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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.09 (1882) n.418, 7 maggio

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G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SC IE N Z A ECONOM ICA, FIN A N Z A , COM MERCIO, B A N C H I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno IX - Vol. XIII

Domenica 7 M aggio 1882

N. 418

NAVIGAZIONE A VAPORE COLLA SARDEGNA

E stato detto con ragione da un pubblicista che la Sardegna è sorta, per l’ Italia, dalle onde del mare il dì, che stabilimmo in Roma la nostra capitale. Fino a che didatti il centro del Regno era a Torino o a Firenze, quell’ isola, situata in faccia alle provincie meridionali ed a breve distanza dalla Sicilia e dal­ l’Africa, ci appariva come una remota colonia; posto invece a Roma, cioè a 3 gradi di latitudine al Sud di Torino e a 2 al Sud di Firenze, il centro politico della nazione, la Sardegna ci si avvicinava, per così dire, di due a trecento chilom., allacciandosi alla nostra mente in tutta quell’ importanza che gli dà la sua estensione di 24 mila chilom. quadrati, e la sua popolazione di 700 mila abitanti. Aggiungasi che quest’isola già comincia a coprirsi di strade ferrate, che i suoi porti sono migliorati, le sue miniere meglio sfruttate, i suoi abitanti un poco più inciviliti; laonde, se la sicurezza pubblica fossevi efficacemente garan­ tita, e le sue paludi fossero risanate, essa potrebbe raccogliere buon numero di quegl’italiani che, spinti dalla fame, se ne vanno oltre I’ Atlantico in cerca di buone terre da coltivare, lavoro industriale a cui sopperire, e libere aure da respirare, e così diver­ rebbe il granaio d’Italia, come fu in antico.

Intanto che ciò si verifichi occorre di abbreviare, nel senso commerciale della parola, la distanza di quell’isola dal centro politico dello Stato; ed inoltre occorre di rendere più frequenti le sue comunica­ zioni col continente. Questo duplice intento deve evi­ dentemente coordinarsi, nonché colla definitiva si­ tuazione della capitale, coll’arrivo altresì delle rotaie sulla spiaggia orientale dell’isola. La strada ferrata è giunta diffidi a Terranova, a nord-est della Sar­ degna, e sarà spinta forse in breve al golfo degli aranci, situato sulla stessa plaga, ov’è in progetto l’erezione d’un nuovo porto. Tralasciando quest’ap­ prodo, non ancora effettuato, la distanza Ira Terranova lo scalo commerciale di Roma, che è Civitavecchia, è di 40 delle nostre leghe marine, ossia poco più di 220 chilom., che possono facilmente percorrersi in 11 ore. È dunque evidente che Civitavecchia, da un lato, Terranova, dall’altro, dovevano essere pre­ scelte per le corrispondenze postali, e non già Genova o Livorno.

La navigazione a vapore fra l’Italia, la Sardegna e la Tunisia, fu regolata fino ad ora dalla conven­ zione colla società Rubaitino, convertita in legge il 15 Giugno 1877. Questa convenzione non faceva al­ cun caso di Civitavecchia, poiché essa mirava bensì a soddisfare gl’interessi commerciali esistenti dell’isola,

ma non quelli che si sarebbero sviluppati inseguito, e tanto meno aveva in vista la rapidità e regolarità del servizio postale. Però quest’intento non fu assoluta- ' mente trascurato, poiché l’art. 3 del quaderno d’oneri anuesso alla convenzione dava facoltà al Governo di ottenere, previo l’assenso parlamentare, di stabilire degli approdi a Civitavecchia, nonché di invertire due delle linee fra Livorno e Cagliari, tre linee fra Livorno e Porto-Torres e la linea di cabotaggio della costa orientale dell’isola in altre linee d’ ordine in­ terno od internazionale. Giunta ora una strada ferrata a Terranova, manifestavasi urgente, come sopra os­ servammo, di farvi recapitare la corrispondenza po­ stale e di correggere l’oblio in cui erasi lasciata Ci­ vitavecchia; tuttociò compatibilmente coll’ interesse finanziario dello Stato, e coll’altro di non contrariare gl’interessi commerciali dell’ isola che, fino ad ora, volgonsi principalmente verso Livorno e Genova.

Per concretare una nuova convenzione, c’ è stato bisogno di ottenere 1’ assenso, nonché della società Rubattino, ben anche della società Fiorio, con cui essa si è fusa. Ma questa nuova società non è ancora legalmente costituita ; ragion per cui i tre ministri da cui dipende la convenzione di navigazione, cioè quelli dei Lavori Pubblici, delle Finanze e del Commercio, hanno dovuto trattare coi gerenti delle due disciolte società, i quali sonosi obbligati di promuovere l’ade­ sione ad essa convenzione del Consiglio d’ammini­ strazione della nuova società. Notiamo frattanto che i sunnotati ministri credonsi certi d’ ottenere que­ st’ assenso. Ciò stante, non hanno esitato a sottoporre al Parlamento lo convenzione che hanno conclusa.

In virtù di essa e del contratto a cui era pre­ ventivamente legalo il Governo, sono conservate

40,352 legue annue ora effettuate che sono le seguenti:

Un viaggio alla settimana da Genova a Li­

vorno, Cagliali e Tunisi, leghe. . . . 16,536

Un viaggio alla settimana fra Cagliari e Na-poli, l e g h e ...9,256 Un viaggio alla settimana fra Cagliari e

Palermo, le g h e ... 7,592

Servizio dell’Arcipelago toscano, leghe . . 6,968

Totale leghe 40,352 Sono invece variate le seguenti linee, importanti

58,448 leghe annue.

Due viaggi alla settimana da Livorno a Ca­ gliari, legh e ... 25,480 Tre viaggi alla settimana da Livorno a Por­

to Torres, l e g h e ... 24,544 Un viaggio alla settimana di cabotaggio

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le quali sono rimpiazzate dalle seguenti che impor­ tano complessivamente 6 8 ,6 1 6 leghe annue. Un viaggio alla settimana da Livorno a

Por-totorres, l e g h e ...6,S52 Un viaggio alla settimana fra Livorno e Por-

totorres, toccando Bastia, la Maddalena o Santa T e r e sa ... 7,696 Un viaggio alla settimana fra Livorno e Ca­

gliari, toccando la Maddalena, Terranova n — * --- --- ---- ? ---

*---Siniscola, Orosei, Tortoli e Muravera, leghe 11,752 Un viaggio alla settimana fra Cagliari e

Portotorres, toccando Carloforte, Oristano Bosa, Alghero, l e g h e ... 8,008 Un viaggio alla settimana fra Cagliari e

Terranova, toccando Muravera, Tortoli,

Orosei e Siniscola, leghe...5,-108 Un viaggio ogni giorno fra Civitavecchia e

Terranova,, l e g h e ... 29,200 Totale leghe 68,611 Da questi quadri rilevasi che viene soppresso un viaggio alla settimana da Livorno a Portotorres ed altro, pure alla settimana, fra Livorno e Cagliari; che, conservando il viaggio settimanale di cabotag­ gio sulla costa orientale dell’isola, si aggiunge altro viaggio settimanale sulla spiaggia occidentale; e so­ pratutto che si effettuerebbero in più i viaggi gior­ nalieri fra Civitavecchia e Terranova. Onde risulta che le aggiunte sarebbero solo in parte compensate dalle diminuzioni, poiché si aumenterebbe l’annuo percorso della navigazione a vapore della Sardegna di circa 10,000 leghe marine o , più esattamente, di chilom. 56,529. Inoltra si prolungherebbe fino a Marsiglia il viaggio fra Genova, Livorno, Sardegna e Tunisi; e si prolongherebbero fino a Genova i tre viaggi rimasti, oltre l’ antecedente, fra Livorno e la Sardegna. Questi 4 prolungamenti non vennero in­ seriti nell’ultimo dei quadri addotti, perchè per essi, sì andata che ritorno, è pattuito che niuna sovven zione sia dovuta dallo stato. Tanto Genova che L i ­ vorno avrebbero così 4 comunicazioni settimanali colla Sardegna, una delle quali toccherebbe Marsilia e Tunisi,— due toccherebbero il capo nord della Sar­ degna (delle quali due una approderebbe alla Cor­ sica) mentre altre due, cioè la summenzionata Mar­ silia-Tunisi, e la Genova-Cagliari, farebbero approdo al capo sud dell’ isola. Venne inoltre pattuito che il Governo possa invertire I’ arrivo a Terranova con quello del golfo degli Aranci, e fu concesso alla so­ cietà di navigazione di approdare a Porto Santo S te ­ fano anziché a Civitavecchia, nei. casi di tempo pro­ celloso; salvo l’obbligo di sottostare alle spese d’in­ vio dei pacchi postali fino alla prossima stazione d’Orbetello. Notiamo ancora che, a parte i viaggi po­ stali da Civitavecchia a Terranova, da compiersi a

\ 1 nodi ossia circa 20 e mezzo chilom. T ora, gli

altri di traversata, fra il continente e l’isola, si fa­ rebbero in ragione di 10 nodi; mentre quelli di ca­ botaggio sarebbero effettuati a soli 8 nodi.

