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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI (Decreto Ministero dell Università 31/07/2003)

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SCUOLA SUPERIORE PER MEDIATORI LINGUISTICI

(Decreto Ministero dell’Università 31/07/2003) Via P. S. Mancini, 2 – 00196 - Roma

TESI DI DIPLOMA DI

MEDIATORE LINGUISTICO (Curriculum Interprete e Traduttore)

Equipollente ai Diplomi di Laurea rilasciati dalle Università al termine dei Corsi afferenti alla classe delle

LAUREE UNIVERSITARIE IN

SCIENZE DELLA MEDIAZIONE LINGUISTICA

VIVERE IN PACE CON TUTTI I POPOLI E CON TUTTI I GOVERNI

RELATORI: CORRELATORI:

prof.ssa Adriana Bisirri prof. Paul Nicholas Farrell prof.ssa Luciana Banegas

prof.ssa Claudia Piemonte

CANDIDATA:

Veronica Francesca Fawcett 2413

ANNO ACCADEMICO 2018/2019

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Più che una fine della guerra, vogliamo una fine dei principi

di tutte le guerre.

FRANKLIN DELANO ROOSEVELT

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SEZIONE LINGUA ITALIANA Indice

INTRODUZIONE ... 1

I. Il Trattato Atlantico ... 6

I.1 I principi universali da condividere. ... 9

I.2 L’importanza dell’art. 5.... 10

I.3 I paesi sotto l’egida della NATO. ... 12

I.4 Il Segretario Generale NATO. ... 13

II. Eventi chiave della storia della NATO ... 14

II.1 FASE 1: Nascita della NATO e Guerra Fredda. ... 14

II.1.a 1949: Firma del Trattato di Washington, 4 aprile. ... 14

II.1.b 1989: Caduta del muro di Berlino. ... 17

II.1.c 1991: Dopo il crollo dell’Unione Sovietica la NATO crea i partenariati con gli ex avversari. . 20

II.3 Fase 2: L’Europa riunificata. ... 21

II.3.a 1995: La NATO intraprende la sua prima importante operazione di gestione di una crisi in Bosnia ed Erzegovina. ... 21

II.3.b La questione sulle operazioni out of area della NATO. ... 23

II.3.c 2001: Attacchi terroristici di grandi proporzioni a New York e Washington D. C. ... 24

II.3.d La NATO invoca l’articolo 5 per la prima volta e adotta un approccio più ampio in materia di sicurezza. ... 25

II.4 Fase 3 la NATO dopo l’11 settembre ... 26

II.4.a 2003: La NATO assume il comando della International Security Assistance Force (ISAF) in Afghanistan. ... 26

II.4.b 2010: La NATO adotta il Concetto Strategico 2010 "Impegno attivo, difesa moderna". ... 27

II.5 Burden sharing: partecipazione attiva di natura economica e militare... 30

II.6 Il concetto di “smart defence”. ... 33

III. L’italia e la NATO: la situazione iniziale ... 34

III.1 L’art. 11 della costituzione italiana e l’art. 5 del Trattato Atlantico. ... 41

III.2 Basi NATO in Italia. ... 45

III.3 Bilancio nel 2016. ... 48

III.3.a Costi… ... 50

III.3.b Missioni ... 50

III.3.c Bilancio nel 2019: l’Alleanza Atlantica "un insuperato baluardo di pace" ... 52

CONCLUSIONI ... 54

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ENGLISH SECTION Index

INTRODUCTION ... 58

I. The North Atlantic Treaty ... 62

I.I The Universal principles that must be shared……….63

I.2 The importance of Article 5 ... 64

I.3 NATO’s member countries ... 64

I.4 The NATO Secretary General ... 65

II. NATO’s main historical events ... 66

II.1 FIRST PHASE: NATO’s founding and Cold War ... 66

II.1.a 1949: the signing of the North Atlantic Treaty 4 April, Washington. ... 66

II.1.b 1989: the fall of the Berlin Wall and the end of the “RED NATO” ... 67

II.1.c 1991: after the collapse of the Soviet Union NATO allied with its former enemies... 68

II.2 SECOND PHASE: REUNIFIED EUROPE ... 68

II.2.a 1995: NATO starts its first significant operation of crisis resolution in Bosnia and Herzegovina. ... 68

II.2.b The issue on NATO’s out of area operations. ... 69

II.2.c 2001: Massive terrorist attacks in New York and Washington D.C. ... 70

II.2.d NATO invokes for the first time in history Article 5 and adopts a broader approach regarding security. ... 70

II.3 THIRD PHASE: NATO AFTER 9/11 ... 71

II.3.a 2003: NATO takes the command of the International Security Assistance Force (ISAF) in Afghanistan. ... 71

II.3.b 2010: NATO adopts the 2010 Strategic Concept “Active Engagement, Modern Defense”. .. 71

II.3.c Burden Sharing: an active participation from an economic and military point of view. ... 72

II.3.d Smart defense ... 73

III. Italy and NATO: the initial situation. ... 74

III.1 Article 11 of the Italian Constitution and Article 5 of The North Atlantic Treaty .. 75

III.2 NATO bases in Italy ... 76

III.3 The 2016 budget ... 77

III.3.a Costs ... 78

III.3.b Missions ... 78

III.3.c The 2019 budget of the Atlantic Alliance ... 79

CONCLUSION ... 80

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SECCIÓN EN ESPAÑOL Índice

INTRODUCCIÓN ... 83

I. El Tratado del Atlántico Norte. ... 86

I.1 OTAN: compartir los principios universales. ... 87

I.2 La importancia del artículo 5 ... 88

I.3 Los países bajo la égida de la OTAN. ... 89

I.4 El secretario general de la Organización del Tratado del Atlántico Norte. ... 89

II. Acontecimientos cruciales en la historia de la OTAN. ... 90

II.1 ETAPA 1: El establecimiento de la OTAN y la Guerra Fría. ... 90

II.1.a 1949: Firma del Tratado de Washington, 4 de abril. ... 90

II.1.b La caída del Muro de Berlín y el fin de la OTAN roja ... 91

II.1.c 1991: Tras el fracaso de la Unión Soviética, la OTAN crea asociaciones con antiguos adversarios. ... 92

II.2 ETAPA 2: La reunificación de Europa. ... 93

II.2.a 1995: La OTAN realiza su primera gran operación de gestión de crisis en Bosnia- Herzegovina. ... 93

II.2.c 2001: Ataques terroristas a gran escala en Nueva York y Washington D.C. ... 94

II.2.d La OTAN invoca por la primera vez el artículo 5 y adopta un plan de seguridad más amplio. ... 94

II.3 ETAPA 3: La OTAN después del 11 de septiembre. ... 94

II.3.a 2003: La OTAN asume el comando de la Fuerza Internacional de Asistencia para la Seguridad (ISAF) en Afganistán. ... 94

II.3.b 2010: La OTAN adopta el Concepto Estratégico 2010 "Compromiso activo, defensa moderna". ... 95

II.3.c Burden sharing: participación económica y militar activa. ... 96

II.3.d El concepto de smart defence. ... 97

III. Italia y OTAN: la situación inicial. ... 98

III.1 Artículo 11 de la Constitución italiana y artículo 5 del Tratado Atlántico. ... 99

III.2 Las bases de la OTAN en Italia. ... 101

III.3 La evaluación de 2016.... 101

III.3.a Los gastos. ... 102

III.3.b Las misiones. ... 102

III.3.c El informe de 2019 de la Alianza Atlántica. ... 102

CONCLUSIÓN ... 104

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SEZIONE LINGUA ITALIANA

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INTRODUZIONE

L’elaborato ha come tema la NATO (North Atlantic Treaty Organization), braccio militare del Patto Atlantico che nel 2019 ha celebrato i suoi 70 anni di attività. L’argomento si snoda attraverso un percorso storico per cercare di mettere in evidenza le contraddizioni insite e le divisioni interne dei Paesi aderenti.

