• Non ci sono risultati.

L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2402, 16 maggio

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2021

Condividi "L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2402, 16 maggio"

Copied!
18
0
0

Testo completo

(1)

L ’ E C O N O M I S T A

GAZZETTA SETTIMANALE

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore : M. J. de Johannis

M io I I I - Voi. LI

Flrenze-Ronia. IH Maggio 1920 j

». 2102

1920

Alcune combinazioni che abbiamo potuto stipulare con periodici che andremo assorbendo nel corso del­ l’anno prossimo ci permettono di riportare l’Economista al numero di pagine che esso aveva prima della guerra e di completarne quindi in modo notevole la redazione; la circolazione, per effetto delle fusioni accennate, verrà ad aumentare tanto da superare di gran lunga la somma delle tirature dei periodici congeneri. I miglioramenti accennati, che dobbiamo alla fedele assistenza dei vecchi e nuovi lettori, cui siamo altamente riconoscenti, p o ­ tranno essere attuati solo col mese di luglio a causa di difficoltà tipografiche. s

B IB L IO T E C A D E

“ L ’

E C O N O M IS T A „

St u d i Ec o n o m i c i Fi n a n z i a r i e St a t i s t i c i PUBBLICATI A CURA DE L ’ ECONOMISTA

1 ) Fe l i c e Vi n c i

L’ ELASTICITÀ’ DEI CONSUMI

con le sue applicazioni ai consumi attuali e prebellici

__________________ = L. 2 =

2) Ga e t a n o Zi n g a l i

Di alcune esperienze metodologiche

tratte dalla prassi della statistica degli Zemstwo rossi

___________________= L. 1

3 ) Do t t. Er n e s t o Sa n t o r o -L

Saggio critico su la teoria del valore

nell’ economia polìtica

_____________________ = L. 4 = _____________

4 ) Al d o Co n t e n t o

Per una teoria induttiva dei dazi

sul grano e sulle farine

In vendita prèsso i principali librai-ed itori e presso I Amm inistrazione d ell’ Econom ista — 56 Via Gregoriana

Roma. ’

S O M M A R I O :

pa r te eco no m ica. li tasso dello sconto.

Fatti e commenti ( Ri c c a r d o Ba c h i).

La disoccupazione in Italia (Giu l io Ta m a g n in i).

Marina e noli.

Il mercato finanziario nell'aprile 1920 ( Ric c a r d o Ba c h i). Be r n a r d in0" 0 l)uroora*lco 6 mol" ento economlco-finanziario ( An s e l j

La denuncia della tubercolcsi.

La Conferenza Interparlamentare del commercia e la questione dei cam RIVISTA BIBLIOGRAFICA

fin a n ze di stato

Finanze di guerra. — Situazione del T esoro in gennaio. NOTE ECONOMICHE E FINANZIARIE

RIVISTA DEL COMMERCIO

Situazione degli istituti di Credito.

PARTE ECONOMICA

Il tasso dello sconto.

Con provvedimento 11 maggio il tasso dello sconto è stato elevato al 6 per cento, quando appena un mese fa esso era stato portato dal 5 al 5 1(2.

Commentammo allora il provvedimento (1) accennando che esso seguiva identico deliberato degli altri paesi ed in specie dell’ Inghilterra. Anche questa volta esso segue l’e ­ levamento al 7 per cento deciso or sono pochi giorni in Inghilterra.

Gioverà indagare quali sono le cause, del resto sem­ plici, che hanno indotto l’ Inghilterra al provvedimento di cui ci occupiamo,

Quando i Buoni del tesoro inglese vennero a scadenza, il loro rinnovamento avvenne per limitata quantità, tantoché si dovette far fronte al rimborso con un aumento di circo­ lazione cartacea, la quale ha fatto discendere di 23.700,000 di sterline e cioè al 15 per cento la proporzione della ri­ serva, che al mese di marzo era ancora del 23 per cento con 35 milioni di oro ; i biglietti erano aumentati da 103 a 107 milioni; il portafoglio da 129 a 152. La vigilia del rialzo del tasso dello sconto, l’ interesse dei Buoni del Te­ soro è stato riportato dal 5 1(2 al 6 1(2. Questo duplice provvedimento venne come la conseguenza di una man­ canza di desiderio nei detentori dei Buoni del Tesoro per la loro rinnovazione.

11 sig. F. Maroni ha commentato il rialzo dello sconto operatosi in Francia poco dopo quello avvenuto in Inghil­ terra, affermando che non era certamente in vista d’eser­ citare una azione sui cambi esteri nè per frenarne l’ ina­ sprimento, secondo la formula classica dei tempi normali, che poteva essere stata considerata: in quanto che ladif- fenza di 1 per cento l ’anno di più non è sufficiente ad attrarre in paese capitali esteri. Il Maroni ha creduto di trovare la ragione specifica dell’aumento nella esposizione delle cifre del portafoglio della Banca di Francia che aveva raggiunto 2,171 milioni di franchi, mentre al prin­ cipio del 1920 era appena di 1,654 milioni e al 2 aprile 1919 sorpassava di poco il miliardo.

La carta che essa desidera scartare, è evidentemente quella che viene chiamata di « mobilitazione » dei cre­ diti a lungo termine consentiti a commercianti e sopra­ tutto a industriali. E ’ certo che la divisa che sia per sua natura rinnovabile una o più volte, non ha lo stesso carattere delle tratte commerciali; il pagamento delle quali è assicurata alla loro scadenza per il consumo o la consegna della merce che essa rappresenta. Quella invece non offre la stessa certezza di realizzazione e la Banca ha perfettamente ragione di considerarla come non desidera­ bile quale garanzia di fronte alla circolazione fiduciaria. Il Maroni concludeva che come avveniva a Loijdra l’au­ mento dell’ 1 % sarebbe stato di lieve conseguenza fra la speculazione in valori e merci. 6on ciò lo scrittore scarta la idea di attribuire una correlazione necessaria per il rialzo dello sconto e quello dell’interesse dei Buoni della Difesa Nazionale, mentre il Raffalovich sostiene che il rialzo dello sconto sia alquanto pregiudizievole pei por­ tatori di buoni al 4 1(2 o al 4 per cento che volessero scontarli alla Banca e che dovrebbero subire una maggiore perdita dell’ 1 per cento.

(2)

228 L’ ECONOMISTA

16 m a gg io 1920 — N. 2402 Noi sappiamo già che in Italia la elevazione del tasso

dello sconto è stato subito seguito da un rialzo del tasso d’ interesse dei Buoni del tesoro.

In Inghilterra, dove il discorso di Austin Chamberlain è stato di una chiarezza assoluta sugli inconvenienti de­ rivanti da un grosso debito fluttuante a breve scadenza il rimborso del quale può sempre mettere il Tesoro in im­ barazzo e costringerlo a ricorrere alla Banca, il che si tra­ duce nella fabbricazione di un credito artificiale, nell’ e- missione di biglietti, in Inghilterra, tuttavia, il rialzo dello sconto ha seguito di un sol giorno il rialzo dell’ interesse dei Buoni del tesoro.

Si ritiene a Londra che il mezzo più efficace per com­ battere 1’ inflazione sia quello di ridurre il debito flut­ tuante od a talo scopo il Cancelliere dello Scacchiere ha messo in esecuzione un piano che va attentamente con­ siderato anche in Italia, dove le scadenze dei Buoni del Tesoro offrono, non meno che altrove, un qualche pe­ ricolo.

In Inghilterra dunque si è aperta la sottoscrizione di obbligazioni 5 per cento a quindici anni. L ’ interesse del ! 5 per cento è fisso, ma, allo scopo di incoraggiare i por­ tatori di antichi Buoni o di capitalisti desiderosi di inve­ stire in titoli pubblici, sono stati emessi, a datare dal 4 maggio dei titoli 5 per cento il cui interesse è varia- ¡| biie nel senso che un benefìcio dell’ 1 per cento è accor­

dato se, nei sei mesi che hanno preceduto la scadenza del cupone, il tasso medio dei Buoni dei tesoro è stato fra il 5 lj2 e il 61[2; un altro beneficio supplementare dell’ 1 por cento se il tasso è stato superiore o eguale al 6 1[2 per cento. Attualmente se il tasso del 6 lj2 si man­ tiene durante il semestre, il portatore del Buono riscuo­ terà il 3 1\2 per cento pari al 7 per cento annuo. Il de­ tentore è assicurato del rimborso alla pari nel 1935, ma, a partire dal 1924 ha diritto di reclamare ciascun anno il i rimborso alla pari a condizione di un preavviso da dare

il 1° maggio; la stessa facoltà è accordata allo Stato. Fra le diverse ragioni che sono state apportate per commentare il rialzo del tasso dello sconto, noi ravvisiamo : ohe la giustificazione principale sia insita nel desiderio di combattere le conseguenze di un ingrossamento del porta­ foglio delle Banche e di restringere le richieste di credito da parte dei clienti, fra i quali figura il Tesoro colle sue anticipazioni.

