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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.47 (1920) n.2404, 30 maggio

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(1)

L ’ ECONOM ISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO. BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI

Direttore : M. J. de Johannis

i n o X I I - Voi. LI

F lr t o r t m a , 30 M aggio 1920

F IR E N ZE : 31, Via della Pergola

ROMA : 56, Via Gregoriana

1920

Alcune combinazioni che abbiamo potuto stipulare

con periodici che andremo assorbendo nel corso del-

l anno prossimo ci permettono di riportare VEconomista

al numero di pagine che esso aveva prima della guerra

e

di completarne quindi in modo notevole la redazione ;

la circolazione, per effetto delle fusioni accennate, verrà

ad aumentare tanto da superare di' gran lunga la somma

delle tirature dei periodici congeneri. I miglioramenti

accennati, che dobbiamo alla fedele assistenza dei vecchi

e nuovi lettori, cui siamo altamente riconoscenti, pó-

tianno essere attuati solo col mese di lugjio a causa

di difficoltà tipografiche.

P A R T E E C O N O M I C A

BIBLIOTECA DE “ L’ ECONOMISTA „

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cura de

L ’ ECO NO M ISTA

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L’ ELASTICITÀ’ DEI CONSUMI

con le sue applicazioni ai consumi attuali e prebellici

. = L . 2 =

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a e t a n o

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in g a l i

Di alcune esperienze metodologiche

tratte dalia prassi della statistica degli Zemstwo russi

=

L. 1 =

3 )

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rnesto

S

a n t o r o

Saggio critico su la teoria del valore

nell’economia politica

L. 4 =

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A

ldo

C

o n te n t o

Per una teoria induttiva dei dazi

sul grano e sulle farine

=

L. 2 =

In vendita presso i principali librai-editori e presso Ione dell’ Economista — 56 Via Gregoriana,

S O M M A R I O :

p a r t e e c o n o m ic a.

La circolazione cartacea italiana e la sua riduzione. Sintomi di crisi postbelliche : Stati Uniti-Svizzera. Lineamenti dell’avvenire (G. Curato)

Governo degli uomini <C. T.).

L'assicurazione contro le malattie. Confronti con l’estero.

Risultati della sottoscrizione nel Regno e nelle Colonie del VI Prestito. Riv is t a b ib l io g r a f ic a

fin a n ze dis t a t o

rette dbig u S ." ® 0 a lI’estero- - D ebito p u b b lico . - Im p o ste d i- RIVISTA d e lco m m erc io

t o n i 0™ r o m m » d e lIa is1 ta' r C o m m e rcio in g le se d e i te ssu ti d i co- gna e co lla S™ a"na ‘ ^ co ,o n e ' ~ C o m m ercio co n la G ra n B reta-«OTIZIE - COMUNICATI - INFORMAZIONI.

Società it a lia n a per le strad e ferrate m e rid io n a li Situazion e d eg li Is titu ti d i C red ito .

La circolazione cartacea italiana

e la sua riduzione.

In un volume corredato di dati preziosissimi,

con la usata chiarezza e precisione, il prof. Bo-

naldo Stringher, direttore generale della Banca

d’ Italia (1), non solo offre la cronistoria.delle emis­

sioni cartacee avvenute durante la guerra, dando

contezza delle diverse destinazioni cui quelle emis­

sioni corrispondevano, ma addita, con approssima­

zione ma con giusta argomentazione, ciò che più

monta, la via cioè ed il tèmpo per la graduale

riduzione della circolazione.

Compiuta una necessaria distinzione fra la cir­

colazione di Stato e quella Bancaria, e divisa que-

st’ultima nelle due note categorie di emissione che

hanno per fondamento operazioni di Banca, ed

emissioni che sono dipendenti da obblighi fatti

per legge o per decreto legge, agli Istituti di Emis­

sione, di fornire sotto diverso titolo (oltre quello

delle anticipazioni ordinarie o straordinarie al Te­

soro) mezzi ad amministrazioni dello Stato per

fini determinati, si afferma che la circolazione dei

biglietti bancari, conseguente alle operazioni di

anticipazione, può ritenersi suscettiva di riduzione

soltanto nella ipotesi di un suo consolidamento

radicale per effetto di un nuovo prestito a inte­

ressi, ovvero in quello di successivi notevoli avanzi

di bilancio, mentre le altre emissioni di biglietti

bancari, fatte per conto dello Stato dovrebbero

dar luogo a successive riduzioni automatiche,

perchè dotate di una relativa elasticità. Ma pro­

cediamo per ordine: la circolazione bancaria per

conto dello Stato, che risale al settembre 1914 ^

e fu rivolta a mobilitare una qualche parte del

pati imonio in titoli della Cassa dei depositi e

prestiti, peichè questa a sua volta potesse lar-

8}le8§iar6 in mutui di favore a comuni e pro-

vincie, o far fronte alle richieste di rimborso

che nel periodo 1“ luglio 1914 al 21 luglio 1915’

avvenne nella misura di 261 milioni, dei depositi

delle Casse di Risparmio postali, ha da tempo esau­

dito il suo compito: infatti al 31 dicembre 1919

i depositi di queste Casse superavano già di 2922

mi], l’ammontare corrispondente dall’agosto 1914

e nel frattempo i rinvestimene obbligatori in titoli

delia Cassa dei depositi e prestiti passavano da

1470 a 3497 milioni.

La parte di circolazione riferentesi dunque a

quel preciso scopo pel quale fu creata, circa 700

milioni, rimane perciò accesa non più per i bi­

sogni (fella Cassa nominata, ma per i bisogni del

Tesoro, onde è — afferma lo Stringher — che, a con­

dizioni sensibilmente migliorate del Tesoro, do­

vrebbero quei 700 milioni di biglietti essere resti­

tuiti senz’altro agli Istituti di Emissione.

* *

Analoghe alle emissioni dirette a mobilitare il

patrimonio della Cassa dei depositi e prestiti, sono

(2)

252 L ’ E C O N O M IS T A 30 m a g g io 1920 — N . 2404

quelle decretate nell’agosto 1914 e successive a ti­

tolo estensivo ed integrativo, per fornire gli Isti­

tuti di Emissione dei mezzi atti a rispondere alle

moltiplicate richieste di sconti e di anticipazione

per i bisogni delle industrie e dei commerci, alle

quali non poterono provvedere sufficientemente

gli Istituti di Credito mobiliare, ovvero fornire le

anticipazioni garantite alle Casse di Risparmio or­

dinarie, ai Monti di Pietà, alle Società cooperative

di credito, alle Casse rurali cooperative nei con­

fronti del rimborso ai risparmi. La somma di que­

ste emissioni oscilla grandemente a seconda dei

diversi periodi della guerra: toccò 103 milioni nel

luglio 1915, scese a 3 mil. e 1/2 nell’ottobre 1917 ri­

salì a 186 1/2 milioni nel novembre (20) stesso anno

per ribassare a 102 alla fine di quello, di modo

che i 300 milioni provvisti nell’agosto 1914 non

furono mai raggiunti in questa categoria di emis­

sione.

