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So,

A

A

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(4)

VOGHENZA

VILLAGGIO

DEL FERRARESE UN TEMPO

CITTA'

COL BtMK DI

VICO - AVENTINO

RIFLESSIONI STORICO-CRITICHE

DML CANONICO

GIUSEPPE

MANINI FERRANTI

mmm

Sufficitinibìprobaremea,et alienanoncarpar*.

S.H/er.S.August.Ep.xriu.

Ferrara Mdcccx.

Pe’Socj Bianchi e Negri Al Stminarlo

h.

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(5)

***

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(6)

I.

C3uand’

io eccitato dall’amore del vero e del Patria mi accinsi a diten- dere contra i chiarissimi e

benemeri-

ti nostri Scrittori

Abate

Lorenzo, Ba-

rotti , e Dott.

Antonio

Frizzi l’esisten- za de’ primi nostri Vescovi per tre se- coli e più nel Vico-Aventino , detto poscia volgarmente

Voghenza^ mi

cre- dei , che dimostrata questa storine^ ve- rità con robuste evidenti prove,tanto nella Discussione

Accademica

su quel.

Vescovado,

quanto nel

Compendio

di

t

Storia sacra e politica di Ferrara

da

me

pubblicati , ne venisse di sponta- nea conseguenza , che il Vico-Aventi-

no

era Città a quel

tempo, come

Cit- tà 1’ ho chiamata

mai sempre

ricor-

dando

la tradizione de’ nostri

Maggio-

ri , e

come

Città la

chiamarono

molti eruditi Autori avanti di

me

, ed an- che

dopo

.

Trovo

però in oggi ,

che

fui troppo facile a creder cosi.

Un

al- tro nostro Scrittore ,

non meno

illu*

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(7)

stre e benemerito de’

due

mentovati poc’ anzi , accorda bensì che

Voghen

-

za ebbe

1* onore distinto di esser Se-

de

di Vescovi, e s’

impegna

anzi a di- mostrare di questo

Luogo

un’antichi- tà assai più rimota e decorosa di quel- la , che vi riconobbe il Frizzi ,

pub-

blicando delle Osservazioni erudite so-

pra un

*antica Iscrizione riguardante

il Vico-Aventino;

ma

poscia tienefer-

ma

opinione, che sebbeneformasse già

una numerosa

Popolazione, ... ciò

non

ostante

non

ardisce asserire , che tale

adunanza

di abitatori portasse

mai

il

nome

di Città , imperocché di questo

non

si

può

arrecare verun. sicuro in-

dizio

per V una

parte , e per

V

altra

non

basta, ei dice,

per mio

avviso

ad

innalzarla al

grado

di Città la Resi-

denza

e giurisdizione Episcopale fa)

.

Indi riflettendo alla persona di

Marco

Vettio, il quale vien ricordato in quel- la Iscrizione , di cui è il Prototipo , per

un

ottimo Cittadino ,

non

potersi per ciò a lui attribuire la Cittadinan- za di

Voghenza

, soggiunge ,

che

sa- rebbe ben ridicolo il voler qui intro- durre sospetto , che

Voghenza

fosse

(o) Pag. 5. Osservazioni sopra un antica Inscrizio- ne del Vica-Aventino, oggidì Voghenza ec. Fer- raraper Gaetano Bresciani

MDCCCX.

(8)

!

51

Città, o desse Cittadinanza (pag. 17.).

Essendo

però assai riputato , e

bea

giustamente , nella Repubblica dello belle Arti il pregevole

nome

di que- sto Scrittore , il quale

ha

stampata molte

Opere

erudite con nostra gene-

rai compiacenza , e

temendo

io ,

cha anche

per questo titolo sia per trarrò gran

numero

di persone a seguitarlo in questa sua opinione ,

ho

stimato dovere di supplire al

mio mancamen-

to dimostrando con Riflessioni storico- critiche

T

onorevole grado di Città nella Gallia Cisalpina al nostro Vico

-

Aventino .

E

poiché lo stesso chiarissimoOs- servatore riflette ancora , che il cele- bre Frizzi

ha

lasciata

V

esistenza del Vico-Aventino nello stato di

mera

pro- babilità , dal che potrebbe taluuo si- nistramente inferire ,

che

io abbia ol- trepassati i confini del vero col soste- nere, che esso ha

apertamente

nega-

ta a quella Città la

prima Sede

de*

nostri Vescovi , reputo necessario di riprodurre

una

parte

almeno

di ciò

,

che

scrissi su tal controversia a

mia

difesa nell’

Appendice

già pubblicata nel V.

