PUNITA
i
L A
DRAMMA
INQUATTRO ATTI
DI
VINCENZO MONTI
EDITORE
NATALE
BATrEZZATI 186»DigitizedbyGoogle
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PERSONAGGI
GuglielmoAlberti.
ErnestoArdenti, suo amico.
Armida, giovine cantante.
Beatrice,altracantante,amica(I'Armida.
Riccardo Belmonte.
Giovanni Alberti, padrediGuglielmo.
Marianna,sua moglie.
Carolina, mogliediGuglielmo.
AnnibaleAlfonsi.
Marietta,camerieradiArmida.
Un
usciere.Un
servochenonparla.L’azione succededuranteiprimidueattiaTorino; nel3.®
e nel4.°,inuncasinodicampagnadiGuglielmo.Epocacon- temporanea.
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ATTO PRIMO
Ricco edelegante gabinetto.
SCENA PRIMA
Mariella.
Già ledodiciore ela padrona non s’è ancora alzata...
ma
già per volerla fare da gran si-gnora bisogna alzarsi tardi... andare a letto
quando
molti operaj sonogià in piedied in- tenti allavoro-,.,e fraleorgiedimenticarsi ciò che fuper non pensare a quanto potrà dive- nireun
qualche giorno... Basta, ame
non spetta ilcriticare leazionidellamia
padrona:iodevo vedereetacere,equestoè già
un
gran sagrificio peruna donna...Oh andiamo
a rica- pitarequestalettera. Forse... qualche nuovo amante(per partire).
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10 LA PUNITA
SCENA SECONDA Ernesto, Guglielmo
edetta.
Ernesto
(sulla porta).É
permesso?Marietta.
Avanti...Oh
ilsignorErnesto Arden-ti...
La
restiservita.Ernesto.
La tuapadrona?Marietta. É
ancora a Ietto,ma
vado tosto ad avvertirla disìcara visita.Ernesto.
No,non
vorrei esserle di disturbo.Marietta.
Sifiguri,mi
sgriderebbese sapesseche l’holascialapartire senzaavvisarla. Intantosi accomodi... Perdoni(via).Ernesto.
Eccocinel santuario della Dea, eccoci neltempiodella bellezza e dellafollia.Sempre
fissonella tua idea da
romanzo
di voler ri- condurre questafanciullasulla retta via..sem- prefissoin taleutopia?Guglielmo.
Utopia?... utopia?...tudunque non
crediallariabilitazione?Ernesto.
Sì, ne hoveduti alcuniche per ten- tare diriabilitaregli altri, finirono coll"aver bisognodi riabilitaresè stessi.Guglielmo. Oh
!ma
un’eccezionenon
forma re- gola,un
fiorenon
faprimavera.Ernesto.
Sì,come
un’assurditànon
formaprin- cipio.Guglielmo. Ma
nonèella cosachedestadoloreilvedere alcune donne,l’operapiùgentile,più belladellacreazione, la corda più vivaed ar- moniosa dellavita,farsiinvece, nell’orgoglio d’una stupida bellezza, fomenlatrici di discordie, idolidifango?
ATTO PRIMO { 1
Emetto.
Eppure,mio
caro,bisogna rassegnarsi etollerare pur troppo molte di queste fredde calcolatrici che speculanosul più santo degli affetti,senza sentireamore
peralcuno,guidate solo dal capriccioo dall’interesse: siguardano nellospecchio,si veggonobelle e giovani, enon
pensandoaigiorni che verranno, prose-guono
spensierate egaudentiil lorocammino.Guglielmo. E
nondobbiamo
noi forsealladon- na legloriechepiù illustrano questo nostro .belsuolo d’Italia? Chi inspirava Dante?Bea- trice Chi dettò sì divini carmi a Petrarca?
Laura. Chi fecesplendere sì bello il genio di Tasso? Eleonora. Chi guidòilpennellodi Ra- faello?La Fornarina.
E
l’esempio di costoro e ditante altredonne
illustri...
Ernesto.
Adagio,adagio,mio
caro,con quel tuo entusiasmopoetico..Lascia in pace ledonne
illustrinellegallerie,suiteatri,nelle raccolte biografiche,nei romanzistorici;
donne
chede- staronola pubblica ammirazione, che furono l’idolodi tutti,fuorchéd’un
solo...delma-
rito. Io pensocheal giornod’oggifratuttele
donne
sia più stimabile quellache fa parlarmeno
di sé.Guglielmo. Sempre
prosastico...Ernesto. No,
spassionato osservatore...Tuttimi
diconoleggiero, sventato,ma
non tutti com- prendono che iomi
piccoappuntodiparertale perchèho conosciutoi bisogni del sccob edho
compreso cheiCatoni e le Lucrezienon
sonopiù di moda.Guglielmo. Nè
iovoglioessere rigidocensore...Abbiano
pureledonne
dei sospiri,
ma
perchi è miglior cittadino, abbiano delle soavi promesse,
ma
sienopremioalla virtù,sienoco-DigitizedbyGoogle
1
LA
PUNITAiona delle veglie consacrateallapatria,enon servano ad
addormentare
gli spiritigenerosifra legozzoviglie,formando
ima vita d’ artificio e dimenzogna
che assideral'anima, cheisteri- liscelamente? E
non unoalzeràlavocecon- tro,non
uno...Ernesto.
Ben dicesti,non
uno: sarebbe unvo- lersi tirareaddosso del pedante,del ridicolo.Utopie! utopie!
mio
caro, sognidimente
in- fermafGuglielmo. E come
sipuò
disprezzare e tol- J6I31C7Ernesto Che
vuoi?la sarà pureuna
contrad- dizione,ma
così vuolela società chein certe cosenon
laguarda tanto pelsottile. Sealparim
ca,!a'^ dovessimo adombrarci delle macchie,nella società,che ve sonotante, quanti sbalzi
avremmo
a fare!ma
io senza scom-pormi ho sempre
tiralo innanzi.Guglielmo. Ma almeno
costeiè giovine.. facile sara piegare il suo cuore, essendo ancor te- nera la pianta.Ernesto.
Senti,mio
Guglielmo; sì vene sono molte che conuna
parola, conun
consigliosi potranno ritrarredall’abissoperchè ancoraine- spertejma
Armida?... Del restofacome
vuoi., provati e dalcantomio
tiassicurochefinirai..Guglielmo.
Col convincerla?Ernesto.
Colrimanere convinto tu stesso. Ti siasempre
presente allamemoria
1’esempio del nostrobuon amico
Achille che affascinato da quella fanciullanon
viveva che per leinon
pensava che alei. Ti ricorderaiche una’sera aduna
festa da ballo, avendo alcuni proferito dellepa roleoffensive sullacondotta d’Armida,Achille furioso,volendo difenderel'onore della
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J
atto primo 13 suabella,siscagliòcontro
uno
fra gliinvitatiche piùd’ognialtro ne sparlava elo percossein volto;neseguìun
duelloincuiilpoveroAchille rimaseferito,e da quel giorno la sua salute andòsempre
peggiorando asegnocheora tro- vasiagliestremi.Guglielmo.
Ciòmi
ènoto.Ernesto. Ma
quantonon
sai siè qualcompenso
egliebbe daArmida
perla sua generosaazione.Costeilo derise,ed accordòi suoifavori...a quello stesso che l’avevaprima insultata co’
suci sarcasmi, eche era stato causadiquello sgraziatoduello...
Guglielmo. Che
sento!... Essadunque
haun amante?