Ma pur troppo questa forma di emissioni ebbe

j¡ nel corso della guerra una degenerazione che tolse

I

loro il carattere di intervento statale per opera­

zioni di credito urgenti e di indole temporanea

che gli Istituti di Emissione non avrebbero potuto

! sodisfare senza correre alle pericolose, e il governo

approfittò di questa maniera di concorso banca­

rio per trarne i mezzi onde provvedere ad urgenti

I acquisti di grano ed altre derrate, per le requisi­

zioni ecc. e così i 300 milioni del 1914 divennero

600 nel maggio 1915, e 1000 nell’agosto 16, e 1500

nel giugno 1917, infine attualmente 3350 milioni,

in base a successivi decreti. E’ vero che l’ultimo

decreto che porta a 3350 la estensione della emis­

sione per tale scopo stabilisce che le somme for­

nite dagli Istituti di Emissione debbono essere a

questi rimborsati a misura che il Tesoro o il ser­

vizio degli approvvigionamenti incassa il prezzo

delle derrate cedute al pubblico, ma, giustamente

nota lo Stringher a questo punto, qualcuno ha

osservato che buona parte dei nuovi acquisti di

derrate potrebbe comprarsi con Buoni del Tesoro

a breve scadenza.

Della somma di 3350 mil. sopra ricordata è

bene stabilire che 2380 mil. e più riflettono gli acqui­

sti per derrate e requisizioni, 182 pei bisogni stra­

ordinari della agricoltura nazionale, più di 89 le

provviste di materiale da’ guerra, 45 le anticipa­

zioni ai concessionari di ferrovie e tre milioni e

mezzo appena, come accennato, le diverse antici­

pazioni alle Casse di Risparmio ed altri Istituti,

somma che sarà fra breve definitivamente liqui­

data, mentre un recente decreto in data 18 aprile

1920 provvede già alla liquidazione dei 45 milioni

delle ferrovie.

Ma, insiste giustamente lo Stringher, par lecito

di ragionevolmente prevedere che scenderà il li­

vello di quella massa cartacea, se le somme dei

rimborsi recate dai consumatori saranno desti-

I nate per intero a coprire i disborsi fatti dallo Stato

per l’acquisto delle derrate e delle merci cedute,

pur riconoscendo la esistenza di falle assai larghe,

dipendenti da differenze accertate fra il costo del-

l’approvvigionamento e il prezzo di vendita fìs-

! sato dallo Stato a condizioni di favore. Siffatte

differenze, o prima o poi, dovranno esser coperte,

con altri mezzi, e si dovrà cancellare il debito in

biglietti acceso temporaneamente per mettere in

grado il Tesoro di fronteggiare la situazione di

cassa risultante dalle agevolezze di prezzi con­

cedute.

E, si ammonisce ancora, « la circolazione ban­

caria, costituita da semplici somministrazioni di

biglietti, quando non venga rivolta meno legitti­

mamente a usi non corrispondenti a quello per

il quale fu originariamente creata, dovrebbe tro­

vare la via del ritorno alle casse, dopo esaurito

il suo ufficio : vorremmo dire dopo avere adem-

j piuta la sua funzione di ponte provvisorio fra lo

Stato che anticipa i fondi e i cittadini cui le prov­

visioni sono destinate e ne devono corrispondere

il prezzo, o i quali hanno fruito del credito a scopi

di feconda produzione. In realtà diverso è l’uffì

ciò dei biglietti emessi per i bisogni diretti della

guerra, i quali implicano una spesa definitiva

senza rimborso, dall’uso del biglietto per spese che

devono essere necessariamente rimborsate entro

un dato periodo di tempo ».

Si avverte a questo punto che i Consorzi pro­

vinciali di approvvigionamento dell’alta e media

Italia, in pagamento di derrate ad essi cedute dal

Commissariato o Ministero di approvvigionamenti i

e consumi versarono nelle casse della Banca a j

credito del conto corrente col Tesoro dello Stato

nel 1917

milioni

806 '

»

1918

»

1200

»

1919

»

1755.

*

Non diversa sorte di rimborso dovrebbero avere

i 200 milioni di circolazione creati per le antici- ;

pazioni occorrenti all’ Istituto Federale di credito j

per il risorgimento delle Venezie, che ne è così

debitore verso gli Istituti di Emissione; ma, si

chiede lo Stringher, nella ipotesi che i risarci­

menti ascendessero a più miliardi, e fossero estesi

alle terre redente, con quali mezzi speciali do­

vrebbero essere fronteggiati per non pesare diret­

tamente o indirettamente sulla circolazione? (1).

Infine di carattere particolare si considerano

le emissioni per sostenere la industria della seta

con una spesa di 384 milioni per due milioni e

mezzo di chilogrammi di seta, e la emissione di

Biglietti di Banca per conto dello Stato decretata

nel primo semestre 1919, alio scopo di provvedere

così al ritiro dei buoni della Cassa Veneta dei pre­

stiti, come al cambio delle corone austriache.

L ’ autore riassume quindi nel seguente pro­

spetto la situazione della circolazione dei biglietti

emessi per conto dello Stato al 30 novembre 1919:

I. Anticipazioni al Tesoro.

II. Somministra- \ zioni di biglietti f di banca,

III. Emissioni per il ritiro di altre valute. Statutarie Straordinarie 48'.4 5.850.0 6.355,0 per la Cassa de­

positi e pre­ stiti per approvvi­ gionamenti, per operazioni varie 2.468.8 468.7 700.0 3.037.5 3.737.5 Sovvenzioni ai portatori dei Buoni della Cassa veneta emessi nelle provincie in­ vase. 40.1 Somministra­ zioni di b i­ glietti di ban­ ca al Tesoro per effettua­ re il cambio delle corone aus'ro-unga- riche. 661.9 702.0 Totale. . . 10.774.5 (1) A questa domanda risponde ormai il R. Decreto legge del 2 m ffjgio 1920 N. 522 di cui riportiamo i due articoli principali di cui è composto :

Art. 1. Per far fronte alle spese per il risarcimento dei danni di guerra e per il risorgimento delle provincie già invase dal ne­ mico e delle nuove provincie da annettersi al Regno, per prov­ vedere al rimborso dei biglietti somministrati dagli Istituti di emissione ed al reintegro delie somme prelevate sulle disponibi­ lità di tesoreria agli scopi sopra indicati è autorizzata l'emissione di uno speciale prestito, in uno o più tempi, del valore nominale complessivo di quattro miliardi.

Saranno estese ai titoli del nuovo prestito, in quanto siano conciliabili col carattere di essi, le disposizioni e le prerogative concesse p er il debito pubblico consolidato.

(3)

L ’ E C O N O M IS T A 253 30 m a g g io 1920 — N . 2404

Alla Arie del 1919 questa somma complessiva

era scesa a 10 miliardi e 630 milioni e, afferma il

Direttore Generale della Banca d’ Italia, dovrebbe

ulteriormente discendere.

imposta presente e futura, le tabelle dei premi, i piani di am­ mortamento, i termini e le modalità per le sottoscrizioni, le esen­ zioni fiscali degli atti riguardanti la emissione e il collocamento dei prestito e dei relativi titoli e verrà provveduto per quanto occorra per le esecuzione del presente decreto.

Sintomi di crisi postbelliche.

Stati Uniti-Svizzera.

Abbiamo accennato in un passato articolo (1)

alla crisi sviluppatasi dallo scorcio dell’ aprile

scorso al Giappone. Notìzie del mercato di New-

York denotano la ripercussione di quella crisi,

talché il corso al quale sono in alcuni momenti

caduti i titoli del prestito di guerra dà un ren­

dimento superiore a quello dei vaioli industriali.

Il ribasso ha colpito del resto tutta la scala delle

quotazioni, ad eccezione dei valori saccariferi. Si

j afferma che la debolezza del mercato americano

J deriva da tre cause principali e cioè crisi moiie-

j taria, crisi dei trasporti e crisi dei prezzi dei ge-

|

neri necessari alla vita, che sembra abbiano rag­

giunto il loro culmine. Da parecchie settimane

I la Direzione della Federal Reserve spiega una

! campagna intesa a rafforzare la situazione del

|| Tesoro delle banche federate e associate, le quali

ben presto si troveranno a dover finanziare i rac­

colti. Le importazioni d’oro per conto dell’ Inghil­

terra, hanno recato un certo miglioramento, ma

gli elevati tassi dei riporti giornalieri allo Stocks

Exchange incitano le banche a prestare denaro

|

aJ mercato dei valori, mentre la Federal Reserve

si propone di agire energicamente perchè siano

negati crediti alla speculazione.

