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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.09 (1882) n.414, 9 aprile

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L'ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E

SC IE N Z A ECONOM ICA, FIN A N Z A , COMMERCIO, B A N C H I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno IX - Voi. XIII

Domenica 9 Aprile 1882

N. 414

LE APPLICAZIONI IU S T IL I DELL’ELETTRICITÀ

Per cura del Ministero di agricoltura, industria e commercio è stata pubblicata la Relazione fatta al ministro dall’ingegnere D. V. Piccoli intorno alla Esposizione internazionale di elettricità tenuta l’anno scorso a Parigi nel Palais de VIndustrie. Il rela­ tore fu membro del congresso che nella stessa città ebbe luogo durante l’esposizione. Dalla descrizione che fa di questa, egli prende argomento ad investi­ gare a quali rami di industria, ed in qual misura, quel nuovo e potente fattore di produzione che è l’elettricità possa applicarsi. — Seguiamo a rapidi passi il suo accurato studio.

Vengono in primo luogo le industrie estrattive. Nell’interno delle miniere il lavoro meccanico sosti­ tuisce già in gran parte il lavoro prodotto da uo­ mini e da cavalli e si impiegano su vasta scala le trasmissioni ad aria compressa. Ma le macchine di compressione sono delicate e costose e sarebbe un gran vantaggio il poterle sostituire con macchine elettriche. All’esposizione si vedeva un perforatore mosso da una macchina elettro-dinamica, ma di tale sistema non^ è stata finora fatta nessuna pratica ap­ plicazione. È prevedibile che, mediante ripetuti espe­ rimenti, vi si possa giungere, e il vantaggio sarà massimo se il motore dinamico potrà utilizzare una qualche sorgente naturale di energia, come p. e. una caduta d’acqua che trovisi nelle vicinanze della mi­ niera da coltivarsi. — Una più larga e più pronta applicazione può intanto avere l’illuminazione elet­ trica dellp miniere. Dai sistemi di illuminazione in uso proviene la maggior parte delle frequenti esplo­ sioni che lasciano tante vittime umane. La luce elet­ trica eviterebbe le esplosioni soddisfacendo ad uno scopo altamente umanitario. A Parigi erano esposti alcuni sistemi diretti a tal fine, tra i quali merita speciale menzione quello del celebre Edison. — Ed oltreché alle miniere l’elettricità è applicabile, ed ap­ plicata infatti, alle cave per determinare lo scoppio delle mine. Alla sicurezza dei minatori è necessario che lo scoppio avvenga precisamente all’istante pre­ fisso. Quando poi per una data operazione si ri­ chiede lo scoppio simultaneo di parecchie mine, per ottenere gli effetti voluti bisogna che le mine ven­ gano accese tutte nello stesso istante. La pratica ha dimostrato che per realizzare queste condizioni, senza le quali i minatori sono in continuo pericolo, è in­ dispensabile servirsi della corrente elettrica. — E un altro servizio può rendere l’elettricità nell .nterno delle miniere. Col suo aiuto ¡strumenti speciali sono in grado di annunziare la presenza dei gas espio

-sivi. Apparecchi destinati a questo scopo si vede­ vano nella sezione belga.

In Italia l’industria mineraria è ben poco svilup­ pata ; ma, osserva l’autore, essa tende a sorgere anche fra noi, e dobbiamo quindi seguire tutti i progressi di questa industria, pensando che è più facile introdurre i nuovi processi ove l’industria nasce, che il sostituirli a quelli già in uso, ove l’in ­ dustria trovasi sviluppata, come in quasi tutti gli al­ tri paesi.

L’autore crede l’elettricità destinata anco a ser­ vire al trasporto della forza pel taglio delle foreste. A Parigi era esposto un saggio della segatura elet­ trica degli alberi, la quale dovrebbe sostituire quella a vapore.

Quest’ultima in confronto di quella a mano, ha già il vantaggio di produrre un lavoro più perfetto; ma finora ha scarsa applicazione, perchè le foreste trovansi di solito nelle montagne in luoghi provvi­ sti di strade e di difficile accesso, nei quali è spesso impossibile trasportare macchine o caldaie a vapore. In compenso esse hanno generalmente a non grande distanza una qualche caduta d’ acqua, alla quale si potrebbe chiedere la forza necessaria a muovere le seghe, se si avesse un modo facile ed economico di trasportare la forza generata da un motore idraulico alla distanza alla quale ha luogo il taglio. Sarà dunque possibile d’ora in­ nanzi, dove si ha una caduta d’acqua circondata da foreste, di fare un impianto composto di un mo­ tore idraulico fisso, il quale distribuisca la forza a molte macchine sparse sopra un cerchio che può aver parecchi chilometri di raggio.

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bile vantaggiosamente, anche più ohe altrove, in Italia ove occorre fare economia di combustibile, mentre vi sono molte cadute d’acqua da utilizzare. Il trasporto elettrico della forza permette di com­ piere non solo l’aratura ma anco tutte le altre ope­ razioni che si devono eseguire nei campi. Quando in un podere si fosse impiantata l’officina di pro­ duzione dell’elettricità richiesta dall’aratura a va­ pore, la stessa officina fornirebbe la elettricità n e­ cessaria ad eseguire tutte le operazioni agricole, quelle del campo, quelle dell’aia e quelle che si fanno nell’ interno della casa colonica. Lo stesso motore fisso potrebbe anche, quando non avesse altro lavoro da fare, servire alla macinazione del grano. — Dove la proprietà è molto divisa, parec­ chi piccoli proprietari potrebbero unirsi in consor­ zio e ricevere da una stessa stazione centrale l’e­ nergia di cui hanno bisogno per la lavorazione del loro podere.

L’elettiicità può rendersi preziosa alla agricol­ tura non solo come motore, ma anco come sor­ gente di luce. Molte volte può essere necessario di compiere colla massima sollecitudine un dato la­ voro, e talvolta un prodotto va perduto per il so­ praggiungere delle tenebre che impediscono il pro­ seguimento dei lavori. In questi casi sarebbe uti­ lissimo poter lavorare durante la notte e ciò fa­ rebbero gli agricoltori se esistesse un sistema facile ed economico per la illuminazione dei campi. D’al­ tra parte tutti sanno quanto soffrano i nostri con­ tadini quando sono obbligati a lavorare sotto la sferza de’ raggi cocenti del sole di luglio. 1 calori estivi fanno annualmente nelle campagne un gran numero di vittime. L’illuminazione dei campi fa­ rebbe sparire i casi di morte per insolazione e ne rimarrebbe diminuito il numero dei martiri del lavoro. D’ altronde la spesa cui gli agricoltori an­ drebbero incontro per la illuminazione, opina l’au­ tore che sarebbe compensata, per coloro che non si accontentassero della soddisfazione di rendersi benemeriti delle classi agricole, dal maggior pro­ dotto che darebbe il lavoro fatto in migliori con­ dizioni.

Largo sviluppo ha quella parte della Relazione in cui si tratta dell’elettricità applicata alle indu­ strie manifattrici. I problemi pratici concernenti tale applicazione riguardano: 1° I mezzi di produzione dell’elettricità; 2° I mezzi di trasmissione; 3° 1 mezzi di regolazione e trasformazione. Ciascuno di essi è studiato a parte, ma noi non seguiamo co - testo studio, che è di indole troppo tecnica pel no­ stro periodico. E dal lato economico la cosa non ha bisogno di schiarimenti, giacché il fine consi­ ste nel sostituire la forza dell’elettrico a quella del vapore o delle braccia là dove queste siano o scarse, o meno produttive o troppo costose.

Ma anco alle industrie manifattrici l'elettricità può servire non solo come motore, bensì inoltre come sorgente di luce per illuminare le officine. Sotto questa forma essa è già assai largamente adoperata e lo è ogni giorno più. I suoi pregi sono quelli di non viziare l’aria nei luoghi effusi, come fa il gas che spesso inalza la temperatura ad un grado in­ sopportabile; quello di non presentare i pericoli di esplosione del gas e quindi di permettere certi la­ vori notturni che richiedono manovre pericolose, quali sarebbero la montatura di macchine molto pe­ santi, e di aumentare per conseguenza il potere

produttivo di uno stabilimento; quello finalmente, importantissimo in alcune industrie, di non alterare punto i colori. — I sistemi d’illuminazione elet­ trica, molti de’quali assai perfetti, erano numerosis­ simi a Parigi e formavano la parte più brillante dell’Esposizione.

Nel campo economico le varie applicazioni della elettricità hanno anco un’altra importanza. Oltre allo aver creato molte industrie nuove e modificato i processi di quelle esistenti, esse fanno sentire la loro influenza in un modo indiretto sopra l’indu­ stria manifattrice, alla quale domandano gli appa­ recchi ed i materiali di cui hanno bisogno. Sor­ gono così industrie ausiliarie che dalla elettricità hanno vita anche se questo fattore non entra per nulla nei loro processi; e si impiantano officine per la costruzione di apparecchi elettrici, precisamente come l’industria ferroviaria alimenta officine per la costruzione delle locomotive e delle vetture e sta— bilim.enti per la fabbricazione delle ruotaie.