Il titolo della tesi, Vivere in pace con tutti i popoli e con tutti i governi, è una frase presente nel preambolo del Trattato dell'Atlantico del Nord, firmato nel 1949, e richiamata alla memoria dal Presidente della Repubblica italiana, Sergio Mattarella, in occasione del LXX anniversario dell’Alleanza Atlantica. In questa frase è racchiusa tutta l’essenza della costituzione della NATO, che nasce per applicare le ideologie e i principi atlantici del pacifismo e della sicurezza collettiva, possibilmente mondiale. Gli Stati aderenti e quindi alleati collaborano alla difesa della libertà collettiva e lottano per l’affermazione della dignità individuale dell’uomo in una realtà dominata dalla pace. Purtroppo nel III millennio dignità, libertà e pace sono concetti “utopici”, affermati ma non completamente vissuti dalla globalità degli individui tanto che in molte realtà geografiche devono essere raggiunti, supportati e tutelati anche sotto la minaccia armata. Ecco che la NATO è chiamata a svolgere questo compito attraverso le operazioni (o missioni) alle quali fa capo.

La tesi si struttura in tre capitoli dei quali, sembra doveroso, dedicare il primo esclusivamente al Patto Atlantico e alla NATO affinchè se ne possa conoscere il trattato, l’atto di nascita e la motivazione sottesa alla natura del patto, i paesi atlantici che lo hanno sottoscritto, la coincidenza tra i principi e i fini della NATO e gli obiettivi vantaggiosi dei paesi membri, la struttura gerarchica, decisionale e amministrativa.

Il secondo capitolo è una narrazione storica: si ricostruiscono gli eventi storici dei quali è protagonista la NATO, seguendo le indicazioni presenti sulla sua pagina istituzionale online. La storia, articolata in tre macroperiodi e analizzata in archi

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temporali significativi con lo scopo di evidenziare cambiamenti, obiettivi, funzioni, complicazioni, polemiche, decisioni, … Tra tutti gli eventi non bisogna trascurare la Guerra fredda, il crollo del muro di Berlino e la costituzione di nuovi partenariati NATO con ex membri dell’URSS, la guerra in Bosnia Erzegovina che da un lato ha messo in crisi il mondo occidentale post caduta muro di Berlino, dall’altro ha dato inizio alle missioni out of area euro-atlantica e ha associato al concetto di difesa quello di sicurezza.

A pochi anni di distanza dalla guerra di Bosnia Erzegovina, un tragico evento terroristico ha scombussolato e condizionato la vita non solo degli americani, ma di tutto il mondo che da allora vive il senso dell’incertezza, dell’indefinito quotidiano;

si tratta dell’attentato alle Torri Gemelle e al Pentagono americano. Per la prima volta, in risposta a questo avvenimento, viene invocato l’art. 5 del Trattato Atlantico. L’America e la NATO si impegnano militarmente in Afghanistan per vendicare l’orgoglio americano ferito. È questa un’altra missione out of area atlantica. È questo il periodo in cui si registra il ritorno al bipolarismo, motivo della nascita sia del Patto Atlantico sia della NATO, solo che gli attori in parte sono mutati, non più USA e URSS, ma Occidente e Islam, Stati del Nord e Stati del Sud.

Agli occhi dell’umanità appare chiaro che non sono più le armi tradizionali a dover essere temute, ma il terrorismo di matrice islamica, quello che fa uso anche di armi chimiche e che ha asservito la tecnologia a proprio uso e consumo.

Il terzo capitolo è prettamente concentrato sull’Italia. Si è deciso di utilizzare i discorsi tenuti in Parlamento (uno del 1949 e uno del 2016) per strutturare una trattazione organica che chiarisca le motivazioni per le quali l’Italia ha aderito al Patto Atlantico, i suoi e gli altrui vantaggi per riflettere sulla costituzionalità dell’accordo bilaterare Italia–NATO in conformità all’art. 11 della Costituzione italiana e all’art. 5 del Trattato Atlantico, in merito soprattutto ai concetti di ripudio della guerra, limitata sovranità, pace; per delineare in che misura la nostra nazione partecipa alla NATO in merito ai finanziamenti, alle basi militari NATO/USA, alle missioni. Proprio in questa sezione sono emerse tesi contrapposte circa la costituzionalità della presenza italiana nella NATO e la partecipazione a missioni out

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of area, per le quali l’opposizione definisce incostituzionale la presenza dell’Italia nella NATO e inopportune le missioni fuori area atlantica.

È chiaro che l’agire ha una giustificazione nella natura del Patto Atlantico, ovvero un’alleanza politico militare: è alleanza perché si regge su accordi bilaterali (NATO-Paese) e multilaterali (Paese e altri Paesi) che condividono gli stessi obiettivi;

è politica perché l’agire e il dialogo hanno come oggetto il benessere della collettività; è militare perché i conflitti, che preferibilmente dovrebbero essere risolti pacificamente, in casi eccezionali possono prevedere una soluzione militare per difendere la collettività e per favorire la sicurezza della collettività.

L’intervento militare è regolato dall’art. 5 del Trattato Atlantico, applicabile nel caso in cui sia minacciata ogni forma di libertà di un Paese atlantico e deve essere funzionale prima per difendere poi per garantire la sicurezza, tanto che il motto che si legge sull’emblema militare è Vigilia Pretium Libertatis.

La storia insegna che c’è un dialogo formale in Europa, almeno fino alla caduta del muro di Berlino; nelle aree out of area atlantica le superpotenze sono state meno propense al dialogo e hanno fatto parlare le nazioni che sostenevano con le armi. Caduto il muro di Berlino, cade anche la minaccia del regime nemico mentre le nuove alleanze (stati occidentali–ex stati sovietici) confermano l’esistenza di clima distensivo: la NATO non ha più il presupposto di esistere o per lo meno il Patto Atlantico può essere modificato nella parte in cui si prevede l’intervento armato, venendo meno la causa di un conflitto. Invece nel 1995 la NATO si arma contro la Bosnia Erzegovina con l’obiettivo di garantire la sicurezza a quella nazione.

Il dialogo non è previsto e vengono impiegate forze come IFOR, SFOR, KFOR.

Inizia il dibattito sulle missioni out of area che dividono coloro che sono favorevoli alle operazioni militari perché inquadrate come intervento contro una minaccia, qualunque sia e ovunque sia, subita da uno stato membro NATO, e coloro che sono contrari perché l’intervento militare deve avvenire solo all’interno dei confini dell’atlantismo. Alla prima missione out of area del 1995 è seguita quella dopo il 2001, autorizzata in virtù dell’invocazione dell’art. 5 del trattato Atlantico. È questo il momento in cui non si può parlare più di difesa ma di sicurezza, riflessione

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che sfocerà nel Concetto Strategico 2010. Qui si afferma “l’impegno attivo, la difesa strategiaca”. L’impegno attivo giustifica le missioni out of area; la difesa strategica invece ha come fine la sicurezza collettiva e impegna tutti alla prevenzione, che passa attraverso la realizzazione dello scudo antimissile e la smart defence. Tutto ciò ha un costo, da ripartire tra gli alleati. Questo apre un’altra questione, nota come burden sharing: che divide USA da alleati atlantici. In pratica la spesa per sostenere le spese che la NATO sostiene per le sue operazioni deve essere suddivisa tra tutti gli stati aderenti all’Allenza Atlantica, i quali partecipano in relazione al PIL del paese: la quota di partecipazione ideale sarebbe il 2% del PIL da destinare alla politica estera milatere NATO. L’uso del condizionale è d’obbligo perché, purtroppo, non tutti i paesi raggiungono la soglia di percentuale stabilita e accade che stati, come gli USA, sono quelli che finanziano maggiormente per difendere l’area europea. Il problema del burden sharing potrebbe essere risolto con un approccio preventivo della sicurezza, prevenire la minaccia, piuttosto che affrontarla quando si rischia di mettere in pericolo o perdere la sicurezza. A tal punto sarebbe necessaria una rete tra stati che faccia barriera contro il nemico: anche in questo caso gli interessi economici degli stati collimano e si sta in bilico tra la realizzazione di un sistema di barriera missilistica, che ha creato discussioni ancora in atto, e la strategia di difesa intelligente.

