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III. L’italia e la NATO: la situazione iniziale

III.2 Basi NATO in Italia

Come già detto l’importanza geografica dell’Italia è emersa da subito soprattutto per la sua posizione strategica nel Mediterraneo. Gli Stati Uniti nello spirito e nel quadro della collaborazione Atlantica, hanno individuato delle località sul territorio italiano per inserire basi militari americane e NATO101 per scopi bellici.

Riguardo alla norma che regola l’inserimento di basi militari atlantiche sui territori aderenti al Patto manca una legislazione chiara. Il Trattato Atlantico del 1949 non contiene alcun riferimento a basi militari né tanto meno ne disciplina l'istituzione o le modalità d'uso. Tuttavia di aiuto sono l'art. 9, che riconosce al Consiglio Nord Atlantico il compito di esaminare questioni relative all'applicazione del trattato, compresa la creazione degli organismi sussidiari, l'art. 3, per le misure di attuazione in merito alla capacità degli stati membri di resistere ad un attacco armato, e dell'art. 5, riguardo all’adozione di provvedimenti necessari (compreso

101 Per visionare le località italiane, e non solo, con basi militari consultare la pagina https://www.juragentium.org/topics/wlgo/it/marianto.htm.

l'impiego della forza armata) per ristabilire e assicurare la sicurezza negli stati alleati. Nulla si dice per la dislocazione dei comandi alleati e delle loro basi, per cui sono stati necessari accordi bilaterali con lo stato membro ospitante, come conferma l'art. 3, che impegna le parti a prestarsi reciproca assistenza in virtù della legittima difesa individuale e collettiva.

Tra gli accordi ricordiamo:

- la Convenzione multilaterale di Londra, o accordo così detto SOFA (Status of Forces Agreement), del 1951, che disciplina lo status delle forze armate NATO presenti nei paesi membri dell'Alleanza;

- l'Accordo bilaterale sulle infrastrutture (Bia), stipulato tra Italia e Stati Uniti nel 1954, che riguarda lo status delle basi americane in Italia102;

- il Memorandum d'intesa tra il ministero italiano della difesa e il dipartimento della difesa degli Stati Uniti (1955), che interessa la presenza dei contingenti militari esteri in Italia e l'uso delle basi, relativo alle installazioni e infrastrutture concesse in uso alle forze statunitensi in Italia.

Come registrano le date di stipula degli accordi, questi erano stati redatti nel periodo della guerra fredda: anche se non sussiste più il problema, la validità degli accordi permane perché il rischio sovietico, attualmente, è stato sostituito dal terrorismo, che diventa la giusta motivazione per missioni out of area, o “operazioni non-Articolo 5”, da quelle in legittima difesa collettiva a favore di uno stato membro.

Nonostante quanto detto, nazioni come l’Italia si impegnano in un lavoro di sinergia con gli Stati Uniti e la NATO per il controllo delle basi103: infatti il completo controllo militare, in equipaggiamento e operazioni, è affidato ai comandi statunitensi. Le basi USA sono distinte da quelle NATO per la natura del

102 Su liMes, n. 4/1999, pp. 27-41, in "Paghiamo con le basi la nostra sicurezza", A. DESIDERIO ha rivelato il contenuto di tre articoli del Bia, in cui è specificato che: gli Usa non possono servirsi delle basi a scopi bellici se non a seguito di disposizioni Nato o accordi con il governo italiano; le installazioni sono poste sotto comando italiano e i comandi Usa detengono il controllo militare su equipaggiamento e operazioni; le strutture costruite con fondi Usa su terreni italiani diventano proprietà italiana.

103 N. Ronzitti, Le basi americane in Italia - problemi aperti, Contributi di Istituti di ricerca specializzati, 2007.

contingente, ma quelle americane non hanno uno status completamente indipendente dalla NATO perché sono funzionali all’assolvimento dei compiti dell’organizzazione (art. 3).

Il territorio su cui si trova la base (indipendentemente USA o NATO) è territorio italiano che perciò esercita la sua sovranità territoriale. Lo stato estero può essere presente in territorio italiano nei limiti dell’autorizzazione concessa e in relazione agli accordi bilaterali. La base non è da considerare extraterritoriale, come se fosse una sede diplomatica. La funzione delle basi è strettamente legata alla strategia di difesa: sono ponte per l’eventuale proiezione delle forze verso i paesi dell’Occidente. Dove non è possibile realizzare un ponte per assenza di terraferma, il ruolo viene svolto da postazioni aeronavali.

La presenza di basi in territorio nazionale potrebbe esporre lo stato che ospita la base a reazioni da parte dell’avversario, qualora gli atti di ostilità provengano dalla base sita in territorio italiano. Ma questo è inevitabile e la neutralità non può essere mantenuta.

Una tendenza contraria all’eliminazione delle basi si è verificata dopo l’11 settembre: si è rafforzato il legame Italia – USA – NATO perché la nostra penisola sente la minacciata proveniente dal Medio Oriente104. È addirittura al vaglio l’aumento del numero delle basi perché, come era accaduto durante la guerra fredda, la presenza americana militare, è percepita dalla popolazione autoctona di una nazione come garanzia di sicurezza contro un eventuale attacco bellico o terroristico esterno. L’unica polemica ancora in atto riguarda le armi nucleari detenute nelle basi americane: le basi USA infatti hanno armi nucleari nelle basi di Aviano e Ghedi Torre, Brescia. La presenza di questa tipologia di armi è incompatibile con il Trattato di non-proliferazione nucleare (Tnp) sottoscritto dall’Italia, ma gli Stati Uniti, in quanto ‘stato nucleare’ ufficialmente riconosciuto dal Tnp, hanno diritto a possedere armi atomiche, ma hanno l’obbligo di non trasferire tali ordigni agli stati non-nucleari. La soluzione a questa è questione è che le armi nucleari restano in possesso degli Stati Uniti e sotto il suo stretto controllo, per cui

104https://www.difesa.it/InformazioniDellaDifesa/periodico/IlPeriodico_AnniPrecedenti/Documents/

Un_grande_Medio_Oriente_o_un_M_244allargato.pdf.

solo loro potranno decidere se ricorrere all’arma nucleare. Tuttavia l’uso è consentito solo dopo autorizzazione dello stato territoriale, cioè dell’Italia che, sotto il profilo formale non esercita alcun controllo sulle testate nucleari Usa e quindi la loro presenza non è incompatibile con il Tnp.

Attualmente il comando NATO progetta di ampliare la sua rete anche su altri territori, tra i quali l’Africa, continente importante per l’approvvigionamento energetico e di materie prime e per controllare l’espansionismo politico – commerciale della Cina. Da tenere sotto controllo è il Corno d’Africa per combattere la pirateria e i traffici illeciti.