Ma di tutte le forme dell’attività umana le indu­ strie commerciali sono quelle in cui le applicazioni dell’elettricità hanno esercitato un’ influenza più grande. Basterebbe nominare soltanto la telegrafia. Oggi però vi si aggiunge anche la trazione, per la quale vari sistemi sono già proposti, ma uno solo, quello dei signori Siemens e Halske, è in attività nella ferrovia elettrica metropolitana di Berlino at­ tuata da parecchi mesi. — Anche a Parigi è sen­ tito il bisogno di una ferrovia metropolitana che soddisfi le esigenze sempre crescenti della circola­ zione, dinanzi alla quale nessuna via è abbastanza larga e nessuno de’mezzi di trasporto finora adot­ tati sembra sufficiente. Il signor Chrótien ha pre­ sentato alla città di Parigi un progetto completo di ferrovia elettrica aerea, ossia con binari collocati su travate metalliche rette da un’unica fila di co­ lonne. In molle città dell’America del Nord esisto­ no già ferrovie aeree, ma colla trazione a vapore. A queste ferrovie aeree, destinate a sorgere in tutte le grandi città, opina l’autore che si possa appli­ care con grande vantaggio la trazione elettrica. — Questo sistema, dme egli, richiede un materiale molto leggiero e permette alle carrozze di muo­ versi isolate; perciò riuscirà economico non solo il materiale mobile, ma benanche il viadotto il quale potrà essere incomparabilmente più leggiero. Il fumo e le faville non saranno più causa di lamenti e sorgenti di pericoli per le case per le quali la fer­ rovia deve passare. Saranno inoltre diminuiti colla ferrovia elettrica i pericoli per i passeggieri, che sono ancora troppo frequenti nelle ferrovie ordi­ narie. »

L’autore è d’avviso che la trazione elettrica non sia destinata a far concorrenza alla locomotiva di Stephenson, bensì a sostituire i tramways a vapore. Sono per altro numerose e importanti le applicazioni della elettricità alle ferrovie ordinarie. Lasciando di parlare della principale che è la telegrafia, oramai inseparabile dall’esercizio ferroviario, vi sono gli sva­ riatissimi sistemi di segnali elettrici intesi ad ottenere la sicurezza dei viaggiatori. Parimente potrebbe forse applicarsi al materiale mobile ferroviario la illumi­ nazione elettrica, col sostituire una lampada elettrica al fanale portato dalla locomotiva. Si avrebbe il vantaggio di rischiarare la via dinanzi al treno per un tratto molto più lungo

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9 aprile 1882

227 L ’ E C O N O M I S T A

del 12 febbraio avemmo occasione di parlarne, a proposito della questione se sia da preferirsi il mo­ nopolio o la libertà. Qui siamo lieti di vedere che Fautore preferisce anch’ egli il secondo sistema, la­ mentando l’ingerenza presa in tale servizio da pa­ recchi governi. In America, ove non incontrò ostacoli da parte della pubblica amministrazione, esso ha preso già uno straordinario sviluppo. Sorsero dap­ prima due Società le quali non tardarono a fondersi in una sola. L’unica Società telefonica americana gode ora una vita prospera ed ha in tutte le città degli Stati Uniti reti estese che servono un numero grandissimo di abbonati. Nelle città più importanti, come Nuova York, Filadelfia, Chicago, Boston, vi sono ora più di 3000 abbonati, il.telèfono è entrato completamente negli usi del popolo americano, che non potrebbe più viverne senza, come noi non po - Iremmo vivere senza il servizio telegrafico o quello postale. Ma in Europa le cose andarono altrimenti. In Inghilterra si costituirono dapprima due Società, le quali dopo avere per qualche tempo lottato fra loro, si unirono in uua sola per difendersi contro un nemico comune, il governo. Il governo inglese lasciò fare per lungo tempo e soltanto verso la fine del 1880 pensò di reclamare per sè il monopolio dei telefoni, ed intentò processo alla Società. Questa rimase perdente, ma il Governo-non volle abusare della vittoria riportata, vittoria riconosciuta dai giu­ dici ma non dal paese, e venne a trattative colla Società, alla quale lasciò l’uso del telefono sotto de­ terminate condizioni. — In Germania il Governo non lasciò tempo a nessuna Società di formarsi e prese subito per sè l’esercizio de! telefono. L’insuccesso fu completo, sicch’ora, dopo qualche anno, non vi sono nella stessa capitale germanica fuorché pochissimi abbonati al servizio telefonico. È questo, osserva l’autore, il risultato di un sistema che tende a soffo­ care 1 iniziativa privata. Il Governo belga ha tenuto condotta completamente opposta a quella del Governo tedesco. Le concessioni chiestegli non. furono nè ac­ cordate nè rifiutate. Sorsero tre Società che dopo lunga lotta si ridussero a una sola, la quale conta molti abbonati nelle principali città del regno, ma vive incerta della sorte che l’attende.

Il governo francese ha considerato appartenergli l’uso del telefono in forza della legge che gli at­ tribuisce il monopolio delle linee telegrafiche, e fino dal giugno 1879 stabili di dar concessioni per servizi telefonici a quanti ne facevano richiesta. — Tre Società si formarono a Parigi che poi si fusero iu una sola. Essa ha oggi circa 2000 abbonati ed è organizzata egregiamente. Per altro le condizioni fatte in Francia ai concessionari sono difficilissime e tali che non vi sarebbe a Parigi una rete telefo­ nica se per l’appunto non fosse stata incoraggiata e tuttora protetta dal ministro delle poste e tele­ grafi e dagli alti funzionari telegrafici. Il successo è dunque dovuto più al buon volere delle persone che alla saggezza delle leggi. — In Italia si è imi­ tata la Francia : il ministero dei lavori pubblici stabili di dare concessioni a chiunque ne chiedesse; colia differenza che mentre quelle del governo fran­ cese sono definitive, quelle del nostro sono psov- visorie e possono essere ritirate ad ogni istante. — L’ autore biasima questo sistema. Egli avrebbe preferito l’assoluta libertà : ma, aggiunge, supposto che il governo volesse conservare per sè il mono­ polio dei telefoni, perchè non tener conto dell’

e-sperienza degli altri paesi, la quale insegna che in una città non può esservi che un solo servizio te­ lefonico, essendo questa unità di organizzaziono resa indispensabile dalla natura stessa del ser­ vizio ?

Già due o tre società si sono costituite in Italia ed hanno incominciato i loro impianti nelle princi­ pali città italiane. Queste società, dice l’ autore, sono destinate ad un lungo periodo di lotte con grave danno dei loro interessi, con danno ancora più grave del pubblico che durante questo periodo sarà mal servito e non potrà godere che in parte dei vantaggi del telefono finché gli associati di una stessa città saranno divisi fra due o tre uffici cen­ trali. Alla fine si avrà un’ unica compagnia la quale resterà padrona del campo e si avrà così quel monopolio che si voleva evitare col dare più con­ cessioni in una stessa città, — Se invece, conti­ nua egli, si fosse adottato il sistema degli appalti, si sarebbero avute egualmente più società, le quali avrebbero continuato a vivere senza impedire la loro vicendevole azione, poiché coteste società si sarebbero divise fra loro le varie città, anziché gli abbonati di una stessa città. Si sarebbero avuti così tutti i vantaggi di una emulazione, garanzia di buon servizio per il pubblico e sorgente di vita prospera per tutte le società, anziché di monopolio per una sola e di morte per tutte le altre.

— Qui ci permettiamo di dissentire dall’ egregio autore. Già che non è stato ammesso il sistema della assoluta liberta d’esercizio, eh' ei rimpiange e che a noi pure sarebbe piaciuto, non sappiamo scor­ gere i vantaggi dell’ altro eh’ egli addita come un minor male. Come parlare di emulazione ? L’ emu- -lazione vi può essere fra più compagnie che ser­

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L’ESPOSIZIONE FINANZIARIA

Nel nostro passato numero abbiamo riportato un riassunto della esposizione finanziaria dell’on. Ma- gliani fatta alla Camera dei deputati nella tornata del 25 marzo. Si sa bene che non si può andare a’versi di tutti, e quindi da alcuni si è trovato da ridire su quella esposizione, e l’accusa più grave fatta all’on. ministro è stata quella di vedere troppo in rosa. In generale però l’esposizione finanziaria dell’on. Maglioni è stata accolta con lode e ne ab­ biamo letti molti elogi anche in giornali stranieri. Non intendiamo dire che sottoscriveremmo a tutti senza osservazione di sorta; in complesso però non possiamo non lodare la lucidità del discorso, e più ci confortano certe conseguenze che derivano spon­ tanee da uno spassionato esame di alcune cifre.