Tomo

del dettò

mio Compen-

dio di Storia, affinchè

ognuno,

cui prenda voglia di venirne in chiaro

9

(9)

t 6 |

veder

lo possa

agevolmente

in

un

li-

bercolo di pochi} pagine , qual è il

presente (a) .

Sono

questi pertanto i

due

og- getti delle Riflessioni storico-critiche ,

che

rendo pubbliche.

Ad

essi

puramen-

te restringomi senza prenderne altri

ad esame

da quelle Osservazioni s nelle quali alcuni Eruditi vi trovan

che

dire

, e forse con troppa severi- tà , quand* io pel contrario guarderò

mai sempre

per

commendevol

fatica

il mettersi fra il bujo di quelle tene- bre , che copron tuttora in gran par- te l’antica topograiia del fertile nostro Dipartimento , per quindi pubblicare le proprie scoperte , o le più plausi- bùi congetture . Per ciò a

me

basta di dar nuovi lumi a quanto stampai in proposito di quella nostra Città , lasciando che nel restante

ognuno

la

pensi a suo piacere : , sufficit mihi probare

mea

, et aliena

non

carpere.

Soffrano i cortesi miei Concitta- dini di

vedermi nuovamente

occupato in questo letterario trattenimento.

Ho

creduto dover preciso di rimettervi la

(a) Barò questa porzione senza cambiarvi una lette-

: ra, e soltanto a minoramento di fastidio ne’miei

' Leggitori omraetterò quelle Annotazioni,checre-

e dorò superfluealpunto, che sonopermaneggiare.

(10)

1 7 r

mano

per

un

giusto riguardo alla

mìa

Patria, e a

me medesimo.

Se

Voghen

-

za

fu

un tempo

Città,

dunque

la no- stra origine

non

è così meschina, com*

è sembrato ad alcuni appoggiandosi al- le

Memorie

raccolte e pubblicate sa d’ essa dal chiarissimo nostro Frizzi .

Se

questo Scrittore

negò

alla medesi-

ma

la

prima Sede

de’ nostri Vescovi,

io

dunque non

fui

un

impostore nell*

attribuirgli questa negativa, e nel

com-

batterla civilmente .

Leggano

essi , ed iraparzial

menta

decidano .

II.

La

Storia Ecclesiastica ,

com-

pilata da Scrittori della più esatta Cri- tica , e principalmente gli atti stessi de’ Concilj universali , che

sommini-

strano le prove più autentiche de’Ve- scovadi e de’Vescovi, son quelli

, che' ci fan rilevare con certezza ,

che Vo

-

ghenza

antica ,

com’ ebbe V

onore di

Sede

Vescovile, così portò ancora l’al- tro di Città dell’ Italia. Traesi la pri-

ma

prova fino dal terzo secolo della Chiesa .

Al crescere in questa età lon- tana da noi il

numero

de’ Credenti

cattolici giudicaron

ben

fatto i Vesco-

vi di stabilir nelle Ville e nelle Bor- gate , in Villis $t Pagis , de’ Vicarj

^

(11)

1*1

ehe

loro servisser d’ajuto nelPinstruire

i Fedeli, nell’arnmiuistrare la Santis- sima Eucaristia, nell’assistere agl’in- fermi, nel dare ad essi l’estrema

Un-

zione , e nel prestare gli uflìzj

emor-

tuali

con

quel religioso rito, che più o

meno

veniva permesso dalle circo- stanze delle persecuzioni degl’

Impe-

ratori pagani .

Ebbe

vigore questa di- sciplina tanto in Oriente ,

quanto

in Occidente , e que’ Sacerdoti , che ve- nivano a ciò deputati , chiamaronsi Curatori dai Greci , e Correpiscopi dai Latini ,

come

ne fanno

menzione

nel seguente secolo IV. il grande Conci-

lio I. di Nicea , quello di Laodicea ,

e

S. Gregorio

Nazianzeno

nella Vita di S. Basilio .

I Vescovi però ritenevano le loro Sedi nelle Città , le quali erano

come

il centro delle loro Diocesi con con-

fini prescritti dai sacri Canoni, nè

da

esse partivano, se

non

se per bisogni gravissimi del loro

Gregge,

o per adu- narsi in Concilio con altri Vescovi , o per sottrarsi dalle persecuzioni, e quin- di occultamente giovare al loro Popo- lo . Fuori di questi casi , e di altri

ben

pochi,

non mai

dipartivano dalle Città.