In sostanza il denaro è raro e caro e le

restri-II zioni monetarie gravano pesantemente sulle in­

dustrie, paralizzate d’ altra parte dalla crisi dei

trasporti

Infine gli scioperi, la vigorosa campagna dei

consumatori contro determinati prezzi hanno com­

plicato la situazione e si segnalano già ribassi

nella quotazione di parecchie merci. Secondo il

« Times » questi ribassi nei prezzi dei prodotti

manufatti che si sono ripercossi anche in Inghil­

terra non possono influire in misura efficace sul

|

Prezzo dei prodotti alimentari. Chi si è illuso, af­

ferma il «T im e s », sulla possibilità di un ritorno

I se non ai prezzi di ante-guerra, almeno a prezzi

ragionevoli, potrà ora constatare che la realtà è

|

ben altra. L ’America sta attraversando una crisi

ben grave di produzione agricola per mancanza

! oi lavoratori (2). Attratti dalle maggiori paghe as­

segnate negli stabilimenti manifatturieri i lavo-

!| ratori abbandonano le terre e la produzione dei

j viveri è del 28,6 per cento interiore al livello nor-

j| male, mentre nello scorso anno non gli era infe­

riore che del 16 per cento.

Altre notizie più recenti accennano invece

|j anche a ribassi di prezzi, tanto nei generi alimen­

tari come in articoli importanti quali il cotone,

il caffè, lo zucchero.

Da Londra infatti si segnala che il cotone e

j la lana hanno subito ribassi notevoli. A Liver-

I P °°I il cotone egiziano è stato quotato 5 shillings

j e 11 pence, mentre valeva prima 8 shillings e 3

Peace la libbra. Ancora ad una recente vendita

l Pubblica i corsi della lana inglese hanno subito

ribassi dal 10 al 20 per cento, mentre ad Anversa

lo stesso prodotto ha oscillato su un ribasso dal

l| IH a! 15 per cento e lo stagno precipitato da 419

(1) V. Economista, n. 2403, del 23 maggio 1920, p. 242. (2 V.) Economista, n. 2401, del 9 maggio 1920, p 217.

a 275 lire sterline ; ribassi pure notevoli prospet­

tati nei cuoi. Il jsig. Bernhein, Presidente della !|

Federazione francese dei Commercianti di calza­

ture ha affermato : « l e calzature di Box calf nero

diminueranno di prezzo perchè il mercato ne è

inondato e gli stocks sono enormi. In Inghilterra

ed in America-vi sono quantità enormi di scarpe

da vendere. Il cambio è il solo ostacolo al loro

|j

viaggio in Europa».

L ’ « Agenzia Radio» pubblica il seguente inte­

ressante dispaccio da Londra:

« L ’onda di ribasso manifestatasi in America

ha avuto una felice ripercussione sull’ Inghilterra

.e continua ad accentuarsi. Numerosi commer­

cianti di Londra presi da panico diminuiscono

j

le loro ordinazioni di metà e molti rifiutano di

farne altre nella tema di non poter smaltire i

loro depositi di mercè. L ’ attività della marina

mercantile, che è sempre stata il barometro

del mercato, indica una tendenza molto ferma

verso il ribasso. Il presidente della Camera na- |

'zionale di commercio di Londra dà le seguenti

ragioni sulla diminuzione dei prezzi : riduzione

delle ordinazioni, rifiuto dei crediti americani

all’Europa centrale ed esportazioni americane in

Inghilterra, produzione simulata d ei. prezzi alti,

crescente uso dei trasporti meccanici, riduzione

dei noli, rifiuto di crediti agli speculatori che

sono costretti a vendere a prezzi ridotti, aumento

della produzione del grano in Inghilterra, inten­

zione manifestata dalla Germania di pagare una

parte del suo debito in zucchera».

Della stessa indole sono le notizie che comin­

ciano a giungere dalla Svizzera. Anche qui si at­

traversa attualmente una crisi economica grave.

Paese di esportazione per eccellenza esso non può

più vendere i prodotti manufatti che nell’ A ­

merica, nella Spagna, nell’Olanda, nella Norvegia

e nella Svezia, perchè il suo cambio di 300 franchi

o quasi 400 lire per 100 franchi svizzeri le chiu­

dono gli sbocchi naturali. Ma quelli che le ri­

mangono aperti non le sono sufficienti. Mentre

in Francia il problema consiste nel far salire il

valore reale del franco francese, in Isvizzera gli

industriali reclamano il ribasso del franco sviz­

zero. Se la situazione attuale si dovesse ancora

prolungare per qualche tempo, la Svizzera piom­

berebbe in una crisi economica catastrofica. Gli

industriali si domandano se le banche svizzere

potranno aiutarli nel superare le presenti diffi­

coltà, ma in effetti, le finanze svizzere subiscono

a loro volta il contraccolpo del ribasso delle di­

vise estere. Le banche debbono far fronte alla

realizzazione di fondi esteri depositati innanzi al

1914 e assorbire contemporaneamente i titoli sviz­

zeri gettati in massa sul mercato da detentori

stranieri desiderosi di approfittare dei beneficii

del cambio. L ’ economia nazionale svizzera dal

solo fatto delle divise tedesche ed austriache su- j

bisce un pregiudizio che si aggira intorno ai 5 j

miliardi di franchi svizzeri. Grosse perdite sono

egualmente sopravvenute nei paesi dell’ Intesa ed I

in Russia. Il Ministro delle Finanze della Repub­

blica Elvetica M. Musy, intervistato, non ravvisa

altra possibilità di rimedio alla situazione pre­

sente che quello di favorire il rialzo delle valute

estere.

• *

(4)

2f>4 L ’ E C O N O M IS T A

Sembra strano che mentre le condizioni dei J

mercati si delineano come abbiamo più sopra

indicato, il bollettino « Argo » del 25 maggio cor­

rente, affermi nel suo articolo editoriale che il

costo della vita è in aumento anche in America

e che colà si è convinti che l’ultima parola non

sia ancora stata detta e che si prevedano nuovi

rincari sul petrolio, sullo zucchero, sulle pelli ecc.

Lineamenti dell’avvenire.

1, Diritto civile e costituzionale.

a) Commissioni di reparto per i singoli-reparti

di ogni officina. Ma a tale organo le stesse «B a t­

taglie Sindacali » (25 ottobre) si sono dichiarate

contrarie, perchè «spezzettano l’officina. Alla sua

unità complessiva sostituiscono un insieme di pic­

cole unità separate. Vi è qui un primo grande

pericolo: che si restringa ancora più la visuale

dell’operaio, costringendolo nel particolarismo del

suo reparto di lavoro, ambito ristretto, oltre al

quale si può anche non conoscere nulla, neanche

gli altri commissarii e la loro opera ».

« I l reparto prevarrebbe all’ officina e la cate­

goria alla classe ». ( Avanti, 15-12).

(Ripeto: queste parole non sono di Pantaleoni

ò di Einaudi, ma dell’organo socialista).

b) I consigli di fabbrica debbono essere come

gli atomi del mondo nuovo.

Dopo di essi si devono creare i

c) Consigli delle industrie. Poi i

d)

»

di città. Poi i

e)

»

di regione. Poi i

f)

»

centrali, ciascuno ripartito nei di­

versi rami, tutti coordinati ed armonizzati da un

g) Consiglio unico centrale ».