Patti e commenti.

I primi effetti del rialzo del marco in Germania. —

Dopo l’insuccesso della controrivoluzione in Germania si ò manifestato rapidamente nel mercato monetario germanico un rapido e sensibilissimo miglioramento nei cambi, un mar- catorialzo nel valore del marco in confronto con le valute estere : di settimana in settimana tra il marzo e l’aprile si è avuto un senso di restaurazione della valuta monetaria che sembrò preludere a una decisa rostaurazione econo­ mica del paese o, quanto meno, a un diverso indirizzo del­ l’economia nazionale.

II miglioramento del cambio, piuttosto che a profondo mutamento nella situazione economica del paese deve at­ tribuirsi, in parte almeno, a circostanze che potrebbero avere effetto transitorio : ricordiamo la tendenza che si va estendendo negli Stati Uniti e un qualche paese neutrale verso la concessione di crediti per materie prime e derrate alla Germania e alla creazione di vari istituti in Svizzera e in Olanda per l’appoggio finanziario.

Questo miglioramento nel valore del marco di fronte alle valute estere non sembrerebbe dovere avere una estesa influenza sui prezzi interni per la generalità delle merci e dei servigi poiché non sono variate le condizioni di inflazione monetaria e non è cresciuta la massa delle merci circolanti. Così anche non si ha aloun oenno di ri­ basso nel costo della vita in genere e nel livello generale dei salari. Ma tuttavia il ribasso nei prezzi si è manifestato piuttosto esteso e deciso in merci di provenienza estera o destinate prevalentemente alla esportazione: così Bisognala il ribasso per il rame e qualche altro metallo per varie derrate alimentari (riso, granoturco, ova, caffè, cacao, lardo), per talune speoie di legnami, per il cuoio: taluni fra que­

sti ribassi corrispondono a variazioni analoghe avvenute nel mercato internazionale, ma per lo più sono effetto del mutato livello dei cambi.

Questo nuovo andamento del mercato, per quanto forse transitorio, va determinando nel movimento degli affari un senso di riserva, di incertezza, di riduzione nell’ attività industriale che sembra preludere ai fenomeni che si possono prevedere generali quando si delineerà generale e deciso il ribasso dei prezzi per la deflazione monetaria. Il ristagno negli affari e specialmente notevole nell’industria e nel com­ mercio tessile : mentre sino a poco tempo fa i compratori si disputavano accanitamente anche piccole partite di merci la stampa segnala ora eccesso di offerta e mancanza di com­ pratori e rallentamento sensibilissimo nell’ attività indu­ striale: mentre prima ognuno cercava di sbarazzarsi della moneta in svista del suo progressivo svilimento per sosti­ tuirla con beni, ora sembra accennarsi un senso di riser­ vatezza, di attesa, che rallenta la velocità di circolazione della moneta.

Questi fenomeni per quanto forse transitori non sono privi di interesse, e mostrano quanto precaria e pericolosa sia la generale fase di effervescenza nel movimento degli | affari che domina da noi e in molti altri paesi, poggiante sul continuo progredire dei prezzi : gran parte degli utili j delle aziende industriali sono effetto più dell’ automatico |j salire nei prezzi delle materie prime e dei prodotti che del­ l ’opera manifatturiera.

Effetti monetari del rialzo del prezzo del rame. — Il

rialzo del prezzo del rame in Germania ha fatto svanire la moneta spicciola dalla circolazione: in vista delle diffi­ coltà nei pagamenti disposizioni recenti hanno consentito 1 arrotondamento delle somme dovute in guisa da ridurre I il bisogno di moneta erosa. Una situazione analoga si de­ linea prossima nel nostro paese: il listino della borsa delle merci di Genova del 1° maggio segna per il rame in pani i 1 enorme prezzo di L . 1005 il quintale ben remoto da quello di L. 170 vigente allo scoppio della guerra: in base a tale prezzo la moneta di rame di vecchio conio ha valore in­ trinseco pari al nominale : un ulteriore non improbabile ascesa del metallo renderà conveniente la fusione delle mo- j nete. Poiché non può pensarsi alla emissione di biglietti di così piccolo taglio, per evitare intoppi nelle transazioni è opportuno porre rapidamente in circolazione le piccole monete del nuovo conio, ritirando le anteriori di maggior mole.

Per il pagamento dell'imposta patrimoniale il nuovo

decreto ammette che il contribuente possa valersi (oltre che di denaro, di vaglia d’istituti d’emissione e di cedole) dei buoni del Tesoro : sarebbe opportuno consentiré anche l’ uso di titoli dei prestiti nazionali ad un prezzo sensibil- 1 mente superiore a quello di emissione per coloro che li­ quidano in una sola volta anticipatamente tutta quanta 1 imposta dovuta. Sarebbe questo un nuovo stimolo a l­ l’immediato pagamento; il vasto ritiro di titoli del debito \ pubblico attenuerebbe la probabilità che il gettito della straordinaria « leva patrimoniale » 'vada a fronteggiare le spese correnti invece di servire ad alleggerire l’onere dei debiti di guerra; la miglioria che così si verificherebbe nel mercato dei titoli di Stato riuscirebbe propizia in vista di future operazioni creditizie.

RrccARDO Ba c h i.

La disoccupazione in Italia.

(3)

16 m a ggio 1920 - N. 2402 L ’ ECONOM ISTA 229 rione di continuità. Illusioni di troppo ingenui ottimisti!

Lo spostamento di milioni d’ uomini dalle fatiche del fronte a quelle del lavoro e la trasformazione di numerose indu­ strie per le opere della pace non potevano avvenire senza provocare una situazione d’incertezza e di perplessità so­ ciale e senza alcuna minaccia per l’ordine pubblico tanto più grave quanto più andava diradandosi T atmosfera eroica creata dai successi trionfali dell’autunno del 1918.

Il congedamento delle classi avrebbe dovuto esser com­ piuto dal Governo con la massima cautela e saggezza in guisa da non gettar subito sul mercato del lavoro una grande quantità di mano d’opera che difficilmente avrebbe potuto essere assorbita. La X X V I Sezione della Sotto-com­ missione economica per il dopo guerra credette invece più opportuno suggerire la smobilitazione per classi anziché per categorie sebbene cercasse temperare quel criterio au­ spicando una riforma dell’istituto dell’esonero. Tuttavia le varie tendenze politiche, particolarmente estremiste, influì - || rono a rendere poco ordinata la graduale riduzione del- ii l’esercito che non procedè in armonia con le condizioni dell’ambiente economico nel quale si compieva. D’altra parte il tanto invocato trapasso delle industrie dalle lavo­ razioni di guerra a quelle di pace fu più lento e più arduo I di quanto s’immaginava non solamente per gli ostacoli in - || contrati nel mutamento del macchinario ma piuttosto per ! l’insieme di circostanze sfavorevoli verificatesi all’interno |j ed all’estero quali gli alti prezzi, la diminuzione di alcuni j consumi, la scarsità del capitale, l ’elevarsi del costo della mano d’opera, gli scioperi e l’inquietudine anarcoide dif­ fusasi tra le masse, un vago e comune timore d’instabilità sociale, il pessimo funzionamento dei trasporti, la man­ canza del tonnellaggio, l’alto cambio, il capriccioso regime doganale, gli impedimenti frapposti dai governi alla rego­ lare ripresa dei traffici, la confusa ed impacciata azione j della Conferenza della Pace dimostratasi spesso incapace a risolvere i complessi problemi politici di questa grave ora storica. Se a tutto ciò s’aggiunge il fatto che la no­ stra corrente emigratoria, che nel 1913 toccò quasi il m i­ lione d’uomini, non potè più riprendere il suo flusso oltre || le Alpi e l’ Oceano, avremo ben chiaro e netto il rapporto in cui i lavoratori vengono a trovarsi rispetto alla loro probabilità d’impiego: esuberanza da un lato dei medesimi e dall’altro agricoltura, industria e commercio attraver­ santi un momento di vero marasma.

Sarebbe nostro desiderio confermare queste fugaci con­ statazioni mediante il valido appoggio di dati e di cifre statistiche ma, ci duole il dirlo, siamo quasi completamente sprovvisti di fonti ufficiali alle quali poter con fiducia at­ tingere. Le rilevazioni forniteci dall’ Ufficio Municipale del lavoro di Roma e dagli uffici di statistica del Comune di Milano, di Bologna e di Firenze, sebbene preziosissime e formulate con metodo rigorosamente scientifico, nondimeno riescono troppo parziali perchè dalle stesse ci sia permesso, sia pure con approssimazione, ritrarre il delinearsi della disoccupazione nella sua portata generale. E può sembrare piuttosto strano che mentre l’ Ufficio Centrale di Statistica ha già pubblicato un denso volume sulle ultime opera­ zioni elettorali politiche non abbia ancora avuto il tempo nè di aggiornare l’ Annuario Statistico Italiano nè di se­ guire e descrivere il movimento della disoccupazione in Italia che dal punto di vista sociale ,è senza dubbio, uno degli avvenimenti più importanti e che quindi ci dovrebbe fortemente interessare.

