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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.32 (1905) n.1629, 23 luglio

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SCIENZA ECONOMICA, F IN A N Z A , COMMERCIO, BANCHI, FE R R O V IE , IN TERESSI P R IV A T I

Anno XXXII - Yol. XXXYI

Firenze, 23 Luglio 1905

N. 1629

S O M M A R I O : Ancora le liquidazioni ferroviarie — Sul partito cattolico e le questioni economiche — La be­ neficenza della Cassa di Risparmio delle Provincie Lombarde nel 1904 — R. C., Socialismo e intervento di Stato (II; — R i v i s t a b ib lio g r a fic a : Alessandro Levi, Per un programma di filosofia del diritto - Dott. Albert Thonnar, Les industries à domicile en Belgique. L ’ industrie du tissage de la lanie — R i v i s t a eco­ n om ica e fin an ziaria : Per la difesa delle viti nelle Puglie - Il nuovo prestito giapponese e il capitale tedesco - Le stazioni agrarie nel Portogallo - Per il riposo settimanale nel Belgio — R a s s e g n a del com m ercio in tern a zio n ale : Il commercio inglese nel mese di giugno 1905 - Il commercio del Belgio e della Spagna nei primi cinque mesi del 1905 - Il commercio di Tangeri nel 1904 — L ’ emigrazione italiana negli Stati. Uniti — Il contratto di lavoro e i regolamenti di fabbrica — Camere di commercio — Mercato monetario e Rivista delle Borse — Società commerciali ed industriali — Notizie commerciali.

ÀNCORA LE LIQUIDAZIONI FERROVIARIE

Non siamo entrati espressamente in merito, nell’ articolo pubblicato nel numero della setti­ mana scorsa, delle questioni che sono implicate nella liquidazione dei debiti ferroviari, perchè, come abbiamo avvertito, sarebbe necessario avere in mano tutti i documenti opportuni e conoscere esattamente gli elementi di fatto, il che, come pare almeno dalle discordi conclusioni, nè le Commissioni governative nè quelle parlamentari completamente possedevano.

Infatti non è presumibile che, se veramente gli organi diversi e gli incaricati dello Stato che si sono occupati di questa faccenda, avessero posse­ duto e studiato tutti gli elementi di fatto che sono inclusi nella questione delle liquidazioni, .non sa­ rebbero venuti irregolarmente a conclusioni tanto diverse una dall’ altra, così da far apparire che il Ministero passato ed il presente, ed i funzio­ nari che P uno e 1’ altro hanno consigliato ed aiu­ tato, si sono lasciati mettere in sacco dalle tre Società esercenti.

Non mettiamo in dubbio che le Società cre­ ditrici, appunto perchè tali e perchè rappresen­ tano interessi diretti, possano essere più abili e più tenaci nella difesa dei loro interessi, di fronte ai funzionari dello Stato; ma che, ad esempio, la valutazione del materiale delle linee sia stata diminuita da 18 a 12 e da 12 a 5 milioni senza una ragione sufficiente, o che il riscatto della Roma - Viterbo porti un danno allo Stato di una diecina di milioni, con buona pace degli uo­ mini espertissimi che componevano la Sotto- Giunta del bilancio, non lo crediamo.

Anche per gli errori, come per le eccessive pretese, come per tutte le cose che si discutono pubblicamente, vi è un limite necessario, inevi­ tabile. Sta bene che le Società esercenti facciano tutto il possibile per ottenere una liquidazione vantaggiosa; sta bene che a questo intento sap­

piano mettere in azione tutta la abilità dei loro funzionari; ma come possiamo credere d’ altra parte che dopo tanti studi e tante discussioni, i rappresentanti del Governo fossero in tale stato d’ ignoranza da lasciarsi ingarbugliare per de­ cine di milioni, mentre la Sotto-Giunta del bi­ lancio in poche adunanze ebbe la visione della verità ed ha scoperto tutti i malanni che la li­ quidazione conteneva ?

Q.ui si ripete lo stesso giuoco del riscatto delle Meridionali ; la Società proponeva il ri­ scatto abbonando allo Stato la annualità di 1,300,000 lire circa che le sarebbe venuta se lo Stato avesse voluto esso stesso il riscatto. Ed ecco l’ on. Saporito domandare oltre quell’ ab­ buono altri 12 milioni, ed ecco l’ on. R ubini chie­ derne 4. E perchè la Società non ha accettato quelle condizioni, si vorrà dire che lo Stato ha risparmiato, per merito dell’ on. Rubini o del- l’ on. Saporito, 4 ovvero 12 milioni? Evidente­ mente il risparmio sarebbe avvenuto se la So­ cietà delle Meridionali avesse accettato il riscatto abbonando 1,300,000 lire e dando anche allo Stato 10 ovvero 12 milioni delle sovvenzioni.

Così ora avviene per il riscatto della Roma- V iterl'o: — abbiamo fatto risparmiare allo Stato una diecina di milioni perchè, a nostro .avviso, le convenzioni di riscatto erano di una diecina di milioni troppo care — dice la Sotto—Giunta. Ma questo è un ragionamento sbagliato; il ri­ sparmio sarebbe avvenuto se la Società avesse acconsentito al riscatto per una somma di 10 mi­ lioni meno di quella convenuta.

Dove sono i calcoli per i quali si possa ve­ dere se abbia ragione la Società a chiedere 10 mi­ lioni di più, o se abbia ragione la Sotto-Giunta a non volere che si diano?

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470 L ’ ECONOMISTA

23 luglio 1905

per tutelare gli interessi dello Stato, ma franca­ mente non ci sembra un metodo onesto, poiché avrebbe tutto l ’ aspetto del ricatto.

Se si parte dal punto di vista dell Avanti!, il quale in ogni Società vede una organizzazione di malfattori, ed- ha bisogno per la sua propa­ ganda di simili fatti, allora tutto è spiegabile; ma qui non si tratta nè di speculazioni, ne di borse nè di altre cose aleatorie ; dovremmo essere davanti a fatti concreti e precisi, a calcoli che non possono essere dubbi.

La Sotto-Giunta del Bilancio si è abbando­ nata a molti apprezzamenti, ma non ha fatto_ co­ noscere al pubblico i due calcoli, nè le ragioni di essi.

Perchè in tre verbali diversi la cifra di de­ prezzamento delle linee della Mediterranea passa da 18 a 12 e da 12 a 5 milioni ? Possibile che i funzionari che hanno contestato in tre verbali quelle cifre non ne abbiano dette le ragioni ? E se si, perchè non -pubblicarle e contestarle ?

Il riscatto della Roma-Viterbo è stato con­ venuto verbalmente tra un piatto e l’altro a ta­ vola dai rappresentanti del Governo e della So­ cietà, od è stato il frutto di calcoli ripetuti e discussi in contradditorio ?

E se, come è naturale, questi calcoli esistono non aveva l’ obbligo la Sotto-Giunta di pubbli­ carli e di contrapporre i propri da cui emergesse la ragione della differenza?

Invece niente di tutto questo : il pubblico deve essere tenuto al buio ed accontentarsi di questa ridda di cifre non spiegate e non giusti­ ficate, in modo da essere titubante sulla verità, perchè se da una parte a non dire il vero vi è lo stimolo dell’ interesse, dall’ altra vi è quello della politica.

Oggi che vediamo che la Giunta Generale del Bilancio con 12 voti contro 12 respinge l’or­ dine del giorno della Sotto-Giunta, e la Camera si appresta a discutere la gran questione dal punto di vista politico, dobbiamo lamentare che cosi malamente si tutelino, gli interessi dello Stato. Un voto politico non potrà mai essere prova che i 10 milioni pel riscatto della Roma- Viterbo siano dati bene o male, ^ e ^ non pro­ verà mai che i 5, i 12, i 18 milioni di svaluta­ zione delle linee siano troppi o troppo pochi.

Qualunque sia il voto della Camera il pub­ blico ne saprà quanto prima, cioè nulla, e si con­ vincerà che in fondo non si vuol far sapere al paese le cose come sono.

S U L P A R T I T O C A T T O L I C O

e le (inestioiil economiche'

L ’ Osservatore Cattolico si occupa, nel numero del 7 corrente, di quanto abbiamo scritto intorno alla Enciclica di Pio X , per ciò che riguarda la possibile funzione di un futuro partito potitico cattolico sulle questioni economiche. Ma sembra che il nostro pensiero non sia stato abbastanza chiaro, e quindi l’ Osservatore ci abbia frainteso.

