L’ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FIN AN ZA, COMMERCIO, BANCHI, FERR O V IE. IN TERESSI PRIV ATI
Armo IV - Voi. V ili
D om enica 19 a g o sto 1877
N. 172
LO SCIOPERO AMERICANO
Nella nostra Eirista Economisti del 29 doglio,, scorso accennammo al terribile scompiglio in cui uno sciopero d ¡impiegati ferroviari, effettuato su va stissima scala, aveva messo la grande repubblica degli Stati Uniti. Possiamo ora sulla scorta dei gior nali americani dare più ampi ragguagli e indicare le cause le quali sembra che più probabilmente ab biano dato luogo a quel fatto gravissimo e luttuoso. Dopo la crisi finanziaria del 1873 lo spirito di speculazione invase gli Stati Uniti. Esso si volse spe cialmente alle miniere e alle ferrovie, ma ad un breve periodo di una prosperità apparente successe com’è naturale la reazione, che segue sempre cotesto stato di cose artificiale. Molte compagnie che erano state per ingordi speculatori il mezzo di arricchirsi spudoratamente poiché li ebber messi da parte, fu rono costrette a liquidare dopo essersi rovinate. Altre riuscirono a salvarsi, ma si trovarono necessaria mente obbligate a scemare le spese. È così che la compagnia di Baltimora-Ohio deliberò di ridurre del 10 per cento le paghe dei suoi impiegati, e questa fu la causa immediata dello sciopero.
I macchinisti e i fuochisti non vollero accettare quella riduzione e si misero in sciopero, e quando la direzione chiamò altri a surrogarli, gli scioperanti incominciarono a tumultuare. Agli impiegati ferro viari si aggiunsero operai di altre industrie e quella* gente appartenente ai bassi fondi della Società, che viene sempre a galla quando si tratta di pescare nel torbido. La mancanza di lavoro, i salari ridotti esa cerbavano già da tempo l’animo degli operai, e quindi muratori, fabbri ferrai, fonditori e macchi nisti di ogni specie facevano causa comune.
Ciò avveniva a Martinsburg dove gli scioperanti invasero la stazione impadronendosi delle locomotive, dei carri, dei magazzini e interrompendo la circola zione sulla linea.
L’insurrezione si propagava quindi colla rapidità dell’elettrico ai principali centri e abbracciava in breve molte delle più importanti linee, tantoché i 150 mila uomini che presero parte allo sciopero darvero quasi rispondere a una parola d’ordine. Il
che mostra che la Trammen's Union, federazione fra gli impiegati delle varie linee, ci ebbe la sua parte, e questo si spiega col riflettere che sebbene la. ritluiipije., colpisse una., sola linea, si temeva che si estendesse alle altre. E le violenze a cui si é tra scorsi, confermano egualmente l’estèndersi in America della Internazionale, che già qualche anno fà comin ciava ad organizzarsi agli Stati Uniti.
Da Martinsburg e Pittsburg il movimento si estese quasi istantaneamente attraverso gli Stati di Nuova York, dell’Ohio, Maryland, Virginia, Indiana ed Illi nois, prendendo l’aspetto di una guerra civile, che ha tenuto in grave apprensione il gabinetto di Wa shington.
Poche e scarse milizie inviate a Pittsburg dopo che si conobbero i disordini avvenuti non senza sangue a Martinsburg e l’incendio della stazione di Baltimora, si trovarono circondate da migliaia di ri voltosi avidi di saccheggio e di vendetta. Si fece fuoco e si ebbero più di 30 morti e più di 100 feriti. La vista del sangue accrebbe la furia dei riot tosi, che si dettero a incendiare i vagoni, che spinti verso la stazione vi attaccarono il fuoco, mentre la guardia nazionale di cui alcuni battaglioni erano ve nuti da Filadelfia trincerata nella rotonda delle lo comotive tirava sugli assalitori, che si erano impos sessati di tre cannoni. La guardia nazionale fu co stretta a ritirarsi nell’arsenale, inseguita dalla turba furente, sulla quale dovè mano a mano tirare con una "mitagliatrice per non essere fatta a pezzi. Con 200 feriti dovè restare due giorni senza vitto, mentre i rivoltosi padroni della città saccheggiavano le case e massacravano i pacifici cittadini. Lo sceriffo era stato ucciso nella mischia, il generale della guardia nazionale era scomparso in un combattimento e pro babilmente caduto nel'e mani dei tumultuanti. Lo aspetto della città era orribile. I cittadini svegliatisi alla fine dalla loro inerzia costituirono un comitato di salute pubblica e si armarono, ponendo fine al fe roce tripudio della plebe.
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Lo sciopero come abbiamo detto si propagò ra pidamente, ma i cittadini salvarono Baltimora e le energiche misure del generale Hartkranf salvarono Filadelfia. A Chicago due rivoltosi furono uccisi e 2^ feriti. Il Governo federale intanto fino dal 23 luglio deliberava di impiegare tutte le forze terrestri e marittime senza• ritardo. Ma a Cincinnati il 25 ogni circolazione era interdetta sulla via ferrata, e gli scioperanti a San Luigi non lasciavano passare che i viaggiatori. Il traffico in generale era interrotto.
Sette compagnie vennero a transazione cogli scio peranti, essi stessi spaventati dei danni avvenuti, e migliorata la situazicne, il movimento sembra frenato.
Ma quali orrori ! Per parecchie centinaia di miglia si scorgevano secondo l’Eco di Nuova York migliaia di vagoni-merci e 200 locomotive rese inservibili. Sulle mercanzie facevano man bassa i vicini mina tori colle loro donne e coi loro figliuoli, migliaia di capi di bestiame venivano tolti dai vagoni e in ternati nei boschi. I viveri e il combustibile, man cavano alle città e nei porti.
Rilenti così i principali incidenti del grande scio pero americano, ci sembra opportuno aggiungere alcune considerazioni.
Finora i più grandi scioperi si erano veduti in Inghilterra, ed erano stati effetto della organizzazione unionista. Ma in ciò non si era scorto un pe ricolo per l’ordine sociale. L’unionismo non è il so cialismo. Esso prosegue con mezzi non tutti lodevoli e non tutti conducenti allo scopo, un fine chiaro, determinato, preciso, quello di un aumento di mer- | cede o di una diminuzione nelle ore di lavoro. Gli scioperi organizzati dalle Unioni, che oggi ne son j diventate del resto poco tenere, si sono compiuti sul, terreno della legalità. La violenza è stata l’ecce zione e non la regola. Ciò tiene al carattere inglese a quel fondo di buonsenso che non manca nemmeno nelle classi operaie. Là le dottrine deH’Internazionale non hanno fatto breccia.
Nel rimanente d’Europa invece l’Internazionale è andata diffondendosi, e abbandonando i primi suoi intendimenti pacifici ha talora promosse le violenze, che hanno richiesto la repressione.
Di fronte ai fatti d'America, di fronte a tanti lutti e a tante rovine, era naturale che sorgesse una grave trepidazione. Che cosa può avvenire se ad un tratto uno sciopero, a cui la violenza tenga bordone, tocchi a un ramo di servizio pubblico così importante come le strade ferrate?
Certo che le condizioni dell’Europa non sono si mili a quelle dell’America. È gran tempo che illu stri scrittori avevano preveduti e quasi profetizzati i mali che sarebbero nati da quella democrazia pura, quando le fortunate condizioni dei primi tempi si sarebbero per la forza delle cose mutate. La sovra nità popolare posta in essere col suffragio universale,
sorgente di tutti i poteri, dà alla maggioranza un potere assoluto e senza sindacato di sorta, e il potere assoluto corrompe un individuo, come una classe, e come una maggioranza di popolo.
Di qui quel difetto di senso morale, che dà luogo così sovente a malversazioni inaudite nelle sfere del Governo come in quelle delle private società, mal versazioni di cui i disordini talvolta lamentati in Europa a’dì nostri non saprebbero essere nemmeno una pallida immagine, malversazioni di cui forse non potrebbe trovarsi altro riscontro nella storia al- l’infuori di quelle dei pretori e dei proconsoli di Roma ai tempi della decadenza e delle società che pigliavano in appalto i tributi delle infelici pro- vincie.
Onde non fa maraviglia che la corruzione dall’alto si propaghi al basso e che l’impudenza degli uni provochi fa violenza degli altri, e che si levi mi nacciosa e terribile la questione sociale.
