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economiche e, quindi, dei piani con cui l’urbanistica ha tentato di affrontarne le questioni specifiche. Si distinguono una urbanistica moderna (dalla seconda metà del XIX secolo alla Seconda guerra mondiale) e una urbanistica contemporanea (dalla fine della Secon- da guerra mondiale ad oggi). Al primo periodo appartengono due generazioni di piani: una prima, di “modernizzazione capitalistica della città” (ca. 1850-1900), caratterizzata dall’urbanesimo portato dallo sviluppo industriale, le cui trasformazioni ripropongono tar- divamente in Italia e in misura ridotta il modello haussmanniano di Parigi; una seconda, di “razionalizzazione dello sviluppo capitalisti- co delle città” (ca. 1900-1940), influenzata dalle nuove elaborazioni artistiche fino alla Carta di Atene e dalla concezione monumentale propria del regime fascista, cui corrisponde una produzione di piani urbanistici cosiddetti “accademici”. Al secondo periodo appartengo- no quattro generazioni: la prima è quella della “ricostruzione” con- seguente la fine della Seconda guerra mondiale; la seconda è quella della “espansione urbana”, corrispondente al boom economico e dominata dalla rendita assoluta; la terza fase, della “trasformazio- ne urbana”, è un momento di ripensamento del modello di città, a seguito del cambio dei paradigmi sociali e produttivi che hanno portato all’esaurimento della precedente spinta verso l’espansione, e risulta dominata dalle rendite differenziali; infine, con la quarta fase “della metropolizzazione”, si estendono alla scala territoriale le problematiche relative alla rendita già individuate alla scala ur- bana nei decenni precedenti. È questo un approccio di lettura che fa riferimento alla cosiddetta “analisi generazionale”, formalizzata da Giuseppe Campos Venuti che la propone quale «supporto del ri- formismo urbanistico, strumento insieme di conoscenza e di pro- posta, capace di verificare fenomeni ed avvenimenti del presente alla luce del recente passato e di misurarsi così con la generazione

contemporanea»1. Lo studio delle generazioni urbanistiche, «consi-

derate come l’insieme delle condizioni economiche, sociali, culturali e politiche che caratterizzano un periodo di vita della società nazio- nale per guanto riguarda le città e il territorio» non assume quindi intenzione storiografica «ma mira a realizzare la conoscenza e il confronto e a valutare le manifestazioni dell’urbanistica per meglio

misurarsi con esse»2 per giungere alla formulazione di proposte.

Nel corso di ogni generazione urbanistica la società manifesta le sue trasformazioni urbane e territoriali a mezzo di comportamenti, inter- venti, fenomeni, che riflettono insieme la generazione urbanistica e il periodo storico. Individuare questi fenomeni, comportamenti, interven- ti è un modo di leggere le ricadute urbanistiche delle trasformazioni economiche, sociali, culturali e politiche di un periodo storico in una data società. L’analisi delle generazioni urbanistiche non nasce, dunque, all’interno dello specifico disciplinare, ma al contrario dall’esigenza di riferire le trasformazioni urbanistiche alle più generali trasformazioni della società. Lo scopo dell’analisi generazionale urbanistica non è certo quello di fornire una sistemazione teorica o una classificazione gratuita dei fenomeni e degli avvenimenti, ma al limite quello di condurre una ricerca finalizzata a trovare una guida per l’azione3.

1. G. Campos Venuti, L’urbanistica ri-

formista. Antologia di scritti, lezioni e piani, in F. Oliva (a cura di), Milano,

ETAS libri, 1991, p. 7.

2. G. Campos Venuti, «Cinquant’anni:

tre generazioni urbanistiche», in G. Campos Venuti, F. Oliva (a cura di),

Cinquant’anni di urbanistica in Italia 1942-1992, Roma-Bari, Laterza, 1993,

p. 7. 3. Ivi, p. 8.

L’obiettivo di questa analisi, nel contesto del presente lavoro di ri- cerca, è, dunque, quello di comprendere le modalità con cui è stata data risposta al soddisfacimento dei bisogni funzionali nell’ambito della costruzione della città italiana attraverso gli strumenti urbani-

stici, in particolare dal Secondo dopoguerra4.

