Mixité funzionale e rigenerazione urbana: principi e regole per un piano locale innovato
Testo completo
(2) DOTTORATO DI RICERCA Pianificazione, Design, Tecnologia dell’Architettura COORDINATORE Prof. Fabrizio Tucci. CURRICULUM Pianificazione territoriale, urbana e del paesaggio COORDINATORE CURRICULUM Prof.ssa Emanuela Belfiore. Mixité funzionale e rigenerazione urbana Principi e regole per un piano locale innovato. DOTTORANDO Manuel Torresan SUPERVISORE Prof.ssa Laura Ricci. CICLO XXXII Novembre 2016 - Ottobre 2019.
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(4) Le intricate mescolanze di usi diversi nelle città non sono una forma di caos: al contrario, esse rappresentano una forma complessa e altamente evoluta di ordine. Jane Jacobs.
(5) INDICE p. 7 p. 8 p. 11 p. 15 p. 16. PARTE I p. 23. CAPITOLO 1 p. 29. p. 31 p. 44 p. 60. CAPITOLO 2 p. 79 p. 84 p. 97 p. 134. CAPITOLO 3 p. 169 p. 172 p. 185 p. 210. PARTE II p. 261. CAPITOLO 4. p. 269 p. 271 p. 278 p. 307. CAPITOLO 5 p. 325 p. 327 p. 353 p. 371. Premessa Campo di interesse e motivazioni della ricerca Obiettivi Metodologia e articolazione Esiti della ricerca CITTÀ, URBANISTICA E FUNZIONI: IL CONTESTO E GLI APPROCCI Introduzione alla prima parte LA MIXITÉ FUNZIONALE E IL QUADRO CONCETTUALE: GLI APPROCCI E LE DEFINIZIONI Introduzione al primo capitolo 1.1 Il dibattito disciplinare 1.2 I principi definitori 1.3 I modelli teorici LA CITTÀ OCCIDENTALE E I PARADIGMI FUNZIONALI: LE FASI Introduzione al secondo capitolo 2.1 La città pre-industriale e la crescita graduale: stratificazione e commistione 2.2 La città industriale e l’espansione pianificata: zonizzazione e separazione 2.3 La città contemporanea e la metropolizzazione: rigenerazione e mixité PIANI URBANISTICI ITALIANI E FUNZIONI: UN PERCORSO PER L’INTEGRAZIONE Introduzione al terzo capitolo 3.1 Lo sviluppo capitalistico post-unitario: risanamento, ampliamento. e rappresentazione 3.2 La ripresa e il boom del Secondo dopoguerra: densificazione, crescita quantitativa. e omogeneità 3.3 La terziarizzazione dell’economia: riqualificazione diffusa, trasformazione strategica . e integrazione RIGENERAZIONE URBANA, PIANI URBANISTICI E MIX FUNZIONALE: I RIFERIMENTI OPERATIVI Introduzione alla seconda parte LA DIMENSIONE STRUTTURALE E LA STRATEGIA DI RIGENERAZIONE URBANA Introduzione al quarto capitolo 4.1 Il piano strutturale e i sistemi 4.2 I principi e le scelte 4.3 Le sperimentazioni metodologiche nella dimensione strutturale LA DIMENSIONE OPERATIVA E L’INTENSIFICAZIONE DEL MIX FUNZIONALE Introduzione al quinto capitolo 5.1 Il piano operativo e gli ambiti 5.2 Gli indirizzi funzionali per la trasformazione 5.3 Le sperimentazioni metodologiche nella dimensione operativa.
(6) CAPITOLO 6 p. 379 p. 381 p. 390 p. 432. PARTE III p. 445. CAPITOLO 7 p. 451 p. 455 p. 470 p. 481. CAPITOLO 8 p. 495 p. 497 p. 518. APPENDICE SCHEDE A p. 549 p. 555 p. 563 p. 568. SCHEDE B p. 575 p. 598 p. 619 p. 648 p. 670 p. 699 p. 715. LA DIMENSIONE REGOLAMENTARE E LA DIFFUSIONE DELLA MIXITÈ FUNZIONALE Introduzione al sesto capitolo 6.1 Il regolamento urbanistico e i tessuti 6.2 Le regole di riorganizzazione funzionale 6.3 Le sperimentazioni metodologiche nella dimensione regolamentare INTEGRAZIONE FUNZIONALE, QUALITÀ URBANA E PIANO LOCALE: LA SPERIMENTAZIONE Introduzione alla terza parte I NUOVI RIFERIMENTI TEORICO-METODOLOGICI Introduzione al settimo capitolo 7.1 Il sistema funzionale contemporaneo: interdipendenza e vitalità 7.2 L'interscalarità del sistema: una rete di luoghi specializzati e complementari 7.3 L'integrazione funzionale nel luogo: una mescolanza di usi varia e flessibile LA MIXITÉ FUNZIONALE NEL PIANO LOCALE INNOVATO Introduzione all'ottavo capitolo 8.1 Le scelte 8.2 Gli strumenti LE SCHEDE RIGENERAZIONE URBANA E INTEGRAZIONE FUNZIONALE: CONCETTUALIZZAZIONI E APPROCCI A.1 Nord America: suburbia e i tentativi di integrazione funzionale A.2 Inghilterra: la vitalità urbana come obiettivo delle Planning Policy A.3 Paesi Bassi: l’affermazione del Multiple land use come principio di pianificazione A.4 Francia: la polisemia della mixité STRATEGIE E STRUMENTI PER LA MIXITÉ FUNZIONALE: I PIANI B.1 Piano regolatore generale di Roma B.2 Piano strutturale comunale e Regolamento urbanistico edilizio di Bologna B.3 Piano strutturale comunale e Regolamento urbanistico edilizio di Reggio Emilia B.4 Piano di governo del territorio di Bergamo B.5 Piano di governo del territorio di Milano Bibliografia ragionata Bibliografia in ordine alfabetico.
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(8) Premessa p. 7. Premessa. Questa ricerca si inserisce nell’ambito del curriculum Pianificazione territoriale, urbana e del Paesaggio del Dottorato di ricerca in Pianificazione, Design e Tecnologia dell’architettura, in coerenza con i suoi orientamenti scientifici e, in particolare, è tesa a fornire contributi alla lettura multidimensionale delle dinamiche di trasformazione fisico-funzionale della città, alla ricerca di nuove articolazioni del progetto urbanistico che perseguano obiettivi di sostenibilità nelle sue diverse declinazioni e all’individuazione e alla definizione di metodi e strumenti per l’indirizzo della pianificazione dei processi insediativi.. La tesi intende così contribuire alla necessità di dare forma e sostanza a un approccio innovato nel campo della pianificazione urbanistica locale, basato su principi di complessità, integrazione, sostenibilità e condivisione, affrontando la questione specifica del mix funzionale nel più ampio quadro delle strategie di rigenerazione urbana. Il convincimento di partenza, supportato dagli esiti di diversi studi nazionali e internazionali, è che la ricchezza di funzioni costituisca un elemento di coerenza urbana, coesione sociale e rafforzamento della base economica della città contemporanea. Il concetto di mixité funzionale e la sua centralità nel fornire qualità all’ambiente urbano, vengono approfonditi nella ricerca secondo un approccio induttivo, iterativo e interscalare, sino a individuare le possibili strategie e regole per la costruzione della città mista. Lo strumento urbanistico attraverso cui concretizzare questo concetto, con particolare riguardo alla rigenerazione urbana della città esistente, viene individuato nel piano locale che, con questo lavoro, si vuole approfondire a partire da quelle sperimentazioni che ne hanno saputo innovare forma e contenuti in relazione al mix funzionale. In contrasto con la discontinuità e la frammentazione che caratterizzano la città contemporanea e richiamandosi alle finalità sociali della disciplina urbanistica, lo studio tende così alla ricerca di un modello che contribuisca a un nuovo welfare urbano, che si sostanza anche nella possibilità di poter abitare, lavorare, usufruire di.
