So,
AA
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VOGHENZA
VILLAGGIO
DEL FERRARESE UN TEMPO
CITTA'COL BtMK DI
VICO - AVENTINO
RIFLESSIONI STORICO-CRITICHE
DML CANONICOGIUSEPPE
MANINI FERRANTI
mmm
Sufficitinibìprobaremea,et alienanoncarpar*.
S.H/er.S.August.Ep.xriu.
Ferrara Mdcccx.
Pe’Socj Bianchi e Negri Al Stminarlo
h.
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***
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I.
C3uand’
io eccitato dall’amore del vero e del Patria mi accinsi a diten- dere contra i chiarissimi ebenemeri-
ti nostri Scrittori
Abate
Lorenzo, Ba-rotti , e Dott.
Antonio
Frizzi l’esisten- za de’ primi nostri Vescovi per tre se- coli e più nel Vico-Aventino , detto poscia volgarmenteVoghenza^ mi
cre- dei , che dimostrata questa storine^ ve- rità con robuste evidenti prove,tanto nella DiscussioneAccademica
su quel.Vescovado,
quanto nelCompendio
dit
Storia sacra e politica di Ferrara
da
me
pubblicati , ne venisse di sponta- nea conseguenza , che il Vico-Aventi-no
era Città a queltempo, come
Cit- tà 1’ ho chiamatamai sempre
ricor-dando
la tradizione de’ nostriMaggio-
ri , e
come
Città lachiamarono
molti eruditi Autori avanti dime
, ed an- chedopo
.Trovo
però in oggi ,che
fui troppo facile a creder cosi.
Un
al- tro nostro Scrittore ,non meno
illu*DigitizedbyGoogle
stre e benemerito de’
due
mentovati poc’ anzi , accorda bensì cheVoghen
-
za ebbe
1* onore distinto di esser Se-de
di Vescovi, e s’impegna
anzi a di- mostrare di questoLuogo
un’antichi- tà assai più rimota e decorosa di quel- la , che vi riconobbe il Frizzi ,pub-
blicando delle Osservazioni erudite so-pra un
*antica Iscrizione riguardanteil Vico-Aventino;
ma
poscia tienefer-ma
opinione, che sebbeneformasse giàuna numerosa
Popolazione, ... ciònon
ostantenon
ardisce asserire , che taleadunanza
di abitatori portassemai
ilnome
di Città , imperocché di questonon
sipuò
arrecare verun. sicuro in-dizio
per V una
parte , e perV
altranon
basta, ei dice,per mio
avvisoad
innalzarla al
grado
di Città la Resi-denza
e giurisdizione Episcopale fa).
Indi riflettendo alla persona di
Marco
Vettio, il quale vien ricordato in quel- la Iscrizione , di cui è il Prototipo , per
un
ottimo Cittadino ,non
potersi per ciò a lui attribuire la Cittadinan- za diVoghenza
, soggiunge ,che
sa- rebbe ben ridicolo il voler qui intro- durre sospetto , cheVoghenza
fosse(o) Pag. 5. Osservazioni sopra un antica Inscrizio- ne del Vica-Aventino, oggidì Voghenza ec. Fer- raraper Gaetano Bresciani
MDCCCX.
!
51
Città, o desse Cittadinanza (pag. 17.).
Essendo
però assai riputato , ebea
giustamente , nella Repubblica dello belle Arti il pregevolenome
di que- sto Scrittore , il qualeha
stampata molteOpere
erudite con nostra gene-rai compiacenza , e
temendo
io ,cha anche
per questo titolo sia per trarrò grannumero
di persone a seguitarlo in questa sua opinione ,ho
stimato dovere di supplire almio mancamen-
to dimostrando con Riflessioni storico- critiche
T
onorevole grado di Città nella Gallia Cisalpina al nostro Vico-
Aventino .
E
poiché lo stesso chiarissimoOs- servatore riflette ancora , che il cele- bre Frizziha
lasciataV
esistenza del Vico-Aventino nello stato dimera
pro- babilità , dal che potrebbe taluuo si- nistramente inferire ,che
io abbia ol- trepassati i confini del vero col soste- nere, che esso haapertamente
nega-ta a quella Città la
prima Sede
de*nostri Vescovi , reputo necessario di riprodurre
una
partealmeno
di ciò,
che
scrissi su tal controversia amia
difesa nell’
Appendice
già pubblicata nel V.Tomo
del dettòmio Compen-
dio di Storia, affinchè
ognuno,
cui prenda voglia di venirne in chiaro9
t 6 |
veder
lo possaagevolmente
inun
li-bercolo di pochi} pagine , qual è il
presente (a) .