Ernesto. Lo
aveva,ma
oranon
loha piùper- chè. finoda questa mattina, nonsi saancora per qualmotivo quelgiovinottosparveall’im- provviso, lasciandoalla bellala libertàdi ten- derenuove
reti.Guglielmo. Ma
equesto giovinechiera?Ernesto. Un
Livornese dapocotempo
stabilito in Torino...Un
cavaliere,aquantospacciavasi egli, chela scialava da gran signore, edera il più sfrenato, e fraparenti
il più for- tunato giuocatoredi macao... Del restocorre- vanosul suo conto certe vocichela suaim- provvisapartenza, quasi quasimi
dàacrederenon
deltutto infondate...Basta, eglisapeva fare ilgalante,il profumato damerino...doti preziose, anzi le principaliperArmida
...E
questaèladonna
chetuvuoi avvicinare? Follie!follie!
mio
caro.Guglielmo. Che
vuoi? Al primo vederlami
piacque...Una
segreta simpatia...Ernesto. Ma
già, tuseipoeta, echi di voinon
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14 LA PUNITA
sidiletta
almeno una
voltain vitasuaadescla- mare: ramingo,ma
conlei,perseguitato,ma per
lei,in
un
tugurio,ma
con lei.Guglielmo. Dunque
atuodire seuno
cadenon
troverà unamano
chel’aiuti arialzarsi;per- chènon basta,come
tutti fanno, gridare al colpevole:correggiti; bisogna offrirgli imezzi
di emendarsi.Ernesto.
Si, secade per inesperienza, per di- sgrazia,ma quando
è pertinacia,inverecondia, perseveranza, allora non piùsoccorso,non più compianto,ma
disprezzo ed oblio.Tu
poeta cerchiun
argomentodidramma
nella vita di questa fanciulla dimarmo:
vi troverai larga messepeltuovasto ingegno. Provati e se vi riesciraimi
rallegreròcon te.SCENA TERZA
Annibale,
edelti.Annibale
(a Guglielmo).Fuiacasatuaedavendo
uditocheerivenuto quimi
affrettaiaraggiun- gertiperdirticheilpoveroAchillestaesalando l’ultimo respiro...:l’holasciato fralebraccia dellapoveramadre
sua...Ilmio
cuorenon
seppe resistereaquel sidoloroso spettacolo....Forseaquest*ora....
Gugliemo.
Corriamodallamadre
d’Achille, e senon
siamointempo
adaltro,almeno
lacon- soleremo dell’amara perdita(ad
Ernesto).Tu
rimani e intantofalemie
scuseallasignora...ritornerò(via.)
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ATTO PRIMO 15
SCENA QUARTA Ernesto,
edArmida.
Armida
(dentrolescene). Il signor Ernestomi
dicesti ?...quelcaromatto?{entra)Finalmente!dopotanto tempo.
Ernesto. Amabile
Armida, permettete chevibaci lamano
(eseguisce.)Armida. Mi
fu dettocheeravate in compagnia...Ernesto.
Si,d’un mio
amico chedesideravaes- servi presentato...mi
ha incaricatodi farvi le sue scuse pernon
avervi attesa,ma
fu chia-mato
alcapezzaled’un
amico cheforsenon
ha più nulladasoffrire aquesto mondo...Armida. E
perchè?Ernesto.
Perchèa quest’oraè forse già morto.Armida. E me
loditeconquella freddezza?Non
erapurevostroamico?
Ernesto. Oh
intrinseco anzi!Armida. E
ne parlatecon tantaindifferenza?Ernesto.
Se èmorto non
c’è più...Credo anzi chefosseanchevostro conoscente.Eppure
sono persuaso che anche voi non mostrerete molto dolore perlasua morte.'
Armida.
Chièmai?
Ernesto.
Achille.Armida.
Achille?...infelice!...Ernesto. E
che?...veneduole?Armida.
Piùdiquanto v’immaginate...Micre- deteadunque
senzacuore?Ernesto. Eh
!non
dico questo...ma mi
pareva chevoiavrestedovuto giudicarloun
fanatico,uno
sciocco: battersi elasciarsi ucciderenon
èdasaggio...
Che
importa che la suamorte gettiora nelcolmo delladisperazioneuna po-DigitizedbyGoogle
16 LAPUNITA
veravecchia madre,dicuierailsolo appoggio?
Almeno
ha ceduto ilpostoalbelRiccardo....Armida.
Perdonoal vostro caratteresipungenti sarcasmi...Voimostrate soverchiadisistima dime
, giudicandomiuna donna
priva d'ogniumano
sentimento...Ah
1 se poteste leggere nelmio
cuore!Ernesto.
BravaArmida
1 ilvostrodoloremi
pia- ce.. scusatemi...voleva provarvi econoscoche
ho avutotorto.Armida. E
quantimi
giudicanocosìsenza cono- scermi!Ernesto
Vogliateperdonarmieconservarmisem-
pre nelnovero deivostri miglioriamici,(da
sè)Ti conosco1
Armida.
Se lo bramate,non una
parola dipiù suquesto funestoaccidente chetantoopprime
il povero
mio
cuore.Ernesto.
Stabene,bellaArmida,
parliamodun- que
d’altro....Seppi cheil signorRiccardoBelmonte
è partito.Armida. Da
questa mattinainfatti.Ernesto.
Percuiil posto di vostropreferitoè
vacante?Armida.
Vi aspirerestevoi1Ernesto.
Grazie, no.Armida. Non
sosepotreidarvi lapreferenza.Ernesto.
Siete tropposincera.Armida. E
poco obbligante, non è vero?Ernesto.
Ioinvecesenzatantiinutili giridipa-rolevengoaproporvi
un
novello candidato.Armida.
Sul serioo per ischerzo?Ernesto,
lonon
ischerzo mai.Armida
(sostenuta). Alloravidirò...Ernesto. Eh
via!A
cheservemi
facciatequel bruttocipiglio1...Io fuisempre
il più costanteDkjitizedbyGoogle
ATTO PRIMO 17 fraivostri .... amici, emeglio d’ogni altro posso giudicaredel vostro carattere.
Armida. Ma
signore!....Ernesto.
Orfana, obbligata a procurarvii mezzi di sussistenza col canto, espostaallemaligne diceriedi tanti scapestrati, avete bisognodi trovarun compagno
...uno
sposo.Armida. Lo
credete!...Ernesto. Ma
si,avetebisognodiun
compagno...di
uno
sposo...echi sache quegli chevipro- pongo non diventitaleun
giorno.,Armida.
Aspirateancheal titolodi profeta?Ernesto. Fo
lemie
primearmi...Ilmio
proposto èun
bravo giovine,figliodifamiglia,è vero,non
troppo ricca,ma
discretamenteagiata...Armida.
Questiparticolarisonoaffatto inutili.Ernesto.
Li credoanzi necessariissimi:bel gio- vine, sentimentale, entusiasta,
insomma un
poetache viene a cercare in voi il suo genio inspiratore,la scintilla che diafuocoal suo ingegno...il fluidoelettricochelotrasportial- l’ambitameta
diuna
gloriaperenne.Armida. Oh
!inquesto giorno...Ernesto Eh
via!.. .so
come
vannotrattate le cose...allamoderna
...a vapore.SCENA QUINTA Guglielmo
edetti.Ernesto
(vedendoGuglielmoche entra).E
Achille?Guglielmo.
Morto.Ernesto.
ì . ,Armida,
j
M
rto!Guglielmo.
Trale braccia dell’inconsolabilema- dresua.Ernesto.
Povero amieoiU
Punita.Fa»c. 34. aDigitizedbyGoogle
18 LA PUNITA
Armida.
Infelicegiovane!Ernesto
(doponn momento
dipausa).Permettete, signora,chevipresenti quelmio
amico di cui viparlavapoc’ anzi....IlsignorGuglielmoAl- berti.Guglielmo. Che
chiede perdonodell’ardire...Armida. Oh
! cheditemai
!...sonoben
lietadi farelavostra conoscenza...Vorrete però scu- sarmi se in questomemento non
posso farvi tutta quella accoglienzacheilvostromerito ha ben dirittodiesigere.Sono
oltremodo dolente per Vinfausta notizia...enon
posso trattenermi daltributare alcune lagrimeaidoloreallame-
moriadi quell’uomo alla cui perditaiopureho
involontariamentecontribuito.Ernesto
(dasè).Bellequellelagrime!...Povero Guglielmo...inqualimani
seicapitato1(forte)Bando
allamelanconia..*.Lasciamoinpace imortie pensiamoaivivi. ^ .