Ora è da vedere quali siano le condizioni finan­ ziarie antiche e nuove per desumerne un confronto. Vedesi dai due primi quadri anzidetti che le leghe percorse annualmente formavano e formano tuttora un totale di 98,800. La sovvenzione antica pattuita essendo di 18 lire per lega, il carico del bilancio è attual­ mente L. 1,778,400. Volendosi sopprimere 58,418 leghe, rimarrebbero perciò eliminate L. 1,052,064.

Per contro si aggiungerebbero 68,616 leghe le qual', secondo il progetto, importano L. 1,186,416; onde de­ riva un aumento di spesa annua di L. 134,352. A questo proposito è da notare che, delle leghe dei nuovi viaggi, 5408 si farebbero a metà prezzo, cioè a dire a 9 lire. Esse concernono il viaggio di cabotaggio sulla costa orientale a 8 nodi all’ora. Può chiedersi perchè non si calcoli parimenti a 9 lire ogui viag­ gio di cabotaggio, dei quali ve ne hanno 4. Il mi uistero però addille in suo prò varie ragioni, cioè : il prolungamento gratuito su Genova e Marsiglia : la maggior velocità, senza aumento di prezzo, del viag­ gio giornaliero Civitavecchia-Terranova e viceversa: le convenzioni già in corso pei due'viaggi di cabo­ taggio fra Livorno e le isole Toscane: il poco tran­ sito prevedibile sulla spiaggia occidentale dell’isola: il trasporto gratuito dei pacchi postali. Tutto ciò giustifica, a suo avviso, che la diminuzione di sov­ venzione siasi portata, in progetto, sopra un solo dei 4 viaggi di cabotaggio inclusi nel contralto. S a ­ rebbero poi mantenuti i patti e convenzioni del qua­ derno d’oneri ora esistente e verrebbe inoltre pat­ tuita la penale di 50 lire per ogni ora di ritardo verificatosi, salvo i casi di forza maggiore, sulla linea Civitavecchia-Terranova, valutando complessi­ vamente le ore dei viaggi, semestre per semestre.

Siccome, dalle ultime notizie ricevute, si rileva che la commissione della Camera è propensa ad ap provare il preseute progetto, ci pare assai probabile che esso riescirà in breve ad essere convertito in

IL

anelo

ITALIANO NEL PRIMO TRIMESTRE 1 2

Diamo sùbito lo specchietto riassuntivo delle va­ rie categorìe: I m p o r ta z io n e E s p o r t a z io n e T o t a le S p ir iti, b e v a n d e ed olii. G e n e ri co lo n ia li, D roghe 9,350,041 4 1 ,7 24,630 51,074,721 e ta b a c c h i ... P r o d o tti c h im ic i, g e n e ri m e d ic in a li, re s in e e p ro fu m e rie ... C olori e g e n e ri p e r ti n ta 27 ,5 0 4 ,9 1 5 1 ,2 0 3 ,1 4 0 2 8 ,7 0 3 ,0 5 5 11,131,311 10,8 0 5 , 780 21,937,091 e p e r co n cia.- . . . . C a n a p a , lin o , j u t a ed a l t r i v e g e ta li filam en-7 ,159,141 2 ,716,931 9 ,8 7 6 ,0 7 2

to si, esclu so il cotone. 11,177,450 1 2 ,149,446 2 3 .3 2 6 ,8 9 6 C o t o n e ... 53.7i-2.612 8 ,5 3 4 ,7 V9 62, 297,361 L a n a , c r in o e p e li . . 25, 3 2 3,9 0 2 ,1 3 0 .2 3 0 2 7 ,4 5 i, 190 S e ta ... 11,509,645 7 7 ,9 3 9 ,8 7 0 89,499. 515 L egno e p a g lia . . . . 10, 292,619 17, 162,888 2 7 ,4 5 5 .5 0 7 C a rta e l i b r i ... 2 ,037, 874 2 ,8 6 4 ,9 1 4 4, 892, 78S P e lli...

M in e ra li, m e ta lli e loro

1 3 ,677,548 4, 205,598 1 7 ,8 8 3 ,1 4 6 la v o r i... P i e t r e , t e r r e , v a s e lla -8 ,9 2 2 ,9 2 6 5 4 ,4 5 5 ,0 7 9 m i, v e t r i e c r is ta lli. C e re a li, f a r in e , p a s te e p ro d o tti v e g e ta li, n on co m p resi in a l tr e cate-20,569,21.4 21,492,3-26 42, 061,540 g o rie ... A n im a li, p ro d o tti e spo­

g lie d i a n im a li, n on co m p resi in a l tr e cate-2 6 ,3 5 3 ,3 3 3 3 5 ,3 6 2 ,8 3 9 6 1 ,7 2 1 ,2 3 2 g o rie . • . . . . . . 2 0 ,2 3 2 ,1 7 8 39,385- 29 \ 5 0 ,6 3 7 ,4 7 2 O g g etti d iv e r s i... 9 ,7 0 9 ,6 0 3 3, 133,071 12, 84 2 ,6 7 V To t a l e. 3 0 5 ,3 4 8 ,6 5 7 . 289,7/4,68,1 5 9 3 ,1 2 3 ,3 4 0

Il solo mese di marzo ci ha dato adunque in ci­ fre rotonde un movimento di 229 milioni e mezzo, dei quali 118 di importazione e 111 di esporta­ zione.

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7 maggio 1882

L’ E C O N O M I S T A

291

Im p o rtazio n e E s p o rta z io n e

1° trim . 1881 110,8 milioni 99,6 milioni

1» bim. 1882 93,6 » 89,0 »

1“ trim . 1882 101,7 » 96,6 »

com plessivamente 1° trim . 1881 210,4

» 1" bim. 1882 182,6

» 1" trim . 1882 193,4

È dunque accresciuta nel marzo la media men­

sile delle importazioni, a paragone del bimestre pre­ cedente di 8 milioni, ma per contro è anche cre­ sciuta la esportazione di 7 milioni. Il movimento adunque accennerebbe a prender ottime proporzioni, almeno osservate in queste cifre generali.

E per continuare quello stesso modo di esposi­ zione di cui ci siamo serviti esaminando le cifre del bimestre (1) diamo le medie mensili per ogni categoria, stimando che con esse i lettori possano formarsi un giusto criterio dello sviluppo del no­ stro movimento commerciale meglio che con le cifre assolute.