Quando

poi

mancavan

di vita

,

dovendosi allora venire all’elezione de’

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(12)

I 9 I

Successori, raduuavansi i Vescovi del- la Provincia nella Città della

Sede

va- cante, e premessi ivi tre giorni di di- giuno ,

come

risulta dagli atti di Ba-

silio

Vescovo

di

Laon

appresso i Bol- landoti,

convocavano

il Clero, gli

Ot-

timati della Città, i principali

de’Mo-

nasterj , la Plebe stessa della Città e della

Campagna

ancora col suo Clero rurale , coinè ne fa fede Severo Sul- pizio nella vita di S. Martino

Turo-

nese , e

proponevano ad

esso i Sog-

getti , che credevan più degni a co- prir quella Sede, per indi raccogliere

da

tanta gente 1 loro voti , siccome

lo ricorda lino dal III. secolo il

Som- mo

Pontefice S. Cornelio nelle

due

lettere,

che

ci sono rimaste salve dal pernicioso naufragio delle altre ,

che

aveva scritte.

Tutto ciò

adunque

compievasi nel- le Città, e nulla di ciò si faceva nel- le Borgate, o Ville, perchè in esse

non

v’ erano Cattedre Vescovili. Era-

no

le Borgate e le Ville destinate, co-

me

dissi, ai Preti sussidiarj de’Vesco-

vi , o sia ai Correpiscopi, i quali era-

no

bensì incardinati e fissi in

un

Ora- torio rurale ,

ma

senza carattere

Ve-

scovile , senza

Sede

Vescovile , senza elezione di Vescovi Provinciali ,

ma

(13)

I IO 1

colla sola missione de’ rispettivi

Ve-

«covi della Diocesi

.

Ora

gli è fuor di dubbio, che

Vo- ghenza

ne’ tempi antichi

non

aveva

un

Correpiscopo .

La

tradizione de’nostri Maggiori parla

sempre

di Vescovi .

La

consecrazioife del nostro Marcellino fatta da S. Pier Grisologo suo Metro- politano,

come

leggiamo tuttora in

un Sermone

del Santo Dottore

medesimo

,

parla di Vescovo .

Di

Vescovi parlali le lapide rimasteci di Giorgio } e di

Mauricino

altri

due

nostri Vescovi di

Voghenza

.

La

Chiesa di S. Maria di

Bocche

edificata da Vittore nel seco- lo VI. parla aneli’ essa di

Vescovo;

e qual

Vescovo

Vico-Aoentino si sotto- scrive nel secolo seguente il nostro Giustino alla Sinodica lettera del

Pon-

tefice

Agatone

ai Padri radunati in Costantinopoli contra gli Eretici

Mo-

noteliti .

Dunque Voghenza

, in cui risie-

devano

,

non

era

una

Villa,

una

Bor- gata , o

anche

un Castello ,

ma una

Città .

Dunque Voghenza

godeva l’o-

nore di Città ai loro tempi.

III.

Non

si dissimuli però, che a fronte di

una

disciplina cosi generale

«'introdusse fino dal IV. secolo , per eccesso di zelo in qualche Metropoli-

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(14)

i

" r

tano, l’abuso di stabilire alcuna Se- de Vescovile ne’Villaggi stesai e nelle Borgate^

ma

vi si oppose

anche

pre- sto il numerosissimo Concilio di

Ve-

scovi Orientali e Occidentali radunato

in Sardica nell’

anno

347-, il quale, sebbene

non

abbia il titolo di

Ecu- menico,

pure vieti riguardato, sicco-

me

osservano gli Eruditi dopo' i va- lenti Storici e Canonisti Baronio,

Lab- bè

,

Yan-Espen,

Flevry, e Tillemont per

una

conseguenza deli- accennato Concilio I. di Nicea , e vennero quin-

di abbracciati i suoi venti Canoni di- sciplinari dalla Chiesa universale .

0-

sio di

Cordova

, quel

Vescovo

tanto celebre delle

Spagne

, che sostenne con

somma

gloria la purità della

Fe-

de e

E

innocenza di S. Atanasio fino all’ età di cento anni , e che per u-

mana

debolezza cadde poscia misera-

mente

alle violenze ed alle battiture dategli per ordine dell’Imperatore

Co-

stanzo coi sottoscrivere 1’ eretica for- inola di Sirmio ;

ma

che indi vicino a

morte

la rivocò vigorosamente

con

solenne protesta a maniera di testa-

mento

, Osio , dissi , illuminatissimo Vescovo, che presedette ai detto

Con-

cilio, o che

almeno

ne era

l’anima,

fu quegli , che fece osservare a qup*

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(15)

I r* I

Padri , quant’ era disdicevole il dare de’ Vescovi ai

Luoghi

poco illustri ,

come

sono i Villaggi e le Borgate ,

mentre

bastava al governo spirituale di essi il tenervi

un

Correpiscopo sot- to l’immediata dipendenza del proprio

Vescovo.