(9) Mixitè funzionale e rigenerazione urbana. Principi e regole per un piano locale innovato p. 8. servizi e godere di occasioni di vita collettiva attraverso una città policentrica fatta di tessuti urbani compatti, densi e funzionalmente ricchi e complessi.. Campo di interesse e motivazioni della ricerca. La tesi prende le mosse dal riconoscimento della rilevanza della varietà funzionale nei processi di rigenerazione urbana, testimoniata dall’interesse crescente per progetti che, alle diverse scale, tendono a realizzare spazi compositi e multifunzionali capaci di favorire attività diverse e reciproche interazioni1. La mixité funzionale rientra, più in generale, nella tendenza contemporanea dello studio di modelli di sviluppo di ambienti urbani caratterizzati da notevole complessità.. Il ritorno alla visione d’insieme, dopo le ‘urbanistiche’ della postmodernità seguite alla crisi della grande impalcatura concettuale della Modernità, evidenzia l’affermarsi di una “nuova idea di città”, «una città compatta, densa, in equilibrio con l’ambiente»2 con propri valori, principi e strategie. Si tratta di un vero e proprio cambiamento di paradigma, che contrappone alla composizione bidimensionale della Modernità – «basata sui concetti di separazione delle funzioni, di gerarchia, di recinti di “spazio aperto”, di contrappunto tra densità edilizie»3 – la composizione tridimensionale di una città varia, «funzionalmente mista, strutturata in rete, imperniata sugli spazi pubblici»4, riconducibile a un nuovo quadro di principi compositivi. In questa città, la mescolanza delle attività e la loro riorganizzazione in rete sono assunte come principi base di un nuovo ordine funzionale5.. 1. Cfr. P. Savoldi, «Mix funzionale e progetto urbano in uso. Una ricerca a Milano, Copenaghen, Amburgo», Imprese & Città, n. 3, 2014, p. 115. 2. R. Cassetti, La città compatta. Dopo la Postmodernità. I nuovi codici del disegno urbano, 2014, p. 135. 3. R. Cassetti, I nuovi paradigmi dell’urbanistica. L’Idea di città della Terza ondata, Roma, Gangemi Editore, 2016, p. 28. 4. Ibidem. 5. Cfr. R. Cassetti, La città compatta. Dopo la Postmodernità. I nuovi codici del disegno urbano, cit., cap. 4 “Verso un nuovo corpus disciplinare dell’urbanistica contemporanea: la costruzione di un nuovo ordine funzionale”. 6. L. Ricci, Piano locale e..., Milano, FrancoAngeli, 2009, p. 11.. Non può sfuggire come la possibilità di realizzare questa città sia strettamente legata all’applicazione del principio della mescolanza funzionale al piano urbanistico locale che in Italia, nonostante il lungo dibattito teorico e disciplinare, nonché le diverse proposte di riforma e alcuni accoglimenti regionali, è in qualche modo ancora legato al modello di piano della Legge 1150 del 1942, uno «strumento onnicomprensivo che unisce l’indeterminatezza temporale al grande dettaglio progettuale […] concepito per regolare l’espansione della città, rigido rispetto alla complessità delle dinamiche di trasformazione»6. In questo quadro, la ricerca intende approfondire le questioni relative alla mixité funzionale per fornire risposte all’esigenza di rigenerare la città esistente, facendo specifico riferimento alla forma del piano locale innovato. Nel sistema di pianificazione italiano è necessario, infatti, superare l’incongruenza della vigente disciplina urbanistica statale, realizzata secondo riferimenti culturali, sociali ed economici ormai superati rispetto all’attuale fase storica. Un ampio dibattito teorico disciplinare, nazionale e internazionale, ha messo in luce già a partire dagli anni Ottanta del XX secolo, infatti, la centralità delle questioni relative alla trasformazione urbana e, in particolare, alla ricerca di qualità, sperimentate a partire da quelli che Giuseppe Campos Venuti.
(10) Premessa p. 9. ha definito “Piani della terza generazione7”. La fine dell’espansione urbana ha originato, dunque, una riflessione teorica e tecnica che ha orientato la disciplina urbanistica verso un ripensamento un ripensamento del proprio modo di operare e anche del proprio senso.. Nel passaggio dalla “cultura dell’espansione” alla “cultura della trasformazione” si è verificato un cambiamento di processo, di modello urbanistico e di approccio analitico8: assume centralità il confronto con la città esistente e acquisiscono maggiore importanza le morfologie e i contenuti funzionali dei suoi tessuti, quali elementi fondamentali per la qualità urbana e per l’uso sociale ed economico della città. A questi cambiamenti si dovrebbe informare, livello nazionale, il “nuovo piano”, secondo un percorso che non si è ancora pienamente compiuto: permane infatti un vetusto sistema di pianificazione «rimasto ancorato concettualmente e operativamente alla fase di espansione della città e incapace di cogliere le nuove esigenze legate invece, principalmente, alla domanda di trasformazione, modernizzazione e riqualificazione dell’esistente»9, nonostante una ormai diffusa e acquisita consapevolezza dell’esaurimento della fase di espansione urbana. Alla necessità di ripensare gli strumenti con un maggiore indirizzo verso la città esistente si è tentato di dar risposta a partire dagli anni Novanta, quando – anche negando la pianificazione come necessario quadro di coerenze – sono stati concepiti e praticati nuovi strumenti, come i cosiddetti “programmi complessi” che hanno caratterizzato quella stagione.. Dal 1995, tuttavia, con il XXI Congresso dell’Istituto Nazionale di Urbanistica, si è avviato con un processo di riforma che ha inteso affrontare la crisi del piano, resa evidente nel decennio precedente dalla contrapposizione piano/progetto, proponendo la riarticolazione della sua forma e l’innovazione dei suoi contenuti, e tesa a superarne le rigidità e i limiti. La nota “tripartizione” dello strumento urbanistico10 avanzata dalla riforma, che separa dimensioni differenti con l’intento di confrontarsi «in particolare con l’efficacia e con il tempo delle previsioni urbanistiche»11, ha ispirato varie legislazioni regionali e sperimentazioni, tuttavia «[…] quella riforma non è mai realmente decollata: in primo, luogo perché il Parlamento non ha mai approvato la legge sui principi fondamentali del governo del territorio […]; in secondo luogo, perché le leggi regionali cosiddette “riformiste”, ispirate cioè alle proposte dell’INU solo in una minoranza dei casi l’hanno tradotta in norme coerenti con la stessa, interpretandone correttamente la sostanza»12. Inoltre, vi è una «resistenza culturale e disciplinare, oltre che giuridica, ad abbandonare il vecchio modello regolativo, a dimenticare il PRG»13 tanto nelle pubbliche amministrazioni, quanto nel mondo della professione e, talvolta, negli insegnamenti universitari. Come già accennato, infine, la contraddittoria convivenza di un impianto legislativo nazionale superato e di un variegato panorama di quadri normativi regionali obbliga alla prudenza nella sperimentazione da un lato, mentre produce, dall’altro, un numero di strumenti e regole diversi che richiamano alla necessità di un riassetto organico e, per quanto possibile, unitario.. 7. Cfr. G. Campos Venuti, La terza generazione dell’urbanistica, Milano, Franco Angeli, 1989. 8. «Questi sono, dunque, i segni fondamentali della trasformazione urbanistica: è cambiato il processo urbano, perché le maggiori città invece di crescere tendono a modificarsi al proprio interno; è cambiato il modello urbanistico di riferimento e alla cultura dell’espansione si tende a sostituire quella della trasformazione; è cambiato, quindi, anche l’approccio analitico, nel senso che ai contenuti funzionali considerati prevalentemente come fabbisogni quantitativi, si aggiunge la ricerca conoscitiva sulle qualità urbanistiche e in modo particolare sui tessuti della città e del territorio. La logica è che a questi cambiamenti si dovrà adeguare anche il nuovo piano». Ivi, p.217. 9. L. Ricci, Diffusione insediativa, territorio e paesaggio, Roma, Carrocci, 2005, p. 91. 10. Il Piano Strutturale «con carattere solo programmatico, non conformativo dei diritti edificatori e non vincolistico»; il Piano Operativo, relativo «agli interventi di trasformazione urbana, con carattere prescrittivo, vincolistico e conformativo dei diritti ed ficatori e una durata di cinque anni»; il Regolamento urbanistico, relativo « agli interventi sul patrimonio edilizio esistente (manutenzione qualitativa, ampliamento, sostituzione, ristrutturazione)». F. Oliva, «Serve ancora il piano?», P. Galuzzi, P. Vitillo (a cura di), Praticare il piano, Roma, INU edizioni, 2011, pp. 8–9. 11. P. Vitillo, «Un unico atteggiamento, differenti dimensioni tecniche», Praticare il piano, Roma, INU edizioni, 2011, p. 24. 12. F. Oliva, «Serve ancora il piano?», cit., p.9. 13. Ibidem..