Le tavole statistiche ( 1). che sono le sole che posse­ diamo sulla questione di cui ci stiamo occupando, pubbli­ cate dall’ Ufficio Nazionale per il Collocamento e la Disoc­ cupazione sono ben lungi dall’appagarci sia perchè tra­ scurano assolutamente l’osservazione della disoccupazione dall’epoca dell’armistizio alla costituzione degli uffici locali di collocamento e perchè sono troppo arretrate arrivando fino al 31 ottobre dello scorso anno; sia perchè si pre­ sentano abbastanza sommarie non distinguendo tra i di­ soccupati quelli che sono tali a causa della smobilitazione - militare e gli altri provenienti dalla smobilitazione indu­ striale, non classificandoli per età e relativamente a

cia-. ' 1 ' J i del lavoro. Notizie p eriod ich e sulla disoccu

pa-, p,. c<? ocam ento. Ufficio nazionale per il C ollocam ento e la Disoccupazione, a n n o II, n . 1, 2, 3. 1° m arzo 1920, Roma.

scuna categoria d’industria per sesso, tralasciando di regola i dati che si riferiscono all’impiego privato ed alle profes­ sioni; sia infine sopratutto per il modo con cui furono eseguite le indagini che, come lealmente dichiara l’ Ufficio stesso, è riuscito praticamente incompleto in quanto gli organi tecnici comunali del collocamento e della erogazione dei sussidi talora non inviarono le loro risposte periodiche sulla precisione di molte delle quali vien naturale d’avan­ zare qualche riserva e che, anche a prescindere da ciò, riescono sempre ristrette giacché si fondano sulle iscrizioni effettuatesi su registri tenuti dagli uffici i quali non ri- speccliaino esattamente la disoccupazione determinan tesi in una data regione perchè parecchi, pur essendo senza la­ voro, particolarmente se appartenenti alla piccola borghesia, preferiscono collocarsi direttamente senza l’aiuto d’ alcun istituto pubblico o privato. Ciò premesso, anche per av­ vertire che le cifre che qui sotto riportiamo sono molto inferiori al vero, esaminiamo più dettagliatamente il fe­ nomeno della disoccupazione in Italia.

Il totale dei disoccupati inscritti dall’inizio del funzio­ namento degli organi locali di collocamento al 31 otto­ bre 1919 fu di 524.875 dei quali 397.098 uomini e 127.772 donne. Circa il movimento della disoccupazione esso andò crescendo dal marzo all’aprile e decrescendo dal maggio all’ottobre sebbene alla fine di questo mese fosse maggiore che al principio del marzo precedente. Come cause di tale sviluppo e susseguente riduzione possono elencarsi il con­ gedamento di molte classi fino all’aprile ed il difficile adattamento nello stesso periodo di numerose industrie di guerra ai compiti della pace, la sosta avvenuta nella smo­ bilitazione in maggio e la possibilità d’assorbimento di mano d’opera da parte dell’agricoltura nella stagione della

falciatura delle messi ed in quella delle vendemmie. Distribuendo il fenomeno per regione constatiamo che il massimo della disoccupazione si ebbe nell’ Italia setten­ trionale, specialmente nella Lombardia, nell’Emilia e nel Veneto, ed il minimo nell’Italia Meridionale, specialmente nella Basilicata e nelle Puglie. Ciò non ha bisogno di spiegazione se si pensi che il nord è prevalentemente in­ dustriale; però d’altra parte la cosa contrasta con il fatto che principalmente dal sud prendeva origine la nostra emigrazione prima della guerra. La disoccupazione del V e­ neto evidentemente è in massimo grado in dipendenza delle distruzioni compiutesi nel territorio che fu occupato militarmente dal nemico e nel quale si svolsero le opera­ zioni strategiche. La differenza delle cifre statistiche può conseguire anche da un probabile più accurato e perfetto funzionamento degli uffici locali di collocamento dell’ Italia settentrionale rispetto a quelli dell’Italia meridionale.

Se consideriamo poi l’andamento lineare per regione del fenomeno ci si presenta egualmente diverso nel nord e nel sud d’Italia con questo caratteristico aspetto che mentre nel nord la curva dopo aver raggiunto il suo ver­ tice tra il maggio ed il luglio discende sempre più note­ volmente, nel sud invece sale rapidamente, si mantiene stazionaria ed abbassandosi infine bruscamente non riesce mai a toccare il punto di partenza, ecoezione fatta della Basilicata. Ecco a riprova alcune cifre: in Piemonte al 31 marzo 1919 il numero dei disoccupati fu del 24.79 per mille di tutto il Regno, il 30 aprile del 56.55, il 31 maggio del 49.84, il 30 giugno del 33.74, il 31 luglio del 39.23, il 31 agosto del 31.85, il 30 settembre del 25.03, il 31 otto­ bre del 22.97; in Puglia al 31 marzo il numero dei d i­ soccupati fu del 7.47 per mille, al 30 aprile del 20.15, al 31 maggio del 20.19, al 30 giugno del 22.92, al 31 luglio del 22.04, al 31 agosto del 25.35, al 30 settembre del 20.50, al 31 ottobre del 12.21.

(4)

230 L’ ECONOMISTA 16 m a ggio 1920 — N. 2402

|| dei trasporti però lo sviluppo lineare di tutte queste è j i progressivo ed ascendente mentre nelle prime c ’è una ri- [ levante tendenza al riassorbimento della mano d’opera. La !i causa dell’aumento della disoccupazione nelle industrie poligrafiche consiste principalmente nella mancanza di j! operai qualificati, invece quella dell’aumento della disoc­

cupazione nell’industria dei. trasporti è in connessione con il ristagnare dei traffici e per gli autoveicoli con la scar- || sità sul mercato della benzina.

11 fenomeno della disoccupazione merita la maggiore

|j attenzione da parte delle autorità statali in quanto, finché

esso perdura costituisce un grave pericolo per l’ ordine pubblico ed è motivo d’un malessere sociale'assai pro­ fondo; perciò i rimedi presi per eliminarlo, quando s’ ispi­ rino a criteri razionali, non saranno mai troppi. 1 prin- ! cipali mezzi por influire sul mercato del lavoro possono ¡I essere, come è noto, la costituzione di uffici di colloca­

mento, la erogazione di sussidi, rincremento dei lavori pubblioi, l’ emigrazione. Le organizzazioni operaie credono anoh’esse di poter determinare una maggiore domanda di lavoro ricorrendo a misure che nulla hanno in sè di | economico. Ma di tutto ciò ci riserbiamo dire altra volta. 11

Giu l i o Ta m a g n i n i.

Murimi e noli.

Non sarà inopportuno una rapida rassegna sulle con- j dizioni attuali della marina italiana e sulle previsioni dei j noli per il prossimo futuro.

Alla fine della guerra, anzi meglio al 31 dicembre 1918, la flotta mercantile italiana era ridotta a 1.051.357 tonn., ma essa si è andata mano a mano ricostituendo come segue :

al 31 die. 1918 tonn. 1.051.357 al 30 giugn. 1919 » 1.204.500 al 31 die. 1919 » 1.750.250 al 30 giugn. 1920 » 2.284.190

A maggiore spiegazione occorre dire che nel primo se­ mestre 1919 si ebbero entrate in servizio 6 navi costruite in Italia per tonn. 44.300 e 38 navi per 108.861 tonn. acqui­ state all’estero o ricuperate dal mare; nel secondo seme­ stre 1019 si ebbero 13 navi costruite in Italia per 61.062 tonn. e 238.263 acquistate all’estero o ricuperate. Pel primo semestre 1920 si fanno le seguenti previsioni: piroscafi co­ struiti o varati 23 per tonn. 163.560, più 8 piroscafi varati o in allestimento nella Venezia Giulia por tonn. 73.157; acquistati all’estero 33 di tonn. 200.920 e già costruiti pei quoli si debbono perfezionare i piani finanziari 18 per tonn. 96.300. È lecito sperare in qualche miglioramento alle cifre sopra indicate, specialmente se si otterrà una equa ripartizione del tonnellaggio già appartenente agli Stati nemici.