Una questione molto dibattuta in Italia è la costituzionalità dell’allenza atlantica: l’Italia deve rispettare l’art. 11 della costituzione; la NATO applica l’art. 5 del Trattato. La questione è sorta nel 1949, quando Alcide de Gasperi, in parlamento ha detto: “Questa è la via per salvare la democrazia in Italia perché la NATO è patto di sicurezza, garanzia di pace, misura preventiva contro la guerra”.

Per affrontare la questione riporto la tesi “pro NATO” del presidente della Repubblica italiana Mattarella e del prof. Ronzetti, professore ordinario di Diritto Internazionale nella facoltà di Giurisprudenza dell’Università LUISS di Roma e consigliere scientifico dell’Istituto Affari Internazionali, che non vedono incostituzionalità nell’alleanza: il ripudio alla guerra italiano non collide con il concetto di guerra difensiva promossa dal Patto Atlantico e dalle missioni NATO,

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perché può tradursi anche come intervento militare in rispetto delle norme internazionali. L’Italia infatti è protagonista di interventi umanitari in Kosovo, interventi di prevenzione in Afghanistan, conserva la sua posizione di paese non belligerante e il ruolo di peace keeping. La Nato è “baluardo di pace”, afferma Mattarella.

I sostenitori dell’incostituzionalità, riuniti nel Comitato No Guerra No Nato, invece considerano il bombardamento in Kosovo come esempio di atto di aggressione, l’intervento in Serbia come missione out of area e quindi uno sconfinamento con cui non si agisce per preventivare la sicurezza; leggono le operazioni in Iraq, Somalia, Sudan, Libia, Siria come aggressive; sostengono inoltre che l’incostituzionalità è evidente altrimenti in parlamento non si sarebbe parlato di revisione degli accordi bilaterali Italia-NATO.

Accanto a questo tema accenno anche quello della partecipazione economica:

l’Italia sta assumendo nella Nato crescenti impegni che portano a un inevitabile aumento della spesa militare, diretta e indiretta, ma è un sacrificio giustificato per il funzionamento della NATO e lo sviluppo delle sue attività. Diversamente la pensa chi sostiene, come il presidente Trump, che i paesi alleati si sono “impoveriti” per il pagamento delle spese destinate alle missioni militari mentre altri beneficiano delle sicurezze senza condividerne il rischio. La possibile uscita dal Patto Atlantico e la non partecipazione alle operazioni NATO potrebbero migliorare la condizione economica (che diversamente sostiene le basi, l’acquisto di mezzi militari, esercitazioni militari con mezzi terrestri, marini e aerei). Questo budget invece potrebbe essere destinato alla copertura delle spese destinate all’erogazione di servizi: accoglienza, abitazioni, pensioni, istruzione, ricerca, occupazione, energie pulite, trasporti, sanità, etc.

Riflessioni conclusive chiudono l’elaborato.

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I. Il Trattato del Nord Atlantico.

Il 4 aprile 1949 con il Trattato del Nord Atlantico, firmato a Washington, nasce la NATO, un’organizzazione politica militare1 e braccio operativo del trattato. I membri del Patto o Trattato Atlantico si impegnano al dialogo politico per raggiungere un comune obiettivo, ovvero la difesa collettiva, secondo quanto stabilito dall’articolo 5 del Trattato di Washington2. Il Trattato del Nord Atlantico è costituito da 14 articoli che sostengono la necessità di creare un patto di assistenza reciproca tra gli aderenti contro la minaccia sovietica e arginare la paura di una vittoria del comunismo sulla libertà. Infatti con la fine della Seconda guerra mondiale erano caduti due regimi totalitari, fascismo e nazismo, ma il comunismo continuava a rappresentare una minaccia per la democrazia e per la libertà dell’individuo.

La costituzione della Patto Atlantico si regge sull’ideologia dell’atlantismo3 che aveva ispirato la nascita della Società delle Nazioni nel 1920, la Carta Atlantica nel 1941 per l’allenza politico–militare tra USA di Roosvelt e Inghilterra di Churcill, la costituzione dell’Organizzazione delle Nazioni Unite nel 1945.

Il termine atlantismo indica l’unione federale dei Paesi liberaldemocratici dell’Europa occidentale guidata dagli Stati Uniti, per una congiunta azione di politica estera. Gli ideali sottesi all’unione federale atlantica sono:

1 Il Patto Atlantico promuove i valori democratici e consente ai membri di consultarsi e collaborare in materia di difesa e sicurezza per risolvere i problemi, creare fiducia e, nel lungo termine, prevenire i conflitti impegnandosi a risolvere pacificamente le controversie. Solo in caso di fallimento degli sforzi diplomatici, ha il potere militare di intraprendere operazioni di gestione delle crisi. Al riguardo si veda www.nato.int/nato-welcome/index_it.html

2 Art. 5 del Trattato di Washington: “Le parti convengono che un attacco armato contro una o più di esse in Europa o nell’America settentrionale sarà considerato come un attacco diretto contro tutte le parti, e di conseguenza convengono che se un tale attacco si producesse, ciascuna di esse, nell’esercizio del diritto di legittima difesa, individuale o collettiva, riconosciuto dall’Art. 51 dello Statuto delle Nazioni Unite, assisterà la parte o le parti attaccate, intraprendendo immediatamente, individualmente e di concerto con le altre parti, l’azione che giudicherà necessaria, compreso l’uso delle forze armate, per ristabilire e mantenere la sicurezza nella regione dell’Atlantico settentrionale.

Ogni attacco armato di questo genere e tutte le misure prese in conseguenza di esso saranno immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza. Queste misure termineranno allorché il Consiglio di Sicurezza avrà preso le misure necessarie per ristabilire e mantenere la pace e

la sicurezza internazionali.” Approfondimento in

www.nato.int/cps/fr/natohq/official_texts_17120.htm?selectedLocale=it

3 Atlanticism. The American Heritage Dictionary of the English Language: Fourth Edition. 2000

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- il rispetto dell’autodeterminazione dei popoli;

- la rinuncia a conquiste territoriali attraverso la forza da parte degli stati;

- il diritto alla sicurezza dei confini;

- il ripristino dei governi legittimi;

- la rinuncia alla guerra come soluzione delle controversie tra le nazioni.

La stabilità europea del secondo dopoguerra, dopo la pacifica spartizione delle sfere di competenza tra USA e URSS, sembra venire compromessa dal pericolo del comunismo per le scelte politiche, economiche, sociali e militari4. A questo punto la costituzione del North Atlantic Treaty Organization (NATO) diventa la naturale risposta per salvaguardare le democrazie liberali occidentali dalla minaccia del totalitarismo di sinistra.

Il processo di adesione all’alleanza atlantica non è naturale e condiviso da tutta l’opinione pubblica di un Paese. L’Italia, che tra l’altro aveva vissuto l’esperienza del totalitarismo fascista, è l’esempio di come la sua scelta di adesione non sia spontanea e incondizionata, priva di resistenze interne o di opposizioni politiche, soprattutto nella fase di affermazione della Repubblica democratica. In Italia, dove c’è un’area liberaldemocratica, una liberal moderata e una conservatrice, l’adesione viene vista come una scelta opportuna e naturale per contenere la minaccia comunista solo dopo aver superato accese discussioni tra la coalizione centrista, guidata dalla DC di Alcide De Gasperi, con l’appoggio dei socialisti filoatlantici, e l’opposizione della sinistra. Firmare il Patto Atlantico per l’Italia significa uscire dall’isolazionismo della politica estera. Ciò è chiaro a Benedetto Croce che vede nell’avvicinamento all’Alleanza Atlantica, ma soprattutto agli Stati Uniti, la rinascita e la sopravvivenza di tutto ciò che apparteneva al vecchio

4 Nel mondo sovietico del secondo dopoguerra esiste la dittatura dell’unico partito politico, il Partito Comunista. Lo Stato interviene nell’economia soffocando l’iniziativa individuale con il collettivismo, rendendo i mezzi di produzione di proprietà pubblica, stabilendo salari e prezzi. Tra le classi sociali perciò non ci sono grandi differenze economiche e il tenore di vita è basso. I sacrifici a carico della popolazione permettono allo Stato di investire capitali nella difesa militare, in particolare nella costruzione della bomba atomica, strumento simbolo della forza di una nazione.