È ammesso che c’è sempre da questionare sul­ l’avanzo del bilancio e che letto, in un modo o in un altro quell’avanzo cresce o diminuisce, fortuna a ogni modo quando in realtà un avanzo si trova! Quello che è bensì fuori di discussione è l’aumento di 43 milioni sulle entrate previste pel 1881. Parte cospicua di questa maggiore entrata ordinaria è rap­ presentata da 32 milioni dovuti al maggior prodotto delle imposte e dei servizi pubblici. Notevoli fra le altre sono la imposta sulla ricchezza mobile, riscuo- tibile mediante ruoli, in L. 4,488,000; il registro in L. 3.314,000 ; il macinato in L. 2,598,000 ; le dogane in 18,825,000 ; le tasse di fabbricazione in 4,559,000.

Si sa che fra i loro inconvenienti uno dei pregi delle imposte indirette è quello di seguire l’incre­ mento della pubblica ricchezza; fra le imposte di­ rette poi questo carattere si riscontra nella imposta sulla ricchezza mobiliare e in quelle imposte sui trasferimenti di proprietà che a torto l’amministra­ zione confonde tutte quante colle imposte indirette. Ora quando vediamo che quei cespiti di entrata che seguono appunto lo sviluppo della ricchezza pub­ blica presentano tutti una eccedenza, si può conclu­ dere senza tema di errare che la prosperità gene­ rale si accresce, e questo è ciò che più preme.

L’on. ministro come trova soddisfacente questo risultato, trova del pari tale" quello dell’esercizio del bilancio della spesa, e nota, esponendo il conto di cassa, che non si ebbe bisogno di fare alcuna emis­ sione di quelle autorizzate per legge, e fu emessa solo una parte della rendita autorizzata per le nuove costruzioni ferroviarie. Noi non contestiamo la di­ mostrazione dell’on. Magliant, e anzi troviamo buona cosa il non aver fatto emissioni più larghe, e così pure la diminuzione della circolazione dei buoni del Tesoro e quella delle anticipazioni statutarie delle Banche. E pienamente approviamo che le finanze e il credito di un paese possono essere posti a repen­ taglio dal soverchio uso delle emissioni di rendita e dall’aumento del debito fluttuante. Onde, salvo le emissioni autorizzate per opere ferroviarie, il gran Libro dovrà essere chiuso per parecchi anni. Il mi­ nistro giunge a dire che spera che d’anno in anno una parte di queste spese potrà essere sopportata dai fondi generali. Il che davvero sarebbe desidera­ bile ; se non che non sappiamo se ciò potrà facil­ mente avverarsi, considerando anche le condizioni della politica che potrebbero imporci maggiori s a ­ crifizi a tutela delle nostra dignità e dei nostri in­

teressi. D’altra parte non possiamo a meno di os­ servare che non dì tutte le nuove ferrovie decretate è a dirsi che saranno economicamente e finanziaria- mente utili. Più prudente sarebbe stato procedere grado a grado e non impegnarsi fin d’òra in una spesa così grave, coll’abolizione del macinato da una parte e quella del corso forzato dall’altra. P ur troppo la politica ci è entrata di mezzo ; se non si fosse trovato necessario di contentare tanta gente, il paese ne avrebbe risentito un vantaggio.

Ci è sembrata importante la dimostrazione fatta dall’ on. Maglioni dello incremento del nostro com­ mercio coll’estero, e la nostra attenzione è stata poi particolarmente attirata dalle considerazioni espo­ ste intorno al proseguimento della riforma tributaria. Per lungo tempo la finanza italiana andò innanzi a forza di espedienti, colpa in gran parte delle cir­ costanze, ma sarebbe ora imperdonabile proseguire per quella via, e ci piace che l’on. Ministro conti­ nui a dimostrare la sua convinzione che un sistema tributario deve riposare sopra basi razionali. Che per l’on. Magliani la finanza sia qualcosa più che un calcolo da computisti si è veduto, a dir vero,

in più di una circostanza.

Egli promette la presentazione di una legge per la perequazione della imposta fondiaria, a cui au­ guriamo miglior 'successo che non sia toccato ai progetti dei predecessori dell’on. Magliani. Quanto alle imposte sui consumi, non vi ha dubbio che le sane teorie economiche insegnino di alleggerire e di togliere possibilmente quelle che gravano sui pro­ dotti di prima necessità, ma non possiamo non con­ sentire col Ministro che a scemare la tassa sul sale non si potrà pensare che dopo l’abolizione del ma­ cinato. Quando si tratta di sgravare le imposte, è certo in generale assai meglio togliere addirittura una imposta pesante; ma una volta decisi di far ciò, non si può compromettere il bilancio che deve con­ servare una certa elasticità e una certa forza di espansione. Nel periodo di trasformazione economica che il mondo traversa, ha ragione l’on. Magliani di dire che si richiedono prudenza e accortezza. Quanto poi a quella elasticità, potrà mantenersi anche col­ l’abolizione del macinato purché per alcuni anni non si oltrepassi la cifra di 200 milioni pei bilancio del Ministero della guerra. E qui ricompare, a nostro avviso, il punto nero a cui sopra abbiamo accen­ nato.

L’ on. Ministro crede che T abolizione del corso forzato se recherà qualche momentanea perturba­ zione, porterà in compenso grandi benefizi, e que­ sto ci pare innegabile; quanto poi all’ epoca in cui verrà eseguita egli la vede vicina, dopo cioè che sarà raccolta la riserva metallica necessaria al ri-- tiro della carta. Se avvenimenti impreveduti non vengono ad. attraversare l’attuazione del disegno del Ministro, ed egli potrà in breve condurlo ad effetto, certo avrà reso un grande servigio al paese.

Questioni ferroviarie

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ritoc-9 aprile 1882 L’ E C O N O M I S T A 229

cata. Poco più d’ un anno è trascorso, e sentiamo buccinare di due nuovi progetti di legge che il Mi­ nistro dei lavori pubblici sottopone all’approvazione parlamentare. Nel nostro numero del 30 gennaio dello scorso anno, rendendo conto delle modifica­ zioni arrecate alla legge del 1879, scusammo la necessità in cui erasi trovato l’onorevole Baccarini di cangiare alcune disposizioni prese poco tempo prima. Difatti era quasi impossibile »he una legge la quale abbraccia un complesso enorme di lavori da farsi dallo Stato in concorso coi corpi morali (lavori che importano oltre 1200 milioni e toccano gl’ interessi locali in tutto quanto il Regno) non incappasse, al­ l’atto pratico, in molte difficoltà. Non ci attendevamo però che, anche nell’anno corrente, .fosse bisogno di sottoporre alla sanzione parlamentare nuove modifi­ cazioni di molta importanza. Ciò deriva evidente­ mente dal ben noto assioma * che chi troppo ab­ braccia nulla stringe». 0 in altri termini, queste troppo frequenti modificazioni dipendono dall’aver voluto il Governo risolvere tutto d’ un tratto un problema estesissimo che si poteva e si doveva svol­ gere gradatamente. Invece difatti di decidere legi­ slativamente la costruzione di 6000 chilometri di fer­ rovie complementari, potevansi presentare le proposte per la costruzione delle sole linee di primo ordine; fatte le quali, quasi per intero, sarebbesi dato corso gradatamente a quelle di seconda, terza e quarta ca­ tegoria, senza esclusione dell’approvazione di talune fra esse che, volendosi eseguire da privati o da corpi morali, avessero meritato anticipatamente la sanzione legislativa. Con questo procedimento sarebbesi avuto il vantaggio di consacrare i 60 milioni annui, che vennero destinati all’ esecuzione delle ferrovie com­ plementari, a prò di poche linee, che sarebbero state energicamente proseguite ed avrebbero, in breve termine, dato un compenso annuo col loro esercizio. Invece è accaduto che, essendosi già stanziati ISO milioni circa in un gran numero di nuove ferrovie, un solo piccolo tronco di pochi chilometri sia stato ultimato, e la massima parte dell’ingente somma suaccennata resti ancora infruttifera; ed anzi, in molti punti, debbonsi consacrare delle somme di de­ naro, affinchè i lavori fatti non siano danneggiati dalle vicende meteoriche. Contro a quest’opinione potrà addursi che, ad ogni anno, il potere parlamen­ tare avrebbe dovuto impegnarsi in una discussione ferroviaria, affine di autorizzare le nuove linee. Ma forse che l’esperienza non ci dimostra di già che quest’inciampo non è stato evitato ? E non è egli un infermare la' saggezza del potere legislativo quel dover, sì di frequente, disfare ciò che' si era fatto, ponendo la legge, per così dire, fuor della legge?