In Europa, generalmente parlando, le condizioni sono diverse, ma anche i meno accorti vedono il pericolo. Onde ci sembra che convenga prendere in serio esame il problema e finche è possibile prov vedere a che se ne trovi una soluzione che se non tolga, scemi almeno i danni temuti. L’esempio del l’America ci mostra quali mali incalcolabili la vio lenza possa portar seco sebbene si giunga a repri merla.
Eppoi la repressione è necessaria in certi casi, ma la repressione è per sua natura, violenta, e la violenza non ha sciolto e non scioglierà mai alcuna questione. Conviene dunque più che mai che Governi e privati rivolgano la loro attenzione a tali problemi i primi cercando che la legge non violi i supremi principii della giustizia e non inaridisca le sorgenti della produzione e del lavoro, i secondi col promuo vere utili istituzioni e col fare qualche cosa che pur costando ad essi qualche temporaneo sacrifizio, gio verebbe a scongiurare mali più gravi. È in questo senso che in Italia molti proprietari dovrebbero, a senso nostro, pensare ad introdurre nei loro possessi la mezzeria, la quale dove è stata sinceramente ap plicata ha impedito il sorgere della questione sociale nelle campagne.
Un’altra considerazione che vorremmo fare è la seguente.
I partigiani dell’esercizio governativo delle ferrovie hàn colta a volo l’occasione per tornare a decan tarcene i benefizi e per accusare gli Smithiani di voler regalare all’Italia la libertà ferroviaria.
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non sarebbe avvenuto se le ferrovie fossero state in mano del Governo, il che evidentemente non può provarsi.
Metterci qui a difendere l’esercizio privato sarebbe un fuor d’opera. Vogliamo soltanto notare che in conformità alle dottrine del nostro grande maestro, noi non chiediamo la libertà illimitata.
Vogliamo l’esercizio privato perchè si tratta di una grande industria, e lo Stato in generale e lo Stato italiano in particolare si è chiarito cattivo industriale, ma poiché vi è di mezzo un grande interesse pub blico, ammettiamo che lo Stato approvi il tracciato delle lineo, i modi di costruzione, eserciti la sorve g lie rà sulla manutenzione e fissi il maximum delle tariffe.
Questo diciamo non già perchè non sia cosa nota, ma perchè non ci sembra equo inspirare in chi non sa nulla di cose economiche, l’idea che i discepoli di Adamo Smith siano tanti visionari, pronti a batter le mani al disordine e alla licenza. Non licenza vo gliamo ma libertà, e la libertà è compagna naturale dell’ordine ed è più lontana dalla licenza di quello che non lo sia il dispotismo.
STUDll SUL DIRITTO DI PESCA
§ i
Discussione alla Camera
del progetto di legge Maiorana-Calatàbiano (1)
I o Supposta collisione tr a il progetto su lla pesca e il Codice della M arina M ercantile. 2° C om petenza dei due M inisteri (M arina e A gricoltura, In d u stria e Commercio). 3° R egolam enti.
Nella tornata del 14 febbraio 1877 fu cominciata alla Camera la discussione dello Schema di legge sulla pesca presentato dall’on. Majorana. La discus sione generale si aggirò principalmente sui tre punti sopra enunciati.
L’on. V ari, presidente della Commissione che aveva esaminato il progetto, esordiva col fare una dichiarazione volta a chiarire un dubbio circa il pe ricolo di qualche contradizione tra la legge sulla pesca, e il nuovo progetto di Codice della Marina Mercantile, presentato al Senato nel 15 dicembre 1876, non potuto esaminare dalla Commissione. II progetto sulla Pesca dichiara che rimangono inalte rate le disposizioni contenute nel Codice della Ma
il) Su questa discussione venne inserito n ell’Aco-
nom ista dell 11 marzo 1877 paga 285, un arguto ed
importante articolo firmato G. T.
rina Mercantile, ed in altro leggi — « sulla polizia delle acque e della navigazione, sul trattamento da usarsi verso gli stranieri, e sulle concessioni di per tinenza del demanio pubblico e dei mari territoriali. » L’economia dello Schema sulla pesca dimostra che tutta la materia pesca debba esser di competenza, come lo è ragionalmente, del Ministro di Agricoltura | e Commercio. Invece il progetto di Codice della Ma rina Mercantile dice: « La pesca nelle acquo dello Stato è sottoposta alla Amministrazione marittima » L’on. Ministro di Agricoltura fa notare in replica che anche sotto la precedente amministrazione pen devano contemporaneamente per la discussione i due progetti sulla pesca e sul Codice della Marina, che la Camera allora votò il progetto sulla pesca senza che minimamente si presentasse il dubbio della col lisione tra tale legge ed il nuovo Codice della Ma rina. Il progetto attuale poi per la sua specialità ha la priorità su quella parte del detto Codice che riguarda la pesca; ma in fatto però non esiste col lisione nè contradizione tra le due leggi. Difatti nello Schema della pesca si è eliminata ogni definizione e distinzione di pesca limitata e di pesca illimitata, si è tolto qualunque disposto che accenni a patenti di marinari, per i quali come comandanti di un ! battello da pesca il Codice della Marina ha attribuito la competenza all’amministrazione marittima. I rego lamenti poi, di cui si parla nella legge sulla pesca, non possono riferirsi e comprendere altro che le materie di competenza del Ministero del Commercio, cioè la determinazione delle norme volte alla conservazione j della specie dei pesci, e al più proficue esercizio dell’industria della pesca. È poi qualche possibile | collisione, seppure è possibile, sarà tolta, dal momento che alla redazione dei regolamenti deve concorrere anche l’amministrazione marittima nelle persone dei Capitani di Porto.
L’on. Vare richiama l’attenzione della Camera i sulla competenza dei due Ministeri (Marina, Agricol tura e Commercio) intorno alla materia della pesca. i La competenza sulla pesca fino dal 1861 era attri buita al Ministero dell’Interno. Con un decreto reale del gennaio 1862 fu attribuita al Ministero di Agri coltura e Commercio senza alcuna distinzione. La Camera ed il Governo debbono preoccuparsi (egli dice) che ogni amministrazione abbia la sua competenza fissa e certa, e che non possano mai avvenire dua lismi, ed è di parere che si debba alleggerire il Mi nistero della Marina di tutto ciò che non è militare ed aggiungere qnanto più si può, oltre la pesca, a quel Ministero che è il tutore di tutte le industrie.
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Questi fa in proposito della competenza le se guenti osservazioni: « Quando fu creato il Ministero di Agricoltura e Commercio, la pesca fu collocata nello sue attribuizioni, ma non già l’esercizio della pesca, nè la sua sorveglianza, nè la sua disciplina, ma una pesca che dirò teorica. » E ciò fu fatto per Decreto reale. Ma vi era una legge la quale diceva in sostanza « che chi dirigeva la pesca (di mare) chi aveva sotto di sè i pescatori ecc. era il ministro della Marina » Perciò il ministro del Com mercio, (egli continua) potè presentare un progetto teorico) il ministro della Marina presentava nel Co dice di Marina Mercantile alcune disposizioni che non erano minimamente in eontradizione col progetto sulla pesca, ma lo completavano. Ma vorrebbe di più : vorrebbe che il ministro di Agricoltura si dispogliasse a benelìzio del ministro della Marina della materia della pesca, lasciando anche — « la pesca teorica che è la sola che ora gli appartiene per Decreto » — Dice poi l’onorevole Vari in risposta alle os servazioni dell’on. Saint Bòn, che in questa legge la Commissione ha sempre creduto che si dovesse trat tare interamente della pesca la quale è una industria e quindi si dovesse trattare anche dei pescatori ed ha creduto che la pesca debba essere liberamente esercitata. « Ma nel Codice della Marina Mercantile che pende innanzi al Senato non è detto cosi. È detto che chi vuol pescare anche nelle acque dei- mare territoriale, per la pesca limitata deve es sere iscritto tra la gente di mare di prima e se conda categoria, avere l’età di 21 anno, 12 mesi di esercizio della pesca, e cosi la qualità di marinaio quando intenda assumere la direzione di un battello, e in generale debbono essere tutti provveduti di una licenza rinnovante. » Pare all’onorevole Varè una contradizione che queste condizioni vengano portate in una legge diversa da quella che dice di regolare la materia della pesca. — È in questa legge che si deve vedere chi possa pescare, e a quali condizioni. Insiste parimente perchè sia sciolta la questione della competenza.