Questa organizzazione non è (lo giuro, maligno

lettore) un’altra copia dei tanti progetti del sena­

tore Maggiorino Ferraris ; no, è la via che servirà

a rifar sì che veramente nella società nuova alla

denominazione della classe entro lo Stato bor­

ghese subentri l’amministrazione delle cose entro

la comunità socialista. Sono dunque da coltivare

i primi nuclei di organizzazione, trascurando la

massa amorfa (1).

.N o n facile è la costituzione dell’ organo legi­

slativo: « la rappresentanza paritaria stabilirebbe

la dittatura del presidente: occorre sceglierlo fra

estranei? Ammettere anche la rappresentanza della

cooperazione e previdenza o solo quella della resi­

stenza? Fare un solo parlamento o distinguere

agricoltura, industria e commercio? E come vo­

tare? Eleggeranno i rappresentanti le organizza­

zioni o gli operai? Certo il criterio della legisla­

zione unica è antiscientifico e antieconomico. Si

dovrebbe accettare il concetto della rappresen­

tanza delle classi in proporzione del peso specifico

che hanno nella società. Il ministro del lavoro è

scelto dal Consiglio superiore di esso. Gli operai

eleggono un rappresentante ogni cento mila, gli

(1) A questo proposito è notevolissimo quanto vedo riferito dai giornali quotidiani (esem pio: C orriere della Sera, 30-3-’0) e non segnalato abbastanza dalla pubblica opinione, che si occu; a di queste questioni.

La Commissione esecutiva della Camera del lavoro di Milano ha approvato e proporrà al Consiglio generale di essa la seguente riform a o meglio ra licale trasformazione.

Al Consiglio generale, oggi composto dai delegati eletti dalle sezioni, ed alla Commissione esecutiva, eletta dal suffrnggio uni­ versale degli organizzati si sostituisce il Consiglio generale no­ minato ^alle maestranze degli stabilimenti, e questo nominerà nel suo seno la Commissione esecutiva. Le stesse maestranze eleggeranno i consigi di fabbrica, ohe amplieranno il mandato d e lle Commissioni interne. Si sostituisce al criterio territoriale qu ello di classe, accentuando questo ultimo : si crea il parlamen­ tar smo, attenuando la tipica democratica del potere esecutivo

ele.to plebiscitariamentp.

Un’ ultima osservazione: par quanto si sia detto che i soviety p oi'itic i non siano da con f nriere con qu elli economici, gli organi dei poteri pobblici con quelli della vita econ m ic i dell’ azienda, pure la stessa orig'ne li confonderà, richiamando così per for/a di còse in vigore forme giuridiche di secoli non certo migliori per la storta della civiltà Oggi la origine dei due poteri è di vers a ; ma la separazione degli interessi vi è sfata sempre? o P’anno prevalso minoranze interessate?

30 m a g g io 1920 — N . 2404

J

industriali uno ogni duecento mila operai impie­

gati da essi, o meglio in rapporto alla produtti­

vità. Gli eletti eleggeranno degli scienziati. Il con­

sumatore salvaguarda i suoi interessi nel Parla­

mento politico: il Consiglio del Lavoro, avvia­

mento al Parlamento professionale, deve essere il

consesso dei produttori ».

2. Statistica o consistenza reale.

Gli organizzati in tutto il mondo sono 25 mi­

lioni, di cui 6 in Germania, 5 in Russia, 4,75 in

Inghilterra, 3,6 in America, 1,5 in Francia e poco

meno in Italia, 0,5 in Austria ed altrettanti in

Belgio e 1,85 complessivamente in altri 10 paesi.

Qui occorrerebbe proporzionare queste cifre

alla popolazione assoluta dei singoli Stati e poi,

rappresentati da questi gruppi di organizzati, fon­

derli nella Lega dei popoli, non delle nazioni.

Venendo a noi, i 281 mila iscritti nelle Camere

del Lavoro sono assorbiti da quella di Milano

per 50 mila (Sondrio solo 50 soci), Trieste 30 mila,

Genova 23, Brescia 15, Firenze, Torino e Roma

ognuna 13, Alessandria 10 ed altre 62 non meno

di 10, per un totale di 113. E qui non è da te­

mere che nascerebbero antipatie regionali e forse

anche provinciali.

Più importa la classificazione per mestieri e

poiché essa avrà importanza giuridica, è bene di­

sporla secondo le delimitazioni professionali pro­

poste per le elezioni al Parlamento di classe (Bat­

taglie sindacali, 24 maggio) in- migliaia: il nu­

mero degli addetti ad ogni occupazione secondo

il censimento del 1911 in centinaia di migliaia

e faccio seguire il numero dei candidati

socia-listi nelle elezioni recenti) :

1. Metallurgica. . .

46

100

2. Edilizia e della

pietra...

95

112

3. C a r t a ...

2

17

4. Poligrafica . . .

7

1

5. Tessile...

67

90

6. Trasporti e

costru-zioni per essi . .

68

31

7. Chimiche

e ta­

bacchi

. . . .

7

7

8. Vetri e ceramiche.

4

9, Miniere . . . .

11

9

10. L e g n o ...

53

11. Vesti

109

12. Alimenti ed

al-berghi...

35

26

13. Servizi domestici.

pubblici, sanitarii

59

42

33 medici

14. Commercio ed

im-pieghi...

103

10

36 impiegati

15. Insegnamento . .

12

51

51 professori

16. Spettacoli. . . .

5

.--17. Elettricità e gas .

2

18. F e l l i ...

4

11

19. Diverse . . . .

46

11

329 (1)

a) Industrie . .

729

521

449

Avventizii...

422

35 contadini

Fissi e pastori . . .

89

S a la r ia t i...

211

35

M e z za d ri...

158

F it t a v o li ...

69

b) Agricoltura. .

738

457

35

a) Industria

. .

729

521

449

Totale. . . 1417

978

484

(1) Conducenti terreni

grandi...

171

Casalinghi...

981

Proprietari,

pensio-nati, disoccupati.

110

Italiani presenti. . . 3467

978

484

(5)

30 m a g g io 1920 — N . 2404 L ’ E C O N O M I S T A 255

Come si vede, non vi è proporzione nè fra la

popolazione e gli organizzati, nè tra questi ed i

candidati : non creerebbe ciò le aristocrazie po.

litiche ? Anzi non esistono oggi esse nel seno

stesso del partito? Tra avvocati (97), medici (33),

|

impiegati (36), professori (51), pubblicisti (32) ed

ingegneri (8), abbiamo 257 intellettuali, venti bor­

ghesi, contro 35 contadini e 137 operai, cioè 172

lavoratori manuali (essendo dubbia l’attribuzione

dei 40 organizzatori e quella dei 15 occupati di­

versamente) ; in fondo in fondo anche nella libera

scelta dei candidati (nessun vincolo borghese lo

imponeva); anche nel diritto costituzionale socia­

lista l’elezione è rappresentanza e non mandato,

scelta dei migliori, aristocrazia,

E c h e dire dell’ organizzazione? L ’ industria

prevarrebbe sull’ agricoltura, anche sotto il sole

dell’avvenire, ed alcune categorie industriali sulle

altre.

Dunque queste cifre, tolte dalla realtà socia­

lista, ci indicano che i fenomeni politici socia-

l listi non sono che i fenomeni politici borghesi

accentuati nelle loro caratteristiche meno lode­

voli.

Governo degli uomini.