Sono
questi pertanto idue
og- getti delle Riflessioni storico-critiche ,che
rendo pubbliche.Ad
essipuramen-
te restringomi senza prenderne altri
ad esame
da quelle Osservazioni s nelle quali alcuni Eruditi vi trovanche
dire, e forse con troppa severi- tà , quand* io pel contrario guarderò
mai sempre
percommendevol
faticail mettersi fra il bujo di quelle tene- bre , che copron tuttora in gran par- te l’antica topograiia del fertile nostro Dipartimento , per quindi pubblicare le proprie scoperte , o le più plausi- bùi congetture . Per ciò a
me
basta di dar nuovi lumi a quanto stampai in proposito di quella nostra Città , lasciando che nel restanteognuno
lapensi a suo piacere : sì , sufficit mihi probare
mea
, et alienanon
carpere.Soffrano i cortesi miei Concitta- dini di
vedermi nuovamente
occupato in questo letterario trattenimento.Ho
creduto dover preciso di rimettervi la
(a) Barò questa porzione senza cambiarvi una lette-
: ra, e soltanto a minoramento di fastidio ne’miei
' Leggitori omraetterò quelle Annotazioni,checre-
e dorò superfluealpunto, che sonopermaneggiare.
1 7 r
mano
perun
giusto riguardo allamìa
Patria, e ame medesimo.
SeVoghen
-za
fuun tempo
Città,dunque
la no- stra originenon
è così meschina, com*è sembrato ad alcuni appoggiandosi al- le
Memorie
raccolte e pubblicate sa d’ essa dal chiarissimo nostro Frizzi .Se
questo Scrittorenegò
alla medesi-ma
laprima Sede
de’ nostri Vescovi,io
dunque non
fuiun
impostore nell*attribuirgli questa negativa, e nel
com-
batterla civilmente .
Leggano
essi , ed iraparzialmenta
decidano .II.
La
Storia Ecclesiastica ,com-
pilata da Scrittori della più esatta Cri- tica , e principalmente gli atti stessi de’ Concilj universali , che
sommini-
strano le prove più autentiche de’Ve- scovadi e de’Vescovi, son quelli, che' ci fan rilevare con certezza ,
che Vo
-ghenza
antica ,com’ ebbe V
onore diSede
Vescovile, così portò ancora l’al- tro di Città dell’ Italia. Traesi la pri-ma
prova fino dal terzo secolo della Chiesa .Al crescere in questa età sì lon- tana da noi il
numero
de’ Credenticattolici giudicaron
ben
fatto i Vesco-vi di stabilir nelle Ville e nelle Bor- gate , in Villis $t Pagis , de’ Vicarj
^
1*1
ehe
loro servisser d’ajuto nelPinstruirei Fedeli, nell’arnmiuistrare la Santis- sima Eucaristia, nell’assistere agl’in- fermi, nel dare ad essi l’estrema
Un-
zione , e nel prestare gli uflìzjemor-
tuali
con
quel religioso rito, che più omeno
veniva permesso dalle circo- stanze delle persecuzioni degl’Impe-
ratori pagani .