Guglielmo. La
vostragentile accoglienza, osi- gnora,m’
incoraggia a confessarviche da moltotempo
ardeva dal desiderio diavvicinarmi a voi.. edora posso chiamarmi benfeliceseallafine
mi
fuconcessoun
tantofavore...Ernesto.
Assaidifficilea conseguirsi!...ma mercè
mia....
Armida.
Signor Ernesto1Ernesto.
Perdono,mia
beilaArmida....Armida. Sono
certa che vi avranno detto sul contomio
piòmale
che bene:conoscolemale
liugue...Non
è vero,signor Ernesto?Ernesto.
Già è verissimo,(dasè)Va
làcheio pure tiho
raccomandata egregiamente.Armida. Ma
\oichemi
sembratebuono
eposato potrete essere più giusto giudice della mia condotta.* ATTO PRIMO 19
Guglielmo. Non
potrò forse esseresempre im-parziale...Siete tanto bella!
Ernesto
(da sè).Bravoilmio
Catone1safare ab- bastanza bene edatempo
i suoicomplimenti.Armida.
Adessomi
adulate....Non
credeva che avestequestodifetto.Ernesto.
Difettodel secolo.Guglielmo.
Io non adulomai, e tantomeno
con voi cheneavetenessun bisogno.Ernesto
(dasè). Dibenein meglio!...Come
s’ò giàcangiato...Oh donne
1Oh donne
1Armida.
Frequento,èvero, il granmondo...ri-cevoin casamolte persone... e perciò
mi
di- cono leggiera, vana,amante
dellerumorosefe- ste,deipiaceri...Ma
quanto volontierifarei ilsagrificio di queste abitudiniche
mi
stanca- no;achisapesse trovarela viadelmio
cuore allorasapreimostrare chenon sonopoitanto capricciosacome
si vuoldipingermi..Oh
laca- lunnia haun
grap potere!Ernesto. Sempre
lemale lingue...E
vene sono tante,(da sè) Cominciandodallamia.Armida.
Perdonatemi,signori,se vi lascio cosi presto: lamorte del poveroAchillemi
hatal-mente commossa
chesentobisognoditrovarmi sola...emi
ritiro nella mia camera,(a Gugliel- mo) Se vorretefavoriredi venirmia trovaremi
faretesempregrazia; find’ ora riguardato lamia casacome
vostra, lacompagniadi per- sona tantocompitanon
potrà che essermi sem- prela piùcara... Signori,arivederci(via.)DigitìzedbyGoogle
20 LA PUNITA
SCENA SESTA Guglielmo
ed lìroeaio.(Guglielmo
rimaneestatico a guardareArmida
ches’allontana.)Ernesto. E
così,Guglielmo, che tene pare?Guglielmo. A
dirtiil veromi
piacesemprepiù.Ernesto.
Fisicamente,omoralmente?
Guglielmo.
Nell’uno
enell’altro modo.Ernesto.
Nel primoio pure non dico di no:.,ma
nell’altro...Guglielmo. Ebbene?
Ernesto. Mi
fa sempre piùl’effetto d’unlibro legatoin vellutoed oro, edaldidentro vuoto di idee,opieno di cattivecose.Guglielmo. Ma
pure..."ancortanto giovine.Ernesto.
Ancor tanto giovine, è maestra nel*l’arted’ingannare.
Guglielmo. E
credi sempre che il suo cuore non sipossapiegare?Ernesto. È
piùfacile,sempreamio
parere ve’, imporrefrenoalmare
nelmaggiorfurored’una tempesta che cangiare lemassime
di questa sirena.Guglielmo. Eppure
iolospero.Ernesto.
Guarda di non perdere anchequest’ul- tirna.ancoraci
salvezza.Guglielmo.
Sei tanto incredulo?Ernesto. Non
ancora quantobasti.Guglielmo.
Alle prove,mio
caro,alleprove.Ernesto.
Pensa chesichiama Armida.Guglielmo. Ma
io non sono Rinaldo... iomi
chiamo Guglielmo.Ernesto.
Basta,tu vaigiàideandoun dramma
-, tilìschieròsene sarai tu-il protagonista.DÌQÌtÌ2 /GoQgleI
ATTO PRIMO 21
Guglielmo.
Grazie,mio buon
amico,di talpre- ferenza(partono.)—
(Appenavia Guglielmoed Ernestoodesi dallastanza diArmida
il suono d’un
campanello,e dopo bì'evepausa la sua vocechechiama: Manetta!Marietla1)SCENA SETTIMA
Armida.
Manetta? Dove
maisiècacciata? (sullascenaconuna
letterainmano).Manetta?...Sono
andati.Quel signor Guglielmo fecesu
me
un’impres- sionefinoranon
mai provata...Le
parole di Ernestomi
avevanoquasioffesa...e volevamo-
strarne ilmio
risentimentoperchènon venisse più...ma
nonseppi farlo...Ed
ilpovero Achille?Infelice giovine!
Mi amava
davvero...ma
era troppogeloso,troppoesigente...E
poil’altro, Riccardo, era tanto gentile,mi
trattavacontanta grazia... ed oraè partito senza neppure scri- vermiun
biglietto... senza dirmi addio.Come
mai?...È
inutilepensarvi.Ormai
èmio
destino ingolfarmi nel piacere, enonrifletteresulbene 0 sul male...Dichiè lacolpa?Figliadigeni- torichemi amavano
troppo, assuefattaatutti 1capriccidellamoda
nonho
perancoascoltatauna
vocechemi
additi più convenientevia:finorala stradapercorsala vidisemprecosparsa
di fiori...perchè volerpensareanzi
tempo
allespine?...
E
Marietlachenonviene....Manetta?
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22 LA PUNITA
SCENA OTTAVA
Mariella
edella.Mariett*
Eccomi,signorapadrona.Armida. É
giàdamezz’ora che ti vo chiaman- do Dov*eri?Marìetta.
Sono
stata dalla signora Beatrice ad eseguirela dileicommissione.Armida. E
chetidisse?Marietta Anche
essa non ne sa nullapiù di quanto nesaleisullapartenzadel signor Ric- cardo.Mi consegnò questa lettera'dicendomi che vi troverebbeforsequalchenotizia(le dàuna
lettera).Armida. Una
lettera?.. diRiccardo?E
perchè non 1’hamandata direttamenteame?
Marietta. L’ha
fattaricapitare permezzo
del conteAlfredo...Armida. Comprendo
..Vediamochecosamiscrive...(leggela lettera).«AdorabileArmida.»
—
Parto perRoma:
alcune imperiose circostanzemi chiamano
colà e tosto: inbreveavraimie nuo- ve.Addio edamasempre
iltuo Riccardo.»—
E
nullapiù!... Prendi, Marietta, va dalmio
agenteteatralee portagli questa lettera (dà a Mariettalalettera;che teneva inmano
all’en- trare in iscena).È
lamia scrittura pel teatro Carignano chegli rimandofirmata.Va
e ritorna subito.(Marietta parte)
SJ*'~ : fc •i «
DigìtìzedbyGoogle
ATTO PRIMO 23
SCENA NONA
Armida
sola.Una
cosiimprovvisapartenza.E
stranadavvero...E
questo Guglielmo? Ernestomi
disseche po- trebbediveniremio
sposo..Potrà eglipoioffe- rirmiuna vita,la qualesoddisfi atutti imiei desiderii?...Piùvolte udii ripeterechelamo-
gliedevefarsilaschiava... dimenticaretutto e tutti per darsi unicamente almarito.Oh!
la brutta cosache deveessereilmatrimonio...La
vitaindipendente,libera...anessunosoggetta...