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continente Europa e che era stato messo in crisi dal trionfo del nazismo e fascismo.

L’avvicinamento è un processo necessario di integrazione e mutuo rafforzamento tra le democrazie, nel quale processo rientrano progetti europeisti e il rafforzamento dei legami economici, politici e militari tra le due sponde dell’Atlantico.

I Paesi di buon grado accettano che alla guida della NATO ci siano gli USA, percepiti non tanto come superpotenza economica e militare, quanto come modello di società da raggiungere, in cui la modernizzazione economica e scientifico - tecnologica si univa al massimo grado di libertà individuale e di ampliamento dei diritti politici all’interno di regole giuridiche certe. Ciò significa che gli Stati Uniti sono visti come un sistema in cui l’individualità e la collettività si includono e integrano, c’è rispetto di tutte le libertà perché ci sono le regole giuridiche a vigilare e a garantire la loro piena vivibilità.

L’ingresso nell’alleanza atlantica non era semplice: restando sul caso Italia, l’allora Segretario di Stato, Dean Acheson, alla richiesta italiana di adesione, sottopone al presidente Truman un documento in cui si analizzano, alla stregua di un vero e proprio bilancio, i pro e i contra dell’ingresso dell’Italia nella costituenda Alleanza Atlantica. Fra i contro, il Segretario di Stato elenca soprattutto “i trascorsi storici: in due guerre mondiali l’Italia si era dimostrata un alleato inefficace o infido perché aveva cambiato campo in entrambe e nella seconda, in particolare, aveva pugnalato alle spalle la Francia e la Gran Bretagna”5. L’esclusione dell’Italia, tuttavia, avrebbe compromesso i rapporti degli Stati Uniti con Parigi, rallentato, senza dubbio, i negoziati e messo in mostra le spaccature tra le potenze occidentali.

L’amministrazione Truman, in definitiva, considera l’ingresso dell’Italia nello schieramento atlantico un boccone amaro ma digeribile. L’Italia, entrando come paese fondatore, ottiene così un risultato inaspettato ma fondamentale per il suo futuro. È chiaro che non si può paralare di successo politico, ma si può constatare che, come in altre circostanze della sua storia nazionale, la posizione geopolitica e il

5 S. Romano, Guida alla politica estera italiana, Rizzoli, Milano, 2002, p. 61.

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potere negativo di cui disponeva per la sua capacità di suscitare contrasti fra le altre potenze sono i motivi che condizionano le scelte delle nazioni estere.

I.1 Principi universali da condividere.

L’Alleanza Atlantica ha il suo protocollo declinato in 14 articoli, redatti in lingua inglese e francese, che insieme costituiscono il Trattato Atlantico. Gli articoli sono ispirati dal desiderio della convivenza concorde e della difesa collettiva della pace dei popoli e di tutti i governi per il quale è necessaria la cooperazione politica e militare.

Le parti, sottoscrivendo l’impegno di un’alleanza, si impegnano a “risolvere qualsiasi disputa internazionale, in cui possano essere coinvolti, con mezzi pacifici”

(art. 1) e a sviluppare “relazioni internazionali pacifiche e amichevoli”, puntando al rispetto delle libertà e dei principi fondanti delle istituzioni e al vantaggio della collaborazione economica (art. 2). La natura dell’alleanza è difensiva e sono possibili e attuabili tutte le azioni necessarie adottate dal Consiglio di Sicurezza “including the use of armed force, to restore and maintain the security of the North Atlantic area” (art. 5). Il Consiglio di Sicurezza, quale organo supremo dell’Alleanza, adotta le strategie necessarie a mantenere la pace e la sicurezza delle nazioni (art. 7). Il Consiglio è un garante di pace e per poter agire prontamente si avvale dell’assistenza di organi sussidiari, tra i quali il comitato per la difesa.

Il Trattato ribadisce che solo se un Paese membro viene attaccato è autorizzata la difesa anche con l’impiego di armi, ma assolutamente non si può attaccare in nome del rispetto del trattato (art. 8). Un eventuale attacca armato è ritenuto ammissibile “sul territorio, sulle forze, le navi o aeromobili” nel rispetto dei confini geopolitici6 (art. 6).

6 L’articolo 6 del Trattato di Washington descrive in dettaglio cosa si intende per area del Nord Atlantico, avvisando che in certe condizioni la responsabilità dell’Alleanza potrebbe essere estesa fino a sud come il Tropico del Cancro per comprendere qualsiasi isola, nave o aereo attaccato in quella zona. Tuttavia, secondo uno dei redattori originali, Theodore C. Achilles, non c’era alcun dubbio che le operazioni della NATO potessero essere condotte a sud del Tropico del Cancro e fondamentalmente, in tutto il mondo. Questa interpretazione del trattato è stata riaffermata dai ministri degli esteri della NATO a Reykjavik nel maggio 2002 nel contesto della lotta contro il terrorismo che precisano: “Per realizzare l’intera gamma delle sue missioni, la NATO deve essere in

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Il motto dei tre moschettieri di A. Dumas, “uno per tutti e tutti per uno”

sembra ispirare gli articoli 3 e 4, nei quali si afferma che le nazioni sono autorizzate ad azioni individuali o concertate di resistenza all’attacco armato, dopo consultazione di tutti i membri della NATO proprio per scongiurare un’eventuale autoiniziativa avventata.

L’alleanza ha valore temporale ventennale (art. 13) e non prevede limiti in numero di partecipanti: è aperta a tutti gli Stati e le singole nazioni possono estendere l’invito di adesione all’alleanza atlantica ad altre nazioni perchè il principio di difesa e sicurezza collettiva è universale. Infatti il trattato impone ai membri di non assumere impegni internazionali contrari a quanto stipulato e li impegna a rispettare anche gli scopi e i principi della Carta delle Nazioni Unite (ONU)7 perché condiviso dallo spirito atlantico.

I.2 L’importanza dell’art. 5.

L’articolo fulcro del trattato è il 5 in cui si legge: The Parties agree that an armed attack against one or more of them in Europe or North America shall be considered an attack against them all and consequently they agree that, if such an armed attack occurs, each of them, in exercise of the right of individual or collective self-defence recognised by Article 51 of the Charter of the United Nations8, will grado di schierare forze che possano spostarsi rapidamente ovunque si trovino sono necessari, sostenere le operazioni su distanza e tempo e raggiungere i loro obiettivi”. Ciò anticipa il dibattito della validità delle missioni out of area, come si vedrà in seguito.

In www.nato.int/cps/en/natolive/topics_67656.htm

7 Lo Statuto dell’ONU elenca gli scopi: la salvaguardia delle future generazioni dal flagello della guerra, l’affermazione dei diritti fondamentali dell’uomo, della dignità e del valore della persona umana, della eguaglianza dei diritti degli uomini e delle donne e delle nazioni grandi e piccole, la creazione di condizioni in cui la giustizia ed il rispetto degli obblighi derivanti dai trattati e dalle altri fonti del diritto internazionale possano essere mantenuti, la promozione del progresso sociale ed un più elevato tenore di vita in una più ampia libertà. Tali scopi sono funzionali a sostenere i principi di tolleranza e convivenza pacifica in rapporti di buon vicinato tra le nazioni, l’impegno e la cooperazione a mantenere la pace e la sicurezza internazionale, il divieto dell’uso della forza delle armi salvo che nell’interesse comune, la promozione del progresso economico e sociale di tutti i popoli. Lo Statuto dell’ONU è in www.unric.org/it.

