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Capitolo 2 Area di studio

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Academic year: 2021

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Capitolo 2

Area di studio

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2.1 Il territorio

L’area di studio (Alta Valle di Susa) si trova nel Piemonte occidentale, ed è collocata interamente nella Provincia di Torino, nel settore montano delle Alpi Cozie (latitudine 45° 03’ N, longitudine 5° 33’ W Roma Monte Mario). Ha una estensione di 523 km2 e un’altitudine compresa tra i 750 e i 3500 m (Figura 2.1).

L’area di studio comprende i comuni di Chiomonte, Gravere, Exilles, Salbertrand, Oulx, Sauze d’Oulx, Bardonecchia, Cesana, Sauze di Cesana e Sestriere, e in val Chisone quelli di Pragelato e Usseaux, ma soltanto la sinistra orografica compresa fra il Colle di Sestriere e il Monte Pintas. E’ delimitata a nord e a ovest dal confine con la Francia, con creste e valichi sopra i 2000 m e vette oltre i 3000 m, a sud dal corso del torrente Chisone, e a est dal vallone del Colle delle Finestre e poi dalla val Cenischia.

Figura 2.1 Collocazione geografica dell’area di studio. I pallini delimitano il confine dell’area di studio. Le

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Il territorio è costituito dalle due ampie vallate, quella della Val di Susa e della Val Chisone, che corrono parallele e sono separate dalla Dorsale, nome proprio della catena montuosa. La Valle Ripa, che separa Oulx da Cesana, è una valle stretta perpendicolare alle altre due. Tre massicci circondano l’area di studio: il massiccio dello Chaberton, la dorsale e il massiccio dello Jafferau. Il massiccio dello Chaberton è compreso tra Cesana e Bardonecchia e rappresenta la sinistra orografica della Valle Ripa e destra orografica della Val di Susa, nel tratto compreso tra Bardonecchia ed Oulx. Le vette più rilevanti di questo massiccio sono il Monte Chaberton (3130 m) e la Grand’Hoche (2762 m). la Dorsale, invece, divide la Val di Susa dalla Val Chisone. Le vette principali sono il Monte Fraiteve (2701 m), il Monte Genevris (2536 m), la Testa dell’Assietta (2566 m), la Punta del Gran Serin (2629 m), il Monte Pintas (2526 m). Il massiccio dello Jafferau rappresenta la sinistra orografica della Val di Susa. Le vette rilevanti sono il Monte Jafferau (2792 m), la Cima del Vallonetto (3222 m), e il Monte Niblè (3365 m). Dalla conca di Bardonecchia si dipartono la Valla della Rhò, la Valle del Frejus e la Valle Stretta, la Valle di Rochemolles, dalla quale si diparte la Val Fredda.

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La conformazione poco scoscesa dell’Alta Valle è dovuta al substrato litologico, costituito per la maggior parte da calcescisti e, in zone limitate, da rocce calcaree o cristalline. I fenomeni erosivi hanno prodotto pendii dolci nelle zone dove sono presenti calcescisti (sulla Dorsale tra la Val di Susa e la Val Chisone), mentre nelle zone con predominanza di dolomia e rocce calcaree, troviamo profili dall’aspetto più aspro, tipico dolomitico (confine con la Francia).

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2.2 Il clima

L’intero arco alpino è compreso fra l’area medioeuropea, dal clima temperato continentale , i paesi mediterranei, con inverni miti ed estati secche, ed il bacino pannonico, dal clima continentale estremo. Grande rilevanza sulla determinazione del clima è data dall’altitudine (Biancotti e Bovo 1998). Generalmente il mese più freddo in Val di Susa è rappresentato da Gennaio, mentre il più caldo da Luglio, con temperature mensili di 16-17°C e assenza di grandi sbalzi termici.

Le situazioni metereologiche annuali sono conseguenza della distribuzione variabile delle vaste aree anticicloniche e depressionarie che interessano l’Europa e il Mediterraneo. Gribaudi (1966) sosteneva che nei mesi invernali le regioni nord-occidentali italiane sono esposte sia all’aria, fredda ed asciutta, intermedia-continentale (tipica degli anticicloni russo-siberiani), sia all’aria, fresca ed umida, marittima proveniente dall’Atlantico, spesso ostacolata dallo spartiacque principale alpino (Biancotti e Bovo, 1998). La concomitanza di queste condizioni fa sì che, nell’area di studio, ci siano inverni con una certa irregolarità metereologica.

In generale possiamo affermare che le Alpi Cozie, grazie alla protezione del Monviso, hanno un clima secco e sono ricche di oasi microclimatiche steppiche (il massimo grado di xericità si ha in Val di Susa); al contrario le Alpi Graie hanno un clima caratterizzato da ampie precipitazioni.