Importazione Esportazione

Categorie Trim. 1881 Anno1881 1882Bim. Trim. 1881 CategorieTrim.1881 1881Anno 1882Bitn. Trim.1882

1* 6.3 4.6 3.1 3.1 l a 18.3 14.2 12.5 13.9 2* 8.7 8.4 8.8 9.2 2* 0.3 0.5 0.3 0.4 3* 3.8 4.0 3.9 3.7 3* 6.4 3.7 3.* 3.6 4* 2.0 2.0 2.4 2.4 4 “ 0.7 0.8 0.9 0.9 5* 2.9 2.9 3.6 3.7 5* 3.4 3.5 4.2 4.0 6“ 17.8 15.7 14.2 17.9 6* 3.6 2.5 2.6 2.8 7* 10-0 9.4 6.7 8.4 7a 0.2 0.7 0.6 0.7 8* 12.6 8.0 3.4 3.8 8a 26.1 30.7 21.6 25.9 9» 3.1 4.2 3.0 3.4 9a 5.1 5.1 5.2 5.7 10* 0.5 0.7 0.6 0.7 l(ia 0.7 0.7 0.9 0.9 1 1 * 4.1 4.2 4.1 4.5 l l a 1.4 1.5 1.3 1.4 12* I4.H 18.8 14.8 15.2 12a 2.7 4.2 2.1 2.9 13“ 6.8 7.8 6.3 6.8 13a 6.1 5.5 7.3 7.1 14* 7.7 9.1 9.2 8.8 14a 10.5 11.4 11.6 11.8 15* 7.7 8.5 6.3 6.7 15a 12.6 12.9 14.2 13.1 16* 3.1 4.4 2.9 3.2 16“ 1.0 1.1 1.0 ¡.0

Nel mese di marzo adunque è stata vivace l’ im­ portazione dei g en eri colon iali, droghe e ta b a c c h i; quella de! cotone, delia la n a , crino e p e l i ; della seta, dei m in era li m italli e loro lavori, degli oggetti di versi; — scemò invece sensibilmente l’importazione di

cereali, fa r in e e p aste.

Nella esportazione ebbero un movimento più slan­ ciato gli sp iriti, bevande ed olii e la seta.

Alcuui confronti sulle quantità potranno dare una idea ancora più chiara della natura di questo mo vimento, i valori per se stessi mobili sono meno atti paragoni.

Nella prima categoria ad esempio troviamo una diminuzione di uscita nel vino in botti di 278,403 ettol. e di 19,904 quintali d ’olio d'oliva e di 32,321 chilogrammi di essenza d ’ aran cio a paragone del primo trimestre 1881. Anche l’ entrata dell’ olio di

cotone nella stessa categoria è diminuita di 66,000

quintali, mentre è aumentala di 53,000 quella degli

o lii m inerali.

La seconda categoria generi colon iali, droghe e

tabacchi presenta aumenti di entrata in tutte le voci;

se questo aumento accennasse a persistere nei mesi (1) Vedi il num ero dell’Economista 415 del 16 aprile.

venturi indicherebbe un miglioramento sensibile nelle condizioni economiche delle popolazione. È a notare una minore entrata di oltre due mila quintali di

zucchero raffin ato, ed una maggiore di quasi 45 mila

quintali di zucchero non raffin ato, il die può in­ dicare uno sviluppo crescente dell’industria paesana. Nella terza categoria potrebbe preoccupare la di­ minuzione per un milione e mezzo di lire nella esportazione dei sa li d i chinina, i quali rappresen­ tano un industria italiana che promette molto ; però è da notare che l’unità di valore per chilogramma è stata scemata da 600 a 400 lire; infatti la differenza di esportazione è di soli 290 ehilogr. in’ meno; lo stesso dicasi pei generi m edicin ali non specificati die darebbero una diminuzione in valore di 1,200,000, mentre nel fatto hanno avuto una maggiore esporta­ zione di 940 quintali; ma l’unità di valore di 200 lire è stata ridotta a 40.

Nella categoria quinta, è notevole la maggior esportazione di ca n a p a greggia per oltre 24 mila quintali (2 milioni di lire), mentre la importazione dei filati è aumentata di soli 4,805 quintali (un mezzo milione) e quella dei tessuti di lino e canapa è di­ minuita di 133 quintali.

Del cotone in bioccoli o in m assa crebbe la im­ portazione di 22 mila quintali e diminuì la espor­ tazione di 10 mila quintali; in valore una maggior entrata di oltre 2 milioni e una minor uscita di egual somma, di questa materia prima. Scemò anche di quasi 2 mila quintali la importazione dei filati sem plici

greggi di cotone, e quella dei tessuti stam p ati di

1,191. quintali; in valore di un mezzo di minore importazione; gli aumenti delle altre voci di questa categoria in quanto all’ entrata sono appena sensibili.

Della lan a in fa ld e o in bioccoli, entrarono 6,500 quintali meno che nel primo trimestre 1881 (3 mi­ lioni di lire); aumentò invece l’uscita di 1,250 quin­ tali (mezzo milione di lire). Lievissimo fu l’aumento quantitativo dell’entrata dei tessuti di lana.

Nella categoria seta la diminuzione dell’entrata in valore fu di 26 milioni, dell’uscita di mezzo milione. Di sem e d i bachi, entrarono 4700 chilogrammi di meno; 5000 quintali di meno di b o z z o li; 3,700 quin­ tali di meno, di seta tratta sem plice greggia, e 4,173 di tinta. Dei tessuti d i seta entrarono invece per 2500 chilogrammi di più; ma questa maggior en­ trata è compensata da una minor importazione di 1000 quintali di tessuti d i seta o d i filosella m isti. Aumen’ò anche entrata dei pizzi e tulli di seta per 1724 quintali. Nella esportazione notiamo diminuita la seta tratto greggia per 438 quintali, e qnella di tinta per 692 chilogrammi. Tutte le altre voci sono aumentate nella uscita; i velluti per 1000 chilo­ grammi; i tessuti d i seta per 7500 chilogrammi (per cui nei tessuti di seta la maggior esportazione superò di 5000 chilogrammi la maggior importa­ zione) ; gli oggetti cu citi per 1,108 chilogrammi.

Della categoria undicesima, P elli, notiamo tre sole voci: — la importazione maggiore di 7,540 quintali di p elli crude, contro 140 quintali di maggior espor­ tazione; la maggior esportazione di 1114 quintali di

p elli conciate senza pelo e rifinite, contro una mag­

gior importazione di 145 quintali ; — ed una dimi­ nuzione nell’uscita dei guanti per 4461 centinaja, cioè oltre mezzo milione di lire.

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doppia di macchine in genere; da 29 mila quintali, a 57 mila. Delle p ietre, terre, vasellam i, vetri e c ri­

stalli la esportazione fu attiva ; diamo qui alcune voci

indicando la maggior esportazione a paragone del primo trimestre 1881:

Marmo greggio . . . 5,200 tonnellate in più

Marmo lav o rato . . . 14,484 q uintali »

P ie tra da costruzioni . 10,092 tonnellate »

L a t e r i z i... 6,622 » » S o lf o ... 12,333

B itum i solidi . . . . 19,586 q u in tali »

Il cattivo raccolto di grano turco porta i suoi effetti nella importazione, aumentata per quel cereale di 21 mila tonnellate; si esportarono invece 42 mila quin­ tali di più di a ra n ci e lim on i; 17 mila quintali di più di legumi fresch i ed ortaggi, e 10 mila di altri

p rod otti vegetali.

Notevolissimo è I’a u m e n t o d e l l a e s p o r t a z i o n e d e l b e s t i a m e; diamo le cifre quantitative per capi;

col confronto del 1 8 8 1 :

1881 1882 differenza Bovi e t o r i . . . . V a c c h e ... Giov.chi e torelli. V i t e l l i ... 4,973 1,364 315 3,470 10,169 2,814 722 5,007 5,196 1,450 407 1,537 Il Comizio agrario torinese non dirà più che l’alle­ vamento del bestiame è ferito a morte per l’aumento dell’uno per cento del dazio! — Delle stesse voci la importazione è in diminuzione. — Notiamo ancora nella stessa categoria una maggior uscita di 1,034 quintali di fo r m a g g io ; di 2,601 quintali di burro salato, di 4,752 quintali di uova d i pollam e, di 5,378 quintali di grasso.

Molte altre coso vi sarebbero a dire. — Conclu­ diamo esprimendo la speranza che gli altri mesi del 1882 somiglino a quello di marzo. — Non è gran cosa, ma i passi proporzionati alle gambe sono garanzia di equilibrio durevole.

Un ultimo confronto. Ridotto a tante lire per te­ sta ecco quale risulta la entità del nostro commer­ cio e quella della Inghilterra e della Francia in que­ sto primo trimestre.

Per ogni abitante:

In g h ilte rra imp. L . 80 esport. L. 47 to tale L. 127

F ra n c ia » » 33 » » 22 » » 55

I ta lia » » 11 » » 10 » » 21

LA RELAZIONE

DELLA C O M E D I MLLA CAIRA DII DEPUTATI

sul Trattato di Commercio

fra la Francia, e l’Italia

L’onorevole deputato Marescotti nella tornata del 26 aprile comunicava alla Camera dei deputati la sua relazione sul trattato di commercio e di navi­ gazione fra l’Italia e la Francia conchiuso a Parigi il 5 novembre 188-1.