Nelle costruzioni future e per nuovi impianti, che sono così validamente sostenuti, da alcuni fautori di imprese avventate, occorre tenere presente le previsioni che nei circoli marinari inglesi specialmente si fanno in merito al al prossimo andamento dei noli. In Inghilterra si prevede imminente un ribasso precipitoso ; malgrado lo sperpero di tonnellaggio provocato dalle congestioni dei porti, dal disservizio ferroviario, dagli scioperi e dalla gestione più o meno burocratica e semimilitare alle quali sono ancora sottoposte le navi mercantili, si nota che il gettito di nuove navi da parte dei cantieri navali di tutto il mondo oontinua in misura così fantastica da spingere verso una vera pletora di navi. Gli Stati Uniti, oltre alla quantità enorme di tonnellaggio che hanno in costruzione per conto della Giunta Marittima di Stato, hanno messo in cantiere per conto di armatori privati 263 grandi piroscafi d’ao- ciaio, per più di 2 milioni di tonn.; nel secondo semestre dell’anno 1920 ne avranno in scalo per 3.000.000 di tonn. Tutto questo tonnellaggio sarà riversato sulle linee di traffico con l ’ Europa. "Oggi la partecipazione del tonnel­ laggio americano sul traffico marittimo europeo è già form idabile: dei nove m ilion i di tonn. d elle quali d i­ spone la marina mercantile americana, il 52 percento è addetto ai traffici oon l ’ Europa. Numerose altre na­ zioni concorrono a creare nuovo n aviglio : l ’ Inghilterra g m ilioni di tonn. nel 1920; i Giapponesi 700.000; Fran­

cia e Italia 1.500.000; Canada 390.000. Si calcola quindi !| che per la fine del 1920 vi sarà nel mondo un 30 per II cento di naviglio di più sulla disponibilità che si sa­ rebbe avuta qualora non fosse avvenuta la guerra e ! ' l ’aumento annuo della flotta mercantile mondiale avesse

proceduto col ritmo normale.

Di contro occorre osservare che attualmente il nu­ mero di viaggi utili che una nave da trasporto può com ­ piere in un determinato periodo di tempo è ridotto a circa la metà della media ante guerra, infatti le soste nei porti è di non meno del doppio d e ll’ ante guerra. A Londra la media di sosta era di 6 giorni ed ora è di 33.

Se la sistemazione dei trasporti terrestri e la assenza j di scioperi concorrerà ad un m igliore utilizzazione del tonnellaggio, la discesa dei noli sarà precipitosa e duratura.

Il mercato finanziario nell’aprile

1920

.

Presentiamo nella tabella seguente i numeri indici re- j: lati vi alle quotazioni di compenso delle azioni per i primi ! quattro mesi del corrente anno per i vari gruppi di so­ cietà i cui titoli sono oggetto di più frequenti operazioni || nelle borse italiane, numeri indici calcolati prendendo per j: base il prezzo di compenso del dicembre 1919, secondo le || note norme metodologiche:

febbraio marzo aprile Variazione percentale fra marzo e aprile. Istituti di credito 104.08 104.26 102.75 ex 2.59 + 1.21 E x Ferroviari 106.78 103.85 102.25 ex 1.30 — 0.29 Trasporti terrestri 104.66 102.95 102.39 ex 0.52 — 0.04 Trasporti maritt. 112.43 110.88 122.83 ex 1.50 + 12.13 Cotone 135.17 137.67 143.23 ex 2.56 + 5.90 Juta 119.80 ’ 161.00 155.40 ex 6.00 + 0.25 Lana 120.59 ex 0.27 118.86 ex 3.05 119.26 ex 0.54 + 0.80 Lino e canapa 138.30 134.00 ex 6.38 148.90 + 11.12 Seta 127.94 128.37 131.94 ex 3.63 + 10.28 Miniere 109.77 113.56 119.02 ex 7.44 + 11.36 Siderurgiche 103.45 105.51 97.18 ex 5.97 — 2.24 Meccanice 100.67 101.98 94.09 ex 6.25 — 1.61 Automobili 114.56 ex 0.40 111.07 ex 4.83 115.75 + 4.21 Elettriche 105.32 104.37 100.63 ex 2.24 V 3.35 Chimiche 105.39 106.39 100.03 ex 1.03 + 4,39 Zuccheri 119.26 119.55 126.21 ex 0.63 + 6.’ ■ Alimentari varie 108.52 104.85 112.56 ex 0.75 i + 8.02 Acquedotti 99.87 98.91 98.87 ex 1.42 + 1.40 lmmobil. costruz. 107.37 105.78 113.29 ex 1.12 + 8.19 Diverse 115.30 ex 0.55 126.88 145.43 ex 0.89 + 15. 2 Indice generale 106.81 ex 0.05 106.97 ex 0.01 106.49 ex 2.99 + 2. A

(5)

16 m aggio 1920 — N. 2402 L ’ECONOM ISTA 231

Indici dei prezzi di compenso delle azioni

^ ■ ■ * :... a> co£3 _• PREZZO a oo S-3 PREZZO

C5 os

l a di com penso Indice * ® « e* l a di com penso Indice

SOCIETÀ -■2 “ •2 s- — = a o.B 1 —1 a; ca ai o ‘E « C a pi ta le S< d ie . 19 19 -d ic e m b re 1 9 1 9 (1 ) aprile 1920 aprile 1920 SOCIETÀ a a o,| u 'E u C a p it a le S d ie .1 9 19 ■ d ic e m b re 1 9 1 9 ( 1 ) aprile 1920 aprile 1920

Istituti di Credito Automobili e affini

Banca d ’ italia 102.1 18t> 1470 1470 ex 5 5 100 ex 4.33 Fiat . . . . 116.7 200 350 416 118.9 Banca Com m erciale . 126.3 260 1170 1320 112.8 Isotta Fraschini . 99.5 18 68 74 ex 6 108.8 ex 8.82 Banca Italiana dì Sconto . 93.3 315 620 604 97 4 B ia n ch i... 86.0 14 94 88 93.6 Banco di Roma . 102 5 150 116 114 ex 7.50 98.3 ex 6.47 Spa . . . 121.2 10 206 96.1 Credito Italiano . - . 122.1 200 794 830 ex 40 104.5 ex 5.04 Itala ... 129.0 2

22 80 92 115.0

Istituto lt. cred. fond. 95.5 40 516 518 100.4 Ansaldo S. Giorgio . — 88 102 115.9

In complesso . 1109.36 1145 — ■ - 102.75 ex 2.59 In complesso , 112.91 266 — 115.75 ex 0.60 Ex-ferroviari Elettriche Mediterranea 82.7 106 220 214 ex 8 97.3 ex 3.64 114.0 60 130 m ex 8 103.1 ex 6.15 M eridionali . . . . 97.3 191 524 550 105 0 Bresciana . . . . 92.4 34 146 148 101.4 In complesso . 92.09 297 - - 102.25 ex 1.30

Riviera ponente Negri E d is o n ... 74.1 92.9 110 96 200650 200 044 ex 34 100.099.1 Trasporti terrestri Conti • . . . . 97.7 46 430 440 ex 20 102.3 ex 4.85

Ligure toscana . « 100.0 60 250 240 ex 14 96 0 ex 5.60 Naz. di ferrov ie e tramvie 93.3 8 140 150 107.1 Lom b. distr. el (Vizzola). 111.1 33 ìOOO 980 98.0 Tranvie romane. 86.4 8 166 166 ex 10 100.0 ex 6.02 Unione eserc. elettr. ¡5.9 62 74 119.4 Unione tram, el Genova 73.4 23 426 370 86.8 Elettr. Alta Italia 94.0 30 312 330 ex 13.75 105.8 ex 4.41

Veneta costr. eser. ferr. . 90.4 24 170 202 118.8 Adam ello . — V 30 274 250 102.2

Soc. torinese tramways . 98.3 6 240 230 95.8 Forze idr. M oncenisio — 10 100 100.0

Comp. r. ferr. sorde (ord.) — 24 226 230 101 8 Forze idr. T rezzo d ’Adda — 340 100 0

In complesso . - 93 - - 102.39

ex 0.52

Id ro-el. Piem onte

Off. elettr. Genovesi . _ 4020 300130 120

300 ex 12.50100.0 ex 4.1792.3 ex 5.36 Trasporti marittimi In complesso . 93.95 605 — • 100.63

ex 2.24 L loyd Sabaudo . 109.6 60 420 470 ex 21.20 111.9 ex 5.05 Chimiche

Navig. Generale . 101.3 180 740 940 127.0

Navig. Alta Italia 107.9 15 460 536 ex 24.20 116 5 ex 5.26 Anglo romana gas 79.3 40 684 626 ex 30 91.5 ex 4.11

In complesso . 103.6/1 255 —112.83 Italiana Carburo calcio . 122.5 16 1090 1080 ex 26 99.1 ex 1.50 Elettrocliim . Roma (Soda) 84.2 11 120 126 105.0

Cotone Colla conc. Roma 89 0 25 178 240 133.8

Unione conc. chim ici 100.0 70 150 176 119.3 Cotonificio Cantoni . 116.9 12 690 760 110.1 Prodotti azotati . — 10 320 310 ex 19 96.9 ex 5.94