Noi attendiamo di ben conoscere le modificazioni che nuovamente l’onorevole Baccarini si appresta ad arrecare alla legge del 1879, prima di esprimere su di esse il nostro modesto parere. Frattanto notiamo che il Ministero dei lavori pubblici è ben aspramente bersagliato dalle pretese di nuove linee da aggiun­ gere a quelle già decretale. Intendiamo ora accen­ nare a delle linee concorrenti, per le quali è da temere che, a scapito forse dell’interesse universale dello Stato, voglia dal Governo darsi soddisfazione a degli interessi locali. Le linee concorrenti, a nostro credere, sono utili quando servono ad alleviare il transito eccessivo che si verifichi su di un tronco di ferrovia; come ne è il caso sul tratto da Genova a Busalla. Oppure se sono richieste da un interesse

politico; come si verifica nell’abbreviare il percorso fra le due prime città del Regno ; Roma e Napoli. Od ancora se alcuna sia voluta dal vizioso andamento d’una linea, la quale allunghi in soverchia misura, ed a pregiudizio d’una grande città commerciale, la distanza a cui essa trovasi da una regione a cui sopperisce. In un paese come è l’Italia, ove è giu­ stificato il lamento che le ferrovie siano pochissimo retributive, perchè il reddito lordo chilometrico annuo è di 20 mila lire, cioè metà di quello che è in Francia, ed un terzo di ciò che è in Inghilterra, in un paese di tal fatta, osserviamo, le linee con­ correnti sono, tranne nei casi suindicati, dannose. Frattanto ecco che, nella legge del 1879, due linee concorrenti furono approvate fra Napoli e Castro- cucco; quella cioè interna, pel vallo di Diano, e quella esterna, pel vallo di Lucania. Del pari ab­ biamo veduto approvarsi la concorrente Lueca-Aulla, parallela e posta a breve distanza dalla Lucca-Via- reggio-Aulla. Ora poi altre concorrenti si minaccia­ no. Alludiamo qui alla linea del nord della Sicilia, fra Messina e Cerda, ed alla linea Tosco-Romagnola.

Ninno ha dimenticato che, pochi giorni or sono, Messina levavasi a rumore, perchè il consiglio su­ periore dei Lavori Pubblici aveva approvato il tracciato curvo che passa per Milazzo, a prefer nza del rettilineo che volge direttampnte su Barcellona, lasciando così in disparte Milazzo. Addueevasi dai messinesi che si allungava, colla linea curva, di due ore il cammino fra Messina e Palermo. Il caldo temperamento, proprio dei siciliani, li faceva pro­ rompere, per questa gara di campanile, in dimo­ strazioni illegali, a fine di imporre al governo le loro brame. Il Ministro dei Lavori Pubblici diceva alla Camera che nulla era stabilito in proposito; che avrebbe studiata la questione; nè sarebbesi deciso finché le passioni non si fossero calmate. Queste fu­ rono saggie parole. Ma ecco che ora si annuncia che il Ministero siasi deciso ad eseguire ambo le linee ; la curvilinea, cioè, per non pregiudicare Mi­ lazzo; e la rettilinea, per appagare Messina. Ed ecco così due nuove concorrenti che richiederebbero doppio impiego di capitali per 1’ impianto, e che, all’ atto dell’ esercizio, si danneggierebbero 1’ una coll’ altra. Noi mettiamo in quarantena questa no­ tizia. Nel caso però in cui il governo si decidesse a soddisfare i messinesi ed a non privare Mi­ lazzo della ferrovia, domandiamo se non giove­ rebbe, a tal uopo, di congiungere Milazzo colla rettilinea mediante una diramazione, la quale riesci- rebbe più breve della curvilinea e, secondo ogni probabilità, meno dispendiosa.

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il basso Veneto e la Valle dell’Arno, vinceva quello del traffico longitudinale che intercede fralle contrade Lombardo-Venete, Emiliane e Romagnole da un lato, Roma, Napoli e le provincie meridionali dall’altro. Dif- fatti, per questo traffico longitudinale, la Faénza- Pontassieve abbrevierebbe di circa 20 chilometri il cammino, a paragone della Faenza-Firenze-Pon tassieve.

Ora però leggiamo nel reputato giornale dei La­ vori-Pubblici una raccomandazione a prò dell'ese­ guimento della linea Borgo S. Lorenzo-Pontassieve. Abbiamo sopra accennato che il vantaggio che essa presenterebbe sarebbe limitato ad una zona dell’ Alta Italia; la centrale cioè e l’orientale, e se­ gnatamente al basso Veneto, stante la Ferrara La- vezzola-Imola, nonché a parte delle Romagne ed alla valle della Sieve. Noi siamo ben lungi dall’es­ sere avversi a queste interessanti regioni. Ma la questione da porsi è piuttosto di sapere se l’ at­ tuale traffico fra di esse, dalPun lato, la capitale e le provincie meridionali, dall’ altro, franchi la spesa per questa nuova linea concorrente, la quale richi­ ederebbe alcuni milioni. Che essa fosse preferibile alla Faenza-Firenze-Pontassieve, dal punto di vista finanziario, sia pel primo impiantò, sia per 1’ eser­ cizio, è ciò che è innegabile. Quando però questo riflesso .finanziario è stato scartato per le gravis­ sime ragioni a tutti note e la diretta Faenza-Fi­ renze venne adottata, è a nostro parere, poco profittevole, ora, di eseguire una concorrente, la quale è bensì vero che non danneggierebbe Fi­ renze, perchè non gli toglierebbe che un tran­ sito che si opera all’ infuori del suo perimetro, ma che poco sarebbe di vantaggio al traffico lon­ gitudinale Italiano. Una abbreviazione ha di fatti valore proporzionato all’ entità del percorso totale. Ciò vale il dire che se si abbreviano 20 cbil. su 100 il vantaggio è di gran lunga maggiore di quanto si ottiene mercè di una diminuzione degli stessi 20 chi- lom. sopra 600 ed oltre, quali intercedono fra Mi­ lano e Venezia, nell’ Alta Italia, e Roma. Maggior­ mente varrebbe quest’osservazione se le stesse città si raffrontassero con Napoli. Bologna stessa e le Romagne distano dalla capitale di oltre a 400 chi­ lometri. L’abbreviazione in discorso sarebbe dunque, anche per loro, di poca importanza. Non escludiamo per ciò che la linea concorrente Borgo San Lorenzo- Pontassieve non debba farsi in appresso. Ci pare soltanto che non esistano adesso; fra l’Alta Italia cen­ trale ed orientale e la capitale, col mezzogiorno, tali grandi commerci che giustifichino la costru­ zione di una nuova linea, atta a distrarre una parte di traffico dalla ferrovia Borgo San Lorenzo- Firenze, che troppo non no avrà certamente.

SITUAZIONE DELLE BANCHE POPOLARI

delle Società di Credito ordinario

e

degli Istituti di Credito Agrario e Fondiario

Il Ministro di agricoltura e commercio ha re­ centemente pubblicato il consueto bullettino delle situazioni dei conti delle Banche popolari, delle Società di credito ordinario, e delle Società e degli Istituti di credito agrario e fondiario. II bullettino porta i dati al 21 ottobre 1881.

Cominciando dalle Banche popolari troviamo che il numero dì .esse ascendeva in tutte a 165 con il capitale nominale di L. 43,651,220 già sottoscritto per L. 42,823,125 ed effettivamente versato per L. 41,153,860.

Le 165 Banche erano così divise nelle diverse provincie del Regno. Più di tutte le provincie Ve­ nete: 9 Treviso, 6 Venezia, 5 Padova, 5 Vicenza, 2 Belluno, 2 Verona, 1 Rovigo, in tutto 30; 28 la Lombardia cioè Brescia 6, Milano 5, Mantova 5, Como 4, Cremona 5, Pavia 3,. Sondrio 1 ; 14 il Piemonte ovvero 6 per una, le provincie di Ales­ sandria e Novara, 1 Cuneo e 1 Torino; della Li­ guria solo Genova 4: 1.6 l’Emilia cioè 6 Forlì, 2 Bologna, 2 Ravenna, 2 Reggio, ed 1 sola per pro­ vincia Ferrara, Modena, Parma e Piacenza; del-

I’ Umbria Perugia ; 12 le Marche cioè Macerata 5, Ascoli 4 e Pesaro Urbino 3 . 12 la Toscana cioè 6 Firenze. 4 Siena, 1 Arezzo e 1 Massa Carrara ; del Lazio solo 3 Roma, La diffusione di queste provvide istituzioni di credito popolare procede.as­ sai lenta nelle provincie del mezzo giorno, là ove il bisogno sarebbe maggiore ed i risultati sieuri.

Infatti solo 7 negli Abbruzzi cioè 4 nella pro­ vincia di Chieti e 3 in quella di Teramo; 2 nella provincia di Benevento ; 5 Caserta ; Napoli 2 ; Bà­ ri 3 , Potenza 8. Nelle Calabrie solo 1 a Catanzaro, In tutta la Sicilia 8 soltanto, Cioè 2 Catania e 6 nella provincia di Siracusa. Mancano affatto di istituti di credito popolare le provincie di Ancona, Grosseto, Livorno, Lucca, Pisa, Porto Maurizio. Udine, Aquila, Avellino, Campobasso, Lecce. Sa­ lerno, Cosenza, Reggio, Calabria, Messina, Palermo, Caltanissetta, Trapani, Girgenti, e tutta la Sar­ degna.