Sulle Alpi Cozie settentrionali la frequenza e la quantità delle precipitazioni nevose sono simili a quelle della media piemontese, ma notevolmente inferiori a quelle delle Alpi Graie. La Val di Susa necessita di una considerazione a parte: essendo essa la più larga tra le vallate occidentali, e molto aperta nella direzione francese, essa può essere considerata un vero e proprio corridoio, nel quale si incanalano le perturbazioni con direzione Est-Ovest, che presentano frequentemente venti di forte intensità.

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Sono tipici i giorni di föhn, vento caldo che scende dalla testata della valle verso la pianura: masse d’aria umida provengono dalla Francia e, a causa della risalita sul versante occidentale francese delle Alpi, si espandono raffreddandosi fino a raggiungere la saturazione dell’umidità, causando così abbondanti precipitazioni. Ridiscendendo il versante italiano si comprimono e l’aria, ormai secca, si scalda generando temperature anomale per le giornate invernali.

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2.3 La flora

La Val di Susa e la Val Chisone sono costituite principalmente da calcescisti, con affioramenti di gneiss, micascisti e pietre verdi. Queste valli, data la loro posizione geografica e la mitezza del loro clima, sono il luogo d’incontro di vegetazioni tipiche sia delle Alpi Marittime e Cozie Meridionali sia delle Alpi Centrali. Ciò determina una ricca flora, caratterizzata da un’elevata eterogeneità delle formazioni vegetali (Montacchini et al., 1982). Alle basse altitudini prevale il castagno (Castanea sativa) in boschi monospecifici o misto ad altre latifoglie, mentre salendo di quota si incontra, in zone limitate, il faggio ceduo (Fagus silvatica). La presenza di roverella (Quercus pubescens) e del pino silvestre (Pinus sylvestris) si riscontra in zone xeriche dei versanti esposti a Sud. Nel settore più interno prevale il larice (Larix decidua), associato spesso al pino cembro (Pinus cembra), che talvolta lo sostituisce alle alte quote. L’abete rosso (Picea excelsior) e l’abete bianco (Abies alba) costituiscono la parte prevalente del Gran Bosco di Salbertand.

Al di sopra del limite boschivo si estendono le praterie alpine, la cui composizione cambia al cambiare del substrato litologico. Esse arrivano fino all’altitudine limite della vegetazione, sfumando gradualmente nelle cenosi discontinue che colonizzano i macereti e le vallette nivali.

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2.4 Gli ungulati selvatici

Gli ungulati presenti in Val Susa sono il camoscio (Rupicapra rupicapra), il cervo (Cervus elaphus), il capriolo (Capreolus capreolus), il cinghiale (Sus scrofa) e lo stambecco (Capra ibex) e il muflone (Ovis orientalis musimon). Il camoscio è l’unico rappresentante della comunità di ungulati della Val Susa che non si è mai estinto, mentre le altre specie sono ricomparse grazie a reintroduzioni. Il cervo è stato reintrodotto nell’area di Salbertrand agli inizii degli anni ‘60, con esemplari acquistati dall’ex-Jugoslavia (Luccarini e Mauri, 2000). Simile sorte è capitata al capriolo reintrodotto sempre nell’area di Salbertrand negli anni 1963/65, con 42 capi provenienti dalla Slovenia (Demeneghi et al. 1987). Sebbene la ricomparsa del cinghiale in Val Susa, documentata nel 1919, sia legata ad una espansione naturale (proveniente dalla vicina Francia), il successivo incremento numerico fu determinato dai numerosi rilasci a scopo venatorio (D’Andrea et al. 2001). La recente ricomparsa dello stambecco è legata principalmente alla liberazione in diverse aree a partire dal 1992 di esemplari provenienti dal Gran Paradiso, mentre il muflone si è diffuso dalla limitrofa riserva faunistica dell’Albergian dove nel 1962 è stato introdotto a fini venatori con 12 capi jugoslavi (Bassano et al. 1995). Tutti gli ungulati sono oggi ben diffusi in Val Susa.

Oggi sono presenti in Alta Val Susa più di 3800 capi di ungulati: quasi 1600 camosci, più di 1100 caprioli e di 1000 cervi, oltre ad un centinaio di stambecchi (Musso e Dotta, 2004).

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2.5 Gli influssi antropici

La Val Susa è una delle valli alpine con i valori più elevati di antropizzazione. E’ percorsa da una fitta rete viaria: una ferrovia, due strade statali, una autostrada ed una capillare viabilità minore (Figura 2.4). E’ una delle vie di comunicazioni più sfruttate per il collegamento verso la Francia attraverso i due trafori, ferroviario e stradale, del Fréjus, e attraverso i colli del Monginevro e del Moncenisio. La sua importanza attuale per i collegamenti internazionali è testimoniata dai progetti che vorrebbero costruire una nuova linea ferroviaria ad alta velocità (TAV), fortemente osteggiata dalle popolazioni locali e dai loro amministratori a causa del pesante impatto ambientale, ma considerata strategica dalle autorità governative italiane ed europee.

Figura 2.4 Fitta rete viaria del fondovalle in Val di Susa.