Ebbe
vigore questa di- sciplina tanto in Oriente ,quanto
in Occidente , e que’ Sacerdoti , che ve- nivano a ciò deputati , chiamaronsi Curatori dai Greci , e Correpiscopi dai Latini ,come
ne fannomenzione
nel seguente secolo IV. il grande Conci-lio I. di Nicea , quello di Laodicea ,
e
S. GregorioNazianzeno
nella Vita di S. Basilio .I Vescovi però ritenevano le loro Sedi nelle Città , le quali erano
come
il centro delle loro Diocesi con con-
fini prescritti dai sacri Canoni, nè
da
esse partivano, senon
se per bisogni gravissimi del loroGregge,
o per adu- narsi in Concilio con altri Vescovi , o per sottrarsi dalle persecuzioni, e quin- di occultamente giovare al loro Popo- lo . Fuori di questi casi , e di altriben
pochi,non mai
dipartivano dalle Città.Quando
poimancavan
di vita,
dovendosi allora venire all’elezione de’
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I 9 I
Successori, raduuavansi i Vescovi del- la Provincia nella Città della
Sede
va- cante, e premessi ivi tre giorni di di- giuno ,come
risulta dagli atti di Ba-silio
Vescovo
diLaon
appresso i Bol- landoti,convocavano
il Clero, gliOt-
timati della Città, i principalide’Mo-
nasterj , la Plebe stessa della Città e della
Campagna
ancora col suo Clero rurale , coinè ne fa fede Severo Sul- pizio nella vita di S. MartinoTuro-
nese , eproponevano ad
esso i Sog-getti , che credevan più degni a co- prir quella Sede, per indi raccogliere
da
tanta gente 1 loro voti , siccomelo ricorda lino dal III. secolo il
Som- mo
Pontefice S. Cornelio nelledue
lettere,
che
ci sono rimaste salve dal pernicioso naufragio delle altre ,che
aveva scritte.Tutto ciò
adunque
compievasi nel- le Città, e nulla di ciò si faceva nel- le Borgate, o Ville, perchè in essenon
v’ erano Cattedre Vescovili. Era-no
le Borgate e le Ville destinate, co-me
dissi, ai Preti sussidiarj de’Vesco-vi , o sia ai Correpiscopi, i quali era-
no
bensì incardinati e fissi inun
Ora- torio rurale ,ma
senza carattereVe-
scovile , senza
Sede
Vescovile , senza elezione di Vescovi Provinciali ,ma
I IO 1
colla sola missione de’ rispettivi
Ve-
«covi della Diocesi
.
Ora
gli è fuor di dubbio, cheVo- ghenza
ne’ tempi antichinon
avevaun
Correpiscopo .La
tradizione de’nostri Maggiori parlasempre
di Vescovi .La
consecrazioife del nostro Marcellino fatta da S. Pier Grisologo suo Metro- politano,
come
leggiamo tuttora inun Sermone
del Santo Dottoremedesimo
,parla di Vescovo .
Di
Vescovi parlali le lapide rimasteci di Giorgio } e diMauricino
altridue
nostri Vescovi diVoghenza
.La
Chiesa di S. Maria diBocche
edificata da Vittore nel seco- lo VI. parla aneli’ essa diVescovo;
e qualVescovo
Vico-Aoentino si sotto- scrive nel secolo seguente il nostro Giustino alla Sinodica lettera delPon-
tefice
Agatone
ai Padri radunati in Costantinopoli contra gli EreticiMo-
noteliti .
Dunque Voghenza
, in cui risie-devano
,non
erauna
Villa,una
Bor- gata , oanche
un Castello ,ma una
Città .
Dunque Voghenza
godeva l’o-nore di Città ai loro tempi.
III.
Non
si dissimuli però, che a fronte diuna
disciplina cosi generale«'introdusse fino dal IV. secolo , per eccesso di zelo in qualche Metropoli-
DigitizedbyGoogle
i
" r
tano, l’abuso di stabilire alcuna Se- de Vescovile ne’Villaggi stesai e nelle Borgate^
ma
vi si opposeanche
pre- sto il numerosissimo Concilio diVe-
scovi Orientali e Occidentali radunato
in Sardica nell’
anno
347-, il quale, sebbenenon
abbia il titolo diEcu- menico,
pure vieti riguardato, sicco-me
osservano gli Eruditi dopo' i va- lenti Storici e Canonisti Baronio,Lab- bè
,Yan-Espen,
Flevry, e Tillemont peruna
conseguenza deli- accennato Concilio I. di Nicea , e vennero quin-di abbracciati i suoi venti Canoni di- sciplinari dalla Chiesa universale .
0-
sio di
Cordova
, quelVescovo
tanto celebre delleSpagne
, che sostenne consomma
gloria la purità dellaFe-
de eE
innocenza di S. Atanasio fino all’ età di cento anni , e che per u-mana
debolezza cadde poscia misera-mente
alle violenze ed alle battiture dategli per ordine dell’ImperatoreCo-
stanzo coi sottoscrivere 1’ eretica for- inola di Sirmio ;ma
che indi vicino amorte
la rivocò vigorosamentecon
solenne protesta a maniera di testa-mento
, Osio , dissi , illuminatissimo Vescovo, che presedette ai dettoCon-
cilio, o che
almeno
ne eral’anima,
fu quegli , che fece osservare a qup*DigitizedbyGoogle
I r* I
Padri , quant’ era disdicevole il dare de’ Vescovi ai
Luoghi
poco illustri ,come
sono i Villaggi e le Borgate ,mentre
bastava al governo spirituale di essi il tenerviun
Correpiscopo sot- to l’immediata dipendenza del proprioVescovo.