La situazione complessiva delle 165 Banche Po­ polari esistenti al 11 ottobro 1881 bilanciava, alla suddetta epoca, nelle seguenti cifre;

A ttivo

Num erario in c a s s a ... L. 8,879,758 66 Cambiali a 3 mesi o meno . . . » 103,583,674 93 Cambiali a più lunga scadenza . » 29,679,219 08 Anticip. sopra pegno di merci . » 8,590,991 74 Anticip. sopra pegno di merci . » 885^934 98 R ip o r ti...» 12,804,90.8 94 M utui ip o te c a ri... » 4,541,177 02 Detti semplici a corpi m orali . . » 536,505 36

» chirografari a privati. . . » 301,356 65 Beni s t a b i l i ...» 2,535,618 36 Buoni del T e s o r o ...» 3,312 636 43 A ltri titoli di debito dello Stato . » 29,828;473 72 Obbligazioni di corpi m orali . . » 6,294,323 58 Azioni ed Obbl. di società . . . » 8,688,350 04 Conti c o r r e n t i ...» 34,130,317 41 Depositi e titoli a cauzione. . . » 31,543,515 10 Depositi liberi e volontari . . . » 22,868,220 59 Mobili e spese d’impianto . . . » 695,801 66 Effetti da incas. p er conto terzi . » 1,366,934 67 Effetti e crediti in sofferenza . . » 2,278,449 45 Disav. degli esercizi preced. . . » 233,532 82 Debitori d iv e rs i... » 10,422,598 89

Somma l'Attivo . . » 324,022,300 08 Spese e perdite dell’eser. corr. . » 5,245,750 70

Somma Totale. . L. 329,268,050 87 Passivo

Capitale v e r s a t o ...L. 41,153,865 71

(7)

9 aprile 1882 L ’ E C O N O M I S T A 231

Conti correnti a interesse e depositi

a r i s p a r m i o ... » 190,008,887 34 Accettazioni cambiarie . . . . » 3,653,909 62 Depositanti per cauzione. . . . » 31,543,515 10 Depositanti liberi e volont. . . » 22,868,220 59 O b b lig a z io n i... » 4,826,233 21 Fondo di r i s e r v a ...» 11,615,959 10 Dividendi in corso ed arretrati . » 361,715 08 Creditori d i v e r s i ... » 11,207,103 56

Somma il Passivo . . » 318,878,646 56 Rendite e profit. dell’eser. corr. . » 10,389’404 31

So m m a To t a l e. . L. 329,268,050 87

Il numero delle Società di credito ordinario esi­ stenti nel Regno al 31 ottobre 1881, era di 113 con il capitale nominale di lire 375,084,624, sottoscritto 330,965,424, ed effettivamente versato 203,742,328 lire. Le 113 Società di credito ordinario sono così divise nelle diverse prQvincie del Regno. La pro­ vincia di Torino 9, Alessandria 8, Cuneo 4, No vara 2, Genova 12, Porto Maurizio 2, Milano 5, Como 2, Brescia 1, Bergamo 1, Pavia 1, Verona 2, Udine % Venezia 1, Treviso 1, Vicenza 1, Padova 1, Bologna 2, Forlì 2, Ferrara 1, Perugia 1, Ancona 5, Macerata 1, Firenze 8, Arezzo 2, Lucca 2, Massa Car­ rara 3, Livorno 1, Pisa 3, Siena 2, Roma 5, Aquila 1, Avellino 1, Napoli 5, Foggia 2, Lecce 1, Potenza 1, Caltanissetta 1, Catania 6, Messina 1, Trapani 1, Cagliari 1, Sassari 1. Al 31 ottobre 1881 la situazione e complessiva delle -113 Società di eredito ordinaria, dava le seguenti cifre :

Attivo

Numerario in c a s s a ...L. 31,946,115 04 Cambiali e biglietti aH’ordine a 3 mesi

<3 m e n o ... » 165,381,892 90 Cambiali e biglietti all’ordine a più

lunga s c a d e n z a ... » 30,912.131 58 Anticipazioni sopra pegno di titoli » ' 9,765,365 51 Anticipazioni sopra pegno di merci » 3,161,950 62 R ip o rti... » 40,837,464 56 Mutui ip o te c a ri... » 41,115,144 59 Detti semplici chirografari

(a corpi m o r a l i ... » 18,131,036 86 (a corpi p r i v a t i ... » 43,028 37 Beni s t a b i l i ...» 12,24-',428 39 Buoni del T e s o r o ... » 5,617,943 13 A ltri titoli di debito dello Stato . » 66,768,668 06 Obbligazioni di corpi morali . . » 8,169,258 26 Azioni ed obbligazioni di società. » 129,338,034 41 Conti c o r r e n t i ... » 138,291,484 54 Depositi e titoli e cauzioni. . . » 119,811.628 86 Depositi liberi e volontari , . . » 303,210,260 30 Mobili e spese d’im pianto . . . » 2,398,91303 Effetti da incassare per conto

t e r z i ... » 1,235,511 85 Effetti e crediti in sofferenza . . » 3,473,779 41 Disavanzi degli esercizi antece­

denti ...» 478,589 05 D ebitori diversi...» 115,757,90189

Somma V attivo . . . L.. 1,248,094,53121 Spese e perdite dell’esercizio. . . » 12,757,256 01

Sommatotale . . . L. 1,260,851,787 22

Passivo

Capitale versato... » 293,742,388 71 Conti correnti senza interesse. . » 24,931,734 70 Conti correnti a interesse e de­

positi a r i s p a r m i o ...» 387,322.829 26 Accettazioni cambiarie . . . . » 16,452,597 42

Depositanti per cauzione. . . . » 119,811,628 86 Depositanti liberi e volontari . . » 303,210,264 30 O b b lig azio n i... , . . » 17,394,076 72 Fondo di r i s e r v a ... » 24,349,538 97 D ividenti in corso ed a rre tra ti ., » 696,51548 Creditore d i v e r s i ... » 140,538,126 56

Somma il passivo . . . L. 1,238,449,646 98 R endite e profitti dell’esercizio » 22,402,140 04

Sommatotale . . . L. 1,260,851,787 22

Ben ristretto è il numero degli Istiluti di credito agrario. In tutto 13 con il capitale nominale di L. 11,900,000, sottoscritto L. 11,845,630 e versato L. 8,583,005.

La situazione al 31 ottobre era la seguente :

Attivo Deposito nella Cassa depositi è pre­

stiti per garanzia della eircolaz. L. 1,806,445 70 Numerario in c a s s a ... » 6,836,791 46 Cambiali e biglietti all’ordine. . . » ¿9,130,951 42 Anticipazioni su pegno di cartelle

di credito f o n d i a r i o ...» 1,405,754 70 Anticipazioni su pegno di prodotti

a g r a r i ... » 652,692 14 A ltri titoli di debito dello Stato. . » 848,796 92 A ltri titoli n e g o z ia b ili...» 756,851 71 Conti c o r r e n t i ... » 4,239,956 — Canoni di affitto pagati per conto di

fitta io li... » 12,000 — Sconto di lavori locativi . . . . » 177,440 99 Effetti in so ffe re n z a ... » 164,673 05 Mobili e spese d'im pianto . . . . » 200,512 92 Depositi liberi e per cauzione . . » 3,575,653 58 Disavanzo degli esercizi antecedenti. » 563,000 — D ebitori diversi - ...» 5,780,751 01

S o m m a 'l’attivo. L. 56,151,979 60 Spese e perdite del corrente eserc. » 1,555,042 12

Somma Totale. . . L. 57,707,021 72

Passivo

Capitale versato . . . . L. 8,583,005 — Buoni agrari in circolazione » 12,942,005 — B iglietti all’ordine nom. a sca­

denza...» 6,158,503 15 B iglietti all’ordine nom.

paga-a v i s t paga-a ... 123,750 94 Conti correnti rimbor. con di­

sdetta... '. » 15,576,054 21 Conti corr. rim b. a richiesta. » 863,226 12 Fondo di r i s e r v a ... » 1,326,893 04 Depositi liberi e per cauzione » 4,114.584 23 Creditori d i v e r s i ...» 5,929,540 85

Somma il passivo L. 55,617,957 54 Rendite del corrente esercizio . . » 2,089,064 18 Somma Totale L . 57,707,021 72

Diamo la cifra del portafoglio di ciascuno dei 13 Istituti al 31 ottobre 1880, *

Portafoglio L ire

Credito A grario della Cassa di R i­

sparmio Bologna... 9,173,5C0

Banca agricola sarda . . . . 5,691,548

Credito agricolo sardo . •. . . 5,129.277 Banca agricola d’Alessandria . . 3,845,244 Credito agricolo del Monte dei

(8)

Banca agricola di Casalmaggiore. 319.855 Banca agricola di Foggia . . . 206,612 Credito ag rario della Banca ge­

nerale . . 54,250

Banca agricola di Firenze . . . 18,362 Banca agricola di Gallura . . . 10,7.75

Banca agricola arborense . . . 7,417

Al 31 ottobre i buoni agrari in circolazione am­ montavano a Lire 12,942,000 così distinti:

Da L. 30 . . N. 263,728 L. 7,911,840

» » 40 . . » 94 » 3,760

« « 50 . . » 57,624 » 2,881,200

« « 100 . . » 19,459 » 1,945,000

« « 200 . . » 1,001 » 200,200

Le operazioni degli otto Istituti di credito fondiario al 31 ottobre 1881, si riassumono in queste cifre:

Cartelle in circolazione N. 521,229 L. 260,614,500 P re stiti con am m ortam ento « 266,381,294

R endite dell’esercizio « 1,189,610

LA CIRCOLAZIONE MONETARIA IN GERMANIA

I molti e dotti studi pubblicati in Germania sulla questione monetaria avevano, fino dal maggio del - l'anno decorso, condotto a concludere che nelle Casse pubbliche e nelle Banche vi fossero le seguenti somme in moneta metallica:

Monete d ’oro ed

BANCA

d e ll’impero A ltre Casse TOTALE

M archi 185.000. 000 33,000,000 317.000. 000 M archi 139,841,000 17.582.000 1 2 .1 2 0 .0 0 0 324.841.000 50,582,000 329.120.000 Monete d ’argento im periali. . . . T a l l e r i ... 535,000,000 169,543,000 704,543,000

Siccome abbiamo calcolato la riserva metallica di quell’epoca in Germania approssimativamente a 1450 milioni di marchi in oro, 427 milioni di marchi in monete d’argento dell’impero, e 460 milioni di marchi in talleri, si troverebbero nelle mani del pubblico e nelle Casse pubbliche minori e Banche all’inclrca :

M enete di oro ed or o . . . . 1125 milioni di m' (il 69 0[0) « d ’arg. dell’impero. 376 » » (il 23 0[0) T a l l e r i ... 131 » » (F 8 0[0)

Risulta singolare l’importo relativamente poco con­ siderevole di talleri che sarebbero stati in circola­ zione, e che non ascenderebbe che all’8 per cento della circolazione complessiva di monete d’ oro e d’argento dell’ impero, mentre secondo la provvista complessiva sarebbe d’attendersi una proporzione di circa 20 per cento.

Come si può spiegare questa anomalia, ed il fatto opposto, I’ accumularsi cioè dei talleri nella Bauca dell’Impero tedesco?

Si è affermato che un motivo essenziale di que­ sto fenomeno debba ricercarsi nella circostanza che le succursali della Banca dell'impero sarebbero state pregate a non rimettere immediatamente e diretta- mente in circolazione i talleri che pervenissero loro, ma li spedissero alla Cassa principale di Berlino.

Questa però, in massima, preferisce fare i suoi pagamenti soprattutto in monete d’oro dell’ impero (sebbene, a tenore della legge monetaria sia auto­ rizzata a dare in pagamento per qualunque importo e sempre, anche i talleri), mentre all’opposto tutti i rimanenti istituti bancarii si sforzano di conservare in generale, la loro riserva metallica in oro e di fare pagamenti in talleri. Si deve ritenere esatta questa asserzione?

Allorché nel settembre del 1880 venne richiamata l’attenzione dei pubblico, in occasione dell’aumento dello sconto allora avvenuto, sulla grande quantità dj talleri accumulati presso la Banca dell’ impero e ciò venne da molti reputato come un’inconveniente insopportabile, si è pur detto che si dovrebbe in avvenire evitare questo accumulamento di talleri, mediante il loro aumentato impiego in pagamenti regolari, allorché non fosse domandato espressamente l’oro. Si avrebbero allora molti talleri di meno nella riserva metallica della Banca imperiale, ma più tal­ leri nelle Casse pubbliche ed in meno del pubblico. Gli avversari al pari che i fautori del bimettalismo ritengono unanimi come innocuo e nello stesso tempo opportuno e da desiderarsi che la Banca dell’ Impero seguendo l’ esempio delle Banche centrali di altri paesi, nelle situazioni pubbicate settimanalmente della loro riserva metallica, segni separatamente 1’ oro, i talleri e le monete d’argento dell’ impero, e questo desiderio venne pure manifestato al Eeichstag. Cio­ nonostante questa separazione non venne finora at­ tuata, ed il pubblico è costretto quindi a calcoli ap­ prossimativi sulla quantità di talleri della Banca del­ l’impero, che si facevano ascendere a circa 317 milioni di marcili di fronte a 185 milioni di marchi in oro. Nou si è ugualmente segreti riguardo ai ri­ sultati delle constatazioni periodiche sulle riserve delle altre Casse pubbliche, ecc. Questa circostanza permette di compilare un resoconto se non esatto, almeno notevole per scopo di statistica, sulle condi­ zioni della circolazione monetaria.

Le riserve nelle Casse pubbliche (comprese le Banche di emissioni ed altri istituti bancarii, ma senza la Banca dell’ Impero), le cui situazioni furono pubblicate nell’ottobre, ascesero, in cifre rotonde alle somme seguenti:

Monete d ’oro

d ell’Im pero T a lle ri Monete d ’argento d e ll’ Im pero

M arehi M archi M archi

Nel 1876 157,820,000 35,045,000 non c o n sta ta te T> 1877 146,760,000 .18,120,000. »

» 1878 148,980,000 13,180,000 »

» 1879 147,900,000 14,865,000 »

» 1880 139,840,000 12,120,000 17,582,000

» 1881 132,910,000 11,285,000 16,720,000

(9)

9 aprile 1882

V

E C O N O M I S T A 233

Monete d ’oro im p eriali T a lle ri

1879 89,9 per cento 9,1 per cento

1880 92,0 8,0 »

1881 92,3 7,7 »

In ¡specie nelle riserve metalliche delle Banche di emissione la proporziene dei talleri era molto mi­ nore, cioè :

Monete d ’oro im p eriali T a lle ri M archi M archi

Nel 1880 79,084,000 (95,6 0[0) 3,628,000 (4,4 Om) » 1881 79,452,000 (97,2 » ) 2,309,000 (2,8 » )

All’ opposto le riserve delle Casse dell'impero e dello Stato, ascesero :

Monete d ’oro im periali * Talleri M archi M archi

Nel 1880 52,204,000 (87,1 0[o) 7,731,000 ( 2,9 0m) >» 1881 45,360,000 (85,1 » ) 7,909,000 (14,9 » )

dimodoché la quantità dei talleri aumentò alquanto nel 1881, come sarà pure avvenuto nel pubblico per la circolazione ordinaria; invece la riserva di talleri nella Banca dell’ impero sarà alquanto diminuita.

Del resto non deve lasciarsi inosservato che nella constatazione in discorso delle riserve metalliche delle pubbliche Casse, non si è proceduto secondo mas­ sime uguali in tutti gli Stati federati. Così p. es. in alcuni Stati federati, fra cui in Prussia ed in Ba­ viera, le Casse comunali non vennero comprese nel calcolo, mentre lo furono nella maggior-parte degli Stati medii e minori.

Anche le riserve metalliche delle Casse di ri­ sparmio sembrano essere state calcolate soltanto in parte. Non si può quindi trarre alcuna vera con­ clusione, dai dati suesposti, sulla quantità di mo­ nete raccolte, in generale, nelle pubbliche Casse, poiché essa in ogni caso dev’ essere superiore alle somme suddette. Siccome però nelle constatazioni fatte sinora pei diversi anni, si sono sempre calcolate le stesse Casse e gl’identici periodi, si può fare un confronto regolare dei risultati.

Quale risultato principale della combinazione dei resoconti sommarii suesposti, dovrà tenersi presente la massima che, come agli Stati-Uniti la maggior parte dei dollari d’argento, malgrado la loro qua­ lità come pagamento legale, non può mantenersi nella circolazione ordinaria e nelle Banche private, ma affluisce continuamente nell’Ufficio del Tesoro, in Germania la massa maggiore dei talleri non può mantenersi nella circolazione ordinaria, ma rimane permanentemente nelle Casse della Banca dell’ im pero per l’importo di circa 500 milioni di marchi. In confronto alla riserva monetaria d’ argento della Banca di Francia, la quale ancora nel febbraio ascendeva a 1134 milioni di franchi, la Banca del­ l’Impero Germanico sembra in miglior condizione, e da direttamente minor motivo ad inquietudini ; ma 1’ amministrazione della Banca dell’ impero dovrebbe ciò nonostante adoperare di tutta la sua influenza, anzitutto per far cessare al più presto possibile la completa sospensione, ordinata in se­ guito a sua proposta nel maggio 1879, del ritiro dei talleri, e quindi per procedere senza precipita­ zione alla graduale diminuzione della provvista di talleri, secondo le esigenze del mercato monetario. Se infatti si attende che cessi agli Stati-Uniti Fat­ tuale coniazione obbligatoria di cirta 2,300,000 dol­ lari d’argento il mese, secondo ogni probabilità, la

difficoltà del citato provvedimento aumenterebbe straordinariamente. L ’opposizione dell’ amministra­ zione della Banca imperiale può essere ritenuta come il motivo decisivo pel mantenimento della conservazione in massima dell’attuale provvista di talleri, mentre, come si è detto, appunto per questa amministrazione la diminuzione della medesima avrebbe il maggior interesse.