Ah!
si questaèvita.Quando un
amante co- mincia ad annoiare,gli sidàun
caroaddioefe- lice notte:oggi l’uno,domani
l’altro...E
ilmondo?... Oh!
lagentemi
guarda forsecon ischerno...con disprezzo..Oh
no!mi
guarda con invidia, iogodoe lealtre vivono dimenti- cate(guardandosiallospecchio).Sono
giovine...bella...tutti
me
loripetono... Oh!allapeni- tenza vièsempretempo!...(Siede surun
ca- napè prendendoun
libro fra lemani
, canli- chiando Varia della Traviala:Sempre
libera degg’io,ecc.)FINK DELL’ATTOPRIMO.
-*--OigittzedbyGoogle
ATTO SECONDO
Lascenadell’attoprimo.Libri, carte, ecc.
4
SCENA PRIMA
*
Armida
e1Beatrice.
Beatrice.
Dunque
èvero? Vuoi perdere latua libertà cosìpertempo?
sciocca!stancarsi così presto della piùbella vitachesipossa godere:riflettivibene; pensa
due
volte a quello che fai.Armida. Ho
riflettuto...ho
pensatoepoi,checosa vuoi,mia cara Beatrice? Ilmio
Guglielmo èun
bel giovine,buono, amabile, pieno di ta- lentoeduna
donnanon può
che andar superba d’appartenergli.Beatrice.
Mi
fairidere...Un
poeta!almeno
fosseun
agente di cambio...Ed
èricco?Armida.
Riccono,ma
lafamigliaglipassa una discreta mesata... e poi iprodotti del suo in- gegno._JbvGoo<?le
~Ì
ATTO SECONDO 28 Beatrice.
E
bastanoquestiad appagaretutteletue esigenze.
Armida. Mi
credi forse irragionevole?...Veggo
anch’io che moltecose,non
tutte già, biso- gna lasciarleda parte,non
si possono avere tuttelefortune...Guglielmomi
ama..È un
po’gelosoperò...questoè1*unico suo difetto.Beatrice.
E
tiparpoco?... geloso?...tifaràvitti-ma
deisuoi capricci, titerràsempre
rinchiu- sa...Ohi
mia cara,tu bella,giovine, con una brillanteeducazione, fra gliomaggi
di tanti adoratoriandarti a sagrificarecollosposareun
uomo...di tal fatta?Iotisonoveramente amica affezionataesincera, edèperciòche tiripeto dibadarbeneaquello chestaiperfare. Ma- ritarsi!...al giorno d’oggièl’ultimo spropo- sitochesipossa fare.Armida. Eppure
tustessa,due mesifa,quando
frequentavalamiacasail signorRiccardo, tu stessami
consigliaviasposarlo.Beatrice.
Oh! ma
quello eraun
benaltro affa- re.Ricco,almenoagiudicarnedalleapparenze, potevisperareun
brillante avvenire:egli non erageloso., epoi... pieno diquella grazia,di quella gentilezzacheincanta,che innamora, che rapisce...Quello non eraun
partitoda rifiu- tarsi.A
proposito, dopo la lettera cheti ho fattoricapitareio,nontiscrissemai
più?Armida.
Ricevettrdueo tre altre sue lettere, anzi, adirtiil vero,mi
trovoin grande imba- razzoperchèmi
avvisadel suo prossimoritor- no. Guaiame
seGuglielmo s’accorgesse del carteggio...peggio ancorasel’avessia rivedere.Beatrice.
Sempre
più si fanno giuste lemie
osservazioni.Armida
mia,bisognarifletterebe- ne:questotuo poetinonon ha da offrirtiche1
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20 LA PUNITA
dellevirtù...e dellesperanze; le primefuori di moda,le seconde... sempresperanze. Invece il signor Riccardo è ricco...
Eh
f mia cara,quando
sistaperfarela corbelleriadi legarsi pertuttalavita bisogna pensareanzi tuttoal-rinteresse...
Armida.
L’ interessenon
devepoi essereilmo- vente di tutteleazioni.Beatrice.
A
parole no,ma
afattisì.Se iofossi neituoi panni non dubitereiun
istantedi sce- gliereRiccardo emandare
al diavoloilpoc-tuccio dellesperanze.
Armida. Demonio
tentatore nonmi
seccarepiù oltre.Vieni piuttostoavedere ibei regalicheilpoetuccio dellesperanze
mi
ha fattoperle nozze.Non
sono, è vero, ricchissimi,ma
bastano adimostrare ilbuon cuore.Beatrice. Seil
mio
Alfredo divenisse povero,con tuttoil suobuon
cuore, ilgiornodopo; trove- rebbechiusalaportadi miacasa.Armida.
Egli èperchètunon amiquell’Alfredo, eti basta cheegliassecondi tutte le tue fan- tasie:ma
ioamo
ilmio
Guglielmo,l’amo
di quell’amore....Beatrice. Diquell’amore cheè capriccio...
mo- mentaneo
capriccioedacuinon
tardaasuben- trarela noja,il disinganno... l’infelicità.La
novità ti hasedotta...
Armida.
Vieni,vieni,moralistadelle... follie(via perlestanzeasinistra.)DigitlzedbyGoogle
ATTO SECONDO 27
SCENA SECONDA
Guglielmo
edErucsto.
Guglielmo.
Bisognaprenderti d’assaltoquandotisi vuol vedere: se non ti incontrava per istradachisaquanto
tempo
saresti rimasto an- cora senzavenire a trovare Armida.E
sì che eravate tanto amici eseben ti ricordi egliè ateche devo la miafortunaErnesto.
Fortuna?Guglielmo.
Certo, perchèin lei ho trovato la donna che ilmio
cuoredesiderava.Ernesto.
Percui lasposi ?...Ed
ègiàconclusa ognicosa?Guglielmo. Che
vuoi?Inquestidue mesidac- chélesono sempre vicino h,otrovatoin leiun tale cambiamento che davvero nonsapreiattri- buirload altro che alla mia influenzaedal- 1’amore
chemi
porta.Buona
,amorevole,ob- bediente in tutto...ma.
.
Ernesto.
Ah!c’èunma...neera già persuaso.Guglielmo.
Si,piùvollelehogiàdettoche non voglio più vedereper casaunacerta Beatrice...Ernesto.
Si,l’amantedel contino Alfredo,unabuona
lana.Guglielmo.
So che vi è ritornataaltre voltead ontadelmio
divieto: quest’oggi però nepar- leròancoraadArmida
espero che nonavrò piùafarlerimproveri.Ernesto. Basta,tu sapraiquelloche fai:solori- cordatiche iotihosempredetto che
commet-
teviuna corbelleria,e sein seguito avrai da
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28
LA PUNITApentirtene,almenoioavrò la consolazionedi sentirtidire: Ernesto avevaragione.
Guglielmo.
Sei proprioincorreggibile1Ernesto.
No, tihogiàdettoche sonosemplice-mente
incredulo;aimiracoli, delle donnespe- cialmentenon ho mai prestatofede....ameno che per causatua dovessiperl’innanzi ricre- dermi:teloaugurodicuore...Del resto per- mettimi per ultima definitivaosservazionechetidicache quantostai perfarenonè niente affattodapoeta.
Tu mi
risponderaichefai,come
già feceroi nostripadri,i nostrinonni,ino- stribisnonni,ottime personeche Dioabbiain gloria...Ma
iocredo che pochi siano imariti che nonsi pcntano,almeno unavoltaal giorno, d’averpreso moglie.Guglielmo.
La vita èun
viaggiopenoso ed un’amata compagna, dividendonelepene,le ad- dolcisce.
Ernesto.