La relazione espone dapprima i pensieri domi­ nanti negli uffici della Camera rappresentata dai singoli commissari; esamina quindi le petizioni e reclami diretti al Governo e alla Presidenza della Camera da persone insigni, da corpi morali, ecc.;

s’ interna poi nell’ economia organica del trattato, onde sceverare con chiarezza le parti dell’ importa­ zione e dell’ esportazione, e il valore delle tariffe, e infine discorre delle attinenze che congiungono il trattato di commercio italo-franco colla navigazione nazionale e internazionale.

Cominciando dal primo punto apprendiamo dalla relazione che in otto degli uffizi della Camera pre­ valse il parere di approvare il trattato, raccoman­ dando però al Governo di non indugiare ulterior­ mente a stabilire altresì fra la Francia e 1’ Italia una convenzione marittima, nella quale si avesse a rassodare con maggior efficacia la reciprocità degli interessi internazionali. L ’ ufficio sesto fa d’ avviso contrario, e l’ onorevole Sperino suo commissario fece decisamente una proposta sospensiva del trat­ tato commerciale.

La maggioranza della commissione non potè se­ guire I’ onorevole Sperino : 1. per non contradiro all’opinione predominante degli altri uffizi ; 2. per­ chè contro le ragioni di esso vi era da riflettere che il giudizio sul trattato doveva fondarsi sull’eco­ nomia complessiva delle importazioni ed esportazioni, anziché nei singolari desideri ; 3. infine perchè es­ sendo necessario in una sospensione ricorrere alle tariffe autonome nazionali, si sarebbe aperta una battaglia mercantile veemente, e obbligato il com­ mercio a prendere vie indirette ; e da ciò la rela­ zione opina che ambedue le parti sarebbero venute a patirne jatture incalcolabili.

Scendendo alle petizioni la relazione trova che tre scopi si manifestano nelle medesime. Il primo è quedo di tutelare contro alla concorrenza fran­ cese, ed anche contro alla concorrenza mondiale, le industrie e 1’ agricoltura ; il secondo di sostenere i prezzi remunerativi dei prodotti attinenti a industrie singolari non ancora grandemente sviluppate in Ita­ lia, e il terzo quello di serbare al produttore indi­ geno uno spazio maggiore nel mercato dell’interno consumo; e per tutti questi fini diversi si sugge­ risce l’usitato espediente dei dazi alti che chiàmansi protettori.

A questo punto 1’ onorevole relatore chiede li­ cenza di aprire una parentesi, credendo opportuno di esaminare secondo il suo personale giudizio, le condizioni dell’agricoltura, delle industrie e del la­ voro.

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ribas-7 maggio 1882

L ’ E C O N O M I S T A

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sate ; là piuttosto rincrudite e rialzate. Non potendo attribuire questa evoluzione al regime dei dazj, e delle dogane, 1’ on. relatore opina che essa sia stata il resultalo di altre cause più efficaci, e più grandi come la scienza, le scoperte, le invenzioni e ìe tec­ niche applicazioni e soprattutto I’ educazione nazio­ nale accomodata al nuovo speculare degli ingegni, e al dominio delle forze naturali venute in potere degli uomini. Sicché conclude l’ on. relatore su questo punto, chi vuol proteggere le nostre industrie non chieda al governo di rompere i trattati o di respin­ gerli, non di alzare i dazi doganali, o di fare delle tariffe autonome, ma domandi invece un’ educazione popolare e nazionale come si conviene all’ odierna evoluzione degli intelletti.

E qui la parentesi si chiude, e la relazione rien­ tra nel cammino facendo alcune particolari conside­ razioni sull’economia organica del trattato.

Sull’articolo i ° che è una dichiarazione di libero scambio che rafferma I’ eguaglianza personale del commerciante forestiero relativa alle fiscalità che gli Stati impongono all’esercizio del commercio e delle industrie, la relazione richiama l’atten/ione del go verno sulla necessità che la Francia si avanzasse più oltre, e stabilisse nei suoi codici l’uguaglianza della competenza giuridica, che ora tiene distinto il fore­ stiero dall’indigeno.

Riguardo all’art. 9 che sancisce la formale riserva dell’Italia di mettere una sopratassa di provenienza indiretta (su rta x e de proven an ce et d' entrepot), la Commissione avrebbe desiderato che questa tassa fosse abolita dove è in vigore, ma poiché la si vuol conservare, la relazione con apposito ordine del giorno eccita il governo a farne sollecitamente ar­ gomento di studio.

Circa all’art. 17 che conferma la formula che ac­ corda alle parti il trattam ento della nazione p iù f a ­

vorita, la relazione osserva che questa clausola nel

trattato precedente si limitava alle voci iscritte nelle tabelle della convenzione, e cosi per le voci fuori tabella poteva esistere un dazio differenziale quando fossero ridotte a vantaggio di altre nazioni, e per mezzo di altri trattati. Óra invece la clausola non ha limiti.

Passando alle tariffe la relazione comincia col no­ tare che le tariffe sia della Francia che dell’ Italia non sono tutte nelle tabelle unite al trattato, ma molte voci vennero escluse dai rispettivi trattati. In queste tabelle si fissò un numero di qualche centi­ naio di voci, che sono le più importanti, le quali vanno a godere il trattamento della convenzione. Le altre tutte o subiscono il peso fiscale della respettiva tariffa nazionale, ovvero partecipano al trattamento della nazione più favorita. Un tal sistema permette, secondo la relazione, di riservare all’Italia pUna li­ bertà di dazio su molti articoli, tra i quali ve ne sono parecchi che giusta le dichiarazioni del governo, dovranno essere ritoccati. Invece la Francia contem­ poraneamente o posteriormente al trattato con l’Italia, ha dovuto stipulare trattati di commercio con gli altri Stati d’Europa, vincolando una grandissima parte delle voci da noi lasciate libere e dei vantaggi di questo vincolo, come delle concessioni fatte ad altri stati, l’Italia ne approfitterà.

Dopo avere additato aumenti e riduzione di tariffe tanto da parte dell’Italia che della Francia, la rela­ zione si ferma specialmente sull’ esclusione del be­ stiame che la Francia non solo per timore dell’Italia,

ma anche della concorrenza americana, ha volut0 tenere fuori delle tabelle. Secondo la relazione il ti­ more è infondato e lo si dimostra con alcuni dati statistici recentemente pubblicati dal Senatore Rossi. Eccoli : Gli Stati Uniti d'America nel 1881 esporta­ rono frumento quintali 40,800,000; farine 2,628,000 quintali; carni fresche, quint. 200,000; bovi 182,000 pari a quint. 700,000 circa; formaggi 579,000 quint, carni salate 5,000,000 di quint.; in tutto 47,907,000 quintali. La somma, osserva la relazione, è egregia ma perchè abbia un valore economico conviene com­ pararla alla produzione, ai consumi, alla generale mercatura, cioè a dire bisogna mettere tutta questa materia alimentaria per tutto l’universo, dove giun­ gono navi americane. iMa rivolgendola anche 'tutta intera su tutta l’Europa, siccome in Europa vi sono 300 milioni di abitanti, ed essendo per ogni abitante indicati in media tre quintali di alimenti, non oc­ corre meno di un miliardo di quintali. Ora a para­ gone di questo oceano di quintali, i 47 milioni di quintali prodotti, sono un rivo incapace a cambiare il livello delle acque. E con ciò la relazione vuole concludere che se la importazione americana avesse anche perturbati momentàneamente i prezzi di qual­ che piazza mercantile, non ha potuto distruggere i prezzi relativi dell’agricoltura europea, la quale es­ sendo necessaria, non può a meno di essere remu­ nerata adeguatamente dal mercato. L ’on. relatore poi per conto suo opina che quanto più si dilaterà la ferace agricoltura dell’ America, maggiormente si moltiplicherà la popolazione americana. Proseguendo l’esame delle tariffe la relazione dimostra con varie cifre desunte dalle statistiche nostre e francesi, che la presente convenzione agevola molte altre espor­ tazioni che dall’Italia si fanno con la Francia.