A nostro modo di vedere, i partiti politici si debbono considerare divisi in tre gruppi : — quelli

che sono così avversi alle istituzioni da non pren­ dere nemmeno parte alle elezioni, poiché non vo­ gliono vincolare la loro libertà con giuramento di fedeltà ad una forma di Governo che mirano a combattere ; — quelli che, transigendo o no colla propria coscienza (non è q u i i l caso di in­ dagarlo), entrano nella vita pubblica legale, ac­ cettando la rappresentanza degli elettori, pronun­ ciando con più o meno restrizioni il giuramento, prendendo parte ai lavori parlamentari, ma nello stesso tempo non abbandonando le loro aspira­ zioni, non nascondendo i loro ideali, e tenendosi pronti, all’occorrenza, a schierarsi contro le isti­ tuzioni; — infine quelli che non hanno altro fine, partecipando alla vita pubblica,, se non quello di migliorare la funzione dello Stato. Quest ultimo partito estrinsecherà in un modo o nell altro il proprio programma, che potrà essere conservatore, progressista, radicale, ma in sostanza è un par­ tito che non può aver mai motivo o ragione di uscire dal campo costituzionale.

Ora è chiaro clje il secondo gruppo, come ad esempio il repubblicano, può essere composto di membri i quali, nelle singole questioni economiche, sono tra loro discordi e potranno anche votare in modo differente uno dall’ altro, ma tutti ì membri si troveranno concordi nella discussione e votazione di certi argomenti_ che toccano gli ideali o le aspirazioni del partito e così vote­ ranno contro la lista civile, non interverranno alle sedute inaugurali cui presenzia il Sovrano, non voteranno favorevolmente in tutte le que­ stioni che in modo diretto o indiretto possano toccare la forma di Governo.

Il terzo gruppo invece, quello dei costitu­ zionali, si dividerà in parti più o meno nume­ rose, secondo certe contingenze politico-economiche, e la disciplina di partito terrà uniti^ i membri delle singole parti quando si tratti di questioni che toccano il programma loro: conservatore, pro­ gressista o radicale.

Ora, il partito cattolico, questo domandavamo, se mai potrà entrare alla Camera abbastanza^ nu­ meroso, quale posizione potrà prendere? Sarà un partito simile al repubblicano, che accetta sicut

et in quantum le istituzioni, ma non mancherà

di atteggiarsi anche ostile ad esse, quando sieno toccati i rapporti tra la Chiesa e lo Stato, ovvero entrerà alla Camera senza recondite aspirazioni e con un programma economico-politico bene chiaro?

A rigor di termini il partito cattolico do­ vrebbe essere ultra-conservatore, dato il suo pas­ sato e le più note manifestazioni dei suoi rap­ presentanti ; ma non si può disconoscere che in questi ultimi anni, con denominazioni diverse, molti cattolici hanno preso, in certe questioni, atteggiamenti che si potrebbero classificare come socialisti, od alméno come radicali.

Suppongasi il partito radicale abbastanza . numeroso, e magari alleato colla parte transigente dei socialisti, che proponga e sostenga la imposta progressiva, o la assicurazione obbligatoria degli operai a spese dello Stato, o in altra consimile questione che sarebbe senza dubbio combattuta dai conservatori; il partito cattolico si atterrà ai radicali-socialisti, o darà il suo appoggio ai conservatori?

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stinguere od il fare delle restrizioni, o dare delle spiegazioni. Nelle Assemblee, dopo molto discor­ rere, tutto si riepiloga in un sì o in un n o / e quindi i deputati cattolici dovranno pare, sotto pena di andare nel limbo degli astenuti, pronun­ ciare 1’ uno o l’ altro dei due monosillabi.

L ’ Osservatore Cattolico ha 1’ aria di dire che i deputati cattolici voteranno secondo giustizia e secondo quei principi fondamentali ohe la Chiesa da diciannove secoli professa. Ma non è questa la questione; in politica, lo si vede .tutti i giorni, i principi sono ben lungi dal valere come i voti. Il punto da decidersi è quésto: — in nome degli umili — per i quali vi è tanto da fare — in nome della giustizia distributiva, cosi ferocemente con­ culcata; in nome di quel grande senso cristiano, che il Vangelo propugna, i cattolici saranno con­ servatori o radicali ?

Il momento in cui si sentirà il bisogno di svecchiare questa gran macchina dello Stato ita­ liano, edificata in fretta e in furia senza scienza e con poca esperienza, non deve essere lontano; basta che gli uomini più moderni abbandonino certe eccessive paure e tutti quelli che non^ sono contenti del modo con cui fu fatta 1 Italia,, si uniscano nel comune intento per ringiovanirla, ed avremo tutto un movimento di restauro, di rie­ dificazione, sia pure lento, ma costante e continuo. Basta pensare alle enormi rendite delle Opere pie oggi in gran parte cosi male distribuite tra i bisognosi, per comprendere quali grandi riforme sarebbero possibili.

I cattolici saranno coi conservatori o coi radi­ cali, ovvero ora con gli uni ora con gli altri, od anche alcuni con gli uni, alcuni con gli altri, per trovarsi uniti solamente quando lo esigano le difese dei rapporti tra la Chiesa e lo Stato?

In questo senso abbiamo detto e persistiamo a credere che il partito cattolico sia una incognita, la quale sarà tanto più pericolosa se il Vaticano penserà esso stesso di dirigerla e sarà il capo del partito.

Nessun dubbio che tra i cattolici vi sieno e « vi possano essere degli uomini capaci di dai e « dei punti a tutti gli economisti conservatori, « liberali o socialisti », come dice 1’ Osservatore; ma, di grazia, voglia dirci il periodico milanese, saranno economisti del colore dell’ on. Luzzatti o dell’ on. De V itti de M arco; o saranno alcuni di un colore, altri di altro colore ?

Questo è il punto a cui 1’ Osservatore nel suo articolo non ha dato risposta.

L A BENEFICENZA

della Cassi di Risparmio delle Provincie Lombarde

n e l 1 0 0 4

Benché di carattere locale, è interessante co­ noscere i resultati di questa beneficenza, che ha assunto vaste proporzioni, e eh. potrebbe esseie modello ed indice per l’ applicazione su vasta scala della beneficenza in altre parti d’ Italiq. E d e per questo che vogliamo pubblicare alcuni di questi resultati, giusta la relazione che abbiamo sott’ occhio.

L ’ azione della Cassa di Risparmio delle pro- vincie lombarde che nel 1904 ebbe un notevole aumento in riguardo alla beneficenza, si è espli­ cata specialmente nell’ aiuto portato all’ assistenza ospitaliera, e nello stanziamento di un primo fondo per promuovere la creazione di nuovi A sili infan­ tili. Per quel che riguarda la assistenza ospita­ liera, la Commissione Centrale di Beneficenza deliberò di elevare a nove milioni il fondo di cinque milioni stanziato nel 1903. Alle otto provincie lombarde vennero complessivamente as­ segnate L. 6,546,170 per le riforme più urgenti di 146 ospedali, delle quali L . 1,300,000 ai soli due ospedali di Milano città (1,200,000 all’ Ospe­ dale Maggiore, e, 100,000 all’ Ospedale Fatebene- fratelli). E poiché la somma stanziata fu di ben L . 9,162,120.20, il residuo in L . 2,615,950 venne destinato a favore delle ' Provincie di Milano, Como, Bergamo, Cremona, Pavia, allo scopo di conseguire la soluzione delle difficoltà insorte circa l’ assistenza dell’ Ospedale Maggiore di Milano ad ammalati dei Comuni appartenenti all’ex Ducato

di Milano. _

Quanto alla creazione degli Asili infantili, la Cassa di Risparmio lombarda destinava uno stanziamento di un milione e mezzo, che nel cor­ rente anno 1905 fu elevato a tre ^milioni. _La Cassa stessa non trascurò neppure di incoraggiare le Cattedre ambulanti di agricoltura, la_ cui uti­ lità pratica dovunque esperimentata è incontro­ vertibile; e accertate le tristi condizioni in che esse versavano e la necessità di aiutarle con larghi mezzi, elevò per un quinquennio decorribile dal 1» gennaio 1905, da 3000 a 6000 lire il sussidio annuo a favore della Cattedra d’ agricoltura della Provincia di Milano, e da 2000 a 4000 lire quello a favore delle altre Cattedre esistenti nelle altre provincie lombarde.

