• Non ci sono risultati.

PUNITA L A VINCENZO MONTI DRAMMA IN QUATTRO ATTI. EDITORE NATALE BATrEZZATI 186» Digitized by Google

N/A
N/A
Protected

Academic year: 2022

Condividi "PUNITA L A VINCENZO MONTI DRAMMA IN QUATTRO ATTI. EDITORE NATALE BATrEZZATI 186» Digitized by Google"

Copied!
68
0
0

Testo completo

(1)

PUNITA

i

L A

DRAMMA

IN

QUATTRO ATTI

DI

VINCENZO MONTI

EDITORE

NATALE

BATrEZZATI 186»

DigitizedbyGoogle

(2)
(3)

DigitizedbyGoogle

(4)
(5)

PERSONAGGI

GuglielmoAlberti.

ErnestoArdenti, suo amico.

Armida, giovine cantante.

Beatrice,altracantante,amica(I'Armida.

Riccardo Belmonte.

Giovanni Alberti, padrediGuglielmo.

Marianna,sua moglie.

Carolina, mogliediGuglielmo.

AnnibaleAlfonsi.

Marietta,camerieradiArmida.

Un

usciere.

Un

servochenonparla.

L’azione succededuranteiprimidueattiaTorino; nel3.®

e nel4.°,inuncasinodicampagnadiGuglielmo.Epocacon- temporanea.

DigitizedbyGoogle

(6)
(7)

ATTO PRIMO

Ricco edelegante gabinetto.

SCENA PRIMA

Mariella.

Già ledodiciore ela padrona non s’è ancora alzata...

ma

già per volerla fare da gran si-

gnora bisogna alzarsi tardi... andare a letto

quando

molti operaj sonogià in piedied in- tenti allavoro-,.,e fraleorgiedimenticarsi ciò che fuper non pensare a quanto potrà dive- nire

un

qualche giorno... Basta, a

me

non spetta ilcriticare leazionidella

mia

padrona:

iodevo vedereetacere,equestoè già

un

gran sagrificio peruna donna...

Oh andiamo

a rica- pitarequestalettera. Forse..

. qualche nuovo amante(per partire).

DigitizedbyGoogle

(8)

10 LA PUNITA

SCENA SECONDA Ernesto, Guglielmo

e

detta.

Ernesto

(sulla porta).

É

permesso?

Marietta.

Avanti...

Oh

ilsignorErnesto Arden-

ti...

La

restiservita.

Ernesto.

La tuapadrona?

Marietta. É

ancora a Ietto,

ma

vado tosto ad avvertirla disìcara visita.

Ernesto.

No,

non

vorrei esserle di disturbo.

Marietta.

Sifiguri,

mi

sgriderebbese sapesseche l’holascialapartire senzaavvisarla. Intantosi accomodi... Perdoni(via).

Ernesto.

Eccocinel santuario della Dea, eccoci neltempiodella bellezza e dellafollia.

Sempre

fissonella tua idea da

romanzo

di voler ri- condurre questafanciullasulla retta via..sem- prefissoin taleutopia?

Guglielmo.

Utopia?... utopia?...tu

dunque non

crediallariabilitazione?

Ernesto.

Sì, ne hoveduti alcuniche per ten- tare diriabilitaregli altri, finirono coll"aver bisognodi riabilitaresè stessi.

Guglielmo. Oh

!

ma

un’eccezione

non

forma re- gola,

un

fiore

non

faprimavera.

Ernesto.

,

come

un’assurdità

non

formaprin- cipio.

Guglielmo. Ma

nonèella cosachedestadolore

ilvedere alcune donne,l’operapiùgentile,più belladellacreazione, la corda più vivaed ar- moniosa dellavita,farsiinvece, nell’orgoglio d’una stupida bellezza, fomenlatrici di discordie, idolidifango?

(9)

ATTO PRIMO { 1

Emetto.

Eppure,

mio

caro,bisogna rassegnarsi etollerare pur troppo molte di queste fredde calcolatrici che speculanosul più santo degli affetti,senza sentire

amore

peralcuno,guidate solo dal capriccioo dall’interesse: siguardano nellospecchio,si veggonobelle e giovani, e

non

pensandoaigiorni che verranno, prose-

guono

spensierate egaudentiil lorocammino.

Guglielmo. E

non

dobbiamo

noi forsealladon- na legloriechepiù illustrano questo nostro .

belsuolo d’Italia? Chi inspirava Dante?Bea- trice Chi dettò sì divini carmi a Petrarca?

Laura. Chi fecesplendere sì bello il genio di Tasso? Eleonora. Chi guidòilpennellodi Ra- faello?La Fornarina.

E

l’esempio di costoro e ditante altre

donne

illustri..

.

Ernesto.

Adagio,adagio,

mio

caro,con quel tuo entusiasmopoetico..Lascia in pace le

donne

illustrinellegallerie,suiteatri,nelle raccolte biografiche,nei romanzistorici;

donne

chede- staronola pubblica ammirazione, che furono l’idolodi tutti,fuorché

d’un

solo...del

ma-

rito. Io pensocheal giornod’oggifratuttele

donne

sia più stimabile quellache fa parlar

meno

di sé.

Guglielmo. Sempre

prosastico...

Ernesto. No,

spassionato osservatore...Tutti

mi

diconoleggiero, sventato,

ma

non tutti com- prendono che io

mi

piccoappuntodiparertale perchèho conosciutoi bisogni del sccob ed

ho

compreso cheiCatoni e le Lucrezie

non

sonopiù di moda.

Guglielmo. Nè

iovoglioessere rigidocensore...

Abbiano

purele

donne

dei sospiri

,

ma

per

chi è miglior cittadino, abbiano delle soavi promesse,

ma

sienopremioalla virtù,sienoco-

DigitizedbyGoogle

(10)

1

LA

PUNITA

iona delle veglie consacrateallapatria,enon servano ad

addormentare

gli spiritigenerosifra legozzoviglie,

formando

ima vita d’ artificio e di

menzogna

che assideral'anima, cheisteri- liscela

mente? E

non unoalzeràlavocecon- tro,

non

uno...

Ernesto.

Ben dicesti,

non

uno: sarebbe unvo- lersi tirareaddosso del pedante,del ridicolo.

Utopie! utopie!

mio

caro, sognidi

mente

in- fermaf

Guglielmo. E come

si

può

disprezzare e tol- J6I31C7

Ernesto Che

vuoi?la sarà pure

una

contrad- dizione,

ma

così vuolela società chein certe cose

non

laguarda tanto pelsottile. Sealpari

m

ca,!

a'^ dovessimo adombrarci delle macchie,nella società,che ve sonotante, quanti sbalzi

avremmo

a fare!

ma

io senza scom-

pormi ho sempre

tiralo innanzi.

Guglielmo. Ma almeno

costeiè giovine.. facile sara piegare il suo cuore, essendo ancor te- nera la pianta.

Ernesto.

Senti,

mio

Guglielmo; sì vene sono molte che con

una

parola, con

un

consigliosi potranno ritrarredall’abissoperchè ancoraine- spertej

ma

Armida?... Del restofa

come

vuoi., provati e dalcanto

mio

tiassicurochefinirai..

Guglielmo.

Col convincerla?

Ernesto.

Colrimanere convinto tu stesso. Ti sia

sempre

presente alla

memoria

1’esempio del nostro

buon amico

Achille che affascinato da quella fanciulla

non

viveva che per lei

non

pensava che alei. Ti ricorderaiche una’sera ad

una

festa da ballo, avendo alcuni proferito dellepa roleoffensive sullacondotta d’Armida,

Achille furioso,volendo difenderel'onore della

DigitizedbyGoogle

J

(11)

atto primo 13 suabella,siscagliòcontro

uno

fra gliinvitatiche piùd’ognialtro ne sparlava elo percossein volto;neseguì

un

duelloincuiilpoveroAchille rimaseferito,e da quel giorno la sua salute andò

sempre

peggiorando asegnocheora tro- vasiagliestremi.

Guglielmo.

Ciò

mi

ènoto.

Ernesto. Ma

quanto

non

sai siè qual

compenso

egliebbe da

Armida

perla sua generosaazione.

Costeilo derise,ed accordòi suoifavori...a quello stesso che l’avevaprima insultata co’

suci sarcasmi, eche era stato causadiquello sgraziatoduello...

Guglielmo. Che

sento!... Essa

dunque

ha

un amante?

