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La critica alla zonizzazione funzionale e le questioni aperte

Introduzione al secondo capitolo

2.2 La città industriale e l’espansione pianificata: zonizzazione e

2.2.2 La critica alla zonizzazione funzionale e le questioni aperte

Come visto nel paragrafo precedente, la zonizzazione si sviluppa in parallelo alle nuove questioni derivanti dall’affermarsi della nuova economia industriale e si deve, in particolare, alle esperienze tede-

182. Cfr. P. Di Biagi, La Carta d’Atene.

Manifesto e frammento dell’urbani- stica moderna., cit., p. 94.

183. F. Léger, «Discours aux archi-

tectes», Technika Chronika/Annales

Techniques, n. 44-45-46, 1933, ripor-

tato in P. Di Biagi, «I Ciam verso Atene: spazio abitabile e città funzionale»,

sche dell’Ottocento la codificazione della nuova tecnica per il con- trollo dell’uso del suolo: in principio (prima metà del XIX secolo) viene messa a punto da parte degli ingegneri municipali soprattutto per mitigare gli effetti più impattanti della repentina industrializza- zione sulla città, in seguito (seconda metà del XIX secolo) tale lavoro viene sviluppato dagli urbanisti tedeschi, congiuntamente ai politici locali, anche con finalità di controllo del valore delle aree e delle tensioni sociali. Agli inizi del Novecento, lo zoning si diffonde negli altri paesi europei, talvolta sotto forma di leggi nazionali come nel caso di Svezia, Olanda e Inghilterra, e negli Stati Uniti, dove segue un proprio percorso di sviluppo, essendo finalizzato alla massimiz- zazione degli investimenti immobiliari e alla segregazione razziale ad essi riconducibile; inoltre, più in generale, si estende alla pratica professionale anche dove non vi è un supporto giuridico valido e istituzionalizzato. Negli anni Venti, un fiorire di convegni nazionali e internazionali, riviste specializzate, manuali tecnici e sperimenta- zioni progettuali testimoniano un interesse e una diffusione dello zoning che coinvolge tutti i paesi occidentali; nello stesso decennio, avviene in Germania una sistematizzazione degli strumenti tecnici sino ad allora praticati, con l’approntamento di un corpus tecnico- disciplinare che si arricchisce di nuove direzioni di ricerca e speri-

mentazione184.

Attraverso la nuova codificazione dunque la zonizzazione – da semplice strumento per la regolamentazione dell’attività edilizia quale era – di- venta il principio fondamentale per l’organizzazione della città, la base per il dimensionamento e la quantificazione dei bisogni, la regola per la conformazione del piano […]. Come tale, essa entra ufficialmente nella prassi della redazione dei piani urbanistici: non c’è più alcun piano – e qualsiasi tipo di piano – che non sia redatto sulla base del binomio zonizzazione-viabilità: la distribuzione delle zone per usi e per caratteri edilizi entra quasi indifferentemente […] all’interno di strumenti nor- mativi istituzionali diversi, a livelli territoriali diversi, e a diverse scale di definizione185.

Un passaggio importante avviene, infine, a cavallo degli anni Trenta con l’inclusione della zonizzazione nel dibattito disciplinare dell’ar- chitettura contemporanea e l’attribuzione ad essa di un linguaggio da parte del Movimento moderno: dalla Dichiarazione di La Sar- raz del 1928 alla Carta di Atene del 1943 si consolida l’accezione dell’urbanistica come “organizzazione delle funzioni della vita col- lettiva” – abitare, produrre, ricrearsi – attraverso la zonizzazione, la

disciplina del traffico, la legislazione186.

L’azzonamento è quell’operazione fatta sulla pianta di una città al fine di assegnare ad ogni funzione e ad ogni individuo il suo giusto posto. Esso si basa sulla discriminazione necessaria tra le diverse attività umane che richiedono ognuna il proprio spazio particolare: locali di abitazione, centri industriali o commerciali, sale o spazi aperti destinati agli sva- ghi187.

Dallo studio dei tre momenti essenziali sopra richiamati – la co- dificazione tedesca otto-novecentesca, lo sviluppo statunitense di primi Novecento, la diffusione per opera del Movimento moderno

184. Oltre alla sua definitiva codifica-

zione, la zonizzazione viene integrata alla viabilità per formare il “piano re- golatore”: i due aspetti erano sino ad allora separati, sia come strumenti, sia come competenze e leggi di riferi- mento. L’urbanistica, che aveva prima essenzialmente il ruolo di tracciare la maglia viaria e curare gli allineamenti (mentre la zonizzazione, connessa al Regolamento edilizio, spettava alla Polizia edilizia) si occuperà d’ora in avanti dell’organismo urbano nel suo insieme, mantendendo competenza anche su considerazioni di tipo este- tico e artistico.