(11) Mixitè funzionale e rigenerazione urbana. Principi e regole per un piano locale innovato p. 10. È, dunque, a partire dalla necessità di integrare ulteriormente il modello riforma urbanistica richiamato che, con la presente tesi, si intende indagare con metodo induttivo le modalità di intervento in termini di disciplina funzionale nel panorama delle sperimentazioni locali, mettendo in relazione la strumentazione con contenuti teorico-metodologici. La tesi intende assumere gli esiti del dibattito e della sperimentazione che si sono sviluppati a partire dalla proposta di riforma, contestualizzandoli nel più ampio e recente quadro di riferimento della rigenerazione urbana. Nonostante non si sia ancora pienamente affermata una sua elaborazione complessiva nel dibattito culturale e nelle politiche urbane, la rigenerazione urbana è qui intesa come parte integrante della politica ordinaria delle città – che può trovare relazione con il piano locale – per fornire una risposta integrata secondo principi di sostenibilità e di resilienza «ai cambiamenti ambientali e socio-economici, dando priorità alla tutela e alla valorizzazione dei beni comuni identitari, sui quale rifondare la struttura della città pubblica, la qualità dell’ambiente urbano e il senso stesso dell’uso collettivo degli spazi»14.. La tesi riconosce, inoltre, l’appartenenza all’attuale fase della pianificazione alla “generazione della metropolizzazione”, e ritiene essenziale confrontarsi con gli squilibri funzionali che la rendita immobiliare sottesa ai processi di metropolizzazione della città e dei territori contemporanei comporta. Tale situazione, che comporta anche la distribuzione di grandi nodi funzionali nel territorio in funzione dell’accessibilità privata con non secondarie conseguenze sulla sostenibilità degli insediamenti, rende ancor più necessario riflettere sul governo delle funzioni in un orizzonte metropolitano co-pianificato a cui rapportare le nuove dimensioni strutturali, operative e regolative del piano locale, aggiornate con puntuali riferimenti teorici, strategie e strumenti che tengano adeguatamente conto degli aspetti funzionali, all’interno della più ampia strategia di rigenerazione urbana.. 14. Commissione parlamentare di inchiesta sulle condizioni di sicurezza e sullo stato di degrado delle città e delle loro periferie, «Relazione sull’attività svolta dalla Commissione», 2017, p. 48. 15. L. Ricci, «Costruire la città pubblica per rigenerare la città contemporanea», L. Ricci et al. (a cura di), Urbanistica Dossier 015, 2018, p. 18.. In particolare, se è vero che è «la ricerca di zone con maggiore qualità […] a guidare la distribuzione delle famiglie, delle attività di servizio e di quelle produttive»15 e che la maggior parte della popolazione vive ormai in contesti urbani e periurbani, assume particolare importanza l’elaborazione di un modello policentrico, sostenibile e accessibile, caratterizzato da tessuti densi e funzionalmente misti, che può determinare un rinnovato vantaggio competitivo rispetto alle aree della dispersione urbana. Va rilevato, tuttavia, come quello della mixité funzionale sia un richiamo fin troppo frequente nelle retoriche delle politiche urbane, nel dibattito scientifico e nei piani, al quale non sempre corrispondono studi, strategie e regole puntuali. Il già evidenziato tema della contraddittoria convivenza di un ordinamento che si rifà a principi di origine moderna e i diversi tentativi di sperimentazione operativa rispetto alle problematiche della città contemporanea ha anche nella questione funzionale un nodo da sciogliere: da almeno.
(12) Premessa p. 11. trent’anni è stato, infatti, individuato il rapporto conflittuale «tra lo zoning imposto dai piani urbanistici e le mixités tanto ricercate strategicamente [che] ha condotto a esperienze interessanti che tendono a superare e/o a rinnovare l’uso di questo strumento»16. Di fronte alla frammentazione della città contemporanea e ai fenomeni di isolamento e separazione che comportano la creazione di nuove disuguaglianze17 appare giusto e sfidante l’obiettivo di dare concretezza a una città socialmente non segregata, spazialmente non frammentata e dove la rigenerazione urbana non risulti in fenomeni negativi di gentrification o di creazione di enclave. In tal senso, diventa fondamentale il contributo di una efficace mixité funzionale nell’ambito di un modello di città attento alla scala umana e alle relazioni, che consideri le rilevanti questioni ambientali e della mobilità, e adotti approcci multiscalari, multidimensionali e adattativi.. Obiettivi. Per le motivazioni sin qui espresse, e nella consapevolezza dell’esaurimento della fase di espansione della città e della necessità di innescare e sostenere i processi di rigenerazione urbana, l’obiettivo generale di questa tesi è quello di giungere alla definizione di riferimenti teorici e operativi utili ad integrare la previsione e la gestione degli aspetti funzionali nell’ambito di un modello di piano locale innovato. Il lavoro tenta di fornire una visione complessiva, teorica e operativa, della mixité funzionale e di porla in relazione alle istanze della città contemporanea e al governo delle sue trasformazioni, anche in relazione alla strategia di rigenerazione urbana; in tal senso, si intende avanzare la proposta di un modello che, a partire dall’osservazione di una selezione di sperimentazioni ritenute di particolare portata innovativa e in relazione ai nuovi riferimenti disciplinari, possa avanzare principi, strategie e strumenti adattabili alla varietà dei contesti insediativi italiani. L’intento di innovare i riferimenti concettuali e operativi di pianificazione locale, con specifico riferimento alla mixité funzionale, scaturisce inoltre da una concezione applicativa dell’urbanistica «disciplina che esiste in quanto la si pratica perseguendo molteplici finalità concrete che convergono in un obiettivo finale: garantire ad una comunità migliori condizioni di vita nell’abitare, nel produrre, nel muoversi, nella disponibilità di spazi per il tempo libero»18. Il perseguimento dell’obiettivo avviene attraverso il soddisfacimento di tre esigenze disciplinari imprescindibili, che si basano sul convincimento della necessità di una continuità tra comprensione e proposta: contestualizzazione, operatività e sperimentazione19. L’esigenza di contestualizzazione pone la riflessione sulla distribuzione delle funzioni urbane in un campo di confronto con le dinamiche evolutive della città occidentale e con le elaborazioni teoriche e applicative interne alla disciplina. L’obiettivo specifico è quello di. 16. C. Barattucci, Zoning/Mixité alle radici dell’urbanistica italiana e francese 1870-1945, Roma, Officina Edizioni, 2013, p. 21. 17. S. Sassen, Una sociologia della globalizzazione, Torino, Einaudi, 2008. 18. F. Oliva, «Dieci requisiti per la qualità nell’urbanistica», S. Storchi (a cura di), La qualità nell’urbanistica, Parma, Monte Università Parma Editore, 2017, p. 29. 19. Cfr. L. Ricci, Diffusione insediativa, territorio e paesaggio, cit., pp.38–41; L. Ricci, Piano locale e..., cit., p.14..