8 All’art. 51 della Carta dell’Onu si legge: “Nessuna disposizione del presente Statuto pregiudica il diritto naturale di autotutela individuale o collettiva, nel caso che abbia luogo un attacco armato contro un Membro delle Nazioni Unite, fintantoché il Consiglio di Sicurezza non abbia preso le misure

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assist the Party or Parties so attacked by taking forthwith, individually and in concert with the other Parties, such action as it deems necessary, including the use of armed force, to restore and maintain the security of the North Atlantic area. Any such armed attack and all measures taken as a result thereof shall immediately be reported to the Security Council. Such measures shall be terminated when the Security Council has taken the measures necessary to restore and maintain international peace and security.

In 70 anni di esistenza della NATO (1949 – 2019), la prima applicazione di quanto stabilito dall’art. 5 del Trattato di Washington è stata in seguito all’attacco terroristico dell’11 settembre 2001 negli Stati Uniti9, che da quel momento sono entrati in un clima di instabilità psicologica collettiva che ha condizionato tutte le scelte di politica interna ed estera.

Dopo questo tragico evento l’Alleanza ha ritenuto opportuno integrare il documento di alleanza difensiva e mutuo soccorso con il Concetto Strategico 201010, un documento in cui si adotta una strategia politica improntata sulla prevenzione e attribuisce alla NATO tre funzioni principali:

necessarie per mantenere la pace e la sicurezza internazionale. Le misure prese da Membri nell’esercizio di questo diritto di autotutela sono immediatamente portate a conoscenza del Consiglio di Sicurezza e non pregiudicano in alcun modo il potere e il compito spettanti, secondo il presente Statuto, al Consiglio di Sicurezza, di intraprendere in qualsiasi momento quell’azione che esso ritenga necessaria per mantenere o ristabilire la pace e la sicurezza internazionale”. La Carta dell’ONU, Art.

51, è in www.comitatoatlantico.it.

9 L’11 settembre si è verificato negli Stati Uniti un terribile attacco terrosristico compiuto da 4 arerei di linea dirottati da uomini Kamikaze e utilizzati come missili. Due aerei hanno distrutto le Twin Tower del World Trade Center di New York, un terzo aereo si è schiantato contro il Pentagono, sede del dipartimento della Difesa, a Washington, mentre un quarto aereo è caduto vicino a Pittsburgh, in Pennsylvania. L’attentato ha provocato circa 3000 vittime. La responsabilità dell’attacco terroristico è stata attribuita al fondamentalismo islamico organizzato nell’Al Qaeda, il cui leader era Osama Bin Laden. Bin Laden, appoggiato dai talebani, aveva instaurato in Afghanistan un regime sanguinario e oppressivo. Il presidente Bush, scaduto l’ultimatum per la consegna di Bin Laden, autorizza i bombardamenti su Kabul, la capitale dell’Afghanistan.

10 Il Concetto Strategico è un documento politico-strategico nel quale sono delineati il ruolo e i compiti dell’Alleanza al fine di fronteggiare i nuovi rischi, visto il continuo mutamento dell’attuale scenario geopolitico mondiale. Le zone a maggiore rischio di sicurezza sono l’area europea e nord- atlantica, minacciate da crisi regionali diffuse, minacce terroristiche e cibernetiche, criminalità organizzata, interruzioni dei flussi di risorse energetiche, proliferazione delle armi di distruzione di massa, instabilità permanente di alcune realtà statuali e minacce ibride (non convenzionali). Nel sottoscrivere questo documento i Capi di Stato e di Governo hanno voluto inviare un messaggio politico rimarcando l’importanza del legame euro-atlantico, riaffermando la missione principale della NATO: “prevenire le crisi promuovendo la stabilità internazionale prima che le criticità geo- strategiche mettano in crisi la sicurezza dei 28 Alleati”. Approfondimento in

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- deterrenza e difesa;

- gestione delle crisi;

- sicurezza cooperativa11.

Attualmente i fronti caldi nei quali opera la NATO sono:

- l’Afghanistan;

- i Balcani, in Kosovo;

- il Mediterraneo con l’operazione Sea Guardian;

- l’Unione africana.

1.3 I paesi sotto l’egida della NATO.

La NATO conta 29 Stati alleati; di questi 12 sono i Paesi fondatori (Italia, Belgio, Canada, Danimarca, Francia, Islanda, Lussemburgo, Paesi Bassi, Norvegia, Portogallo, Gran Bretagna e Stati Uniti), gli altri si sono aggiunti successivamente (Grecia, Turchia, Germania, Spagna, Repubblica Ceca, Ungheria e Polonia, Bulgaria, Estonia, Lettonia, Lituania, Romania, Slovacchia e Slovenia, Albania, Croazia, Montenegro).

Gli aderenti alla NATO, si riconoscono nel simbolo della bandiera del 1953:

fondo blu, che richiama il colore della acque dell’Oceano Atlantico che unisce gli USA e gli alleati dell’Europa Occidentale; campo centrale dominato dalla rosa dei venti, che indica i quattro punti cardinali della bussola, e che simboleggia la volontà della NATO di trovare la giusta rotta sulla via della pace; un cerchio legante i quattro punti cardinali, che simboleggia l’unità dei Paesi membri e, implicitamente, la loro risolutezza a sostenersi l’un l’altro in caso di attacco esterno.

www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/periodico_2013/Documents/R2_2013/28_37_R2_

2013.pdf

11 I pilastri del Concetto Strategico sono: la difesa collettiva (Collective Defence), e quindi la centralità dell’articolo 5 del Trattato di Washington, attualizzato ed adeguato al nuovo concetto di sicurezza che concepisce la propria difesa anche attraverso attività di stabilizzazione che superano i propri confini territoriali; la gestione delle crisi (Crisis Management), con riferimento al rafforzamento del concetto denominato Comprehensive Approach (approccio multidimensionale), fattore ritenuto chiave per la risoluzione delle crisi moderne; la sicurezza cooperativa (Cooperative Security), da attuarsi per il tramite di partnership con Organizzazioni e Paesi esterni all’Alleanza Atlantica, e che mira alla stabilità del panorama internazionale. Approfondimento in www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/periodico_2013/Documents/R2_2013/28_37_R2_

2013.pdf

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A sottolineare il principio guida dell’alleanza è il motto che si legge sull’emblema militare: Vigilia Pretium Libertatis, ovvero la vigilanza è il prezzo della libertà, come sosteneva nel 1790 John Philpot Curran, membro del parlamento irlandese.

I.4 Il Segretario Generale NATO.

I 14 articoli del Trattato del Nord Atlantico non solo definiscono le responsabilità e le azioni dell’Alleanza, ma fanno riferimento anche all’esistenza di una sua struttura organizzativa.

A Bruxelles è la sede della NATO: qui si incontrano gli ambasciatori degli Stati membri con lo scopo di partecipare a sedute di discussione per quanto riguarda situazioni critiche. Le consultazioni tra gli Stati avvengono sotto la supervisione del più alto funzionario internazionale dell’Alleanza, il Segretario Generale, il cui compito è guidare il processo decisionale all’interno nella seduta di consultazione, garantire l’attuazione delle decisioni, fornire consulenza, orientamento e assistenza amministrativa alle delegazioni nazionali nei quartieri generali della NATO. Il Segretario Generale, carica ricoperta dal primo ottobre 2014 dal norvegese Jens Stoltenberg, presiede l’organo più importante che è il Consiglio del Nord Atlantico (NAC). Il Consiglio si riunisce di norma una volta alla settimana, o quando occorre, per prendere decisioni militari. Una decisione NATO è espressione della volontà collettiva di tutti i 29 Paesi membri poiché tutte le decisioni vengono prese all’unanimità.