Compiuto 1’ esame delle tariffe la relazione passa ad occuparsi delle censure e dei reclami contro il trattato.

Cominciando dai Comizi agrari che reclamavano contro al dazio d’importazione francese del bestiame, la rei zione osserva che quantunque il reclamo sia giusto, dei 43 comizi che firmarono la petizione, 5 o 6 almeno appartengono a provincie che non espor­ tano un bove, e anzi importano gli animali pel lo­ cale consumo. Inoltre rileva che tutti gli altri Co­ mizi dei Regno si tacquero.

Riguardo alle petizioni dei lanieri di Biella e di Bergamo la relazione trova che i loro timori di una micidiale concorrenza estera sono in gran parte fon­ dati ma spera che la situazione dell’industria laniera anderà un po’ per volta migliorando, e ne addita le ragioni che sarebbero il maggior buon prezzo del carbon fossile, la costruzione intrapresa da qualche tempo in Italia delle macchine per la lana, e il mag­ gior. sviluppo deii’insegnamento tecnico. E a confor­ tare questa sua speranza la relazione nota che men­ tre l’importazione delle lane lavorate straniere au­ mentava in Italia, aumentava altresì l’importazione delle lane greggie.

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Quanto alla petizione dei filatori di canapa di Mi­ lano che domandavano che non si ripetesse nel trat­ tato la clausola della nazione la più favorita, la re­ lazione nota che sopra questi prodotti i trattati tanto con l’Austria che con la Francia lasciarono il dazio d’importazione delineato sulla nostra tariffa generale. Questa petizione non sembra pertanto fondata, perchè secondo la relazione ove si abbandonasse la clausola sopradetta, non si farebbe che peggiorare le condi­ zioni del nostro commercio esterno.

Inoltre la relazione trova infondate la petizione dei fabbricati di carta da parati, che si dolgono che il dazio italiano sia stato ribassato da 25 a 2 0 lire; quella di alcuni fabbricanti di ceramiche perchè il ribasso del dazio italiano è di poco momento, ed è altresì inferiore al ribasso del dazio, e infine quella dei fabbricanti d’ istrumenti musicali, perchè se il trattato non venisse approvato, dovrebbero per en- rare in Francia, subire la tariffa generale che è

più gravosa.

Circa alla petizione dell’industria delle pelli la re­ lazione trova che il ribasso nelle pelli verniciate è notevole perchè si ragguaglia al 23 0|0 dell’attuale ma non crede che debba nuocere all’ industria indigena, perchè la nostra esportazione di pelli diverse è cospicua, nè gli esportatori potrebbero av­ vantaggiarsi, se non si discendesse alle tariffe con­ venzionali. E qui la relazione cita il fatto dell’ Au­ stria, la quale non essendo vincolata da alcuna con­ venzione ha recentemente portato il dazio sul cuojo da 8 a 18 fiorini.

La relazione si occupa infine della petizione dei fabbricanti di nero da scarpe, dei fabbricanti e lavo­ ranti di mobili, dei fabbricanti di conserve alimen­ tarie, degli orefici, e dei sarti e sarte di Napoli, e le trova tutte inattendibili.

Giunto a questo punto il relatore dopo av re espresso la convinzione che l’economia organica del trattato è soddisfacente, e avrà per effetto di au­ mentare le nostre esportazioni, chiude la sua rela­ zione con queste parole:

La Commissione, compresa dei vivi interessi che si congiungono all’approvazione di questo trattato in­ ternazionale, ha pur l’onore di presentare alla Ca­ mera gli ordini del giorno infrascritti.

Del 1° foste già prevenuti all’ articolo 13 della relazione e concerne la sopratassa di provenienza in­ diretta, la quale non solamente reca un gravame pesante al commercio, ma toglie altresì buona parte dell’utilità che hanno in sè i nostri punti franchi e magazzini generali.

Il 2° riguarda le gravezze che sulla mercatura aumentano i dazi del consumo locale applicati molte volte senza norma e misura, e le tariffe, ordinate poco adeguatamente e con mano troppo pesante, delle nostre ferrovie rispetto al trasporto interno delle merci.

La vostra Commissione ha inoltre considerato co­ me, per la felice posizione geografica nostra, per la molliplicità e ricchezza dei nostri porti commerciali, nessuna nazione marittima possa darci una recipro­ cità reale nella navigazione e commercio di scalo e di cabotaggio; per lo che, attribuendo a questa na­ vigazione quella giusta importanza che non le ab biamo attribuita in passato, noi dobbiamo da qui innanzi, nelle trattazioni internazionali, accordare la facoltà della navigazione di scalo e di cabotaggio solamente a quelle nazioni le quali accordino a noi,

non soltanto la reciprocità perfetta, ma altri oppor­ tuni e sufficienti compensi, in materia di commer­ cio, di pesca, ecc. E con questo proposito si pro­ pone un terzo ordine del giorno.

Or d i n i d e l g i o r n o

1 La Camera :

Considerando il danno che arreca a! nostro com­ mercio ed alla nostra navigazione il sistema adot­ tato da altri Governi d’imporre una sopratassa sulle merci importate da bastimenti di qualunque ban­ diera, le quali provengono da luoghi diversi da quelli della loro origine;

Confida che il Governo rinnoverà negoziati per rimuovere siffatto danno ; ed in difetto di accordi internazionali, lo invita a presentare al Parlamento un disegno di legge per introdurre anche nel siste­ ma daziario italiano somiglianti sopra tasse.

II

La Camera invita il Governo a proporre al Par­ lamento provvedimenti intesi a rimuovere il più pos­ sibile gli ostacoli allo svolgimento delle industrie nazionali e dei commerci interni, mediante le op­ portune riforme della legislazione tributaria, e più particolarmente di quella relativa ai dazi comunali, e mediante la revisione delle tariffe ferroviarie.

Ili

La Camera invita il Governo a non stipulare da qui innanzi con altri Stati la reciprocità assoluta delle facoltà di navigazione e commercio di scalo e di cabotaggio, ma a concedere queste facoltà sola­ mente a quegli Stati che a noi concedono altri op­ portuni e sufficienti compensi.

LA NUOVA SOCIETÀ DI NAVIGAZIONE A VAPORE

Fino dalla metà del mese scorso ha aperto i propri uffici in Roma la Direzione Generale della nuova grande società italiana di navigazione, risultante dalla avvenuta fusione delb Rubattino di Genova colla Fiorio di Palermo. E cosa nota che la fusione fu autorizzata, mediante legge del Parlamento, nel luglio dell’anno scorso, e i lettori forse ricorderanno un nostro articolo pubblicato nel numero 3 luglio 1881 tie\\’ E conom ista, allorquando cotesta legge stava per essere discussa, nel quale era da noi posta in rilievo la convenienza della detta fusione in uno coi vantaggi ch’essa prometteva di arrecare alla nostra marina mercantile. Il decreto reale che promulga la legge non è stata emanato se non il 16 marzo u. s. Ora che la società sta per incominciare la sua azione,, non sarà privo di interesse pei lettori il conoscere alcuni dati relativi alla forma della sua costituzione ai suoi mezzi finanziari al suo materiale nautico, alle sue relazioni col governo.

La Società ha preso il nome di « N av ig azion e

G enerale Ita lia n a . » Essa ha la forma di Società

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7 maggio 1882

L ’ E C O N O M I S T A

fino adesso le direzioni delle cessate Società Rabat­ tino e Fiorio, vi sono altrettante sedi compartimentali. Anzi in Genova e in Pidermo può dirsi die continui ad esistere e funzionare una parte della direzione, quella cioè che riguarda il ramo tecnico dei servizi marit­ timi. La direzione centrale di Roma provvede a man­ tenere all’opera della Società un indirizzo uniforme e dà. unità alla gestione amministrativa ed eco­ nomica. La capitale del Regno fu scelta a sede principale, sia per la giacitura topografica equidistante tra le due sedi di compartimento, sia pei rapporti assai stretti che la società dovrà avere in genere col Governo e in ¡specie colla Direzione Generale delle Poste in ciò che riflette le convenzioni collo Stato pei servizi postali marittimi e le sovvenzioni gover­ native die ne sono il corrispettivo. Due succursali sono poi istituite nelle città di Napoli e di Venezia, e oltre 110 agenzie nelle città interne e nei porti dell’Italia e dell’estero.