» Valseriana 122.7 10 356 610 ex 25 171.3 éx 7.02 Materie coloranti Bonelli. — 30 90 100 111.1 » Veneziano 139.1 17 128 216 ex 14 168.7 x 10.90 Candele stear. Mira . — 14 130 140 107.7

Cucirini Coats . 108.6 18 190 230 121.1 In complesso . 93.54 216 _ 110.03

De Angeli Tess. stamp. . 117.8 25 358 524 148.4 ex 1.03

Manifattura Tosi 131.8 9 224 320 142.9

Zucchero Unione man.-già Muggiani — 9 230 318 ex 14 138.3

In complesso . 119 M 100 -143.23 Ind. it. zucchero indigeno 115.2 30 304 362 119.1 Juta Raffineria lig lom b.Guliuelli . . . . 110.0117 0 50 35010 1 IO 124opt ex 9 136.5 ex 8.18450 128.6 .Iutificio Costa . 100.0 2 120 214 178.3 Romana fabb. zucchero . 101 6 114.3

20 2 7080

74

160 105.7187.5

.Iutificio di Spezia 91.7 110 154 ex 10 140.0 ex 9.09 Eridania 93.5 19 340 468 137.6

In complesso . 95.00 5155.40 ex 6 In complesso . 107.23 131 -126.21 ex 0.63 Lana Alimentari varie Lanifìcio Rossi . 106.5 22 1650 1830 110.9 Distillerie italiane 122.5 50 134.16 164 114.8 » Targetti Manif. Borgosesia 96 0 6 240 310

M olini alta italia 108.3 10 260 280 107.7

104,0 5 520 650 143.3 ex 5.C Pantanella . 86.4 10 140 ¿154 ex 8.60 110.0 ex 6.07

Lanif. di Gavardo 4 600 860 ex 30 Semoleria . . . . 364 104.9

In complesso . 104.06 37 Cassanello .Venchi & C .. .. .. 128.1 2 256210 234320 111.4125.0

Lino e canapa In complesso . 112.76 81 — 112 56

ex 0.75

Lanif. canapa raz. 121.8 15 470 700 148.9 Acquedotti

In complesso . 121.76 15 —n s . 90

Acqua marcia 97 4 10 1900 1900 100.0

Seta Condotte d ’ acque 102.1 10 286 276 ex 15 96.5 ex 6.24

Acquedotto pugliese . 104.7 14 314 322 102.5 Filatura cascami 163.6 10 720 125.7 ex 6.94 » L)e Ferrari 96.0 12 286 278 ex 6.25 97.2 ex 2.19

Tess. ser. Bernasconi 130.5 9 120 182 151.6 T orin ese acque potabili . 640 620 96.9

In complesso . 147.95 19 _ _ 137.9/t In complesso . 100.28 55 — 98.87exl.42

Miniere ex 3.63 Immobiliari e costruzioni

E l b a ... 86.4 75 280 306 ex 25 109.3 ex 8.93i 106.1 60 278 336 ex 6 120.9

Mont ec at i ni . . . . 112.8 75 164 220 ex 12 134.1 ex 7.32 110.6 26 396 460 116.2

M onteponi . . . . 102.4 8 840 . 870 103.6 Im prese fon diarie . 106.4 30 97 115.5 ex 4.34

Miniere di antim onio — 0 74 70 ex 4 94.6 ex 5.41 97.6 60 264 106.1

Lignitifere . . . . -- 7 140 140 ex 4.20 100.0 ex 3.00 Bonifiche ferraresi . 102.9 33 370 430 116.2

In complesso . 104.46 171 _ 119.021.7.44 Aedes .R endite fondiarie. . . — 11 106014 100 96 ex 85 96.0 ex 6.00111.3 ex 5.66

Siderurgiche In complesso . 105.07 234 — — 113 29

T ern i . . . . 98.1 100 1060 1080 ex 80 101.9 ex 7.50 Diverse ex 1.12

Ilva 87.4 300 208 200 ex 16 96.1 ex 7.69

Metallurgica It. .V o l t r i ... 91.0 40 142 140 98.6 D ell’Acqua . . . 109.3 12 206 410 199.0

82.9 12 340 Zn2 109.4 Richard Ginori . 83.3 10 300 340 113.3

Gregorini . . . . 75.2 60 136 124 91.3 Italo-americana . 117.8 12 530 960 ex 18.50 181.1

In complesso . 87.93 512 _ 97.18 exfi.97 Sylos d i Genova. 94.5 5 138 1 168 114.5 Concerie it. riunite . 93.5 3 750 750 100.0 Meccaniche Cartiera italiana 107 5 4 1310 1600 ex 86 122.1 ex 6.49

Cartiera m eridionale 149.3 2 1120 1500 133.9

Ansaldo . . . . 91.6 500 214 198 ex 15 92.5 ex 7.01 A. Reina . . . . — 6 44.60 40 89.7

Breda 81.2 100 268 248 ex 15 Giov. GilardirtT . — 6 260 268 107.2

Miani & Silvestri 89.9 40 112 102 ex 8 91.1 ex 7.14 Marconi ord. — 31 220 340 154.1

X U 1(^ n e m ecc. Reggiane . ^ e s *° S. Giov. Camona aS* .M°n c e n is ie Off. d i S avigiiano 97.1 36 60 48 96.0 Italiana Cines — 5 300 400 ex 3.60 133.3 ex 11.7 96.9 5 20 15 126 Z 126 ex 9 78 1500 ex 63 100.0 ex 7 14 111.4 136.3 ex 5.73 In complesso . 104.64 96 145.43 ex 0.89 In complesso . 90.23 716 ~ 94.09 e%6.25

INDICE GENERALE. 99A9 5049 106.49

(6)

232 L’ECONOMISTA copiosi dati presentati nel nostro studio sulle « fluttua­

zioni stagionali nella vita economica italiana » (cap. V ili). Come appare dai dati sovraesposti, per parecchi gruppi di titoli si hanno aumenti percentuali di prezzo tra la fine di marzo sensibilmente più marcati di quello risultante dall indice generale : però lievi aumenti o anche ribassi si hanno rispetto a gruppi di società rappresentanti un ri­ levante capitale, le quali prevalgono nella media ponde­ rata formata per la determinazione dell’indice generale. — Notevole la tenuità della variazione dei tild i bancari; per effetto di una certa debolezza provocata nell’ultima set­ timana del mese dal decreto che ha imposto la nomina- tività per tali titoli. Presso che stazionari gli ex ferro­ viari e complessivamente anche i ferroviari e tranviari, in forte aumento i titoli marittimi su acquisti speculativi in vista delle migliorie nella situazione delle aziende che potranno derivare dalla prossima derequisizione delle navi, malgrado la tendenza al ribasso nei noli. In ulteriore mar­ cato rialzo i valori tossili e specialmente i cotonieri, i quali hanno guadagnato circa il 43 per cento sul livello dei prezzi del dicembre: questo movimento ascensionale si ri­ connetto coi benefici che molto aziende tessili realizzano per plusvalenza delle materie prime. In gran rialzo i va­ lori minerari in relazione ai cospicui dividendi distribuiti. Depressi i siderurgici e i meccanici per la precaria situa­ zione determinata dai conflitti operai e dalla deficienza di combustibile Depressi anche i valori delle industrie elet­ triche. In buon progresso i chimici specialmente in vista della potente colleganza che è in corso di formazione per la produzione dei concimi. Sostenuti i valori immobiliari gli alimentari, e fra i titoli di aziende varie, specialmente i titoli delle imprese cartarie e della esportazione in dipen­ denza dei rilevanti dividendi distribuiti.

Ri c c a r d o Ba c h i.

Il fenomeno burocratico

e il momento economico-finanziario^1).

5. La situazione finanziaria odierna — Le lacune del­

l’esposizione finanziaria dell’on. Sehanzer e la neces­ sità di limitare le spese pubbliche.

Questo il lato politico-sociale del problema burocratico esaminato nelle cause e negli effetti più salienti, a guisa di promossa necessaria per intendere nella sua interezza il probloina che mi son proposto di lumeggiare.