Ernesto. Lo

aveva,

ma

ora

non

loha piùper- chè. finoda questa mattina, nonsi saancora per qualmotivo quelgiovinottosparveall’im- provviso, lasciandoalla bellala libertàdi ten- dere

nuove

reti.

Guglielmo. Ma

equesto giovinechiera?

Ernesto. Un

Livornese dapoco

tempo

stabilito in Torino...

Un

cavaliere,aquantospacciavasi egli, chela scialava da gran signore, edera il più sfrenato, e fra

parenti

il più for- tunato giuocatoredi macao... Del restocorre- vanosul suo conto certe vocichela suaim- provvisapartenza, quasi quasi

mi

dàacredere

non

deltutto infondate...Basta, eglisapeva fare ilgalante,il profumato damerino...doti preziose, anzi le principaliper

Armida

...

E

questaèla

donna

chetuvuoi avvicinare? Follie!

follie!

mio

caro.

Guglielmo. Che

vuoi? Al primo vederla

mi

piacque...

Una

segreta simpatia...

Ernesto. Ma

già, tuseipoeta, echi di voi

non

DigitizedbyGoogle

(12)

14 LA PUNITA

sidiletta

almeno una

voltain vitasuaadescla- mare: ramingo,

ma

conlei,perseguitato,

ma per

lei,in

un

tugurio,

ma

con lei.

Guglielmo. Dunque

atuodire se

uno

cade

non

troverà una

mano

chel’aiuti arialzarsi;per- chènon basta,

come

tutti fanno, gridare al colpevole:correggiti; bisogna offrirgli i

mezzi

di emendarsi.

Ernesto.

Si, secade per inesperienza, per di- sgrazia,

ma quando

è pertinacia,inverecondia, perseveranza, allora non piùsoccorso,non più compianto,

ma

disprezzo ed oblio.

Tu

poeta cerchi

un

argomentodi

dramma

nella vita di questa fanciulla di

marmo:

vi troverai larga messepeltuovasto ingegno. Provati e se vi riescirai

mi

rallegreròcon te.

SCENA TERZA

Annibale,

edelti.

Annibale

(a Guglielmo).Fuiacasatuaed

avendo

uditocheerivenuto qui

mi

affrettaiaraggiun- gertiperdirticheilpoveroAchillestaesalando l’ultimo respiro...:l’holasciato fralebraccia dellapovera

madre

sua...Il

mio

cuore

non

seppe resistereaquel sidoloroso spettacolo....Forse

aquest*ora....

Gugliemo.

Corriamodalla

madre

d’Achille, e se

non

siamoin

tempo

adaltro,

almeno

lacon- soleremo dell’amara perdita

(ad

Ernesto).

Tu

rimani e intantofale

mie

scuseallasignora...

ritornerò(via.)

DigitizedbyGoogle

(13)

ATTO PRIMO 15

SCENA QUARTA Ernesto,

ed

Armida.

Armida

(dentrolescene). Il signor Ernesto

mi

dicesti ?...quelcaromatto?{entra)Finalmente!

dopotanto tempo.

Ernesto. Amabile

Armida, permettete chevibaci la

mano

(eseguisce.)

Armida. Mi

fu dettocheeravate in compagnia...

Ernesto.

Si,d’

un mio

amico chedesideravaes- servi presentato...

mi

ha incaricatodi farvi le sue scuse per

non

avervi attesa,

ma

fu chia-

mato

alcapezzaled’

un

amico cheforse

non

ha più nulladasoffrire aquesto mondo...

Armida. E

perchè?

Ernesto.

Perchèa quest’oraè forse già morto.

Armida. E me

loditeconquella freddezza?

Non

erapurevostro

amico?

Ernesto. Oh

intrinseco anzi!

Armida. E

ne parlatecon tantaindifferenza?

Ernesto.

Se è

morto non

c’è più...Credo anzi chefosseanchevostro conoscente.

Eppure

sono persuaso che anche voi non mostrerete molto dolore perlasua morte.

'

Armida.

Chiè

mai?

Ernesto.

Achille.

Armida.

Achille?...infelice!...

Ernesto. E

che?...veneduole?

Armida.

Piùdiquanto v’immaginate...Micre- dete

adunque

senzacuore?

Ernesto. Eh

!

non

dico questo...

ma mi

pareva chevoiavrestedovuto giudicarlo

un

fanatico,

uno

sciocco: battersi elasciarsi uccidere

non

èdasaggio...

Che

importa che la suamorte gettiora nelcolmo delladisperazioneuna po-

DigitizedbyGoogle

(14)

16 LAPUNITA

veravecchia madre,dicuierailsolo appoggio?

Almeno

ha ceduto ilpostoalbelRiccardo....

Armida.

Perdonoal vostro caratteresipungenti sarcasmi...Voimostrate soverchiadisistima di

me

, giudicandomi

una donna

priva d'ogni

umano

sentimento...

Ah

1 se poteste leggere nel

mio

cuore!

Ernesto.

Brava

Armida

1 ilvostrodolore

mi

pia- ce.. scusatemi...voleva provarvi econosco

che

ho avutotorto.

Armida. E

quanti

mi

giudicanocosìsenza cono- scermi!

Ernesto

Vogliateperdonarmieconservarmi

sem-

pre nelnovero deivostri miglioriamici,

(da

)Ti conosco1

Armida.

Se lo bramate,

non una

parola dipiù suquesto funestoaccidente chetanto

opprime

il povero

mio

cuore.

Ernesto.

Stabene,bella

Armida,

parliamo

dun- que

d’altro....Seppi cheil signorRiccardo

Belmonte

è partito.

Armida. Da

questa mattinainfatti.

Ernesto.

Percuiil posto di vostropreferito

è

vacante?

Armida.

Vi aspirerestevoi1

Ernesto.

Grazie, no.

Armida. Non

sosepotreidarvi lapreferenza.

Ernesto.

Siete tropposincera.

Armida. E

poco obbligante, non è vero?

Ernesto.

Ioinvecesenzatantiinutili giridipa-

rolevengoaproporvi

un

novello candidato.

Armida.

Sul serioo per ischerzo?

Ernesto,

lo

non

ischerzo mai.

Armida

(sostenuta). Alloravidirò...

Ernesto. Eh

via!

A

cheserve

mi

facciatequel bruttocipiglio1...Io fui

sempre

il più costante

DkjitizedbyGoogle

(15)

ATTO PRIMO 17 fraivostri .... amici, emeglio d’ogni altro posso giudicaredel vostro carattere.

Armida. Ma

signore!....

Ernesto.

Orfana, obbligata a procurarvii mezzi di sussistenza col canto, espostaallemaligne diceriedi tanti scapestrati, avete bisognodi trovar

un compagno

...

uno

sposo.

Armida. Lo

credete!...

Ernesto. Ma

si,avetebisognodi

un

compagno...

di

uno

sposo...echi sache quegli chevipro- pongo non diventitale

un

giorno.,

Armida.

Aspirateancheal titolodi profeta?

Ernesto. Fo

le

mie

primearmi...Il

mio

proposto è

un

bravo giovine,figliodifamiglia,è vero,

non

troppo ricca,

ma

discretamenteagiata...

Armida.

Questiparticolarisonoaffatto inutili.

Ernesto.

Li credoanzi necessariissimi:bel gio- vine, sentimentale, entusiasta

,

insomma un

poetache viene a cercare in voi il suo genio inspiratore,la scintilla che diafuocoal suo ingegno...il fluidoelettricochelotrasportial- l’ambita

meta

di

una

gloriaperenne.

Armida. Oh

!inquesto giorno...

Ernesto Eh

via!.. .

so

come

vannotrattate le cose...alla

moderna

...a vapore.

SCENA QUINTA Guglielmo

edetti.

Ernesto

(vedendoGuglielmoche entra).

E

Achille?

Guglielmo.

Morto.

Ernesto.

ì . ,

Armida,

j

M

rto!

Guglielmo.

Trale braccia dell’inconsolabilema- dresua.

Ernesto.

Povero amieoi

U

Punita.Fa»c. 34. a

DigitizedbyGoogle

(16)

18 LA PUNITA

Armida.

Infelicegiovane!

Ernesto

(dopo

nn momento

dipausa).Permettete, signora,chevipresenti quel

mio

amico di cui viparlavapoc’ anzi....IlsignorGuglielmoAl- berti.

Guglielmo. Che

chiede perdonodell’ardire...

Armida. Oh

! chedite

mai

!...sono

ben

lietadi farelavostra conoscenza...Vorrete però scu- sarmi se in questo

memento non

posso farvi tutta quella accoglienzacheilvostromerito ha ben dirittodiesigere.