— Il naviglio della N avigazione G enerale It a ­

lia n a è davvero imponente; supera di gran lunga

quello di ogni altra compagnia di navigazione del nostro paese ed agguaglia, almeno per numero, quello delle maggiori compagnie estere. I vapori sono non meno di 94, di cui 46 appartenevano alla Società Fiorio, 43 alla Società Rubattino, 1 è stato varato dopo la fusione e 4 sono tuttora in costruzione. Certo, non tutti sono grandi nè.costruiti secondo i sistemi più moderni. Come è naturale, v’è una parte di naviglio antica, la quale verrà eliminata a mano a mano che sarà sostituita dalle poderose costruzioni che sono sui cantieri e più da quelle che vi sa­ ranno in un prossimo avvenire mercè i potenti mezzi di cui la Società dispone. Frattanto la por­ tata complessiva dei vapori raggiunge tonnellate 75,000. — Questi tonnellaggi sono rilevati dalla Relazione dell'oc. Randaceio sul naviglio del 1881.

Rispetto al Governo la nuova società assume tutti gli obblighi e tutte le responsabilità risultanti dalle convenzioni approvate con le leggi 15 giugno 1877, 4 luglio 1878 e 19 luglio 1 8 8 0 ; dalle convenzioni cioè ^da cui erano vincolate le cessate compagnie Fiorio e Rubattino. E prevedibile per altro, che nuove convenzioni sieno per modificare le prece­ denti. Il servizio postale marittimo ha bisogno di essere riordinato : ciò risulta anche dalla inchiesta sulla marina mercantile ; e d’altronde il parlamento non si sarebbe mostrato, come fece, tanto favorevole alla istituzione di una potente Società di navigazione, se non avesse avuto in mira di dare impulso alla marina mercantile italiana , aumentando le linee e modificando quelle esistenti, in ordine al promet­ tente sviluppo dei traffici, alle conseguenze del­ l’apertura del Gottardo e all’ esecuzione della legge del 1879 sulle costruzioni ferroviarie.

I nomi degli amministratori della Società danno garanzia che questa avrà un indirizzo conforme al bene generale della nostra marina mercantile e ai desideri del commercio e del paese. Ma gli ammi­ nistratori passano e le Società restano, ed in quelle anonime per azioni, come la « Navigazione generale italiana » v’è il rischio che coll’andar del tempo ai primi succedano altri che non presentino le mede­ sime guarentigie. Perciò, trattandosi di una impresa vincolata sì da determinati obblighi verso il Governo ma anche sussidiata coi danari dello Stato, che è quanto dire dei contribuenti, ci pare opportuna e prudente la clausola impostale del decreto reale di

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autorizzazione, secondo la quale il Consiglio di am­ ministrazione deve essere sempre composto, alm eno

p e r tre qu arti, di cittadini italiani.

Del buon andamento degli affari e dello sviluppo che la società sarà per prendere vien dato affida­ mento dalla nomina del direttore generale nella per­ sona del cav. Giovanni Laganà, uomo essenzialmente pratico, e già da molti anni direttore della ora ces­ sata compagnia di navigazione Fiorio e Gomp. di Palermo.

Noi auguriamo alla « Navigazione Generale Ita­ liana » di poter riuscire nel suo principale intento che è quello di resistere vittoriosamente alla formi­ dabile concorrenza che le Società estere fanno alla marineria nazionale in lutto il mondo, ma in special modo nel nostro Mediterraneo e perfino entro gli stessi nostri porti.

Desideriamo inoltre che le altre compagnie di na­ vigazione italiane più che come una rivale la con­ siderino come una maggior sorella, la quale ‘prima di esse e con benefizio di tutte scenderà in campo a lottare efficacemente contro la concorrenza stra­ niera. Non è poi loro tolto, come osservammo fino dallo scorso luglio, di imitarla col londersi due o più in una sola, per riunire ed accrescere forze di­ sperse ed insufficienti.

IL IY CONGRESSO

d e lle B a n c h e P o p o la r i I ta lia n e

Ill.tno Signor Direttore,

11 suo pregiato periodico nell’ultimo numero si è occupato di questo Congresso, che sarà tenuto fra giorni in Firenze ed ha, in modo succinto ma chiaro, accennato a tutti i più importanti quesiti che vi sa­ ranno dibattuti.

Io mi intratterei oggi, se me lo permette, un po’ diffusamente su due o tre punti, e farò pure su altri alcune brevi osservazioni e proposte in una prossima lettera.

In quale fo r m a e con qu ali g a ra n z ie p iù fa c ili e meno dispendiose dell’atto autentico si possan o com p iere le operazion i d i credito cogli illet­ terati.

È questo un argomento di molta importanza per le Banche Popolari, le quali sorgendo per la mag­ gior parte in mezzo alla campagna e proponendosi di venire in aiuto alle classi meno agiate, hanno frequenti rapporti cogli illetterati.

A me sembra che il Sindaco il quale ha tutti i caratteri di pubblico ufficiale e che roga ed autentica gli atti della maggiore importanza, come quelli di nascita, di matrimonio, di morte eco., sarebbe meglio di ogni altro al caso di far le veci del pubblico notaro.

D ella convenienza d ’istituire p resso le nostre B a n ­ che P o p o la r i le op erazion i d i an ticipazion e su pegno di oggetti p rez io si.

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• genere d’operazioni perchè, con utili appena uguali a quelle delle altre, apporterebbe spese e rischi assai : infatti per quanto gli oggetti preziosi pos­ sano occupare uno spazio limitato, tuttavia lo esi­ geranno sempre maggiore di quello voluto dai semplici titoli di credito, ed avendo quelli, più che questi, un valore intrinseco, richiederanno altresì una maggiore e più attenta vigilanza e custodia ; di più un tal genere di operazione non potrà farsi eseguire dai soliti impiegati contabili, ma invece da periti, insomma da nuovi impiegati; questo per le spese ed i rischi, ma due altre osservazioni, anco di maggior peso, parmi possansi fare e sono, la prima, che il pegno potendo forse e spesso rappre­ sentare agli amministratori una maggiore garanzia di un- semplice titolo di credito porti che essi ri - volgano a questo ramo d’operazione molti capitali limitandoli poi a quelle, che favorirebbero davvero il commercio e la produzione: la seconda, che i pegni, non potendosi trasmettere colla facilità degli elfetti in portafoglio, vengano a diminuire, quasi direi, l’elasticità degli istituti di credito, rendendo loro più difficile in momenti di crise il realizzo di fondi.

Ma se invece pongo mente all’indole speciale delle Banche Popolari, al come sono formate da tutti i vari ceti sociali, quindi anco da non commercianti, come esse si propongano non già di dare ai propri asso­ ciati grossi dividendi, ma invece di facilitar lori' per ogni modo il credito e di togliere il maggior numero di vittime che sia possibile dagli artigli dell’ usura, allora il mio primo concetto si modifica, e fino a che non possa attuarsi su vasta scala il prestito sull’onore, mi induce ad un giudizio non del tutto recisamente contrario all’ adozione di tal nuova operazione nelle nostre Banche popolari purché però si attui in quelle località soltanto dove manchi un istituto pubblico che si occupi di tal genere d’ operazioni o che le faccia ad un saggio d’ interesse non troppo conforme al nome p io , che quasi sempre suol portare, purché non sì lasci mai libero agli amministratori di inve­ stire in tale operazione più di una determinata ed assai limitata porzione del capitale disponibile e che i pegni non abbiano come nei Monti la durata di un anno, ma di sei mesi soltanto.