Entrarono i Padri nel sen- timento di lui, e decretarono nel Ca-

none

VII., che d’allora in avanti

non

si accordasse

mai

più licenza di ordi- nare de’ Vescovi per fatti

Luoghi

,

onde

non render vile il

nome

, e la dignità de’ Vescovi stessi . Licentia dando, non, est , sono queste le paro- le del

Canone

, ordinandi Episcopos in Vico aliquo .... , cui sufficit

unus

Presbyter , o

come

leggono altri , cui sufficit Correpiscopus

, quia

non

est

necesse ibi

Episcopum

fieri , ne vile- scat

nomea

Episcopi , et auctoritas .

Stabiliscono quindi , che per 1* avve- nire, allorché saranno invitati i

Ve-

scovi ad ordinare

un nuovo

Vescovo,

non

Jo facciano se

non

che in quelle Città, che per l’addietro lo avevano, ovvero in quelle Città così popolate, che meritassero di averlo ,

Non

de- bent illi, così segue il

Canone

stesso

,

facere-

Episcopum

nisi aut in his Ci- vitatibus ,

quae

Episcopos habuerunt, aut si

qua

talis , aut tata

popolosa

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(16)

I

<3|

est Civitas,

quae

mereatur habere Epi-

scopum

.

Questa importante disciplina fu subito adottata da tutta la Chiesa , messa in pratica in tutte le Provincie cattoliche , e

mantenuta

per più se- coli in tanto vigore, che 'il Pontefice Zaccheria , ilquale fu promosso alla su-

prema

Cattedra di S. Pietro nel 741••

portava parere di non potere

nemme-

no derogarvi , imperciocché ne scrive in proposito a S. Bonifazio Arcivesco- vo di

Maganza

nel

modo

seguente :

memineris ,

quod

in sacris canonibus praecipimur observare , ut

minime

in Villulas .... Episcopos ordinemus , ne vilescat

nomea

Episcopi; e così pure

lo ritroviam ripetuto in altri Decreti di Concilj e di

Sommi

Pontefici ripor- tati nel Gius

Canonico

, e segnata-

mente

nel Cap. Ecclesiis 3. disif. 68., nel Cap. Correpiscopi 5. ead. dist. 68., nel Cap. I. de Privileg. Cap. Episco- pi 3. dist. 80. , e in altri luoghi .

Or,

che discende da tutto ciò in rapporto alla nostra

Voghcnza

?

Un

discorso

ben

facile , che sbalza agli occhi d’

ognuno

, senza che abbia a perdersi fra lunghi esami , e discus- sioni . Eccolo in pochi accenti .

0 Voghenza

avea di già conse-

(17)

n*0.<4

l>4|/

guitoJ’onore di Sede Vescovile innan-

zi al

T

epoca del Concilio di Sardica , o l’ebbe pochi anni appresso. Se eb-

be

\ escovi innanzi a detta epoca, sic-

come

in fatti ce ne ricordano

due

i

nostri Storici , cioè Olclrado nel 33o., e Giulio, ciré si fa vivere sino al 364.,

dunque V

oghenza era Città, io dico, a quest’epoca, poiché ritroviamo suc- cedere a Giulio S.

Leone

I. , e indi altri dodici Vescovi lino a S.

Maure-

lio , tutti residenti in

Voghenza

, il

che

non

sarebbe stato permesso eon-

tra la vigente disposizione del riferi- to

Canone

nè per parte dell’ Arcive- scovo di Milano e Vescovi

Compro-

vinciali nel secolo IV. , -nè per parte

dell’Arcivescovo di

Ravenna

coi Ve- scovi dell’ Emilia ne’ secoli V. VI. e VII., ne’qliali essi furono i Metropolita- ni di

Voghenza

.

No

,

non

è possibile ,

che eglino disprezzato avessero di una-

nime

consentimento il

comando

della Chiesa , che loro intimava ,

non

de- bent Episcopi ....facere

Episcopum

ni- si in Civitatibus

,

quae Episcopum

ha- buerunt (a) .

(«) Dissi residenti in Voghenza tutti i primi nostri Vescovi fino a S. Maurnlio , che ne fu l’ultimo

.