Il capitolo è strutturato in tre paragrafi, in ciascuno dei quali ven- gono esaminate due generazioni di piani cronologicamente conse- cutive:

ି il primo riguarda lo sviluppo capitalistico post-unitario (1850- 1945 ca.) quando vengono affrontati il risanamento della cit- tà esistente e l’ampliamento urbano, e il carattere dominante è quello della rappresentazione della società borghese prima e del regime fascista poi;

ି nel secondo paragrafo si prende in considerazione la fase della ripresa e del boom economico del Secondo dopoguerra (1945- 1980 ca.) quando la città esistente viene densificata, a livello edilizio ma anche come intensità del suo uso, la grande espan- sione urbana nei terreni agricoli rappresenta il tratto distintivo e l’omogeneità funzionale il suo carattere dominante;

ି nel terzo e ultimo paragrafo, il paradigma economico di rife- rimento è quello della terziarizzazione dell’economia che ha avuto importanti impatti sulla città e sulla ridefinizione degli obiettivi della disciplina urbanistica, orientati a sostenere la riqualificazione diffusa della città esistente e la trasformazio- ne intensiva dei vuoti urbani, avendo l’integrazione funzionale come carattere distintivo.

Per ciascuna generazione, sono stati individuati quattro punti di analisi:

I. il primo riporta il quadro socio-economico caratterizzante e le questioni centrali per l’urbanistica italiana in quella data fase; II. nel secondo, viene affrontato il tema degli strumenti propri del-

la generazione;

III. il terzo è dedicato alle questioni funzionali urbane più rilevanti e agli approcci della disciplina in materia;

IV. nel quarto, vengono sinteticamente illustrati alcuni piani urba- nistici, paradigmatici della generazione descritta.

4. Poiché l’analisi generazionale «ha

senso se affronta periodi assai pros- simi ai nostri giorni» (Ibidem), ed avendo già affrontato estensivamen- te il tema della città industriale nel paragrafo 2.2 “La città industriale e l’espansione pianificata: zonizzazio- ne e separazione”, in questo capitolo ci si concentrerà in particolare sulle generazioni di piani dell’urbanistica contemporanea italiana.

Nell’Italia del XIX secolo, l’aumento della popolazione urbana chia- mata a lavorare nelle nascenti industrie e il bisogno di quest’ultime di spazi sempre maggiori, idonei ai processi produttivi, causano una notevole crescita fisica delle città; tuttavia, l’effettivo incremento demografico non è di per sé la sola causa della scelta prevalente di orientare la città verso l’ampliamento, anziché verso il suo risa- namento o la ristrutturazione urbanistica, in quanto è soprattutto l’intreccio tra profitto e rendita fondiaria a favorire questa direzio- ne, poiché «l’incremento di rendita dei terreni che da agricoli si tra- sformano in urbani è molto maggiore di quello degli immobili già

urbani che vengono ristrutturati»5. Si tratta di un approccio che ha

caratterizzato, in particolare, i “piani della modernizzazione” della seconda metà dell’Ottocento, in cui la priorità era lo sviluppo urba- no tout court e le poche regole erano orientate a consentire il mas- simo sfruttamento del suolo; tuttavia, in breve tempo tale approccio ha manifestato i propri limiti, sia in relazione alla stessa possibilità di poter proseguire con tale modalità di costruzione della città, sia in relazione agli squilibri e ai conflitti a livello sociale che generava. Durante la prima metà del Novecento, i “piani della razionalizzazio- ne” tentano, anche attraverso una maggiore presenza del soggetto pubblico, di mitigare tali squilibri; a livello disciplinare, tali piani sono influenzati dalle elaborazioni che il Movimento moderno an- dava sviluppando, tuttavia, per quanto riguarda l’Italia, la presenza del fascismo e il conseguente isolamento dal panorama culturale europeo portano sostanzialmente alla continuità, pur introducendo qualche innovazione, con il metodo di pianificazione ottocentesco e alla caratterizzazione monumentale della città richiesta dal regime. Queste due generazioni sono l’oggetto dei paragrafi che seguono.

3.1.1 I piani della modernizzazione

Lo sviluppo industriale avvenuto in Europa ha determinato, a par- tire dalla metà del XIX secolo, imponenti trasformazioni ed espan-

5. G. Di Benedetto, Introduzione all’ur-

banistica, Firenze, Vallecchi, 1977, p.

18.

3.1 Lo sviluppo capitalistico post-

unitario: risanamento, ampliamento e