La zonizzazione, assunta come prin- cipio prioritario di progettazione del piano, oltre ad effettuare una separazione funzionale, permet- terà anche la separazione formale attraverso indicazioni morfo-tipo- logiche. Viene, inoltre, introdotta la “zona libera”, cioè aree a verde e per la ricreazione spazialmente continue – concettualmente molto diverse da quello che fino ad allo- ra era rappresentato dall’elemento areale il parco – sia per motivazio- ni igieniche e funzionali, ma anche per la calmierazione dei prezzi delle aree e, soprattutto, per la separazio- ne delle zone edificate e dei relativi gruppi sociali in modo meno “dram- matico”.

Si codificano, inoltre, i criteri per la distribuzione delle zone, basati sull’igiene, sulla distanza residenza- lavoro, sui costi delle aree e l’infra- strutturazione per quanto riguarda l’industria; si consolida anche il criterio per la distribuzione delle densità edilizie, parallelo a quello della rendita fondiaria: decrescenti dal centro alla periferia (distribu- zione anulare) e dalle strade princi- pali alle zone interne (distribuzione radiale). L’analisi statistica viene, infine, considerata necessaria per dimensionare correttamente il pia- no e la zonizzazione del territorio è assunta anche come modalità necessaria per far dare risposta “scientifica ai bisogni ipotizzati. Cfr. F. Mancuso, op.cit., pp. 367–386.

185. Ivi, p. 384.

186. «1. […] L’urbanisation ne saurait

être conditionnée par les prétentions d’un esthétisme préalable: son essence est d’ordre fonctionnel. 2. «Cet ordre comporte trois fonctions: a) habiter; b) produire; c) se délasser (maintien de l’espèce). Ses objets essentiels sont: a) la division du sol; b) l’organisation de la circulation; c) la législation». H.

P. Berlage, V. Bourgeois, P. Chareau, «Déclaration de La Sarraz», Habita-

tion: revue trimestrielle de la section romande de l’Association Suisse pour l’Habitat, n. 41:2, 1968, pp. 15–16.

187. Commento al punto 11 della

Carta di Atene. Le Corbusier, op.cit., p. 453.

sche dell’Ottocento la codificazione della nuova tecnica per il con- trollo dell’uso del suolo: in principio (prima metà del XIX secolo) viene messa a punto da parte degli ingegneri municipali soprattutto per mitigare gli effetti più impattanti della repentina industrializza- zione sulla città, in seguito (seconda metà del XIX secolo) tale lavoro viene sviluppato dagli urbanisti tedeschi, congiuntamente ai politici locali, anche con finalità di controllo del valore delle aree e delle tensioni sociali. Agli inizi del Novecento, lo zoning si diffonde negli altri paesi europei, talvolta sotto forma di leggi nazionali come nel caso di Svezia, Olanda e Inghilterra, e negli Stati Uniti, dove segue un proprio percorso di sviluppo, essendo finalizzato alla massimiz- zazione degli investimenti immobiliari e alla segregazione razziale ad essi riconducibile; inoltre, più in generale, si estende alla pratica professionale anche dove non vi è un supporto giuridico valido e istituzionalizzato. Negli anni Venti, un fiorire di convegni nazionali e internazionali, riviste specializzate, manuali tecnici e sperimenta- zioni progettuali testimoniano un interesse e una diffusione dello zoning che coinvolge tutti i paesi occidentali; nello stesso decennio, avviene in Germania una sistematizzazione degli strumenti tecnici sino ad allora praticati, con l’approntamento di un corpus tecnico- disciplinare che si arricchisce di nuove direzioni di ricerca e speri-

mentazione184.

Attraverso la nuova codificazione dunque la zonizzazione – da semplice strumento per la regolamentazione dell’attività edilizia quale era – di- venta il principio fondamentale per l’organizzazione della città, la base per il dimensionamento e la quantificazione dei bisogni, la regola per la conformazione del piano […]. Come tale, essa entra ufficialmente nella prassi della redazione dei piani urbanistici: non c’è più alcun piano – e qualsiasi tipo di piano – che non sia redatto sulla base del binomio zonizzazione-viabilità: la distribuzione delle zone per usi e per caratteri edilizi entra quasi indifferentemente […] all’interno di strumenti nor- mativi istituzionali diversi, a livelli territoriali diversi, e a diverse scale di definizione185.