"Visse in fatti il Santo oltre alla metà del settimo

'eccolo, ma poi ignorasi in qual anno preoisamen-

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(18)

i

ii|

Se

poi a quell" epoca

non

aveva per

anche

Vescovi ,

ma

li

ebbe dopo

per

nuova

instituzione del Sinodo Pro- vinciale, cioè se

ebbe

quelli, che fu- rono da

me

riferiti nella serie crono- logica,

che

ne ho data nel detto

Com-

pendio di Storia ;

dunque Voghenza

era di già allora passata dall’umile sta- to di Vico

,

o Borgata al nobile grado

di Città a seconda del

Canone

del

Con-

cilio di Sardica , in cui accordavasi ai

Vescovi Comprovinciali di creare

un nuovo Vescovo

in quella Città, elio fosse così popolata da meritarlo,

aut tam populosa

est Civitas , ut merea-

te seguisse la barbara morte di lui. Credasi que- sta contemporanea alla distrazione di quella Cit- tà, e conviene meco lo Scrittore erudito di quel-

le Osservazioni nel tenere per più verisimile l’o- pinionc di quelli, che la credono accaduta per manovra di Mauro Arcivescovo di Ravenna , ne- mico dichiarato del Papa, tutto fautore dell’ere- tico partito deli"Imperatore Costantino, dettoCo- stante II., e secondato nelle furiosesue mire dall’

Esarca residente per l’Imperatore in detta Città, e condottiero delle soldatesche Orientali guastata da?!’errore dominante allora in Costantinopolidel

Monoteismo. In assegnare però iltempodi quel- la grave sventura discorda da me, a lui piacendo di metterla sotto l’anno CC6.,poichéincontrane-

gli Annali d’Itulia del Muratori, che in quell’

auno avea ripreso nuovo fuoco il famoso scisma di quell’Arcivescovo (pag. ai.), e quindi credo seguita quella devastazione dal bracciodell’Esar- ca Gregorio

, e non di Calliopa, come alcuni scrissero (pag. ao.). Io sono, il confesso, uno di

(19)

(

i6|

tur habere Episcopurn , imperciocché

non

è presumibile, che tanti Vescovi, tra i quali

un

S. Pier Grisologo, nulla

curando

il citato

Canone

della Chiesa universale, avessero dato, e tante vol- te lo avessero dato a

Voghenza un Ve-

scovo , se

non

fosse stata in pria de- corata del grado di Città.

In

qualunque

ipotesi

adunque

si

riguardi Voghenza. di que’Iontani

tem-

pi, è forza conchiudere, che fu Città fino dal IV. secolo della Chiesa, o al-

meno

dal V. , vale a dire ,

che

sino d’ allora fu

un Luogo

così distinto ,

che,

giusta la definizione delle Città

questi, che ecrisser cosi, e mi pare d’averescrit- to con appoggi maggiori del suo parere dicendo , che quell’ eccidio, e la morte del Santo avvenis- sero nel 657. , o poeti addietro : 1. perchè fino

da qnest’epoca era stato furiosissimo lo scisma di detto Arcivescovo, siccome lo notano con Agnello Scrittore Ravennate del secolo IX. altri Scrittori antichi di quella Città

; perilchenoniscopro ne- cessario di dover protrarre quel luttuoso caso fi-

no alla rinovazione del medesimo scisma perindi crederne Mauro l’autore: a. perchè andòpochis- aimo tempo , che detto Arcivescovo fu scomuni- cato dal Papa nella prima sua ostinata prevarica- zione , onde la di lui malizia era di già consu- mata anche innanzi di detta rinovazione,la qua-

le soltanto prese maggior fuoco : 3. perchè non potevasi rinvenire un esecutore più forte e più

•aerilego de’ barbari suoi disegni d’un Teodoro Calliopa, cioè di quell’Esarcamedesimo,che osò arrestare il Pontefice S. Martino senza nemmeno

rispettare l’Altare della Basilica Lateranese, «he.

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(20)

I *7 I

lasciataci da Cicerone nel

Sogno

di Scipione i e confermata da Aurelio Vittore nella Vita degli

Uomini

illu- stri , contener doveva

una

moltitudi-

ne

«copiosa di persone ripartite in va-

rj ceti , ed ivi raccolte per vivere in.

società civile, per godervi degli stessi diritti

, per portarvi con giustizia di- stributiva gli stessi pesi , e per unire insieme le loro forze a

comune

difesa .

IV.

