­ malmente il valore capitale di L . 175 milioni.

Questa somma potrà essere ecceduta esclusivamente quando favorevoli condizioni del mercato rendano con­ veniente per il Tesoro di anticipare una parte o tutta la emissione dell’anno successivo.

Ove il ministro del Tesoro ritenga conveniente va­ lersi ad un tempo dell’emissione dei titoli di rendita redimibile 3.50 per cento netto creati con la legge sopra citata del 24 dicembre 1908 e di quelli 3 per cento che saranno creati in virtù della presente legge, l ’emis­ sione complessiva dei due titoli per provvedere ai pa­ gamenti considerati dall ’articolo 3 della stessa legge 1908 non dovranno superare in rendita netta il valore di L . 5,250,000, salvo il disposto del primo comma del pre­ sente articolo.

A r t. 5. —• Alla rendita 3.50 redimibile creata con la legge del 24 dicembre 1908 e alla rendita 3 per cento redimibile di cui alla presente legge, sono applicabili le agevolezze fiscali concesse con decreto legislativo 26 gennaio 1882 per le operazioni di tramutamento, le norme di traslazione e altre ivi specificate.

A rt. 6. — Per decreto reale promosso dal ministro del Tesoro saranno stabilite le norme per l ’emissione del nuovo titolo d i debito redimibile 8 per cento netto; per l ’ammortizzazione del debito stesso mediante sor­ teggio e per la sua pagabilità all’estero.

Con lo stesso decreto reale saranno stabilita le di scipline per l’ applicazione delle disposizioni contenute nel capo verso dei precedenti articoli 3 e 4 della pre­ sente legge.

.— E ’ stato discusso dalla commissione par­ lamentare il progetto di legge relativo alla

Banca del lavoro.

Sull’art. 1 ha deliberato di proporre che il nuovo Istituto sia intitolato « Banca centrale delle cooperative » anziché Banca del Lavoro, come proponeva il progetto e che abbia una sola sede in Soma.

Sull’art. 2 ha deliberato di proporre l’abo­ lizione della distinzione tra le varie cooperative specificate nel progetto in modo che con la di­ zione generale nessuno abbia ad essere escluso e che siano estesi ai Sindacati pescherecci di acqua dolce le operazioni previste per quelli ma­ rittimi e che sia soppresso l’ ultimo comma.

Riguardo all’ art. 3 ha stabilito la costitu­ zione del capitale iniziale come risulterà dal to­ tale delle somme che saranno erogate dai vari Istituti che concorrono alla formazione della Banca.

Sull’art. 7 ha stabilito che il capitale asse­ gnato all’ esercizio delle sezioni venga determi­ nato in ragione del 50 per cento del capitale iniziale per la prima sezione, del 40 per cento per la seconda e del 10 per cento per la terza.

Sull’ art. 8 ha stabilito di proporre che il Comitato per le Casse pel credito peschereccio debba essere nominato dal Consiglio di ammini­ strazione.

Riguardo all’art. 9 ha stabilito di proporre che i sindaci siano elevati a 5.

Sull’ art. 13 ha deliberato di aggiungere il concetto della Federazione degli enti cooperativi.

La Commissione ha incaricato il rela­

tore, on. Maggiorino Ferraris, di aggiungere al disegno di legge uu articolo che definisca le ga­ ranzie dovute dai mutuanti.

U H I ! DEL B I M iü íE lif HILE

Il commercio della Germania. — Durante

il mese di gennaio ultimo, il valore delle, importa­ zioni della Germania ha raggiunto 681,900,000 marchi contro 616,200,000 nei gennaio 1909: ciò che ha fatto risultare un plus valore di 65,700,000 marchi in favore del primo mese dell’ anno nuovo: quanto al valore delle esportazioni, esso è au­ mentato nel mese ultimo a 542,800,000 marchi contro 466,000,000 nel gennaio 1909, cioè in fa­ vore del gennàio 1910, un plus valore di 16,800,000 marchi.

Si è constatato un aumento sensibilissimo delle entrate delle materie prime minerali e chi­ miche e di prodotti agricoli: alle esportazioni si è rilevato un aumento delle uscite dei prodotti chi­ mici e dei metalli e oggetti in ferro.

Le cifre precedenti non tengono conto del movimento dei metalli preziosi, che ha dato i re­ sultati seguenti nel gennaio ultimo ; le import, hanno raggiunto il valore totale di 13,900,000 mar. in luogo di 14,300,000 in gennaio 1909, cioè una diminuzione, assai insignificante di 400,000 marchi e le esportazioni si sono elevate al valore totale di 6,600,000 marchi contro 22,500,000 durante il primo mese dell’anno ultimo, cioè un minor va­ lore di 15,900,000 marchi in favore del gen­ naio 1910.