Aggiungansi poi non pochi sussidi che vanno dalle 35°000 alle 10,000 lire elargiti a numerosi Istituti ed Ospedali delle provincie lombarde, che ne risentirono straordinario vantaggio e riceve­ rono impulso ed incoraggiamento; ed aggiungasi che quest’opera benefica della Cassa non si li­ mitò ai maggiori centri, ma andò pietosamente a ricercare i veri bisogni in ogni canto delle pro­ vincie lombarde, destinando un milione a favore delle 1945 Congregazioni: di carità comprese nella zona d’ esercizio della C a s s a di Risparmio, e inol­ tre quasi un altro milione (che la Cassa destina

ordinariamente) alle Istituzioni singole allo scopo

di sollevare i miseri colpiti da straordinarie ca­

lamità, ecc. . nri„

Si accordarono pure nel 1904 circa o0,000 lire per cure balneari e climatiche a favore di scrofolosi poveri ; 30,000 lire per i sordo muti; 12 0 )0 circa per pensioni a favore dei ciechi, e fondi complessivi di oltre 150 mila lire ad asili infantili di Comuni rurali, nonché circa 10,000 lire per borse di studio a favore dei figli degli impie­ gati della Cassa di Risparmio. _

Tutto compreso, non vi è, si può dire, un ente o istituto di beneficenza delle provincie lom­ barde che non abbia ricevuto l’ impulso efficacis­ simo da questa Cassa di risparmio.

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472 L ’ ECONOMISTA 23 luglio 1905

minorenni abbandonati, maltrattati e delinquenti gli ospedali, le guardie e assistenze mediche, le scuole popolari, le superiori e professionali, e per­ fino le esposizioni e le mostre di pubblica utilità. E, a dimostrare che non di piccoli sussidi si tratta, ma di tali da assicurare non un contributo di incoraggiamento, ma la vita vera e propria di alcuni di questi istituti, citeremo alcune delle elar­ gizioni maggiori : all’ Associazione nazionale di Milano per la difesa della fanciullezza abbando­ nata, L. 30,000; al Pio Istituto « Figli della Provvidenza » pure di Milano, L. 24,000; all’ Isti­ tuto Mazzini di Cremona, L . 20,000; all’ Ospedale dei Mendicanti di Brescia, L. 30,000; all’ Ospe­ dale dei bambini di Cremona, L. 35,000; all’ Isti­ tuto sieroterapico di Milano, L. 20,000; agli Asili di Carità per l’ infanzia di Pavia, L . 30,000; agli Asili infantili suburbani di Milano, L. 8,000; per le varie Cattedre- ambulanti di Milano, Ber­ gamo, Brescia, Como, Cremona, circa L. 20,000 ciascuna, ecc. ecc.: un totale complessivo di circa 10 milioni, di cui oltre un milione e mezzo agli Istituti della sola provincia di Milano, e circa 7 milioni all’ assistenza sanitaria di tutte le prò-, vi noie.

La occasione della nascita del Principe ere­ ditario fece erogare alla Cassa di Risparmio un milione in beneficenza; la ricorrenza della festa dello Statuto del 1904 L . 970,150.

Queste cifre dimostrano in primissimo luogo una cosa sola: lo sviluppo economico deT Istituto che abbiamo sott’ occhio. Onde se sarebbe augu­ rabile per l ’ applicazione della beneficenza, la imitazione- da parte di altri Istituti del Regno della stessa specie, devesi convenire che non sa­ rebbe possibile trovare spesso Casse di risparmio che possano spendere in un solo anno milioni e milioni in beneficenza.

Ma il requisito veramente encomiabile della Cassa delle provinole lombarde è specialmente il modo con cui la beneficenza è organizzata; modo che vorremmo imitato anche da altri Istituti che di beneficenza si occupano, sparsi nelle altre pro­ vinole italiane. A l qual proposito tre punti prin­ cipali ci sembra siano stati la guida direttiva della Cassa in questione :

1. ° La Cassa ha cercato nella concessione dei sussidi di uniformare ogni deliberazione al

concetto che la beneficenza sua avesse carattere di un aiuto esclusivamente inteso a integrare l ’ opera delle iniziative locali;

2. ° La Cassa non ha concesso mai i sus­ sidi se non dietro esame diligente del vero bi­

sogno del postulante, esame compiuto colla mas­ sima cura, in seguito a regolare istruttoria ;

3. ° La Cassa ha pensato - e questo è il suo merito maggiore - di distribuire la carità sua

in tutte le manifestazioni dell’ utilità pubblica. Essa ha classificato gli Istituti cui ha voluto in­ coraggiare in svariate categorie, che vanno da quelli diretti al materiale sostentamento del po­ vero, fino a quelli diretti alla di lui cura fisica, alla educazione morale, e infine al miglioramento economico e al perfezionamento di tutti i citta­ dini, poveri e ricchi. E agli istituti e ai citta­ dini la Cassa è arrivata, colla beneficenza, in modo che ogni classe ha risentito un benessere. E non solo questo ; ma, sempre nei limiti delle provincie

lombarde, la Cassa è giunta in ogni luogo, in ogni angolo remoto : dai grandi centri delle città alle oscure borgate della campagna nulla dimen­ ticò, dove ha creduto di poter esercitare l’opera sua. Ora questa giusta organizzazione, questa e- satta e completa distribuzione della beneficenza (se pure difficile) è primissimo requisito di essa, potendo la mancanza sua produrre talvolta ef­ fetto contrario a quello propostosi da chi in nome della beneficenza dispone e spende il proprio denaro.

SOCIALISMO E INTERVENTO DI STATO

1'1

II.

In una età nella quale il proletariato e le classi meno agiate sono esclusi di fatto da ogni effettiva ingerenza nelle cose dello Stato, i par­ titi democratici che si formano necessariamente per modificare l’ambiente politico ed economico, appariscono — anche quando in realtà non sono tali - decisi avversari dello Stato. Tanto è vero che la loro azione si svolge in un campo éstra- legale, ossia non v ’ è per essi alcuna tutela di legge, poiché dalla legge 0 non sono riconosciuti 0 sono, riconosciuti soltanto come una minaccia permanente all’ ordine costituito.

Nell’ età contemporanea, poi, e in tutti i paesi dove si è sviluppato il movimento socialista, lo Stato o non ha voluto affatto riconoscerne nè l’ organismo politico e la sua funzione sociale, nè la organizzazione economica, che ne è il fonda­ mento, oppure - come in Italia - lo Stato si è limitato a riconoscere giuridicamente esistenti le organizzazioni proletarie, ma ha creduto di dover permettere, diciamo cosi, l’ azione politica del partito solo in quanto era ed è un partito che prende parte alle lotte elettorali. Com’ è noto, 1 Circoli socialisti sono legalmente detti Circoli o Comitati elettorali, dalla proclamazione delle leggi eccezionali in poi. E ’ naturale, quindi, che l’ azione dei partiti democratici, specialmente so­ cialisti, debba essere rivolta costantemente a de­ molire quella che possiamo chiamare l’ ingombro statale, non fosse altro perchè sarebbe utile che quell’ ingombro non ci fosse ed è necessario che esso scompaia, secondo la morale e la filosofia so­ cialista. A rigore di logica, e fatta astrazione dalle necessità quotidiane della vita dei partiti e dalla psicologia delle masse organizzate nei partiti politici, tutta la ragione - nella grave controversia che affatica i partiti socialisti di tutta Europa fra il revisionismo o riformismo e il ri- voluzionarismo - sarebbe dalla parte di coloro che sostengono la necessità di un’ azione strettamente antistatale. L a teoria dei Sindacati operai di Giorgio Sorel sarebbe inattaccabile.

Se non che, per un processo che meriterebbe tutta l’ attenzione degli studiosi di psicologia col­ lettiva e dei sociologi, i partiti democratici, an­ che quando violentemente pare che attacchino la costituzione dello Stato e l’opera sua, negandone

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la danarosa, non la nostra, che per colpe non sue è fra le più. povere del Globo. La California può assor­ bire, tu tt’ al più, con vantaggio materiale loro, la metà degli italiani che presentemente arrivano : non mag­ gior numero, per la condizione del paese, senza scapito loro ».

Il signor Dondero afferma poi che gli italiani erano una volta discretamente ben veduti e desiderati in Ca­ lifornia, ma che ora sono soltanto tollerati per la pu­ lizia loro, che non è eguale a quella degli americani ; per l ’umiltà dei lavori ai quali molti si dànno ; per la concorrenza che non pochi son costretti a fare, per ne­ cessità, ai salari del lavoro organizzato, che og gi riva­ leggia, in arroganze e sopruso, coll’ organizzazione ca­ pitalistica.

Il segretario della Camera di commercio italiana quindi continua :

« Nessuno può, senza capitale, comprar terre e fare da sè. La cooperazione in California non attecchisce. Fallì il tentativo della colonia agricola itaìo-svi zzerà, sebbene il lavorante non dovesse sborsar denaro ; fallì la Cooperativa di compra e consumo di Los Angeles ; fallirono cento altri tentativi cooperativi di vario ge­ nere. Gli abitanti di questo Stato, senza eccezione di razza e colore, salvo i cinesi, sono imbevuti di spirito troppo diffidente, non a torto, e troppo indipendente per la cooperazione.