In una relazione presentata al Congresso Com­ merciale tedesco nel novembre 1880, venne calco­ lata come segue la circolazione monetaria comples­ siva in Germania pel 1870 ed il 1880, in media per ogni abitante:

Nel 1870 1880

Oro. e monete d ’o r o ... 2,81 32,22 Monete d ’argento e d iv isio n a rie ... 41,54 20,60 C a rta m oneta s c o p e r ta ... 13,42 9,33 In tu tto . . . 57,77 62,15

Se intraprendiamo un calcolo analogo per l’otto­ bre 1881, avremo il risultato seguente, che non si scosterà molto dalla realtà :

Marchi M. a testi Monete d ’oro ed o r o ... 1,420,000,000 31,40 T a l l e r i ... 460,000,000 10,20 Monete d ’argento e divisionarie . 480,000,000 10,60 Buoni di cassa im p e r i a li... 156,000,000) , or, Id. di B anca s c o p e r ti... 354,000,000) ’

T otale. 2,860,000,000 63,50

La circolazione dell’oro sarebbe quindi di poco diminuita, e la circolazione dei biglietti scoperti è alquanto aumentata. Quest’ ultima è però soggetta ad una continua oscillazione di settimana in setti­ mana, e si deve considerare soltanto come acces­ soria alla riserva metallica monetaria ed alla circo­ lazione. La circolazione dei buoni di Cassa impe­ riali diminuirà, però, a tenore della legge dell’ im ­ pero del 35 aprile 1874, di altri 36 milioni nei prossimi otto anni.

Secondo il direttore della zecca francese, signor Bumhard, nell’ ottobre 1881 la circolazione com­ plessiva della Francia ascendeva e 6,872,000,000 marchi, cioè a 106 milioni a testa. Quindi la cir­ colazione monetaria media in Francia è tre volte superiore a quella della Germania, e la riserva monetaria dell’argento francese, supera di quasi 1600 milioni quella tedesca.

(10)

Società. La quale secondo il progetto di statuto si proporrebbe : 1° la difesa mutua dei diritti d 'a u ­ tore spettanti ai soci, 2° appoggio materiale e mo­ rale dei soci per la pubblicazione, ristampa e spaccio delle loro opere, sia per la riscossione delle somme loro spettanti per contratto di vendita, per riproduzioni ecc., 3° 1’ esazione dei diritti spettanti agli autori e traduttori di opere drammatiche, mu­ sicali, coreografiche ecc.

— Per gli effetti della legge di riscatto delle ferrovie romane, il Governo con decreto reale ha stabilito che il servizio d’interessi e di ammortiz­ zazione a partire dall’anno corrente in avanti, viene da lui assunto. Così anche queste obbligazioni sono perfettamente sistemate, e per la loro natura sono identiche alle obbligazioni Sarde e Pontebbane, ossia titoli direttamente garantiti dal governo.

— Il Consiglio generale della Banca Nazionale nel Regno ha approvato rimpianto ili un nuovo ser­ vizio di depositi volontari liberi mensili. Secondo il sistema del nuovo servizio; la Banca accetterebbe in deposito i titoli di qualunque natura che le sa­ rebbero presentati. Il depositante terrebbe presso di sè una polizza a madre e figlia ; e la polizza figlia avrebbe a destra alcuni polizzini, come le cedole aderenti alle cartelle del debito pubblico, valevoli nella parte ritta a dare avviso alla Banca dei titoli che il depositante avrebbe ceduto ad altri, e nel rovescio a darle ricevuta di quelli che egli ritire­ rebbe da essa direttamente.

La Banca percepirebbe un tenue diritto varia­ bile dal 3 al 5 per 1000.

— Il Ministro delle finanze ordinò la tiratura dei nuovi biglietti da 10 e da 5 lire.

— Affermasi che quanto prima lo stesso mini­ stro delle finanze presenterà una legge sulla pere­ quazione fondiaria.

— Il seguente progetto rappresenta le esporta­ zioni del distretto consolare di Firenze per gli Stati Uniti durante il primo trimestre del 1882.

Treccie e cappelli di paglia L. 2,188,532.26; statue in marmo 147,587. 50: dipinti 106,478. 50; canape 35,738.50; mosaici 17,344.50; mobili ed antichità 17,024. 70; porcellane 11,314.90; vini 9,23. 80 ; .totale L. 2,731,860,26; sale isola di Sardegna 33,846; lire 2,567,796.26.

— Alla fine del mese di febbraio il numero dei biglietti in circolazione era di 160,594,442 per un totale imporlo di L. 921,657,984. Il fondo di scorta per il cambio dei biglietti consorziali provvisori era di 2,055,558 biglietti, per l’ ammontare di Lire 18,342,016: quello per il cambio di biglietti logori e danneggiati era di 3,529,096, per l’ammontare di L. 32,577,117.50. Gli annullati furono 5,141,504, per un valore complessivo di L. 28,937,382. 50.

Secondo il loro valore i biglietti si dividevano come segue :

N. 24,353,000 da cent. 50 — 40,969,000 da L. 1, compresi 400,000 biglietti di nuova fabbricazione.

N. 53,577,000 da L. 2, compresi 800,000 biglietti di nuova fabbricazione.

N. 42,680,000 da L. 5 - 25,625,000 da L. 10 — 2,917,000 da L. 20 — 622,000 da L. 100 — 355,700 da L. 250 — 201,900 da L. 1000.

Il numero totale in biglietti dichiarati provviso­ riamente consorziali che si trovavano in circolazione alla stessa epoca, era di 2,763,559, per un valore

di L. 18,342,016. Quelli ritirati furono 49,806, per un ammontare di L. 1,769,950.

— I giornali ufficiosi assicurano che stante le mi­ gliorate condizioni del mercato monetario, il governo sta preparando per il prossimo autunno la ripresa dei pagamenti in metallo.

— Il Ministero d’agricoltura, consentendo nel voto unanime della Commissione della fillossera, ha dato energiche disposizioni perchè si proceda alla distru­ zione delle vigne nei centri d’ infezione.

— Con decreto del Ministero d’agricoltura e com­ mercio è stato istituito iu Roma un Osservatorio ba­ cologico, nominandone a direttrice la signorina Vir­ ginia Searpellini, già alunna della stazione bacologica sperimentale di Padova.

1 locali pel detto Osservatorio, sulle istanze del Comizio agrario, vennero concessi dal Municipio di Roma, e la novella istituzione funzionerà nella im­ minente campagna serica.

— Il governo italiano iniziò negoziati col Belgio per rinnovare il trattato di commercio.

— La Direzione del Tesoro ordinò ai tesorieri di non ricevere nè conservare nelle casse monete estere fuori corso.

— La Commissione per l’abolizione del corso forzato è convocata per il 15 aprile all’oggetto di discutere i mezzi onde rimediare alla deficienza de­ gli spezzati d’argento, che appena posti in circola­ zione scompaiono.

— Sono in corso pratiche tra il Governo e le Banche di emissione per il ribasso dello sconto, ribasso già accordato dal Banco di Napoli, che dal 5 l’ha ridotto al 4.

— L’associazione dei fabbricanti di carta si è ri­ volta al Governo perchè non siano lasciate entrare nel regno in franchigia le carte dichiarate fuori di uso e die poi servono come carte d’imballaggio.

— Il Senato approvava mercoledì scorso il pro­ getto del nuovo Codice di Commercio che sarà ap­ plicato in tutto il regno il 1° del prossimo luglio.

— Il Governo ha provveduto perchè cessi l’in­ fluenza di monete di bronzo di conio greco nelle provincie pugliesi.

— Il totale prodotto lordo delle ferrovie in. Ita­ lia nello scorso anno 1881 fu di L. 186,317,564, con un aumento di L. 9,286,626 su quello del 1880.

A costituire quel totale concorrono le ferrovie dello Stato per L. 106,584,999 — quelle da esso esercitate per L. 17,898,310 — le Romane per L. 51,956,767 — le Meridionali per L. 24,575,167 — le Venete per L. 1,034,090 — le Sarde per L. 1,470,896 — la Sicula occidentale per Lire 4,041,749 — diverse altro minori per L. 1,755,586,

Nel solo mese di dicembre ultimo, il prodotto lordo generale per tutte le ferrovie ammontò a L. 14,737,935, diviso per categorie nel modo se­ guente, cioè: viaggiatori 5,603,043 — bagagli 250,411 —- merci a grande velocità 1,697,346 — a piccola 7,100,778 — introiti diversi 86,357.

— In seguito a domanda del Ministero di agri­ coltura e commercio è stata estesa lino dal 1 aprile ai trasporti dei cavalli riproduttori la tariffa spe­ ciale in vigore sulle ferrovie dell’Alta Italia e Ro­ mane per i cavalli da corsa.

(11)

9 aprile 1882 L ’ E C O N O M I S T A 235

lia ha proposto alla sanzione ministeriale una nuova tariffa a favore dei concimi, delle canne palustri e dei pali da vite.

— L’amministrazione suddetta in vista dell’im­ minente apertura della linea del Monteceneri sta facendo gli studi e le pratiche necessarie affinchè contemporaneamente all’orario da attuarsi in quel­ l’occasione sieno stabilite opportune coincidenze a Milano coi treni diretti da e per Torino.

— La Corte di Cassazione di Roma ha emesso la seguente massima giudiziaria : Le derrate alimen­ tari vendute dalle Società operaie ai loro soci sono sottoposte al dazio consumo anche quando sono date al prezzo di costo. Per essere esenti dal dazio que­ ste derrate debbono essere distribuite, gratis.