Sono

oltremodo dolente per Vinfausta notizia...e

non

posso trattenermi daltributare alcune lagrimeaidolorealla

me-

moriadi quell’uomo alla cui perditaiopure

ho

involontariamentecontribuito.

Ernesto

(dasè).Bellequellelagrime!...Povero Guglielmo...inquali

mani

seicapitato1(forte)

Bando

allamelanconia..*.Lasciamoinpace i

mortie pensiamoaivivi. ^ .

Guglielmo. La

vostragentile accoglienza, osi- gnora,

m’

incoraggia a confessarviche da molto

tempo

ardeva dal desiderio diavvicinarmi a voi.. edora posso chiamarmi benfelicesealla

fine

mi

fuconcesso

un

tantofavore...

Ernesto.

Assaidifficilea conseguirsi!...

ma mercè

mia....

Armida.

Signor Ernesto1

Ernesto.

Perdono,

mia

beilaArmida....

Armida. Sono

certa che vi avranno detto sul conto

mio

piò

male

che bene:conoscole

male

liugue...

Non

è vero,signor Ernesto?

Ernesto.

Già è verissimo,(dasè)

Va

làcheio pure ti

ho

raccomandata egregiamente.

Armida. Ma

\oiche

mi

sembrate

buono

eposato potrete essere più giusto giudice della mia condotta.

(17)

* ATTO PRIMO 19

Guglielmo. Non

potrò forse esseresempre im-

parziale...Siete tanto bella!

Ernesto

(da sè).Bravoil

mio

Catone1safare ab- bastanza bene eda

tempo

i suoicomplimenti.

Armida.

Adesso

mi

adulate....

Non

credeva che avestequestodifetto.

Ernesto.

Difettodel secolo.

Guglielmo.

Io non adulomai, e tanto

meno

con voi cheneavetenessun bisogno.

Ernesto

(dasè). Dibenein meglio!...

Come

s’ò giàcangiato...

Oh donne

1

Oh donne

1

Armida.

Frequento,èvero, il granmondo...ri-

cevoin casamolte persone... e perciò

mi

di- cono leggiera, vana,

amante

dellerumorosefe- ste,deipiaceri...

Ma

quanto volontierifarei il

sagrificio di queste abitudiniche

mi

stanca- no;achisapesse trovarela viadel

mio

cuore allorasapreimostrare chenon sonopoitanto capricciosa

come

si vuoldipingermi..

Oh

laca- lunnia ha

un

grap potere!

Ernesto. Sempre

lemale lingue...

E

vene sono tante,(da sè) Cominciandodallamia.

Armida.

Perdonatemi,signori,se vi lascio cosi presto: lamorte del poveroAchille

mi

hatal-

mente commossa

chesentobisognoditrovarmi sola...e

mi

ritiro nella mia camera,(a Gugliel- mo) Se vorretefavoriredi venirmia trovare

mi

faretesempregrazia; find’ ora riguardato lamia casa

come

vostra, lacompagniadi per- sona tantocompita

non

potrà che essermi sem- prela piùcara... Signori,arivederci(via.)

DigitìzedbyGoogle

(18)

20 LA PUNITA

SCENA SESTA Guglielmo

ed lìroeaio.

(Guglielmo

rimaneestatico a guardare

Armida

chesallontana.)

Ernesto. E

così,Guglielmo, che tene pare?

Guglielmo. A

dirtiil vero

mi

piacesemprepiù.

Ernesto.

Fisicamente,o

moralmente?

Guglielmo.

Nell’

uno

enell’altro modo.

Ernesto.

Nel primoio pure non dico di no:.,

ma

nell’altro...

Guglielmo. Ebbene?

Ernesto. Mi

fa sempre piùl’effetto d’unlibro legatoin vellutoed oro, edaldidentro vuoto di idee,opieno di cattivecose.

Guglielmo. Ma

pure..."ancortanto giovine.

Ernesto.

Ancor tanto giovine, è maestra nel*

l’arted’ingannare.

Guglielmo. E

credi sempre che il suo cuore non sipossapiegare?

Ernesto. È

piùfacile,semprea

mio

parere ve’, imporrefrenoal

mare

nelmaggiorfurored’una tempesta che cangiare le

massime

di questa sirena.

Guglielmo. Eppure

iolospero.

Ernesto.

Guarda di non perdere anchequest’ul- tirna.

ancoraci

salvezza.

Guglielmo.

Sei tanto incredulo?

Ernesto. Non

ancora quantobasti.

Guglielmo.

Alle prove,

mio

caro,alleprove.

Ernesto.

Pensa chesichiama Armida.

Guglielmo. Ma

io non sono Rinaldo... io

mi

chiamo Guglielmo.

Ernesto.

Basta,tu vaigiàideando

un dramma

-, tilìschieròsene sarai tu-il protagonista.

DÌQÌtÌ2 /GoQgleI

(19)

ATTO PRIMO 21

Guglielmo.

Grazie,

mio buon

amico,di talpre- ferenza(partono.)

(Appenavia Guglielmoed Ernestoodesi dallastanza di

Armida

il suono d’

un

campanello,e dopo bì'evepausa la sua vocechechiama: Manetta!Marietla1)

SCENA SETTIMA

Armida.

Manetta? Dove

maisiècacciata? (sullascenacon

una

letterainmano).Manetta?...

Sono

andati.

Quel signor Guglielmo fecesu

me

un’impres- sionefinora

non

mai provata...

Le

parole di Ernesto

mi

avevanoquasioffesa...e voleva

mo-

strarne il

mio

risentimentoperchènon venisse più...

ma

nonseppi farlo...

Ed

ilpovero Achille?

Infelice giovine!

Mi amava

davvero...

ma

era troppogeloso,troppoesigente...

E

poil’altro, Riccardo, era tanto gentile,

mi

trattavacontanta grazia... ed oraè partito senza neppure scri- vermi

un

biglietto... senza dirmi addio.

Come

mai?...

È

inutilepensarvi.

Ormai

è

mio

destino ingolfarmi nel piacere, enonrifletteresulbene 0 sul male...Dichiè lacolpa?Figliadigeni- toriche

mi amavano

troppo, assuefattaatutti 1capriccidella

moda

non

ho

perancoascoltata

una

voceche

mi

additi più convenientevia:

finorala stradapercorsala vidisemprecosparsa

di fiori...perchè volerpensareanzi

tempo

alle

spine?...

E

Marietlachenonviene....

Manetta?

DigitìzedbyGoogle

(20)

22 LA PUNITA

SCENA OTTAVA

Mariella

edella.

Mariett*

Eccomi,signorapadrona.

Armida. É

giàdamezz’ora che ti vo chiaman- do Dov*eri?

Marìetta.

Sono

stata dalla signora Beatrice ad eseguirela dileicommissione.

Armida. E

chetidisse?

Marietta Anche

essa non ne sa nullapiù di quanto nesaleisullapartenzadel signor Ric- cardo.Mi consegnò questa lettera'dicendomi che vi troverebbeforsequalchenotizia(le dà

una

lettera).

Armida. Una

lettera?.. diRiccardo?

E

perchè non 1’hamandata direttamentea

me?

Marietta. L’ha

fattaricapitare per

mezzo

del conteAlfredo...

Armida. Comprendo

..Vediamochecosamiscrive...

(leggela lettera).«AdorabileArmida.»

Parto per

Roma:

alcune imperiose circostanze

mi chiamano

colà e tosto: inbreveavraimie nuo- ve.Addio ed

amasempre

iltuo Riccardo.»

E

nullapiù!... Prendi, Marietta, va dal

mio

agenteteatralee portagli questa lettera (dà a Mariettalalettera;che teneva in

mano

all’en- trare in iscena).

È

lamia scrittura pel teatro Carignano chegli rimandofirmata.

Va

e ritorna subito.(Marietta parte

)

SJ*'~ : fc i «

DigìtìzedbyGoogle

(21)

ATTO PRIMO 23

SCENA NONA

Armida

sola.

Una

cosiimprovvisapartenza.

E

stranadavvero...

E

questo Guglielmo? Ernesto

mi

disseche po- trebbedivenire

mio

sposo..Potrà eglipoioffe- rirmiuna vita,la qualesoddisfi atutti imiei desiderii?...Piùvolte udii ripeterechela

mo-

gliedevefarsilaschiava... dimenticaretutto e tutti per darsi unicamente almarito.

