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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.04 (1877) n.173, 26 agosto

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L ECONOMISTA

G A Z Z E T T A S E T T I M A N A L E

SCIENZA ECONOMICA, FIN AN ZA, COMMERCIO, BANCHI, FERR O V IE. IN TER ESSI PRIV ATI

Anno IV - Voi. VIH

Domenica 26 agosto 1877

N. 178

IL RICONOSCIMENTO LEGALE

D E L L E

S O C I E T À ’ DI M U T U O S O C C O R S O

Nella tornata del 9 giugno 1877 l’onorevole mi­ nistro di agricoltura, industria e commercio pre­ sentava alla Camera dei deputati un progetto di legge contenute alcune disposizioni relative alle So­ cietà di mutuo soccorso.

Da varia tempo si è tentato di trovar modo fra noi di dare la personalità giuridica a queste So­ cietà, e la Commissione consultiva per gli Istituti di previdenza e del lavoro ebbe più volte ad esa­ minare progetti di legge rivolti a quel lo scopo.

Ultimamente una sotto-Commissione di cui fu re­ latore il signor Marco Besso, del quale noi già prendemmo ad esame un interessante lavoro sullo \ argomento, formulava una proposta, che l’onore­ vole ministro ha accolto con lievi modificazioni.

Incominciamo dal riferire le principali disposi­ zioni del progetto di legge.

Secondo il medesimo sono riconosciute come corpi morali le Società di mutuo soccorso iscritte in apposito registro tenuto dalla Commissione cen­ trale per le Società di mutuo soccorso. Questa Com­ missione si compone di un consigliere di Stato, di un membro della Corte dei Conti, di un consigliere della Corte di Cassazione, di tre componenti della Commissione consultiva per gli Istituti di previ­ denza e sul lavoro e di un professore di matema­ tica, designati per decreto reale sulla proposta del ministro di agricoltura, industria e commercio. Le Società che domandano il riconoscimento debbono far pervenire alla Commissione centrale un’istanza corredata dello statuto sociale, del verbale dell’As­ semblea generale in cui fu deliberato, dell’elenco nominativo dei soci e della indicazione delle tavole di mortalità e di malattia e del saggio d’interesse in base ai qnali i contributi e i sussidii saranno stati stabiliti. Se la Società non è ancora in eser­ cizio, dovrà provare essere stato fatto un versamento non inferiore ad un trimestre dei contributi periodici dei soci. Se è già in esercizio, la domanda dovrà

altresì essere corredata dei bilanci delle entrate e dello spese dell’ultimo quinquennio, e se la Società esiste da tempo più breve, di ciascun anno dalla sua istituzione, e della situazione patrimoniale della Società alla data della domanda. Le Società do­ vranno proporsi uno o più dei seguenti scopi: 1° assicurare ai soci un sussidio in caso ili malattia; 2° Assicurare ai soci pensioni di vecchiaia; 5° As­ sicurare alle lamiglie dei soci defunti sussidii con­ vertibili al tempo della scadenza in pensioni alle vedove e agli orfani.

Le Società riconosciute potranno inoltre concedere sussidii per l’ impotenza al lavoro e potranno coo­ perare alla istruzione dei soci e delle loro famiglie ed acquistare per essi oggetti e derrate di neces­ sario consumo. A ciascuna delle categorie di soc­ corsi accennate sarà provveduto con speciali con­ tributi che formeranno oggetto di separata contabi­ lità e che non potranno nemmeno temporaneamente essere distratti dal loro scopo.

Per gli altri fini accessori si provvederà con contribuzioni di soci onorari, con contributi speciali, doni, lasciti, ecc. Lo statuto dichiarerà se sia in facoltà dei soci di iscriversi e di contribuire per uno od alcuni soltanto dei fini accolti dallo statuto medesimo. Dovranno però essere iscritti almeno 50 soci per la prima categoria di soccorsi, 200 per le altre due.

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250 L’ EC O N O M ISTA 26 agosto 1877 dovranno inviare alla Commissione centrale il bilan­

cio dell’anno precedente, la loro situazione patrimo­ niale alla fine dell’anno stesso e la statistica annuale del movimento dei soci e delle malattie secondo moduli uniformi stabiliti dal Ministero. Ogni decen­ nio poi dovranno inviare un bilancio speciale, in cui il loro patrimonio attuale unito al valore dei loro introiti futuri sia posto a raffronto per, ciò che riguarda le tre indicate categorie di soccorsi, col valore dei loro impegni, secondo le tabelle di mor­ talità e di malattia e il saggio d’ interesse, presi per base nella determinazione dei contributi e dei sus­ sidii. Se la proporzione manca, la Società dovrà modificare la misura dei sussidii o quella dei con­ tributi. La Commissione sulla istanza di soci, di terzi o del Ministero di agricoltura, eco., potrà fare eseguire ispezioni sulla contabilità e sugli alti delle Società riconosciute e dovrà cancellarle dal registro, se non si conformino alla legge ed agli statuii e se invitate a conformarvisi non lo facciano dentro il termine stabilito dalla Commissione. La Società in tal caso sarà sciolta di pieno diritto e la liquida­ zione sarà eseguita da un delegato del Ministero. Le Società di mutuo soccorso ri conosci ulte, oltre allo prerogative inerenti alla qualità di corpi morali, godranno i vantaggi seguenti: 1° esenzione dalle tasse di bollo e di registro; 2° inserzione degli av­ visi nella G azzetta Ufficiale del Regno; 5° esen­ zione da qualsiasi pegno o sequestro dei sussidii ai soci od alle loro famiglie. — Saranno esenti da tassa di bollo e registro tutti gli atti intesi ad ottenere il riconoscimento. —- 1 minori e le donne maritate potranno far parte delle Società rico- sciute e goderne i benefizi, salvo il caso di oppo­ sizione per parte dei respettivi genitori, tutori o mariti. Saranno stabiliti concorsi triennali a premii da conferirsi alle Società riconosciute meglio ordi­ nate sul giudizio della Commissione. La spesa gra­ verà sul bilancio del Ministero di agricoltura e com­ mercio.

Esposte così le principali disposizioni del nuovo progetto di legge, riassumeremo ora le ragioni che troviamo addotte nella relazione ministeriale.

La relazione, ricordati i tentativi fatti in Italia per offrir modo alie Società di mutuo soccorso di acquistare la personalità giuridica, e dopo aver ram­ mentato il nobilissimo (ine che queste associazioni si propongono, osserva, riferite le relative cifre, che sono meno numerose da noi o men ricche di soci, di patrimoni e di proventi in ragione della popola­ zione, che non in Francia, Inghilterra, Belgio e Sviz­ zera. Nondimeno hanno raggiunto anche in Italia | uno sviluppo considerevole.

Alla fine del 1873 le Società risultavano essere 1,117 — soci effettivi 217,906, 196,950 maschi e 20,956 femmine — soci onorari 19,263 — patri

-monio L. 9,885,996 — entrate L. 3,207,861 — spese 2,098,120.

E vuoisi notare che nel censimento del 1873, di cui rende conto la statistica delle Società di mutuo soocorso pubblicata dal Ministero di agricoltura, in­ dustria e commercio, sole 1262 Società, delle 1117 di cui fu accertata 1’ esistenza, risposero in tutto o in parte ai quesiti proposti dal Ministero. Le cifre dei soci effettivi e onorari pel 1873 si riferiscono a 1153 Società, quella del patrimonio a 1054, a 1101 quella delle entrate con notizie probabilmente infe­ riori al vero, a 1103 quella delle spese.

Pochissime fra queste Società ottennero la perso­ nalità giuridica dai cessati governi, o I’ hanno otte­ nuta dipoi sotto la forma di opere pie o in virtù della facoltà generale accordata al potere esecutivo di erigere in corpi morali istituzioni, di pubblica utilità. Salvo queste eccezioni, non possono dunque acquistare per donazione, legato o eredità ; non hanno qualità per obbligare e per obbligarsi, non possono far registrare al proprio nome cartelle di rendita o altri titoli, nè stare in giudizio. Dal che ne segue che debbono usare artifizi non senza gravi pericoli per investire i loro capitali.