Entrarono i Padri nel sen- timento di lui, e decretarono nel Ca-none
VII., che d’allora in avantinon
si accordasse
mai
più licenza di ordi- nare de’ Vescovi per sì fattiLuoghi
,onde
non render vile ilnome
, e la dignità de’ Vescovi stessi . Licentia dando, non, est , sono queste le paro- le delCanone
, ordinandi Episcopos in Vico aliquo .... , cui sufficitunus
Presbyter , ocome
leggono altri , cui sufficit Correpiscopus, quia
non
estnecesse ibi
Episcopum
fieri , ne vile- scatnomea
Episcopi , et auctoritas .Stabiliscono quindi , che per 1* avve- nire, allorché saranno invitati i
Ve-
scovi ad ordinare
un nuovo
Vescovo,non
Jo facciano senon
che in quelle Città, che per l’addietro lo avevano, ovvero in quelle Città così popolate, che meritassero di averlo ,Non
de- bent illi, così segue ilCanone
stesso,
facere-
Episcopum
nisi aut in his Ci- vitatibus ,quae
Episcopos habuerunt, aut siqua
talis , aut tatapopolosa
DigitizedbyGoogle
I
<3|
est Civitas,
quae
mereatur habere Epi-scopum
.Questa importante disciplina fu subito adottata da tutta la Chiesa , messa in pratica in tutte le Provincie cattoliche , e
mantenuta
per più se- coli in tanto vigore, che 'il Pontefice Zaccheria , ilquale fu promosso alla su-prema
Cattedra di S. Pietro nel 741••portava parere di non potere
nemme-
no derogarvi , imperciocché ne scrive in proposito a S. Bonifazio Arcivesco- vo di
Maganza
nelmodo
seguente :memineris ,
quod
in sacris canonibus praecipimur observare , utminime
in Villulas .... Episcopos ordinemus , ne vilescatnomea
Episcopi; e così purelo ritroviam ripetuto in altri Decreti di Concilj e di
Sommi
Pontefici ripor- tati nel GiusCanonico
, e segnata-mente
nel Cap. Ecclesiis 3. disif. 68., nel Cap. Correpiscopi 5. ead. dist. 68., nel Cap. I. de Privileg. Cap. Episco- pi 3. dist. 80. , e in altri luoghi .Or,
che discende da tutto ciò in rapporto alla nostraVoghcnza
?Un
discorso
ben
facile , che sbalza agli occhi d’ognuno
, senza che abbia a perdersi fra lunghi esami , e discus- sioni . Eccolo in pochi accenti .0 Voghenza
avea di già conse-n*0.<4
l>4|/
guitoJ’onore di Sede Vescovile innan-
zi al
T
epoca del Concilio di Sardica , o l’ebbe pochi anni appresso. Se eb-be
\ escovi innanzi a detta epoca, sic-come
in fatti ce ne ricordanodue
inostri Storici , cioè Olclrado nel 33o., e Giulio, ciré si fa vivere sino al 364.,
dunque V
oghenza era Città, io dico, a quest’epoca, poiché ritroviamo suc- cedere a Giulio S.Leone
I. , e indi altri dodici Vescovi lino a S.Maure-
lio , tutti residenti in
Voghenza
, ilche
non
sarebbe stato permesso eon-tra la vigente disposizione del riferi- to
Canone
nè per parte dell’ Arcive- scovo di Milano e VescoviCompro-
vinciali nel secolo IV. , -nè per parte
dell’Arcivescovo di
Ravenna
coi Ve- scovi dell’ Emilia ne’ secoli V. VI. e VII., ne’qliali essi furono i Metropolita- ni diVoghenza
.No
,non
è possibile ,che eglino disprezzato avessero di una-
nime
consentimento ilcomando
della Chiesa , che loro intimava ,non
de- bent Episcopi ....facereEpiscopum
ni- si in Civitatibus,
quae Episcopum
ha- buerunt (a) .(«) Dissi residenti in Voghenza tutti i primi nostri Vescovi fino a S. Maurnlio , che ne fu l’ultimo
.