L’on. Randaccio intende di dare alcuno informa zioni pratiche .in proposito. — « Il regio decreto del 5 luglio 1860 costitutivo del Ministero di agri coltura e commercio attribuisce al Ministero stesso la formazione dei progetti di legge e dei relativi rego lamenti riguardanti la pesca marittima in quanto concernono lo sviluppo e l’economia di questo ramo d’industria e commercio. » Tali sono le parole del decreto. L’art- 1-10 del Codice della marina m er cantile oggi vigente, e non del progetto di riforma presentato al Senato dice che la pesca nei mari dello Stato si divide in pesca limitata ed in pesca illimitata. La pesca limitata è quella che si fa in vicinanza delle terre, l’illimitata è quella che si fa lungo le coste dello stato e al di là dei limiti di questo.
L’art. 14-0 dice ancora che la « pesca nelle acque dello stato è sottoposta agli uffici dei porti, per quanto spetta alla polizia del mare e della navigazione, e che alle regole d’ordine e di polizia dell’esercizio della pesca è provveduto con leggi e regolamenti per cura e sulla proposta dei competenti dicasteri. »
Questo è la stato della legislazione in proposito. E non è molto facile, egli osserva, il tracciare una linea di divisione tra le competenze dei due Mini steri perchè, come egli dice, il pescatore pescando naviga, e navigando pesca ; ma però desidera, asso ciandosi alle idee della Commissione che l’equivoco sia tolto di mezzo.
L'on. D’Amico, come l’on. Randaccio, fa plauso alla presentazione di questa legge; c vorrebbe « se fosse possibile che ogni ingerenza nella industria della pesca (di mare) fosse riserbata al Ministero della marina » Egli crede giusto ciò che stabilisce il Codice attuale della marina mercantile, ed in modo anche più chiaro, il progetto pendente al Senato, — che cioè tutta la sorveglianza sulla materia della pesca spetta al ministro della marina. Si può fare, egli dice, una discussione sulla pesca teorica come notava l’on. Saint-Bon, ma poi è impassibile affidare ad altra amministrazione, che non sia quella della Marina, la sorveglianza e la protezione di questa in dustria. Ora, egli osserva, sta bene che in questo progetto si determini la proibizione della pesca del fregolo, della pesca colla dinamite ecc., — disposi zioni che possono emanare dal ministro di agricol tura e commercio; ma non può non nascere con fusione nelle attribuzioni dei due Ministeri col di sposto dell’art. 10 (ora art. 2 n° 5) il quale prescrive : che — « saranno stabilite dai regolamenti le pre scrizioni di polizia necessarie per garantire il man tenimento dell’ordine e della sicurezza delle persone nell’esercizio della pesca » se queste persone sono dipendenti esclusivamente dal ministro della marina.
Osserva che l’articolo 11 del progetto che abolisce « la tassa speciale sulla pesca del corallo stabilita dall’art. 112 del Codice della marina » si discute rebbe meglio nel progetto di legge per modificazioni a quel Codice. Egli conchiude: « Stabiliamo bene che il Codice della marina attribuisca al Ministero della marina la sorveglianza dell’esercizio della pesca e ai Ministero del commercio competa regolare la parte esclusivamente industriale della pesca. »
L’on. R u d in l dice di essere perfettamente d’ac cordo coll’or. Saint-Bon nel credere che questa ma teria dovrebbe essere di esclusiva competenza del Ministero della marina.
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che il Governo abbia in seguito il potere di rimu tare questi regolamenti.
L’on. Cavalletto conviene che la pesca come in dustria appartiene alla competenza del Ministero del l’industria e commercio, ma circa all’esercizio di essa, quanto alla pesca di mare vi ha ingerenza an che il Ministero della Marina, quanto a quello flu viale vi ha ingerenza anche il ministro dei lavori pubblici. Egli soggiunge: « Credo che in questi casi le amministrazioni non debbano procedere indipen denti l’una dall’altra. Quando si tratta di una ma teria complessa, la quale riguarda l’amministrazione di più Ministeri, è dovere di questi di mettersi d accordo e presentare d’accordo leggi che siano in consonanza colle diverse loro attribuzioni, e coi di versi diritti e doveri che competono alle respettive loro amministrazioni. »
L’on. Cancellieri risponde all’on. Rudini, e dice che i due precedenti progetti dell’on Castagnola e dell’on. Finali contenevano precisamente lo stesso rinvio ai regolamenti, che è stato criticato dall’ono revole Di Rudini; — e del resto tali regolamenti speciali e diversi per le varie località sono necessarii per le condizioni speciali e diverse dei luoghi, e gli stessi progetti portavano l’abolizione delle tasse sulla pesca del corallo, abolizione che sarebbe oppugnata dall’on. Di Rudini.
Replica a tutti i preopinanti l’on. ministro Maio- rana. Dice che non c’è collisione tra la legge sulla pesca e il Codice della marina; che la pesca come industria è di competenza del ministro di agricoltura e commercio; che una volta ammessa la necessità della legge in esame, la quale dove unificare questa materia regolata oggi da tante e diverse leggi, non vi ha dubbio che deve essere proposta dal ministro di agricoltura e commercio.
Dice, quanto ai Regolamenti, che ci sono delle questioni di carattere pratico e speciale che debbono essere lasciate a questi, la materia della pesca non potendo .essere disciplinala interamente dalla legge, con disposizioni uniformi ed immutabili. Osserva al- Fon. Di Rudini che a fare i regolamenti concorre l’elemento rappresentativo e l’elemento tecnico; che non è bene che questi regolamenti siano intangibili, perchè allora avrebbero una forza maggiore (per dir cosi) dello Statuto, e sarebbe impedito al Governo di rimediare e correggere quelli errori nei quali fosse incorso ; che a volere che questa legge, come è di tutte le leggi, sia ispirata da un concetto unico ed armonico, è d’uopo che sia di competenza di una sola amministrazione; ma che non si trasandano quelle amministrazioni cui la materia ha attinenza, e così pei regolamenti si chiede l’intervento del Con- j sigilo superiore dei lavori pubblici, e per la pesca | di mare l’ intervento dei capitani di porto. Dunque ! il Ministero dei lavori pubblici e quello della ma
rina vengono ad averci ingerenza.* — Replicano Saint-Bon e Vare. — Dopo ciò l’onor. Pierantoni sostiene ja legge con un forbito discorso, confutando ad uno ad uno gli argomenti degli avversarli, spe cialmente quelli addotti dagli onorevoli Rudini e Saint-Bon.
L’onor. Brin ministro della marina volle pure portare la sua parola in questa discussione. Egli ri leva che le attribuzioni del ministro del commercio in questa materia della pesca sono chiaramente de terminate dal Decreto del 1860 che istituisce quel Ministero ; che in esso Decreto è detto — « che gli è affidata la formazione dei progetti di legge e dei relativi regolamenti riguardanti la pesca marittima in quanto concernono lo sviluppo e l’ economia di questo ramo d’industria e commercio ; » che quanto all’esecuzione delle leggi e regolamenti sulla pesca, il ministro dell’industria deve ricorrere a varie altre amministrazioni; e di fatti per la pesca marittima ricorrerà al personale della marina. Così è per la sanità marittima: come regolamento spetta al Mini stero dell’ interno che deve secondo un concetto unico regolare e disciplinare la sanità marittima e terrestre; per l’ esecuzione spetta al Ministero della marina ; soggiunge che (ìnchè si tratta di studiare, preparare ed emanare i regolamenti per la pesca anche marittima, ciò riguarda il Ministero de) com mercio, perchè si tratta di sviluppare e regolare un’industria; pubblicati i regolamenti, la esecuzione spetta al Ministero della marina: le leggi ed i re golamenti quando sono emanati non sono più di un Ministero che dell’ altro; tutte le amministrazioni possono concorrere e concorrono alla loro esecuzione; i regolamenti sulla pesca saranno fatti dal ministro di agricoltura e commercio, e l’elemento marittimo contribuirà agli studii di formazione; l’art. 140 del Codice della marina mercantile, che ha dato tanto da dire all’onor. Varè, dispone, è vero, che — «. la pesca è sottoposta all’amministrazione marittima » — ma soggiunge però : — « alle regole d’ordine e di polizia dell’ esercizio della pesca è provveduto con legge speciale » che è appunto questa. Quindi non vi è conflitto tra le due leggi.