« Un sistema di cooperazione, che potrebbe facil­ mente crear pane e agiatezza a miglia a di italiani ed essere la fortuna di California, è stato posto in pratica quest’ ultima primavera stessa da G. Ghiglieri, di Stockton. Il nostro connazionale fece acquisto di un vasto terreno a Lodi, ottima località, provvedendolo delle necessarie abitazioni, cascine, cavalli, carri, ecc., e lo diede a coltivare a vigna. I coloni devono piantare e curare la vigna per quattro anni, ricavandone il pro­ dotto che può dare nel frattempo per loro stessi. Alla fine del quarto anno i coloni avranno una terza parte del vigneto come loro proprietà assoluta, case e mi­ gliorìe comprese. Ai coloni, ciascuno dei quali aveva 100 dollari di capitale, fu fatto credito per l ’ aratura, e assicurato soccorso finanziario a interesse nominale se ne avessero bisogno. Siccome però il lavoro al vi­ gneto sarà appena di sei mesi, il resto dell’ anno po­ tranno lavorare altrove, e così farsi in pochi anni una proprietà senza, forse, incorrere in debiti.

« L ’ esempio dovrebbe trovare imitatori fra i grandi possidenti, ma si può star certi che non sarà fatto. Do­ mandano denaro, non speranze di prodotti.

« Che farà dunque l ’ immigrazione italiana senza o con poco lavoro, senza capitale, senza mezzi di pro­ cacciarsene ? La risposta è ovvia.

« L ’immigrazione italiana in California è già troppo grande per essere assorbita con profitto suo dal pro­ gresso lento e graduale del paese ; e il promuovere una immigrazione maggiore è promuovere la sventura sua e della colonia nostra ».

Chiudiamo riportando anche quest’ ultima interes­ sante intervista:

Il cav. J. F. Fugazi, uno degli italiani più vecchi di California e presidente di una Banca, scrive al- l ’ Italia che il suo parere è che « la corrente migratoria deve essere sensata, moderata, deve proseguire, cioè, il suo corso regolare, proficuo e benefico e non a sbalzi e a torrenti dannosi tanto agli emigranti quanto ai già residenti». Il Fugazi quindi proseguiva:

« La California, non lo si può negare, offre tuttora un campo vastissimo a molte e variate industrie e in­ traprese, ma per l’ impianto di queste intraprese si ri­ chiedono capitali ingenti. Ora, siccome i nostri poveri emigranti capitali con loro non ne portano, anzi ar­ rivano qui ignari degli usi e costumi del paese, digiuni della lingua inglese e per la maggior parte analfabeti, ne viene di conseguenza che si devono accontentare di lavorare per una paga giornaliera, accettare qualun­ que lavoro il più improbo e mal retribuito, e chiamarsi fortunati se ne trovano subito dopo arrivati. E’ vero che stiamo attraversando in questo momento un pe­ riodo di generale floridezza, ma sarebbe stoltezza cre­ dere che questo stato di cose possa continuare a lungo, la reazione immancabile deve pe. forza succedere, e forse è più vicina di quanto crediamo.

« Mi ricordo che, pochi anni or sono, lavoratori con famiglia, italiani e non italiani, facevano ressa per esser messi ai lavori stradali della città e del Parco, con mercede derisoria di un dollaro al giorno ; mi ri­ cordo che per ottenere tale lavoro gli aspiranti dove­ vano presentare delle valide raccomandazioni e provare

ohe avevan una famiglia da mantenere ; mi ricordo le lunghe file degli aspiranti che per ore aspettavano il loro turno per essere iscritti nei ruoli del Comitato direttivo; mi ricordo pure le contribuzioni di bene­ stanti per il mantenimento di cucine economiche dove molti stavano elemosinando un piatto di zuppa o di qualche altro intruglio più economico ancora.

« In questo momento stesso, in piena stagione di vendemmia, sono informato che a San Josè, centro del raccolto delle frutta, molti, moltissimi italiani, in maggioranza meridionali, provenienti dalla Louisiana in numero sproporzionato, stanno scorazzando la cam­ pagna in cerca di lavoro che non possono trovare.

E’ mio parere che la California possa al momento assorbire, assimilarsi un certo numero di agricoltori, se non troppo numerosi, di modo che il loro lavoro sia ricercato, ma non troppo numerosi in modo da dovere, spinti dal bisogno e dalla fame, offrire il loro sudore per un tozzo di pane, e creare fra loro stessi una con­ correnza nociva e rovinosa. Sarebbe di grande vantag­ gio e di somma importanza che 1’ emigrante sapesse di avere al suo arrivo un punto d’appoggio, di non lasciare l’ Italia se non chiamato qui da parenti od amici capaci di aiutarlo se in bisogno, iniziarlo nei costumi del paese e metterlo sulla strada di rendersi indipendente lui stesso, e capace a suo turno di man­ dare a prendere altri parenti ed amici. Questa è la sola emigrazione sensata e ragionevole ».

I L C O N T R A T T O 1 ) 1 L A V O R O e i regolamenti di fabbrica

Dall’ ottimo periodico L ’ Industria togliamo le seguenti notizie sul contratto di lavoro :

Caduto, com’ è noto, colla fine dell’ ultima legi- statura il progetto di legge del contratto di lavoro, il Consiglio Superiore del Lavoro, riunito, il 24 marzo di quest’ anno per trattare di quest’ argomento, approvava il seguente ordine del giorno :

« Il Consiglio del lavoro, in merito al progetto sul contratto di lavoro, dà mandato al Comitato perma­ nente di compiere gli studi preparatori, sulla ma­ teria e preparare una relazione in merito ed esprime la propria convinzione che le disposizioni dell’ attuale progetto devono essere distribuite in vari progetti, in armonia, per quanto è possibile, dei seguenti criteri, per cui :

« a) per ciascuna industria e ciascuna forma di contratto che rivestono caratteristiche speciali si san­ ciscano altrettante leggi che organicamente disciplinino ciascuna industria e ciascun contratto:

« b) le norme comuni del diritto del lavoro, ir- quanto riguardano le obbligazioni personali dep lavo­ ratori e degli imprenditori, elaborate dalla giurispru­ denza dei probiviri, siano raccolte in una sola legge ; « c) il riconoscimento giuridico delle Associazioni di miglioramento fra i lavoratori, le forme di contratto collettivo, di risoluzione delle sentenze collettive ab­ biano in un’ altra legge ordinamento completo».

L ’ ufficio del lavoro iniziava tosto gli studi rela­ tivi e particolarmente in relazione all’art. 8 che regola l’ obbligatorietà dei regolamenti di fabbrica, esso re­ putava opportuno esporre brevemente al Consiglio Su­ periore lo stato degli studi riguardanti i regolamenti interni delle aziende industriali.

G-ià con circolare 4 agosto 1903 erano sfati invi­ tati i Prefetti a fare raccolta dei regolamenti applicati n ed i opifici, laboratori e stabilimenti industriali ed a trasmetterli all’ Ufficio del lavoro, che proprio allora aveva cominciato a funzionare.

Sembra che questa ricerca, certo laboriosa,.abbia incontrato delle difficoltà, perchè non prima di un anno l ’ Ufficio potè avere tutte le collezioni compilate dalle Prefetture. Va notato per altro che i Prefetti più sol­ leciti a fornire i regolamenti richiesti furono, in g e­ nerale, quelli delle Provincie più ricche di industrie.

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480 L ’ ECONOM ISTA

23 luglio 1905

sono assai interessanti; tanto che in armonia coll esame del progetto di legge sul contratto di lavoro, 1 Ufficio reputa opportuno segnalare alcuni di essi :

1 Forma. — Su 1631 regolamenti che costitui­ scono appunto la raccolta dell’ Ufficio, 376 hanno forma di avviso a stampa, 262 di libretto stampato, <9- di manoscritto su foglio volante. .

2. Notifica. — La notifica del regolamento, m db» è prevista mediante distribuzione di una copia agli operai, in 630 mediante affissione.

3. Assunzione dell’ operaio. — L accettazione^ del regolamento mediante firma dell’ operaio è richiesta

in 280 regolamenti. . . . .

L ’ accettazione del regolamenti' per il solo fatto dell’ entrata in fabbrica è stabilita in 659 regolamenti.

Ben 756 sono quelli che fanno obbligo all’ operaio di produrre certificati di nascita, di penalità, di buona condotta e di benservito per essere assunto.

L ’ obbligo di un tirocinio prima dei passaggio ad operai effettivi è prescritto in 357 regolamenti.

Il pagamento dell’ operaio durante il tirocinio è contemplato in 90 regolamenti. Q

Sono previsti depositi o cauzioni m ooU.