3. Amministrazione.

« Gli amministratori delle nostre leggi siano

nominati da noi, gli altri eleggano gli ammini­

stratori delle loro leggi ». Non è detto, ma è fa­

cile prevedere che queste singole amministra­

zioni, contrapposte, si combatteranno e potrà ve­

dersi bene militari contro ferrovieri, magistrati

contro insegnanti, ecc. a tutto vantaggio del bene

comune o comunista.

« Il commissariato del popolo per la provvi­

denza sociale rappresenta una istituzione comple­

tamente nuova; esso soddisfa l’obbligo dello Stato

verso tutti i lavoratori ; ora, con la introduzione

del lavoro obbligatorio e con la statizzazione delle

imprese capitalistiche, la provvidenza sociale dovrà

estendersi a

tutte

le classi della popolazione, in

tutti i casi in cui vengono a mancare i mezzi di

sussistenza per invalidità temporanea o perma­

nente e disoccupazione involontaria: dovrà of­

frire mezzi a prevenire malattie ed infortunii, ed

offrire ogni specie di aiuto sanitario, medicamento,

articoli di medicature, membra artificiali, oltre

il sussidio ai malati ed alle puerpere. Vi è quindi

una sezione per l’ infanzia (trovatelli, orfani, il-

leggittimi, anormali, ecc. ec.), che istituisce asili,

clubs, campi, officine, biblioteche, ecc. ; una per

le madri (latterie, asili, fabbriche, ecc.) ; una pei

mutilati (grande numero d’officine svariatissime);

una per gl’ invalidi (infinito numero di asili) ;

una per le pensioni (agli invalidi, alle famiglie

delle guardie rosse, a quelle delle vittime della

rivoluzione) ; una pei sussidi (costruzioni, asili,

abitazioni); una per le vittime della rivoluzione;

una per le razioni ed esistono poi sezioni secon­

darie ».

Altro che Giuffrida I...

4. L ’ igiene. «N o n saranno curate il diabete e

le altre malattie dei ricchi ». Prepari la scienza

medica quest’ altra classificazione delle malattie.

5. La lingua. Spunta una nuova lingua e noi

abbiamo il torto di non accorgercene; leggiamo,

leggiamo i giornali del popolo : troviamo parole

nuove, come « fessaggine», « parolaismo », ecc. ecc.

6. Il nuovo giro del sole e la burocrazia: con­

clusione.

Uno scrittore disse una volta che la civiltà

segue il corso del sole: nata in Oriente, si svi­

luppò poi in Grecia, a Roma, in Francia, in In­

ghilterra, ora forse in America. Il nuovo sole del­

l’avvenire, spunta in Russia e forse ancora più in

Oriente. Ma dall’ Inghilterra alla Francia, alla

Germania, alla Russia e specialmente alla repub­

blica dell’avvenire completamente organizzata, la

burocrazia cresce sempre.

G

iulio

C

urato

.

È una frase fatta, e ohe ebbe un moment» di dolorosa

notorietà, nella crisi più grave della nostra guerra. Se ne

parlò allora per deplorare che fosse mancata una intelli­

gente e premurosa cura dello stato d’animo delle truppe,

per non av r curato la preparazione morale, ritenendo che

la guerra potesse vincersi unicamente per forza di armi,

non per virtù di sacrificio, per sentimento di dovere e di

disciplina, per fiducia e stima nei capi, acquistata attra­

verso prove di affettuoso attaccamento, di giustizia illu­

minata se pure severa.

Noi la ricordiamo ora, nella crisi ben grave e perico­

losa che attraversa l ’esercito numeroso dei dipendenti dello

Stato, travolti anch’essi, dal soffio d’indisciplina e di sfi­

ducia, vinti dal bisogno egoistico che supera ogni senso di

di opportunità e di misura, che spezza le fibre più tem ­

prate al dovere, al senso di responsabilità e di riguardo,

per g l’interessi superiori del Paese. Si può e deve lamen­

tare e deplorare che i dipendenti delio Stato, di quasi

tutte le categorie, abbiano dimenticato i loro obblighi e

doveri speciali; si deve ammettere che è una rovina per

la Nazione, il paralizzarne i servizi più indispensabili ;

che è un attentato al prestigio ed aJFautorità dello Stato,

ogni forma d’imposizione, ogni misconoscimento della d i­

disciplina gerarchica, ogni inosservanza degli impegni as­

sunti. Ma poteva accadere diversamente? Che cosa hanno

fatto i Governi d’ogni tempo, per i propri funzionari ?

Quali iniziative ? Quale interessamento spontaneo e sin­

cero? Non si vorranno certo attribuire a titolo di merito,

le infinite commissioni di studio per le sempre auspicate

riforme, semplificazioni amministrative, ecc., che si risol­

vettero in costose quanto voluminose relazioni, ma che

lasciarono le cose al punto di prima. Perchè nessuna r i­

forma venne mai attuata? Perchè nessun Ministro, volle

occuparsi seriamente della quistione : era anche, troppo, per

sodisfare 1’ opinione pubblica e l’insistenza dei Deputati,

il creare una commissione di studio... intanto i mesi sa­

rebbero passati; e passavano infatti, e intanto una crisi

Ministeriale sopravveniva.

Il nuovo Gabinetto, non si degnava di trar profitto del­

l ’inchiesta promossa dal predecessore ; era necessaria un’altra

commissione di propria fiducia, altra relazione e così via.

Così, il problema dei pubblici funzionari, si trascina da

decenni ed è ancora insoluto.

(6)

256 L ’ E C O N O M IS T A 30 m a g g io 1920 — N . 2404

Quante volte, le giuste aspettative dei funzionari sono

j state deluse, dopo tante e ripetute premesse anche uffi­

ciali? Quante volte si addivenne a provvedimenti che erano

tutto il contrario delle aspirazioni e dei principi ricono­

sciuti giusti ed opportuni, per obbedire a certe pressioni,

[ per non dar occasione a nuovi contrasti, eco.?

Troppe volte, non si è fatto nulla, o si è fatto peggio

del nulla, unicamente perchè sono sorte proteste da questa

[ e da quella parte. Si ha come paura di affrontare una

situazione che va sempre più aggravandosi; si temono le

|

grida, senza troppo badare chi è che grida e perchè si

grida; senza pensare che v'è sempre la possibilità di r i­

parare, se effettivamente interessi e diritti particolari sono

stati lesi ; di migliorare tutto ciò che all atto pratico non

si manifesta buono e non conforme alle previsioni fatte.

L ’ unico provvedimento, ma solo in parte attuato, è

stato quello dei ruoli aperti; ma quante e quante modifi­

cazioni sono apparse subito necessarie: si seguiterà a stu­

diare per anni ed a placare g li animi con delle promesse.

I l lato economico della questione, ha poi, da qualche

tempo, assunto una gravità eccezionale.

I l Governo si spaventa e preoccupa del fortissimo onere

finanziario che bisognerebbe sopportare e mena il can per

l’aia, trincerandosi dietro le necessità di Bilancio. Grave

errore. Anche i dipendenti dello Stato hanno delle esigenze

materiali da soddisfare, se pure contenute nei lim iti del

più eroico sacrifizio. Il dilazionare non serve che ad accre-

|

scere il disagio, che raggiunge il parossismo quando il bi­

sogno si fa così impellente che non ammette buone parole ;,

in tali circostanze non deve sorprendere che la massa venga

trascinata a deliberazioni, ad atteggiamenti non sentiti e

non desiderati dalla maggioranza, ad orientamenti politici

che non sono nella coscenza della generalità. È noto, come

recentemente, il Comitato Centrale della Federazione N a ­

zionale degli Impiegati dello Stato, abbia deliberato l ’iscri­

zione alla Federazione Generale del Lavoro,

Il porre innanzi 1 obiezione delle necessità di Bilancio,

non è cosa che può addomesticare lo stomaco al digiuno,

se pure fare qualche impressione, specialmente a chi non

è direttamente interessato nella questione. Un minimo in­

dispensabile, deve essere a tu tti assicurato, costi che costi.