Prendono la parola Cavalletto, Saint Bon e Pie rantoni ; dopodiché parla il ministro di agricoltura e commercio, il quale, tra le altre cose rileva che la sorveglianza appunto della pesca di mare e l’ac certamento delle relative infrazioni sono affidate alla marina reale e ad altri Agenti sotto la direzione dei capitani di porto.
Finalmente il relatore Carbonchi riassume la di scussione, e così vien chiusa la discussione generale.
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dall’amministrazione marittima, ciò si riferisce uni camente alla esecuzione della legge e dei regola menti in proposito, e difatti anche la legge sulla pesca dice che la sorveglianza e la polizia della pesca di mare è posta sotto la direzione dei capitani di porto ; d’altronde lo stesso Codice della marina mercantile si riferisce circa la pesca ad una legge speciale (che è quella appunto che esaminiamo), la quale regoli l’esercizio e svolga e protegga l'in d u stria della pesca. È certo infatti che la legge spei cialc sulla pesca ha per scopo di svolgere l’industria, di portare prescrizioni circa il ripopolamento e la conservazione della specie dei pesci, come pure di guarentire i diritti di pesca. Ciò è di spettanza del Ministero di agricoltura, industria e commercio ; l’esecuzione della legge proposta e sancita a cura di questo Ministero, potrà spettare per la pesca di mare al Ministero della marina, come al Ministero dell’in terno per la pesca fluviale.
Quanto all’avere stabilito nella legge delle mas sime generali, rimettendo poi le disposizioni parti colari ai regolamenti, è da notare che non si poteva fare a meno di seguire cotesto sistema, perchè i regolamenti vogliono essere speciali per ogni località, essendo diverse le consuetndini e i bisogni dei vnrii luoghi.
Anche in Francia la legge, che pure contiene maggiori disposizioni e maggiori norme della nostra, rimette poi lo disposizioni speciali ad ordinanze reali ; e queste a loro volta, portate alcune prescrizioni, demandano le altre ai Prefetti, i quali le stabiliscono con relativi Decreti. Quanto a noi, quando il potere esecutivo avrà formato i regolamenti che gli sono demandati, e di questi se ne sarà veduta la pratica applicazione, sarà allora il caso di promuovere delle provvidenze legislative, all’ oggetto di rimediare a quegli errori, e di togliere quei difetti che la legge od i regolamenti avrebbero incorso.
La legge che esaminiamo è stata sancita nel 4 marzo anno corrente, ma non si può dire che ancora sia andata in vigore, perocché l’art. 24 della mede- desima prescrive che : — « le disposizioni vigenti sulla materia della presente legge cesseranno di aver vigore di mano in mano che verranno pubblicati i regolamenti per la esecuzione della legge medesima, e non più tardi di due anni dalla pubblicazione di essa. » Finché dunque non vengono pubblicati i re- i golamenti, rimangono provvisoriamente in vigore le leggi anteriori.
Pare però che il Ministero abbia di già compilato uno schema di regolamento e lo abbia comunicato ai prefetti, capitani di porto e presidenti delle Camere di commercio e che a quest’ora doveva essere stato accettato e pubblicato, seppure non lo fu. (Vedi Economista del 24 giugno scorso, pag. 773).
Firenze, li 4 agosto 1877.
Avv. Ca r l o Ga t t e s c h i
LE COSTRUZIONI NAVALI IN ITALIA
• nell’anno 1876
La Direzione della Statistica presso il Ministero di agricoltura e commercio ha pubblicato in questi giorni la seconda parte della statistica della naviga zione, e fra le notizie che comprende questo impor tante lavoro vi sono pur quelle riguardanti le co struzioni navali che crediamo opportuno di prendere in esame.'
L’industria delle costruzioni navali in Italia fu esercitata nel 1876 in.60 cantieri dai quali uscirono 312 bastimenti, della capacità di 70,022 tonnellate e del valore dichiarato presso le autorità marittime di lire 20,882,683 delle quali 11,915,910 lire rap presentavano il valore degli scafi e 8,966,775 lire quello degli attrezzi.
Tali costruzioni si ripartivano nei cantieri dei 17 compartimenti marittimi secondo le cifre seguenti :
Bastimenti costruiti
Com partim enti N um erodei Numero P o rta ta Valore C antieri T o nnellate L ire
Porto Maurizio 4 7 3,392 860,100 Genova 12 71 37,977 11,390,715 Spezia 4 17 6,176 1,979,700 Livorno 3 22 1,010 381,500 Portoferraio 1 1 12 1,900 Gaeta 1 14 3,992 990,290 Napoli 5 48 3,403 827,750 Castellammare 8 32 10,813 3,442,110 Pizzo 2 4 45 7,430 Taranto 1 1 20 7,125 Bari 3 20 250 69,850 Rimini 4 9 161 42,375 Venezia 2 58 1,556 524,975 Messina 6 7 142 37,870 Catania 2 10 157 20,770 Trapani 1 9 208 , 23,225 Palermo 1 2 708 275,000 60 312 70,022 20,882,685 Dei 312 bastimenti costruiti nel 1876, erano a vela 308 e 4 a vapore. I quattro piroscafi hanno macchine della forza complessiva di circa 200 ca valli nominali, e furono costruiti uno a Sestri Po nente, uno a Lerici, uno a Castellammare di Strabia e uno a Palermo. Delle macchine dei medesimi 2 furono costruite da Mathden a Genova, una da An saldo a Sampierdarena e una da Guppy e C. di Napoli.
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del valore di lire 11,390,715 corrispondente ad oltre la metà del valore dei bastimenti costruiti in tutti i cantieri dei 17 compartimenti marittimi soprain dicati. Nel solo cantiere di Sestri Ponente furono costruiti 22 bastimenti della portata di 13,119 ton nellate del valore di lire 3,930,000.
Dopo il compartimento di Genova vengono quelli di Castellamare di Stabia, Spezia, Gaeta, Porto Mau rizio, Napoli, Venezia e Livorno. Negli altri com partimenti le costruzioni non arrivarono a 1000 ton nellate di portata.
Se dal totale dei bastimenti varati nel 1876 (312) togliamo i battelli di una portata inferiore alle 10 tonnellate, in numero di 103, rimangono 209 basti menti, di una portata superiore allo 10 tonnellate. La loro capacità complessiva fu di tonnellate 69,417 ed il loro valore di lire 20,089,370. La capacità media di ciascuno di essi fu quindi di 332 tonnel late ed il valore medio di lire 98,992.
Gli individui addetti alla costruzione ed alla ripa razione delle navi erano, alla fine del 1875, in nu mero di 16,851 cioè 227 costruttori navali di prima classe, 132 di seconda classe e 16,492 maestri d ascia e calafati. Nell’ anno 1876 no aumentarono 446, cosi ripartiti: 3 costruttori navali di l a classe, 1 costruttore di 2a classe e 442 maestri d’ascia e calafati, e uè diminuirono 117, cioè 2 costruttori di 2a classe e 115 maestri d’ascia e calafati. Dimodo ché alla fine del 1876 erano iscritti in matricola 17,180 individui, cioè 230 costruttori navali di l a classe, 130 costruttori di 2a classe e 16,819 maestri d’ascia e calafati.
Vediamo ora quale fu il movimento delle costru zioni navali in Italia nel periodo di 15 anni, cioè dal 1862 al 1876, ripartendo le cifre in ordine al numero, alla capacità ed al valore dei bastimenti costruiti in ciascuno degli anni suddetti, osservando che pei primi tre anni della serie non si hanno le dichiarazioni del valore.
Bastimenti costruiti
Numero P o rta ta
A nni dei Numero effettiva Valore media C an tieri T on n ellate lire T onn.
1862 56 215 25,271 _____ 118 1863 39 285 37,462 ____ 131 1864 50 266 38,395 — 144 1865 94 907 58,140 17,084,045 64 1866 91 675 39,522 17,719,861 84 1867 89 642 72,257 21,934,139 115 1868 83 703 88,954 27,172,757 124 1869 84 685 96,010 27,681,315 141 1870 88 724 90,693 23,508,659 125 1871 92 803 69,128 18,142,150 86 1872 77 720 63,963 17,393,583 89 1873 76 637 65,514 18,496,657 103 1874 73 413 81,291 26,467,706 197 1875 38 537 87,691 27,723,332 260 1876 60 312 70,022 20,882,685 224
Da questo prospetto vediamo come l’industria delle costruzioni navali in Italia andò gradatamente cre scendo fino all’anno 1869, in cui raggiunse il mas simo sviluppo (bastimenti 683 di tonnellate 96,010). Dal 1870 al 1872 inclusive fu in diminuzione. Nel l’anno 1873 ricominciò a progredire e nel 1875 si ottennero, in riguardo al tonnellaggio totale, risultati poco inferiori a quelli del 1869; nell’anno 1876 però diminuì sensibilmente in confronto all’ anno precedente.