4. Retribuzione. — Il modo di pagamento dei sa- lari è regolato in 1169 e l ’ epoca in 1210. La mercede pel lavoro straordinario è prevista m 4o4. L ’ aumento di salario come promozione è previsto solo in 14 rego­ lamenti. La gratificazione annuale in 40 e quella agli operai più diligenti in 90. La partecipazione a profitti

solo in 4. , , . ...

5. Limitazioni alla libertà dell’ operaio. — Vi sono clausole speciali vincolanti la libertà dell’ operaio m 244 regolamenti; divieti di concorrenza in 31. Le per­ quisizioni personali agli operai all’ uscita giornaliera

sono previste in 701. . . . .. .

6. Sanzioni disciplinari. — Le mancanze discipli- nari sono regolate in 1392 rego amenti, dei quali 1240 contemplano' l ’ espulsione e 138.’ le multe e ritenute.

Solo 825 regolano il modo di erogazione delle 7. Responsabilità dell’ operaio. — La responsabilità per danni arrecati agli attrezzi o alle màcchine per negligenza è prevista in 1062 regolamenti ; quella per il lavoro male eseguito in 657.

8. Controversie del lavoro. - - Solò 98 regolamenti contea-olio norme riguardanti le controversie dei la­ v oro,^ di essi hanno norme speciali per le perizie, per l ’ arbitrato o per deroga alla giurisdizione dei pro­

biviri. . . . . . ,

9. Disdetta. —- Il termine di licenziamento è pre­ visto in 1133 regolamenti. Però ve ne sono 180 colla clausola senza, disdetta.

10. Sciopero. — Lo sciopero è previsto m 116 re­

golamenti. , . , ,

11. Benservito. — Il diritto al ben servito m lo9. Bimane ora a fare l ’ elaborazione scientifica, dal punto di vista giuridico, del materiale raccolto. Di tale studio l ’ Ufficio ha incaricato il prof. avv. Fer­ ruccio Bolchini, e spera di poter pubblicare presto la

sua relazione. , .

Però la sola indagine statistica compiuta permette già di trarre la seguente importante conclusione:

I nostri regolamenti di fabbrica, in generale, non sono veri regolamenti interni di lavoro conformi, cioè alle esigenze di una data industria ; sono il più delle, volte parte integrante del contratto di lavoro. L ’esame del loro contenuto dimostra che essi contengono quasi esclusivamente norme concernenti le obbligazioni na­ scenti dal contratto di lavoro; non già soltanto_— in quanto sono atti unilaterali — reg. ile tecniche di ese­ cuzione del contratto stesso e garanzie per l'igiene, la moralità e la sicurezza dei lavoratori.

Per conseguenza l’ Ufficio richiama 1’ attenzione del Consiglio sul problema intorno alla opportunità di in­ serire in una legge sul contratto di lavoro norme re­ golatrici nei limiti, del potere regolamentare degli in­ dustriali, e del contenuto dei regolamenti stessi, nonché le condizioni di redazione, pubblicità e controllo ne­ cessarie per la loro obbligatorietà. . , . .

L ’ Ufficio è indotto a rilevare l ’ opportunità dello studio di tale problema anche dalla considerazione che siffatte norme esistono già nella maggior parte delle legislazioni industriali estere.

Da un pregevole studio di legislazione comparata sui regolamenti di fabbrica del prof. Paolo Pie della Università di Lione (pubblicato nella Rivista di diritto commerciale, fascicolo I, del 1995) togliamo le seguenti notizie :

Le leggi industriali svizzere (legge 23 marzo 1877, emendata dalla legge 26 giugno 1902), la legge unghe­ rese del 21 maggio 1884, l ’ austriaca dell 8 marzo L88o, íe tedesche d e ff« giugno 1891 e 30 giugno 19X) arti­ colo 134, la russa del 3 giugno 1866, la norvegese del 27 giugno 1892 e la belga del 15 giugno 189o, prescri; vono la pubblicità del regolam elo sotto certe sanzioni penali- tutte lo dichiarano obbligatorio per gli stabi­

limenti che occupano un determinato numero di ope­ rai (10 nel Belgio, 20 in Germania e m Austria, 2o m Norvegia), tutte esigono prima della sua entrata m vigore l’omologazione dell’ autorità supenone o sotto- nongono per lo meno la sua applicazione (come la. legge belga) al controllo permanente dell ispettore del la­ voro e dei Consigli dei prud’ hommes. Infine la maggior parte di esse (Germania, Ungheria e Russia eccettuate) riconosce agli operai un certo diritto di critica.

Di tutte queste leggi la belga del 1896 (che e spic­ ciale per i regolamenti di fabbrica e fu preceduta da apposita inchiesta) è la più completa. Ai termini dei- fi art. 1» di questa legge, in tutte le imprese indu­ striali e commerciali, come pure nei servizi pubblici, che impiegano 10 operai almeno, un regolamento di fabbrica scritto deve fissare fi orano del lavoro, il tasso dei salari, il ricorso contro i sorveglianti, il ter­ mine pel congedo, fi ammontare e 1 impiego delle am- mende. Ogni regolamento nuovo od ogni cambiamento ad un vecchio rególamento, prima di entrare in vi­ gore, deve essere portato a conoscenza degli operai per mezzo di affissione. Durante 8 giorni almeno dal giorno dell’ affissione, un registro è tenuto a disposizione de­ gli operai per deporvi le loro osservazioni ; nello stesso tempo ogni operaio può indirizzare individualmente e . per iscritto le sue osservazioni all’ ispettore del lavoro

della giurisdizione. . ,

Il regolamento non può entrare m vigore che 15 giorni dopo l ’affissione. . , . _ .

Dei regolamenti-tipo redatti dai Consigli dell in­ dustria e del lavoro sono proposti ai capi d industria

(art. 6). . .

In proposito va ricordata pure la legge lb mag­ gio 1904 del Cantone Ticino in applicazione della legge federale svizzera del 26 giugno (pubblicata Bollettino dell’ ufficio del lavoro, 1904, II, 728), la quale stabilisce che ogni operaio ha diritto di presentare per iscritto le sue osservazioni sul progetto di regolamento sia al capo dell’ impresa, sia al Consiglio di ktato, e contro il giudizio del Consiglio di Stato ammette 1 ap­ pello al Consiglio federale. Per l ’ art. 18 di detta legge, il regolamento di un’ impresa può essere riformato dal Consiglio di Stato o d ’ ufficio o in seguito a ricorso della Municipalità locale o del quarto almeno degli operai addetti all’ impresa.

In Francia la questione dei regolamenti di fab­ brica è da molto tempo sottoposta al Parlamento. Vi è un progetto approvato dal Senato il J7 aprile lo-i4, che si limita a regolare la pubblicità dei regolamenti disponendo che debbono essere depositati da un mese, al segretariato del Consiglio dei Prud’hommes, o man­ cando questi alla cancelleria del giudice di pace ed essere affissi ben visibilmente nelle fabbriche. Y e poi un progetto Zevaes, del 6 novembre 1898 tendente a sottoporre i regolamenti ad una Commissione di padroni e operai. La Camera invece approvò 1 8 di­ cembre 1898 un progetto, più largo di quello votato dal Senato, che fra le altre cose proibisce le ammende.

Il diritto di ammenda è variamente regolato dalle leggi citate. Alcune poche proibiscono in principio le ammende disciplinari e non autorizzano che le rite­ nute per malefatti. Così la legge inglese del 4 agosto 1896, le leggi americane del Massachussetts 2 ( marzo 1891 speciale alla tessitura, dell’ Indiana 28 febbraio 1899 ecc. Queste leggi procedono dal principio che io ammende non corrispondenti ad un danno calcolabile subito dal padrone hanno il carattere di pene, e che non è ad un privato capo d’ industria che possa spet­ tare di erigersi a giudice penale. Altre legislazioni in­ vece ammettono il diritto di punire dell’ industriale, ma con serie garanzie per evitare gli abusi.

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— Nella Revue d’economie politique trovasi pubblicata la discussione della questione del ri­ poso settimanale avvenuta alla Camera belga, e stante la importanza che una tal questione ha assunto dovunque, accenniamo alle disposizioni principali approvate dopo lunga discussione :

E ’ proibito di far lavorare, in domenica nelle imprese industriali e commerciali, tranne che nelle imprese di trasporti e in quelle che hanno per oggetto la pesca e la agricoltura. La legge prevede poi molte eccezioni alla regola generale in caso di lavori urgenti, per la sorveglianza e pulizia dei locali, per impedire il deterioramento di materie prime e di simili prodotti.