Se gli impiegati sono in troppi e poco rendono, è per

buona parte colpa dei Governi e non degli impiegati, che -

hanno sempre reclamate riforme, riduzioni, epurazioni. Ri

teniamo tuttavia che le pretese dei dipendenti dello Stato,

non saranno troppo eccessive ; certo essi non aspirano alle

paghe della classe operaia che si è imposta più del dovuto,

riducendo in pari tempo la volontà produttiva. Riportiamo

dalla « Sera » a titolo di curiosità, le cifre relative ai ca­

merieri di prima categoria, secondo le richieste del Comi­

tato di agitazione.

Stipendio L. 150 - V itto L . 240 - Percentuale incassi

(18 per cento) L . 1260 - Totale L . 1650, cioè precisamente

il doppio di quanto guadagna un professore di Università

con una media di 18 anni di servizio. Senza commenti !

Che ne pensa l’ Associazione fra i lavoratori dell’inti R e tto ?

Dal Bollettino municipale di Milano, per il mese di

aprile u. s., rileviamo che in confronto al mese corrispon­

dente del 1919, per nove generi di prima necessità, si è

verificato un aumento del 45 per cento.

V ’è stato mai un Ministro, che in un giorno di scru­

poli di coscienza, si sia presa la curiosità di fare il conto

delle spese strettamente indispensabili alla vita e di con­

frontarle con gli stipendi dei propri dipendenti?

Onesto ed opportuno, ci sembra il sistema adottato dal

comune di Milano. Fissati g li stipendi normali e la in­

dennità di caroviveri in un dato momento, questa viene

variata in base alle oscillazioni del costo della vita, secondo

accertamenti trimestrali.

Così si evitano ragioni di agitazioni, e gli impiegati

possono rimanere tranquilli che il necessario non mancherà i

e che non saranno costretti a più gravi privazioni. Faccia |

anche lo Stato qualcosa di simile, e possibilmente prima

che il bisogno pressante e la sfiducia ed il malumore, de­

generino in forme pericolose e gravi per tutta la Nazione.

Nello stesso tempo però, si prenda il coraggio a due mani,

si affroni i risolutamente il problema della riduzione e sem­

plificazione dei servizi, del decentramento amministrativo ;

e si integri la riforma economica amministrativa, con una !

severa epurazione, selezione e riduzione degli impiegati,

onde ristabilire il senso di fiducia, ravvivare il senso del

dovere e della disciplina, per trasformare la grande mac­

china burocratica in quello che veramente dovrebbe essere:

fattore di prestigio e di forza per lo Stato, fattore potente

di cooperaziono allo svolgimento della v i a sociale, fattore

di educazione civile, di miglioramento e progresso.

C. T.

L’assicurazione contro le malattie

Confronti con l’ estero.

ihesto sara presentato in Parlamento per l ’approva­

zione il progetto legge sull’assicurazione obbligatoria con­

tro le malattie. N e ll’attesa è interessante conoscere i vari

sistemi che furono adottati nelle diversi nazioni nelle quali

1

tale assicurazione esiste da anni.

Si è occupato profondamente della questione il profes­

sor Verney sul «Policlinico» di Roma, con rara competenza

ed esattezza.

In principio l ’assicurazione contro le malattie fu obbli­

gatoria in Germania solo per gli operai di alcune deter­

minate industrie; g li apprendisti, g li avventizi erano esclusi.

I medici cercavano di ostacolare in ogni modo la diffusione

della obbligatorietà per interesse personale giacché essendo

male e poco retribuiti dagli Istituti assicurativi, deside­

ravano non diminuisse il numero dei clienti che dovevano

pagare.

Il loro egoismo era come si vede di grande danno per

il miglioramento del benessere generale ed escludeva da

ogni assistenza tutti quegli impiegati, modesti professio­

nisti, piccoli proprietari, che tante volte hanno maggiore

bisogno delle classi considerate povere.

Carattere invece essenziale della previdenza deve essere

l’ universalità, e per la funzione di tutela ohe compete

allo Stato e per la missione dell’igiene sociale che deve

tendere al b,messere sanitario della Società presa nel suo

insieme. Tale principio trionfò in Germania nel 1911, e

l’obbligatorietà fu estesa a gran numero di categorie di

lavoratori, compresi i contadini ed i lavoratori a domicilio.

L assicurazione facoltativa, ristretta prima agli artigiani

indipendenti, ai domestici, ai più modesti impiegati delle

case industriali; fu autorizzata alle persone di famiglia

degli assicurati non obbligatoriamente.

Anche in Austria l’assicurazione obbligatoria fu lim i­

tata agli operai agricoli, concedendo ai proprietari tecnici

agevolazioni a favore dei loro dipendenti. Tale sistema fu

seguito nel Lussemburgo.

In Ungheria invece l’obbligatorietà fu estesa alla classe

operaia in genere, cioè agli operai di ogni specie: la fa ­

coltativa a qualsiasi altra classe di lavoratori, gli studenti

inclusi, e alle persone di famiglia degli assicurati obbli­

gatoriamente. Lo stesso dicasi per l’ Olanda, la Rumania,

la Serbia, la Russia.

Il Belgio, prima che scoppiasse la guerra, aveva pre­

parato un progetto di legge per l’assicurazione degli operai

e dei piccoli impiegati.

In Italia da molto tempo si era pensato alla necessità

di estendere l’assicurazione vigente per gli infortuni sul

lavoro alle malattie derivanti dal lavoro ed a tutte le

malattie comuni, data anche la difficoltà grandissima di

poter distinguere in pratica tra Tuna e l’altra di queste

forme. Fin dal 1902 il Governo aveva promesso di pre­

sentare un progetto legge in proposito. Ma anche da

noi la istituzione doveva concernere solo le classi operaiie

che ovunque sono e sono sempre state le più tu te­

late dalle assicurazioni dello Stato, il quale, si basa sul

falso concetto che essa è la più produttiva del benessere

economico, dimenticando così la classe agricola e tutte le

altre classi che in diversi modi e gradi concorrono alla

detta produttività.

(7)

30 m a g g io 1920 — N . 2404 1/E C O N O M I S T A

237

In Inghilterra 1’ obbligatorietà dell’ assicurazione si

; estende a quasi tutti i cittadini compresi i professionisti,

gli impiegati privati, meno semplici mente coloro ai quali

si provvede in altro modo in caso di malattia, L a facol­

tativa è concessa qualunque sia la posizione economica

dell’assicurato, purché questi attenda ad una occupazione

regolare e viva del suo guadagno.

Il progetto di legge che dovrà presentarsi in Ita lia per

l’assicurazione obbligatoria all’approvazione del Parlamento

è stato compilato con grande spirito di liberalità; non è

stabibta nessuna distinzione di classe o di categoria, non

è posta nessuna restrizione entro determinati limiti di

guadagni. Per le assicurazioni facoltative v i sono invece

molto restrizioni, mentre sarebbe stato raccomandabile

poter concedere tale assicurazione a chiunque la richieda

tenendo i premi più alti in misura dei maggiori onori da

sostenersi della Cassa Nazionale.

Per l ’assicurazione degli stranieri si è proceduto nei di

versi paesi basandosi su differenti concetti.

In Inghilterra essi devono pagare anche la quota dello

Stato; in Ungheria hanno le stesse condizioni dei nazio­

nali; nel progetto italiano devono pagare la quota dello

! Stato e quella eventuale del Comune, meno quelle appar-

|

tenenti a nazioni nelle quali si pratica la reciprocità.