Merita di essere avvertito che negli ultimi anni, e specialmente nel 1875 e nel 1876, la portata media di i bastimenti varati è superiore a quella degli anni precedenti.
Inoltre è da osservarsi che i bastimenti costruiti negli ultimi tre anni furono stazzati secondo il si stema Moorsom adottato col reale decreto i l marzo 18/o, il quale sistema di fronte a quello preceden temente in vigore presenta una differenza in meno del 5 per cento circa sul tonnellaggio lordo ilei bastimenti. Per poter quindi stabilire un esatto con fronto colle' costruzioni degli anni precedenti si do vrebbero aggiungere altre 4,085 tonnellate nell’anno 1874, 4,384 nell’anno 1875 e 5,501 nel 1876; e cosi avrebbesi un totale di 83,356 tonnellate per lo anno 1874, di tonnellate 92,073, per l’anno 1875 e di tonnellate 73,523 per l’anno 1870.
La diminuzione poi che si osserva per gli anni 1874-76 nel numero dei bastimenti, dipende dal- 1 essersi tenuto conto soltanto dei bastimenti de stinati alla navigazione ed alla pesca illimitata ed all estero, e non più dei piccoli galleggianti per il servizio dei porti e per la pesca costiera, i quali non dovevano essere muniti di atto di nazionalità.
I lavori del Tunnel sotto la Manica
In una delle ultime sedute della Société des in- génieurs civils il signor Lavalley parlò lungamente della costituzione geologica dello stretto del Passo di Calais ed il signor Larousse della certezza del punto d incontro fra i lavori iniziati dal lato francese e da quello inglese. Avendo altre volte parlato di ciò che si riferisce al gran tunnel sottomarino, crediamo bene anche oggi di fare un cenno delle importanti comunicazioni del signor Lavalley e del signor La rousse.
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razione e della natura dei terreni circostanti allo stretto del Passo di Calais.
Nelle poche settimane di bel tempo delle quali nel 1875 aveva potuto approfittare il Comitato per la ferrovia sottomarina per procedere agli scandagli si era constatato che verso la riva francese l’argilla e gli strati di creta, sollevati in questo punto dai grès verdi, circondano queste roccie senza punto interrompersi. Era stato possibile seguire i diversi strati, nella forte ondulazione che questo movimento aveva loro impresso, e furono tracciate senza incer tezza le curve disegnate dalla superfìcie dell’argilla. Gli scandagli fatti da questo punto quasi fino alla costa inglese dimostrano l’assenza di ogni anfrattuo sita, di ogni improvviso scoscendimento di qualche importanza.
Durante la bella stagione dell’anno scorso il Co mitato della ferrovia sottomarina ricominciò gli scan dagli in mare, previo miglioramento dei mezzi a ciò convenienti, e specialmente coll’addizione di un pic colo apparecchio a vapore per rialzare la sonda; ri sparmiando così all’equipaggio un faticoso lavoro, che obbligava a frapporre un certo intervallo fra l’uno e l’altro colpo di sonda.
Furono fatti molti scandagli nella parte centrale dello stretto, e si moltiplicarono le scandagliature nelle parti già esplorate nel primo anuo per poter tracciare colla massima esattezza le curve che for mano sul fondo dello stretto le diverse superimi dei vari gruppi stratificati.
Si presero dei campioni da punti abbastanza pros simi da far ritenere che nel loro intervallo nulla doveva esservi di pericoloso.
Tuttavia al nord-est dei banco di Varne, proprio accanto al banco, si trovò uno spazio abbastanza esteso di sola sabbia, nel quale si trovano distesi degli strati alluvionali i quali nascondono il fondo. Ma la direzione degli strati a destra e a sinistra di questo banco, la natura dei campioni che hanno po tuto essere raccolti al nord-est del banco a una di stanza suffieente perchè la sua azione riparatrice non avesse più efficacia, le correnti hanno potuto spaz zare il fondo e tutto fa ritenere che se in questo punto si trova un crepaccio, non può avere che un dislivello di minima importanza.
Proprio come sulla spiaggia francese, le linee di affioramento, deviandosi dalla loro direzione generale di Wissant e di Folkestone, segnalavano il piega mento dei Quénocs, così sulla piaggia inglese la di rezione egualmente deviata di queste linee annunziava delle accidentalità che importava studiare accurata mente.
Grazie alla vicinanza della costa che permetteva di operare anche colla nebbia, mercè anche l’assenza quasi completa di alluvioni, la parte dello stretto compresa fra la costa inglese e il banco di Yarne
ha fornito un numero di campioni tanto considere vole che si può far conto di conoscere questa parte del suolo sottomarino come le regioni terrestri nelle quali la creta sfiora la superficie del suolo. La de viazione che si trova, benché meno complicata di quella dei Quénocs, non offre maggiori difficoltà al l’esecuzione del tunnel.
11 resultato degli studi fatti sotto questo aspetto è stato rappresentato sopra una carta, sulla quale sono segnati tutti i punti scandagliati.
Le parti sulle quali sono raccolti tutti i campioni che appartengono allo stesso gruppo di strati, sono coperte con determinati colori, che rappresentano dunque le zone dello stretto nelle quali il lomlo è formato da differenti banchi di creta.
Di più la costanza non solo di composizione, ma anche di spessore dei diversi strati constatata nei pressi dello stretto, in Francia e in Inghilterra, sul lungo sviluppo delle coste, come negli scandagli a grandi profondità di St. Margaret’s Bay, di Sangatte, della Ferme-Mouron, di Calais, dà il diritto di sup porre che sotto lo stretto, questa costanza si man tenga.
Ne risulta che, conoscendo in un punto qualunque a terra o sott’acqua, il piano al quale appartiene il suolo in quel punto, si sa perfettamente da quali strati e per conseguenza da quale distanza l’argilla, sulla quale riposa il sistema cretoso, è separata dalla superficie del suolo. È così che si è potuto tracciare sulla carta le curve di livello sulla superficie della am ila a 50, e 100 e a 150 metri, al di sotto del piano di paragone adottato, al piano cioè dei mari più bassi di acque vive. Queste linee riassumono le cogni zioni acquisite sulla direzione degli strati sotto lo stretto; perchè danno la forma della superficie della argilla, e danno pure quella degli strati di costante spessore che riposano sopra.
Si capisce che è anche possibile di fare il taglio geologico secondo una linea qualunque tracciata sulla zona esplorata, nello stesso modo che si può cercare il tracciato che sodisfacendo a certe condizioni di discesa e di salita, si trovasse nel tale o tale altro strato della creta, nella creta di Rouen per esempio, cioè in quella più impermeabile.
Si sa infatti che il terreno cretoso nella sua parte superiore, è costituito da una creta, attraversata da fessure che lasciano passar l’acqua.
La parte inferiore invece ha una quantità d’argilla che la rende impermeabile come era stato constatato nei pozzi artesiani scavati in Francia. Se nella prima parte dell’operazione si trova molt’acqua si cerca in vano nella seconda.
Questa impermeabilità è stata riconosciuta di nuovo negli scandagli presso Sangatte.
19 agosto 1877 L’ E C O N O M I S T A 233
da una costa all’altra, che questi banchi sono im permeabili, e finalmente che la loro direzione è sin da ora conosciuta con sufficiente precisione perchè il tracciato del tunnel possa esser determinato in modo da sodisfare alle condizioni di economia nella costruzione, di facilità nei raccordamenti colle fer rovie francesi e inglesi, e finalmente di rapidità e di utilità nell’esercizio.
Il signor Larousse, ingegnere idrografo invitato ad assistere all’adunanza, espone le considerazioni per le quali si può accettare rincontro dei lavori intrapresi da ciascun lato, quand’anche il tunnel non seguisse una linea retta.
Prima di tutto la triangolazione anglo-francese del 1862, che riunisce le due rive dello stretto, per metterà di conoscere, con una grande esattezza, la distanza dei pozzi scavati da ciascuna parte, al l’origine delle gallerie.