(13) Mixitè funzionale e rigenerazione urbana. Principi e regole per un piano locale innovato p. 12. approfondire il dibattito disciplinare, mettendo a fuoco caratteri e componenti della mixité funzionale in relazione al contesto insediativo contemporaneo e nell’attuale quadro economico, ambientale e sociale.. L’esigenza di operatività trova origine nella natura applicata dell’urbanistica e la necessità di intervento nella città contemporanea; essa si traduce in una lettura critica – sotto il profilo specifico della ricerca di mixité funzionale – di selezionate esperienze di pianificazione locale. L’obiettivo specifico è quello di identificare le politiche, le strategie, gli strumenti e le procedure di piano più adeguate a rispondere alle istanze di rigenerazione urbana e riorganizzazione funzionale della città contemporanea.. 20. Su questo, vanno ricordati gli studi di Bernardo Secchi per il Piano regolatore della città di Prato, all’inizio degli anni Novanta, in cui il termine mixité venne adottato per descrivere la frammistione di forme e funzioni (residenziali e produttive) nell’assetto urbanistico che si era formato nella zona extra muraria della città e che ha costituito il tema di maggior interesse per il progettista, oggetto di rifiuto nei precedenti piani per la città toscana. Anche Giuseppe Campos Venuti, negli stessi anni, sosteneva l’importanza della mescolanza di funzioni nei piani “della terza generazione”, proponendo, a seconda della parte di città interessata, una riarticolazione tesa all’equilibrio. In particolare, in conseguenza del passaggio dalla “cultura dell’espansione” a quella della trasformazione, la sua attenzione è rivolta al ripensamento funzionale e morfologico degli spazi inedificati, degradati o mal utilizzati compresi all’interno dei tessuti urbani: «E l’esistenza massiccia di questi spazi - interstizi, vuoti, friches, fringes o come si voglia chiamarli - da occupare con un mix di terziario, residenza e servizi, spinge anche a nuovi interessi per le forme urbanistiche, per un inserimento morfologicamente più consapevole dei nuovi insediamenti nel vivo della città esistente». G. Campos Venuti, «Un piano della terza generazione», Urbanistica, n. 81, 1985, p. 54.. Verso il soddisfacimento di queste due prime esigenze, la tesi costituisce così l’occasione per costruire un apparato organico sul tema del mix funzionale, al fine di individuare quei nodi che possono costituire ambito di innovazione disciplinare sia in chiave teorico-metodologica che operativa. La ricerca intende concentrarsi su contenuti che possano originare linee di indirizzo strategiche cui far corrispondere efficaci strumenti disciplinari. Se dal dibattito emerge un generale e diffuso consenso sulla necessità di costruire una città mista, meno diffuse sono le traduzioni del principio della mescolanza funzionale nei piani locali e ancor più rare sono le sperimentazioni che ne hanno declinato in modo originale e specifico le modalità di realizzazione.. La mixité è un tema ricorrente e trasversale alle discipline del progetto contemporanee, per le sue diverse declinazioni possibili sia a livello morfologico, sia sociale, sia funzionale. Tuttavia, nell’ambito della pianificazione, mentre si riscontra un’attenzione crescente sul perseguimento della mescolanza funzionale al fine di migliorare la qualità della vita in città, soprattutto nelle ricerche internazionali, in termini operativi sembra mancare una sua effettiva e diffusa presenza negli strumenti urbanistici che solo in pochi casi assumono la realizzazione della città mista come un obiettivo di piano20. Anche dai fronti più avanzati della sperimentazione emerge un panorama di iniziative variegato che necessita di ricomposizione e integrazione.. Un’esigenza di sperimentazione viene suggerita, quindi, dalla necessità di ricomporre la frammentarietà dei tentativi di sviluppo della mixité funzionale, per la messa a punto di un quadro di coerenze metodologico. L’obiettivo specifico consiste, quindi, nella predisposizione di una metodologia di intervento, basata su riferimenti concettuali e operativi, per una innovata articolazione delle previsioni funzionali, tesa alla creazione di una città mista nel quadro riformato del piano locale. Tale metodologia di intervento assume in partenza la necessità: di un approccio conoscitivo di tipo qualitativo delle relazioni spaziali tra le attività umane, quale chiave di lettura della complessità; di un’interscalarità della proposta, che deve permettere sia la messa in connessione logica e metodologica previsioni di piano e realizzazioni progettuali, sia l’applicabilità ai.
(14) Premessa p. 13. diversi schemi insediativi, pur nella consapevolezza delle specificità di ciascuno; di un approccio sistemico, che permetta di declinare la mixité nelle molteplici componenti della città e del territorio (insediativa, ambientale, infrastrutturale); di un’integrazione fisica, sociale ed economica tra le diverse funzioni, prendendo in considerazione la loro compatibilità e il territorio di riferimento, che renda possibile la realizzazione di luoghi centrali, nuovi o rinnovati, nelle diverse forme dell’urbano. L’assunto di partenza è che l’articolazione e l’intreccio, nello spazio e nel tempo, di differenze morfo-tipologiche, funzionali e sociali possano apportare qualità positive nella costruzione della città. Intendendo quest’ultima come il luogo dove si possono dispiegare le differenze e le interazioni, assume particolare rilevanza il tema dell’assortimento delle funzioni, della loro distribuzione, della loro mescolanza e della loro capacità di influenzare la qualità della vita del cittadino e la competitività delle imprese.. L’esistenza e la possibilità di accesso a determinate funzioni determinano l’inclusione o meno dell’uomo nella vita della città, creano o eliminano fratture sociali, fortificano o indeboliscono la struttura economica, contribuiscono a costruire il diritto alla città o lo negano. Nella città-territorio, in particolare, sono evidenti le esternalità negative dei processi di metropolizzazione ed è necessario porvi rimedio; uno scarto sistematico tra qualità (ambientali, sociali, urbane) richieste e offerte è all’origine di una nuova questione sociale, originata anche da pesanti asimmetrie nell’accesso alle opportunità urbane. Questa riguarda anche il nesso tra l’abitare la città e la realizzazione di una mixité condivisa nell’ambito urbano-metropolitano; inoltre, l’agibilità delle risorse materiali e immateriali alle diverse scale (locale, urbana, territoriale), che si realizza anche con l’accesso alle reti infrastrutturali, contribuisce a rendere ‘disfunzionali’ le divisioni funzionali e sociali del presente e del recente passato21. La zonizzazione prevista per la città moderna e le nuove forme esclusive e introverse della città contemporanea hanno entrambe, diversamente, ridotto la complessità e l’integrazione funzionale propria della città tradizionale. Tuttavia, mentre le prime hanno spesso fallito nel proporre una separazione finalizzata all’ordine che, nei risultati, ha riproposto una tradizionale ‘caoticità’, le seconde stanno realizzando un disordine esteso e incontrollato, in cui la separazione tra funzioni – anche attraverso ‘recinti’ – appare una soluzione idonea ed efficace a contrastarlo22. Il pianificatore, oggi, si trova spesso ad operare con gli strumenti del primo caso (l’articolazione per zone omogenee) di fronte alla realtà vasta e complessa del secondo. La presente ricerca sostiene, pertanto, l’utilità di utilizzare strumenti innovati propri della disciplina urbanistica per realizzare nella città contemporanea una “caoticità positiva”, intendendola come fertile compresenza e costruttiva integrazione di diverse forme, funzioni e gruppi sociali.. 21. Cfr. C. Donolo, «Notizie sul governo di Babilonia sui territori urbanizzati e sulla loro governabilità», M. Marcelloni (a cura di), Questioni della città contemporanea, Milano, FrancoAngeli, 2005. 22. Cfr. M. Marcelloni, «Questioni della città contemporanea», in Id. (a cura di), Questioni della città contemporanea, Milano, FrancoAngeli, 2005, p. 28..