Uno scarso numero di rappresentanti di Società di mutuo soccorso adunati a congresso alcuni anni or sono respinsero l’idea del riconoscimento perchè paventarono una molesta ingerenza governativa, ma il temuto pericolo non esiste quando al riconosci­ mento si pongono soltanto le condizioni indispensa­ bili e quando non si imponga ma si accordi alle Società che ne fanno domanda. Altri congressi operai approvarono il riconoscimento, e numerose domande pervennero al Ministero, e petizioni furono indiriz­ zate al Parlamento.

Ma, secondo l’onor. ministro, le prerogative che derivano dalla personalità giuridica non sono il maggior benefizio. Le Società di mutuo soccorso hanno essenzialmente il carattere di Società di assi­ curazione. Se vogliono mantenere i loro obblighi, debbono determinare la misura dei contributi, sus­ sidii e pensioni in base alle probabilità di malattie e di morte e su un saggio medio d’interesse com­ patibile con la sicurezza d’investimento dei capitali. Ora molte Società ban proceduto in modo empi­ rico e la maggior parte promettono più di quel che ragionevolmente sia dato loro di mantenere. E si osservi che le Società sono per lo più di fresca data e non hanno provato gli effetti del maturare le pensioni di vecchiaia. I danni di un tale stato di cose sono evidenti.

Quando il riconoscimento sia vincolato a certe norme che assicurino la proporzionalità fra i con­ tributi e gl’ impegni, molte Società per ottenere quello adotteranno queste.

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assumere la responsabilità di erigere a persone giu­ ridiche Società che pel modo con cui sono costituite hanno con sè d germe della propria rovina, e non ammette che il riconoscimento si abbia a vincolare soltanto a condizioni estrinseche.

Si è accennato alla difficoltà per le Società di adattarsi a quelle norme, ma alcune hanno adottate regole più razionali e non incontrano difficoltà nel- 1 applicarle. Si noti poi che per la maggior parte la cosa è più semplice, perchè non assicurano che sussidii di malattia. Si darà per opera a diffondere, come si è fatto nel Belgio ed altrove, schemi di statuti e di tariffe basale sulle tabelle di mortalità e malattie è un saggio precedente d’ interesse, e moduli di registri o bilanci. D’altra parte un ordi­ namento finanziario razionale è indeclinabile condi­ zione divisa per quelle Società, e il proposto sinda­ cato imprimerà un salutare indirizzo al mutuo soc­ corso in Italia. L’ Inghilterra, la Francia, il Belgio e la Germania fecero leggi e regolamenti speciali allo scopo di assicurare la futura solvibilità delle Società riconosciute.

È preferibile, secondo l’onor. ministro, una legge speciale, sia per non allargare di troppo le facoltà discrezionali del potere esecutivo, sia perchè di fronte alle agitazioni socialiste, sebbene men gravi fra noi, giova preoccuparsi delle istituzioni dirette a migliorare la condizione delle classi lavoratrici.

Fa relazione osserva che la proposta legge è legge di libertà perchè non impone il riconoscimento e perchè non richiede che le condizioni necessarie per garantire l’assetto de'le Società, astenendosi da qual­ sivoglia ingerenza estranea a questo fine.

Giustificato così il concetto generale della le-we la relazione scende a spiegare i singoli articoli della proposta, ma noi non ci indugeremo su questo punto, sia perchè, premesse quelle generali osservazioni, la spiegazione apparisce facile, sia perchè, volendo far seguire a questa esposizione alcune considerazioni, avremo occasione di accennare quei passi, i quali ci sembrano controvertibili.

Noi non abbiamo nulla da dire contro il ricono­ scimento legale delle Società di mutuo soccorso. Quando una istituzione assume nel civile consorzio una notevole importanza, ci pare ragionevole che lo legge intervenga a regolarla. E ci par giusto che quando si domanda allo Stato quella tutela che esso accorda ai corpi morali riconosciuti, non ci si possa ragionevolmente rifiutare di sottomettersi a certe norme, salvo il vedere quali ne debbano essere i limiti. Diremo infine che ci. piace la via maestra e non ci garbano le scorciatoie e che troviamo quindi che è meglio fare una legge che rimettersi all’ ar­ bitrio discrezionale del potere esecutivo, il quale ha la facoltà generale di erigere per decreto reale in corpi morali le istituzioni di utilità pubblica, tanto

più che si può disputare se le Società di mutuo soccorso rientrino veramente e propriamente in questa categoria.

Avversi alla autorizzazione preventiva, convinti che lo Stato non si deve caricare le spalle di una re­ sponsabilità che non è - al caso di sostenere, appro­ viamo il prescelto sistema della registrazione, il si­ stema cioè che vige anche in Inghilterra per le Friendly societies.

Se non che occorre distinguere fra la registra­ zione e le condizioni intrinseche ed estrinseche alle quali è subordinata. L’atto del 1873 in Inghilterra fu inlormato alle idee della maggioranza della Com­ missione, la quale voleva che il registratore in capo fosse autorizzato a rilasciare i certificati di iscrizione alle Società chè avessero osservati fedelmente i loro j statuti e regolamenti, e a dar consigli agli ammi­

nistratori. Voleva inoltre che si fornissero alle So- j cieta tabelle normali pel pagamento dei sussidii, bensì senza imporle; che ogni Società dovesse ogni j 3 anni laro un resoconto dello proprie condizioni, che fosse obbligala a tenere i propri conti in regola, che losse stabilito, in fine, un efficace sistema di re­ visione.

A quell epoca si obiettò che con tale sistema il j Governo avrebbe accresciuta la propria responsabi- j lita e sarebbe diventato agli occhi del pubblico re­

sponsabile della condotta delle Società perchè si sarebbe ! pensato elio registrando, certificando e invigilando avrebbe dovuto essere sicuro della solidità della istituzione. Lo Stato dunque, si concludeva, faccia per le Società di mutuo soccorso quello che fa per tutte le Società per azioni ; le registri se non sono ; contrarie alla legge e non conceda privilegi e non

le assoggetti a sorveglianza di sorta.

Prevalsero però le idee suesposte e ne nacque quella legge, a cui l’ onor. Maiorana ha creduto bene di informare in molta parte il suo progetto, togliendone anche l’idea della registrazione eseguita da un ufficio centrale. Se non che questo non è nella proposta ministeriale uno speciale ufficio am­ ministrativo, ma una Commissione mista, della cui omogeneità può dubitarsi, sebbene non siano senza valoic le ragioni addotte dall’ onor. ministro per giustificarne la composizione.

Ma eccoci al punto più importante. Secondo l’ar­ ticolo 9 la Commissione inscriverà nel registro delle Società di mutuo soccorso riconosciute tutte le So­ cietà che abbiano adempiuto le condizioni stabilite dalla legge « e fornite lo prove della proporzionalità esistente fra gli impegni assunti e i mezzi disponi­ bili, attuali e futuri. «

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252 L’ EC O N O M ISTA 26 agosto 1877 un certo numero di soci, o quando il registratore

in capo si vale della facoltà di decretare lo scio­ glimento di Società, sempre sulla istanza di un certo numero di soci e dopo averne dato avviso alla So­ cietà due mesi prima che l’ inchiesta abbia luogo. In via ordinaria il Governo esige soltanto che i re­ soconti annuali portino il visto di persona che eser­ citi pubblicamente l’ufficio di ragioniere e sia estraneo alla Società. Solo per le pensioni annue e pei paga­ menti in caso di morte di fanciulli al disotto di IO anni la legge iia stabilite le norme intrinseche.

Come mai la leggo non ha posto nessuna regola per ciò che tocca alla proporzionalità fra i contributi e gl’ impegni riguardo alle malattie, e ha rilasciato tultociò agli amministratori ? Per una buona ragione, perchè cioè, soltanto una Società locale può cono­ scere le speciali condizioni dei soci iscritti.

Quindi non ci pare lodevole che la legge chieda da noi la dimostrazione di quella proporzionalità che l’ufficio centrale non è al caso di poter valutare, mancandogli i sufficienti criteri.