Il Consiglio del Nord Atlantico è organizzato in:

- Comitato Militare, composto dai Capi di Stato maggiore della difesa dei Paesi membri della NATO;

- Comando Alleato Operazioni12 e Comando Alleato per la Trasformazione13.

12 L’ACO, in Belgio, è responsabile della pianificazione e dell’esecuzione delle operazioni NATO;

guidato dal 2016 dal Comandante Supremo Alleato in Europa (SACEUR) Mike Scaparrotti, Generale statunitense di origini pugliesi.

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II. Eventi chiave della storia della NATO.

Per comprendere il ruolo Patto Atlantico e del suo braccio militare, la NATO, in 70 anni di esistenza è opportuno delinearne un quadro storico. Il discorso verrà articolato in 3 fasi attraverso le quali si percorreranno diversi aspetti della Nato, dalla sua fondazione ad oggi, parlando anche degli obiettivi che nel 1949 erano completamente diversi da quelli di oggi; un oggi dove il sistema interazionale è totalmente cambiato in quanto non si assiste più, come nel 1949, a conflitti dove a fronteggiarsi erano Stati, ma a conflitti dove gli attori principali sono Stati ed Organizzazioni Terroristiche, che mettono, quindi, davanti alla NATO degli scenari assolutamente diversi rispetto a quelli per i quali era stata creata.

II.1 FASE 1: Nascita della NATO e Guerra Fredda.

II.1.a 1949: Firma del Trattato di Washington, 4 aprile.

Finita la Seconda guerra mondiale tutti i paesi coinvolti contano danni economici e milioni di vittime. Nel clima di disperazione si affermano due superpotenze, Stati Uniti e Unione Sovietica, e si costituisce l’ONU14, su iniziative del presidente americano Roosevelt15, con l’obiettivo, non solo di sostituire la

13 L’ACT, a Norfolk (USA), si occupa principalmente di rafforzare la credibilità e prontezza operativa delle azioni intraprese dall’Alleanza.

14 Il 24 ottobre 1945 51 Stati costituiscono le Nazioni Unite, impegnate a preservare la pace e la sicurezza collettiva grazie ad una cooperazione internazionale. Attualmente fanno parte dell’ONU 193 Paesi. Approfondimenti in www.unric.org/it/informazioni-generali-sullonu.

15 Il 1943 è un anno di svolta per la Seconda guerra mondiale perché gli alleati cominciano a capire che c’è la possibilità di sconfiggere la Germania. Dal 28 novembre al 1° dicembre del 1943 a Teheran, capitale della Persia (Iran), tre grandi leader si incontrano: sono Franklin Delano Roosevelt, presidente degli Stati Uniti, Winston Churchill, primo ministro britannico, e Stalin, capo politico dell’Unione delle Repubbliche Socialiste Sovietiche. L’obiettivo dell’incontro è organizzare lo sbarco in Normandia e pensare alla futura risistemazione dell’Europa dopo la fine del conflitto. Dopo aver pianificato lo sbarco in Normandia (operazione Overlord) e ragionato sullo smembramento del territorio tedesco, il presidente americano, in un incontro esclusivo con il maresciallo Stalin, propone l’esame della futura organizzazione della pace per cui sarebbe necessaria la creazione di una organizzazione che garantisca realmente una pace durevole dopo la guerra. È precisamente con questo scopo che alla Conferenza di Mosca (30 ottobre 1943) è stata firmata una dichiarazione tra USA – URSS – Gran Bretagna - Cina. L’attuale proposta di Roosevelt a Teheran è l’istituzione di un’organizzazione mondiale, basata sui principi delle Nazioni Unite (1° gennaio 1942), che si occuperà di questioni militari. La nuova organizzazione avrà un carattere mondiale, sarà composta di trentacinque o forse cinquanta nazioni e emanerà raccomandazioni; avrà con un comitato esecutivo

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fallimentare Società delle Nazioni, ma di risolvere pacificamente le eventuali future controversie internazionali.

Nell’ambito della conferenza di Yalta prima (febbraio 1945) e di Potsdam poi (luglio-agosto 1945), Stalin, Truman (neopresidente americano) e Clement Attlee (nuovo primo ministro inglese) stabiliscono la spartizione del territorio tedesco costituendo due Stati: a ovest, la Repubblica Federale Tedesca, controllata dagli angloamericani e dai francesi; a est la Repubblica Democratica Tedesca, occupata dall’Armata Rossa. Anche Berlino, come la Germania, viene divisa in quattro zone di occupazione e poi, a partire dal 1961, e fino al suo abbattimento nel 1989, viene attraversata da un muro invalicabile per separare la popolazione di Berlino ovest (sotto occupazione occidentale) da quella di Berlino est (sotto occupazione sovietica).

Nel 1946, a seguito del discorso di Stalin al teatro comunale di Mosca, si comincia a parlare di Guerra Fredda, un confronto non combattuto tra le due

composto da URSS, Gran Bretagna, USA, Cina, da due paesi europei, da un paese sud-americano, da un paese del Medio Oriente, da un paese dell’Asia (oltre la Cina), da un Dominion britannico.

Compito del comitato esecutivo sarà la risoluzione dei problemi agricoli, economici, del rifornimento e della salute pubblica. Sarà inoltre istituito un comitato di polizia, composto da USA, URSS, Gran Bretagna e Cina per curare la salvaguardia della pace, per impedire una nuova aggressione da parte della Germania e del Giappone. Il pensiero del presidente è che, in caso di pericolo di aggressione o qualsiasi altra minaccia alla pace, bisognerà avere un organo che agisca rapidamente, poiché in caso di aggressione, non si avrebbe il tempo sufficiente per discutere la questione. Il 1° dicembre 1943 la conferenza è conclusa. I tre capi sottoscrivono la Dichiarazione di Teheran in cui si ribadisce l’alleanza dei paesi lì rappresentati ad agire di concerto sia nella guerra contro la Germania, sia nella pace che seguirà; i presenti si impegnano a ottenere la collaborazione o la partecipazione attiva di tutti i paesi, grandi e piccoli, i cui popoli sono intenti e protesi all’eliminazione della tirannia, della schiavitù, dell’intolleranza e dell’oppressione. Questo documento finale segna l’adesione dell’Unione Sovietica ad alcuni principi di base della Carta Atlantica del 1941, quali la fondazione nel dopoguerra dell’Organizzazione delle Nazioni Unite.

Il 4 febbraio 1945 in Crimea, a Yalta, si incontrano di nuovo Roosevelt, Churchill e Stalin per discutere sull’assetto geopolitico post-guerra. È l’occasione per approfondire le proposte fatte a Dumbarton- Oaks sull’organizzazione generale internazionale per il mantenimento della pace e della sicurezza internazionale. In quella occasione non viene raggiunto un accordo (che è stato raggiunto in questa sede) sulla questione della procedura per la votazione unanime dei membri permanenti - USA, URSS, GB, Cina - del Consiglio di sicurezza. Al termine della conferenza di Yalta, 11 febbraio 1945, i capi di governo degli Stati Uniti d’America, della Gran Bretagna e dell’URSS concordano di convocare il 25 aprile 1945 a San Francisco una conferenza delle Nazioni Unite per preparare il piano di questa organizzazione secondo le linee proposte durante le conversazioni preliminari di Dumbarton--Oaks.

Anche il governo della Cina e il governo provvisorio francese saranno consultati e invitati a farsi patrocinatori della conferenza.

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superpotenze16. La divisione della Germania in Repubblica Federale Tedesca e Repubblica Democratica Tedesca innesca tra mondo capitalista e blocco socialista una tensione scaturita dalla minaccia dell’arma atomica, dalla dottrina di Truman e dalla creazione del Kominform (con il quale i partiti comunisti dell’Europa dell’Est e dell’Ovest si univano all’URSS).