(15) Mixitè funzionale e rigenerazione urbana. Principi e regole per un piano locale innovato p. 14. In opposizione alla separazione delle funzioni come principio organizzativo della città, la tesi indaga, quindi, le alternative possibili per innovare una delle basi dell’urbanistica moderna e dei suoi strumenti23, ponendole in relazione con la rigenerazione urbana quale finalità più attuale per la disciplina. Questa riflessione appare caratterizzata da diverse questioni che la ricerca si pone l’obiettivo di indagare.. 23. Dimensionamento, standard e zoning si sono affermati come la base del piano urbanistico moderno, supportati da una normativa che – prevedendoli e regolamentandoli – ha fatto in modo che una prassi diventasse il modo più diffuso e consolidato per la redazione del piano. Cfr. P. Gabellini, Tecniche urbanistiche, Roma, Carrocci, 2001, p. 43.. ିି Il progetto e il governo della mixité di funzioni nelle grandi trasformazioni e il rapporto con gli usi e le pratiche esistenti. Nella previsione delle destinazioni d’uso, come regolare il limite tra la necessità di un equilibrio tra attività a livello di piano e la fattibilità rispetto al coinvolgimento degli operatori immobiliari? ିି Il governo delle funzioni all’interno dei tessuti storici e consolidati e negli interstizi urbani. Come tutelare o incentivare il mix funzionale nella città esistente in risposta alle mutate esigenze dell’abitare, del lavorare e della fruizione di servizi? ିି La flessibilità nel tempo. A livello di piano e di progetto urbano, come garantire l’adattabilità delle previsioni alle diverse esigenze che si susseguono? Quali assetti spaziali permettono la necessaria flessibilità ai cambi di funzione? ିି Il modello di città. Quale modello di città risulta più adatto a permettere in modo efficiente lo sviluppo di usi nuovi, anche inizialmente non previsti? ିି Adeguatezza del livello dei servizi. Come individuare e realizzare i servizi, pubblici e privati, più idonei alla scala di riferimento? Come rilevare la mancanza o l’eccesso di funzioni in riferimento alle diverse popolazioni urbane? ିି I nuovi modelli dell’abitare. Come integrare nel piano una varietà delle soluzioni residenziali, anche in relazione alle nuove esigenze contemporanee? ିି I nuovi spazi della produzione. È possibile riportare il lavoro nei nuovi quartieri urbani per arricchirne le varietà funzionale senza creare attriti conflittuali con gli altri usi? ିି La rete del commercio, dell’ospitalità e dei servizi. Come permettere lo sviluppo di un mix attrattivo di funzioni terziarie che arricchisca la vita in città, sia economicamente sostenibile ma non si sostituisca alle altre funzioni? ିି I livelli di pianificazione. Come declinare il tema della mixité nei diversi strumenti urbanistici? Quale livello di pianificazione risulta più idoneo a governare la mixité funzionale? Con quali regole e procedure? ିି La vitalità dello spazio pubblico. Come sostenere, a livello di piano, la creazione di uno spazio pubblico di qualità che generi virtuose e reciproche relazioni con le funzioni prospicienti? ିି Efficacia. Quali sono le leve disponibili per gli attori pubblici per raggiungere il loro obiettivo di diversità funzionale? ିି In che modo gli obiettivi di competitività, attraverso la specializzazione economica territoriale, sono combinati con l’attrattività, attraverso la diversità funzionale e, in particolare, tra la funzione produttiva e la funzione residenziale?.
(16) Premessa p. 15. Il mix funzionale costituisce un fattore di qualità di cui non si può non tenere conto nella predisposizione di qualsiasi azione per la città, e rappresenta un obiettivo da sviluppare nella pianificazione locale. Questo lavoro, in definitiva, ha l’ambizione di avanzare soluzioni sperimentali per rispondere alla domanda che Jane Jacobs si poneva nel 1961 «In che modo le città possono generare su una parte abbastanza estesa del loro territorio una mescolanza di usi e una diversità sufficienti a mantenere in vita il tipo di civiltà che esse rappresentano?»24.. Metodologia e articolazione. La tesi, secondo un approccio induttivo, propone una riflessione che, a partire dall’analisi del dibattito teorico disciplinare e delle sperimentazioni di piano locale, tenta di comprendere la complessità predisponendo un quadro interpretativo degli orientamenti adottati per la pianificazione di un mix funzionale attento allo sviluppo sociale ed economico, partendo dall’assunto che già diverse categorie di lettura e strumenti di intervento validi siano presenti nelle pratiche e nelle teorie della disciplina. Si ritiene importante, infatti, osservare concretamente ciò che è in atto nella pianificazione e i relativi effetti nelle trasformazioni concrete per poter avanzare nella comprensione della metamorfosi della città contemporanea affinché l’urbanistica possa proporre efficaci soluzioni per il suo governo.. La ricerca ha, quindi, un carattere teorico-metodologico e non ricorre, pertanto, all’analisi applicativa in uno specifico ambito territoriale, questo perché – in piena consapevolezza della varietà dei contesti, delle loro peculiarità insediative e della relatività delle situazioni socio-economiche, nonché delle diversità istituzionali e normative – si intende qui avanzare verso la messa a fuoco di una visione d’insieme, concreta ma generale. Dovendosi comunque identificare un campo d’azione, sufficientemente plurale ma al tempo stesso coerente, e in considerazione del carattere di operatività che si intende perseguire, si sono delimitati gli ambiti geografici di riferimento: per l’approfondimento degli approcci al mix funzionale ci si è riferiti alle esperienze dei paesi dell’Europa occidentale e del nord America; per l’analisi degli strumenti si sono prese in considerazione le esperienze di alcune città grandi e medie italiane accomunate dalla volontà di potenziare il mix funzionale urbano, ma selezionate sulla base di approcci culturali e progettuali diversi, in modo da poter restituire un quadro ampio della sperimentazione in corso.. La trasversalità del tema oggetto di ricerca comporta una indagine su più fronti sia dal lato delle problematiche (fisiche, economiche, sociali), sia da quello degli strumenti. Il processo da seguire nello studio non può che assumere, quindi, una natura iterativa, secondo fasi continue di approfondimento, modifica e verifica del percorso. Per questo, la tesi affronta una pluralità di campi di indagine per. 24. J. Jacobs, Vita e morte delle grandi città. Saggio sulle metropoli americane, Torino, Edizioni di Comunità, 2000, p. 134..
(17) Mixitè funzionale e rigenerazione urbana. Principi e regole per un piano locale innovato p. 16. l’individuazione e il progressivo raffinamento di una proposta di sintesi che ricomponga le analisi tematiche.. Infine, pare indispensabile assumere l’interscalarità come modalità di ricerca per un lavoro che riguarda una disciplina del progetto e ha come oggetto la mixité funzionale, un concetto che per propria natura si può sviluppare e declinare alle diverse scale territoriali, urbane e progettuali. L’approccio interscalare si evidenzia, in fase di analisi, nell’approfondimento di interrelazioni tra mix funzionale e aspetti fisici, sociali ed economici che avvengono a livelli diversi e si influenzano reciprocamente, nonché nello studio di strumenti operativi che interessano diverse scale territoriali o diversi momenti di pianificazione; in fase di proposta, permette di ipotizzare una metodologia di intervento organizzata per livelli e fasi di approfondimento successivi, che realizzi la mixité alle diverse scale del progetto, ponendo le previsioni in una «connessione logica e metodologica»25 e declinando i principi comuni in modo appropriato tra i diversi strumenti.. I propositi di ricerca vengono perseguiti, dunque, tramite una metodologia esplorativa caratterizzata da un approccio induttivo, iterativo e interscalare, con il fine di rispondere alle imprescindibili esigenze disciplinari di contestualizzazione, operatività e sperimentazione26 che corrispondono alle tre principali fasi in cui si articola la ricerca.. La prima parte e la seconda parte si articolano ognuna in tre capitoli a prevalente carattere problematico-interpretativo; la terza parte, a carattere sintetico-propositivo, integra contenuti teorico-definitori con altri più propriamente metodologico-sperimentali. Le tre parti della ricerca sono supportate da un’appendice, composta di due sezioni, contenente schede a carattere critico-illustrativo.. 25. Tale connessione è particolarmente importante per l’attuazione di una strategia di riequilibrio urbano e metropolitano, la quale richiede «[…] la messa a punto di un sistema di pianificazione innovato, […] che utilizzi un approccio interscalare in cui la pianifica- zione d’area vasta interagisca dialetticamente con la pianificazione comunale […]». L. Ricci, «Governare il cambiamento: più urbanistica, più piani», A. Franceschini (a cura di), Sulla città futura. Verso un progetto ecologico, Trento, LISt, 2014, p. 102. 26. Cfr. par. “Obiettivi”, p. 11.. Una specifica bibliografia ragionata per temi è considerata a tutti gli effetti una parte della tesi; essa è suddivisa in tre capitoli corrispondenti alle tre parti in cui si sviluppa il lavoro e, oltre a costituire la base di studio per la redazione della ricerca, costituisce una “ricerca nella ricerca” dotata di proprio valore e significato. Alla bibliografia ragionata, si aggiunge una bibliografia generale in ordine alfabetico.. Parte prima. La prima parte della ricerca (Città, urbanistica e funzioni. Il contesto e gli approcci) risponde all’esigenza di contestualizzazione del rapporto tra città e mix funzionale.. Il tema della mixité funzionale viene introdotto sotto il punto di vista teorico-definitorio e problematico-interpretativo attraverso le elaborazioni disciplinari, nazionali e internazionali, più rilevanti (capitolo 1: La mixité funzionale e il quadro concettuale: gli approcci e le definizioni); la base di elaborazione di questo capitolo sono le evidenze emerse dall’analisi di una casistica internazionale di esperienze progettuali, normative e di ricerca, tese al superamen-.