Il commercio franco-italiano. — L a Ca­

mera di commercio italiana iu Parigi, informa sugli scambi tra la Francia e l’ Italia nel mese di gennaio 1910.

Merci ital. entrate in Francia L. 14,001,000. Merci francesi spedite in Italia L. 22,022,000. In confronto al gennaio 1909 le merci espor­ tate in Francia presentano un aumento di lire 5,415,000, e le merci francesi importate in Italia, una diminuzione di L . 1,366,000.

Le merci italiane principalmente in aumento sono: seta, zolfo, oggetti da collezioni, olii, vola­ tili ed essenze, minerale di piombo, generi me­ dicinali, lane, pelli greggie, canapa ecc.

Principalmente in diminuzione: minerale di zinco, legname comune, burro, pollame, cappelli dì paglia, uova, salumeria, vini ecc.

(11)

In diminuzione : vestimenta e biancheria, se­ menze, formaggi, filati di seta, vini, articoli di Parigi, generi medicinali, pelliccerie lavorate e materiali da costruzione.

Il commercio del Brasile. — Durante il

mese di dicembre 1909 le importazioni del Bra­ sile si sono elevate a 3,581,017 sterline e le esportazioni a 7,878,821 sterline, ciò che porta a 37,111,748 sterline e a 63,724,440 rispettivamente ¡’ammontare delle importazioni e delle esporta­ zioni per il 1909.

Ecco per gli ultimi cinque anni il valore delle esportazioni e delle importazioni :

Anni Importazioni Esportazioni Totale (in lire sterline)

1905 29,830,050 44,643,113 74,473,163 1906 33,204,041 53,059,480 86,263,521 1907 40,527,603 54,176,898 94,704,501 1908 35,491,410 44,094,992 79,586,402 1909 37,111,748 63,724,440 100,836,188

LE CONDIZIONI DEI CONTADINI i

n e g li .Abruzzi e M o lise.

Quelle provincie si trovarono dunque in un istante lontane, per le ragioni indicate, dai grandi centri del-

1’ industria e del commercio, con una plebe analfabeta, con classi dirigenti non armate per prendere parte efficace alla lotta feoonda della nuova vita economica. La protezione che per tanto tempo aveva fatto, se non prosperare, vivere industrie di ogni specie, venne ad ! un tratto a mancare; e le tasse, intanto, si m oltipli­ cavano assumendo forme nuovissime per quei paesi e | toccando proporzioni spaventevoli. In queste condi- j zioni le manifatture dell’ antico stampo, innanzi alla | concorrenza dell’ industria moderna, che già si svilup- i pava in alta Italia, incominciarono a perdere della loro floridezzà e poi a sparire ; e le piccole industrie I casalinghe, salute, come abbiam detto, delie classi agricole, seguirono lo stesso fato. Nelle case del con­ tadino uscitane P industria, entrò la 'fame, mentre i j proprietari vedevano stremati i loro redditi agricoli j dal basso prezzo che la concorrenza straniera impo- | neva, e cresciuti ogni anno i capitoli delle spese dei I loro bilanci familiari per le aumentate esigenze della vita e per le cresciute imposte. Incapaci per le ragioni innanzi accennate 'di aprirsi nuove strade, eccettuata quella poco feconda dai pubblici impieghi, non sape- ¡ vano trovare economie all’ infuori di quelle sue spese nei lavori delle loro terre, economie che, aumentando | immediatamente il disagio dei contadini e degli operai ¡ campestri, aumentava, meno sollecitamente ma sien- j ramente, anche quello delle classi proprietarie. La i popolazione non diminuiva, anzi, come suole avvenire per una legge ben nota, cresceva in numero; sicché non restava altra via di scampo che nel contrarre, contrarre ogni giorno più i bisogni. Come sempre, l ’ usura e il patto colonico leonino s’ assisero su questa crescente miseria rafforzata nella sua azione deleteria dall’ ignoranza, dall’ alta criminalità, dall’ assoluto di­ fetto d’ igiene, che dovevano portare fatalmente e presto al decadimento e poi alla degenerazione.