Naturalmente, così complesso non poteva essere scevro di effetti di carattere finanziario. Il peso tributario im­ posto alla nazione por tenere in piedi un edificio di tanta e così imponente molo, non ha potuto fare a meno di pro­ vocare una reazione ò tanto più giustificata in quanto dà molti o visibililsimi segni è manifesto che si è ancora ben lontano dall aver trovato un punto di equilibrio pur che sia tra le aspirazioni della classe impiegatistica e le con­ cessioni fatte dallo Stato. Sintetizzando, la situazione odierna può riassumersi così: diffuso malcontento fra tutti coloro che prestano la loro opera, sia intellettuale che materiale, a favore dello Stato, con conseguente con­ traccolpo sul rendimento del lavoro, il quale, d’altra parte non essendo diminuito ma aumentato, crea, la necessità dell’assunzione di nuovo personale. Questo strano pro­ cesso, proseguendo alTinfìnito dovrà determinare inevita­ bilmente una situazione insostenibile, sia perchè quanto più ingrossa le falange degli impiegati, tanto più si rende impossibile la loro decorosa sistemazione morale ed eco­ nomica, sia perchè la forza derivante dal numero di essi e dalla potenza formidabile della loro organizzazione, porrà lo Stato alla completa mercè dei suoi dipendenti, annullandone addirittura ogni larva di prestigio e provo­ cando quella rapida decomposizione degli organismi e degli istituti che rappresentano l’intelaiatura dello Stato bor­ ghese. Il quale, così procedendo, fornisce al partito so­ cialista un’ottima e potentissima arma per accelerare lo scompaginamento degli attuali ordinamenti, la cui esi­ stenza presuppone una salda disciplina, uno spirito di

coe-(1) Vedi Economista N. 2401 del 9 maggio 1620 pag. 218.

sione e di solidarietà negli organi che dello Stato sono emanazione, lo rappresentano, ne attuano la volontà nella sfera delle attribuzioni loro concesse dell’cdierno diritto positivo.

11 trattamento economico che vien fatto ai dipendenti dello Stato è una conseguenza che è derivata dalla im­ possibilità che Je condizioni economiche del nostro Paese possano sopportare il peso finanziario che si determine­ rebbe se si volesse concedere un’adeguata retribuzione al­ l’imponente esercito di coloro che prestano servizi allo Stato (1).

Da un lato, la spesa per il funzionamento dell’ammi- nistrazione Statale e salita ad una cifra che assorbe quasi la meta delle entrate di tutto il bilancio, e non è possi­ bile ammettere che sia destinata a consolidarsi nella somma attuale, se si tien conto delle nuove richieste avanzate, che in parte dovranno essere esaudite perchè determinate dall’incessante inasprirsi dei prezzi.

Dall altro, la crisi economica determinata dalla guerra non permette, senza mettere a repentaglio l’organismo produttivo nazionale, un prelievo d’imposte maggiore di quello che verrà a compiersi quando potrà funzionare la recente riforma del nostro sistema tributario. Un rapido sguardo alla nostra situazione finanziaria attuale ne offre la riprova. I dati forniti dall’on. Schanzer nell’esposizione finanziaria dal Ifi dicembre dello scorso anno tendono a mostrare che un eccessivo pessimismo è ingiustificato; ma chi non ha la responsabilità politica del Ministro del Tesoro ha avuto buon gioco per notare che son vi lacune nella sua esposizione.

(1) Non m i dilungo a dim ostrare il disagio econ om ico dalla guerra a tutti gli im piegati p u bb lici, p erchè esso non ha bisogno di dim ostrazioni o di lnngo com m ento.

Tutti sono concordi n ell’ ammèttere che la rem unerazione con ­ cessa dallo Stato ai suoi d ipen den ti è insuffìcente ai più elem en­ tari bisogni della vita, e in ogni m odo che gli aumenti concessi durante il conflitto non hanno neppure lentam ente seguito la ver­ tiginosa ascesa dei prezzi di tutte le m erci, derrate e servizi.

L’ orgasmo della massa im piegatistica si è venuta accentuando parallelam ente al forte sbalzo in avanti subito dalle rem unera­ zioni degli impiegati delle aziende private e sovratutto dalle I! alte m ercedi che sono riuscite a strappare quasi tutte le cate- || gorie dei lavoratori dei cam pi e degli operai dei grandi stabili- !. m enti industriali. La creazione di quella che fu detta — non a |! torto — la nuova aristocrazia della fabbrica, non è l’ ultima d elle cause per cui i prezzi hanno potuto ascendere ad altezze incre­ dibili : che gii alti salari, congiunti al contem p oraneo consegui­ m ento d epa dim inuzione delle ore di lavoro, hanno ingenerato qu ello che oserei chiamare la mentalità spendereccia delle nostr ij

maestranze. 11 contraccolpo che essa produsse nel fon d o di rii

chezza destinato al consum o, fu altrettanto inevitabile quanto di ìj leterio per coloro che, com e gli im piegati e salariati d ello Stat I' e altre poche categorie di cittadini, p ercepivano ua redd ito fìsso non destinato a seguire, se n on in debolissim a misura, il verti­ ginoso rincaro delle sussistenze.

L’ inversione com pleta verificatasi nella valutazione del lavoro per effelto della quale l’ attività intellettuale è venuta ad assu­ mere un secondarissim o posto nella gerarchia dei com pensi, di fronte all’ invadente supervalutazione del lavoro m anuale, ha d e­ terminato uno stato d ’ aniono suscettibile di gravi conseguenze ! per la coesione e solidari2tà della com pagine sociale. Di questo stato d’ animo generato da una strana situazione che è venuta d’ un tratto a capovolgere una tradizione secolare, rimasta intatta attraverso le più turbinose vicen d e storiche e che ho un legit­ timo e razionale fondam ento perche riposa n ell’ind eclin ab ile esi­ genza sociale di non affievolire l’incentivo alla p roduzione dei beni immateriali che tanta parte fu ron o nella storia due volte millenaria del progresso um ano, di questo stato d'an im o, d ico, si sono fatti interpreti uom in i d ’ alto intelletto e di probità in ­ discussa, fra i quali, or sono poch i m esi il venerando senatore Cian in un articolo apparso nel « Corriere della Sera * del 22 n o ­ vembre scorso, dal titolo « Verso una nuova barbaria? » Amo il­ ludermi, egli scriveva: e considerare com e una ubbriacatura, per­ sistenze m entre il torchio lavora senza tregua a fabbricare bi­ glietti di Stato e m entre si d iffon d e epidem icam ente la follia deli alti salari, questo fen om en o pel quale s’ é dato il caso che in questi giorni, in u n ’ am ichevole riunion e di professori u n iver­ sitari si slanciasse, e non per burla, un’idea del resto tutt’altro che disprezzabile, quella d i dichiarare al governo che si rinunciava al magro in d ecoroso aum ento di stipendio e si chiedeva, sem­ plicem ente, d ’ essere pareggiati nello stipen dio e nelle com p e­ tenze ai m acchinisti d elle Ferrovie di Stato ».

Sintomi vari annunciano una più che plausibile reazione contro la tendenza d i sopravalutare l’attività m aniaie in con ­ fronto a quella intellettuale, così com e è un visibile effetto della perdita di qoalunque autorità da parte d ello Stato il fen om en o che alcune categorie di impiegati, m ettendo a frutto la materialità delle fu nzioni che disim pegnano, hanno ottenuto una posizione econom ica di gran lunga superiore a quella che è stata fatta ad altre categorie non bolsceviche nè ricattatrici. L’ esem pio citato dal sen. Cian è lì a dim ostrarlo.

(7)

L ’ ECONOM ISTA 233 16 m aggio 1920 ~ N. 2402

Secondo il riassunto del bilancio di previsione dell’en­ trata e della spesa per l’esercizio 1020-21 si avrebbe:

una spesa totale di L. 11.017.315.015.61 nell’entrata » » 9.025.379.015.59 e una differenza » » 1.991.936.000.02

Ma poiché nella parte passiva non si è tenuto conto, come lo stesso on. Schanzer ha dichiarato, di ulteriori in­ derogabili spese che egli prevede nella somma di circa 600 milioni, il disavanzo dell’esercizio 1920-21 si aggirerà intorno ai 2600 milioni.

E ’ stato osservato che la previsione di una aggiunta al passivo di soli 600 milioni è oltremodo ottimistica. Il sen. Leone Vollemborgh tenuto a dichiarare che quest’u l­ tima somma verrà assorbita interamente da Ila partita del servizio delle polizze ai combattenti. In cifra tonda, j si può aggiungere un altro miliardo e mezzo alla cifra [! ammessa dall’on. Schanzer, per modo che può fissarsi in || 4 miliardi il deficit di bilancio al 30 giugno 1921, e in | 100 miliardi, alla stessa data, il debito pubblico comples­ sivo, cioè comprendente i debiti amministrati dalla Dire­ zione G-onerale del debito pubblico e quelli amministrati dalla Direzione Generale del Tesoro, ma esclusa la circo­ lazione di Stato e quella bancaria a debito del Tesoro, non esistendo nei loro riguardi il servizio degli interessi.

Naturalmente, qui si allude al deficit di bilancio ; d'altra parte c’è anche il deficit patrimoniale che non si | può trascurare perchè implica un aggravio di spesa per l’onere degli interessi che trae seco lo sbilancio a danaro. Ogni debito contratto, dovunque e in qualunque forma per far fronte al bisogno di numerario che non può otte­ nersi attraverso le imposte in generale, figura nel bilancio per la spesa necessaria al pagamento degli interessi, ma figura in attivo sotto l ’equivoca dizione di entrata per

movimento di capitali (1).