Bellefrasipoeticheche ora sono in ribasso del novanta per cento. Mio caro, ilmatrimonio invece è
un componimento
pro- saico,scrìttopermano
del notaio,allapresenza delleparli personalmentecostituite, accettanti, stipulantieccetera...eccetera...Guglielmo. É
però sempreun
vincolo consi- glialodall’amore,un’unione formatadallasim-
patia,un
dolcelegame che congiunge con in- dissolubil nododue esseriche s’amano.Ernesto.
Sìun
legame che volgarmente,omeno
poeticamente,dicesi
tomba
dell’amore,tomba
su cuinonsipotrà mai scrivere:Quiriposano in pace.
Guglielmo.
Matematico, misuri sempre letue
ideecolcompasso..Ernesto.
Della veritàchenon ègiàquelloche
ATTO SECONDO 29
si prestapieghevole ecompiacente a tuttele voglieedatuttelemisure.
Guglielmo. Ma
quanto tardaArmida... Aspetta che vodi làachiamarla.Ernesto.
No,non incomodarla:attenderò: intanto discorriamolaun
po’ di te,deituoilavori...Guglielmo. Argomento
delicato...Lavoro,lavoro,
ma
i guadagni non corrispondonoallefatiche.Ernesto.
Ituoidrammi
devono averti fruttato oltre lagloria, altrepiù positivecose?Guglielmo. Che
bellaingenuità!... Lagloria!...Sì,qualche applausodelpubblico che
domani non
si ricorda forsepiùdelmio nome,
sep- pure lo sa,ese lorammenta
mentreassiste alla rappresentazione delmio dramma
e lo applaude... qualche lode di giornale, lode che appena nata,muore
soffocatadall’articolo del giornodopo...E
per conseguireciòsempre in lottacon sè stessi, cogli attori e le loro eterneconvenienze...e spessoanche col pub- blico ilcui applausoèfavore,il silenziobon- tà,la riprovazionediritto.Non
è tutto oro quello che splende eci vuolbenaltrodiquanto feci ioper pretenderegloria...Ernesto. Tu
però fostisempre
ben accolto?Guglielmo. E
questomi
fuognora di conforto alle amarezze...Ne ho
patitetante ve’! Primanon
avevastudiatoilmondo
che nei libri,e luttomi
pareva bello,grande,magnanimo, ma
orache invececominciaia leggere nel cuore degliuomini, lavita
non mi sembra
piùtale,non mi
sembrapiùun
poema,ma
più spesso un’ operazioned’aritmetica.Addio,illusioni!...Credimi cheèmolto crudeleildisinganno. La vita
umana
infineche hadi seducente?Nulla, fuorchélesueillusioni,edèperciòchelagio-DigitizedbyGoogle
30 LA PUNITA
ventù, Tetà predilettadelleillusioni,sisuol direla più bella età dell’uomo.
Ernesto. Sempre
poeta!...SCENA TERZA
ArmUla, Beatrice
edelti.Armida
Olimio
Guglielmo,bentornato!...signor Ernesto, beatochipuò vedervi.Ernesto. Le mie
occupazioni...Armida.
Giàèvero.Guglielmomi
dissecheavete finalmente ottenutaildiplomadiingegnere,ed è bengiustoche diciated'avere delleoccupa- zioni (parlanopianofraloro).Beatrice. Signor Guglielmo,i mieirispetti.
Guglielmo
(dasè).Sempre
costei!(freddamente aBeatrice). Visaluto.Beatrice.
Sono
stataavederei regaliche avete fattoalla vostra sposina...Che
bella robatE
fatebene: poteteandar superbodelbell'acqui- stochefate in lei: formeretel’invidiadi tutti.
Guglielmo.
Mi bastala mia soddisfazione...Beatrice. Labella
Armida
deve eclissare tutte lealtre...Benché non
abbia bisogno d’orna- mentiperfarsibella, pure più glieneprocac- cierete, piùsaretebene accetto.I mariti de- vono esserecompiacentisevoglionogodere la tranquillità ela pacein famiglia.Guglielmo
(ironico). Quantovi sono gratodei
vostriconsìgli., sieteuna vera amica!...Ernesto
(dasè). Cominciaatuonare.Armida.
Sì, Beatricemi
fusempreaffezionata...—DiaitizedbvGoog
ATTO SECONDO 31
Guglielmo.
Un* amica chenon
t’adula... chenon spegne nell’animotuo ognionestosentimento.E
direche vene sono invecedi quellelequali perscroccarequalche invito, qualche regalo, con bellemaniere, con fintemoine
si acqui- stanolaconfidenza altruiper poi abusarnee gettareil velenodella corruzione nei giovani cuori, lanciandoliad occhichiusiversoilpre- cipizio, versola perdizione.Ne
conoscete voi, signora Beatrice, di questogenered’amiche?Beatrice
(dasè).Che
intendedire,(forte)Oh
!pur troppo ve ne sono!
Ernesto. Meno
male che anchevoi ne conveni-te... edallorachi potrebbe contraddire?...
Beatrice
(dasè). Lingua di vipera!Guglielmo.
Nelvenire a casa hoincontrato ilcontinoAlfredoche
mi
disse d’essere avviato davoi:lo fareteaspettareditroppo trattenen- dovi qui.Beatrice
(dasè).Ho
capito:mi manda
via. (forte) Sì?...Allora corro.Mia caraArmida
ti saluto;a rivedercipresto,bella sposina(piano
ad
Ar- mida).Va
làchehai trovatoun
belmarito:non
sipuò
negare che non sia il tipo della galanteria...mi
scaccia contantabuona
grazia.(forte) Signor Ernestoimiei complimenti.. .
signor Guglielmo. (via).
Ernesto.
MiocaroGuglielmo,simpatica Armida, ora chevi ho veduti... vi ho salutati..vi ho felicitatiperleprossime vostrenozzee senon
l’ho ancorfatto vi giuro però che ne aveval’intenzione, orapermettetemi chevada.
Armida.
Tanta fretta...È
divenuta cosa tanto preziosa il vedervi chealmeno
dovreste com- pensarci fermandovi, piùalungo.Ernesto. Non
posso..Devo
recarmia presentareDigitizedbyGoogle
32 LAPUNITA
allaSocietàd’Incoraggiamento il progetto d’u- namia invenzione...
Guglielmo. Ah!
ah! una invenzione!...Corbez- zoli,mi
diventiuomo
di proposito.E
si po- trebbe conoscere ilsegreto diquesta tua pro- posta?Ernesto. Una
cosa semplicissima...un
filantro- pico pensiero.. Propongodi trarreun
utiledai cantantinotturni... daglispazzacaminiedatutti quelli chefrastornano colle loro grida di enotte la città,col costruireuna
stradaferrata.«a forza di polmoni.Guglielmo.
Seiun
granmatto!Armida.
Trovereteforteopposizionenegliimpre- sarj teatrali.Ernesto. Lo
temo,eper questovoglio sollecitare il brevettodi privilegio.Guglielmo. Come
quello delle pillole Hollovay...Bravo Ernesto!
Ernesto. Ma
al giorno d’oggi,mio
caro, fare èil
meno:
piùdifficileè assicurarsiilmerito del fatto,giacché per ogniColombo
quantiVespucci dJoltremonte e d’oltremare.Dunque
addio,miei cari.
Guglielmo ed Armida. A
rivederci presto.Ernesto
(partendofrasè). Ora scoppia latem-
pesta, eArmida
servirà da parafulmine.SCENA QUARTA Gogllelme
edArmida.
Armida. E
perchè trattasti con tale asprezza una mia amica da tantianni?
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ATTO SECONDO 33
Guglielmo.