Secondariamente le lunghezze e gli angoli dei diversi ! allineamenti che seguiranno lo gallerie, saranno mi surati via via durante l’esecuzione, e si avranno cosi tutti gli elementi per calcolare la lunghezza e la direzione della galleria che deve riunire i lavori e chiudere il poligono. Conoscendo gli angoli di questo Iato, coi lati adiacenti, si potrà dunque tracciare in ogni galleria, la direzione necessaria a riunirsi.
Ma gli errori fatti nelle diverse operazioni, relativo alla misura degli angoli e dei lati del poligono, pro durranno una certa deviazione degli archi delle gal- lerie, ed è il valore di questa deviazione in mezzo allo stretto o almeno un maximum di questo valore che conviene conoscere.
Per poterlo fare si è supposto il massimo errore in ogni operazione, e che gli conducesse ad una so'a deviazione delle due gallerie.
Così si è ammesso:
I* Sulla misura delle lunghezze un errore di 1 j 10000 (un decimetro ogni chilometro);
2° Sulla mira semplice dei canocchiali un er rore di 2";
3° Sulla misura degli angoli ripetuti o reiterati un gran numero di volte un, errore di 3" alla su perficie del suolo, e di 4" nel tunnel per tener conto di certe difficoltà di mira e dell’eccentricità del teodolite.
Con queste cifre che sembreranno senza dubbio esa gerate, in ragione del perfezionamento degli strumenti geodetici, si giunge ai seguenti risultali:
1° Nel caso di un traccialo diretto a uno scar tamento massimo di I m 88 o 2m 22 fra asse a asse, secondo che la direzione da seguirsi sarà stata data da una sola posizione del teodolite posto all’origine di ogni galleria, o da due posizioni dello strumento una all’origine, l’altra verso la metà;
2° Nel caso d i un tracciato indiretto formato da due allineamenti riuniti da una curva di 2700
metri di raggio e 2500 metri d i lunghezza ad uno scarto massimo di 4m 40 fra asse e asse;
3° Nel caso di un tracciato indiretto con cinque curve in modo da seguir vicino le linee della su perficie dell’argilla, triacciato studiato dall’ingegnere delle miniere Potier, come un limite massimo delle possibili sinuosità, ad uno scarto massimo fra asse e asse di 8,33 di poco superiore alla larghezza delle gallerie.
Dunque neppure in questo caso si può dubitare della certezza dell’incontro, tanto più che il concorso di tutti gli errori in una sola direzione è quasi im possibile.
E neppure sarà necessario allargare il tunnel nel punto in cui si verificasse l’errore, poiché giunti i lavori a un chilometro circa dal punto d’incontro, potrà esser costruita una galleria a sezione ridotta sino a elio non si sia sorpassato di 3 o 6 metri il punto di congiunzione limite massimo d’errore nella misura delle lunghezze, ed allora ove il rumore non guidi, si potrà, aprire una galleria trasversale da 6 a 8 m. di lunghezza. È indubbio quindi che i lavori a grande sezione potrano facilmente rimediare alla deviazione verificatasi.
Concludendo, qualsivoglia sinuosità nel tracciato del tunnel non potrebbe porre ostacolo alla congiunzione dei lavori, e non apremmo ragione di fermarci a considerare le difficoltà di questa natura, se la na tura dei terreni o altri motivi conducessero ad adot tare un tracciato indiretto.
IL COMMERCIO DELLA SVIZZERA NEL 1816
Di tutti gli Stati europei, che pubblicano ogni anno statistiche commerciali, la Svizzera è quella i cui quadri sono più oscuri e più vuoti. Infatti finora la repubblica non ha creduto di dovere istituire una Commissione dei valori che facesse in qualche modo la stima delle mercanzie importate ed espor tate ; e neppure ha voluto, alla stregua dell’Inghil terra, starsi alle dichiarazioni dei commercianti. Do vendo decidersi fra i due sistemi di valutazione, | ha preferito di astenersi, e continua a pubblicare | tutti gli anni dei quadri, in cui le quantità delle mercanzie entrate ed uscite sono soltanto annunziate. A cotesto però si potrebbe passare sopra se tutti gli articoli d’ importazione e di esportazione potessero essere ridotti in cifre per via di una sola unità di peso e di misura. Ma è impossibile. Il quadro del commercio della Svizzera ci dà un curioso mescuglio di oggetti tassati, alcuni per capi, altri per valore, ed altri infine per quintale.
clas-?
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situazione non significano nulla. Che c’importa che nel 1876 la Svizzera abbia importato 3,010,412 quintali più che nel 1873, quando vediamo che al lato dei tessuti di seta, e dei cristalli, il cui valore non dipende sempre dal loro maggiore o minor peso, stanno nella stessa categoria, per ingrossare il me desimo totale, le terre, i bitumi e i minerali ? È so prattutto quando ci si mettono innanzi documenti composti a questa maniera che noi apprezziamo la importanza e le utilità d’una nomenclatura e di un modello uniforme per i quadri del commercio di tutti i paesi. Giungere ad ottenere, per via di ac cordo fra nazione e nazione, la unità, la semplicità, la chiarezza delle pubblicazioni statistiche, è il fine cui tutti dovrebbero intendere. Sono quattro anni che questa idea essenzialmente pratica fu sottoposta all’esame del Congresso di Pietroburgo. Sarebbe ora il tempo di tornarvi sopra e affrettarne l’appli cazione.
Per quello che riguarda la Svizzera si può, a dir vero, supplire alla insufficienza dei suoi documenti ufficiali consultando le relazioni delle Camere di commercio, e i quadri delle dogane degli Stati entro quali si trova rinserrata la confederazione elvetica.
Cominciamo dal cavare dagli Stati del commercio
Legna e carbone . . . 3,373,413 6,183,323 Oggetti esenti da dazio, quin
tali ... 1,218,307 1,232,204 Commestibili, derrate colo
niali, legna, tabacchi . 681,124 726,408 Prodotti e spogli e animali . 93,114 98,862 Minerali, metalli, orologi . 343,938 336,783
Materie tessili, tessuti, cap
pelli di paglia . . . . 346,839 340,241 Carte, oggetti d’arte e di
scienza... 46,274 34,648 Droghe, colori, prodotti chi
mici ... 136,108 168,194 Lavori in legno, vetture . 134,120 214,933 Vetri e porcellane. . . . 198,382 228,836 Terre, pietre lavagne . . 286,539 305,495 Bitumi, giunchi, cortecce . 324,384 483,303 Mercanzie diverse e chin
caglie . . . 40,305 42,032
Le mercanzie di esportazione, tassate al quintale, danno un totale di 4,031,424 quintali per il 1875 e di 4,433,979 quintali per il 1876. Le mercanzie di importazione, tassate pur esse al quintale, formano un totale di 40,311,649 quintali nel 1875 e di della Svizzera tutto quello che possono fornirci. 43,322,071 quintali nel 1876. Vi sarebbe dunque, E innanzi tutto le cifre generali : se si potesse attribuire a coteste cifre un significato,
1° Importazione
un aumento di 3,010,422 quintali nella importazione e di 402,275 quintali nella esportazione del 1876.
1875 1876 Ci sarà facile provare che siffatto aumento è fittizio Bestiame, capi . . . . 263,642 289,394 e che cela una condizione economica poco prospera. A r n i e ... 210 302 A questo fine basterà prendere da sole alcune Carrozze, franchi . . . 3,030,528 2,470,108 mercanzie importanti del commercio di esportazione, Macine da mulini . . . 119,882 115,812 come i tessuti, gli orologi, la gioielleria, la birra, i Articoli esenti da dazio, quin
tali ... 7,681,347 7,159,588
formaggi.