Oh!

la brutta cosache deveessereilmatrimonio...

La

vitaindipendente,libera...anessunosoggetta...

Ah!

si questaèvita.

Quando un

amante co- mincia ad annoiare,gli si

un

caroaddioefe- lice notte:oggi l’uno,

domani

l’altro...

E

il

mondo?... Oh!

lagente

mi

guarda forsecon ischerno...con disprezzo..

Oh

no!

mi

guarda con invidia, iogodoe lealtre vivono dimenti- cate(guardandosiallospecchio).

Sono

giovine...

bella...tutti

me

loripetono... Oh!allapeni- tenza vièsempretempo!...(Siede sur

un

ca- napè prendendo

un

libro fra le

mani

, canli- chiando Varia della Traviala:

Sempre

libera degg’io,ecc.)

FINK DELL’ATTOPRIMO.

-*--OigittzedbyGoogle

(22)

ATTO SECONDO

Lascenadell’attoprimo.Libri, carte, ecc.

4

SCENA PRIMA

*

Armida

e1

Beatrice.

Beatrice.

Dunque

èvero? Vuoi perdere latua libertà cosìper

tempo?

sciocca!stancarsi così presto della piùbella vitachesipossa godere:

riflettivibene; pensa

due

volte a quello che fai.

Armida. Ho

riflettuto...

ho

pensatoepoi,checosa vuoi,mia cara Beatrice? Il

mio

Guglielmo è

un

bel giovine,buono, amabile, pieno di ta- lentoed

una

donna

non può

che andar superba d’appartenergli.

Beatrice.

Mi

fairidere...

Un

poeta!

almeno

fosse

un

agente di cambio...

Ed

èricco?

Armida.

Riccono,

ma

lafamigliaglipassa una discreta mesata... e poi iprodotti del suo in- gegno.

_JbvGoo<?le

(23)

ATTO SECONDO 28 Beatrice.

E

bastanoquestiad appagaretuttele

tue esigenze.

Armida. Mi

credi forse irragionevole?...

Veggo

anch’io che moltecose,

non

tutte già, biso- gna lasciarleda parte,

non

si possono avere tuttelefortune...Guglielmo

mi

ama..

È un

po’gelosoperò...questoè1*unico suo difetto.

Beatrice.

E

tiparpoco?... geloso?...tifaràvitti-

ma

deisuoi capricci, titerrà

sempre

rinchiu- sa...

Ohi

mia cara,tu bella,giovine, con una brillanteeducazione, fra gli

omaggi

di tanti adoratoriandarti a sagrificarecollosposare

un

uomo...di tal fatta?Iotisonoveramente amica affezionataesincera, edèperciòche tiripeto dibadarbeneaquello chestaiperfare. Ma- ritarsi!...al giorno d’oggièl’ultimo spropo- sitochesipossa fare.

Armida. Eppure

tustessa,due mesifa,

quando

frequentavalamiacasail signorRiccardo, tu stessa

mi

consigliaviasposarlo.

Beatrice.

Oh! ma

quello era

un

benaltro affa- re.Ricco,almenoagiudicarnedalleapparenze, potevisperare

un

brillante avvenire:egli non erageloso., epoi... pieno diquella grazia,di quella gentilezzacheincanta,che innamora, che rapisce...Quello non era

un

partitoda rifiu- tarsi.

A

proposito, dopo la lettera cheti ho fattoricapitareio,nontiscrisse

mai

più?

Armida.

Ricevettrdueo tre altre sue lettere, anzi, adirtiil vero,

mi

trovoin grande imba- razzoperchè

mi

avvisadel suo prossimoritor- no. Guaia

me

seGuglielmo s’accorgesse del carteggio...peggio ancorasel’avessia rivedere.

Beatrice.

Sempre

più si fanno giuste le

mie

osservazioni.

Armida

mia,bisognarifletterebe- ne:questotuo poetinonon ha da offrirtiche

1

DigitizedbyGoogle

(24)

20 LA PUNITA

dellevirtù...e dellesperanze; le primefuori di moda,le seconde... sempresperanze. Invece il signor Riccardo è ricco...

Eh

f mia cara,

quando

sistaperfarela corbelleriadi legarsi pertuttalavita bisogna pensareanzi tuttoal-

rinteresse...

Armida.

L’ interesse

non

devepoi essereilmo- vente di tutteleazioni.

Beatrice.

A

parole no,

ma

afattisì.Se iofossi neituoi panni non dubiterei

un

istantedi sce- gliereRiccardo e

mandare

al diavoloilpoc-

tuccio dellesperanze.

Armida. Demonio

tentatore non

mi

seccarepiù oltre.Vieni piuttostoavedere ibei regaliche

ilpoetuccio dellesperanze

mi

ha fattoperle nozze.

Non

sono, è vero, ricchissimi,

ma

bastano adimostrare ilbuon cuore.

Beatrice. Seil

mio

Alfredo divenisse povero,con tuttoil suo

buon

cuore, ilgiornodopo; trove- rebbechiusalaportadi miacasa.

Armida.

Egli èperchètunon amiquell’Alfredo, eti basta cheegliassecondi tutte le tue fan- tasie:

ma

io

amo

il

mio

Guglielmo,l’

amo

di quell’amore....

Beatrice. Diquell’amore cheè capriccio...

mo- mentaneo

capriccioedacui

non

tardaasuben- trarela noja,il disinganno... l’infelicità.

La

novità ti hasedotta...

Armida.

Vieni,vieni,moralistadelle... follie(via perlestanzeasinistra.)

DigitlzedbyGoogle

(25)

ATTO SECONDO 27

SCENA SECONDA

Guglielmo

ed

Erucsto.

Guglielmo.

Bisognaprenderti d’assaltoquando

tisi vuol vedere: se non ti incontrava per istradachisaquanto

tempo

saresti rimasto an- cora senzavenire a trovare Armida.

E

sì che eravate tanto amici eseben ti ricordi egliè ateche devo la miafortuna

Ernesto.

Fortuna?

Guglielmo.

Certo, perchèin lei ho trovato la donna che il

mio

cuoredesiderava.

Ernesto.

Percui lasposi ?...

Ed

ègiàconclusa ognicosa?

Guglielmo. Che

vuoi?Inquestidue mesidac- chélesono sempre vicino h,otrovatoin leiun tale cambiamento che davvero nonsapreiattri- buirload altro che alla mia influenzaedal- 1’

amore

che

mi

porta.

Buona

,amorevole,ob- bediente in tutto...ma.

.

Ernesto.

Ah!c’èunma...neera già persuaso.

Guglielmo.

Si,piùvollelehogiàdettoche non voglio più vedereper casaunacerta Beatrice...

Ernesto.

Si,l’amantedel contino Alfredo,una

buona

lana.

Guglielmo.

So che vi è ritornataaltre voltead ontadel

mio

divieto: quest’oggi però nepar- leròancoraad

Armida

espero che nonavrò piùafarlerimproveri.

Ernesto. Basta,tu sapraiquelloche fai:solori- cordatiche iotihosempredetto che

commet-

teviuna corbelleria,e sein seguito avrai da

DigitizedbyGoogle

(26)

28

LA PUNITA

pentirtene,almenoioavrò la consolazionedi sentirtidire: Ernesto avevaragione.

Guglielmo.

Sei proprioincorreggibile1

Ernesto.

No, tihogiàdettoche sonosemplice-

mente

incredulo;aimiracoli, delle donnespe- cialmentenon ho mai prestatofede....ameno che per causatua dovessiperl’innanzi ricre- dermi:teloaugurodicuore...Del resto per- mettimi per ultima definitivaosservazioneche

tidicache quantostai perfarenonè niente affattodapoeta.

Tu mi

risponderaichefai,

come

già feceroi nostripadri,i nostrinonni,ino- stribisnonni,ottime personeche Dioabbiain gloria...

Ma

iocredo che pochi siano imariti che nonsi pcntano,almeno unavoltaal giorno, d’averpreso moglie.

Guglielmo.

La vita è

un

viaggiopenoso ed un’

amata compagna, dividendonelepene,le ad- dolcisce.

Ernesto.

Bellefrasipoeticheche ora sono in ribasso del novanta per cento. Mio caro, il

matrimonio invece è

un componimento

pro- saico,scrìttoper

mano

del notaio,allapresenza delleparli personalmentecostituite, accettanti, stipulantieccetera...eccetera...

Guglielmo. É

però sempre

un

vincolo consi- glialodall’amore,un’unione formatadalla

sim-

patia,

un

dolcelegame che congiunge con in- dissolubil nododue esseriche s’amano.