"Visse in fatti il Santo oltre alla metà del settimo
'eccolo, ma poi ignorasi in qual anno preoisamen-
DigitizedbyGoogle
i
ii|
Se
poi a quell" epocanon
aveva peranche
Vescovi ,ma
liebbe dopo
pernuova
instituzione del Sinodo Pro- vinciale, cioè seebbe
quelli, che fu- rono dame
riferiti nella serie crono- logica,che
ne ho data nel dettoCom-
pendio di Storia ;
dunque Voghenza
era di già allora passata dall’umile sta- to di Vico
,
o Borgata al nobile grado
di Città a seconda del
Canone
delCon-
cilio di Sardica , in cui accordavasi ai
Vescovi Comprovinciali di creare
un nuovo Vescovo
in quella Città, elio fosse così popolata da meritarlo,aut tam populosa
est Civitas , ut merea-te seguisse la barbara morte di lui. Credasi que- sta contemporanea alla distrazione di quella Cit- tà, e conviene meco lo Scrittore erudito di quel-
le Osservazioni nel tenere per più verisimile l’o- pinionc di quelli, che la credono accaduta per manovra di Mauro Arcivescovo di Ravenna , ne- mico dichiarato del Papa, tutto fautore dell’ere- tico partito deli"Imperatore Costantino, dettoCo- stante II., e secondato nelle furiosesue mire dall’
Esarca residente per l’Imperatore in detta Città, e condottiero delle soldatesche Orientali guastata da?!’errore dominante allora in Costantinopolidel
Monoteismo. In assegnare però iltempodi quel- la grave sventura discorda da me, a lui piacendo di metterla sotto l’anno CC6.,poichéincontrane-
gli Annali d’Itulia del Muratori, che in quell’
auno avea ripreso nuovo fuoco il famoso scisma di quell’Arcivescovo (pag. ai.), e quindi credo seguita quella devastazione dal bracciodell’Esar- ca Gregorio
, e non di Calliopa, come alcuni scrissero (pag. ao.). Io sono, il confesso, uno di
(
i6|
tur habere Episcopurn , imperciocché
non
è presumibile, che tanti Vescovi, tra i qualiun
S. Pier Grisologo, nullacurando
il citatoCanone
della Chiesa universale, avessero dato, e tante vol- te lo avessero dato aVoghenza un Ve-
scovo , senon
fosse stata in pria de- corata del grado di Città.In
qualunque
ipotesiadunque
siriguardi Voghenza. di que’Iontani
tem-
pi, è forza conchiudere, che fu Città fino dal IV. secolo della Chiesa, o al-
meno
dal V. , vale a dire ,che
sino d’ allora fuun Luogo
così distinto ,che,
giusta la definizione delle Cittàquesti, che ecrisser cosi, e mi pare d’averescrit- to con appoggi maggiori del suo parere dicendo , che quell’ eccidio, e la morte del Santo avvenis- sero nel 657. , o poeti addietro : 1. perchè fino
da qnest’epoca era stato furiosissimo lo scisma di detto Arcivescovo, siccome lo notano con Agnello Scrittore Ravennate del secolo IX. altri Scrittori antichi di quella Città
; perilchenoniscopro ne- cessario di dover protrarre quel luttuoso caso fi-
no alla rinovazione del medesimo scisma perindi crederne Mauro l’autore: a. perchè andòpochis- aimo tempo , che detto Arcivescovo fu scomuni- cato dal Papa nella prima sua ostinata prevarica- zione , onde la di lui malizia era di già consu- mata anche innanzi di detta rinovazione,la qua-
le soltanto prese maggior fuoco : 3. perchè non potevasi rinvenire un esecutore più forte e più
•aerilego de’ barbari suoi disegni d’un Teodoro Calliopa, cioè di quell’Esarcamedesimo,che osò arrestare il Pontefice S. Martino senza nemmeno
rispettare l’Altare della Basilica Lateranese, «he.
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I *7 I
lasciataci da Cicerone nel
Sogno
di Scipione i e confermata da Aurelio Vittore nella Vita degliUomini
illu- stri , contener dovevauna
moltitudi-ne
«copiosa di persone ripartite in va-rj ceti , ed ivi raccolte per vivere in.
società civile, per godervi degli stessi diritti
, per portarvi con giustizia di- stributiva gli stessi pesi , e per unire insieme le loro forze a
comune
difesa .IV.