Anche pèr l’estensione dell’assicurazione alle varie per-

’ sone di famiglia varia molto il concetto nelle diverse na­

zioni; in Ungheria la cura medica e farmaceutica è ob­

bligatoria per tutta la famiglia dell’assicurato; in N o r­

vegia solo per il coniuge e per i figli inferiori ai 15 anni

a carico dell’assicurato: in Rumenia si estende a tutte le

persone di famiglia, in Inghilterra e Germania è lasciata

in facoltà alla Cassa Nazionale ed alle Società Mutue; e

v i sono molte restrizioni che vanno gradualmente dim i­

nuendo con vantaggi finanziari amminist rativi ed igienici

N el progetto italiano detta assistenza è estesa alla fa ­

miglia dell’assicurato, comprendendo per famiglia il co­

niuge e g li affini in linea retta ed i collaterali sino al

secondo grado se convivono e sono a carico dell’assicu­

rato.

Se la stessa persona ha diritto a ll’assistenza da più

vie, dev’essere stabilito chi debba esercitarla perchè non

debbano verificarsi conflitti d’assistenza.

Anche le norme riguardanti gli indigenti sono state

emanate nei diversi paesi seguendo criteri diversi. In In ­

ghilterra bisogna rivolgersi all’ Ufficio dei Tutori dei P o ­

veri. ma è già in progetto di incaricare gli istituti di as­

sicurazione della loro assistenza. Nella Svizzera tale uni­

ficazione è già avvenuta. Nel decreto italiano l ’assistenza

ai poveri resta e carico delle Istituzioni di beneficenza e

dei Comuni, ma è esercitata dagli Istituti provinciali di

assicurazione, ai quali si versano le quote relative.

Risultati della sottoscrizione nei Regno

e nelle Colonie del VI Prestito.

Piemonte . . . .

. L.

1.880.302.200

Ligu rie...

1.349.397.500

Lombardia .

. .

. »

3.676.518.000

V en eto...

890.934.000

Emilia . . . . .

894.323.700

Marche...

223.730.o00

Umbria

. ’ . . .

99.533.600

Toscana . . . .

1.013.336.600

L a z i o ...

4.292.960.000

Abruzzi . . . .

228.063.000

P u g l i e ...

664.747.000

Basilicata , . . .

. • »

79.116.000

Calabria . . . .

219.879.000

Campania. , . .

. »

1.193.074.000

Sardegna . . . .

151.823.000

S ic ilia ...

1.017.969.000

Provincie redente ,

. »

446.777.000

Colonie...

. »

13.088.000

Totale . ,

. L. 18.335.573.000

L e sottoscrizioni in contanti e in cedole ascendono a

|

L . 8.068.770.000 e quelle in Buoni del Tesoro e in titoli a

L. 10.266.794.000: in tutto L . 18.335.573.000. A questa

somma va aggiunta'quella dei collocamenti all’estero, v a ­

lutato a più di 1 miliardo e mezzo di lire nominali. In

tutto si raggiungeranno, quindi, venti miliardi per sotto-

scrizioni e collocamenti alla ragione di 87,50 per cento.

Il prestito francese, emesso a condizioni di poco meno

favorevoli delle nostre per il pubblico, è stato sottoscritto

alla pari per 15 miliardi e 730 milioni, dei quali 6800 in

contanti.

R I V I S T A B I B L I O G R A F I C A

(G. H. K

m h b s

. The mathematical theory of thè popula-

tion of its character and fluctuations and of thè fac-

tors which iwfltience them. Appendix A , voi. I of thè

Census of thè Commonwealth of Australia. Melbeurne).

Come appendice al censimento dell’Australia del 1910,

lo Knibbs ha pubblicato un’importante monografia ove

sono riuniti g li elementi per una teoria matematica della

popolazione ed è fatta un ampia e particolare analisi dei

vari fenomeni demografici.

L o studio della popolazióne, che si rileva molto coni- j

plesso quando si vogliano riprodurre chiaramente le carat­

teristiche delle diverse specie di movimenti della popola- i

zione stessa, se ne vogliano ricercare le cause e studiare j

gli effetti, si voglia procedere alla interpretazione dei i

valori trovati, estrapolare in convenienti lim iti i vari ri­

sultati e mettere in rilievo i caratteri variabili della po- j

polazione, reclama perciò impiego di risorse scientifiche ed

in special modo doi diversi processi di analisi matematica.

In una prima parte, che diremo teorica, lo Knibbs si

occupa del tasso di aumento della popolazione e dei fattori

che influiscono su di esso; della determinazione delle co-

slanti di equazioni che rappresentano valori istantanei

(come la popolazione di un paese in un dato momento);

dell’analisi e della correzione dei g ru p p i di valori (quali

(quali sarebbero, per esempio, il numero dei morti in un j

mese, in un anno, ecc.); dei vari tipi di curve; dell’im ­

portanza dei grafici; del modo di studiare i vari caratteri

di una popolazione e di classificarli statisticamente.

_______

L . M.

F I N A N Z E D I S T A T O

Debito pubblico all’ estero. — Intorno ai prestiti del-

1 Italia contratti all estero durante e dopo la guerra, siamo

in grado di dare le seguenti notizie precise. Fino al 31

marzo 1920 1 Italia ha contratto all’estero dei prestiti per

un ammontare di quasi venti miliardi e mezzo di lire in

capitale e di oltre novecènto milioni di lire in rendita ad

un interesse medio del quattro e mezzo per cento, (pre­

cisamente: milioni 20j485,4 in capitale e milioni 925,2 in

rendita, all’interesse medio del 4,54 per cento).

Tale somma, costituisce il risultato così del colloca­

mento all’estero di Buoni speciali del Tesoro Italiano

come dell'apertura d i credito fatta dal Governo degli

Stati Uniti al Tesoro Italiano; alla prima categoria ap­

partengono oltre dodici miliardi di lire in capitale e oltre

cinquecento milioni di lire in rendita, (precisamente: m i­

lioni 12,087,9 in capitale e milioni 549,3 in rendita); alla

seconda categoria spettano quasi otto miliardi e quat­

trocento milioni di lire in capitale e’ trecentosettantasei

milioni di lire in rendita, (precisamente milioni 8,398,5 in

capitale e milioni 375,9 in rendita; i prestiti della prima

categoria sono cominciati nel Giugno 1916 ed i prestiti

della seconda categatoria sono cominciati nel Giugno 1917;

j tanto i prestiti della prima categoria, quanto i prestiti

[ della seconda categoria si sono ripartiti complessivamente

attraverso al periodo Giugno 1916, Marzo 1920 in questo

modo: per cinque miliardi e mezzo di lire sono stati com­

piuti nel primo anno, per sei miliardi di lire nel secondo

anno, per circa sette miliardi e mezzo di lire nel terzo

anno e per circa un miliardo e mezzo di lire negli ultimi

nove mesi.

(8)

268 L ’ E C O N O M IS T A 30 m a g g io 1920 — N . 2404

quindici a quasi sessantanove miliardi di lire rispetto al

capitale, e da mezzo miliardo ad oltre tre miliardi di lire

rispetto al capitale, e da mezzo miliardo ad oltre tre mi­

liardi di lire con un aumento di oltre due miliardi e

mozzo di lire, rispetto alla rendita : a formare questi ri­

sultati hanno concorso tanto i debiti perpetui quanto i

debiti redimibili, i primi passando da dieci ad oltre tren­

tanove miliardi e mezzo di lire con un aumento di oltre

ventinove miliardi e mozzo ai lire, rispetto al capitale e

da oltre trecento milioni ad oltre un miliardo e ottocento

milioni di lire con un aumento di circa un miliardo e

mezzo di lire, rispetta alla rendita, ed i secondi passando

da quasi cinque ad oltre ventinove miliardi di lire con un

aumento di circa ventiquattro miliardi e mezzo di lire

rispetto al capitale e da quasi duecento milioni a più di

un miliardo e trecento milioni di lire, con un aumento di

oltre un miliardo e cento milioni di lire, rispetto alla ren­

dita.