A Berlino si svolge il primo confronto della Guerra Fredda: il mondo capitalista e quello comunista devono dimostrare (per affermare la validità delle loro idee) di essere capace di far risorgere la città devastata dalla Seconda guerra mondiale. Le strategie dei due avversari sono agli antipodi: i sovietici pretendono riparazioni per i danni di guerra, gli alleati occidentali no, anzi gli Stati Uniti inseriscono la Germania ovest nel piano Marshall, assegnandole fondi per la ricostruzione post-bellica. La pressione americana sui sovietici aumenta con la dottrina Truman: gli americani sono disposti a offrire sostegno a popolazioni oppresse o dominate da minoranze armate o da autorità esterne. Stalin risponde con l’accerchiamento di Berlino e la pretesa che le altre potenze ritirino le loro armate: per indebolire Berlino ovest impone il blocco dei rifornimenti. Ma gli alleati con un ponte aereo riescono a rifornire di viveri gli abitanti: i sovietici sono costretti a ritirare il blocco per la pubblicità negativa che si stava riversando su di loro.

La conseguenza del blocco di Berlino è la stipula del Patto Atlantico, il 4 aprile 1949, tra Stati Uniti, Canada e quasi tutti i paesi dell’Europa occidentale, compresa l’Italia. Sulla base di tale alleanza si giunge alla creazione della NATO.

Nel maggio del 1955 i paesi dell’est europeo stipulano il Patto di Varsavia, trattato di amicizia, cooperazione e mutua assistenza, ma soprattutto alleanza militare tra i Paesi del Blocco Orientale speculare e antitetico alla NATO.

16 L’espressione guerra fredda viene coniata nel 1947 dal giornalista americano Walter Lippmann per definire lo stato delle relazioni internazionali che si andava delineando dopo la Seconda guerra mondiale, dominato tensione tra blocco occidentale e blocco orientale, tra USA e URSS. La tensione sfocia sempre in una sfida soffocata dalla necessità di mantenere un equilibrio all’interno dei due blocchi che erano minacciati dall’ipotesi di un conflitto combattuto con armi atomiche. La guerra dunque resta fredda perché alle provocazioni, alle minacce, alle competizioni nella corsa agli armamenti i due blocchi non rispondono mai con uno scontro diretto, ma indiretto e sempre localizzato in aree relativamente ristrette.

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II.1.b 1989: Caduta del muro di Berlino.

Gli anni che seguono sono caratterizzati dalla costruzione di “muri” (Berlino, Corea, Cina, Vietnam) per polarizzare maggiormente i due blocchi e creare alleanze internazionali ad hoc. Sono però anni in cui la NATO non compie azioni militari, mentre il Patto Atlantico è sempre in allerta.

La guerra fredda alimenta negli USA un’atmosfera di sospetto che peggiora dopo la perdita del primato nucleare e lo scoppio della guerra in Corea (1948 – 1953)17, zona al centro degli interessi di Cina18, URSS e Giappone.

Nello stesso anno in cui la Corea firma l’armistizio, a marzo, muore Stalin. Il nuovo capo del Cremlino, Nikita Krusciov avvia azioni19 di disgelo per una politica di

“coesistenza pacifica” tra comunismo e capitalismo20. Diversamente da quanto immaginato la politica di coesistenza non porta alla pace ma alla divisione.

Nell’agosto del 1961 Krusciov approva il progetto di Ulbricht21: non cercare un dialogo tra i due blocchi, ma “fortificare” i confini (che erano segnati da una striscia bianca) tra la Berlino est e ovest con la realizzazione di una barriera in filo spinato per chiudere i varchi di frontiera. Presto la barriera sarà sostituta prima da un

17 La Corea era un possedimento giapponese dal 1910; al termine della Seconda guerra mondiale il 38° parallelo divide la Corea in due zone: infatti nel 1948 si costituisce la Corea del Sud (maggio 1948), con un governo nazionalista ma anticomunista e appoggiato da USA, e la Corea del Nord (settembre 1948) guidata dal Partito comunista di Kim Il – Sung e appoggiato da cinesi e sovietici. Nel 1950 i coreani del Nord varcano il muro di confine, il 38° parallelo, e occupano Seul, capitale della Corea del sud. Il consiglio di Sicurezza dell’ONU autorizza gli USA ad intervenire insieme a Gran Bretagna, Australia, Canada e Turchia. Per tre anni i due blocchi (nord e sud) si scontrano, mentre tutta la popolazione coreana e il mondo vive sotto la minaccia dell’impiego delle armi nucleari. Nel 1953 si giunge all’armistizio ma il 38° parallelo diventa una barriera di cemento armato che, ancora oggi, segna il confine tra Corea del Nord e Corea del Sud.

18 In Cina la guerra civile (1946 – 1949) tra nazionalisti di Chiang Kai – shek e comunisti di Mao Tse – tung si conclude con la vittoria di Mao (gennaio 1949) che istituisce la Repubblica popolare cinese e stringe l’alleanza con Mosca durata fino al 1963, quando la politica di coesistenza pacifica di Krusciov comincia ad essere contestata.

19 Nel XX congresso del partito comunista ammette gli errori e i crimini commessi da Stalin, scioglie il Kominform.

20 Rispetto alla politica di coesistenza pacifica deluse sono le aspettative della Polonia e dell’Ungheria, dove nel 1956 ci sono sollevazioni popolari antisovietiche che si concludono con la concessione da parte della Russia di una blanda apertura verso l’occidente. Invece in Germania la politica di coesistenza pacifica viene seriamente compromessa da una rivolta civile di Berlino est contro il governo. Il governo della Repubblica democratica tedesca risponde con la repressione dei cittadini che, dall’Europa dell’est e da Berlino est, fuggono a Berlino ovest.

21Approfondimento in

https://www.senato.it/application/xmanager/projects/leg18/file/repository/relazioni/libreria/novita /XVIII/Brochure_Muro_di_Berlino_DEF_web.pdf

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cordone di soldati sovietici armati, poi da un muro in cemento sorvegliato da militari pronti a sparare contro gli aspiranti fuggiaschi fino al 1989.

Gli anni ’60 sono cruciali per la determinazione del fallimento della politica di coesistenza pacifica di Krusconv: conflitti caldi, quali scenari di guerra fredda, sono a Cuba22, in Vietnam23 e in Medio Oriente24. Gli anni ’60 e ’70 sono cruciali perché si assistono ad episodi di crisi del bipolarismo in Asia25, in Europa26 e in America Latina27, mentre i fronti della guerra fredda si riaprono da un lato con l’invasione sovietica dell’Afghanistan (1979). Contemporaneamente l’aggressiva politica estera del presidente americano Ronald Regan spinge alla corsa agli armamenti atomici da parte dei due blocchi con conseguente incremento delle spese militari che toccherà

22 Cuba è un’isola dell’Atlantico sotto influenza americana. Nel 1959, dopo una rivoluzione di giovani guerriglieri contro il dittatore Batista, Fidel Castro assume il potere e avvia un programma politico di ispirazione socialista. È guerra fredda nell’Atlantico: il presidente americano Kennedy impone l’embargo e dichiara la rottura di ogni rapporto diplomatico con Cuba che, per contro, si avvicina alla Cina popolare e all’URSS. LA SCELTA DI Krusciov di installare basi missilistiche a Cuba provoca l’intervento americano che fa paventare il rischio di un conflitto. Per scongiurare questo rischio gli stati coinvolti giungono ad un accordo: gli USA ritirano i missili in Europa e a Cuba Krusciov smantella le basi missilistiche. Nel 1963 il trattato di Mosca firmato da USA, URSS e Gran Bretagna mette al bando gli esperimenti nucleari nell’atmosfera, nello spazio, nelle acque e nei sotterranei.