Commestibili... 10,473,047 11,944,846 Esportazione Spoglie di animali . . . 195,418 201,891
M in e r a li... 2,839,425 2,203,684 1875 1876 n el 1876
Materie tessili . . . . 879,418 932,128 Cotone in lana, quintali 22,509 16,416— 6,093 C a r t a ... 84,179 80,775 Cotone in filo. . » 92,484 407,747+15,263 Droghe... 932,938 1,029,100 Cotognote . . . » 253,322 225,491—27,831 Legnami, lavori in legno. 4,007,038 4,740,036 Seta e borra. . » 22,039 2 4 ,2 4 6 + 2,207 Cristallami... 997,232 1,129,869 Bozzoli e cascami di
T e r r e ... 1,971,578 2,004,422 seta . . . . » 13,934 12,245— 1,709 B itum i... 10,125,684 11,809,618 Nastri di seta. . » 32,583 3 3 ,160+ 577 Mercanzie diverse . . . 84,323 86,094 Tessuti di seta . » 30,744 25,181— 5,543
Da questo quadro appare che gli aumenti mag giori sono quelli delle materie alimentari. È la importazione del bestiame che aumenta di 23,752 capi nel 1876, e quella dei commestibili che supera la cifra del 1873 di 1,471,799 quintali.
19 agosto 1877 L’ E C O N O M IS T A 235
Alla Svizzera ha nociuto molto la crisi americana. Alcune cifre di dettaglio rilevate dal console ame- ricano a Basilea daranno una idea delle diminuzioni subite dai cambi fra i due paesi. Durante il mese di aprile del 1873, la Svizzera aveva spedito agli Stati Uniti oggetti di orologeria pel valore di fran chi 727,212. Nell’aprile del 1874 cotesta cifra scen deva a 622,858 franchi; nell’aprile del 1875 a franchi 536,826, e finalmente nell’aprile del 1876 a 319,606 franchi. La esportazione dei nastri di seta, sebbene fabbricati a buon mercato, contenenti il 60 per cento di cotone, ha diminuito, durante lo stesso mese d’aprile, nelle proporzioni seguenti :
Dopo essere stata di 894,947 franchi nell’aprile 1873, è discesa nel 1874 a 771,098 franchi ; nel 1875 a 460,690 franchi; e nel 1876 a 348,406 franchi.
L’associazione commerciale e industriale ginevrina, volendo esaminare la condizione economica del paese, si è fatto indirizzare rapporti particolari sugli affari nel 1876. Tutti i suoi corrispondenti sono stati una nimi nel constatare che la condizione, anziché mi gliorare, aveva piuttosto peggiorato.
La metallurgia attraversa, da meglio che due anni, e in tutta l’Europa, una crisi di una violenza inau dita. La maggior parte delle officine svizzere sono state colpite dal malessere generale e molte hanno dovuto diminuire, in una certa misura, la loro fab bricazione.
Il commercio del legname di costruzione è stato importantissimo nell’anno 1876. I prezzi si sono sostenuti fino alla fine dell’anno, ma dipoi hanno cominciato a diminuire in seguito di un rilassamento nella industria dello stabilimento. La esportazione del legname per la Francia, il solo tolto dalle fore ste elvetiche, si è mantenuta in condizioni eccellenti. Non pertanto ha subito dipoi una leggera sosta do vuta alla sospensione degli affari e alla concorrenza del Tirolo, dell’Austria e della Baviera.
Per l’orologeria gli affari non sono stati prosperi. La esposizione di Filadelfia e le condizioni eco nomiche generali hanno diminuito considerevolmente il numero dei compratori stranieri, soprattutto per la vendita al minuto. Le commissioni pure sem brano un poco più limitate. In quanto alla gioielle ria, sebbene sia diffìcile valutare la importanza re lativa degli affari in siffatto ramo d’industria, l’anno 4876 va annoverato fra i cattivi. La vendita dei magazzini, detta vendita degli stranieri, si è ridotta quasi a niente per quello che riguarda le gioie di lusso e di grande valore. Cosi pure gli oggetti in legno intagliato, i vasellami e le maioliche hanno avuto poco smercio.
Nel 1876 la incertezza degli avvenimenti politici e lo stato precario delle circostanze generali econo miche hanno grandemente turbato il commercio ban
cario. La Banca, in una maniera indiretta, tributaria dell’agricoltura e più specialmente della industria, cui porge aiuto coi suoi capitali, non potrebbe pro sperare quando il commercio soffre più o meno in tutte le sue parti. Il disaggio dell’argento, divenuto diffidente per la crisi delle zecche; lo svilimento dei valori delle ferrovie e la sospensione degli af fari, è ciò che ha distinto il 1876. Il saggio dello sconto ne è una prova. Esso non va molto più in là del 3 per cento, e verso la fine dell’anno è ab bassato sino al 2 1[2 per cento, saggio di certo poco vantaggioso ai portafogli.
(Dall’ Economiste français).
RIVISTA ECONOMICA
I l terzo num ero del Bollettino bim estrale del risparm io dell’anno corren te — U na nuova tariffa convenzionalo delle dogane spa- gnuole — Effetti del premio d i esportazione sulle bigiotterie in F ran c ia — Statistica com parativa delle ferrovie.
Abbiamo sott' occhio il 3° numero del Bollettino bimestrale del Risparmio che contiene la Situazione dei conti delle Casse di Risparmio ordinarie al 30 giugno e il Movimento dei depositi presso tutti gli Istituti di risparmio durante i mesi di maggio e giugno dell’anno corrente. Dalla parte IV di questo lavoro resulta che durante il periodo di questi due mesi il numero delle Casse di Risparmio ordinarie è rimasto quello stesso che era alla fine del periodo precedente cioè di 356 ; il numero degli Istituti di Credito che ricevono depositi a risparmio è dimi nuito di uno, da 184 essendo passato a 483 ; il numero delle Casse postali è aumentato da 2662 a 3058. Il credito totale dei depositanti verso tutti insieme questi istituti di risparmio era disceso da lire 682,285,046 alla fine di aprile repartite sopra 1,068,068 libretti a lire 680,523,489 alla fine di giugno repartite sopra 1,086,110 libretti. Questa diminuzione devesi tutta attribuire al mese di giugno, poiché quello di maggio aveva dato anzi un aumento sensibile nella cifra dei depositi di fronte al mese precedente, ed è avvenuta in conseguenza di una diminuzione dai 2 ai 3 milioni nella somma dei versamenti, confrontata con quella dei mesi pre cedenti, mentre la somma dei rimborsi è rimasta quasi la stessa.
Infatti nei due mesi il movimento dei depositi e dei rimborsi fu il seguente :
V ersam enti L ib retti Rim borsi L ib re tti ‘ accesi estinti Maggio . L. 32,429,799 22 N. 27,099 L . 32,957,695 01 N. 14,244 G iugno . » 30,214.120 14 » 18,912 » 32,720,327 49 » 13,517
236__________ L’ E C O N O M I S T A 19 agosto 1877
cesi 172,431 libretti, mentre si sono rimborsate 186,353,790 lire ed estinti 83,117 librétti.
Cogliamo 1’ occasione che ci viene offerta nel ri portare queste cifre per ringraziare l’egregio commen datore Ellena preposto alla pubblicazione di qjesto importantissimo Bollettino della cortesissima lettera ch’egli ci dirige rispondendo ad alcuni desiderii da noi espressi in un articolo comparso nel N.° 164 dell’Economista. Egli ci spiega in questa lettera che il Ministero di agricoltura e commercio nel dar luogo alla pubblicazione in discorso ebbe in animo di ren dere di pubblica ragione le notizie riguardanti gli Istituti che si assumono il deposito dei risparmi, nel termine più breve possibile, a partire dalla data a cui le notizie stesse si riferiscono, onde è che ha dovuto restringere alle minime proporzioni i rias sunti e i raffronti statistici rinviandoli sia al Bollettino dell’ultimo bimestre dell’anno, la cui pubblicazione dovrebbe ad ogni modo, in causa dei ritardi nella chiusura dei conti degli Istituti essere indugiata, sia alle statistiche speciali sopra le Gasse di risparmio che si pubblicano ogni triennio dall’Uflìcio di stati stica. Quindi 6 che è bisognato nei bollettini bime strali prescindere da quei raffronti con gli stessi periodi degli anni antecedenti, e da quei ragguagli con le cifre della popolazione di cui noi avevamo espresso il desiderio. L abro voto che noi esprime vamo relativamente alle Casse postali, di conoscere cioè il credito dei depositanti distintamente in ciascuna provincia, non è nemmeno di natura da potere essere soddisfatto, attesoché le Gasse postali formano un unico Istituto che ha sede presso l’Amministrazione centrale, il quale non si professa debitore nell’ufficio in cui il versamento fu fatto piutlostochè in un altro qualsiasi. Dobbiamo confessare che se avessimo riflettuto a ciò, ci saremmo astenuti dall’ invocare questa leggera modificazione ; siamo peraltro disposti a ritenere che la differenza fra tutti i versamenti e tutti i rimborsi fatti dalle Casse postali in ciascuna provincia rappresenti assai opprossimativamente il debito dell’amministrazione postale nella provincia stessa, stimando che debba essere assai tenue sopra la cifra totale dei depositi la proporzione di quelli che sono rimborsati in una provincia diversa da quella ove il deposito fu effettuato; infatti troviamo che questo dato, il quale non potrebbe introdursi facilmente nel bollettino bimestrale, figura, certo non senza qualche utilità, in altre pubblicazioni del Mi nistero relative alle Casse di risparmio.