Ernesto.

un

legame che volgarmente,o

meno

poeticamente,dicesi

tomba

dell’amore,

tomba

su cuinonsipotrà mai scrivere:Quiriposano in pace.

Guglielmo.

Matematico, misuri sempre le

tue

ideecolcompasso..

Ernesto.

Della veritàchenon ègiàquello

che

(27)

ATTO SECONDO 29

si prestapieghevole ecompiacente a tuttele voglieedatuttelemisure.

Guglielmo. Ma

quanto tardaArmida... Aspetta che vodi làachiamarla.

Ernesto.

No,non incomodarla:attenderò: intanto discorriamola

un

po’ di te,deituoilavori...

Guglielmo. Argomento

delicato...Lavoro,lavoro

,

ma

i guadagni non corrispondonoallefatiche.

Ernesto.

Ituoi

drammi

devono averti fruttato oltre lagloria, altrepiù positivecose?

Guglielmo. Che

bellaingenuità!... Lagloria!...

Sì,qualche applausodelpubblico che

domani non

si ricorda forsepiùdel

mio nome,

sep- pure lo sa,ese lo

rammenta

mentreassiste alla rappresentazione del

mio dramma

e lo applaude... qualche lode di giornale, lode che appena nata,

muore

soffocatadall’articolo del giornodopo...

E

per conseguireciòsempre in lottacon sè stessi, cogli attori e le loro eterneconvenienze...e spessoanche col pub- blico ilcui applausoèfavore,il silenziobon- tà,la riprovazionediritto.

Non

è tutto oro quello che splende eci vuolbenaltrodiquanto feci ioper pretenderegloria...

Ernesto. Tu

però fosti

sempre

ben accolto?

Guglielmo. E

questo

mi

fuognora di conforto alle amarezze...

Ne ho

patitetante ve’! Prima

non

avevastudiatoil

mondo

che nei libri,e lutto

mi

pareva bello,grande,

magnanimo, ma

orache invececominciaia leggere nel cuore degliuomini, lavita

non mi sembra

piùtale,

non mi

sembrapiù

un

poema,

ma

più spesso un’ operazioned’aritmetica.Addio,illusioni!...

Credimi cheèmolto crudeleildisinganno. La vita

umana

infineche hadi seducente?Nulla, fuorchélesueillusioni,edèperciòchelagio-

DigitizedbyGoogle

(28)

30 LA PUNITA

ventù, Tetà predilettadelleillusioni,sisuol direla più bella età dell’uomo.

Ernesto. Sempre

poeta!...

SCENA TERZA

ArmUla, Beatrice

edelti.

Armida

Oli

mio

Guglielmo,bentornato!...signor Ernesto, beatochipuò vedervi.

Ernesto. Le mie

occupazioni...

Armida.

Giàèvero.Guglielmo

mi

dissecheavete finalmente ottenutaildiplomadiingegnere,ed è bengiustoche diciated'avere delleoccupa- zioni (parlanopianofraloro).

Beatrice. Signor Guglielmo,i mieirispetti.

Guglielmo

(dasè).

Sempre

costei!(freddamente aBeatrice). Visaluto.

Beatrice.

Sono

stataavederei regaliche avete fattoalla vostra sposina...

Che

bella robat

E

fatebene: poteteandar superbodelbell'acqui- stochefate in lei: formeretel’invidiadi tutti.

Guglielmo.

Mi bastala mia soddisfazione...

Beatrice. Labella

Armida

deve eclissare tutte lealtre...

Benché non

abbia bisogno d’orna- mentiperfarsibella, pure più glieneprocac- cierete, piùsaretebene accetto.I mariti de- vono esserecompiacentisevoglionogodere la tranquillità ela pacein famiglia.

Guglielmo

(ironico). Quantovi sono grato

dei

vostriconsìgli., sieteuna vera amica!...

Ernesto

(dasè). Cominciaatuonare.

Armida.

Sì, Beatrice

mi

fusempreaffezionata...

DiaitizedbvGoog

(29)

ATTO SECONDO 31

Guglielmo.

Un* amica che

non

t’adula... chenon spegne nell’animotuo ognionestosentimento.

E

direche vene sono invecedi quellelequali perscroccarequalche invito, qualche regalo, con bellemaniere, con finte

moine

si acqui- stanolaconfidenza altruiper poi abusarnee gettareil velenodella corruzione nei giovani cuori, lanciandoliad occhichiusiversoilpre- cipizio, versola perdizione.

Ne

conoscete voi, signora Beatrice, di questogenered’amiche?

Beatrice

(dasè).

Che

intendedire,(forte)

Oh

!

pur troppo ve ne sono!

Ernesto. Meno

male che anchevoi ne conveni-

te... edallorachi potrebbe contraddire?...

Beatrice

(dasè). Lingua di vipera!

Guglielmo.

Nelvenire a casa hoincontrato il

continoAlfredoche

mi

disse d’essere avviato davoi:lo fareteaspettareditroppo trattenen- dovi qui.

Beatrice

(dasè).

Ho

capito:

mi manda

via. (forte) Sì?...Allora corro.Mia cara

Armida

ti saluto;

a rivedercipresto,bella sposina(piano

ad

Ar- mida).

Va

làchehai trovato

un

belmarito:

non

si

può

negare che non sia il tipo della galanteria...

mi

scaccia contanta

buona

grazia.

(forte) Signor Ernestoimiei complimenti.. .

signor Guglielmo. (via).

Ernesto.

MiocaroGuglielmo,simpatica Armida, ora chevi ho veduti... vi ho salutati..vi ho felicitatiperleprossime vostrenozzee se

non

l’ho ancorfatto vi giuro però che ne aveva

l’intenzione, orapermettetemi chevada.

Armida.

Tanta fretta...

È

divenuta cosa tanto preziosa il vedervi che

almeno

dovreste com- pensarci fermandovi, piùalungo.

Ernesto. Non

posso..

Devo

recarmia presentare

DigitizedbyGoogle

(30)

32 LAPUNITA

allaSocietàd’Incoraggiamento il progetto d’u- namia invenzione...

Guglielmo. Ah!

ah! una invenzione!...Corbez- zoli,

mi

diventi

uomo

di proposito.

E

si po- trebbe conoscere ilsegreto diquesta tua pro- posta?

Ernesto. Una

cosa semplicissima...

un

filantro- pico pensiero.. Propongodi trarre

un

utiledai cantantinotturni... daglispazzacaminiedatutti quelli chefrastornano colle loro grida di enotte la città,col costruire

una

stradaferrata.«a forza di polmoni.

Guglielmo.

Sei

un

granmatto!

Armida.

Trovereteforteopposizionenegliimpre- sarj teatrali.

Ernesto. Lo

temo,eper questovoglio sollecitare il brevettodi privilegio.

Guglielmo. Come

quello delle pillole Hollovay...

Bravo Ernesto!

Ernesto. Ma

al giorno d’oggi,

mio

caro, fare è

il

meno:

piùdifficileè assicurarsiilmerito del fatto,giacché per ogni

Colombo

quantiVespucci dJoltremonte e d’oltremare.

Dunque

addio,

miei cari.

Guglielmo ed Armida. A

rivederci presto.

Ernesto

(partendofrasè). Ora scoppia la

tem-

pesta, e

Armida

servirà da parafulmine.

SCENA QUARTA Gogllelme

ed

Armida.

Armida. E

perchè trattasti con tale asprezza una mia amica da tanti

anni?

DigitizedbyGoogli

(31)

ATTO SECONDO 33

Guglielmo.

Credeva che

non me

loavresti chie- sto Parmiavertigià detto epiù voltechenon voglio trapiediquestadonna: ilsuocarattere,

i suoimodi, la sua condottainfine

non

ètale

da

faronoreallafidanzata d’un

uomo

chedi- menticaeperdona

un

passatoche

non

era suo,

ma

che devevegliaresu quel presentee quel- l’avvenirecheoragli appartengono.

Armida. Dunque

dovròpropriobandirmidal

mon-

do,

non

riceverepiù alcuno, vivere corno in

un

chiostro,lontana da ogni consorzio?