Registri le Società, che lo domandano e i cui statuti non sono contrari alle leggi, le obblighi a presentare i loro conti annuali e alla pubblicità degli atti sociali, imponga pure altre condizioni, ma queste non si spingano fino al punto da rendere agli occhi del pubblico il Governo responsabile dell’andamento delle Società. Si faccia anzi di tutto per allontanare una idea simile, e ci piace a questo proposito l’idea espressa dalla Perseveranza che o nella legge o nel certificato di registrazione venga inserita una dichia­ razione che tolga ogni equivoco.

Perchè si è tanto gridato contro il sistema del­ l’autorizzazione preventiva riguardo alla Società per azioni? Appunto perchè non solo lo Stato veniva in certo qual modo ad arrogarsi la facoltà di concedere ciò che è nei diritti dei cittadini, ma anche perchè veniva ad assumere la responsabilità della loro riu­ scita. E fu per 'le medesime ragioni che fu tolto di mezzo il sindacato.

Qui, lo sappiamo, non si tratta di Società com­ merciali, ma di istituzioni di previdenza. Quindi, lo ripetiamo, non abbiamo difficoltà ad ammettere che quando lo Stato accorda la personalità giuridica esiga certe condizioni, ma insistiamo nel concetto sopraespresso che queste condizioni, non siano tali da renderlo in apparenza responsabile dell’andamento delle Società di mutuo soccorso riconosciute.

E questo non solo perchè ciò non gioverebbe al suo prestigio, ma anche perchè occorre che i cit­ tadini, e particolarmente coloro che appartengono alle classi operaie, si avvezzino a fidare in sè stessi e a non chieder troppo allo Stato, abitudine questa che può contrabbilanciare le influenze ormai potenti del socialismo. E conviene anche pel buon anda­ mento delle Società che nulla venga a menomare

negli amministratori il senso della responsabilità, e che essi sappiano che commettendo errori non pos­ sono porsi sotto l’egida dello Stato. Lo Stato inter­ venga fino a sciogliere le Società, quando deviino dal loro scopo.

Una disposizione che ci sembra ottima si è quella che vieta alle Società di mutuo soccorso riconosciute di acquistare beni immobili ed azioni od obbligazioni di Società commerciali, e le obbliga a disfarsi dentro un certo termine di quelli che fossero loro perve­ nute per donazione, Der legato o per eredità. E qhesto diciamo perchè quanto ai beni immobili è conveniente che non si favorisca in alcun modo la manomorta, o quanto alle azioni ed obbligazioni di Società commerciali, è necessario che le istituzioni di previdenza non corrano il rischio di lanciarsi in un modo qualsiasi nel campo della speculazione che ne denaturerebbe l’indole e potrebbe facilmente spin­ gerle alla rovina. Quanto poi alle azioni ed obbliga­ zioni acquistate per donazione o successione, è vero che sarebbero un numero limitato e che non se no potrebbero acquistare altre, ma è anche vero che possono andar soggette a improvvisi deprezza­ menti per cause economiche o politiche, venendo così a diminuire il patrimonio sociale.

RIVISTA B ELIOGRAFICA

Alcuni principii fondamentali di Economia politica nuovamente esposti da J. E. Cairnes. — Firenze, 1877.

I signori Sidney Sonnino e prof. Carlo Fontanelli, i quali ci dettero già una traduzione del libro di Thornton sul lavoro, pubblicano oggi questa tradu­ zione dell’opera più importante del Cairues, tradu­ zione che forma il 2° volume della biblioteca di scienze sociali edita dallo stesso sig. Sonnino insieme al suo egregio amico sig. Leopoldo Franchetti.

II Cairnes, come egli stesso dichiara nella prefa­ zione, ha tentato di rifondere una parte considere­ vole della Economia Politica, ma non ha avuto la idea di porsi in antagonismo con quei grandi maestri che furono lo Smith, il Malthus, il Ricardo ed il Mill, ma piuttosto di completare le loro dottrine. E, generalmente parlando, egli è riuscito nel suo intento seguendo lo stesso metodo di deduzione, a cui non manca mai il riscontro dei fatti.

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media della scienza, quei principii intermedi per mezzo dei quali i risultati particolari sono connessi colle più alte cause che li producono.

Il libro del Cairnes lucido, chiaro, senza divaga­ zioni fa profondamente pensare; è uno di quei libri che in generale gl’inglesi soli sanno scrivere in ma­ teria di economia politica.

L’opera è divisa in tre parti. La prima tratta del valore, la seconda dèi lavoro e capitale, la terza del commercio internazionale.

Della teoria del valore, quale il Cairnes la pro­ fessa, al tra volta abbiamo parlato, e ci limitiamo a riassumerne i principali concetti.

Tre sono i problemi che riguardano il valore. Il primo riguarda le condizioni essenziali alla sua esi­ stenza, che egli ripone nella utilità e nella difficoltà di acquisto.

Il secondo riguarda le condizioni che determinano il valore in un dato tempo e luogo, cioè il valore di mercato. Analizza la teoria dell’offerta e della domanda, la difende dalle critiche del Mill e cerca colmarne le lacune, dimostrando come talvolta la offerta e la domanda fuori di un particolare mer­ cato possano influire a modificare il valore dei prodotti nel mercato medesimo. Parla poi del valore normale, di questo punto centrale intorno a cui oscillano i valori di mercato, facendo oppor­ tune distinzioni, e accenna poi ad alcune leggi che egli chiama derivative del valore.

Nella seconda parte tratta, come abbiamo detto, del lavoro e del capitale. Secondo il Cairnes, il pro­ blema dei salari relativi è risoluto dalla teoria del valore, ma non lo è quello dei salari positivi, ed è ne­ cessario trattare a parte del lavoro e delle mercanzie come soggetti del valore di scambio, inquantochè le cause che influiscono sulla offerta del lavoro, fra le quali prima la legge naturale della riproduzione, sono in molta parte diverse da quelle che influiscono sulla offerta delle mercanzie.

Difende la teoria già formulata dal Mill del fondo- salari e da lui ripudiata a torto dopo le critiche del Thornton, osservando giustamente che in economia politica una legge non significa coazione di nessun genere, che non vuol dire insomma che gli uomini debbano far così, ma che, date certe circostanze, pia­ cerà loro di far così. Con questo criterio si possono ritrovare le cause per le quali il fondo-salari ten­ derà a scemare o a crescere secondo i casi.

Quanto alla influenza che la domanda di m er­ canzie può esercitare sul fondo-salari, è da osser­ vare che la spesa complessiva rimanendo la stessa, può avvenire un cambiamento nella direzione della domanda, ovvero può aumentare quella spesa e quindi la complessiva domanda. Gli effetti che si verificano sono diversi nei due casi per ciò che tocca al fondo- salari. Nel primo si ha un cambiamento di

distri-finzione, nel secondo può aversi un aumento di quel fondo. E quel cambiamento e questo aumento possono essere passeggeri o acquistare un carattere permanente, secondochè la concorrenza sia effettiva 0 no. Accenniamo tutto questo di* volo, raccoman­ dando agli studiosi di meditare le importanti pagine del Cairnes su questo argomento.

La questione della limitazione del fondo-salari è fondamentale nella controversia intorno alle Trades Unions. Vi sono dei limiti di natura economica al fondo-salari. Il principale si è che nei paesi vecchi come i paesi di Europa i profitti tendono al mini­ mum. La natura della limitazione non è tale da escludere l’azione unionista, ma da limitarne dimolto la portata in questi paesi.

Il mezzo diretto impiegato dalle Unioni è lo scio­ pero, il quale talvolta può arrecare pratica utilità, ma purché i capi siano abili nel distinguere le con­ dizioni del mercato. Se questa abilità che per ora manca ci fosse, molle volte lo sciopero diventerebbe inutile e assai più facile- sarebbe l’accordo.

Quanto ai mezzi indiretti posti in essere dalle Unioni, sono antisociali e tutt’ altro che favorevoli alla massa dei lavoranti. Quando gli unionisti cer­ cano d ij ri flit ire artificialmente sulla offerta del lavoro per limitarla escludendo il più possibile gli altri operai, possono giovare temporaneamente a sè stessi, ma fanno un danno agli altri, tantoché in ciò l’unioni­ smo, come disse il Mill, per questo lato si trova in contradizione collo spirito della moderna democrazia nelle sue tendenze più generose. E quando I’ unio­ nismo tenta di influire sul saggio dei salari col creare bisogno artificiale di lavoro, per esempio opponendosi all’impiego di qualche nuova macchina, fa egualmente cosa incivile e in fin de’ conti dan­ nosa a tutti.