(18) Premessa p. 17. to della zonizzazione monofunzionale per favorire la rigenerazione urbana illustrati nelle Schede (appendice A: Rigenerazione urbana e integrazione funzionale: concettualizzazioni e approcci). Successivamente, al fine di comprendere l’origine della domanda attuale di mix e integrazione funzionale che motiva questa ricerca, viene fornito un inquadramento storico-evolutivo, riferito alla città occidentale, della distribuzione delle funzioni in ambito urbano in relazione ai modelli di città e ai paradigmi socio-economici propri delle diverse fasi identificate (capitolo 2: La città occidentale e i paradigmi funzionali: le fasi). Infine, a completamento delle contestualizzazioni precedenti e a raccordo con la seconda parte di analisi operativa, la ricerca approfondisce l’articolazione del mix funzionale nell’urbanistica italiana contemporanea, in particolare dal Secondo dopoguerra ad oggi, adottando l’analisi generazionale dei piani formalizzata da Giuseppe Campos Venuti27. Tale modalità di lettura appare adeguata e in linea con gli indirizzi della ricerca, poiché «lo scopo dell’analisi generazionale urbanistica non è certo quello di fornire una sistemazione teorica o una classificazione gratuita dei fenomeni e degli avvenimenti, ma al limite quello di condurre una ricerca finalizzata a trovare una guida per l’azione»28 (capitolo 3: Piani urbanistici italiani e funzioni: un percorso per l’integrazione). Attraverso diverse prospettive di lettura, si intende così con la prima parte mettere a fuoco, all’interno del dibattito disciplinare, un insieme di riferimenti per l’interpretazione dei fenomeni riguardanti le componenti funzionali della città, prestando particolare attenzione alle relazioni tra le trasformazioni urbane e quelle sociali ed economiche.. Parte seconda. La seconda parte della ricerca (Rigenerazione urbana, piani urbanistici e mix funzionale. I riferimenti operativi) risponde all’esigenza disciplinare di operatività ed è orientata ad evidenziare, secondo un approccio problematico-interpretativo, le relazioni tra le molteplici questioni della città contemporanea e la mescolanza funzionale all’interno di esperienze di pianificazione, coerentemente con metodo induttivo adottato. Sono state, pertanto, individuati cinque recenti piani orientati verso la rigenerazione urbana, in cui l’aspetto del governo degli usi è particolarmente rilevante nel raggiungimento dei propri obiettivi generali; l’analisi puntuale dei piani, eterogenei per forma e approcci culturali e progettuali, è svolta secondo una struttura comune, che permette confronti complessi fra i casi di studio, ed è restituita sotto forma di Schede (appendice B: Strategie e strumenti per la mixité funzionale: i piani).. L’articolazione della seconda parte assume la forma del piano riformato quale struttura di indagine trasversale dei piani selezionati. La ragione risiede nel fatto che la rigenerazione urbana è assunta quale riferimento fondamentale nei casi di studio e poiché essa si realizza attraverso una strategia unitaria e interscalare di governo pubblico, si ritiene che debba essere declinata, e quindi anche studiata, sia in. 27. L’analisi generazionale è definita come «[…] lo studio delle generazioni urbanistiche: considerate come l’insieme delle condizioni economiche, sociali, culturali e politiche che caratterizzano un periodo di vita della società nazionale per guanto riguarda le città e il territorio. […] lo scopo dell’operazione non è di carattere storico, ma mira a realizzare la conoscenza e il confronto e a valutare le manifestazioni dell’urbanistica per meglio misurarsi con esse. Un approccio che non nasconde, dunque, l’intento di partecipare, di formulare proposte, rifiutando impossibili neutralità […]». G. Campos Venuti, Cinquant’anni di urbanistica in Italia 1942-1992, a cura di F. Oliva, Roma-Bari, Laterza, 1993, p. 8. 28. Ibidem..
(19) Mixitè funzionale e rigenerazione urbana. Principi e regole per un piano locale innovato p. 18. termini di strumento, sia di sistematicità. Si è quindi trovata utile ed efficace corrispondenza con la forma e i contenuti29 definiti dal nuovo piano30.. Nel primo capitolo (capitolo 4: La dimensione strutturale e la strategia di rigenerazione urbana) si traccia un quadro di analisi ampio, utile a inquadrare le strategie di mixité nell’ambito dei principi generali e delle scelte complessive dei piani analizzati, con riferimento ai tre sistemi – insediativo, ambientale, infrastrutturale – nella convinzione che l’obiettivo di integrazione funzionale non possa realizzarsi senza la sinergia con altre previsioni. Nei due capitoli seguenti, il livello di lettura si concentra prioritariamente sulle modalità realizzazione della mixitè funzionale nel sistema insediativo, quale ambito privilegiato di verifica del superamento del concetto di separazione e di affermazione di quello di integrazione (capitolo 5:La dimensione operativa e l’intensificazione del mix funzionale; capitolo 6: La dimensione regolamentare e la diffusione della mixité funzionale). Ciascuno dei tre capitoli indaga i piani secondo tre livelli: le caratteristiche dello strumento e l’articolazione del territorio prevista; i contenuti peculiari dello strumento (strategie o regole); le sperimentazioni metodologiche introdotte.. Parte terza. 29. Il riferimento è ai contenuti di scenario, riferiti alle politiche e alle grandi scelte previste per il territorio di riferimento nel periodo medio-lungo del Piano strutturale; ai contenuti di gestione della città esistente da realizzarsi in un tempo indeterminato; ai contenuti di trasformazione sostanziale relativi agli interventi pubblici e privati, da realizzare in un periodo definito. 30. «ll piano per la città contemporanea è un piano nuovo, […] connotato da una nuova forma (strutturale e operativa), da nuovi contenuti disciplinari, sostenibilità ambientale, mobilità collettiva e riqualificazione urbana, da nuovi meccanismi attuativi […], dall’uso della fiscalità locale e generale per il reperimento delle risorse necessarie alla costruzione della città pubblica». L. Ricci, «Governare il cambiamento: più urbanistica, più piani», cit., p.103.. La terza parte della ricerca (Integrazione funzionale, qualità urbana e piano locale. La sperimentazione) intende rispondere ad un’esigenza di sintesi del percorso di ricerca conoscitivo-interpretativo della prima e della seconda parte (capitolo 7: I nuovi riferimenti teoricometodologici) e avanzare una proposta a carattere sperimentale finalizzata alla messa a punto di nuovi e innovati riferimenti operativi per un governo del mix funzionale orientato alla rigenerazione urbana (capitolo 8: La mixité funzionale nel piano locale innovato). Tale proposta individua, in particolare, il riequilibrio e l’integrazione funzionale quali scelte finalizzate ad una nuova qualità urbana, e gli indirizzi e le regole che sostanziano tali strategie attraverso gli strumenti.. Esiti della ricerca Nella realizzazione della città mista sono coinvolte un grande numero di variabili e molteplici piani di comprensione e di intervento, diversi e relativi sono i percorsi possibili e gli strumenti interessati, vario e plurale è il panorama di discipline, istituzioni, contesti territoriali coinvolti. Nella tesi emerge come il pianificatore pubblico, ai vari livelli istituzionali, non sia l’unico attore nella creazione del mix funzionale; il ruolo di guida decisivo dell’amministrazione pubblica necessita, infatti, dell’apporto positivo del settore immobiliare, ed entrambi i soggetti devono tenere conto dei bisogni e delle preferenze dei settori economici, sociali e delle famiglie al fine di rendere sostenibile ogni tipo di operazione, precondizione per realizzare l’auspicato grado di diversità urbana. La consapevolezza di.