Inoltre da menzionare la fitta rete di strade militari, costruite nei secoli dall’esercito per presidiare le creste di confine e collegare le numerose fortificazioni. Assommano a quasi 300 km e oggi costituiscono una attrattiva internazionale per escursionisti, ciclisti e motocrossisti, e sono talvolta usate dai lupi nei loro spostamenti (Costamagna, 2005).

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I dati ISTAT aggiornati al 2001 indicano una popolazione residente nei Comuni interessati dal presente studio di circa 12.000 abitanti, con una modesta tendenza all’aumento rilevata per il 2003 (ISTAT 2003).

Ma il fenomeno di maggior spicco in Val di Susa è legato principalmente al movimento turistico, estremamente elevato, dimostrato dalle entità numeriche dei turisti, delle seconde case, delle presenze alberghiere annuali e dei transiti sull’autostrada A32 (Regione Piemonte, 2004; Brun et al. 2004; SITAF, 2005). Il maggior flusso interessa le vie di comunicazioni tra i più importanti comprensori sciistici di livello internazionale: Sestriere, Bardonecchia, Oulx e Sauze d’Oulx.

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2.6 Le aree di protezione

Sebbene la Val Susa sia occupata da numerose infrastrutture, mantiene tuttavia ampie aree inaccessibili e poco disturbate. La presenza di aree a limitato impatto antropico è dimostrata dall’istituzione nell’Area di Studio di un Parco Naturale (Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertand), e dall’individuazione di nove “Siti di Interesse Comunitario” (SIC o Biotopi di Protezione) ai sensi della direttiva Habitat (92/43/CEE, ratificata dall’Italia nel 1997 con D.P.R. 357), per un totale di 10.380 ettari di territorio protetto. Inoltre nelle zone adiacenti all’Area di Studio sono presenti altri due Parchi Naturali (Val Troncea e Orsiera-Rocciavré), due Riserve Naturali e 14 SIC, che insieme proteggono ulteriori 26.800 ettari di territorio montano e alpino.

Nell’area di studio è locato il Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand, istituito il 20 maggio 1980. Tutela oggi quasi 3800 ettari di territorio prevalentemente montano e alpino, che incide su 7 Comuni: Exilles, Chiomonte, Salbertrand, Oulx e Sauze d’Oulx in Val Susa, Usseaux e Pragelato in val Chisone. E’ proprio al suo interno che nel 1997 è stata documentata per la prima volta in provincia di Torino la riproduzione accertata del lupo (Bertotto e Luccarini, 1999).

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2.7 Caccia e gestione faunistica

All’interno dell’area di studio è presente un Comprensorio alpino di caccia, il TO 2 (alta Valle Susa) di 64.120 ettari. Attualmente tali Enti sono incaricati della gestione degli ungulati selvatici nella Regione Piemonte ai sensi del D.G.R. 53/11899 del 02.02.04. Inoltre nei settori orientali dell’area di studio (comune di Giaglione) dal 2001 è presente l’Azienda faunistica val Clarea, di 2490 ettari. Sono inoltre presenti nove tra Oasi di Protezione e Zone di Ripopolamento e Cattura che, con i Parchi, riducono la superficie cacciabile in Alta Val Susa a 49.491 ettari

Figura 2.5 Gli ungulati oggetto di caccia.

Va ricordato che il Parco Naturale del Gran Bosco di Salbertrand predispone dal 1994 piani di abbattimento selettivo per il cervo, in quanto per legge istitutiva (L.R. 51 del 20.05.80 e L.R. 29 del 01.03.95) protegge principalmente il bosco, e laddove la consistenza della popolazione porti pregiudizio alla copertura forestale - in particolare al rinnovo

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dell’area protetta. Dal 1994 al 2004 sono quindi stati abbattuti 363 cervi (Ramassa, 2004). Negli altri Parchi citati il divieto di caccia è assoluto.

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2.8 L’attività pastorale

Nell’area di studio la pastorizia riguarda soltanto la stagione d’alpeggio da giugno a settembre, e raggiunge numeri relativamente modesti: circa 7.000 bovini, 10.000 ovini e 500 caprini nel 2004 (Gros e Dotta, 2004). Negli anni si è assistito ad una diminuzione del numero delle imprese stanziali e ad un aumento degli animali monticati, soprattutto ovicaprini. Così poche aziende dell’Alta Val Susa gestiscono greggi di centinaia di capi, che, pascolando più o meno sorvegliati in alta montagna e in luoghi impervi, rappresentano una costante occasione per i predatori e un continuo elemento di conflitto tra il lupo e i pastori (Dalmasso, 2004a; Galvagno, 2005).

Figura

Figura 2.1 Collocazione geografica dell’area di studio. I pallini delimitano il confine dell’area di studio
Figura 2.2 Massiccio dello Chaberton
Figura 2.3 Abbondanti precipitazioni nevose.
Figura 2.4 Fitta rete viaria del fondovalle in Val di Susa.
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