A questo punto il Cairnes è tratto per così dire nel cuore della questione sociale. Ecco in sostanza il suo ragionamento.

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254 L’ ECONOM ISTA

26 agosto 1877 lo spirito pubblico terrebbero il posto della proprietà

e della libertà industriale.

Quanto alla condizione del lavorante, per quanto possa migliorare, questo miglioramento non può es­ sere considerevole (indiò rimane un puro ricevitore di salari. In ciò i socialisti hanno ragione, ma i loro espedienti per far fronte alla difficoltà sono in­ sostenibili. Per raggiungere il fine coi mezzi com­ patibili colle nostre istituzioni non vi ò che un modo, la cooperazione. L’alternativa sta fra questa o nulla. Senza la cooperazione la ricompensa del lavoro non potrebbe mai elevarsi molto al disopra del presente livello. Il Cairnes non si dissimula le difficoltà, ma non le crede insuperabili, ed ha nell’avvenire della cooperazione come fatto generale una fiducia mag­ giore di quella di molti che, puro assai sperando in essa, dubitano che essa possa diventar mai un fatto universale, almeno per quanto a noi A dato di pre­ vedere.

La terza parte del libro del celebre economista inglese riguarda il commercio internazionale.

Stabiliti i caratteri fondamentali del commercio in generale e il campo speciale del commercio inter­ nazionale, notata la natura e la relativa importanza degli impedimenti al movimento del capitale e del lavoro fra le nazioni, esamina la dottrina del costo comparativo di produzione, dimostrando che esso deve intendersi come misurato dai sacrifizi soppor­ tati, non dai salari e profitti ricevuti dai produttori, e che i costi comparati sono i costi respettivi in ciascun paese delle mercanzie scambiate e non i costi della stessa mercanzia nei paesi che scambiano. L’azione pratica del principio nel commercio del mondo viene illustrata col riscontro dei fatti.

Passa dipoi a trattare del commercio internazio­ nale nei suoi rapporti col saggio dei salari, propo­ nendo alcune modificazioni alla teoria quale è espo­ sta da Ricardo e dal Alili, e spiegando la natura della connessione fra salari generali e commercio estero, la (piale è di effetti coordinati di una causa comune. In questa parte si notano osservazioni sin­ golarmente originali.

Esposte le condizioni dell’equilibrio commerciale, tocca del libero scambio e del protezionismo Mostra che questo deriva dalla bilancia del commercio, e che ambedue i sistemi logicamente attuati sono fatali al commercio internazionale.

Per dare ai nostri lettori una idea dell’argomen­ tazione lucida e stringente del Cairnes, ci piace ri­ ferire alcune osseryazioni sul protezionismo e una confutazione della teoria della protezione, quale fu esposta dal sig. Alby nella Rem e des deux Mondes nel 1869, tanto più che l’argomento presenta sempre molta opportunità.

« 11 sistema della Protezione naturalmente nacque dal sistema della Bilancia del commercio. Non fu­

rono invero tanto sistemi distinti quanto aspetti di­ versi del medesimo sistema. A misura che la dot­ trina della Bilancia del commercio cominciava a ce­ dere, quella della Protezione veniva a grado a grado sostituita nel suo posto, quasi per puntellare il crollante edilìzio. La mira della prima era quella di arricchire il paese coll’attrarre ad esso i metalli preziosi, quella della seconda di fare lo stesso col- l’incoraggire la industria nativa ; ma i mezzi adottati furono identici, come lo era anche il punto di vista dal quale i sostenitori delle due dottrine riguarda­ vano i problemi commerciali (I). Portato ad effetto in modo conseguente il sistema della Bilancia del commercio avrebbe dovuto estinguere il commercio estero, poiché può dimostrarsi che la bilancia per­

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manentemente favorevole che esso aveva in mira di produrre non è capace di realizzazione; e portato ad effetto in modo conseguente, il Protezionismo porrebbe un fine, .se non ad ogni commercio estero, almeno a tutto quello che ci fornisce di mercanzie capaci di essere prodotte nel paese protetto, poiché la essenza della dottrina si è quella d’incoraggire la nativa industria coll’escludere i prodotti dell’industria straniera, ogni qualvolta questi vengono a competere colle mercanzie che la industria nativa può produrre. I protezionisti però, raramente osano ora di porre in atto la loro dottrina nel suo rigore, ed invece di ricercare una assoluta esclusione de’prodotti esteri, sono comunemente contenti di domandare una mi­ sura di protezione tale, per prendere ad imprestito il loro linguaggio, da porre il produttore nazionale su di un piede di eguaglianza col suo rivale stra­ niero. Se il secondo non possiede vantaggio sul primo, allora il commercio, come corre la frase, « può reg­ gersi da solo, » e nessun dazio protettivo viene do­ mandalo. Ma se lo straniero possiede un vantaggio, questo deve essere neutralizzato mediante un dazio corrispondente. Il lettore che ha seguito la prece­ dente esposizione delle ragioni del commercio in­ ternazionale scorgerà che questa più modesta forma della dottrina sarebbe, nel suo pratico risultato, del tutto equivalente alla prima, poiché, come fu allora dimostrato, l’esistenza del commercio internazionale riposa sulle differenti capacità produttive rispetto a particolari mercanzie de’diversi paesi: se quindi cia­ scuna nazione deve mettersi a neutralizzare questa differenza, ovunque apparisca, mediante dazi equi­ valenti, è chiaro che il trionfo del sistema sarebbe l’annichilamento del commercio estero. Se invero l’eguaglianza nelle condizioni produttive potesse rag­ giungersi mediante ciò che si potrebbe descrivere come un processo di « livellare all’insù; » se la Pro­ tezione potesse far sì che ogni mercanzia si dovesse produrre in ogni paese colla stessa facilità colla quale si produce nel luogo del globo più conveniente alla sua produzione, — sebbene anche cosi annichilerebbe il commercio estero, — vi sarebbe tuttavia qualche cosa da dire in favore di questo modo di raggiun­ gere l’eguaglianza. Può dubitarsi però se il guadagno che potrebbe derivarne in comodi materiali dalla aumentata produttività della terra non sarebbe più che contrabbilanciato dalla perdita intellettuale e morale che risulterebbe dalla scomparsa del princi­ pale motivo alle relazioni del genere umano. I Pro­

invero la som m a .complessiva delle im portazioni ed esportazioni prese insiem e, ma qualunque sia il s i­ stem a com m erciale, il rapporto fra loro sarà tale quale la posizione del paese, m ettendo in conto t u t ti i suoi c re d iti ed obbligazioni internazionali, ric h ie ­ derà. — Vedi il Times del 18 settem bre 1783.

tezionisti poro non essendo capaci « di livellare al­ l’insù » prongono di « livellare all’ingiù » e mirano a raggiungere l’eguaglianza, facendo correre, per così dire, i paesi commerciali l’uno contro l’altro, ognuno portando addosso nei mercati degli altri un peso esattamente sufficiente per contrabbilanciare i suoi speciali vantaggi. Tale è la teoria del commercio che sembra ora trovar favore dall’altra parte del­ l’Atlantico. Nella proposta però di sacrificare gli stessi fini dell'industria e del commercio all’intento di promuovere l’eguaglianza, noi possiamo forse sco­ prire il sapore di un’origine piuttosto francese che americana. Una teoria essenzialmente eguale fu so­ stenuta pochi anni or sono dal signor Alby, nella Bevue des deux Mondes, in un saggio scritto con multa ponderazione e con apparato di scientifica precisione, e, si deve presumere, con abilità ed ef­ fetto, dacché l’esposizione fu accettata dai protezio­ nisti degli Stati Uniti come una trionfante dimo­ strazione del loro argomento, e presa in considerazione perfino dai giornali liberi scambisti in quel paese. In queste circostanze io non mi scuserò del dedicare un breve spazio alla considerazione della teoria pro­ tezionista, qual’è esposta dal signor Alby.