(20) Premessa p. 19. tale complessità e della complementarietà degli approcci obbliga a rifuggire dal proporre determinazioni univoche e generalizzanti, che negherebbe l’utile complementarietà di approcci diversi in un campo d’indagine complesso e dinamico31.. L’esito sperimentale della ricerca si sostanzia, quindi, nella proposta di un percorso per la definizione e il governo del mix funzionale in un piano locale innovato, che tiene conto delle tendenze in atto e suggerisce linee e indirizzi aperti ad ulteriori approfondimenti e innovazioni. I nuovi riferimenti teorico-metodologici e i nuovi riferimenti operativi avanzati nella terza parte della ricerca, partendo dalla conoscenza critica del dibattito scientifico contemporaneo e delle esperienze operative di pianificazione, esprimono infatti la necessità di indicare la direzione di un nuovo ed efficace modo di interpretare la realtà urbana e di guidarne gli assetti funzionali. L’auspicio ultimo quello di contribuire, con gli esiti della ricerca, al processo di rinnovamento in atto della cultura urbanistica, attraverso la ricomposizione dialettica di riferimenti oggi frammentati, verso un processo di riforma unitario finalizzato dalla rigenerazione urbana, che non può prescindere dal confronto con la società e l’economia, nella convinzione che, per sostenere e migliorare la mixité, è necessario che anche i rapporti economici e sociali migliorino, sempre tenendo presente che tale condizione è necessaria ma non sufficiente al raggiungimento della qualità urbana. In quanto urbanisti, il nostro contribuito a tale obiettivo è quello di creare le migliori condizioni spaziali per l’integrazione e il riequilibrio, affinché si possa sviluppare un ambiente vitale, inclusivo e competitivo.. 31. Cfr. L. Ricci, Diffusione insediativa, territorio e paesaggio, cit., pp.42–43..
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(22) PARTE 1. Città, urbanistica, funzioni. Il contesto e gli approcci.
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(24) Parte 1 - Introduzione. p. 23. Introduzione alla prima parte. In questa prima parte viene affrontata l’esigenza disciplinare di contestualizzazione del problema di ricerca introducendo il tema dei rapporti tra città, piano urbanistico e disciplina funzionale sotto l’aspetto teorico definitorio e problematico-interpretativo, a partire dalle elaborazioni disciplinari, nazionali e internazionali ritenute più rilevanti e pertinenti alle finalità della ricerca. L’obiettivo specifico è quello di individuare le dinamiche evolutive delle articolazioni funzionali nella città occidentale e, in particolare, italiana, in relazione al mutare del quadro economico, sociale e culturale e ai rispettivi modelli insediativi.. La parte si articola in tre capitoli, ciascuno composto di tre paragrafi, oltre che di una introduzione ai contenuti. Alle questioni affrontate in questa parte sono legate le schede di approfondimento dell’appendice A, Rigenerazione urbana e integrazione funzionale: concettualizzazioni, che riportano un novero di esperienze culturali, normative e di ricerca orientate al superamento della zonizzazione funzionale. Nel primo capitolo, La mixité funzionale e il quadro concettuale: gli approcci e le definizioni, si ritiene necessario inquadrare e approfondire il concetto di mixité funzionale, tracciando un quadro del dibattito disciplinare che ne ha permesso l’affermazione e delle ricerche tuttora in corso, esaminando i fattori che incidono sull’affermazione di un ambiente funzionalmente misto e proponendo i modelli teorici che ne hanno tentato una sistematizzazione.. Nel secondo capitolo, La città occidentale e i paradigmi funzionali: le fasi, viene presentata una lettura diacronica delle fasi principali di modernizzazione della città e dei suoi assetti funzionali in relazione ai paradigmi socio-economici e ai valori di riferimento, assumendo un vasto arco temporale di analisi, dal Rinascimento ad oggi, utile a dimostrare l’ampia tensione delle città verso la creazione di ambienti funzionalmente misti e la durata relativa del principio di separazione, che pure molto ha segnato i modi e i contenuti della pianificazione delle città..
(25) Mixitè funzionale e rigenerazione urbana. Principi e regole per un piano locale innovato p. 24. Il terzo capitolo, Piani urbanistici italiani e funzioni: un percorso per l’integrazione, focalizza i contenuti del capitolo precedente sulle vicende dell’urbanistica italiana, adottando lo strumento interpretativo dell’analisi generazionale formalizzato da Campos Venuti. Per ciascuna fase individuata, dal periodo postunitario all’attuale generazione della metropolizzazione, il tema funzionale viene indagato attraverso piani paradigmatici e messo in relazione al quadro socioeconomico, alle più rilevanti questioni urbane da affrontare e agli strumenti concepiti e sperimentati nel periodo.. Questo percorso di contestualizzazione è finalizzato a far emergere gli elementi teorico-disciplinari che permetteranno una migliore indagine delle recenti sperimentazioni, oggetto di analisi nella seconda parte a carattere operativo..
(26) Indice prima parte. CAPITOLO 1. LA MIXITÉ FUNZIONALE E IL QUADRO CONCETTUALE: GLI APPROCCI E LE DEFINIZIONI. p. 29. Introduzione al primo capitolo. p. 31. 1.1 Il dibattito disciplinare. p. 44. 1.2 I principi definitori. 1.2.1 La definizione della mixité funzionale. 1.2.2 Le valenze della mixité funzionale. 1.2.3 I limiti della mixité funzionale. 1.2.4 Il mix funzionale e la residenza. 1.2.5 Il mix funzionale e le attività economiche. p. 44 p. 47 p. 49 p. 52 p. 53 p. 60 p. 61 p. 69 p. 72. CAPITOLO 2. 1.3 I modelli teorici. 1.3.1 La diversità urbana di Jacobs. 1.3.2 Il modello di Rowley. 1.3.3 Il modello di Hoppenbrouwer e Louw LA CITTÀ OCCIDENTALE E I PARADIGMI FUNZIONALI: LE FASI. p. 79. Introduzione al secondo capitolo. p. 84. 2.1 La città pre-industriale e la crescita graduale: stratificazione e commistione. 2.1.1 L’organizzazione spaziale degli usi: gli indirizzi della trattatistica. 2.1.2 Le disfunzioni delle grandi capitali e l’urgenza di un piano. p. 87 p. 93 p. 97 p. 99 p. 119 p. 135 p. 146 p. 159. CAPITOLO 3. 2.2 La città industriale e l’espansione pianificata: zonizzazione e separazione. 2.2.1 La soluzione dei conflitti socio-spaziali: gli approcci allo zoning. 2.2.2 La critica alla zonizzazione funzionale e le questioni aperte 2.3 La città contemporanea e la metropolizzazione: rigenerazione e mixité. 2.3.1 L’approccio sistemico: la messa in rete delle componenti funzionali. 2.3.2 La mixité funzionale e la necessità di una misura della qualità PIANI URBANISTICI ITALIANI E FUNZIONI: UN PERCORSO PER L’INTEGRAZIONE. p. 169. Introduzione al terzo capitolo. p. 172. 3.1 Lo sviluppo capitalistico post-unitario: risanamento, ampliamento e rappresentazione. 3.1.1 I piani della modernizzazione. 3.1.2 I piani della razionalizzazione. p. 172 p. 178 p. 185 p. 185 p. 197 p. 210 p. 210 p. 232. 3.2 La ripresa e il boom del Secondo dopoguerra: densificazione, crescita quantitativa. e omogeneità. 3.2.1 I piani della ricostruzione. 3.2.2 I piani dell’espansione 3.3 La terziarizzazione dell’economia: riqualificazione diffusa, trasformazione strategica . e integrazione. 3.3.1 I piani della trasformazione. 3.3.2 I piani della metropolizzazione.