23 Dopo la Seconda guerra mondiale il Vietnam, in Indocina, lotta per la liberazione dal dominio francese. Si costituisce il Fronte di liberazione guidato da Ho Chi Minh e si giunge allo scontro con le truppe francesi che vengono sconfitte. La sconfitta francese allarma gli USA: infatti se in origine gli americani si erano dimostrati ostili alla dominazione francese in Vietnam, l’avvicinamento della regione indocinese all’URSS comporta l’appoggio americano ai francesi. Nel 1954 la conferenza di Ginevra determina la fine del dominio francese in Indocina e la costituzione di Cambogia, Laos e Vietnam. In Vietnam il 17° parallelo segna il confine tra Vietnam del nord (repubblica socialista) e Vietnam del sud (repubblica).

24 La storia del Medio Oriente si snoda attorno allo stato di Palestina (abitata da arabi) e Israele (abitato da ebrei) e a diverse crisi, tra le quali quella di Suez (1956), la guerra dei 6 giorni (1967), la guerra del Kipppur (1973) e la crisi del petrolio che vedono l’intervento dell’Onu e una fase di distensione dei rapporti USA – URSS in politica estera e poi di nuovo accesa ostilità.

25 L’Asia è protagonista sia della crisi del blocco orientale sia di quella del blocco occidentale. Infatti se l’affermazione della Repubblica popolare cinese rompe i rapporti con Mosca (1963) determinando la prima spaccatura nel sistema delle alleanze comuniste, la guerra in Vietnam insieme alle proteste giovanili e agli assassini di Martin Luther King e di Robert Kennedy contribuisce a rendere impopolare gli USA.

26 La Cecoslovacchia vuole uscire dall’orbita sovietica per realizzare un proprio socialismo dal volto più umano, meno rigido e accentrato. Dopo la crisi di Praga, 1968, Mosca, per riportare equilibrio nel suo blocco fa un intervento armato. Il brutale epilogo della “primavera di Praga” è la dimostrazione chr l’URSS riesce a tenere legati a sé i paesi del blocco orientale solo attraverso la forza.

27 In molti paesi dell’America Latina si afferma un vasto movimento volto a democratizzare la vita politica, caratterizzata dal rifiuto di ogni forma di controllo da parte degli USA. Gli esiti spesso sono tragici, come nel caso dell’Argentina e del Cile, dove si affermano feroci dittature militari appoggiate dagli USA che intendono così tutelare i propri interessi e respingere il pericolo di derive comuniste.

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in modo negativo l’economia dei paesi dell’Europa dell’est. Territorio di guerra fredda è il Medio Oriente con fenomeni di instabilità in Iran e in Iraq28.

Nel 1985 si avvertono le premesse per la caduta della cortina di ferro: diventa segretario generale del Pcus Michail Gorbaciov, promotore della distensione attraverso la pratica del principio della trasparenza politica (glasnost) e della ricostruizione (perestrojka) del sistema economico russo. La perestrojka prevede la riduzione delle spese militari, base della politica estera di distensione. Tappe significative sono: l’incontro di Gorbaciov con il presidente americano Regan a Mosca (1988); il riconoscimento del processo di democratizzazione in Polonia (le elezioni 1989 avevano portato alla vittoria di Solidarnòsc, sindacato autonomo guidato da Lech Walesa) e in Ungheria (come in Polonia, con le elezioni del 1990 si insedia il primo governo non comunista); la concessione dell’indipendenza della politica della Repubblica Democratica Tedesca da Mosca.

Il 9 novembre 1989 il portavoce di Egon Krez, segretario del comitato centrale del R. D. T., in una conferenza stampa dichiara “cadute le restrizioni”, espressione intrepretata come libertà di viaggare ad ovest, quindi apertura delle frontiere. I cittadini di Berlino est iniziano ad abbattere il muro. La guerra fredda è finita29.

Bisogna adesso riorganizzare la nuova URSS e Gorbaciov per prima cosa ordina il ritiro delle truppe sovietiche da alcuni paesi del Patto di Varsavia (che decadrà nel 1991); poi progetta per la riunificazione tedesca e la riforma della federazione sovietica; nel dicembre del 1989 incontre il presidente americano George Bush a Malta per il superamento della spartizione del mondo decisa a Yalta (1945)30; nel 1991 firma il trattato Start 1 con il presidente americano Bush per

28 In Iran la rivoluzione islamica di Khomeini favorisce l’affermazione del fondamentalismo religioso tra le masse e grazie a ciò conquista il potere politico. Nasce la repubblica islamica che si colloca su posizioni anti–occidentali e anti–israeliane. Nel 1980 l’Iraq del neo-presidente Saddam Hussein attacca l’Iran per estendere l’egemonia sul Golfo Persico. Inizia una guerra che dura fino al 1988. Le superpotenze seguono la logica della guerra fredda sostenendo in modo diretto o indiretto i contendenti. Nel frattempo il fondamentalismo islamico si fortifica come soggetto autonomo.

29 La Nato dalla sua fondazione nel 1949 alla caduta del muro di Berlino non ha mai condotto operazioni militari. I due schieramenti si sono scontrati restando fedeli alla strategia della deterrenza nucleare, alla corsa agli armamenti e al possesso di armi nucleari.

30 Nell’incontro USA e URSS affermano la volontà di ridurre gli arsenali militari e di trasferire risorse economiche dal settore bellico a civile.

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concordare la riduzione del 40% gli armamenti nucleari e la distruzione degli armamenti chimici; avvia rapporti diplomatici con la Cina.

Tuttavia, nonostante i successi a livello internazionale che denunciano l’effettivo cambiamento della Russia, sul piano interno Gorbaciov non riesce a risollevare la situazione economica tanto che forte diventa la sfiducia popolare e numerose le tendenze nazionaliste e separatiste. Si avvicina la dissoluzione dell’URSS (25 dicembre 1991), agevolata anche dall’ascesa al potere di Boris Eltsin.

II.1.c 1991: Dopo il crollo dell’Unione Sovietica la NATO crea i partenariati con gli ex avversari.

Caduto il muro di Berlino, simbolo del bipolarismo USA - URSS, la NATO non perde il ruolo di organizzazionde politico militare, ma lo rafforza trasformando la priorità da difesa collettiva31 in sicurezza collettiva32. Nel 1994 la NATO lancia un programma di partenariato bilaterale con i paesi neutrali o ex avversari, chiamato Partnership for Peace o PfP33, che si propone di aumentare la stabilità internazionale, rafforzare i legami tra gli Stati partner e l’Alleanza Atlantica, realizzare attività che vedono in prima linea l’Alleanza (politica di difesa e pianificazione, relazioni civili-militari, addestramento, cooperazione militare, pianificazione di risposta alle emergenze e ai disastri naturali, e molte altre).

31 La difesa collettiva implica compiti di assistenza per sfollati e rifugiati; ricostruzione e sminamento;

assistenza medica; sicurezza e ordine pubblico; protezione dei siti patrimoniali; sicurezza delle frontiere; interdizione del contrabbando di armi transfrontaliere; attuazione di un programma di amnistia per armi, munizioni ed esplosivi; distruzione di armi; il sostegno alla creazione di istituzioni civili, alla legge e all’ordine, al sistema giudiziario e penale, al processo elettorale e ad altri aspetti della vita politica, economica e sociale del paese.

32 La sicurezza collettiva comprende azioni di supervisione e formazione di una forza di sicurezza locale e protezione civile, che sappia rispondere alle emergenze, smaltire gli ordigni esplosivi, gestire il materiale pericoloso e far fronte agli incendi.

33 Il programma include dieci Stati tra cui Bielorussia, Kazakistan, Ucraina, tutti i paesi della ex Jugoslavia e la stessa Russia, più dodici Stati che sono successivamente entrati a far parte dell’Alleanza (i paesi baltici, Romania, Polonia, Ungheria, Albania, Bulgaria, Slovacchia e Repubblica ceca, Slovenia). Per approfondimenti Programma Partnership for Peace in www.nato.int/cps/en/natohq/topics_50349.htm.

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