Credeva chenon me
loavresti chie- sto Parmiavertigià detto epiù voltechenon voglio trapiediquestadonna: ilsuocarattere,i suoimodi, la sua condottainfine
non
ètaleda
faronoreallafidanzata d’unuomo
chedi- menticaeperdonaun
passatochenon
era suo,ma
che devevegliaresu quel presentee quel- l’avvenirecheoragli appartengono.Armida. Dunque
dovròpropriobandirmidalmon-
do,non
riceverepiù alcuno, vivere corno inun
chiostro,lontana da ogni consorzio?Guglielmo. Non
da ogniconsorzio,ma
lontanosoltantodaquello delle persone da cui fino- ra
non
avestiche cattivi esempj. Ladonna
giovine,bellacome
tusei,e che,come
tuface- sti pelpassato, siabbandona incauta aquelcammino
chesulle prime pare tutto seminato di rose,echeposcia, appassite queste,non
lascia chelespine,quella donna,credilo, è precisa-mente come un
oggettodi lusso,gentile e gra- ziosochebrillae fabella mostradisèfinché dura la moda,ma
poscia,passato ilsuo breve regno, viene gettatoalfuococome
inutilecosa.Armida
(daaè).-Ha
ragione,ma
annoja. forte) Parmi però che tuoranon
abbia piùnulla a rimproverarmi.Guglielmo.
Già tidissicheilpassatonon
m’ap- parteneva enon
spettaame
ilgiudicarlo.Armidd. La
continuasorveglianzadate eserci- tata inquesti quattromesi,dacchéciconoscia-mo
, avrebbe dovutobastare a convincerti di quantomi
siacambiata.Guglielmo. E
perchè questocambiamento
duri ascoltail consiglio dichi hail dirittodi dar- tene, di chitiama non
colla leggerezzadel bel*Lapunita, Fue.34. I
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34 LA PUNITA
limbustoche cercauccidere la noja dei suoi inutiliozj,
ma
coiraffettod’un
sincero amico, d’unaffettuoso fratello, d’un
teneromarito,che fra pocolosarò...Armida.
Fra pocodicesti?Guglielmo.
Sì,ho
scritto ai miei genitoriene ebbi tosto ilconsensoperchèmi amano
troppo percontraddireallamia
volontà...Appena
uniti, partiremopelmio
paese. .Armida.
Come?... lasciareTorino?Guglielmo.
Voglio ritornare[fra! lebraccia dei miei; voglioritornare allapace, allaquiete domestica:làtroveraiun
padre,unamadre
cheti
ameranno
qualfiglia,rinverrai pacee riposo nelle gioje di famiglia, e quindipotrai vivere tranquilla ejquieta.Armida.
Tranquilla equieta?Guglielmo.
Certoche non virinverrai itumul- tuosi divertimenti’cheoffrela capitale,ma
in- vece la pace dell’animo fra buonie sinceri amici colcuoresulle labbra, che nonsimo-
streranno taliasole parole,ma
che tioffrireb- bero luttoil loro,quando
il bisognolorichie-desse. .
^
Armida.
Si,farò unabella figura fra quei tan- gheri...Ed
ilcarnovaleavvezzaatutte lepiù brillantifeste da ballo,sarò costrettaallefeste dallumicino dell’olioe dallo stridente violino strimpellatoda qualche vecchiocieco...Oh
1 la bella vita!...No... no... iovoglio restarein città...ho bisognodell’ allegria,del gran
mondo,
per- chèlavita chetumi
offribasterebbeatraimi
alla£tomba indue mesi.Guglielmo. Ma dunque
tunon mi ami?
Armida.
Se^ti amo?...con tuttala possadell’a-DigitizedbyGoogle
ATTO SECONDO 35
ma mia
;ma
rinunciare a tuttelemie
abi- tudini...Guglielmo. E
supponevi cheioavessiadessere tanto stoltoda compiacerti in tutteletuescioc- chezze?-
Armida.
SciocchezzeI sciocchezze!...Guglielmo.
Perchè divenissiilridicolo, lafavola ditutti...Oh
! mal viapponeste, o signora.Armida.
Ebbene... poiché cosìvolete... poiché siamo ancora intempo... quelche èpassatoè passato fra di noi: voi dauna parte, iodal- 1’altra.Guglielmo.
Stabene: nonme
lofarò ripetere altrevolte. (perpartire)Armida.
Fermati...Non
so,ma
sento dinonpo- tertilasciarecosì,perchètiamo
troppo...Quan- toseicattivoINon
ti hoio forsedato suffi- cientiprovedelmio amore
?...non seiancora persuasodime?
.Guglielmo.
Mia.cara fanciulla...Conosco chemi
ami,ma
latua testa,quella benedetta testoli- na èsi pienadi pazzeidee chetemo
molto difficileil poter risanarequel tuo guastocer- vello.Armida.*
Mi correggerò,sai,mi
correggerò... semi
saraisempremaestro.Guglielmo.
Quello che hofissatoperòhofissato...Se
accettiilmio nome
e lamia mano,sevuoi esseremia moglie ricordatichedevirinunciare atutto edatutti...Armida. A
tutto?...e atutti?...Guglielmo
(ridendo).Parmi
di non essereindi- screto... pongoun
patto solo:atuttoedatutti intendesti?(viaperi'altracamera.)DigitizedbyGoogle
30 LAPUNITA
SCENA QUINTA
Armida
sola.A
tuttoeda tutti?...e sarò io abbastanzaforte dafarlo?...È
verocheegli èbuono
; loamo...ma
rinunciare atutto..Guglielmo nonè tanto ricco...ha però molto ingegno eduno
ziovec- chio èricco...insomma
molte speranze perT av- venire émolti sicrificii pelpresente. Facen- dolomontaresullefurie,non
vorrei poi chemi
accadesse quanto eglimi
va sempre ripe- tendo,chelabellezza seneva eche rimarrò isolatasullaterra,priva d’ognirisorsa,perchè semplicecomprimaria e nulla più,posso sperare ben poco dall’artemia
.. Riccardo solo, fra tanti,avevapromessodi sposarmi...ma
è par-tito... L’ultima sua peròricevutada
Roma mi
diceche quanto primasarà diritorno...
Ebbene
prendiamotempo
conGuglielmo...Voglioaspet- tareV
arrivodelFranceseepoi...poideciderò.SCENA SESTA Burletta
edetta.Manetta.
Signora padrona,una
lettera...Annida. Donde
viene?Manetta. Da
Firenze, [ledàlaletteraeparte.)Armida.
Diluiforse? {aprelalettera).Non mi
eraingannata:leggiamo, {legge)
—
•Adorata
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-jg.
ATTO SECONDO 37 Armida. Finalmentetrapochigiorni potrò go- dere dell’ineffabile piacere di riabbracciarti;
domani
l’altrovadoaLivorno,dilàparto tosto per Genova e quindigiovedìsperodiesserealtuo bancoarinnovarti quelle sacrepromesse che ardodal desiderio di confermarti.•—
Povero Riccardo!—
(continuaaleggere).*Imieiaffari aRoma
prosperarono più diquantoosava spe- rare, e voleròadeporreaipiedi dellamia Ar-mida
itesoriacquistati coimieisudori.>Quanto èamabile!...Dio!... Guglielmo!... (fa per na- sconderelalettera.)SCENA SETTIMA
G
tafMelai*
edetta,
indiMarietti».Guglielmo
(conmanoscrittiin mano).Una
letle-•
ral... Chitiscrive?Armida.
Un* importuna chemi
chiedeun
favo- re... tfingendodispetto).Sempre
seccature...sem- predisturbi... (laceralaletterain minutissimi pezzidopoaverla strofinata fralemani) Guglielmo. Vado
dallostampatorea portareque-stilibri..dopoal teatroper la prova e forse
non
ritornerò tanto presto... Intantopensa al nostrocolloquio di pocofa.Armida. Oh
1 tiamerò
sempre.Guglielmo. E
quella lettera eraveramente d’una tuaamica?