Insomma per il mio modo di vedere le operazioni dell’ anticipazione su pegno di oggetti preziosi do­ vrebbe dalle nostre Banche Popolari, ed in alcuni casi eccezionali soltanto, più che accettarsi, quasi direi subirsi, quando cioè mirasse a risparmiare gravi sacrifizi a quei suoi associati che per la loro posizione e condizione sociale fossero impossibilitati ad otte­ nere predito nella forma più comune dell’ effetto cambiario: del resto bisogna ben tenere a mente che uno dei principali intenti e pregi dell’ epoca nostra e delle Banche popolari, da cui è stato e deve porsi in pratica, è quello di democratizzare il più che è possibile il credito facendolo accordare più alla per­ sona e sull’onore di quello che su un oggetto ma­ teriale sia pure più o meno prezioso. A me pare che 1 ufficio delle Banche Popolari sia quello non già di diventare a poco alla volta dei Monti di pegno, ma invece di fare scomparire od almeno render quasi inutile quelle vecchie istituzioni, sia per ¡’edu­ care che esse fanno le popolazioni al risparmio, sia col render loro più facile il credito personale

Ordinam ento del risp a rm io e p artecip azion e che può avervi lo Stato. Quali provvedim en ti d eh

-bono essere accolti dalle B anche P o p o la r i p e r agevolare ulteriorm ente la collezione dei p iccoli r is p a r m i

Su tale argomento io mi troverei confuso a por­ tare ragioni migliori e con frasi più incisive di quelle adoperate dall’apostolo del credito in Italia, dal Luzzatti, e penso che i lettori dell’ E conom ista mi saranno grati se senz’ altro le riprodurrò:

« Il risparmio sino ad una somma modesta, va­ riabile secondo le condizioni locali, dovrebbe essere rimunerato con una ragione d’ interesse maggiore del deposito ordinario, curando di fronteggiare la concorrenza delle Casse Postali. »

« Si dovrebbe cercare di estendere dappertutto l’azione della previdenza con agenzie e rappresentanze; nelle grandi città , curando d’ istituirle nei diversi quartieri e giovandosi dell’opera di filantropi disin­ teressati, che non mancano mai, quando si ricerchino con intelletto d’ amore. Ali’ uopo si dovrebbe rasse­ gnarsi a retribuire qualcuno; a ino’ d’esempio qual­ che negoziante o bottegaio accreditato, in ragione dei risparmi che raccoglie. Nei primordi bisogne­ rebbe anche saper perdere; sarebbe lo sconto si­ curo dell’avvenire. »

Dice poi che « ove esistono Società di Mutuo Soc­ corso, la Banca dovrebbe considerarle come proprie agenzie che la rappresentassero , in questo delicato servizio, che dovrebbe pigliare accordi coi principali fabbricanti ed agricoltori per accogliere i risparmi nelle officine e nelle aziende, che si dovrebbero as­ segnare premi annui ai più diligenti risparmiatori e distribuirli con solennità modeste, nelle quali si co­ gliesse l’occasione di divulgare i sani precetti del ri­ sparmio, che il conseguimento di cotali [fremi dovrebbe essere titolo di preferenza pei prestiti sull’ onore e per i prestiti ordinari della Banca Mutua. »

« Dove poi la Banca Popolare dovrebbe penetrare con ogni maniera di preghiere, di sollecitazioni, di industrie è nella Scuola. Abituare i futuri operai al risparmio; allettare fin dall’infanzia la futura clien­ tela dei soci ; questa dovrebbe essere la somma am­ bizione dei nostri istituti. » A questo proposito mi piace di riferire qui un sistema adottato da qualche anno dal Municipio del mio paese, Scarperia, che ha una piccolissima, ma però bene amministrata Banca Popolare. Quivi si dà per premio agli alunni delle Scuole Comunali un libretto di risparmio vin­ colalo per un certo numero d’ anni. — Così si so­ lennizza, si esalta, si nobilita il risparmio, a cui si fornisce il germe per coltivarlo e farlo fruttificare.

La ringrazio dell’ accoglienza che darà a questa mia, alla quale, se mi^permette, farò seguire una se­ conda pel prossimo numero, e mi protesto suo

Fe k e u c c i o St e f a n i.

Il

m in 01

E S P I M I DELL' URUGUAY IEL

li

Da una recentissima pubblicazione della laboriosa Direzione di Statistica Generale di quella Bepubblica rileviamo che il valore complessivo del commercio di esportazione nel 1881 raggiunse la somma di 20,219,512 piastre con un aumento sull’ anno an­ teriore pel valore di piastre 477,311.

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7 maggio 1882

L’ - E C O N O M I S T A

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le seguenti nazioni hanno esportato da quel territo­ rio nel biennio 1880-81 merci per i seguenti va­ lori : P A E S I I S S O 1 8 8 1 IN P I Ù DI DESTINAZIONE 1 8 8 0 1 8 8 1 F r a n c i a ... 3,470,477 4,059,847 599,370 B r a s i l e ... 8,941, i l i 3,519,639 421,772 In g h ilte r r a . . . . 4,266,043 3,191,959 1,074,084 S t a ti-U n iti . . . . 2,847,137 3,867,494 1,020,357 B e lg io ... 2 ,M 6,740 1,875,730 241,010 Is o la di C uba . . . 899,311 689,302 2 1 0,009 R e p u b b l. A rg e n tin a . 928,550 1,040,302 111,752 I t a l i a ... Is o le M aurizio e l i i u - 312,006 588,083 271,077 n i o n e ... 23,073 26,706

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1,633 P o rto g a llo . . . . 124,747 171,191

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46,4V4 S p a g n a ... Capo di B u o n a Spe-104,561 265,966 — 161,105 ra u z a ... — 126,668

_

126,668 G e rm a n ia . . . . 78,798 69,826 8,972 C l u l ì ... 84,797 118,107 33,310 A n t i l l e ... S a u ta C ru z d i T e n e - 19,585 2,023 17,562 r if f a ... — 31,400

_

31,400 P e r ù ... — 297

_

297 P a r a g u a y . . . . In d ia , C h in a e G iap- 5 ,2 4 9 5,212 37 p o n e ... 850 200 650 Iso le M alv in e . . . P o rto non d e te n n i- — 1,184 1,184 n a t i ... 434, H 6 548,996

_

114,830 P r o v v is te di bordo . 92,720 24,380 68,340 To t a l e. . 19,752,201 20,229,512 2,04 2 ,4 3 6 2,51 9 ,7 4 7 A u m ento n e l 1881 . 477,31! - 477,3 lt

-Questi valori ufficiali si distribuiscono come dal seguente specchietto. 1 8 8 0 IN P I Ù 1 8 8 0 1 8 8 1 V a lo re u fficiale dei prodottt so g g etti a d azio di e sp o rta­ zio n e ... 19,197,440 19,296,656 9 9 ,2 1 6 Id e m e se n ti da d azio . 462,041 908,476 — 446,435 Id e m p ro v v iste di bordo ... 92,720 24,380 6 8 , 3 « — To t a l e. . 19,752,201 2 0,229,512 68,340 5 4 5 ,6 5 1 A um entò . . . . 477,311 - 477,311

-1 prodotti principali die formano la esportazione uruguaiana nel biennio 18S0-81 furono i seguenti:

C L A S S E 1 8 8 0 1 8 8 1 IN P I Ù 1 8 8 0 1 8 8 1 1 . A n im a li v iv i . . 1,250,632 979,619 271,013 2 . P ro d o tti a n im a li. 17,965,103 18,324,681 — 369,558 3 . Id em a g r ico li . . 316,525 767,044 — 450,521 4 . Idem d iv e rs i . . 137,223 133,808 3,415 — 5 . P r o v v is te p e r b a ­ stim en ti . . . 92,620 24,380 68,340 -To t a l i. . 19,752,201 2 0,229,512 342,768 820,079 A u m en to n e l 1881 . 477,311 - 477,311

-Il movimento di esportazione nello stesso spazio di tempo in ordine alle diverse Dogana si distribui­ sce così U F F I C I D O G A N A L I 1 8 8 0 1 8 8 1 IN P I Ù 1 8 8 0 1 8 8 1 Mo nt e v i de o . . . . 10,918,551 12,841,354

.