* La posizione presa dal signor Alby nel suo ar­ ticolo nella Bevue des deux Mondes, è che la dot­ trina della Protezione in teoria è sana, quantun­ que egli ammetta che nei paesi vecchi come la Francia non sia possibde di portarla pienamente ad effetto. Per questa ragione egli è favorevole ad un attenuato libero scambio per la Francia nelle sue attuali circostanze. Ma mentre prende questa linea come uomo politico pratico, egli strenuamente com­ batte per la teoretica bontà delle vedute dei prote­ zionisti. Secondo il signor Alby, l’apparente trionfo che i liberi scambisti riportano comunemente suoi loro avversari nasce dal modo imperfetto in cui sono formulate le ragioni protezioniste. I liberi scambisti attaccano il sistema nei particolari, combattendo sopra ogni speciale dazio; laddove la forza della teoria protezionista sta nel suo insieme, nella sua com­ pletezza come un tutto.

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256 L’ ECONOM ISTA 26 agosto 1877 poniamo un caso simile per un’altra industria, la

manifattura del panno. La risposta sarà la stessa. Solamente questa volta il fabbricante di panno si rivolgerà al padrone di ferriere per dirgli: — Di che vi lamentate? Io pago di più per il vostro ferro, di quello che io dovrei pagare per il ferro estero se entrasse libero. Non è giusto che voi paghiate a me per il mio panno un prezzo più alto di quello a cui potreste comprarne all’estero? L’argomento non ha replica. Il padrone di ferriere sarà costretto a convenirne. Via via che noi giriamo successiva­ mente l’intero cerchio della produzione industriale ed agricola, con ciascuna nuova industria di cui te­ niamo conto, l’area dell’apparente ingiustizia anderà continuamente restringendosi fino a tanto che noi fineretno col trovarci in presenza di una serie di gente che paga più caro per ciò che compra, ma che fa pagare gli altri più caro per quello che vende. Essi non hanno ragione di rimproverarsi scam­ bievolmente. Ebbene, tale, continua il signor Alby, è il sistema del Protezionismo nel suo insieme. È una specie di mutua assicurazione contro la concor­ renza straniera, un patto associativo che abbraccia l’intero paese. Ciascuno acconsente di pagare per tutti i prodotti che richiede un prezzo aumentato dalla tariffa doganale,'a condizione di ottenere per i suoi proprii prodotti nel mercato interno un prezzo del pari aumentato còllo stesso mezzo, in modo che gli diano un profitto. »

« 11 signor Alby apparentemente tralascia il fatto che sono soltanto quelle industrie che sono condotte in condizioni di un relativo svantaggio che hanno bisogno di protezione; e che per conseguenza — poiché in niun paese tutte le industrie sono egual­ mente favorite dalla natura — il risultato che egli con­ templa con tanta soddisfazione non è capace di rea­ lizzazione in alcuna parte del mondo, in nessuno stadio di progresso commerciale. Come, per esempio, si potrebbero compensare i coltivatori del vino o i tessitori della seta della Francia, ovvero i fittaiuoli dell’Ovest o i coltivatori di cotone del Sud degli Stati Uniti sotto il sistema del signor Alby, per il prezzo che essi pagano per le importazioni estere in conse­ guenza di una tariffa protettiva?

Diamine! Coll’ottenere in ricambio, un dazio pro­ tettivo, in Francia sul vino e sulla seta, e negli Stati Uniti sul grano e sul cotone ! Ma lasciando da parte questa « piccola tacca nel liuto, » supponiamo, per mostrare la radicale assurdità di questa graziosa teoria, che tutti i rami di produzione in Francia ab­ biano egualmente bisogno di protezione. L’argomento è, che, a condizione che ciascuna persona riceva nella sua qualità di produttore un prezzo per la sua mercanzia tanto più alto del suo prezzo sotto il li­ bero scambio, di quanto egli paga di più nella sua qualità di consumatore per ciò che richiede, non si

avrà alcun danno. Accettando questo modo di vedere, un perfetto sistema di protezione sembrerebbe essere semplicemente equivalente ad un generale deprez­ zamento della moneta. Tutte le persone riceverebbero una più alta rimunerazione in moneta che non sotto il libero scambio, e darebbero via questa in prezzi più alti — un risultato, il cui vantaggio per la in­ dustria nazionale non è chiaro. Questa maniera di concepire il caso, però, implica un apprezzamento molto inadequato delle conseguenze involte nel piano del signor Alby. Il signor Alby non scorge che l’alto prezzo che la Protezione assicura è reso necessario in conseguenza delle più onerose condizioni nelle quali la industria nativa, tentata dai suoi allettamenti, è incoraggiata a lavorare. I Francesi sono incorag­

giti a produrre ferro da minerali di qualità inferiore dall’alto prezzo loro assicurato dalla loro tariffa pro­ tettiva. In assenza della Protezione essi otterrebbero il loro ferro a condizioni più favorevoli — con un minor sacrifizio di lavóro e di astinenza — collo scambiare per esso i loro vini e le loro sete colla Inghilterra. Una osservazione simile vale per qualun­ que dazio protettivo che sia realmente efficace al suo scopo. Esso necessariamente implica una produzione condotta sotto più onerose condizioni. Nel supposto adunque, che il sistema del signor Alby fosse at­ tuabile, il pratico risultato sarebbe, non semplice- mente un generale rialzo di prezzi, ma un aumento nel costo — costo, ricordiamoci, nel senso non di puro sborso di denaro, ma di effettiva difficoltà, di reale sacrifizio — del produrre ogni articolo creato dalla industria francese. Tutti i Francesi sarebbero costretti a lavorare una metà di più ed a risparmiare una metà di più, onde procurarsi ogni cosa necessaria o d’agio che essi attualmente godono. Ma l’egua­ glianza e la giustizia sarebbero realizzate. Senza dubbio, appunto come esse potrebbero essere rea­ lizzate col costringere ognuno a muoversi intorno con un peso attaccato alla gamba. Il peso sarebbe infatti un impedimento alla locomozione, ma a patto die esso fosse in ciascun caso esattamente propor­ zionato alla forza di chi lo tirasse, nessuno secondo il modo che ha il signor Alby di considerare le cose, avrebbe alcuna ragione di dolersi. Nessuno camminerebbe così esto, come se le sue membra fossero libere, ma il suo vicino sarebbe, è vero, egualmente inceppato, e se gli ci vuole due volte il tempo per raggiungere la sua destinazione che non prima, egli avrebbe almeno compagnia nel suo viaggio. Strano che tali speculazioni possano trovare accoglienza nel paese di Say e di Bastiat! »

(9)

Raccomandiamo Io studio di questa parte a quegli egregi scrittori, che spesso invocano al libero scambio temperamenti che sanno di protezione, e che pure hanno un culto reverente per l’illustre economista inglese, di cui la scienza deplora la perdita.

LE RISCOSSIONI E I PAGAMENTI

a tutto luglio 1877

Dalla direzione generale del Tesoro è stata

pubblicata la dimostrazione dei risultamenti

del conto del tesoro al 31 luglio 1877 ed il

consueto prospetto comparativo delle riscos­

sioni e dei pagamenti durante i mesi da gen­

naio a tutto luglio degli anni 1876 e 1877.

Esaminiamo prima di tutto quali furono le

riscossioni in ciascuno dei primi sette mesi

dell’anno corrente e poniamole in confronto

con quelle che si verificarono nei mesi

cor-rispondenti del

1 8 7 6 : Mesi 1877 1876 Gennaio . . . L. 99,412,852 L. 82,931,708 F e b b ra io . . . 2> 103,530.778 » 103,009,435 Marzo . . . . » 90,632,242

»

75,176,615 Aprile . . . .

»

149,448,775

»

150,178,251 Maggio . . . » 72,051,052 » 60,980.165 Giugno . . .

»

173,821,410 » 141,643,765 Luglio . . . » 105,234,837 » 106,119,206 Totale L. 794,231,946 L. 723,039,145

Nei sette mesi trascorsi del corrente anno ;

si è verificato nelle riscossioni un aumento

di lire 74,192,801. A questo aumento contri­

buirono i maggiori incassi cbe si hanno nei

mesi di gennaio, marzo, maggio e giugno.