Guglielmo. Non

da ogniconsorzio,

ma

lontano

soltantodaquello delle persone da cui fino- ra

non

avestiche cattivi esempj. La

donna

giovine,bella

come

tusei,e che,

come

tuface- sti pelpassato, siabbandona incauta aquel

cammino

chesulle prime pare tutto seminato di rose,echeposcia, appassite queste,

non

lascia chelespine,quella donna,credilo, è precisa-

mente come un

oggettodi lusso,gentile e gra- ziosochebrillae fabella mostradisèfinché dura la moda,

ma

poscia,passato ilsuo breve regno, viene gettatoalfuoco

come

inutilecosa.

Armida

(daaè).-

Ha

ragione,

ma

annoja. forte) Parmi però che tuora

non

abbia piùnulla a rimproverarmi.

Guglielmo.

Già tidissicheilpassato

non

m’ap- parteneva e

non

spettaa

me

ilgiudicarlo.

Armidd. La

continuasorveglianzadate eserci- tata inquesti quattromesi,dacchéciconoscia-

mo

, avrebbe dovutobastare a convincerti di quanto

mi

siacambiata.

Guglielmo. E

perchè questo

cambiamento

duri ascoltail consiglio dichi hail dirittodi dar- tene, di chiti

ama non

colla leggerezzadel bel*

Lapunita, Fue.34. I

DigitizedbyGoogle

(32)

34 LA PUNITA

limbustoche cercauccidere la noja dei suoi inutiliozj,

ma

coiraffettod’

un

sincero amico, d’unaffettuoso fratello, d’

un

teneromarito,che fra pocolosarò...

Armida.

Fra pocodicesti?

Guglielmo.

Sì,

ho

scritto ai miei genitoriene ebbi tosto ilconsensoperchè

mi amano

troppo percontraddirealla

mia

volontà...

Appena

uniti, partiremopel

mio

paese. .

Armida.

Come?... lasciareTorino?

Guglielmo.

Voglio ritornare[fra! lebraccia dei miei; voglioritornare allapace, allaquiete domestica:làtroverai

un

padre,una

madre

che

ti

ameranno

qualfiglia,rinverrai pacee riposo nelle gioje di famiglia, e quindipotrai vivere tranquilla ejquieta.

Armida.

Tranquilla equieta?

Guglielmo.

Certoche non virinverrai itumul- tuosi divertimenti’cheoffrela capitale,

ma

in- vece la pace dell’animo fra buonie sinceri amici colcuoresulle labbra, che nonsi

mo-

streranno taliasole parole,

ma

che tioffrireb- bero luttoil loro,

quando

il bisognolorichie-

desse. .

^

Armida.

Si,farò unabella figura fra quei tan- gheri...

Ed

ilcarnovaleavvezzaatutte lepiù brillantifeste da ballo,sarò costrettaallefeste dallumicino dell’olioe dallo stridente violino strimpellatoda qualche vecchiocieco...

Oh

1 la bella vita!...No... no... iovoglio restarein città...

ho bisognodell’ allegria,del gran

mondo,

per- chèlavita chetu

mi

offribasterebbeatrai

mi

alla£tomba indue mesi.

Guglielmo. Ma dunque

tu

non mi ami?

Armida.

Se^ti amo?...con tuttala possadell’a-

DigitizedbyGoogle

(33)

ATTO SECONDO 35

ma mia

;

ma

rinunciare a tuttele

mie

abi- tudini...

Guglielmo. E

supponevi cheioavessiadessere tanto stoltoda compiacerti in tutteletuescioc- chezze

?-

Armida.

SciocchezzeI sciocchezze!...

Guglielmo.

Perchè divenissiilridicolo, lafavola ditutti...

Oh

! mal viapponeste, o signora.

Armida.

Ebbene... poiché cosìvolete... poiché siamo ancora intempo... quelche èpassatoè passato fra di noi: voi dauna parte, iodal- 1’altra.

Guglielmo.

Stabene: non

me

lofarò ripetere altrevolte. (perpartire)

Armida.

Fermati...

Non

so,

ma

sento dinonpo- tertilasciarecosì,perchèti

amo

troppo...Quan- toseicattivoI

Non

ti hoio forsedato suffi- cientiprovedel

mio amore

?...non seiancora persuasodi

me?

.

Guglielmo.

Mia.cara fanciulla...Conosco che

mi

ami,

ma

latua testa,quella benedetta testoli- na èsi pienadi pazzeidee che

temo

molto difficileil poter risanarequel tuo guastocer- vello.

Armida.*

Mi correggerò,sai,

mi

correggerò... se

mi

saraisempremaestro.

Guglielmo.

Quello che hofissatoperòhofissato...

Se

accettiil

mio nome

e lamia mano,sevuoi esseremia moglie ricordatichedevirinunciare atutto edatutti...

Armida. A

tutto?...e atutti?...

Guglielmo

(ridendo).

Parmi

di non essereindi- screto... pongo

un

patto solo:atuttoedatutti intendesti?(viaperi'altracamera.)

DigitizedbyGoogle

(34)

30 LAPUNITA

SCENA QUINTA

Armida

sola.

A

tuttoeda tutti?...e sarò io abbastanzaforte dafarlo?...

È

verocheegli è

buono

; loamo...

ma

rinunciare atutto..Guglielmo nonè tanto ricco...ha però molto ingegno ed

uno

ziovec- chio èricco...

insomma

molte speranze perT av- venire émolti sicrificii pelpresente. Facen- dolomontaresullefurie,

non

vorrei poi che

mi

accadesse quanto egli

mi

va sempre ripe- tendo,chelabellezza seneva eche rimarrò isolatasullaterra,priva d’ognirisorsa,perchè semplicecomprimaria e nulla più,posso sperare ben poco dall’arte

mia

.. Riccardo solo, fra tanti,avevapromessodi sposarmi...

ma

è par-

tito... L’ultima sua peròricevutada

Roma mi

diceche quanto primasarà diritorno...

Ebbene

prendiamo

tempo

conGuglielmo...Voglioaspet- tare

V

arrivodelFranceseepoi...poideciderò.

SCENA SESTA Burletta

edetta.

Manetta.

Signora padrona,

una

lettera...

Annida. Donde

viene?

Manetta. Da

Firenze, [ledàlaletteraeparte.)

Armida.

Diluiforse? {aprelalettera).

Non mi

eraingannata:leggiamo, {legge)

Adorata

DigitizedbyGoogle

-jg.

(35)

ATTO SECONDO 37 Armida. Finalmentetrapochigiorni potrò go- dere dell’ineffabile piacere di riabbracciarti;

domani

l’altrovadoaLivorno,dilàparto tosto per Genova e quindigiovedìsperodiesserealtuo bancoarinnovarti quelle sacrepromesse che ardodal desiderio di confermarti.

Povero Riccardo!

(continuaaleggere).*Imieiaffari a

Roma

prosperarono più diquantoosava spe- rare, e voleròadeporreaipiedi dellamia Ar-

mida

itesoriacquistati coimieisudori.>Quanto èamabile!...Dio!... Guglielmo!... (fa per na- sconderelalettera.)

SCENA SETTIMA

G

taf

Melai*

e

detta,

indiMarietti».

Guglielmo

(conmanoscrittiin mano).

Una

letle-

ral... Chitiscrive?

Armida.

Un* importuna che

mi

chiede

un

favo- re... tfingendodispetto).

Sempre

seccature...sem- predisturbi... (laceralaletterain minutissimi pezzidopoaverla strofinata frale

mani) Guglielmo. Vado

dallostampatorea portareque-

stilibri..dopoal teatroper la prova e forse

non

ritornerò tanto presto... Intantopensa al nostrocolloquio di pocofa.

Armida. Oh

1 ti

amerò

sempre.

Guglielmo. E

quella lettera eraveramente d’una tua

amica?

Armida. Ma

si.

Guglielmo. E

perchèl’hailacerata?

Armida.

Volevi forseleggerla?.

.perchè

non

dir- melo?... avrestivedutoquantosiasincera.

DigitizedbyGoogle

(36)

38 LA PUNITA

Guglielmo. Tu mi

inganni, Armida..,

Armida.

Eccociallesolite... Sei geloso e credi

nullaa

me

che purdarei tuttalamiavitaper te. (piangendo) Seitroppocattivo coirne...

sem*

prerimproveri... sempresospetti...

È una

vita d’inferno!

Manetta

(entrando).

È

di lasartache hapor-

tatol’abitonuovo.

Armida

(asciugandosigliocchi). L’ abito

nuovo?

vengo,(tutta allegra) Addio,

mio

Guglielmo...

non fartiaspettare tanto,(viacon Manetta)

SCENA OTTAVA

x "

Guglielmo

solo.