Voghenza

,

a creder mio,

doveva

essere

una

Città dell’ infima classe ,

sebbene

per altro conceda ,

il Santo aveva abbracciato, e indi lo mandò pri- gioniere tra mille patimenti su d’una nave a Co- stantinopoli

, laddove non abbiam dalle Storie, che l’altro Èsarca Gregorio ,’che gli succedette, fosse uomo di talento così sacrilego e crudele .

4- In fine, perchè non saprei in qual guisa al- trimenti comporre 1’epoca di Marino successore di.5. Maurclio , che tutti pongono, vaglia o non

vaglia la Bolla del Pontefice Vitaliano, a Ferra- tola in detto unno 6 &7. Per le quali cose tutte

non so dipartirmi dal mio parere , sembrandomi che per fissarne un’epoca diversa vi si richiegga qualche cosa di più.

Osserva poi lostesso Scrittore, che malgradola detta devastazione i Vescovi di quella regione se- guitarono sempre ad avere l’antica giurisdizion»

e titolo di Vescovi Vico-Aventini.

È

da alcuni documenti riportati dal Fantuzzi (cioè indicati da questo illustre Scrittore, e da me in parte ri- feriti per disteso nel primo Tomo del mio Com-

pendio storico coll’averne procurata autentica co- pia dall’Archivio di Ravenna ), rilevasi, che il

titolo medesimo conservavano nel secolo non

»

a decimo , noi qual tempo schiene tntro la Diot

a

(21)

-

I '8|

che non

sarà stata

nè anche

delle maggiori . Io lo

deduco

da

un

rifles-

so di gravissimo peso .

Quando

il rinomato

Vescovo

Osio

rifletter fece ai Padri del Concilio di Sardica la disconvenienza di ordinare de’ Vescovi per li Villaggi e le Borga- te , aggiunse altresì , che

non

conve- niva ordinarli

nè meno

per le piccio- - le Città sul riflesso

medesimo

di

non

avvilire la Dignità Vescovile .

E

in

questo ancora concordaron que’Padri;

e perciò decretarono, che

non

si des- sero Vescovi

nè anche

alle picciole Città. Leggasi

nuovamente

il testo di quel

Canone

, e si legga senza la

mu-

tilazione ,

che

a bello studio vi frap- posi per indi condurre i miei

Leg-

eesi compresa fosse anche Ferrarola o Ferra- ra antica, nulladimeno il Vescovo appellatasi d'ordinario primieramente Vico-Aventino, e se- condariamente Ferrarese. Io però ho la «fortuna d’avere discordato alcun poco anche in questo dal colto Scrittore, e di non potere convenire del tutto con lui . Non è però da maravigliare. Egli è impossibile 1*incontrarsi pienamente di opinio- ni in materie di tempi cosi oscuri, e per noi si fatali , che oltre la distruzion di Voghenza per-

demmo ancora Pantico Archivio della Chiesa di S. Giorgio Traspadano, come lo ricorda Marco

Savonarola nel secolo XVI. Scrissi pertanto, e mi conviene ripeterlo, che distrutta quella Città i

suoi Vescovi furono stabiliti a Ferrarola,dettada

a poco Ferrara

, e chs qui chiamati vennero

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(22)

I *9 I

gitori a più forte persuasione . Li- centia (landa

non

est ordinandi Epi- scopos in Fico alìquo, aut in

modica

Civitate , cui sufficit

unus

Praesbiter

etc. , e similmente lo ricordò il

Pon-

tefice Zaccheria 6opra citato dicendo a S. Bonifazio, memineris

,

quod

in sa-

cri s canonibus praecipimur observare , ut

minime

in VilluLas , vel

modicas

Civitates Episcopos ordinemus .

Che

se i Pontefici stessi osservavano reli-

giosamente quel

Canone

,

con

qual più ai ragione lo

avranno

osservato i

Ve-

scovi della nostra Provincia; e se vio- lato l’avessero,

non

si sarebbero for- se tosto opposti a loro i

Sommi Pon-

tefici quai Custodi principali dei Ca- noni stessi ?