— La Cassa di risparmio di Vercelli ha votato una petizione al Parlamento contro i progetti dell’ ono­ revole Berti.

— Il Senato francese nella seduta del 1 aprile approvava il trattato di commercio con l’Italia.

— Il Censimento del bestiame in Italia ha dato nel 18S1 i seguenti resultati :

della specie asinina N. 674,246

Id. bovina » 4,785,922

Id. ovina » 8,596,108

Id. caprina » 2,016,307

Id. porcina » 1,163,906

Totale N. 17,232,869 — Per concerti presi fra le amministrazioni delle F. A. I., R. e M., agli espositori e giurati che si recheranno all’ Esposizione-fiera dei vini nazionali, vermouth, aceti, olii, macchine ed attrezzi enologici che si terrà in Verona nei giorni 13, 14, 15 e 16 aprile p. v. sarà da accordarsi tanto pel viaggio di andata quanto per quello di ritorno, il ribasso'del 30 0|0. Il tempo utile per fruire delle agevolezze di cui sopra è stabilito : Per gli espositori e pei giurati dal 10 al 16 corr. pel viaggio di andata, e dal 13 al 19 stesso per il ritorno. Per le spedizioni alla fiera, fino al 15 corrente per l’andata e dal 17 al 20 pel ritorno. A questa esposizione sono assegnato 8 medaglie d’oro, 13 d’argento e 8 di rame, e pa­ recchie menzioni onorevoli deliberate dal re, dal ministro d’ agricoltura, dalla Camera di Commercio di Verona, della Lega industriale veronere e dal Comizio agrario.

— Per opera del Comizio agrario di Mantova avrà luogo il 4 p. v. maggio un esposizione di vitelli e vitelle in piazza Virgiliana, con i seguenti premi a quegli allievi, bovini che presenteranno le attitudini più distinte a dare soggetti da lavoro, da carne e da latte, oltre a speciale brevetto : due premi da L. 30 ciascuno per vitelli tra i mesi 6 e la prima rotta ; due da L. 20 id. id. ; due da L. 30 per vi­ telle, id. ; due da L. 20 id. id. ; tre da L. 50 per torelli, non più giovani d’un anno e che non sieno giunti alla prima rotta; due da L. 30 id., id.

I torelli dovranno inoltre essere nati ed allevati in provincia, di razza nostrana.

— L’Amministrazione delle Strade ferrate Meri­ dionali, per soddisfare alle istanze del Comune di Antrodòco, ha fatto studiare un progetto di variante fra i chilometri 163 e 166 della linea Aquila-Rieti, onde avvicinare la stazione della ferrovia all abitato.

— Con recente decreto ministeriale fu autorizzata la Società delle strade» ferrale Meridionali ad eseguire degli studi e lavori goedetici per il progetto defini­ tivo della ferrovia Roma-Napoli per Terracina e Gaeta. Gli studi debbono compiersi entro il prossimo mese di maggio.

— Il bilancio settimanale delle Banche di Fran­ cia e d’Inghilterra segnava al 30 Marzo le seguenti variazioni sul precedente :

Banca d i Francia

A irnienti

Incasso m e ta llic o ...Fr. 8,216,116 Circolazione v i g lie tti... » 21,904,560 Conti correnti del Tesoro. . . . » 24,817,237 Sconto ed interessi diversi . . . » 667,114

Diminuzioni

Portafoglio commerciale . . . . Fr. 3,678,963 Anticipazioni... » 4,922,399 Conti correnti particolari . . . . » 44,851 407

Affari limitati, bilancio però soddisfaciente.

Banca d’ Inghilterra Aum enti

Circolazione b i g lie tti... Ls. 567,695 Incasso m e ta llic o ... » 132,018 Fondi p u b b lic i... » 100,349 Conto corrente del Tesoro . . . » 890,000 Portafoglio ed anticipazioni . . . » 1,568,432 Conti correnti particolari . . . . » 345,631

Diminuzioni

Riserva biglietti... - . Ls. 389,495 La proporzione dell’incasso cogl’impegni si è por­ tata dal 45 11 [16 al 42 3[4.

Affari non molto animati.

(12)

la speculazione non ha attualmente alcun motivo di essere preoccupata, mancando affatto quei segni precursori che avvengono sempre allorché stanno per sorgere serj conflitti. Con disposizioni cosi fa­ vorevoli durante l’ottava un buon numero di valori ottenne nlteriori aumenti, e gli affari specialmente furono assai più attivi e importanti delle settimane precedenti.

A Parigi fino da sabato scorso si produsse un movi­ mento che lasciava ben presagire per la liquidazione che andava a terminare nei primi due giorni del­ l’ottava. E il resultato di essa fu infatti sodisfacente sotto tutti i rapporti e non fece che confermare le ottime previsioni fatte. E la conclusione fu che le realizzazioni operate in seguito alla determinazione dei corsi di compensazione, furono di poca impor­ tanza, avendo la maggior parte degli operatori spinti dalla speranza di nuovi aumenti, preferito di proro­ gare i propri impegni. Fra i valori che subito dopo la liquidazione ottennero maggiori aumenti fu la rendita italiana, che venne spinta al rialzo da due considerazioni, dall’approvazione cioè del trattato di commercio franco-italiano da parte del Senato fran­ cese, e dalla calma e tranquillità con cui vennero celebrate a Palermo le feste per il centenario dei Vespri da cui molti temevano degli eccessi in odio alla Francia.

Anche a Londra appena terminata la Jiquidazione quasi tutti i valori fecero nuovi progressi nella via del rialzo e lo stesso avvenne quantunque in pro­ porzioni più modeste a Vienna, a Berlino e nelle altre piazze del Nord.

In Italia il movimento'si concentrò quasi tutto sulla rendita, la quale avrebbe ottenuto maggiori aumenti se le tendenza al rialzo non fosse stata in parte pa­ ralizzata dal movimento retrogrado dei cambi.

Bendite francesi. — Il 5 0[0 da 117,35 saliva a 118,27; il 3 0[0 da 83,20 a 83,85 e il 3 0|0 am- mortizzabile da 84,20 cadeva a 83,92.

Consolidati inglesi. — Da 101 1|2 si avvicina­ rono a 101 3|4.

Bendita turca. — A Londra si tenne sui prezzi precedenti fra 12 1|4 e 12 1[2 e a Napoli fu trat­ tata da 12,90 a 13,65.

Bendita italiana 5 Oio- — Sulle varie piazze dei- fi interno da 91, 85 in contanti saliva a 92, 55 e da 92.30 per fino Aprile a 92,70. A Parigi da 89,90 saliva a 90, 70; a Londra da 89 a 89 1|8 e a Ber­ lino oscillò fra 89,60 e 90.

Bendita 3 0\o. — Ebbe qualche piccola opera­ zione fra 55, 20 e 55, 40.

Prestiti cattolici. — Affatto trascurati. Il Blount resta a 9 0 ,5 5 ; il Rothscild a 93,30 e il Cattolico 1860-1864 a 92,30.

Valori bancarj. — Non solo non parteciparono al movimento della rendita, ma alcuni di essi det­ tero luogo a numerose realizzazioni, che ne deprez­ zarono nuovamente i corsi. La Banca Nazionale ita­ liana da 2284 cadeva a 2262 ; il Credito mobiliare da 868 a 858; la Banca di Milano da 658 a 610; la Banca Nazionale Toscana fu contrattata fra 895 e 905 ; la Banca Generale fra 625 e 615 ; il Banco di Roma fra 626 e 629; la Banca di Torino fra 775 e 780 ; l’Unione Banche Piemontesi fra 341 e 343, e la Banca Romana cadeva a 1115.

Regia Tabacchi. — Le azioni invariate fra 773 e 775 e le obbligazioni nominali a 520.

Valori ferroviari. — Ebbero affari molti ristretti

e prezzi incerti. Le azioni meridionali si contratta- tarono fra 462 e 464; le romane a 152,50; le ob­ bligazioni meridionali a 273,50; le nuove sarde a 272,50; le Pontebbane a 444 e le Milano Erba a 248.

Prestiti comunali. — Le obbligazioni 3 0|0 del Comune di Firenze furono contrattate da 55,50 a 56,50 e l’Unificato Napoletano da 87 a 87,10.

Credito Fondiario. — Le cartelle fondiarie del Banco di S. Spirito di Roma furono negoziate a 453,50 ex coupon ; le Milano a 507 ; le Torino a 504 e le Napoli a 479,50.

Valori diversi. - Le Rubattino ebbero qualche affare a 592; il Lanificio a 958; il Cotonificio a 397,50; il Linificio a 294; la Cartiera italiana a 430; le azioni gas di Roma a 94 6 ; le condotte di acqua a 528 e l’acqua Marcia a 912.

Oro e Cambj. — In ribasso. I Napoleoni restano a 20,58; il Francia a vista a 102,30 e il Londra a 3 mesi a 25,66.

N O TIZ IE COMMERCIALI

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