Eccola sempre vana eleggiera... Piange, sidi- speraedall’annunciod’

un

abitonuovo, ogni lagrimas’asciuga quasiper incanto e tosto si fa lieta. Davvero che molte volte

temo

che Er- nestoabbia ragione.

Ed

anche pocofa quella lettera..

L’ha

laceratacontantafretta...

Mi

ha lasciato

un

certo sospetto..

Se

fossi inganna- to?... sefossitradito?... sementrestoperfarla mia,essa?... Quella suainsistenzaanon voler lasciarela città...

Oh

1 sì,ho

un

rivale...

Ma come

non essermene mai accorto? Nessunofre- quenta questacasa..

Ma

quella lettera?...Ecco;

Marietta,vediamo disapere qualchecosa dilei.

ÒigitizedbyCjóogle

(37)

ATTO SECONDO 39

SCENA NONA

Mariella

edello.

Guglielmo.

Vieni qui, Marietta,

ma

sii sincera.

Marietta.

Mi vantod’essere

sempre

tale.

Guglielmo. Da

chi fumandataquella lettera che leggevapoco falatuapadrona?

Marietfa.

Non

loso, perchèlapadrona

non mi

dice mai nulladelle cose sue.

Guglielmo.

Perlo

meno

sapraichi l’haportata.

Marietta. Oh

bella!l’harecata il portalettere e1’ho consegnata iostessaalla padrona.

Guglielmo.

Allora avrai veduto da qual parte si

manda?

Marietta.

Questo sì:da Firenze.

Guglielmo. Da

Firenze?!.

Ma come

mai?...

Marietta. Non comanda

altro,signorGuglielmo?

Guglielmo. No,

no, vattenepure:grazie!

Marietta

(da sè).

Che

ha mai quest’oggiilsi- gnor Guglielmo?(via.)

Guglielmo. Da

Firenze?

Non

so,che abbiaami- chein Firenze...Voglio interrogarla.

Ma

no, no, prudenza, Guglielmo, non farti ridicolo...

Vegliaedaspetta...Oraandiamo dallostampa- tore (via.)

iqitiztftbyGoogle

(38)

40 LAPUNITA

SCENA DECIMA

A rml d a

sola.

Armida.

Vieni,Guglielmo,avedereilbell’abito...

Ohi

non c’èpiù... sene è già andato: tanto meglio1Quest’oggicominciavaaseccarmicolle sue prediche moraliese,

momenti

or sono,non eralestaalacerarequellalettera,povera

me

1...

Quando

penso alle sue parole: rinunciare a tutto,ad ogni divertimento,viverefra conta- dini... ioassuefattaalledeliziedel gran

mon-

do...

Oh

qui ci vuole risoluzione e coraggio.

Oggiègiovedì, dovrebbeessere quiRiccardo, e se egli vuolmantenerelepromessedell’ul- tima sualettera,loprendoinparola e

mando

al diavoloquestopoeta... Iosononataper go- dermila vita,

non

per morired’inedia.

SCENA UNDECIMA

MarlrttA

e

della

,indi

Riccardo.

Manetta

(annunciando).IlsignorRiccardo Bei- monte. (via)

Armida.

Riccardo?

Riccardo.

Iostesso,adorataArmida, che fedele aquanto promisi vengoadeporreaituoijpiedi le

mie

ricchezze ed il

mio

nome, (dase)|(È sempre più bella;fa appuntoal caso mio.)

DigitizedbyGoogle

(39)

ATTO SECONDO 41

Armida. Con

quantopiacere tirivedomio, Ric7

cardo.

Riccardo.

Hai ricevuto1*ultima mialettera?

Armida.

Questa mattina..

Non

so

come

ringra- ziartidella tua premura.

Riccardo.

Ringraziarmi?... Mentre anelava il bened’essertivicino, d’udire latuavoce...

Armida

(dasè).

Come

fareseritornaGuglielmo?

Riccardo. Ma

tu seiconfusa... imbarazzata.

Armida. Oh!

t’inganni: la gioiadel rivederti

mi

ha cagionatoun* emozionesì forte...

Riccardo.

Ora vivremo

sempre

uniti, sempre assieme, (dasè)

Una

bella

donna

alfianco è

sempre una

grandesalvaguardia.

Armida. Oh

!si sempreuniti...

sempre

assieme...

Riccardo.

Ti condurrònel

mondo

galante ove sei nata perbrillare,per esserneil più vago ornamento... saraiinvidiatadatutti... Lascere-

mo

Torino,e

meco

verrai là ove ti aspettano gioieed omaggi.

Armida. Quanto

seicaro (da se)!.. Qual diffe- renzafraluie Guglielmo!

Riccardo.

Povero fiore, tanto bello e gentile

non

devilanguire nel silenzio e nella oscuri-

tà...Io sonoricco, moltoricco e

mia

saràla

curadifartirisplendere aldisopra d’ogni al- tra...Sarai felice.

Armida. Oh mio

Riccardo(dasè)\Quanto amore!

/

DigitizedbyGoogle

(40)

42 LA PUNITA^

SCENA DUODECIMA

Ernesto

e detti.

Ernesto

(ivedendo

Ritardo

chebaciala

mano

ad Armida). Perdonosignori...

ma

èincasail

mio

amico Guglielmo?

Armida

{confusa).No, èuscito.

Riccardo. E

chi è questoGuglielmo?

Ernesto

(dasè).

Oh

il Livornesedi ritornot (a Riccardo)Noi conoscetevoi, signor Riccardo?

Riccardo., No.

Armida. È un

amicodi miafamiglia, a cuisono raccomandata e che viene spesso a tenermi compagnia.

Ernesto.

Si,

un

bravogiovine,amicodi fami- glia! (dasè) Povero Guglielmo!ora tipersua- derai. (forte)

Andrò adunque

acercarlo,avendo bisognodi lui.

Armida

(piano adErnesto).Spero che

non

gli direte..

Ernesto

(piattoad Armida).

Che

cosa?

Armida

(c.s).

Che

io...

Ernesto

(c.s.). Figuratevi!...

nemmen

per so- gno.Io non

mi

impiccio negliaffarialtrui,(da sè) (Vado subito a cercarlo ea dirgli tutto.) Signori,di

nuovo

perdonino il disturbo:ho l’onoredi salutarli(via).

Armida.

Eccola personapiù importuna che io

mi

abbia maiconosciuta. Egliè il

mio

cattivo genio...Più volte gli feci intendere che

mi

erano insopportabili lesuevisite...

ma

egli è

uno

di quelli che

non

vogliono mai capire nulla.

DigitizedbyGoogli

(41)

ATTO SECONDO 43

Riccardo. E

questo Guglielmo?

Armida. Abusando

dell’amicizia di miafamiglia siè assuntodi fare il sindacatore delle

mie

azioni. Durante la tua assenza l’ho tollerato (entra Guglielmo evedendoi due in colloquio sifermasulla porta),per far tacere le male lingue,

ma

oggigli do il congedo...Ora non ho più bisognodi mentori.

Tu

soltanto seie sarai la mia guida, il

mio

tutto

Riccardo. Oh

sì,

sempre

mia. (da sè) Povera sciocca! seti sposoho imiei buonifini.

SCENA DEC1MA.TERZA Guglielmo

edetti.

Armida

(vedendo Guglielmo).Guglielmo?

Guglielmo.

Si, Guglielmo, chesa, che ha udito tutto.

Riccardo.

Signore!...

Guglielmo. Non

parlocon voi...

Ed

io era sul puntodisagrificare acostei il

mio nome,

il

mio

avvenire?...

Donna

perduta1

Riccardo.

Signore!voi offendete la donna che deveessere mia moglie.

Guglielmo. Ah!

la

donna

che deveessere vostra moglie? Bellacoppia, l’unodell’altrodegni!

Armida.

Guglielmo, ascoltale...

Gugliemo.

Indietro,o donna.Va,va,seguique-

st’

uomo

che troverai ben

degno

premio alle

tue virtù. **

Riccardo. Oh

questo ètroppo!...Vu-v m’insul- tate.

Guglielmo. Ah

v’ insulto?...

E

locredete?

DigitizedbyGoogle

(42)

44 LA MUNITA

Riccardo. Ed

esigo

una

soddisfazione.

Armida.

Perpietà...calmatevi.

Guglielmo. Una

soddisfazione?... ad

un

avven- turiero...ad

uno

chevilmente...

Riccardo. Oh

bastai l’ora., levostrearmi?

Guglielmo

(ridendo). L’ora...

loarmi?