Riguardo alla terza osservazione che facevamo intorno ad una certa disparità di trattamento fra le .diverse Casse nel prospetto delle Situazioni, l’egregio scrittore della lettera ci avverte che ciò deriva dal l’essere alcune succursali od affigliate, come quelle di prima classe della Cassa di Firenze e tutte quelle della Cassa di Reggio Emilia, fornite di vita propria
| e di amministrazione separata, non avendo con la Cassa madre che vincoli di vigilanza e rapporti di conto corrente, mentre altre come quelle della Cassa di risparmio di Milano e quelle di seconda classe della Cassa di Firenze sono mere agenzie pel rice vimento e la restituzione dei depositi e non hanno nessuna ingerenza negli investimenti di capitale, per lo che non presentano una situazione distinta da [ quella della Cassa madre. Ad ottenere per altro quella uniformità d’indicazioni che era da noi desi- j derata, si è inserito nell’ultimo Bollettino in fondo | alla terza parte un prospetto nel quale ò presentato complessivamente il movimento dei depositi per cia scuno degli Istituti di risparmio che posseggono suc cursali od affigliate. Siamo lieti di esprimere a chi dirige questa importante pubblicazione la nostra sincera gratitudine per la modificazione introdottavi, e cono- j sciamotroppo bene l’amore, la cura e la grande compe
tenza che l’egregio comm. Ellena porta nei lavori ad | esso affidati per esser certi che egli non trascurerà nessuno di quei miglioramenti che l’esperienza potrà indicargli e che saranno compatibili coll’indole del Ballettino.
Il Governo spagnuolo ha stipulato il 22 dello scorso mese coll’ Impero germanico un trattato com merciale andato in vigore immediatamente il primo del mese corrente, nel quale viene adottata una tariffa che stabilisce per l’.introduzione in Spagna dei dazi assai più modici di quelli esistiti fin qui. Questa nuova convenzione giova non soltanto allo Impero germanico, ma a molti altri Stati i cui trattati con la Spagna contengono la clausola del trattamento della nazione più favorita, e fra questi trovasi ap punto anco l’Italia. La Francia e l’ Inghilterra per altro che non possono contare sopra gli effetti di simile clausola trovansi escluse dai beneficii di que sta riduzione e la notizia che ne è giunta improv visa in questi paesi ha destato presso il ceto com merciale, specialmente nell’ultimo di essi, una emo zione assai viva.
La differenza dei dazi che dovranno pagare i paesi favoriti dalla nuova tariffa in confronto di quelli che continueranno a gravare i prodotti fran cesi ed inglesi è in media di oltre il 30 per cento. Citeremo ad esempio i filati greggi che dall’ Inghil terra pagheranno 74 scellini per centner (quintale di oO chilogrammi) e dagli altri paesi pagheranno 48 scellini ; i tappeti che pagheranno 70 scellini dal- l’ Inghilterra e 50 dagli altri paesi; i panni 320 scellini dall’Inghilterra e 200 dagli altri paesi.
19 agosto 1877 L ’ E C O N O M I S T A
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dato luogo a perdite rilevanti sopra contratti stipu lati nell ignoranza dei medesimi, è da essi chiamata Contraria ai rapporti di urbanità che devono esistere fra le varie nazioni.
Alcune Camere di commercio dell’ Inghilterra, fra cui quella di Bradford, hanno mosso vivi reclami al Governo per il pregiudizio che molti industriali risentono da questa modificazione doganale ed è ri sultato che il Governo della regina è stato informato del nuovo trattato tedesco-spagnuolo due giorni dopo la sua conclusione.
I termini dei trattati esistenti fra la Spagna e l’Inghilterra hanno dato luogo altra volta a dubitare se fosse in essi contenuta la clausola della nazione più favorita e la questione fu discussa nel 18-15 al Parlamento inglese ; era allora la Spagna che recla mava l’applicazione di questo trattamento a favore degli zuccheri dell’ isola di Cuba. Non si era ancora fatta strada in Inghilterra la corrente libero-scam bista che ha prevalso di poi, ed il desiderio filan tropico di escludere lo zucchero di Cuba prodotto mediante l’opera degli schiavi dalla concorrenza con gli altri zuccheri condusse perfino il signor Glad stone a farsi principale difensore deH’opiuione che intorpetrava i trattati nel senso più restrittivo, senso che aveva del resto ampio fondamento sopra la let tera dei trattati stessi. Questa risoluzione che fu al lora adottata dal Governo e approvata dal Parlamento non può farsi adesso facilmente dimenticare dalla Spagna; è per altro sperabile che il Governo inglese possa, mediante qualche concessione, ottenere in seguito a negoziazioni, ciò che non può reclamare come diritto, ma che è nell interesse della Spagna stessa di concedere. La storia commerciale è piena di esempi degli svantaggi che prima o poi si fanno risentire per una nazione dall’aver voluto in certe circostanze seguire una politica contraria ai principii di libertà del commercio, ed anche questo ci sem bra che valga la pena di essere registrato.
Un altro esempio d’indole diversa, ma che non si discosta molto dallo stesso ordine d’ idee, lo to gliamo dal sistema, pure contrario ai principii di libero scambio, ma verso il quale la Francia ha. spesso mostrata molta propensione, di accordare, più o meno mascherati, dei premii di uscita ad alcuni prodotti. Un premio di questo genere è stato acccor- dato ai fabbricanti di bigiotterie da una legge del 20 marzo 1870; quando gli articoli da essi fabbricati passano la frontiera viene ad essi restituito il de naro che han dovuto pagare per fare apporre a que-
sti oggetti il marchio obbligatorio che è di franchi 37S per ogni chilogrammo d’oro.
Questo favore accordato, alla bigiotteria francese fa sì che essa può lottare con vantaggio sopra i
mercati di altri paesi con i fabbricanti stessi del paese, ma ciò non basta, ed un sistema ingegnoso di frodi ha trovato il mezzo di moltiplicare sopra vasta scala gli effetti di questa legge. Si è pensato che importando di nuovo in Francia di contrabbando gli oggetti già favoriti da un premio di esportazione e quindi facendoli passare di nuovo all’estero per la via della dogana si sarebbe potuto lucrare sopra gli stessi oggetti un secondo premio di esportazione e che questa operazione poteva ripetersi, sempre con lo stesso vantaggio, un gran numero di volte, di modo che quanto più grande era il numero dei pas- saggi che uno stesso oggetto potesse effettuare attra verso una dogana della repubblica tanto più forte era la concorrenza che poteva fare alla industria estera. Ed infatti è avvenuto che mentre dal 1862 al 1861 l’esportazione della bigiotteria d’oro francese per la Svizzera era di circa un milione e mezzo di franchi I anno, e dal 1864 al 1869, dopo il trattato di commercio con la. Svizzera la esportazione media annua è stata di circa 3 milioni, in seguito alla legge del 1872 questa stessa esportazione è cresciuta a 8,263,026 franchi nel 1872, a 11,327,000 franchi nel 1873 e 9,501,027 franchi nel 1871. Questi dati sono contenuti in una memoria redatta dall’Ufficio di statistica svizzero intorno al commercio della Confederazione con la Francia e si calcola cho le dogane francesi, nel solo anno 1873, abbiano rim borsato ad oggetti che dovevano più tardi rientrare di contrabbando la somma enorme di 7,200,000 franchi. E questo, a senso dell’ Ufficio federale di statistica il solo modo per spiegare l’improvviso aumento delle esportazioni di bigiotteria francese in Svizzera; ed è oltre ai danni recati all’erario fran cese una concorrenza illecita e pericolosa per l’ in dustria svizzera contro la quale essa protesta vivamente e da cui non basteranno a preservarla le repres sioni della giustizia punitiva ancorché sia raggiunta a scuoprire gli autori di queste frodi.