Si sarebbe potuto ovviare a questo processo dege­ nerativo delle più belle provincie d’ Ita lia ? Sì certa­ mente, ma era necessario per questo il lume del genio. I l conte di Cavour, ed è davvero cosa mirabile in un uomo, che come lui non mise piede n ell’ antico reame di Napoli, aveva intuito con limpidezza e precisione ciò che occorreva a quelle provincie. Come lo dimo­ strano i frammenti e gli appunti pubblicati dal nostro collega Artom e trovati fra le carte dello zio di lui, segretario, come è noto, del grande statista, quel ché; secondo lu i occorreva, e chi abbia seguito l’ analisi riassuntiva che testé abbiam fatto ne vedrà l ’ esattezza,

(1) Continuaz. vedi n. 1869.

era l’ abolire le tasse portuali e agevolare in ogni modo il commercio marittimo, costruendo poi ferrovie lungo la penisola, che fossero percorse da treni .celerissimi aventi un doppio scopo, economico e morale. Bisogno urgente, secondo lui, era di creare un’ istruzione tec­ nica elementare e fondare nei principali centri scuole scièntifico-pratiche industriali e commerciali, sosti­ tuendole iu parte alle classiche, delle quali egli avrebbe abolito alcune senza rimorso. Si sarebbe dovuta fon­ dare una grande banca mobiliare, con capitale privato ma aiutata dallo Stato che eccitasse ed aiutasse lo sviluppo delle industrie e che al medesimo lempo rac­ cogliesse il capitale che, come abbiam visto, giaceva inutile nei salvadanai di tante case : doveva esten­ dersi in tutti i modi la istruzione agraria pratica : d’ altra parte, doveva affermarsi la rettitudine più scrupolosa in tutte le amministrazioni pubbliche. Se ciò si fosse.fatto, la conseguenza sarebbe stata quella che il conte di Cavour in tu iva ; e così, come egli aveva divinato ed aiutato a sorgere l ’ unità d’ Italia, cosi certamente dopo 20 anni quelle del Mezzogiorno sa­ rebbero state le più ricche provincie d’ Italia, come eoli diceva in vita e nell’ ultimo delirio di morte. La Germania, speoialmente nelle sue regioni più misere, l’ Ungheria, e il Giappone hanno, dopo la sua scom­ parsa, dimostrato quanto fosse esatto ciò che il gran­ d’uomo intuiva. La morte di lui fu la più grande delle sventure che potesse toccare al Mezzogiorno, le cui provincie, non venti ma quaranta anni dopo, non solo non erano le più ricche d’ Italia ma dovevano anno­ verarsi fra le più misere d’Europa. L e ha salvate non la sapienza del governò, non l ’ ingegno dei suoi uo­ mini maggiori, ma il naturale istinto del suo popolo, v Questo, stretto, nelle morse del più acuto bisogno, prima a diecine, poi a migliaia, poi a centinaia di m igliaia ha presola via dell/ estero ; e mentre in patria lo si accusava di ignavia ha mostrato che il suo la­ voro poteva creare la ricchezza di altri paesi e la sua parsimonia riscattarlo, in . casa, dalle condizioni addi­ rittura vergognose, nelle quali lo avevano lasciato ca­ dere. Fortunatamente alla libera emigrazione non si è opposto ostacoli, come qualcuno, per speciose ra­ gioni fondate su vecchi pregiudizi, osava proporre.

Gli effetti dell’emigrazione.

Riferimenti

Documenti correlati

quelli che sorgono lungo i canali che attraversano le dette Parrocchie, ma se possiamo ammettere ohe tali costruzioni abbiano almeno in parte ad equilibrare le

E forse qui l’Autore ha alquanto esagerato, poiché, senza negare che tale teudenza si manifesti per mezzo delle nuove e varie forme con cui il ca­ pitale si

Sempre per l’ istruzione agricola e pastorizia, e per quaiit ' riguarda l’ avanzamento dell’ agricoltura, ogni Stato è diviso in dipartimenti agricoli, cui sono

Si ritiene da molti che siano disastrosi ettetti elei- l’ eccessivo disboscamento : ma senza indagare se siano più frequenti di una volta o si rinnovino come sempre a

« Poiché la questione nel suo nuovo aspetto sem­ bra interessare più da vicino tanto la produzione delle cave quanto l’ industria della calcinazione, tornerà

Pei I immlBtazInne italiana Beali Stati Haiti A d una conferenza tenutasi in W ashington poco tempo fa allo scopo di studiare i problemi del lavoro in relazione

Dato il suo regime di corso forzoso, l’oro non ha effettivo impiego che pei saldi a ll’ estero, all’ incontro della Francia, della Germania, dell’ Inghilterra :

Questo frattanto sta discutendo una nuova convenzione colla Società dei tranvai (e potrebbe darsi che fosse già votata quando pubblicherete questa mia lettera)