(presoda ira). L’ora èquesta... le armi...(afferra

ma

sedia e faper awentarglisicontro.)

Armida. Ah)

(cadesvenuta)

SCENA DECIMAQUARTA Ernesto, Usciere, soldati

edetti.

Ernesto

(trattenendo Guglielmo). Fermati...

Non

gliscomporre iPciuffo odil nodo della cra- vatta...Signor usciere, vi presentoil signor Riccardo Belmontedi cuiandavatein cerca.

Riccardo. Che

si vuole da

me?

Ernesto. Una

piccolabagattella...Arrestare

un

cavaliered’industria..

un

truffatore...

Ricoardo.

Qualeinsulto)..Ricorreròal

mio am-

basciatore.

Usciere. L’ordine<Jiarresto fuappunto

emanato

dalla vostralegazione: dovevate essere arre- statoa

Genova

al vostro sbarco,

ma

fuggitoa

tempo

di là,ne venne qui trasmesso l’avviso coltelegrafo.

Riccardo. Ma

vi è errore.. Questoal certo è

uno

sbaglio.

Usciere. Si vedrà piùtardi... Intantoseguitemi, signore.

.

Riccardo

(dasè).

Sono

perduto!

Ernesto

(aRiccardo).Badatecheviaspetta.

(43)

48 ATTOSECONDO

Riccardo.

Signore!...

Ernesto.

Vi aspetta!(Riccardofa,

un

attodi di- spettoepartecoll'Usciere).Guglielmo,non aveva ioragione?.. Vieniora...

Armida. Ah

no,Guglielmo!

Guglielmo.

Indietro, tuttoè scioltofranoi: vi lascio aivostri sognidorati.Condannataa vi- vere senza mai provarelegioie della famiglia, senza

mai

udirsichiamarecgì dolce

nome

di madre...

Armida. Ah!

taci, Guglielmo.

Guglielmo. Lungi

da

me:

iovidisprezzo!

(Ar-

mida

cade svenuta; Guglielmo edErnestopar- tono abbracciati).

FINEDELL*AITOSECONDO.

DigitizedbyGoogle

(44)

ATTO TERZO

I

Sala nella casadicampagnadiGuglielmo.

SCENA PRIMA Guglielmo

ed

Rimesto.

/

Guglielmo.

Quantoti sonograto d’esserevenuto atrovarmi.

Dopo

quasi dueanni.

Ernesto. Che

vuoi?Iviaggi

mi hanno

tenuto lontano dalla patria.Disgustatonelvedere male accoltoil

mio

progetto della strada ferrata...

Guglielmo. A

forzadi polmoni?

Ernesto.

Già. Volliviaggiare... Gran bella cosa

i viaggi!

Ho

imparatomolto.

Guglielmo. Anche

l’arte di fargiudizio?

Ernesto

Appunto,etenesaràuna provail

mio

prossimo matrimonio.

Guglielmo.

Che?... tuammogliarti?

Ernesto. E

perchè

no?

Guglielmo. Ma dunque

il

componimento

prosai- co?...latomba|dell’amore?...

Ernesto.

Follie passate.

E

sedevodirti ilvero,a decidermi, valsemoltoiltuoesempio. Quel

non

DigitizedbyGoogl

(45)

ATTO TERZO 47 sochedipatriarcaleche regnanellatua fami- glia, alletta emettenell’

animo

ildesiderio di quellepuregioje che è difficile,impossibile goderefra iltumultodelgran

mondo.

Guglielmo. Oh

sì,lavitacheoraconducoè quella chehosempretantovagheggiato. Ilcielohafi-

nalmente coronatele

mie

brame. Mio zio,che durantetuttoil

tempo

disua vitanon

mi

assi- stettemai in nulla,riparò atuttolasciandomi alla sua morteerededelsuo patrimoniointiero, il che

mi

fé’ricco e padrone di darmi alla quiete.

Mi

fuproposta in isposala figliadi,

un mio

vicino,saviae bella:io la sposaiedora sono felice.

Ernesto. Me

ne rallegro tecodicuore...

Ed

hai lasciatolapoesia?

Guglielmo.

Dovetticonvenirenellatuaopinione che viviamoin

un

secolo che è il più anti- poetico deisecoli.

Ernesto,

Ora

non

vièpiù fede che nell’oro:

ogni botteganeètempio, ognicittadino sacer- doteedadoratore.

Guglielmo.

Oggidìleideesimisuranocolleci- fredell’aritmetica

non

colle sillabe dellaversi- ficazione; lapoesiavienedetta

una

stravaganza dell’immaginazione, ed

un

articolo dellaGaz- zetta interessa assaimegliod’

un

inno,d’un’ode, d’

un

cantoqualunque. Petrarca stesso se fosse vissuto nel1858, difficilmente avrebbe fatto parlare di sè colla biondachioma e col soave sguardo dellabellaAvignonese. Il

buon uomo

sarebbesiingegnato ascrivered’economiapo- litica,atrattaredeipesi e delle misure,adis- sotterrare cronache perdirciinqual

modo

Vi- tichindosiallacciasse lebrache, diqualcolore fossela berretta danotte diLodovicoilMoro,

DigitizedbyGoogle

(46)

48 LA PUNITA

e quante volte al giorno prendesse tabacco Federico ilgrande.

Ernesto. Ma

io resto disasso!Haifattosorpren- dentiprogressi..nel positivismo.

Guglielmo. E

laletteratura èuna repubblicaè vero, almeno

come

dicesi,

ma

non perquesto ilmerito letterarioè megliopesatod’ogni al- traspeciedimercanzia umana.

E

su qualbi- lancia poi? suquella dei giornali, alcunidei qualipropagano,è vero,ilumi,fecondanogli studj,innalzano ilmerito:

ma

se voltiamola pagina quantine troviamo invece che disse-

minano

lacorruzione,incensanolamediocrità, vendonsiallapotenza,edallorasempre

una

lode perl’obbrobrio,

un

applauso perlagiunteria,

un

sorrisodischerno per la miseria.

Ernesto. E

pur troppo tale è lacondizionedi tuttele

umane

coseche secondo siadoperano sifannoservirealbene odal male,all'utile odaldanne,all’onoreodall’infamia.

Guglielmo.

Volli quindi saperne più nulla di bellelettere...

Ernesto. Ed

hai lasciatoanche ilteatro?...dun-

que

disperi delsuo risorgimento?

Guglielmo.

Disperaredelsuo risorgimento

quando

è già incominciato,

quando

forti, eletti in- gegnigiàsiaccinsero aquesta nobileimpresa e l’Italia che ancheinquest’ arteebbe già il primato, tornerà a risplendere gloriosa e bella, a rivendicare

una

gloriacheè tuttasua...e che nullaal

mondo può

strapparle ?

Ernesto. Ed

allora perchè hai abbandonato le bandiere?

Guglielmo.

Perchè?...perchè hodisperato di

me

stesso...perchènon

mi

sentiiabbastanza forte per progredireI... Ora una produzione

dram'

DigitizedbyGoogle

Riferimenti

Documenti correlati

No, perchè vi conosco perfetta- mente, e so che siete il più buon uomo di que- sto mondo, quantunque scialacquatore. Ora, mio signore, intendeste eom’io la penso su questo pro-

Ben lo mertan: la vita è una guerra Chi la perde i suoi giorni giocò. FINE deli/ atto secondo.. Sala nel Castello del Conte Ulrico, Cinico solo. Figlio crude! ! Quanto dolor tu costi

Ines Assai più che noi credi. Nir Leonora)!. Ella vèr noi s'avanza, a lei

Il primo volume corrispon- de per lo più al corso del 1833, e contiene dieci lezioni di prolegomeni intorno alle vicende letterarie della Divina Commedia, allo stato poli- tico

cade , di star così dubbiosi su questa pittu- ra ; imperciocché molti ancora de’ paesani non sanno che significhi. Nè già è un’ obla- zione cittadinesca; ma è gran tempo venne

rotti , e Dott. Antonio Frizzi l’esisten- za de’ primi nostri Vescovi per tre se- coli e più nel Vico- Aventino , detto poscia volgarmente Voghenza^ mi cre- dei , che dimostrata

ftruzione la relazione di tutto , e per ogni grado della sfera , Per altro quando fi abbia , come per noi accade efattamente , la vera eflenfione delle parti fuperficiali della

; — se il naso sia conforme a natura , libera l' apertura delle narici c senza Tizio della interna membrana per polipi per ubere per enfiature indizi di ozena ; — se la bocca