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Burden sharing: partecipazione attiva di natura economica e militare

II. Eventi chiave della storia della NATO

II.5 Burden sharing: partecipazione attiva di natura economica e militare

La discussione sullo scudo anti-missile ha scatenato riflessioni sui vantaggi nella politica delle alleanze e sulla partecipazione economica disomogenea. In particolare la quota degli investimenti per la sicurezza collettiva ha fatto riemergere atavici dissidi tra i partner, ha fatto ritornare alla memoria scenari della guerra fredda, ha fatto diventare evidente gli interessi che gli alleati nutrono e ai quali assolutamente non sono disposti a rinunciare, ha fatto manifestare i dissidi di natura finanziaria circa il burden sharing. Letteralmente burden sharing significa

“condivisione del fardello”, dove il fardello è il peso economico che i membri della NATO devono sostenere per garantire il mantenimento di una capacità di difesa nell’area euro-americana o atlantica.

I finanziamenti diretti alla NATO – distribuito tra budget civile, militare e del Programma di investimenti in sicurezza (Nsip) – ammontano, per il 2018, a circa 2,65 miliardi di dollari. Le spese sono ripartite tra gli alleati in proporzione alla dimensione delle rispettive economie (PIL) così che gli Usa pagano il 22% del totale,

52 Per ostacolare l’ingresso dell’Ucraina nella NATO e l’amicizia con l’Europa, Mosca non ha esitato a utilizzare la propria influenza ed il controllo delle forniture di gas naturale e nel 2008 è entrata in guerra con la Georgia per ostacolare la secessione delle province dell’Abkhazia e Ossezia.

53 Voice of Russia, CFE Treaty mechanism is dead – Russian defense ministry, 23 maggio 2013, http://voiceofrussia.com/news/2013_05_23/CFE-Treaty-mechanism-is-dead-Russian-Defense-Minist ry/.

la Germania quasi il 15%, la Francia e il Regno Unito il 10,5%, l’Italia l’8%, il Canada il 6% e gli altri Stati a scendere.

Come divulgato dalla NATO54, nel 2006 i ministri della Difesa degli Stati membri si sono impegnati a destinare il 2% del PIL alle spese militari, motivando la decisione con queste parole: “Questa linea guida serve principalmente quale indicatore della volontà politica degli Stati a contribuire agli sforzi comuni dell’Alleanza per la difesa”.

Attualmente al budget annuale per le spese della difesa contribuiscono in massima parte USA, Germania, Francia, Gran Bretagna e Italia; la quota del 2%

viene rispettata soltanto da 5 paesi: USA (3,5%), Grecia (2,27%), Estonia (2,14%), Gran Bretagna (2,1%), Lettonia (2%), mentre 15 paesi (tra i quali Francia, Germania, Italia) pagano meno dell’1%, venendo meno a quanto stabilito.

Lo squilibrio tra le spese militari sostenute dagli Usa e quelle degli altri alleati è evidente, ma la NATO precisa: “La ricchezza combinata degli Alleati tranne gli Usa, misurata in Pil, è superiore a quella degli Usa. Tuttavia gli Alleati, al netto degli Usa, spendono tutti insieme meno della metà di quello che spendono gli Stati Uniti per la difesa. Questo squilibrio è stato costante, con oscillazioni, attraverso tutta la storia dell’Alleanza, e ancor di più dopo i tragici eventi dell’11 settembre 2001, dopo i quali gli Usa hanno significativamente aumentato le spese per la difesa”.

Ciò avalla le dichiarazioni dell’attuale presidente americano Donald Trump, ma bisogna precisare che le dimensioni dell’economia americana sono superiori rispetto a quelle di qualunque Paese europeo che pertanto con difficoltà può avvicinarsi alla percentuale stabilita (2%) di contributo. Inoltre si deve puntualizzare che i singoli Paesi sostengono costi di partecipazione alle varie missioni e sicuramente il ruolo primario degli USA influisce sulla spesa destinata alla difesa militare, non solo della NATO55.

54 https://www.nato.int/cps/ie/natohq/topics_67655.htm.