Nel mese di luglio del corrente anno le ri­

scossioni presentano una diminuzione di lire

884,369 a fronte di quelle che si verificarono

nel mese stesso del 1876. Questo minore in­

troito si deve principalmente ai dazi di con­

fine nei quali abbiamo sul solo mese di luglio

una differenza in meno di lire 1,763,101 e ai

proventi del giuoco di lotto che presentano

un minore incasso di oltre un milione di lire.

Merita pure di essere notata la diminuzione

che nel mese stesso si riscontra nell’imposta

sul trapasso di proprietà e sugli affari di lire

753,793; ma a riguardo di questa diminuzione

la direzione del tesoro osserva che essa si

converte invece in un aumento di quasi 600

mila lire tenendo conto del versamento stato

anticipato nello scorso giugno in L. 1,344,636

dalla Banca Nazionale italiana per tassa sulla

circolazione dei propri biglietti e tessa sulla

negoziazione delle azioni, il quale versamento

nel 1876 avvenne nel mese di luglio.

Presentano invece un maggiore incasso nel

luglio 1877 i dazi interni di consumo per un

milione e 475 mila lire, l’entrate diverse straor­

dinarie, per lire 900 mila, le rendite del pa­

trimonio dello Stato per 580 mila lire e l’en­

trate eventuali diverse per 438 mila lire.

I pagamenti effettuati nei primi sette mesi

del corrente anno e quelli eseguiti nei mesi

corrispondenti del 1876 sono indicati dalle

cifre seguenti :

Mes 1877 1876 Gennaio . . . L. 71,400,108 L. 77,058 349 F e b b ra io . . . » 85,-817,317 » 60,763,322 Marzo . . . . » 83,296 354 » 77,049,339 A prile . . ,, . » 102,047,021 > 95,014,497 Maggio . . . » 62 976,843 > 59 950,835 Giugno . . . » 309.467,340 » 258,692,731 Luglio . . . » 88,507,686 )) 102,813,039 Totale L. 803,512,669 L. 731,542,102 N ei p r i m i s e tte m e si d e l c o r r e n te a n n o

pagamenti furono maggiori che nei mesi cor­

rispondenti del 1876 per una somma di lire

71,970,567. La differenza in meno di lire

14,305,353 che si riscontra nei pagamenti ese­

guiti nel luglio del cortente anno, proviene

in parte dall’essersi verificato nello scorso giu­

gno il pagamento di sovvenzioni chilometri-

che a varie società di strade ferrate, mentre

nel 1876 siffatto pagamento fu eseguito nel

mese di luglio.

Vediamo ora quali furono gli incassi fatti

dal gennaio a tutto luglio 1877 per ciascun

cespite d’entrata e confrontiamoli con quelli

effettuati nel periodo corrispondente del 1876

e con le previsioni degli incassi del 1877 se­

condo il bilancio definitivo dell’entrata rag­

guagliate a sette dodicesimi delle cifre totali

indicate nelle note esplicative della competen­

za definitiva del corrente esercizio:

Cespiti Riscossioni Incassi prev.

18 77

(10)

258 L’ EC O N O M ISTA 26 agosto 1877 P a tr . dello S tato 59,369,858 49,071,610 52,638,803 E n tra te eventuali 4,266,506 3,653,770 4,915,960 Rim borsi 52,592,901 53,453,214 49,772,534 E n tra te straord. 42,935,184 25,424,'67 94,278,331 Asse ecelesiast. 22,011,601 22,308,268 23,560,572 T otale L. 794,231,946 720,039,146 872,116,441

L’aumento negl’incassi dei primi sette mesi

del corrente anno ascende perciò, come sopra

indicammo, ad oltre 74 milioni di lire. I pro­

venti sui servizi pubblici concorrono per 32

milioni e mezzo in questo aumento dovuto per

31 milioni e mezzo ai due semestri versati

dalla Società delle ferrovie dell’ Alta Italia

del cauone stabilito dal compromesso di Pa­

rigi 11 giugno 1876. Le entrate diverse straor­

dinarie presentano un aumento di oltre 17

milioni e mezzo di lire e vi ha contribuito in

buona parte il ricavo ottenutosi per più di

15 milioni dall’ alienazione di rendita fatta

onde sostenere le spese pei lavori delle ferro­

vie Calabro-Sicule. Nelle privative l’aumento

è di lire 5,617,400, e comprende le lire 5,399,628

versate in anticipazione dalla Società della Re­

gìa dei tabacchi per quota degli utili spet­

tanti al tesoro dello Stato per l’esercizio 1876.

Oltre a questi aumenti dovuti alle circo­

stanze indicate, abbiamo nel 1877 un mag­

giore incasso di 6 milioni e 700 mila lire nel-

1’ importo sul trapasso di proprietà e sugli

affari, di 3 milioni e 460 mila lire nei dazi

di confine, di 2 milioni e 259 mila lire nel-

F imposta sui redditi di ricchezza mobile, di

oltre 10 milioni nelle rendite del patrimonio

dello Stato, e di un milione e 70 mila lire nei

dazi interni di consumo. La tassa sulla maci­

nazione dei cereali non presenta nei sette mesi

trascorsi che un aumento di lire 576,238.

Nei proventi del lotto dobbiamo invece re­

gistrare nel 1877 un minore incasso che ha

raggiunto la ragguardevole cifra di L. 4,901,021.

Dal confronto poi delle somme riscosse nei

primi sette mesi del corrente anno con quelle

previste, abbiamo in complesso un minore in­

casso di circa 78 milioni di lire. L’ imposta

fondiaria, esercizio corrente, concorrerebbe per

oltre 15 milioni in questa differenza, ma la

riscossione di questa imposta essendo fatta per

bimestri, bisogna attendere la situazione alla

fine di agosto per potere confrontare con mag­

giore esattezza i resultati delle riscossioni a

fronte delle somme previste. Così dicasi per la

differenza che si riscontra nell’ imposta sui

redditi di ricchezza mobile. La tassa sugli af­

fari presenta già un maggiore incasso di ol­

tre 6 milioni di lire sulle previsioni del bi­

lancio, come pure nei dazi interni di consumo

abbiamo un aumento di un milione e 200 mila

lire circa. Nei servizi pubblici gli incassi su­

perano le previsioni per oltre 9 milioni di lire,

e nelle rendite del patrimonio dello Stato l’au­

mento è di quasi 7 milioni di lire. Nell’ en­

trate straordinarie abbiamo invece una diffe­

renza in meno nelle somme riscosse di oltre

51 milioni, a fronte delle previsioni.

Nei primi sette mesi del corrente anno i pa­

gamenti fatti per conto di ciascun ministero

resultano dalle seguenti cifre che poniamo in

confronto coi pagamenti eseguiti nei mesi stessi

del 1876 e con 1’ ammontare dei pagamenti

previsti pel 1877 secondo il bilancio definitivo

della spesa, ragguagliato a sette dodicesimi

delle somme totali portate nella competenza

dell’esercizio in corso.

Min is t e b i Pagamenti Spese previste

1877 1876 1877 Finanze L. 516,126,684 470,716,063 589,802,325 G raz, e Giust.» 15,577,767 15,159,727 17,117,128 E steri » 3,543,234 3,306,658 3,714,515 Iatruz. p u b . » 13,037,973 12,486,405 13,942,677 Inferno » 31,399,519 31,036,102 35,334,404 Lavori p u b . » 65,277,151 66,168,427 103,742 478 G uerra » 12?,562,217 108,249,192 125,182,260 M a rin a » 30,096,242 18,517,539 31,257,975 Agr. e comm.» 5,891,883 5,901,989 6,767,138 T otale L. 803,512,670 731,542,102 926,860,900

Nei primi sette mesi del corrente anno i

pagamenti furono in complesso maggiori che

nel 1876 di quasi 72 milioni di lire. Il solo

ministero delle finanze concorre in questa

maggiore spesa per oltre 45 milioni di lire.

Il ministero della guerra vi concorre Der 14

milioni e 300 mila lire e quello della marina

per 11 milioni e mezzo.