Nò Voghenza
,
a creder mio,
doveva
essereuna
Città dell’ infima classe ,sebbene
per altro conceda ,il Santo aveva abbracciato, e indi lo mandò pri- gioniere tra mille patimenti su d’una nave a Co- stantinopoli
, laddove non abbiam dalle Storie, che l’altro Èsarca Gregorio ,’che gli succedette, fosse uomo di talento così sacrilego e crudele .
4- In fine, perchè non saprei in qual guisa al- trimenti comporre 1’epoca di Marino successore di.5. Maurclio , che tutti pongono, vaglia o non
vaglia la Bolla del Pontefice Vitaliano, a Ferra- tola in detto unno 6 &7. Per le quali cose tutte
non so dipartirmi dal mio parere , sembrandomi che per fissarne un’epoca diversa vi si richiegga qualche cosa di più.
Osserva poi lostesso Scrittore, che malgradola detta devastazione i Vescovi di quella regione se- guitarono sempre ad avere l’antica giurisdizion»
e titolo di Vescovi Vico-Aventini.
È
da alcuni documenti riportati dal Fantuzzi (cioè indicati da questo illustre Scrittore, e da me in parte ri- feriti per disteso nel primo Tomo del mio Com-pendio storico coll’averne procurata autentica co- pia dall’Archivio di Ravenna ), rilevasi, che il
titolo medesimo conservavano nel secolo non
»
a decimo , noi qual tempo schiene tntro la Diot
a
- •
I '8|
che non
sarà statanè anche
delle maggiori . Io lodeduco
daun
rifles-so di gravissimo peso .
Quando
il rinomatoVescovo
Osiorifletter fece ai Padri del Concilio di Sardica la disconvenienza di ordinare de’ Vescovi per li Villaggi e le Borga- te , aggiunse altresì , che
non
conve- niva ordinarlinè meno
per le piccio- - le Città sul riflessomedesimo
dinon
avvilire la Dignità Vescovile .
E
inquesto ancora concordaron que’Padri;
e perciò decretarono, che
non
si des- sero Vescovinè anche
alle picciole Città. Leggasinuovamente
il testo di quelCanone
, e si legga senza lamu-
tilazione ,
che
a bello studio vi frap- posi per indi condurre i mieiLeg-
eesi compresa fosse anche Ferrarola o Ferra- ra antica, nulladimeno il Vescovo appellatasi d'ordinario primieramente Vico-Aventino, e se- condariamente Ferrarese. Io però ho la «fortuna d’avere discordato alcun poco anche in questo dal colto Scrittore, e di non potere convenire del tutto con lui . Non è però da maravigliare. Egli è impossibile 1*incontrarsi pienamente di opinio- ni in materie di tempi cosi oscuri, e per noi si fatali , che oltre la distruzion di Voghenza per-
demmo ancora Pantico Archivio della Chiesa di S. Giorgio Traspadano, come lo ricorda Marco
Savonarola nel secolo XVI. Scrissi pertanto, e mi conviene ripeterlo, che distrutta quella Città i
suoi Vescovi furono stabiliti a Ferrarola,dettada
lì a poco Ferrara
, e chs qui chiamati vennero
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I *9 I
gitori a più forte persuasione . Li- centia (landa
non
est ordinandi Epi- scopos in Fico alìquo, aut inmodica
Civitate , cui sufficit
unus
Praesbiteretc. , e similmente lo ricordò il
Pon-
tefice Zaccheria 6opra citato dicendo a S. Bonifazio, memineris
,
quod
in sa-cri s canonibus praecipimur observare , ut
minime
in VilluLas , velmodicas
Civitates Episcopos ordinemus .
Che
se i Pontefici stessi osservavano reli-
giosamente quel
Canone
,con
qual più ai ragione loavranno
osservato iVe-
scovi della nostra Provincia; e se vio- lato l’avessero,
non
si sarebbero for- se tosto opposti a loro iSommi Pon-
tefici quai Custodi principali dei Ca- noni stessi ?