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(28) CAPITOLO 1. La mixité funzionale e il quadro concettuale: gli approcci e le definizioni In questo primo capitolo si propone un inquadramento del concetto di mixité funzionale, poiché si è ritenuto necessario approfondire il significato di un’espressione onnipresente della pianificazione contemporanea, che viene solitamente inclusa tra gli obiettivi di rigenerazione urbana senza tuttavia essere accompagnata da un quadro sufficientemente esaustivo di valutazioni che consideri la molteplicità di fattori che la favoriscono o la ostacolano, in abbinamento a numerosi altri aspetti che incidono sulla creazione di qualità di vita in città, in particolare i modi di vivere e i modelli culturali.. Nel primo paragrafo, Il dibattito disciplinare, si attinge soprattutto ai contributi di tipo teorico che hanno permesso l’affermazione contemporanea del concetto di mixité funzionale in campo urbanistico, sostituendosi al principio di separazione, uno dei pilastri della cultura moderna, evidenziando altresì le ricerche nazionali e internazionali in corso. Nel secondo paragrafo, I principi definitori, si propone una riflessione sui tentativi di definizione della mixité funzionale, sulle sue potenzialità e i suoi limiti, nonché sugli elementi che influenzano la realizzazione di ambienti funzionalmente misti in relazione alle peculiarità della residenza e alle attività economiche.. Nel terzo paragrafo, I modelli teorici, si riportano le ricerche più significative tese all’individuazione e alla messa a sistema dei fattori e delle grandezze che compongono il mix funzionale, partendo da un’approfondita rilettura della diversità urbana proposta da Jane Jacobs, un riferimento che costituisce ancora una valida base per ulteriori riflessioni teorico-metodologiche e sperimentazioni. Tale studio introduttivo è finalizzato sia ad un miglior inquadramento delle sperimentazioni esaminate, oggetto della seconda parte della tesi, sia ad una più robusta e consapevole formulazione di nuovi riferimenti operativi, oggetto della terza parte..
(29) CAPITOLO 1. LA MIXITÉ FUNZIONALE E IL QUADRO CONCETTUALE: GLI APPROCCI E LE DEFINIZIONI. p. 29. Introduzione al primo capitolo. p. 31. 1.1 Il dibattito disciplinare. p. 44. 1.2 I principi definitori. p. 44. 1.2.1 La definizione della mixité funzionale. p. 47. 1.2.2 Le valenze della mixité funzionale. p. 49. 1.2.3 I limiti della mixité funzionale. p. 52. 1.2.4 Il mix funzionale e la residenza. p. 53. 1.2.5 Il mix funzionale e le attività economiche Il rapporto tra città e produzione nel capitalismo cognitivo. p. 56 p. 60. 1.3 I modelli teorici. p. 61. 1.3.1 La diversità urbana di Jacobs Le quattro condizioni di diversità Le errate attribuzioni alla mixité funzionale Alcuni fattori di impedimento La città e l’automobile. p. 69. 1.3.2 Il modello di Rowley. p. 72. 1.3.3 Il modello di Hoppenbrouwer e Louw. p. 61 p. 64 p. 66 p. 67.
(30) Capitolo 1 - La mixité funzionale e il quadro concettuale: gli approcci e le definizioni. p. 29. Introduzione al primo capitolo. Il concetto di mixité funzionale, secondo diversi studiosi, presenta ambiguità e sfaccettature sia nei suoi aspetti teorici sia in quelli applicativi1. L’espressione è divenuta, a partire dalla fine del secolo scorso, un “mantra” nella pianificazione contemporanea2, quasi che non si ritengano necessari approfondimenti sul suo significato e dimostrazioni sugli effetti che le si attribuiscono, poiché la si ritiene intrinsecamente portatrice di auspicabili valori positivi, tanto da costituire un tassello fondamentale della più ampia strategia di sviluppo sostenibile tesa a raggiungere obiettivi di equità sociale, vitalità economica e qualità ambientale. Se le potenzialità di una trasformazione urbana che prevede l’introduzione di un mix di funzioni nell’ambito di riferimento sono state ampiamente evidenziate, talvolta appare che gli aspetti di ricerca e analisi su questo tema vengano sottovalutati a favore di sentimenti di nostalgia e condizionamento ideologico.. Nei processi di governo del territorio di numerosi paesi occidentali, da tempo si ricercano regole per il potenziamento del mix funzionale e si sono implementate diverse politiche tese a promuoverne e sostenerne l’applicazione nelle trasformazioni urbane3; tuttavia, pur essendo vero che in molti casi le azioni di arricchimento della mixité funzionale hanno contribuito a rigenerare centri città in declino e hanno aggiunto una nuova dimensione alle scelte urbanistiche, vi sono anche casi in cui non tutti i residenti o non tutti i tipi di uso hanno potuto beneficiare di questi cambiamenti. Non è ancora chiaro, quindi, se gli obiettivi che si ricercano con la mixité funzionale siano effettivamente raggiungibili tramite essa.. L’efficace realizzazione della mixité funzionale coinvolge numerosi aspetti della vita in città, pertanto non risulta sufficiente un modesto cambiamento di alcune politiche di governo del territorio per promuovere la creazione e il mantenimento di un ambiente urbano attrattivo, vivibile e sostenibile; così come appare necessario un approccio alla questione più ampio rispetto alla sola progettazione di trasformazioni che comportano un ambiente funzionalmente. 1. Cfr. A. Rowley, «Mixed-use Development: Ambiguous concept, simplistic analysis and wishful thinking?», Planning Practice & Research, n. 11:1, 1996, pp. 85–98. 2. « “Mixed use” has become a mantra in contemporary planning, its benefits taken for granted. Few question its premises or endeavor to clarify its meaning». J. Grant, «Mixed use in theory and practice: Canadian experience with implementing a planning principle», Dialogues in Urban and Regional Planning 1, n. 4363, 2002, p. 71. 3. Cfr. E. Hoppenbrouwer, E. Louw, «Mixed-use development: Theory and practice in Amsterdam’s Eastern Docklands», European Planning Studies, n. 13:7, 2005, pp. 967–983..
(31) Mixitè funzionale e rigenerazione urbana. Principi e regole per un piano locale innovato p. 30. 4. Cfr. A. Rowley, op.cit.. misto, poiché esse possono offrire solo alcuni dei benefici associati alle aree miste della città esistente che vengono solitamente prese ad esempio4. Nei centri delle città e nelle parti urbane più consolidate, infatti, la mixité delle funzioni è associata a modi di vivere e a modelli culturali, pertanto è evidente che anche le operazioni di trasformazione e ristrutturazione di tessuti urbani che prevedano un ricco mix funzionale non costituiscano una panacea dei problemi della città contemporanea, anche se non deve essere sottostimato il contributo che ne può derivare.. Lo studio dei paradigmi concettuali della mixité funzione non vuole, in tal senso, essere un esercizio, ma il tentativo di rintracciare analisi e strumenti, grazie alle ricerche già svolte su questo tema, attraverso cui contestualizzare le diverse esperienze di pianificazione oggetto di analisi in questa tesi e poter proporre un esito sperimentale maggiormente consapevole. In questo capitolo, viene essenzialmente proposta una contestualizzazione di tipo teorico: nel primo paragrafo, vengono sinteticamente riportate le fasi del dibattito disciplinare che hanno permesso la maturazione del concetto di mixité funzionale e la comprensione della sua rilevanza per la città contemporanea, nonché i più recenti fronti di ricerca aperti in questo campo; nel secondo paragrafo, vengono esplicitati i principi definitori della mixité funzionale, ossia i tentativi di definizione, le valenze e le criticità che le vengono attribuite, i fattori sociali, economici, culturali e ambientali che la influenzano, gli elementi che possono influire sulla sua desiderabilità da parte degli abitanti e delle attività economiche di un certo contesto; infine, nel terzo paragrafo, vengono riportati tre modelli concettuali di lettura/progettazione della mixité funzionale, i quali tentano la messa a sistema delle grandezze che la compongono e la condizionano..
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