Un passaggio importante avviene, infine, a cavallo degli anni Trenta con l’inclusione della zonizzazione nel dibattito disciplinare dell’ar- chitettura contemporanea e l’attribuzione ad essa di un linguaggio da parte del Movimento moderno: dalla Dichiarazione di La Sar- raz del 1928 alla Carta di Atene del 1943 si consolida l’accezione dell’urbanistica come “organizzazione delle funzioni della vita col- lettiva” – abitare, produrre, ricrearsi – attraverso la zonizzazione, la

disciplina del traffico, la legislazione186.

L’azzonamento è quell’operazione fatta sulla pianta di una città al fine di assegnare ad ogni funzione e ad ogni individuo il suo giusto posto. Esso si basa sulla discriminazione necessaria tra le diverse attività umane che richiedono ognuna il proprio spazio particolare: locali di abitazione, centri industriali o commerciali, sale o spazi aperti destinati agli sva- ghi187.

Dallo studio dei tre momenti essenziali sopra richiamati – la co- dificazione tedesca otto-novecentesca, lo sviluppo statunitense di primi Novecento, la diffusione per opera del Movimento moderno

184. Oltre alla sua definitiva codifica-

zione, la zonizzazione viene integrata alla viabilità per formare il “piano re- golatore”: i due aspetti erano sino ad allora separati, sia come strumenti, sia come competenze e leggi di riferi- mento. L’urbanistica, che aveva prima essenzialmente il ruolo di tracciare la maglia viaria e curare gli allineamenti (mentre la zonizzazione, connessa al Regolamento edilizio, spettava alla Polizia edilizia) si occuperà d’ora in avanti dell’organismo urbano nel suo insieme, mantendendo competenza anche su considerazioni di tipo este- tico e artistico.

La zonizzazione, assunta come prin- cipio prioritario di progettazione del piano, oltre ad effettuare una separazione funzionale, permet- terà anche la separazione formale attraverso indicazioni morfo-tipo- logiche. Viene, inoltre, introdotta la “zona libera”, cioè aree a verde e per la ricreazione spazialmente continue – concettualmente molto diverse da quello che fino ad allo- ra era rappresentato dall’elemento areale il parco – sia per motivazio- ni igieniche e funzionali, ma anche per la calmierazione dei prezzi delle aree e, soprattutto, per la separazio- ne delle zone edificate e dei relativi gruppi sociali in modo meno “dram- matico”.

Si codificano, inoltre, i criteri per la distribuzione delle zone, basati sull’igiene, sulla distanza residenza- lavoro, sui costi delle aree e l’infra- strutturazione per quanto riguarda l’industria; si consolida anche il criterio per la distribuzione delle densità edilizie, parallelo a quello della rendita fondiaria: decrescenti dal centro alla periferia (distribu- zione anulare) e dalle strade princi- pali alle zone interne (distribuzione radiale). L’analisi statistica viene, infine, considerata necessaria per dimensionare correttamente il pia- no e la zonizzazione del territorio è assunta anche come modalità necessaria per far dare risposta “scientifica ai bisogni ipotizzati. Cfr. F. Mancuso, op.cit., pp. 367–386.

185. Ivi, p. 384.

186. «1. […] L’urbanisation ne saurait

être conditionnée par les prétentions d’un esthétisme préalable: son essence est d’ordre fonctionnel. 2. «Cet ordre comporte trois fonctions: a) habiter; b) produire; c) se délasser (maintien de l’espèce). Ses objets essentiels sont: a) la division du sol; b) l’organisation de la circulation; c) la législation». H.

P. Berlage, V. Bourgeois, P. Chareau, «Déclaration de La Sarraz», Habita-

tion: revue trimestrielle de la section romande de l’Association Suisse pour l’Habitat, n. 41:2, 1968, pp. 15–16.

187. Commento al punto 11 della

Carta di Atene. Le Corbusier, op.cit., p. 453.

– emerge una molteplicità di attribuzioni allo zoning, rispetto a sog- getti, significati e fini, nonostante si possa rintracciare nella “conge- stione urbana” il fattore comune che ne ha determinato la nascita e lo sviluppo. Questo perché le valutazioni sullo zoning non possono prescindere dalla struttura socio-economica, dal quadro culturale e politico, dai caratteri urbanistici e territoriali del contesto in cui viene applicato.

Lo zoning tedesco è pensato per la grande città (o la sua realizzazio- ne), con lo scopo principale risolverne le contraddizioni di natura sociale, e viene proposto dai tecnici e dagli amministratori locali, appoggiati dalla politica centrale e dalle forze economiche, come modello globale per uno sviluppo urbano equilibrato nelle sue di- verse parti, accompagnato da politiche di intervento di ampia por- tata, per la realizzazione di una «città efficiente, sempre più grande, ben organizzata, simbolo del prestigio raggiunto dal capitalismo

borghese»188.