Armida. Ma
si.Guglielmo. E
perchèl’hailacerata?Armida.
Volevi forseleggerla?..perchè
non
dir- melo?... avrestivedutoquantosiasincera.DigitizedbyGoogle
38 LA PUNITA
Guglielmo. Tu mi
inganni, Armida..,Armida.
Eccociallesolite... Sei geloso e credinullaa
me
che purdarei tuttalamiavitaper te. (piangendo) Seitroppocattivo coirne...sem*
prerimproveri... sempresospetti...
È una
vita d’inferno!Manetta
(entrando).È
di là lasartache hapor-tatol’abitonuovo.
Armida
(asciugandosigliocchi). L’ abitonuovo?
vengo,(tutta allegra) Addio,
mio
Guglielmo...non fartiaspettare tanto,(viacon Manetta)
SCENA OTTAVA
x "
Guglielmo
solo.Eccola sempre vana eleggiera... Piange, sidi- speraedall’annunciod’
un
abitonuovo, ogni lagrimas’asciuga quasiper incanto e tosto si fa lieta. Davvero che molte voltetemo
che Er- nestoabbia ragione.Ed
anche pocofa quella lettera..L’ha
laceratacontantafretta...Mi
ha lasciatoun
certo sospetto..Se
fossi inganna- to?... sefossitradito?... sementrestoperfarla mia,essa?... Quella suainsistenzaanon voler lasciarela città...Oh
1 sì,houn
rivale...Ma come
non essermene mai accorto? Nessunofre- quenta questacasa..Ma
quella lettera?...Ecco;Marietta,vediamo disapere qualchecosa dilei.
ÒigitizedbyCjóogle
ATTO SECONDO 39
SCENA NONA
Mariella
edello.Guglielmo.
Vieni qui, Marietta,ma
sii sincera.Marietta.
Mi vantod’esseresempre
tale.Guglielmo. Da
chi fumandataquella lettera che leggevapoco falatuapadrona?Marietfa.
Non
loso, perchèlapadronanon mi
dice mai nulladelle cose sue.Guglielmo.
Perlomeno
sapraichi l’haportata.Marietta. Oh
bella!l’harecata il portalettere e1’ho consegnata iostessaalla padrona.Guglielmo.
Allora avrai veduto da qual parte simanda?
Marietta.
Questo sì:da Firenze.Guglielmo. Da
Firenze?!.Ma come
mai?...Marietta. Non comanda
altro,signorGuglielmo?Guglielmo. No,
no, vattenepure:grazie!Marietta
(da sè).Che
ha mai quest’oggiilsi- gnor Guglielmo?(via.)Guglielmo. Da
Firenze?Non
so,che abbiaami- chein Firenze...Voglio interrogarla.Ma
no, no, prudenza, Guglielmo, non farti ridicolo...Vegliaedaspetta...Oraandiamo dallostampa- tore (via.)
iqitiztftbyGoogle
40 LAPUNITA
SCENA DECIMA
A rml d a
sola.Armida.
Vieni,Guglielmo,avedereilbell’abito...Ohi
non c’èpiù... sene è già andato: tanto meglio1Quest’oggicominciavaaseccarmicolle sue prediche moraliese,momenti
or sono,non eralestaalacerarequellalettera,poverame
1...Quando
penso alle sue parole: rinunciare a tutto,ad ogni divertimento,viverefra conta- dini... ioassuefattaalledeliziedel granmon-
do...
Oh
qui ci vuole risoluzione e coraggio.Oggiègiovedì, dovrebbeessere quiRiccardo, e se egli vuolmantenerelepromessedell’ul- tima sualettera,loprendoinparola e
mando
al diavoloquestopoeta... Iosononataper go- dermila vita,
non
per morired’inedia.SCENA UNDECIMA
MarlrttA
edella
,indiRiccardo.
Manetta
(annunciando).IlsignorRiccardo Bei- monte. (via)Armida.
Riccardo?Riccardo.
Iostesso,adorataArmida, che fedele aquanto promisi vengoadeporreaituoijpiedi lemie
ricchezze ed ilmio
nome, (dase)|(È sempre più bella;fa appuntoal caso mio.)DigitizedbyGoogle
ATTO SECONDO 41
Armida. Con
quantopiacere tirivedomio, Ric7cardo.
Riccardo.
Hai ricevuto1*ultima mialettera?Armida.
Questa mattina..Non
socome
ringra- ziartidella tua premura.Riccardo.
Ringraziarmi?... Mentre anelava il bened’essertivicino, d’udire latuavoce...Armida
(dasè).Come
fareseritornaGuglielmo?Riccardo. Ma
tu seiconfusa... imbarazzata.Armida. Oh!
t’inganni: la gioiadel rivedertimi
ha cagionatoun* emozionesì forte...Riccardo.
Ora vivremosempre
uniti, sempre assieme, (dasè)Una
belladonna
alfianco èsempre una
grandesalvaguardia.Armida. Oh
!si sempreuniti...sempre
assieme...Riccardo.
Ti condurrònelmondo
galante ove sei nata perbrillare,per esserneil più vago ornamento... saraiinvidiatadatutti... Lascere-mo
Torino,emeco
verrai là ove ti aspettano gioieed omaggi.Armida. Quanto
seicaro (da se)!.. Qual diffe- renzafraluie Guglielmo!Riccardo.
Povero fiore, tanto bello e gentilenon
devilanguire nel silenzio e nella oscuri-tà...Io sonoricco, moltoricco e
mia
saràlacuradifartirisplendere aldisopra d’ogni al- tra...Sarai felice.
Armida. Oh mio
Riccardo(dasè)\Quanto amore!/
DigitizedbyGoogle
42 LA PUNITA^
SCENA DUODECIMA
Ernesto
e detti.Ernesto
(ivedendoRitardo
chebacialamano
ad Armida). Perdonosignori...ma
èincasailmio
amico Guglielmo?Armida
{confusa).No, èuscito.Riccardo. E
chi è questoGuglielmo?Ernesto
(dasè).Oh
il Livornesedi ritornot (a Riccardo)Noi conoscetevoi, signor Riccardo?Riccardo., No.
Armida. È un
amicodi miafamiglia, a cuisono raccomandata e che viene spesso a tenermi compagnia.Ernesto.
Si,un
bravogiovine,amicodi fami- glia! (dasè) Povero Guglielmo!ora tipersua- derai. (forte)Andrò adunque
acercarlo,avendo bisognodi lui.Armida
(piano adErnesto).Spero chenon
gli direte..Ernesto
(piattoad Armida).Che
cosa?Armida
(c.s).Che
io...Ernesto
(c.s.). Figuratevi!...nemmen
per so- gno.Io nonmi
impiccio negliaffarialtrui,(da sè) (Vado subito a cercarlo ea dirgli tutto.) Signori,dinuovo
perdonino il disturbo:ho l’onoredi salutarli(via).Armida.
Eccola personapiù importuna che iomi
abbia maiconosciuta. Egliè ilmio
cattivo genio...Più volte gli feci intendere chemi
erano insopportabili lesuevisite...ma
egli èuno
di quelli chenon
vogliono mai capire nulla.DigitizedbyGoogli
ATTO SECONDO 43
Riccardo. E
questo Guglielmo?Armida. Abusando
dell’amicizia di miafamiglia siè assuntodi fare il sindacatore dellemie
azioni. Durante la tua assenza l’ho tollerato (entra Guglielmo evedendoi due in colloquio sifermasulla porta),per far tacere le male lingue,ma
oggigli do il congedo...Ora non ho più bisognodi mentori.Tu
soltanto seie sarai la mia guida, ilmio
tuttoRiccardo. Oh
sì,sempre
mia. (da sè) Povera sciocca! seti sposoho imiei buonifini.SCENA DEC1MA.TERZA Guglielmo
edetti.Armida
(vedendo Guglielmo).Guglielmo?Guglielmo.