Frattanto se quelli erano i Cano-

per alcuni secoli ora Vico-Aventini,ora Ferraresi, ed ora 1 uno e 1altro fino al secolo X. Quindi

dissi , che Giustino si sottoscrisse Vescovo Vico- Aventino in un Concilio Romano nell’anno é8«;

che Costantino si sottoscrisse Vescovo Ferraresi nell’861. In altro Concilio Romano sotto il Pon-

tefice Niccolò I.j che il Pontefice Giovanni Vili, scrisse lettera a Viatore Vescovo di Ferraranell'

anno 88a; e che Martino Reverendissimo Fesco -

vo della Santa Chiesa di Ferrara intervenne ad un’ Assemblea di Vescovi tenuta in Ravenna nel 955., ed è quello stessoMartino

,

chediede nell*

anno 966. la graziosa enfiteusi da me portatapee intiero in detto Tomo, nellaqualesichiamaEpin.

scopai Ficcventia* Ecclesia*j tea Ferraritnjif

,

(23)

I ao

|

ni della Chiesa, e se erano

mantenu-

ti ,

come vedemmo

, in piena osser- vanza ,

come non

avrassi a conchiu- der

meco

, che

Voghenza

condecora- ta di

Sede

Vescovile

non

fosse Città di qualche estimazione ? Sarà forse stata essa l’ eccezion della regola , e della prassi

comune? Ma

su qual fon-

damento

presumerlo?

Con

qual docu-

mento

provarlo ?

V.

E come

, dico io,

non

devesi anzi

presumere,

che

Voghenza,

o sia

il Vico-Aventino, già preso da

me

per

un

sinonimo , fosse assai popolato in- torno ai tempi dell’Era volgare? Igno-

risi pure, quai fossero di sicuro i pri-

mi

suoi abitatori , se Greci , se Etru- schi, o piuttosto se Galli, ovvero

un

avanzo ,

com’

io inclino a credere ,

della nobile distrutta Città di Spina ricordata da Plinio , e ad essa distan- te circa le venti miglia , o se

Roma-

ni in fine, che col sottomettere que-

gli abitanti al

dominio

della loro Re- pubblica facesser loro cambiare i co- stumi , le leggi, e il

nome

primiero;

gli è certo , che l’ impasto di queste Nazioni insieme raccolte

doveva

fare

un

tutto assai rimarchevole.

Ne

con- viene lo stesso diligente Scrittore col dire , io tengo

ferma

opinione , che

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(24)

|ai

|

’Voghenza formasse già

una numerosa

Popolazione 3

non mica composta

di

soli pescatori ,

come

sfuggi di

penna

al Frizzi

, fuorusciti e

vagabondi

3

ma

pur anche

di famiglie benestanti t ed o per impieghi militari3 oper traf- fico ragguardevoli (pag. 5.); sitopos- seduto ed abitato ,

come

dichiara al- trove ,

da

diverse straniere

Nazioni

(PaS* 7-)

Ma

s’ ella era cosi ,

come

vi

ha

gran ragione per crederlo (a) , e per- chè avrassi poi a supporre,

che

i suoi abitanti , numerosi tanto, e tanto ci-

(a

)

La moltitudine diragguardevolimonumenti,cho

si sono scoperti alquanti piedi sotterra, e che si

scoprono di tratto in tratto anche al presente in Voglienza, e nel suo circondario dipochemiglia, di urne sepolcrali, di lapide con Iscrizioni

, di

sarcofaghi di grossa mole, di pavimenti ben co- strutti , d’ idoletti , di medaglie , e di numismi

,

buona parte de’ quali sono stati trasferiti nel pa- lazzo della pubblica Biblioteca, a cui fanno ’.a pregevole ornamento, ben dimostrano, che

V

o-

ghenza antica non era una Borgata, ma unaCit- . In copia grande, e distinta non poteva- no uscire bei monumenti da pochi edumili abi- tatori . E notisi bene, che tutti furonoritrovati a caso nel coltivare , e iàr lavori nelle campagne.

Quanti di più se ne troverebbero , se si usassero appositejdiligenze in que’luoghi almeno,chedanno segnali di vetuste fabbriche diroccate nella deplo- rabile distruzion di Voghenza nel secolo VII., a restaron poscia coperte e sepolte dalle deposizio- ni del Po non ancora imprigionato fra argini , o non boa difeso dalla diligenza, • dalle ricchezza

(25)

| aa

|

vilizzati

da

dare co’ suoi benestanti de’ Militari e de’ Trafficatiti , e in

un

con essi de’ Magistrati proprj ,

come Vedremo

da qui a poco , per 1’ ordin civile, politico, e religioso del

Luogo,

siano stati neghittosi e da poco da

non

curare, contra 1*esempio di tante altre Popolazioni forse minori , di cin- gersi di

mura,

e munirsi ancor di Ga- stello, nulla prezzando rautichità del- la loro origine , la civiltà delle loro professioni , la sicurezza delie fami- glie , delle fortune , e del traffico , singolarmente a que’ tempi calamito-

si, ne’ quali erano frequenti le guer- re , e tanto pericolose le convulsioni della