Frattanto se quelli erano i Cano-
per alcuni secoli ora Vico-Aventini,ora Ferraresi, ed ora 1’ uno e 1’altro fino al secolo X. Quindi
dissi , che Giustino si sottoscrisse Vescovo Vico- Aventino in un Concilio Romano nell’anno é8«;
che Costantino si sottoscrisse Vescovo Ferraresi nell’861. In altro Concilio Romano sotto il Pon-
tefice Niccolò I.j che il Pontefice Giovanni Vili, scrisse lettera a Viatore Vescovo di Ferraranell'
anno 88a; e che Martino Reverendissimo Fesco -
vo della Santa Chiesa di Ferrara intervenne ad un’ Assemblea di Vescovi tenuta in Ravenna nel 955., ed è quello stessoMartino
,
chediede nell*
anno 966. la graziosa enfiteusi da me portatapee intiero in detto Tomo, nellaqualesichiamaEpin.
scopai Ficcventia* Ecclesia*j tea Ferraritnjif
,
I ao
|
ni della Chiesa, e se erano
mantenu-
ti ,
come vedemmo
, in piena osser- vanza ,come non
avrassi a conchiu- dermeco
, cheVoghenza
condecora- ta diSede
Vescovilenon
fosse Città di qualche estimazione ? Sarà forse stata essa l’ eccezion della regola , e della prassicomune? Ma
su qual fon-damento
presumerlo?Con
qual docu-mento
provarlo ?V.
E come
, dico io,non
devesi anzipresumere,
cheVoghenza,
o siail Vico-Aventino, già preso da
me
perun
sinonimo , fosse assai popolato in- torno ai tempi dell’Era volgare? Igno-risi pure, quai fossero di sicuro i pri-
mi
suoi abitatori , se Greci , se Etru- schi, o piuttosto se Galli, ovveroun
avanzo ,com’
io inclino a credere ,della nobile distrutta Città di Spina ricordata da Plinio , e ad essa distan- te circa le venti miglia , o se
Roma-
ni in fine, che col sottomettere que-
gli abitanti al
dominio
della loro Re- pubblica facesser loro cambiare i co- stumi , le leggi, e ilnome
primiero;gli è certo , che l’ impasto di queste Nazioni insieme raccolte
doveva
fareun
tutto assai rimarchevole.Ne
con- viene lo stesso diligente Scrittore col dire , io tengoferma
opinione , cheDigitizedòyGoogle
|ai
|’Voghenza formasse già
una numerosa
Popolazione 3non mica composta
disoli pescatori ,
come
sfuggi dipenna
al Frizzi
, fuorusciti e
vagabondi
3ma
sì
pur anche
di famiglie benestanti t ed o per impieghi militari3 oper traf- fico ragguardevoli (pag. 5.); sitopos- seduto ed abitato ,come
dichiara al- trove ,da
diverse straniereNazioni
(PaS* 7-)
Ma
s’ ella era cosi ,come
viha
gran ragione per crederlo (a) , e per- chè avrassi poi a supporre,che
i suoi abitanti , numerosi tanto, e tanto ci-(a
)
La moltitudine diragguardevolimonumenti,cho
si sono scoperti alquanti piedi sotterra, e che si
scoprono di tratto in tratto anche al presente in Voglienza, e nel suo circondario dipochemiglia, di urne sepolcrali, di lapide con Iscrizioni
, di
sarcofaghi di grossa mole, di pavimenti ben co- strutti , d’ idoletti , di medaglie , e di numismi
,
buona parte de’ quali sono stati trasferiti nel pa- lazzo della pubblica Biblioteca, a cui fanno ’.a pregevole ornamento, ben dimostrano, che
V
o-ghenza antica non era una Borgata, ma unaCit- tà. In copia sì grande, e sì distinta non poteva- no uscire sì bei monumenti da pochi edumili abi- tatori . E notisi bene, che tutti furonoritrovati a caso nel coltivare , e iàr lavori nelle campagne.
Quanti di più se ne troverebbero , se si usassero appositejdiligenze in que’luoghi almeno,chedanno segnali di vetuste fabbriche diroccate nella deplo- rabile distruzion di Voghenza nel secolo VII., a restaron poscia coperte e sepolte dalle deposizio- ni del Po non ancora imprigionato fra argini , o non boa difeso dalla diligenza, • dalle ricchezza
| aa
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vilizzati
da
dare co’ suoi benestanti de’ Militari e de’ Trafficatiti , e inun
con essi de’ Magistrati proprj ,come Vedremo
da qui a poco , per 1’ ordin civile, politico, e religioso delLuogo,
siano stati sì neghittosi e da poco da
non
curare, contra 1*esempio di tante altre Popolazioni forse minori , di cin- gersi dimura,
e munirsi ancor di Ga- stello, nulla prezzando rautichità del- la loro origine , la civiltà delle loro professioni , la sicurezza delie fami- glie , delle fortune , e del traffico , singolarmente a que’ tempi calamito-si, ne’ quali erano sì frequenti le guer- re , e tanto pericolose le convulsioni della
Romana
Repubblica, e poi dell*de’nostriAntenati? Pochi anni fa nell’escavareun podere diCasa Bonacossi peraccomodarviuna pic- cola peschieravi siscoprìalfondodiquatti*incin- que piediun pavimentoatassellatine,everrà abuo- nastagioneestrattodalsuolo.Saràanch’essounmo- numentodiqualcheantico nonispregevoleedifizio,
sebbenenonappartenenteaitempidellaRomanaRe- pubblica,e chi sa,che non fossailpavimentodella Chiesa Vescovile? Questacampagnaèdistantedu- gentopertichecircadall’odiernaChiesadiFoghenza.