Per gli addetti alle industrie dell’ alimenta­ zione, e per coloro che prestano la loro opera negli alberghi, nei caffè, nelle tabaccherie, nelle farmacie, la legge stabilisce uu giorno di riposo sopra quattordici ; e il Governo è autorizzato ad estendere questa disposizione per le industrie che debbono essere intensificate in certe stagioni o che debbono essere esercitate a ll’aria aperta. Pei commessi dei magazzini di dettaglio e pei gar­ zoni di barbiere, la legge ammette il lavoro do­ menicale, però dalle otto alle dodici, e lascia al Governo di modificare questa disposizione a se­ conda delle esigenze locali.

E ’ da avvertire che la Commissione parla­ mentare si era trovata dinanzi a due progetti: uno del deputato Ilelleputte per il riposo festivo uno del deputato Destrée per il riposo settima­ nale. Tali progetti furono fusi dalla Commissione, stabilendo, come si è visto, la proibizione di la­ vorare in domenica.

Rassegna del commercio internazionale

Il commercio inglese nel mese di giugno 1905. — Ecco il resultato del commercio inglese per il mese di giugno, secondo la classificazione fattane dal Board o f Trade, confrontata con quella del giugno 1904. Il ragguaglio è sempre fatto in mi­ gliaia di lire sterline :

Importazione 1905 ditfer. sul giugno Prodotti alimentari e

tabacchi 17,929 — 899

Materie prime e arti­ coli non

manifattu-rati 14,950 4- 2,153 Articoli manifatturati o semimanifatturati 10,518 — 893 Diversi 161 » Totale 43,558 4- 361 Esportazione Prodotti alimentari e tabacchi 1,375 + 221

Materie prime e arti-coli non

manifattu-rati 2,810 — 291

Articoli manifatturati

o semimanifatturati 21,475 + 1,97'

Diversi 325

Totale 25,985 + 1,907

— Il commercio del Belgio nei primi cinque mesi del 1905. — Nei primi cinque mesi di que­ st’anno le importazioni totali del Belgio si sono elevate a 1,167,931,000 fr. che rappresentano

7,355,633 tonnes, contro 7,017,148 tonnes ammon­ tanti a un valore di 1,106,105,000 fr. nello stesso periodo del 1905. V i è dunque un aumento di 61,826,000 fr. dal periodo piecedente all’ attuale.

Per quel che riguarda le esportazioni, si ha, per lo stesso periodo, un valore di 844,318,000 rappresentanti 6,187,294 tonnes contro 6,084,149

tonnes aventi un valore di 802,939,000 fr. del

periodo precedente. Si ha dunque un aumento di 41,379,000 franchi.

E, facendo un confronto tra esportazione e importazione, nei primi cinque mesi del 1905, ri­ sulta che queste hanno superato quelle per fran­ chi 323,613,000 contro 303,160,000 del 1904.

— Il commercio spagnolo nei primi cinque mesi del 1905. — Il resultato di questo com­ mercio, confrontato con quello dei primi cinque mesi del 1905, calcolato in pesctas, è il seguente:

I m p o r t a z i o n e 1995 1904 Materie prime 185,810,747 Articoli fabbricati 92,294,959 Prodotti alimentari 110,244,198 Oro 143,609 Argento ■ 4,879,905 181,324,810 98,289,024 62,426,080 75,660 6,711,554 Totale 393,373,318 348,826,128 Si ha quindi in questa importazione un ri­ levante aumento di oltre 40 milioni, dovuto spe­ cialmente all’ aumentata importazione dei prodotti alimentari. Esportazione Materie prime Articoli fabbricati Prodotti alimentari Oro Argento 1935 141,761,202 67,975,601 115,821,013 68,640 6,141,200 Totale 331,769,746 1904 13 i,095,2¡88 66,405,480 145,451.459 19,280 15,273,160 362,251,532 — Il commercio di Tangeri nel 1904. — R i­ chiamiamo l’ attenzione dei lettori sul seguente rapporto del console inglese W yld b ore Smith sul commercio del distretto di Tangeri nel 1904, pub­ blicato dal Foreigne Office.

Da esso rilevasi che, in generale, la impor­ tazione europea è in sensibile aumento ; e, sopra tutto, mentre il commercio francese è salito, pro­ porzionalmente, del 27.54 per conto, e quello ger­ manico del 25.43 per cento, il commercio italiano ha esercitato una vittoriosa concorrenza su quello francese e tedesco, salendo dell’ 88.40 per cento. Il valore totale del commercio di importa­ zione a di esportazione per i porti di Tangeri, Laraiche e Tetuan, ammontò a lire sterline 1,227,137, pari a lire italiane 30,678,425 con una diminuzione, in confronto del 1903, di lire stelline 557,617, corrispondenti a lire italiane 13,940,275. Tale diminuzione è dovuta principalmente alle ribellioni nel vicino distretto di Fez, onde la via da Fez a Tangeri non ha potuto essere percorsa sicuramente dalle mercanzie; ed anche al mancato raccolto, ciò che avviene già da due anni di se­ guito.

L e importazioni dalla Francia ammontarono a lire italiane 3,829,425 contro L . 3.002,450 nel 1903. Aumento proporzionale : 27.54 per cento.

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478 L ’ ECONOMISTA 23 luglio 1905

che non delle stoffe inglesi più costose. Aumento proporzionale : 25.43 per cento.

L e importazioni italiane aumentarono da lire 285,550 a 537,990, soprattutto in causa del suc­ cesso ottenuto sul mercato marocchino dalle fa­ rine offerte a prezzi minori che non le francesi. Il loro valore ammontò a L . 32,500. Aumento proporzionale : 88.40 per cento.

Coll’ affluenza costante degli Europei in Tan- geri, si è accresciuta la domanda del mobilio leg­ giero e a buon mercato.

In causa del mancato raccolto e della proi­ bizione del commercio costiero da parte del Sul­ tano, vi è pure una crescente domanda di farina e specialmente di semolina.

L a moneta marocchina, data in pagamento, deve essere convertita, in perdita, in moneta spa- gnuola e quindi, nuovamente in perdita, in altra moneta.

In questa doppia conversione, per avere delle sterline inglesi si è perduto durante il 1904, il 40 per cento circa. Tuttavia il pubblico credito fu buono, e le sospensioni di pagamenti e i falli­ menti pochi.

L’ emigrazione italiana negli Stati Uniti

Il signor Adolfo Bossi pubblica nella Stampa un interessante inchiesta tratta dal giornale l’ Italia di San Francisco sulla questione se vi sia posto e lavoro in California per altri immigrati italiani.

Pubblichiamo di quest’ inchiesta che si riconnette al più generale importante problema dell’ emigrazione, le risposte di alcuni competenti, le quali però furono negative :

Il signor Raffaele Angeli, di Geyserville, agricol­ tore e vignaiuolo, da venti anni stabilito nella contea di Sonoma, scrive :

« Vi è posto per maggior numero di immigranti, ma il guaio sta nel fatto che non si può assicurare la­ voro per tutto l’ anno. Ho letto nell’ Italia che molti scrivono sulla facilità di comprare terre, ma i poveri connazionali che emigrano hanno appena il denaro per pagarsi il passaggio; perciò credo che prima di farne venire sarebbe bene assicurare loro dei lavori. Io vivo vicino ad una colonia italiana che ai primi del mese di settembre dà lavoro a più di 300 persone; ma que­ ste lavorano al più due mesi, e poi solo una cinquan­ tina rimane per l ’ inverno. I licenziati finiscono col mangiarsi il poco denaro guadagnato, affollando gli albeighi. Io sono d’ opinione che chi ha bisogno di mano d ’ opera dovrebbe garantire il lavoro per tutto 1’ anno.

« Tutto considerato, dunque, è meglio che conti- nu:no fr venire di propria volontà, senza incoraggiarli: ed almeno non avranno motivo di incolpare nessuno se poi si trovassero male.

« Io sono venuto vent’ anni fa. Allora non trovavo da far nulla, e solo dopo due o tre anni cominciai a fabbricare qualche cantina; poi sono riuscito a com­ prare 40 acri di terreno in collina, lo disboscai io stesso, piantando una vigna. Ma tutti non possono riuscire, nè tutti resistono alla vita faticosa. Certo, il noviziato debbono farlo tutti.

« I n conclusione dirò che io non sono contrario alla venuta dei miei connazionali; ma vorrei che non venissero qui per soffrire e per essere ingannati dalle Compagnie, che promettono molto e nulla manten­ gono ».

11 signor J. A. Belloli, uno dei più forti commer­ cianti di San Josè, contea di Santa Clara, scrive :

« Alcuni degli italiani qui residenti si lagnano che attualmente non c ’ è molto lavoro. Ci sono qui molti terreni boschivi, che si potrebbero coltivare, riducen­ doli specialmente a vigna. Però occorrerebbe un po’di capitale per dissodarli e pulirli dagli alberi, vendendo

la legna a buon prezzo, tale da ricavarne il denaro da pagare il terreno comprato ».