Romana

Repubblica, e poi dell*

de’nostriAntenati? Pochi anni fa nell’escavareun podere diCasa Bonacossi peraccomodarviuna pic- cola peschieravi siscoprìalfondodiquatti*incin- que piediun pavimentoatassellatine,everrà abuo- nastagioneestrattodalsuolo.Saràanch’essounmo- numentodiqualcheantico nonispregevoleedifizio,

sebbenenonappartenenteaitempidellaRomanaRe- pubblica,e chi sa,che non fossailpavimentodella Chiesa Vescovile? Questacampagnaèdistantedu- gentopertichecircadall’odiernaChiesadiFoghenza.

E qui desidero, che si rifletta, chequandonel mio Compendio Storico ho ricordate più volte le

Chiese di Foghenza e di Voghiera, e vi ho fatto osservare, che la prima ha conservato il suo ti- tolare S. Stefano fino all’undecime secolo, e che la seconda ha mantenuto sempre 1’antico suo ti- tolo di Maria Santissima con altri riflessi, che nulla serve ripetere } non ho mai preteso, che

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(26)

Imperio ?

Quanto

a

me

sono d’ avvi*

so di

non

essere indiscreto , se

ne

chiedo in contrario

una

prova alme-

no

di fatto .

Eppure

questa prova ,

può

dire taluno , estrar si

può

da

quanto

scri-

ve nelle sue Osservazioni

l’Autore

lodato .

Il Vico3 egli osserva

,

per quan-

to affermaci dagli Scrittori di Romag-

na

antichità , altro

non

era , che

un

fabbricato continuo di case , disposte in

due

file

una

rimpetto all’altra con

uno

spazio intermedio ,

come hanno

quelle 3 che

anche

oggidì appellansi

Contrade

o Strade d'

una

Città; se

non

che alle

due

estremità

non

essen-

per quelle Chiese si dovessero intendere leodier- ne Chiese materiali, cometalunopotrebbesospet- tare in leggendo nelle Osservazioni ec., che il

pretendere di riscontrare nellacasaeChiesaPar- rocchiale di Foghenza oggidì esistente le reliquia del Vico-Aventino i una pretesa, che non ha et

suo favore alcuna prova e autentice documento.

(pag. 18.) L’avrà forse dettoqualche nostroScrit- tore da me non veduto ; ma iono certamente,

avreigiammaiavanzatounospropositomadornale mentre io

, oltre alle altre ragioni del tempo e delle accadute vicende sul nostro agro, hovedu- te cogli occhi miei più e più volte ledetteChie- se, e ne ho osservata la novità

, aggiungendo an- cora, che non si può nemmeno assegnare l’iden- tifico fondo , su cui era innalzata la primanostra Cattedrale. Chi sa, lo ripeto, che quel pavintele

te ne» ne porgesse qualche wdraie f

(27)

- -

v

t'-jl' e X..

1*41

dovi di prospetto altra

f

abiotica o

mu-

ro, restava quindi affatto aperto l'a- dito, e libera

V

uscita alla

campagna

(pag. 18.) . Sia pure cosi : intesi pe- rò

bene

, che qui si prende il voca- bolo di Vico per indicativo d’uti

Luo-

go rurale, e

non

di

un nome

proprio .

Che dunque

per questo?

Ora

Voghen-

za ha

ritenuta la

denominazione

di Vico 3 e

non

di Città fino al secolo

X.y come

rilevasi

da un

autentico do-

cumento

riferito dal Fantuzzi

( pag.

17.). Per pochi

momenti

sospendo ri-

spondere a questa proposizione. Frat- tanto che si conchiude? Conchiudesi,

che Voghenza non fu

Città, che des-

se Cittadinanza (pag. 17.) ....

Ed

io a confronto di questo ra- ziocinio

oppongo

quest’ altro cavato dalla

denominazione

di Castello . Il

Castello ,

come

san tutti, e

come

as- sicurò Cicerone pe’ tempi suoi nelle sue Lettere famigliali , è

un Luogo

circondato di

mura,

e

munito

di qual-

che

torre a presidio d’

una

Città vici-

na

, d’uria Piazza, o di qualche altro sito importante.

(Che

dirassi a que- sta proposizione ? Io spero che

mi

ver- rà accordata, perchè affatto simile al- la prima su la condizione naturale del Vico.

Avanzo dunque cammino.)

Bla

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