55 Nell’invasione dell’Afghanistan, un’operazione nata sotto il comando Usa nel 2001 e poi passata nel 2003 sotto quello dell’Alleanza, gli Stati Uniti hanno sopportato un costo molto probabilmente anche superiore al 90% del totale. Secondo le stime, Washington avrebbe speso oltre 1.000 miliardi di dollari mentre Londra, che aveva il secondo contingente durante il picco di presenza di truppe nel 2009-2011, ha speso (al 2014) poco più di 20 miliardi di sterline; per l’Italia il costo è stato di oltre 5

La tesi di Washington D. C. è che il carico maggiore è sostenuto dagli USA per difendere la zona euro – americana. Tale situazione di discrepanza economica, di condivisione del fardello sproporzionato era stata sostenuta dagli USA durante la guerra fredda perché il principale interesse degli USA era la difesa dell’Europa Occidentale, sua alleata, ma soprattutto la difesa di un’ideologia capitalistica e democratica. L’asse della difesa però, dopo i fatti del 2001, si è spostato verso il Medio Oriente e il problema di un attacco missilistico e terroristico non è solo riferito ad una minaccia alla collettività americana, interessa tutti i paesi dell’Alleanza Atlantica, per non dire tutto il mondo.

La situazione attuale vede che la crescita del budget destinato alle spese militari interne e di alleanza56, è cresciuta per alcuni paesi europei, tra tutti Gran Bretagna e Francia, per una politica “preventiva”, ma è diminuita per altri. Russia, Cina e India hanno incrementato il budget.

La distribuzione delle spese militari è disomogenea sia per quanto riguarda la difesa nazionale sia per quanto riguarda la difesa continentale. È documentato che dal 2001 al 2010 la spesa militare in Europa è cresciuta solo del 4%: un aumento dovuto in pratica solo a Gran Bretagna e Francia, mentre il resto dei paesi europei hanno effettuato tagli molto consistenti ai propri budget della difesa. Nello stesso intervallo, le potenze extra-europee hanno grandemente incrementato i loro investimenti nel settore: è il caso di Russia (+82%), Cina (+189%), India (+54%)57.

Nonostante questi investimenti, la spesa della difesa europea è gravemente inefficiente sia a livello nazionale che continentale. A livello nazionale, molti paesi spendono molto, ma in maniera poco produttiva (mantenendo, per esempio, in attività grandi masse di truppe inutili ai fini della difesa territoriale e non impegnabili in missioni internazionali, e di converso investendo percentuali insufficienti in addestramento e acquisizione di nuovi materiali). A livello miliardi. Approfondimenti in www.thebalance.com/cost-of-afghanistan-war-timeline-economic-impact-4122493.

56 Il contributo copre le spese di mantenimento delle basi NATO in Europa, dove trovano impiego soldati, riservisti e dipendenti civili del Pentagono.

57 SIPRI Military Expenditure Database,

http://www.sipri.org/research/armaments/milex/milex_database.

continentale, gli investimenti sono improduttivi perché c’è squilibrio tra domanda e offerta nella difesa, le forze armate europee soffrono di gravi deficit di capacità senza il sostegno dell’alleato statunitense58.

Nel sistema dell’alleanza si deve riconoscere agli Stati Uniti un ruolo fondamentale dal punto di vista strategico e preparazione militare59 e dal punto di vista finanziario. Questa consapevolezza alimenta il sentimento di disvalore che gli americani provano verso gli alleati atlantici e li spinge a valutare quali vantaggio offre l’alleanza.

Il burden sharing condiziona la politica interna americana, da Bush in poi, e ostacola la politica estera, soprattutto perché gli USA stanno spostando il proprio baricentro nelle regioni dell’Asia e del Pacifico, avviando una rete di iniziative di cooperazione con Giappone, Corea del sud, Singapore, Australia, Thailandia e Vietnam. Con la Cina soprattutto si è giunti allo “Strategic and Economic Dialogue”.

Naturalmente i dialoghi affrontano temi anche di natura militare, in risposta alle crescenti domande di attori locali per una maggiore cooperazione delle proprie forze con quelle statunitensi60.