E qui desidero, che si rifletta, chequandonel mio Compendio Storico ho ricordate più volte le
Chiese di Foghenza e di Voghiera, e vi ho fatto osservare, che la prima ha conservato il suo ti- tolare S. Stefano fino all’undecime secolo, e che la seconda ha mantenuto sempre 1’antico suo ti- tolo di Maria Santissima con altri riflessi, che nulla serve ripetere } non ho mai preteso, che
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Imperio ?
Quanto
ame
sono d’ avvi*so di
non
essere indiscreto , sene
chiedo in contrariouna
prova alme-no
di fatto .Eppure
questa prova ,può
dire taluno , estrar sipuò
daquanto
scri-ve nelle sue Osservazioni
l’Autore
lodato .Il Vico3 egli osserva
,
per quan-
to affermaci dagli Scrittori di Romag-
na
antichità , altronon
era , cheun
fabbricato continuo di case , disposte in
due
fileuna
rimpetto all’altra conuno
spazio intermedio ,come hanno
quelle 3 che
anche
oggidì appellansiContrade
o Strade d'una
Città; senon
che alledue
estremitànon
essen-per quelle Chiese si dovessero intendere leodier- ne Chiese materiali, cometalunopotrebbesospet- tare in leggendo nelle Osservazioni ec., che il
pretendere di riscontrare nellacasaeChiesaPar- rocchiale di Foghenza oggidì esistente le reliquia del Vico-Aventino i una pretesa, che non ha et
suo favore alcuna prova e autentice documento.
(pag. 18.) L’avrà forse dettoqualche nostroScrit- tore da me non veduto ; ma iono certamente,nè
avreigiammaiavanzatounospropositosìmadornale mentre io
, oltre alle altre ragioni del tempo e delle accadute vicende sul nostro agro, hovedu- te cogli occhi miei più e più volte ledetteChie- se, e ne ho osservata la novità
, aggiungendo an- cora, che non si può nemmeno assegnare l’iden- tifico fondo , su cui era innalzata la primanostra Cattedrale. Chi sa, lo ripeto, che quel pavintele
te ne» ne porgesse qualche wdraie f
- -
v
t'-jl' e X..1*41
dovi di prospetto altra
f
abiotica omu-
ro, restava quindi affatto aperto l'a- dito, e libera
V
uscita allacampagna
(pag. 18.) . Sia pure cosi : intesi pe- rò
bene
, che qui si prende il voca- bolo di Vico per indicativo d’utiLuo-
go rurale, enon
diun nome
proprio .Che dunque
per questo?Ora
Voghen-za ha
ritenuta ladenominazione
di Vico 3 enon
di Città fino al secoloX.y come
rilevasida un
autentico do-cumento
riferito dal Fantuzzi( pag.
17.). Per pochi
momenti
sospendo ri-spondere a questa proposizione. Frat- tanto che si conchiude? Conchiudesi,
che Voghenza non fu
Città, che des-se Cittadinanza (pag. 17.) ....
Ed
io a confronto di questo ra- ziociniooppongo
quest’ altro cavato dalladenominazione
di Castello . IlCastello ,
come
san tutti, ecome
as- sicurò Cicerone pe’ tempi suoi nelle sue Lettere famigliali , èun Luogo
circondato di
mura,
emunito
di qual-che
torre a presidio d’una
Città vici-na
, d’uria Piazza, o di qualche altro sito importante.(Che
dirassi a que- sta proposizione ? Io spero chemi
ver- rà accordata, perchè affatto simile al- la prima su la condizione naturale del Vico.Avanzo dunque cammino.)
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