E così che il debito pubblico si eleva, silenziosamente, ma non perciò meno deleteriamente. E coll’aumentare di esso diminuisce il credito interno e quello estero. La fidu­ cia dei creditori, nelle contrattazioni private, è in ragione diretta della capacità e dell’attitudine che il debitore ad­ dimostra nelTamministrazione del proprio patrimonio.

Accade agli Stati, ciò che accade agli individui singoli. Lo stesso pubblico inglese raccolse con diffidenza, nello scorso anno, l’appello fatto dal Governo per un prestito destinato a sistemare in parte la situazione finanziaria ; creata dalla guerra ; più recente è il monito lanciato dalla Francia al suo Governo che l’invitava a sottoscrivere lar­ gamente al prestito. Questo non ha ottenuto l’esito spe­ rato perchè si è accertato che le spese di guerra supe - ! rano i 250 miliardi e il bilancio del 1920 supererà i 50

miliardi !

L ’esito soddisfacente ottenuto dall’ultimo prestito ita- ; liano non deve essere interpretato con ottimismo eccessivo : e pericoloso. Un terzo solo della somma sottoscritta fu versata in denaro, e non è molto se si tien conto che il reddito nazionale, sia pure nominalmente, è all’incirca qua­ druplicato.

L ’incertezza che grava sui mercati interni e intema­ zionali, tanto monetari che industriali, ha distolto i capi­ talisti dal fare larghi investimenti in nuove imprese, e questa circostanza non ha influito poco ad invogliarli a | sottoscrivere con una certa larghezza. Ma il credito interno per l’ Italia non assurge all’importanza che ha il credito internazionale. Conservare questo è, nelle nostre condi­ zioni, assolutamente necessario.

I governi delle nazioni dispensatrici di credito hanno intuito che ai detentori del potere politico in Italia manca la capacità di ridonare al bilancio dell’economia e della

(1) il Conigliani, parecchi anni or son o, av v ertila stranezza e il pericolo di chiamare entrata ciò che è una passività quando scriveva : « ... o si coprirà c o ll’eufem ism o di quella categoria

passiva: che è l’ entrata del m ovim ento dei capitali, l’ accension e di

« nuovi debiti, che per questo non pesano m eno sulle sorti della « finanza ». Cfr. « La sincerità dei bilanci italiani » in « Saggi di econom ia politica e di scienza delle finanze » pag. 530. E più in ­ nanzi, pag. 536 : « Riandando sotto questo aspetto le v icen d e pas- » sate e presenti della nostra finanza, bisogna convincersi quanto « abuso sia stato fatto di q u ell’illusoria apparenza che all’aggra- < \ amento del conto patrim oniale dà il figurare esso in bilancio « com e entrata della categoria m ovim ento d i capitali ».

finanza nazionali, un assetto che sia il frutto di una po­ litica di raccoglimento, non di sperpero. Hanno reagito contro l’indirizzo politico finanziario prevalente, a base di spese crescenti di dubbia o negativa produttività, in mas­ sima parte ispirate al principio di andare incontro alle esigenze dei partiti estremi, ai quali non interessa il pa­ reggio, sibbene l’inasprimento dello squilibrio tanto eco­ nomico che finanziario, dal quale attendono il crollo dei governi borghesi, sempre vieppiù tacciati di inettitudine a ricondurre la nazione verso la sua resurrezione eco­ nomica.

L ’ urgenza e la necessittà, pertanto, del riassetto finan­ ziario impone una inesorabile limitazione delle pubbliche spese (1).

Un’antica teoria — quante verità di quegli scrittori che furono definiti come superati, forse perchè ebbero dei rapporti economici e sociali una più austera e com ­ prensiva visione, in contrapposto alle chimere e alle ideo­ logie elio brulicano nei cervelli degli ignoranti di oggi — aveva posto come principio cardinale di una saggia eco­ nomia pubblica e privata che le spese debbono trovare un limite nelle entrate, e nella pratica i governi a questa massima s’ inspiravano. La moderna dottrina finanziaria ha dichiarato inaccettabile questo principio, dichiarandolo valevole per gli individui, non per gli Stati. I Parlamenti e i governi hanno accettato la teoria con entusiasmo per­ chè permetteva loro di consolidare le posizioni acquisite, senza rendersi conto delle gravi conseguenze che ne sareb­ bero derivate, non solo di carattere economico, ma altresì politico.

Se non si riuscirà ad ottenere un impiego meno an- tiedonistico delle pubbliche entrate, e se alla pretesa as­ solutezza e ineluttabilità della spesa, la pubblica opinione non reagisce, i più gravi disinganni si preparano all’ Italia. Come ho avuto occasione di osservare altrove, io non credo ; alla possibilità che all’equilibrio si possa pervenire attra­ verso una imposizione opprimente (1). Se le spese crescono con una velocità maggiore dell’aumento dei redditi, e se in pari tempo esse non soddisfano bisogni pubblici, ma le esigenze di determinate classi o gurppi sociali; se, ancora, il prodotto delle imposte non trova un corrispettivo, non serve a scopi politici e più precisamente a produrre un senso di benessere momentaneo o a ridurre al silenzio le classi proletarie, facendole beneficiare dei proventi pub­ blici (lavori pubblici inutili, monopoli passivi ecc.) se, in­ fine, il ritmo delle spese non va di pari passo con quello delle private economie, è intuitivo che la dissoluzoine della compagine economica nazionale è inevitabile. 1

(1) La necessità del risanam ento finanziario 1’ ho prospettato sotto un punto di vista m eno noto, il p r o f Cabiati, con la con ­ sueta lucidezza d i stile e di pensiero, in un articolo apparso nel «S e c o lo » del 24 m arzo u s. dal tito lo : « Industria e credito ban­ cario ». il problem a, sul quale l ’ em inente econom ista richiam a l’altcnzionè dei poteri responsabili, si può riassum ere in questi te rm in i: dato che una considerevolissim a parte dei depositi ban- ceri sono apparenti e non effettivi e la dom anda di risparm io che gli intrapren ditori fanno alle banche è sem pre m olto ingente perchè m olte industrie sono per la guerra e da essa alim entate non v og lion o smobilitare... ne conseguita che lé banche mutuanti com in cia n o a sentire il peso di operazioni le quali, m ancando l’ ultim o anello d el ciclo (la girata dei crediti che gli industriali avevano sulle casse del T esoro! si vanno converten do in vere e p ericolose im m obilizzazioni, che non p otrebb ero durare a lungo senza scardinare tutto il sensibilissim o organism o creditizio, tln m ezzo p er porre riparo a questa critica situazione, determ ina­ tasi non solo in Italia ma anche all’ estero, è stato suggerito da econ om isti e ba n ch ieri inglesi, e consiste nel rialzo del saggio d ello sconto, il cu i d op p io effetto è qu ello d i frenare la dom anda di denaro all’ interno o d i attirarne d all’ estero ; con che si rista­ b ilisce sul m ercato il turbato eq u ilib rio fra l’eccessiva dom anda e la scarsa offerta di risparm io.

Sznonchè — ed è questo il punto più interessante del p ro ­ blem a, sotto l’ aspetto finanziario - l’ op erazion e del rialzo dello sconto, p er agire efficacem ente, presuppon e che la finanza d ello Stato non si appoggi sul cred ito bancario, e cio è sull’ inflazioni­ sm o del credito e della m oneta ; di qui la logica conclusione alla qu ale pervien e il Cabiati, che il sistemare la finanza dello Stato è la ch iav e d i volta d i tutto l’ed ificio d el risanam ento na­ zionale.

Per altra via, il problem a assillante che s’ im pernia attorno alla riccstruzion e econom ica e ai mezzi più id on ei onde iniziarla, ci si mostra in stretta dipendenza col problem a fon dam entale d el riassetto finanziario.

(8)

234

L ’ ECONOMISTA Disseccare, con imposte e tasse, la fonte alle quali le

medesime si attingono è, per ripetere una frase di Mon- tesquieu, agire come il villico sciocco e ignorante che ta­ glia i albero per avere il frutto.

Principio non nuovo se fin dal secolo X V il precettore e saggio consigliere di Ferdinando I d’Aragona il napole­ tano Diomede Carafa, lo poneva a fondamento del sistema finanziarie tracciato nella sua opera : « De reqis et boni

principi^ oficio » e con frase tacitiana così lo enunciava:

« subditorum facilitate» potentine rfgiae fundamentum existiman oportit, ñeque enim rex inops esse potesti cuius imperio ditissimi homines subjiciuntur » (1;. 6. - Il riparto della spesa pubblica e V azione dei

gruppi sociali. - Abbozzo di una teoria per la difesa giuridica del continente contro l'attività antiecono­ mica dello Stato.