I pagamenti previsti dal bilancio del 1877

sarebbero stati maggiori di quelli effettiva­

mente eseguiti per più di 113 milioni di lire.

I ministeri tutti" concorrono in questa diffe­

renza in meno, e nella sola amministrazione

finanziaria le somme pagate a tutto luglio 1877

sono inferiori di 72 milioni ai pagamenti pre­

visti.

Confrontando le riscossioni effettuate nei

sette mesi trascorsi del corrente anno, con i

pagamenti eseguiti nel periodo stesso, abbia­

mo un’eccedenza nei pagamenti di L. 9,280,724.

Ecco ora come si riassume la situazione del

Tesoro al 31 luglio 1877.

ATTIVO

(11)

R ecessioni a <u to luglio 77 . » 794231,946 45 D ebiti di Tesoreria id. . . . » 458 445,184 78 T otale L. 1,527,749,426 17

PASSIVO

Deb ti di Tesoreria fine 76 . . L. 440 699,073 03 P agam enti a tutto luglio 1877 . > 803,512,669 59 Discarico a favore di Tes. prov. » 692 76 Pondo di Cassa fine luglio 77 . » 100,406,987 55 O n d iti di T e s o rn ia id. . . . » 183,130,003 24 T otale L. 1,527,749,426 17

Nel fondo di cassa abb:amo perciò una di­

minuzione di oltre 34 milioni di lire; nei cre­

diti si è verificato un aumento di 42 milioni

e 60 mila lire, come pure nei debiti si riscon­

tra un aumento di 17 milioni e 700 mila lire.

Tenuto quindi conto del discarico di un te­

soriere per lire 692 e fatte le debite deduzioni

ed aumenti si ha la somma di 9,280,724 cor­

rispondente all’eccedenza dei pagamenti sugli

incassi a tutto luglio 1877.

Nei Buoni del Tesoro, abbiamo un aumento

di circa 57 milioni di lire, e nelle anticipa­

zioni statutarie delle Banche una diminuzione

di 4 milioni di lire fra la situazione alla sca­

denza del 1876 e quella al 31 luglio 1877.

Società di Economia politica di Parigi

Riunioni del 5 luglio e 6 agosto 1877 (1) Presiedeva l’adunanza del o luglio il signor Fe­ derico Passy, stato recentemente nominato al posto di vice-presidente.

Al principio della seduta il signor Rondelet, pro­ fessore alla facoltà cattolica libera di Parigi parlò della vita e delle opere del signor Arrnand de Me- lun morto recentemente e che ha reso notevoli ser­ vigi all’economia politica fondando già da più di un quarto di secolo una riunione di uomini ope­ rosi ed intelligenti sotto il nome di Società dì eco­ nomia caritatevole che tiene un metodo diverso da

(1) Questi resoconti, essendo to lti dal J o u rn a l des

Economistes, che è l'organo officiale della Società

p arig in a, abbiam o dovuto rita rd a re di dare notizia della riunione del luglio scorso avendo la su d d e tta pregevolissim a riv ista p a rla to n e insiem e con quella del mese corren te nel num ero di agosto testé p e r­ venutoci.

quello della Società di economia politica, scegliendo al principio di ogni anno le questioni che dovranno formare oggetto dei suoi studii nel corso dell’an­ nata, e facendoli elaborare da altrettanti Comitati appositamente eletti che pubblicano per le stampe e distribuiscono i resultati dei loro lavori.

Alla profonda convinzione del filosofo, il signor de Melun, aggiungeva l’ardente carità del cristiano [ ed il giorno dei suoi funerali la presidentessa della Repubblica aveva fatto porre intorno alla sua bara sei trofei, ciascuno dei quali portava il nome delle grandi opere da esso fondate come la Società di patronato dei giorni liberati dalle carceri, la Società di patronato per gli orfani ed i giovani apprendisti, la Società di soccorso ai feriti durante la guerra. Egli riteneva che il miglior mezzo per confutare le accuse irragionevoli di coloro che soffrono, con­ trola Società civile, fosse di recar loro soccorso. Dalle memorie delle sua giovinezza, che aveva incomin­ ciate a scrivere negli ultimi tempi della sua vita, sarebbe interessante e istruttivo il conoscere la storia della sua educazione ed assistere alla forma­ zione di questo grande carattere ed alla prepara­ zione di questa bella vita a cui nessuno, per quanto professi principii e credenze diverse dalle sue, po­ trebbe rifiutare il proprio tributo di ammirazione e di rispetto.

Il segretario perpetuo segnala quindi alla riunione fra le opere inviate alla Società: 1° Un numero della Gazzetta di Mantova che contiene il resoconto di un banchetto offerto dal decano degli economisti, il conte Giovanni Arrivabene, ai suoi concittadini che 1 anno scorso avevano in simil guisa solennizzato il suo novantesimo anno ; 2° Un discorso pieno di vi­ gore giovanile indirizzato agli alunni della scuola di commercio di Torino da un altro nestore dell’Eco­ nomia Politica in Italia, il conte Michelini.

Il signor Simonin, annunziando che dovrà essere firmato l’ indomani (6 luglio) il trattato di commer­ cio fra la Francia e l’ Italia, assicura che esso non sarà tale da spiacere ai partigiani della libertà e che i leggeri aumenti portati nella tariffa italiana sono fatti piuttosto a titolo di rettificazione e di perequa­ zione che non por favorire le idee protezioniste.

(12)

260

Già i lavori dolía Commissione internazionale del metro e le sue conferenze, dopo il 1867, hanno molto contribuito alla introduzione del Sistema me­ trico in Europa. La Germania con una legge del 1869 ha accettato il Sistema Metrico che dopo il 1873 vi è stato introdotto definitivamente ; la legge del 1869 permetteva alcune irregolarità una suddi­ visione duodecimale e l’uso di una nomenclatura te­ desca aqcanto a quella di derivazione greca e latina, ma il popolo ha fatto giustizia di queste disposizioni ed è raro oggi in tutta la Germania il caso d’inten­ dere nelle botteghe e sui mercati altri nomi di pesi e misure diversi dai nomi metrici ed un uso diverso da quello decimale. La popolazione ha compreso tutti i vantaggi inerenti all’ammirabile nomenclatura, in­ ternazionale perchè derivata da lingue morte.

Con una legge del 1875 il sistema metrico è stato adottato in Svezia e Norvegia ove si è sul punto di farlo effettivamente introdurre nel commercio e nei costumi, dovendone l’uso essere fra qualche anno obbligatorio. In Danimarca la sua introdu­ zione è già stata proposta e non tarderà ad esservi accettata. In Europa resteranno allora soltanto l’In­ ghilterra e la Russia privi di questo sistema; il primo dei due paesi si è anche ricusato di prender parte alla convenzione diplomatica ed alla partecipazione delle spese di mantenimento dell’Ufficio internazio­ nale metrico, sebbene queste misure non implicas­ sero per parte sua nessun impegno. La Russia al contrario ha partecipato attivamente alla convenzione. Giova sperare che questi due paesi non tarderanno ad accogliere i benefici immensi dell’unificazione dei pesi e delle misure dalla quale per altro non potrà il commercio internazionale trarre tutti i vantaoqi sperabili senza l’unificazione, assai più difficile a conseguirsi ed assai più lenta nei suoi progressi, del sistema monetario.

Lo scopo della Commissione internazionale dei pesi e misure è di assicurare l’unificazione, il per­ fezionamento e la diffusione del sistema metrico. A tale scopo tutti gli Stati di Europa ad eccezione dell’Inghilterra e dei Paesi Bassi e molti Stati della America hanno concluso or sono due anni una con­ venzione per la fondazione ed il mantenimento a Parigi di uno slabilimento internazionale, scientifico e permanente destinato non solo alla verificazione ed al confronto dei nuovi prototipi del metro e del chilogrammo ed all’ inalterabile conservazione di questi prototipi, identici nella costruzione e nella composizione, ma altresì ad effettuare confronti pe­ riodici con i campioni nazionali dei vari Stati per assicurarne la costante uniformità e per determinare in ogni tempo il loro valore in relazione a quello dei prototipi internazionali, con tutta l’esattezza che i continui progressi della scienza metrologica po­ tranno reclamare.