Ecco le cifre che si riferiscono a questo movimento,

in milioni di lire:

Valore esportazioni di seta tratta e di calcami di seta.

Genere 1913 1918 1919

Seta tratta greggia: Lire Lire Lire Semplice .

Addopiata o

tor-199,1 1,600 93,803,880 391,412,400 ta . 133,155,700 200,748,000 467,362,500 Seta tratta tinta .

Cascami di seta 6,708,432 5,235,615 5,446,170 greggi : Strusa o strazza di seta e di doppio. 12,259.500 18,963,264 27,397,500 Altri. Cascami di seta 4,471,950 2,054,000 21,342,580 pettinati Cascami di seta 11 550 5,561,400 14,030,200 filati 28,311,525 29,152,500 56,482,500 N ell’insieme . 384,080,257 361,518,658 086,473,*50 T ito ’ o

Capitale.

30 Giug, 1914 3! marzo 1920 Differenza in più

Commercio inglese dei tessuti di cotone.

— intorno ai va­ lore ed alla quantità dei tessuti e dei filati di cotone esportati nel Regno Unito durante il primo trimestre dell’ anno corrente, dell’anno precedente e dell’ ultimo anno prima della guerra, s hanno le seguenti cifre:

Esportazioni di tessuti di cotone effettuate dal Regno Unito nel periodo gennaio-marzo.

Debiti perpetui

10.051,2

39.574,6

29.523,5

Anno Yards del valore di Lst.

Debiti redimibili

4.788,5

29.303,1

24.514,6

1913 1,773,424,100 24,040,540

— 1919 647,575,900 33,906,701

Totale

14.839,7

68.377,9

54.038,2

1920 1,123,885,200 65,792,540

Rendita

Esportazioni di filati di cotone, effettuate dal

Regno Unito nel periodo gennaio-marzo.

Debiti perpetui

359,5

1.835,7

1.476.2

Anno Lb. del valore di Lst.

Debiti redimibili

163,8

1.304,2

1.140,4

1913 53,067,000 3,725,292

-•--- 1919 32,074,200 7,660.641

Totale

523,3

3.139,9

2.616,6

1920 38,433,800 10,825,635

Imposte dirette degli Stati. — in risposta ad una in­

terpellanza circa l’ammontare delle imposte dirette in ra­

gione della popolazione nei principali paesi alleati, il can­

celliere dello Scacchiere ha dato le cifre seguenti. (L a

conversione in sterline, scellini e danari è stata fatta se­

condo il cambio alla pari).

Esse mostrano a quanto ammontava l'imposta diretta

per individuo, nell’ultimo anno finanziario prima della

guerra e nell'anno finanziario trascorso.

Paese Anno terminato il Ammontare medio della imposte dirette per individuo 9 1 1 (Il

Regno Unito

Francia. . .

Italia. . .

Stati Uniti

N o i riteniamo però le predette cifre poco esatte in

specie per ciò che riguarda la Francia e l’Italia.

j 31 Marzo 1914

1

11

0

) 31

»

1920

15

3

0

) 31 Dicembre 1913

0

13

6

) »

»

1919

2

7

0

) 30 Giugno 1914

0

12

6

) 30

»

1919

2

3

3

) 30 Giugno 1914

0

3

0

) 30

»

1919

5

8

0

RIVISTA DEL COMMERCIO * i

Commercio della seta.

— Le nostre esportazioni di seta e di cascami di seta che rappresentano i principali elementi fra i vari generi i quali costituiscono la categoria « seta », sono state nel 1919 circa due volte e me za quello che erano risultate nel 191% mentre nel 1918 erano state in feriori a quelle dell’ ultimo anno prima dello scoppio della guerra.

Difatti mentre nel 1913 le nostre esportazioni di seta tratta o di cascami di seta erano state del valore di oltre trecentottanta- quattro m ilioni di lire, nel 1918 sono risultate del valore di tre centosessantun m ilioni e mezzo di lire circa, ma nel 1919 sono salite a quasi novecentottantasei m ilioni e mezzp di lire circa.

P er conseguenza nel 1919 si è avuto in paragone al 1918 un au­ mento di quasi seicentoventicinque m ilioni di lire, ossia del cen- losettantadue per cento, ed in confronto col 1913 un aumento di circa seicentodue m ilioni e mezzo di lire ossia del centocinquan tasei per cento circa, mentre nel 1918 si era avuta in confronto al 1913 una diminuzione di circa ventidue m ilioni e mezzo di lire, ossia del sei per cento circa.

La tabella seguente mostra in dettaglio i movimenti verifica­ tisi fra il 1913, il 1918 ed il 1919 nel valore delle nostre esporta­ zioni di seta tratta e di cascami di seta

Per ciò che riguarda la destinazione delle esportazioni di tessuti di cotone del Regno Unito è da notarsi che n ell’ anno corrente in paragone coll’ anno 19 9 si e avuto un considerevole alimento nelle spedizioni per l ’India, la Cina, l ’ Egitto, la Turchia e gli Stati Uniti, ma una notevole diminuzione in quelle per la Francia, l ’ Australia, l ’Africa m eridionale britannica e la Svizzera.

Quanto alle esportazioni di filati di cotone effettuate dal Regno Unito, si è avuto nel primo trimestre d e ll’ anno corrente in pa­ ragone coll’ anno precedente una notevole diminuzione negli in vii per la Francia, per la Svizzera, p er la Norvegia e per la Danimarca.

Le spedizioni per l ’Olanda, gli Stati Uniti, l’India, la Germania e la Turchia ®ono invece notevolmente aumentate.

La produzione dei latticini ottenuta dal Canadà durante l’ anno scorso è stata del valore di dollari 250.000.000, e circa un quarto di essa è stata destinata all’ esportazione.

Commercio del cotone.

— I dati più recenti raccolti dagli uffici competenti intorno al commercio d’importazione e d’ espor­ tazione per l ’Italia e dall’Italia, ossia qu elli relativi all’ intero anno trascorso, messi a confronto con i dati corrispondenti per il 1913, mostrano come le nostre importazioni di cotone, tanto per ciò che riguarda il cotone in bioccoli ed in massa, come i cascami, hanno presentato durante gli ultimi sei anni un andamento sfa­ vorevole. Difatti, mentre per ciò che riguarda la quantità dei ge­ neri indicati da noi importati si è avuta nel raffronto indicato e cioè nel 1919 in confronto al 1913 una diminuzione di quintali 23’ ,753 ossia d ell’undici per cento circa; il valore di essi ha rap­ presentato nel 1919 circa cinque volte e mezzo quello che si ve­ rificava nel 1913

Ecco in proposito le cifre dettagliate :

Valore delle im portazioni di cotone effettuale neWintero anno. 1913 323.009.280 1.655.470 1919 L. 1,833.064.424 » 5.190.000 Cotone in bioccoli o in massa

Cascami di cotone

Totale , . L. 324.664.750 L. L838.253.42f Nei due anni presi in considerazione il cotone in bioccoli od in massa od i cascami di cotone da noi importati sono perveuuti dai seguenti paesi nelle quantità indicate :

Cotone in bioccoli o in massa.

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