Il signor Francesco Vassallo, di Columbia, Tuo- lumne County, commerciante, scrive:

« In questa contea si trovano circa 60d italiani, dei quali circa 300 venuti dall’ Italia e il rimanente nati qui da italiani. Sono principalmente occupati nelle mi­ niere d ’ oro; un centinaio soltanto sono_ agricoltori, specialmente ortolani, ed una trentina d’ italiani lavo­ rano in cinque stabilimenti.

« Credo che un maggior numero di italiani m questa contea non sarebbe desiderabile, stante che le miniere sono chiuse per due o più mesi dell’ anno onde rifare i canali dell’ acqua; anche gli stabilimenti sono fermi durante l ’ inverno.

«S e domani si fermasse l ’ industria delle miniere di Tuolumne County, che conta 12,500 abitanti, circa 7000 di questi dovrebbero emigrare. Questo terreno è esclusivamente minerale e boschivo; piccoli tratti sono adatti all’ agricoltura e alla pastorizia ».

Il signor S. Campodonico, stimato e intrapren­ dente pioniere italiano di California, che vive da molti anni in Guadelupe, mostrasi meno contrario :

«Sarebbe un passo falso e rischioso l ’ importazione d ’ un numero straordinario di emigranti ad una data epoca dell’ anno ; ma una immigrazione graduale, che possa a poco a poco assimilarsi al paese e assorbirsi è assolutamente necessaria alla California per continuare il suo sviluppo agricolo e industriale ».

Il cav. Giuseppe Calegaris, presidente della Camera di commercio italiana di San Francisco, scrive:

« Non vedo davvero la necessità di una forte emi­ grazione italiana in California, poiché la richiesta è più fittizia che reale. Fittizia perchè perdura, è vero, con sufficiente insistenza nei pochi mesi dell’ estate, ma cessa però completamente o quasi nell’ inverno.

« Egli è naturalissimo che nei mesi della mietitura, raccolta delle frutte e nella vendemmia la richiesta di braccianti si accentui. Nulla di più logico e naturale: il fenomeno non è solo della California, ma di tutti i paesi agricoli.

« Ma cessata la cosidetta stagione, che cosa rimane? Nulla, assolutamente nulla, ed i nostri agricoltori giac­ ciono inoperosi per mesi e mesi nei numerosi Boarding Houses, sovente indebitandosi.

« Ed è bene, anzi utile e doveroso notare che anche nei mesi di lavoro l ’emigrazione attuale è più che suf­ ficiente al bisogno. Affermo fatti e cose vere, poiché basta percorrere la California nei mesi appunto della mietitura e della vendemmia per accertarsene. I molti alberghi italiani sparsi nei piccoli centri dello Stato rigurgitano spessissimo di immigranti appunto durante questi mesi.

« Interrogati da me sulla causa della loro inopero­ sità, ebbero a rispondermi che di braccianti ve n’erano di troppi, e però difficilissimo è occuparsi. E coloro che parlavano non erano vagabondi poco vogliosi di lavo­ rare, ma onesti e bravi agricoltori, che si erano agi­ tati in tutti i modi.

« Non bisogna illudersi : di agricoltori qui in Ca­ lifornia ne abbiamo tanti da costituire una vera ple­ tora, e incoraggiare un maggiore afflusso è un grave errore che potrebbe condurre a conseguenze disastrose ».

Ed ecco alcune parole del signor Carlo Dondero, segretario della Camera di commercio italiana di San Francisco di California, pubblicate nel fascicolo del Io ottobre u. s. della Rassegna Commerciale, bollettino mensile della Camera suddetta, in un articolo intito­ lato « La California com’è, e l ’immigrazione italiana »: « Ai sessanta e più mila italiani in California — egli dice — se ne aggiunge ora una media di 40J al mese. Le partenze dànno una media di un quarto degli arrivi, aumentando cosi la popolazione di circa 3600 persone all’ anno.

« La nostra colonia conta valenti professionisti, me­ dici, architetti, pittori, intagliatori, ebanisti, mosaicisti, farmacisti, musici, meccanici, scalpellini, minatori, ecc.; ma per questi ed altri mestieri il paese è già troppo provvisto, e non pochi, attirati dalle seduzioni del ri­ chiamo della speculazione, trovatisi delusi, se ne vanno appena possono. In questi ultimi mesi dozzine di ita­ liani, venuti dall’ est, se ne ritornarono, imprecando

all’ inganno ordito loro. . .

« L ’emigrazione italiana è essenzialmente agricola, la più confacente, appunto, all’ indole agricola di Ca­ lifornia.

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nemmeno corrisponde al concetto. Ed è da que­ sto punto di partenza, a nostro avviso scien­ tificamente non chiaro, che derivò poi la creazione di una filosofia generale e di tante filosofie quante sono le scienze. Perciò, pur riconoscendo una no­ tevole relazione di pensiero ed una vasta cogni­ zione delle idee degli altri, il primo capitolo del libro ci è sembrato uno sforzo ammirevole, ma vano, per disciplinare concetti che non sempre hanno la voluta consistenza.

Tale difetto fondamentale del lavoro diventa meno dannoso alla chiarezza del secondo capitolo quando l’ Autore dice che vi è nella « filosofia del diritto un indirizzo induttivo e rigorosamente giuridico, che consiste nell’ estrarre dai vari or­ dini delle diverse legislazioni di una certa^epoca, delle singole scienze giuridiche i principi gene­ rali (cioè le nozioni di dovere, diritto, libertà, torto, pena in relazione pur esse con le nozioni di legge, sovranità, società politica ; le distinzioni dei diritti, delle obbligazioni, dei delitti; i con­ cetti di diritto in senso soggettivo ed oggettivo assoluto, relativo, di rapporto giuridico ecc. ecc.) per ridurli a sistema ». E francamente non sap­ piamo conciliare questo chiaro e preciso concetto che l’Autore ci dà della filosofia del dirith} con tutte le astruserie di cui discusse nel primo capitolo. Del resto l’ Autore mostra una tendenza a compiacersi di qualche volo un po’ ardito. Cosi nel primo paragrafo del secondo capitolo, parlando dell’ indirizzo delle scienze sociali, e pur citando il Galileo, ammette di buon grado « che le scienze solo allora attingerebbero la perfezione, quando potessero procedere per via di ragionamenti lo­ gici didattici, a guisa della matematica ». Ma la matematica si è creata essa stessa coi numeri e colle grandezze un linguaggio tutto finito, e che rimane tale finché i soli numeri e le sole gran­ dezze create dalla matematica costituiscono gli elementi del ragionamento. A dir cosi, la mate­ matica è fuori del mondo tangibile ; i suoi trian­ goli dei quali la somma dei tre angoli è eguale a due retti, i suoi cerchi che hanno un centro egualmente distante da tutti i punti della circon­ ferenza, sono tutte concezioni astratte, che ces­ sano di avere la indiscutibile perfezione che hanno nella nostra mente, subitochè diventano tangibili. Nel mondo reale non esistono triangoli ne cerchi nè quadrati, quali li immagina la matematica. Ora come mai si può sperare che le scienze sociali, le quali traggono i loro elementi tutti dal mondo reale, possano arrivare alla perfezione del ragio­ namento a cui viene la matematica ? La ap­ plicazione della matematica alle scienze biolo­ giche e sociali è possibile entro certi limiti, ma non per questo muta la differenza fondamentale che esiste tra la matematica come scienza, e le sue molteplici applicazioni. In un bilancio non vi è dubbio che le addizioni una volta fatte esat tamente non si modificano più e rappresentano una verità che non può essere impugnata, giac­ ché le quantità addizionate sono finite ; ma che diverso significato acquista il bilancio e come perde della sua esattezza quando si tien conto delle parole che individuano le singole citte !

Con queste brevi critiche non intendiamo però di togliere valore al lavoro del sig. A. Levi, nel quale riconosciamo molte attitudini.

Dott. Albert Thonnar. - Les Industries à do- micAle en Belgique. - L’ìndustrie da tissage de la lamie. — Bruxelles, J. Lebéque et C., 1904, pag. 180.

Dal V I volume dell’ opera « Le industrie a dom icilio», pubblicata dal Ministero dell indu­ stria e del lavoro nel Belgio, è estratto il lavoro del Dott. A. Thonnar che presentiamo ai nostri lettori e che tratta della tessitura della lana nel paese di Verviers e nel Brabante W allon.