26 agosto 1877 Non si tratta di rifare la determinazione della lunghezza della decimilionesima parte del quarto del meridiano terrestre, nè del peso del decimetro cubo d’acqua pura alla temperatura della sua più alta densità. Si comprende che le misure chiamate na­ turali sono un circolo vizioso e che il vero tipo | sarebbe costituito dalle regole e dai pesi che hanno | servito alla loro determinazione. Si tratta perciò di conservare con la più grande esattezza il valore del metro e del chilogrammo depositati presso gli ar­ chivi francesi, costruendo i prototipi in modo da prestarsi meglio ai confronti, con tutta l’esattezza ri­ chiesta. Le estremità del metro degli archivi sono | piane e questa forma si presta meno ad osservazioni ! molto esatte che non si prestano l’estremità dell’asta di forma sferica. Non si conosce esattamente il coef- ficpnte di dilatazione del metro degli archivi ne si | osa sottoporlo alle esperienze necessarie per deter- I minarlo di nuovo, non si osa porlo nell’acqua bol­ lente ne circoncondarlo di ghiaccio, nè vi è modo di determinarne esattamente la sua temperatura media. Queste stesse operazioni non si osa fare al chilo­ grammo degli archivi affine di conoscere il sno vo­ lume, la sua densità ed il suo peso specifico; non si osa nemmeno di porlo nel vuoto ove solo per­ tanto esso ha il suo vero valore.

Devonsi in gran parte attribuire a questi difetti

j

dei prototipi attualidel sistema metrico le differenze notevoli che si riscontrano nei tipi metrici dei vari paesi; sono differenze di cui il commercio non si accorge, ma la cui sparizione reclamano vivamente le scienze.

Per esempio le triangolazioni eseguite nei varii paesi non concordano tanto esattamente quanto sa­ rebbe necessario, perchè le regole che hanno servito alla misurazione delle basi geodetiche non hanno potuto misurarsi con altrettanta esattezza di quella con cui possono adesso misurarsi le basi geodetiche stesse.

Questo grave inconveniente del difetto di unifor­ mità dei prototipi impiegati nel sistema metrico, che spesso ha servito di pretesto per farne rigettare la adozione nel commercio il quale non ne risente mi­ nimamente, deve esser fatto sparir per opera dello Ufficio internazionale, le cui continue verificazioni le cui esperienze ed i cui confronti daranno guarentigia dell’invariabilità del prototipo e quindi della sua ra­ pida e completa diffusione.

A questa comunicazione tenne dietro una conver­ sazione, a cui prendono parte vari membri, intorno ai vantaggi relativi di ciascuno dei due sisitemi de­ cimale e duodecimale.

Il sig. Garnier rammenta che al tempo della Esposizione del 1867 il sig. Jates promotore di una Associazione inglese per l’introduzioue del sistema metrico in Inghilterra era venuto a fare dei passi

(13)

presso un’ associazione fondatasi a Parigi con lo stesso scopo. L’esposizione del 1878 rimetterà in campo questa stessa idea, ed è impossibile che passi molto tempo prima che gli inglesi vogliano parteci­ pare ai vantaggi dell’adozione di questo sistema.

La riunione del 6 agosto era presieduta dal si­ gnor Garnier ed assisteva ad essa il signor Andrea Gyorgy economista ungherese.

Il sig. Renaud richiama l’attenzione degli adunati sopra un articolo del sig. Michele Tchouriloff con­ tenuto nel numero del 27 giugno 1877 della Bevue geographique internationale, relativo all’affrancazione dei servi in Russia, dal quale lavoro risulta che lo sviluppo dell’assistenza pubblica in Russia è inva­ riabilmente in proporzione inversa dello sviluppo nell’affrancazione dei servi. fatto da cui non deve dedursi nessun concetto contrario all’ affrancazione, ma segnalarsi come la conseguenza di uno stato di transizione che merita di essere studiato. Il signor Renaud ricorda inoltre che il Congresso dell’ Asso­ ciazione francese per il progresso delle scienze deve aver luogo all’ Havre nei giorni dal 23 al 30 di ago­ sto. La sezione di Economia politica sarà presieduta dal signor Clarnageran e sarà numerosissima, essen­ dosi già iscritti molti valenti pubblicisti per comu­ nicazioni relative all’economia politica.

Il sig. Gyorgy, dietro invito del presidente, for­ nisce alcune indicazioni intorno al movimento delle idee economiche in Ungheria. Un distintissimo eco­ nomista, il dottor Kautz, professore all’università di Buda-Pest, ha dato nella sua Storia delle idee eco­ nomiche in Ungheria un quadro completo dello svi­ luppo della scienza economica in quel paese, ove il gusto per essa ed il suo insegnamento rimontano ad un’epoca molto antica. Si sono occupati dello stesso argomento anco i signori Horvath, Déak e Matleko- vic, ma l’opera del dottor Kautz è la più completa ed è la sola tradotta in altre lingue.

Un atto del parlamento dell’anno 1723 ba per la prima volta ordinato la fondazione di una cattedra per lo Studium poi fico-camerale, cioè per 1’ eco­ nomia politica e le finanze, di cui fu primo inse­ gnante Francesco Gyurkovics all’ università Nagyz- rombat. E da notarsi la data del 1723 ed il fatto che fu per l’ iniziativa dei deputati, vale a dire del­ l’opinione pubblica. Dopo Gyurkovics la cattedra ha sempre continuato ad esistere. Adesso vi sono due cattedre di economia politica all’università di Buda- Pest, due in quella di Kolorsvar e Zagrab, una alla scuola politecnica, una alla scuola di commercio a Buda-Pest e due alle scuole di diritto, dove lo stu­ dio ne è obbligatorio. Il numero degli studenti è di circa 1900 per ogni semestre. Sono stati fatti anco

dei tentativi per introdurre l’economia politica nelle scuole femminili ed in alcune scuole secondarie.

L’ Ungheria ha sempre avuto dei grandi scrittori che si sono occupati di questa scienza ; i due più eminenti sono stati Berzeviczy, discepolo ardente di Adamo Smith, e durante la prima metà del secolo attuale il conte Stefano Szóchenyi, il grande uomo di Stato che si può dire abbia creata I’ Ungheria moderna. Yi sono inoltre molte società che si occu­ pano di questi studii ; vi è una sezione speciale nella grande Associazione degli agricoltori, un’altra ve ne è nella grande Società per favorire 1’ industria na­ zionale, ciascuna delle quali ha una importante Rivista periodica che serve ad essa di organo speciale; vi è una società di economia politica sotto la presi­ denza del sig. Korizmics ed un Congresso annuale degli economisti, e vi è finalmente una commissione permanente dell’ Accademia delle scienze destinata all’economia politica ed alla statistica sotto la presi­ denza del signor conte Lonyay, economista dei più distinti, antico presidente del Consiglio dei ministri e discepolo del conte Szóchenyi.

Vi sono è vero anche in Ungheria non pochi che si nominano economisti senza avere approfondito i fondamenti elementari della scienza, ma come si dice che l’ ipocrisia è un omaggio reso alla virtù, potrebbe dirsi con la stessa giustezza che il chiamarsi econo­ mista senza esserlo, è un omaggio reso alle grandi verità dell’economia politica.

Nel momento attuale fra le questioni che maggior­ mente si connettono agli interessi dell’ Ungheria, vi è quella della rinnovazione dei trattati. La questione dell’ Unione doganale con l’Austria non è ancora sciolta, ma in conseguenza delle complicazioni poli­ tiche è più che probabile che si lascerà sussistere lo stato attuale dell’Unione nel modo come fu stabi­ lita nel 1871. Alcuni industriali dell’Austria ed il governo stesso di quella parte della monarchia sono disgraziatamente inclinati verso prineipii protezioni­ sti, ma gli ungheresi contrappongono alle loro idee gli interessi dei propri agricoltori che consumano gli articoli manifatturati e vogliono vendere all’estero alle migliori condizioni possibili i loro grani, le loro lane ed il loro bestiame.

In seguito a queste comunicazioni, l’argomento della discussione sì aggira sopra il recente sciopero agli Stati Uniti che ha preso le proporzioni di una insur­ rezione, sebbene prontamente represso.

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