Lo zoning americano è stato importato dalla Germania e sperimen- tato in alcune grandi città, ma trova maggiore diffusione soprattutto nei sobborghi residenziali e nei piccoli centri, con il fine di difendere il valore della proprietà, che può essere minacciato dalla comparsa di funzioni indesiderate o dalla mescolanza con gruppi sociali diver- si, e di garantire le condizioni per il ritorno degli investimenti; viene proposto e sostenuto dai gruppi economici più influenti, come stru- mento giuridico locale per sancire le mediazioni contrattate con gli amministratori locali, al di fuori di qualsivoglia politica per la città e senza raccordo con le strutture politiche centrali, le quali anzi si pongono per la prima volta il problema dei processi urbani proprio quando sono chiamate a giudicare il valore legale della zonizzazio- ne «tanto da aver potuto affermare che qui lo zoning è il prodotto dell’azione di giuristi, più che di architetti, o di urbanisti, o di ammi- nistratori»189.

Ancora diverso è il senso dello zoning elaborato e diffuso dal Mo- vimento moderno, che assume prima di tutto il carattere di una “poetica” per la realizzazione della città funzionale. La zonizzazio- ne, sino agli anni Venti, è una tecnica diretta fondamentalmente a dare regole all’edificazione, che ha come struttura di riferimento il regolamento edilizio; l’incontro con la cultura architettonica del ra- zionalismo contribuisce alle sperimentazioni e codificazioni succes- sive, fornendo alla tecnica un proprio linguaggio e ponendola come principio per la redazione del piano, l’elaborato finale che, a scapito degli aspetti processuali, è il risultato di primario interesse per gli architetti del Moderno. Il meccanismo della suddivisione delle città in zone ben si coniuga con la pratica razionalista della scomposizio- ne degli organismi in parti e la loro ricomposizione secondo regole

funzionali190, da questo deriva il convincimento che anche a scala

urbana le esigenze del singolo e della collettività possano essere ridotte a funzioni-base da collocare razionalmente nello spazio e poste in relazione tra di loro, con la presunzione che la trattazione “scientifica” delle questioni sia la miglior risposta sia alle istanze

188. F. Mancuso, op.cit., p. 429.

189. Ivi, p. 430.

190. «Il sistema città, considerato

analogo a un organismo o a una mac- china, è smontato nelle sue compo- nenti elementari a partire dall’allog- gio, e le reti hanno la sola funzione di irrigare le varie unità. Si capovolge il rapporto storico tra morfologia e ti- pologia: nella città storica la morfolo- gia assicura la permanenza, l’unità e la continuità dello spazio nel tempo, nella città moderna è l’architettura a proporsi come totalità unitaria ri- spetto al frazionamento e alla discon- tinuità dello spazio urbano. Insomma, lo zoning appare come espressione di un’anti-idea di città, congeniale ai meccanismi della rendita e al pro- cesso di produzione industriale, una tecnica indissolubilmente associata all’idea di città espressa dalla Carta d’Atene». P. Gabellini, op.cit., p. 89.

economiche che sociali. La diffusione internazionale delle elabora- zioni tecnico-teoriche e delle applicazioni progettuali dei più noti architetti del Moderno garantisce, infine, un’incisiva penetrazione di tale principio negli ambiti accademici, professionali e istituzio- nali, facendo diventare lo zoning «uno degli strumenti fondamentali della pianificazione urbanistica tradizionale, e ciò in quanto essa è

essenzialmente pianificazione dell’uso del suolo»191.

I motivi di successo dello zoning

L’azione del Movimento moderno si pone come ultima grande fase di accreditamento dello zoning quale strumento scientifico per la pianificazione. Tuttavia, l’excursus storico permette di affermare che le ragioni della fortuna che caratterizza la zonizzazione non sono esclusivamente ascrivibili alla manualistica disciplinare: in Germania, si diffuse per opera delle amministrazioni municipali e negli Stati Uniti furono i contatti diretti di una pluralità di soggetti con l’esperienza tedesca che ne permisero l’adozione in un contesto completamente diverso. Franco Mancuso, in Le vicende dello zoning, individua il successo della zonizzazione, per entrambi i casi, nella schematicità dello strumento e nella corrispondenza rispetto ad un presunto “modello naturale” di sviluppo della città. La schematicità permette una semplificazione della realtà, ridotta a relazioni lineari tra parti chiaramente distinte, rispetto alle quali l’azione ammini- strativa è facilitata nell’assumere decisioni. La questione della “na- turalità” assume, invece, che lo zoning altro non è che un dispositivo normativo che conferma i principi logici della crescita spontanea della città-organismo (densità decrescenti dal centro all’esterno e raggruppamento per funzioni omogenee), sostenendola e correg- gendola anche nei casi in cui siano presenti fattori esterni che ten- dano a distorcere tali regole; sulla dimostrazione di quest’ultimo punto, in particolare, si concentrano gli sforzi della disciplina, tesi a conferire un carattere di scientificità dello zoning. Oltre a tali ele- menti, sono rintracciate alcune costanti nel processo evolutivo dello zoning che ne hanno determinato il successo e l’ampia diffusione:

ି il rapporto con il potere, poiché si afferma solo dove esiste una struttura legittimata ad esercitare il controllo sulla città (aspet- to non scontato, ad esempio, nel caso degli Stati Uniti);

ି il contenuto riformista, poiché non si oppone ai processi in atto, ma vi si inserisce pragmaticamente tentando di correggerne le contraddizioni;

ି il ruolo di mediazione, poiché, soprattutto nelle sue fasi iniziali, lo zoning viene visto prima di tutto come strumento capace di prevenire o sanare conflitti e di conciliare interessi economici e sociali contrastanti, un aspetto che permane anche quando entra a far parte del piano, strumento diretto invece al control- lo urbano che fornisce, in tal caso, una copertura culturale, alla riduzione della città, da complesso di spazi e manufatti regolati da leggi formali e da rapporti spaziali, a solo una delle sue com- ponenti, il suolo, assoggettato ai meccanismi di mercato, sui cui parametri si può opportunamente agire per regolare i processi

economici e i comportamenti dei gruppi sociali, intervenendo

così laddove si possono originare i conflitti192.

Sempre secondo Mancuso, l’analisi dell’origine dello zoning, svele- rebbe “l’equivoco” su cui si regge l’urbanistica «il fatto cioè di essere strumento adoperato dal potere pubblico, e come tale automatica- mente finalizzato all’interesse collettivo […]. È certamente strumen- to di tipo pubblico: ma di quale interesse il potere pubblico è por-

tatore, nel momento in cui opera con uno strumento siffatto?»193.

Entrato di prepotenza nella legislazione urbanistica di tutti i paesi, [lo zoning] è quindi dotato di validità giuridica, ed è in base a esso che l’autorità pubblica è istituzionalmente abilitata al controllo dell’uso del territorio. È uno degli strumenti principali della prassi urbanistica in quanto tecnica per la conformazione del piano, che approfitta in questo senso delle sue caratteristiche di semplificazione e di schematizzazione della realtà, basate su criteri apparentemente funzionali, che lo rendano estremamente maneggevole assicurandogli contemporaneamente pre- sunti attributi di scientificità194.

La critica allo zoning

L’analisi di Mancuso sullo zoning, che è stata ripresa in alcuni dei suoi punti, intende dimostrare, rintracciando le condizioni che han- no originato lo zoning, la tesi che i suoi effetti corrispondono logica- mente agli obiettivi che tale strumento si prefiggeva di raggiungere sin dalle sue prime sperimentazioni. Tale critica rientra in un ampio dibattito culturale e disciplinare, nazionale e internazionale, sulla questione dello superamento della zonizzazione iniziato negli anni Sessanta, quando diviene sempre più evidente che la città funziona- le progettata attraverso l’interpretazione dei principi del Moderno, tra cui la specializzazione funzionale, formale e tipologica, produ- ceva importanti contraddizioni, come l’abbassamento della qualità dello spazio pubblico, la contrapposizione degli spazi urbani, for- temente gerarchizzati tra centralità e dispersione periferica, la se- gregazione sociale. Le condizioni di vita di questi luoghi, derivanti, in particolare, dalla struttura dello spazio aperto, sono connotate da caratteri quali «l’uniformità, che si lega alla crisi del concetto di luogo; la monotonia, che denuncia la crisi dell’immagine formale […]; la monofunzionalità, che è perdita della complessità struttu- rale, formale e insieme sociale dello spazio urbano; l’estetica dell’a- funzionale, che produce la non identificazione emotiva e le carenze

simboliche dello spazio moderno»195.

Si avanzano così diversi tentativi di interpretazione sulla natura del- lo zoning, sulla relazione tra il suo uso e le contraddizioni urbane, sugli aspetti prettamente tecnico-disciplinari e quelli esterni che li condizionano.

Jane Jacobs: The Death and Life of Great American Cities