1,922,803 Id em p er p rov v iste di bordo . . . . 92,720 2 4 ,3 8 0 68,340 P a y sa n d ù . . . . 4 ,0 1 8 ,0 8 3 3 ,4 4 6 ,1 9 2 571,891

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In d ip e n d e n z a . . . 2,22 7 ,5 0 9 1,759,135 468,374

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F r o n tie r a d el Sud . 1,148,068 830,066 318,002

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S a lto e T a c u a re m b ó . 833,052 712,736 120,316

_

C o l o n i a ... 3 1 0 ,6 6 2 401,620 — 93,958 M erced es... o coo 209,138 — 7,758 M aldonado . . . . 2,176 1,891 485 -To t a l e. . 19,752,201 2 0,229,512 1,547,408 2 ,0 2 4 ,5 1 9 A u m en to n e l 1881 . 477,311 - 477,311

-Dei prodotti dell’ Uruguay i cuoi di ogni specie grandi e piccoli esportati nell’ anno 1881 furono 6,088,234 ehil. in peso, per valore di P. 849,524 e più 2,260,485 in numero per valore di P. 7,244,090: nel 1880 il numero di cuoi esportati fu di 501,903 per il complessivo valore di P. 458,568 e più in peso chil. 6,022,831 del valore totale di P. 6,467,884. La lana esportata nel 1881 ammontò a chil. 17,060,343 di P. 4,126,168: nel 1880 la esportazione ascendeva per vaiorea 18,766,079 per valore di P. 4,093,239. Yi fu quindi una diminuzione compensata dall’au­ mento del valore.

Del crine escirono per l’estero nel 1881 1,006,931 chil. del valore di P. 242,352: nel 1880 erano esciti 1,066,263 chil. per valore di P. 240,447.

La carne salata ebbe anche una diminuzione es­ sendo la esportazione nel 1881 di chil. 27,852,820 per valore di P. 2,783, 2 8 2 mentre nel 1880 era stata di chil. 33,073,868 per valore di P. 3,307,386 in cambio nella carne conservata vi fu un sensibile aumento ascendendo da chil. 3,608,930 per valore di P. 360.894 nel 1880 a chil. 5,864,494 per va­ lore di P. 586,449 nel 1881. Accrescimento vi fu pure nella esportazione agricola specialmente del grano, del maiz, della farina e della crusca, la prima arrivò nel 1881 alla cifra di chil. 2,401,366 (pia­ stre 116,350) da quella di 1,853,370 (P. 98,091) mandati fuori paese nei 1880: la seconda giunse a 1,198,585 chil. (P. 315,755) da chil. 1,051,649 (P. 44,022): la terza da 928 4 4 0 ’. chil. (P. 72,836) nel 1880 a chil. .2,173,426 (P. 121,712): la quarta andò da 1,473,793 chil. (P. 32, 599) a chil 1,873,202 (P. 40,939).

(10)

1877 P. 15,899.405

1878 » 17.492,159

1879 » 40,(145,961

1880 » 19.752,201

1881 » 20,229,512

Rapido e visibile è il progresso realizzatosi nel movimento di esportazione dell’ Uruguay e ne è prova la evidente differenza che passa tra il movi­ mento dei due ultimi- anni e quello degli anni pre­ cedenti.

Durante il periodo 1 8 6 6 -1 8 7 0 si ebbe un anno (1868) di paralizzazione quasi completa in ragione della crisi bancaria, ed in altri due (1870-71) di agitazione politica.

Comunque però si vede che nel breve spazio di 10 anni il commercio di esportazione è cresciuto del 76 0(0.

Pacificata la Repubblica nel 1865 e grazie al movimento straordinario creato dalla guerra del Pa­ raguay, gli affari presero un grande sviluppo, ma l’ordine pubblico essendo stato alterato nel biennio 1 8 7 0 -7 1 , questi anni presentano una leggiera di­ minuzione (5 0(0) sul triennio anteriore.

Tuttavia la vitalità di quel paese è tale che ad onta delle circostanze testò indicate, la media degli anni 1 8 6 6 -1 8 7 0 presenta un aumento del 40 0(0 sull’anno 1862.

Nel 1871 il risultato è quasi uguale alla media del 1866 al 1870 colla differenza che paragonata con questo ultimo periodo vi è un aumento dell’8 0|0.

L ’anno 1872 in confronto col periodo dal 1866 al 1870 presenta un aumento del 26 0|0.

Il movimento di esportazione è dunque ascendente e favorevole alla produzione, fatto economico che vediamo riprodursi successivamente a misura chesi consolida la pace, perchè la lotta civile fa qualche cosa di più che immobilizzare il commercio, essa distrugge con i suoi eccessi una gran parte della produzione, facendo diminuire o cessare il lavoro nelle campagne.

In riassunto, è chiaro che i passati anni di scosse politiche hanno veduto diminuire l’ attivo del paese esaurendone le risorse, mentre i presenti di ordine e stabilità politica vedono aumentare codesto attivo in una proporzione sorprendente e la prosperità ri­ nascere come per incanto.

Havvi certamente in questi risultati èconomici la garanzia di uno splendido avvenire commerciale e ciò soddisfa legittime aspirazioni.

E qui calca'a capello ripetere le parole che ap­ punto in analogo argomento dettava nello scorso feb­ braio il distinto cittadino Uruguaiano signor Juan Ramon Gomez, già Ministro delle Finanze dell Uru­ guay nel 1863. « La tenacità affannosa con cui si lavora in questo paese per accrescere gli elementi di produzione e per migliorare le condizioni produt­ trici per eccellenza, non può passare inavvertita nè tralasciare di essere imparzialmente encomiata. »

IL MEETING AGRICOLO A MILANO

Sabato 29 aprile nel Teatro S. Radegonda aveva luogo a Milano l’annunciata e tanto attesa assemblea generale dell’associazione elettorale agricola. Yi prese parte un numero grandissimo di cittadini, circa 500

per la maggior parte agricoltori, o di cose agricole studiosi e competenti e vi furono rappresentate tutte le gradazioni politiche.

La presidenza fu tenuta dal signor Ciro Griffini, e la discussione venne aperta sulle seguenti pro­ poste presentate dal Gomitato promotore della riu nione:

« Invocare l’adozione di provvedimenti legislativi che pongano l’agricoltura italiana in grado di soste­ nere la lotta contro la già troppo invadente concor­ renza dei prodotti agricoli esteri.

« Sistemare le finanze, dei Comuni, restringendo le spese facoltative e sollevandole da quelle che per essere di indole universale, spettano all’universalità e quindi allo Stato.

« Modificazione del bilancio provinciale, nel senso di chiamare anche le altre ricchezze a sostenerne i pesi, imperocché esso rappresenta oggi una grande ingiustizia, aggravando soltanto la proprietà fondiaria a vantaggio d’altri interessi.

E questi argomenti vennero presentati nel senso dì potere migliorare le condizioni dell’agricoltura e delle classi lavoratrici dei campi, e di offrire una linea di condotta alle rappresentanze degli interessi agricoli nei corpi elettivi.

Il primo a prendere la parola fu il signor V olp i

E rcole presidente del Comizio agrario Lomellino, il

quale lesse un rapporto del proprio comizio col quale si chiedeva una diminuzione delle tariffe ferroviarie per i prodotti nazionali, un dazio d'importazione sui risi esteri, e una riforma nella applicazione della ricchezza mobile.

Il Prof. Ottavi quantunque non contrario ai dazi d’importazione sui cereali, disse sperare più che nel regime daziario protettore, sull’istruzione agricola.

11 signor T eodoro Cirio sostenne la convenienza di dazi protettori per i cereali.

Il signor G arbasso raccomandò specialmente di dare un maggiore sviluppo all’ organizzazione della Associazione elettorale agricola in Italia, e concluse consigliando che 1’ assemblea anziché divagarsi in questioni troppo complicate si limitasse a caldeggiare l’urgenza di una seria ed efficace rappresentanza nei corpi agricoli, dando vita alla propaganda ed alla costituzione di nuovi e numerosi comitati locali elet­ torali, e della stessa opinione fu il sig. Chizzolini.

Il signor M assaro pur dividendo le idee dei preo-

pinantfpnùezionisti espresse desiderio che anzitutto

si affermasse l’urgenza della perequazione fondiaria tante volte promessa e non mai data. Parlarono in seguito i signori P in i, C asnati, F riz z o n i e Mussi dopo i cui discorsi, la corrente protezionista che dap­ prima si credeva padrona del campo andò mano a mano scemando.

Terminata la discussione vennero presentati di­ versi ordini del giorno, ma non vennero votati che quelli proposti dai sigg. Massara e Garbasso.

Col primo si chiese al parlamento l'urgente tr a t­

tazione della perequ azion e fo n d ia r ia e col secondo

l’assemblea si limitò a raccom an d are p el benessere

agricolo una vasta org an izzazion e dell' associazione e una fo r te rappresen tan za d i agricoltori n ei co rp i elettivi.

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