Si, Guglielmo, chesa, che ha udito tutto.Riccardo.
Signore!...Guglielmo. Non
parlocon voi...Ed
io era sul puntodisagrificare acostei ilmio nome,
ilmio
avvenire?...Donna
perduta1Riccardo.
Signore!voi offendete la donna che deveessere mia moglie.Guglielmo. Ah!
ladonna
che deveessere vostra moglie? Bellacoppia, l’unodell’altrodegni!Armida.
Guglielmo, ascoltale...Gugliemo.
Indietro,o donna.Va,va,seguique-st’
uomo
che troverai bendegno
premio alletue virtù. **
Riccardo. Oh
questo ètroppo!...Vu-v m’insul- tate.Guglielmo. Ah
v’ insulto?...E
locredete?DigitizedbyGoogle
44 LA MUNITA
Riccardo. Ed
esigouna
soddisfazione.Armida.
Perpietà...calmatevi.Guglielmo. Una
soddisfazione?... adun
avven- turiero...aduno
chevilmente...Riccardo. Oh
bastai l’ora., levostrearmi?Guglielmo
(ridendo). L’ora...loarmi?
(presoda ira). L’ora èquesta... le armi...(afferrama
sedia e faper awentarglisicontro.)
Armida. Ah)
(cadesvenuta)SCENA DECIMAQUARTA Ernesto, Usciere, soldati
edetti.Ernesto
(trattenendo Guglielmo). Fermati...Non
gliscomporre iPciuffo odil nodo della cra- vatta...Signor usciere, vi presentoil signor Riccardo Belmontedi cuiandavatein cerca.
Riccardo. Che
si vuole dame?
Ernesto. Una
piccolabagattella...Arrestareun
cavaliered’industria..un
truffatore...Ricoardo.
Qualeinsulto)..Ricorreròalmio am-
basciatore.Usciere. L’ordine<Jiarresto fuappunto
emanato
dalla vostralegazione: dovevate essere arre- statoaGenova
al vostro sbarco,ma
fuggitoatempo
di là,ne venne qui trasmesso l’avviso coltelegrafo.Riccardo. Ma
vi è errore.. Questoal certo èuno
sbaglio.Usciere. Si vedrà piùtardi... Intantoseguitemi, signore.
.
Riccardo
(dasè).Sono
perduto!Ernesto
(aRiccardo).Badatecheviaspetta.48 ATTOSECONDO
Riccardo.
Signore!...Ernesto.
Vi aspetta!(Riccardofa,un
attodi di- spettoepartecoll'Usciere).Guglielmo,non aveva ioragione?.. Vieniora...Armida. Ah
no,Guglielmo!Guglielmo.
Indietro, tuttoè scioltofranoi: vi lascio aivostri sognidorati.Condannataa vi- vere senza mai provarelegioie della famiglia, senzamai
udirsichiamarecgì dolcenome
di madre...Armida. Ah!
taci, Guglielmo.Guglielmo. Lungi
dame:
iovidisprezzo!(Ar-
mida
cade svenuta; Guglielmo edErnestopar- tono abbracciati).FINEDELL*AITOSECONDO.
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ATTO TERZO
ISala nella casadicampagnadiGuglielmo.
SCENA PRIMA Guglielmo
edRimesto.
/
Guglielmo.
Quantoti sonograto d’esserevenuto atrovarmi.Dopo
quasi dueanni.Ernesto. Che
vuoi?Iviaggimi hanno
tenuto lontano dalla patria.Disgustatonelvedere male accoltoilmio
progetto della strada ferrata...Guglielmo. A
forzadi polmoni?Ernesto.
Già. Volliviaggiare... Gran bella cosai viaggi!
Ho
imparatomolto.Guglielmo. Anche
l’arte di fargiudizio?Ernesto
Appunto,etenesaràuna provailmio
prossimo matrimonio.Guglielmo.
Che?... tuammogliarti?Ernesto. E
perchèno?
Guglielmo. Ma dunque
ilcomponimento
prosai- co?...latomba|dell’amore?...Ernesto.
Follie passate.E
sedevodirti ilvero,a decidermi, valsemoltoiltuoesempio. Quelnon
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ATTO TERZO 47 sochedipatriarcaleche regnanellatua fami- glia, alletta emettenell’
animo
ildesiderio di quellepuregioje che è difficile,impossibile goderefra iltumultodelgranmondo.
Guglielmo. Oh
sì,lavitacheoraconducoè quella chehosempretantovagheggiato. Ilcielohafi-nalmente coronatele
mie
brame. Mio zio,che durantetuttoiltempo
disua vitanonmi
assi- stettemai in nulla,riparò atuttolasciandomi alla sua morteerededelsuo patrimoniointiero, il chemi
fé’ricco e padrone di darmi alla quiete.Mi
fuproposta in isposala figliadi,un mio
vicino,saviae bella:io la sposaiedora sono felice.Ernesto. Me
ne rallegro tecodicuore...Ed
hai lasciatolapoesia?Guglielmo.
Dovetticonvenirenellatuaopinione che viviamoinun
secolo che è il più anti- poetico deisecoli.Ernesto,
Oranon
vièpiù fede che nell’oro:ogni botteganeètempio, ognicittadino sacer- doteedadoratore.
Guglielmo.
Oggidìleideesimisuranocolleci- fredell’aritmeticanon
colle sillabe dellaversi- ficazione; lapoesiavienedettauna
stravaganza dell’immaginazione, edun
articolo dellaGaz- zetta interessa assaimegliod’un
inno,d’un’ode, d’un
cantoqualunque. Petrarca stesso se fosse vissuto nel1858, difficilmente avrebbe fatto parlare di sè colla biondachioma e col soave sguardo dellabellaAvignonese. Ilbuon uomo
sarebbesiingegnato ascrivered’economiapo- litica,atrattaredeipesi e delle misure,adis- sotterrare cronache perdirciinqual
modo
Vi- tichindosiallacciasse lebrache, diqualcolore fossela berretta danotte diLodovicoilMoro,DigitizedbyGoogle
48 LA PUNITA
e quante volte al giorno prendesse tabacco Federico ilgrande.
Ernesto. Ma
io resto disasso!Haifattosorpren- dentiprogressi..nel positivismo.Guglielmo. E
laletteratura èuna repubblicaè vero, almenocome
dicesi,ma
non perquesto ilmerito letterarioè megliopesatod’ogni al- traspeciedimercanzia umana.E
su qualbi- lancia poi? suquella dei giornali, alcunidei qualipropagano,è vero,ilumi,fecondanogli studj,innalzano ilmerito:ma
se voltiamola pagina quantine troviamo invece che disse-minano
lacorruzione,incensanolamediocrità, vendonsiallapotenza,edallorasempreuna
lode perl’obbrobrio,un
applauso perlagiunteria,un
sorrisodischerno per la miseria.Ernesto. E
pur troppo tale è lacondizionedi tutteleumane
coseche secondo siadoperano sifannoservirealbene odal male,all'utile odaldanne,all’onoreodall’infamia.Guglielmo.
Volli quindi saperne più nulla di bellelettere...Ernesto. Ed
hai lasciatoanche ilteatro?...dun-que
disperi delsuo risorgimento?Guglielmo.
Disperaredelsuo risorgimentoquando
è già incominciato,quando
forti, eletti in- gegnigiàsiaccinsero aquesta nobileimpresa e l’Italia che ancheinquest’ arteebbe già il primato, tornerà a risplendere gloriosa e bella, a rivendicareuna
gloriacheè tuttasua...e che nullaalmondo può
strapparle ?Ernesto. Ed
allora perchè hai abbandonato le bandiere?Guglielmo.
Perchè?...perchè hodisperato dime
stesso...perchènon
mi
sentiiabbastanza forte per progredireI... Ora una produzionedram'
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