L ’Autore consacra una prima parte allo studio dell’ ambiente fisico, demografico, economico, so­ ciale e morale delle due regioni, dando pregiate notizie che permettono la migliore intelligenza dei fatti che sull’ argomento principale intende di rilevare. Questa parte, piuttosto breve, lascia subito comprendere la cura colla quale Autoie ha voluto omettere tutto quanto non aveva stretto rapporto col suo soggetto, senza affaticare troppo il lettore con notizie non necessarie.

Una seconda parte descrive la organizzazione commerciale, nella quale prima è fatta una breve storia dell’ industria così antica e cosi ricca ; il primo documento storico che cita l’Autore data dal 1323 ed è una domanda dei tessitori di Ver­ viers di poter vendere i loro drappi di lana a Liège, ma la industria a quel tempo era già ab­ bastanza sviluppata, e certo esisteva già da, V I I secolo, come lo provano^ indirettamente al­ cuni documenti. A l cenno storico segue una chiara descrizione tecnica dello stato attuale dell indu­ stria, intorno al qual tema l ’Autore aggiunge alcune interessanti considerazioni. Uno speciale capitolo è consacrato agli intraprenditori e pro­ duttori, uno al credito ed al capitale, un quarto agli sbocchi di vendita, ed un ultimo capitolo,, interessantissimo, tratta del contratto di lavoro. Il tessitore a domicilio non ingaggia nè il pioprio servizio nè la propria opera, ma è un vero e proprio intraprenditore di opera. « A d ogni nuova pezza che accetta di tessere, si forma un nuovo contratto la cui durata dipende solo dal tempo necessario al compimento dell opera ».

Il prezzo del lavoro è fissato volta per volta, per cui non vi è bisogno del contratto di lavoro propriamente detto, nè di preavviso di congedo, nè si può parlare di ore di lavoro, ne di lavoro notturno, e quasi nemmeno di salano nel vero senso della parola.

Nell’ ultima parte l’ Autore tratta del salario, della durata del lavoro, della disoccupazione, delle abitazioni, dell’ igiene, e dell’ alimentazione.

Da questo studio così accurato e _ cosi ordi­ nato, si rileva che il lavoro della tessitura a do­ micilio nelle due anzidette regioni va diminuendo; e va sparendo così questa relativa autonomia che sino a poco tempo fa avevano conservato ì lavoratori.

Gli ateliers pvblics della regione di V erviers sono un tentativo diretto a conservare all indu­ stria alcune almeno delle sue forme indipendenti, ma non è ancor detto che possano resistere alla concorrenza della grande in dustria.. ^

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476 L ’ ECONOMISTA 23 luglio 1905

RIVISTA ECONOMICA E FINANZIARIA

Intorno ai nuovi mezzi di difesa della viti­ coltura e ai consorzi antifilosseriei pugliesi, no­ tiamo che la Commissione consultiva per la filos­ sera presso il Ministero di Agricoltura, constatava nel giugno p. p. un sensibile crescendo in peggio nelle regioni affette dalla filossera. Una speciale sotto-commissione appositamente nominata per verificare quali risultati si ottenessero dai mezzi adoperati per combattere la infezione filosserica, presenta ora la sua relazione con, la firma dei professori Grassi e Cuboni. La Commissione con­ sultiva accettò come base per le sue decisioni il lavoro suddetto dei chiarissimi professori. Presa in esame la legge che istituiva i consorzi anti- filosserici, fu elaborato un nuovo progetto per cui la legge estenderebbe le sue disposizioni ad altre regioni del Regno, oltre che alle Puglie, dove i consorzi funzionano assai bene.

Per quest’ anno fu formulato un programma di lavoro, che lo Stato fa già eseguire e che ge­ neralmente mira ad estendere le ricerche in vasti territori, che circondano quelli infetti o sospetti, per renderci un esatto conto delle condizioni della viticoltura di essi, prima di procedere a distruggere le infezioni nei territori già riconosciuti fìlosserati.

In Puglia, come si diceva, i Consorzi hanno fatto ottima prova. Oggi le Puglie contano 53 Consorzi. Per opera di questi furono istituiti 43 vivai di viti americane, della estensione comples­ siva di ettari 60 e con il concorso dei proprie­ tari furono piantati ben 101 vigneti dimostrativi, sparsi anche nei luoghi più remoti delle tre pro­ v in c e pugliesi. I vivai sono formati con le varietà di viti americane, le più pregiate, che apposita­ mente furono per tre anni coltivate alle Tremiti, e che provengono dalla Francia, dove subirono l’azione diretta della filossera. Per la loro scelta fu posta ogni cura, specialmente per evitare una delle gravi malattie, che tanto preoccupa i viti­ coltori siciliani — il roncet.

I tralci scelti alle Tremiti furono, prelevati dalle piante più vigorose, che non avevano al­ cun sintomo di detta malattia. Ma oltre a ciò, tali piante sono tenute sotto la più severa vigi­ lanza, e qualora si presentasse il caso di qualche sospetto di malattia del roncet vengono subito estirpate.

Quanto ai vigneti dimostrativi colà istituiti, essi sono fatti allo scopo di sperimentare l ’ affi­ nità dei vitigni locali con i principali pori’ innesti più adatti ; di accertare quale sistema meglio convenga, sia nell’ impianto, sia nell’ innesto, sia nella-eoltura. A compimento di questi studi i Consorzi pugliesi si propongono di esaminare se vi sia o no variazione nel prodotto, che si rica­ verà dalle stesse varietà locali innestate su quelle americane.

L ’ esempio delle Puglie deve essere seguito, e osiamo sperare con frutto.

Victor P..., da cui togliamo queste notizie,

ne discorre ampiamente nella Tribuna del 18 corrente.

— Si è pubblicato poco tempo fa l’ annunzio a Berlino che al nuovo prestito giapponese per la prima volta la Germania prende parte uffi­

cialmente. Durante le trattative, tenutesi a L on­ dra, il terzo del prestito, cioè dieci milioni di sterline, fu riservato a un gruppo di Banche te­ desche, capitanate dalla Banca tedesco-asiatica, dalla Banca tedesca, dalla Banca di Dresda, lo stesso gruppo cioè che assunse i prestiti russi. Il prestito giapponese, emesso al novanta con 1’ interesse del quattro e mezzo, garantito dagli introiti del monopolio dei tabacchi, sarà pagabile alla pari tra venti anni, oppure, se il Governo giapponese lo desidera, dopo il 1910. Questo pre­ stito, probabilmente ultimo, è accettato a condi­ zioni notevolmente migliori per il Giappone dei primi, certamente come conseguenza degli avve­ nimenti di guerra. Il capitale tedesco ora deplora che la mancanza di fiducia nel Giappone e la mancanza di spirito-speculativo lo abbiano tenuto lontano nei primi prestiti migliori ; ma comunque anche questo non rappresenta un cattivo inve­ stimento.

— Notiamo alcuni dati interessanti per lo stabilimento delle stazioni agrarie nel Portogallo, premettendo che, eom’ è noto, colà non esiste an­ cora un Ministero per 1’ agricoltura, industria e commercio, ma a questo ramo della pubblica amministrazione presiede il Ministro dei lavori pubblici.

Questo ministero disponeva complessivamente nel 1903-04 di un bilancio di 5,118,935 milreis ; e poiché, secondo il corso attuale, il milreis cor­ risponde a circa lire 4.50, questo bilancio sarebbe di 23,035,198.

Malgrado le condizioni non facili della sua agricoltura, e con una popolazione rurale scarsa (in media nel Portogallo si contano 56 abitanti per chilometro quadrato, e nell’Alemtejo la popo­ lazione scende a 25 abitanti per kq.) la esporta­ zione avutasi nel Portogallo per alcuni prodotti agrari è notevole.

I seguenti sono alcuni dati fra i più recenti, calcolando in lire i milreis della statistica com­ merciale portoghese : dopo il vino è un prodotto forestale quello che dà migliori frutti al Porto­ gallo nei suoi rapporti coll’ estero.

Vino L. 46,542,928

Sughero lavorato e grezzo » 15,511,812 Olio d ’olivo » 2,271,624

Ova » 1,568,104

Fichi secchi » 1,566,639

Per iniziativa del Ministro Carlos Lobo d’Avila, si aprì* a similitudine della legge fran­ cese sui sindacati, anche nel Portogallo la via ai sindacati agrari, i quali, nella legge porto­ ghese, godono di privilegi speciali in riguardo al trasporto ferroviario e al controllo analitico delle derrate agrarie.

Pei soci dei sindacati agrari vi è una ridu­ zione del 25 per cento sulle tariffe vigenti pei trasporti ferroviari ; nei laboratori dello Stato e nelle sezioni agronomiche le analisi dei concimi, pei soci dei sindacati, si fanno con una riduzione del 20 per cento sulle tasse di analisi e del 70 per cento nel caso delle analisi dei terreni.

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