Insegnano le scienze economiche e finanziarie che la posiziono di equilibrio ò una posizione di massimo rendi­ mento dell attività finanziaria, cioè di massima soddisea- zione (massimo di ofelimità, secondo 1’ espressione usata dal 1 arete) ; qualunque altra posizione è di esquilibrio che non dovrebbe verificarsi se si realizzasse la premessa dottrinale che lo Stato intende realizzare il massimo di ofelimità per la collettività. In relazione a siffatto prin­ cipio la legge che presiede al riparto della spésa to­ tale è stata formulata cosi : esso avviene in modo che il rapporto dell’ofelimità elementare al costo risulti il medesimo per ognuna delle parti in cui l’entrata comples­ siva sarà suddivisa. Se così non avviene l’ofelimità com­ plessiva derivante dall’ impiego di tutta 1’ entrata pub­ blica non è la quantità massima che se ne può realiz­ zare, in quanto in certi impieghi si è investita più ric­ chezza di quanto conveniva e in altri meno, destinando date somme a soddisfare bisogni pubblici meno intensi di quelli che sarebbero stati soddisfatti se si fosse a quelle dato un altro impiego (2).

Ma se teoricameute il problema del riparto della spesa è stato posto e risolto con la legge sovra enunciata, in concreto questa è ben lungi dall’essere operativa nei modi e nelle forme con cui dovrebbe per produrre la massima efficacia. A determinarne le profonde deviazioni subite ha contribuito su larga scala 1 influenza delle cause esami­ nate nella prima parte di questo scritto e ritenute come generatrici del fenomeno che ha condotto lo Stato ad es- soro presso che congestionato da una imponente mole di funzioni e di compiti disparatissimi.

L ’azione dei gruppi sociali più influenti per forza eco­ nomica e politica non è stato senza conseguenze per de­ terminare la distribuzione dei pesi pubblici fra le fortune private, nonché il grado di beneficio da riservare a se stessi nel processo di redistribuzione delle somme prove­ nienti dalle contribuzioni pubbliche.

E allora se interessi divergenti esistono fra le forze sociali, di cui una non vuole ciò che l’altra vuole, bisogna comporli e ridurli ad unità. E se ciò non è possibile, come pare, se, in definitiva, la legge del riparto della spesa pubblica è destinato a rimanere una teoria perchè non resiste al contatto della realtà, un problema di non piccola importanza si pone àlla mente dell’uomo politico, del finanziere e del giurista. Esso può porsi prcss’apoco così : lo Stato, secondo la concezione giuridica tradizio­ nale, rappresenta la collettività organizzata per il rag­ giungimento di fini di carattere pubblico: di generale in­ teresse e nell’ armonizzazione c coordinazione degli egoismi ed interessi individuali contrastanti, trova fondamento e scopo la sua esistenza e la sua attività. Così è che si è venuta elaborando lentamente, ma decisamente in tutte le società civili la coscienza della necessità di limitare e ga­ rantire così l’attività dei singoli come quella dello Stato e degli enti pubblici minori, per una efficace tute’ a dei reciproci diritti.

(1) T eoria sviluppata, in particolar m odo,M al Pantaleoni, in vari suoi scritti,

(2) P rofond a sentenza, d ice il Ricca Salerno, che ripetuta in varia form a da lunga schiera di politici ed econom isti e com m en­ tato di prop osito dal G enovesi, è certo il p iù sapiente dettato della politica m edioevale. Gfr. « Storia d elle dottrine finanziarie in Italia > negli « Atti d ell’Accadem ia d ei L incei » serie Iil, vo­ lum e IX, pag. 23.

Per contro, quale garanzia esisto, nel nostro diri politico, che le ricchezze sottratte dallo Stato all’econon del cittadini sotto forma d’ imposta, siano quello stret mente necessarie al funzionamento dei pubblici servizi ampio senso? Le garanzie politiche, in questa mater sono illusone, come illusorie furono le garanzie politic '■ concesse contro l’arbitrio dello Stato nell’esercizio di at - vita amministrativa in generale, quando una rigorosa ss zione giuridica non esisteva che infrenasse l’azione illec’ a dei suoi organi E’ una conquista recente quella che san­ cisce il diritto del singolo ad ottenere che l’attività dello Stato si eserciti dentro la sfera delle norme tracciate dal diritto positivo, e non fu piccola conquista, nè ottenuta senza sforzi tenaci, se per conseguirla occorse una elabo­ razione paziente, diuturna e più volte secolare.

Nel campo tributario invece ogni garanzia manca, meni re spetta ad uno od altro gruppo sociale l’ onere di sopperire col lavoro utile alle passività di molti servizi statali mutili, alla improduttività di una parte di essi, afia dispersione di ricchezza per effetto della antiecono micità con cui i servizi vengono .gestiti. Ne risulta che non si può prescindere dall’ avvertire quali a lungo an dare saranno le possibili conseguenze. Si nota la nega­ zione di ogni equilibrio fra la potenzialità economica in­ dividuale e l ’onere che grava per servizi che non funzio­ nano e che costringono ad aumentare i costi di produzione con conseguenze diverse, ma delle quali la più importante è quella che riesce ad allargare all’ infinito il circolo v i­ zioso entro cui è rinchiusa tutta l’economia nazionale da quando la guerra è stata.

i» r i 1 . Ì onte a due fatti constatabili : antieconomicità del- I attività stai alo da un verso e atrofizzamento delle fonti dell imposizione dall’altro, con lesione evidente dei diritti individuali, deve rimanere inerte la nostra coscienza giu­

ridica ? s

Il problema così posto, a guisa di conclusione, è di una gravit à che non si può dissimulare. Definirlo più esattamente, approfondirlo, dargli forma giuridica: base contenuto sufficiente: non è negli scopi di questo scritto. Questo ha cercato di prospettare la questione in forma ampia e generale; ma non è escluso che su questa stessa rivista o altrove, io ritorni sull’argomento, per tentare di ricondurlo entro più precisi contorni.

A mio avviso, il nostro ordinamento giuridico non può rimanere estraneo a questa tremenda cqptesa che minaccia di condurre la nazione allo sfacelo e all’anarchia. Garanzie giuridiche debbono essere sanzionate nell’ interesse dell’ in­ dividuo e della collettività, tendenti a preservare gli uni dalie esorbitanze del fisco premuto per ogni lato dalla ne­ cessità di ottenere i fondi necessari per il funzionamento della mostruosa macchina statale, e ad allontanare la se­ conda dall’abisso in cui finirà per precipitare se lo Stato che la rappresenta e la dovrebbe difendere non avrà l’e ­ nergia morale e politica sufficiente per dettare a se stesso norme coattive che pongano un limite alla morbosa ten­ denza spendereccia di cui tutti sembrano invasi: dai con­ servatori nuovi ai demagoghi vecchi, dai liberali vecchio siilo ai nazionalisti sognatori di trusts !

E una verità che la guerra è un fattore preponde- ìanfe dell odierno caos finanziario che l ’ Italia attraversa, ma non è men vero che per preservarla dalla dittatura proletaria occorre che la imperante dittatura democra­ tico-borghese abbia un più elevato concetto della fun­ zione sociale di cui è slata investita in questo torbido pendo di transizione.

Porto Maurizio, 18 aprile 1920.

An s e l m o Be r n a r d i n o.

___________ 16 m a ggio 1920 — N. 2402

ba denuncia della tubercolosi.

Ci siamo occupati or non è molto dell’argomento della tubercolosi (1) concludendo che la denuncia obbligatoria e l’isolamento dei tubercolotici deve essere accompagnata da altre misure di profilassi preventiva, altrimenti lo Stato j combatterebbe solo il male senza eliminarne le cause re­

mote ed occasionali.

Riferimenti

Documenti correlati

di produzione si nota qualche ribasso in relazione alle dif­ ficoltà nei trasporti: a Genova la quotazione media sul maggengo bresciano è salita da L. Colla

Secondo il pensiero dei direttori della Banca Nazionale Svizzera, la situazione finanziaria della maggior p arte dei paesi europei non peg­ giorerà più

Il metodo del Livesey, oltre al merito intrinseco di stabilire fra prezzi e salari, una relazione indiscu­ tibilmente superiore a quella determinata dal salario

Ma il Léssie vuole unire alle cause economiche della crisi, anche delle ragioni politiche, e afferma che il Giap­ pone, non meno degli Stati Uniti, non meno

rappresenta un problema difficilissimo nei territori in­ dustriali e dovrà essere risolto dagl ’intraprenditori per- chè le organizzazioni di distribuzione e gli

Compiuta una necessaria distinzione fra la cir­ colazione di Stato e quella Bancaria, e divisa que- st’ultima nelle due note categorie di emissione che hanno per fondamento

Fattore massimo di questa divergenza di ascesa è stato il rialzo dei noli durante gli anni di guerra, essendo la gran maggioranza delle merci impor­ tate di

si sono calcolati per un miliardo e mezzo i ricuperi di guerra e ohe sono state considerate come spese straordi­ narie il maggior deficit ferroviario (in più