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PROVINCIA DI CARBONIA IGLESIAS Consiglio Provinciale

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Academic year: 2022

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PROVINCIA DI CARBONIA IGLESIAS Consiglio Provinciale

Verbale n. X della seduta del 2 luglio 2012

Il giorno 2 luglio 2012, alle ore 16.00, presso la sala consiliare del Comune di Iglesias, in piazza Municipio, si è riunito in seduta pubblica il Consiglio Provinciale, per trattare il seguente ordine del giorno:

1) Approvazione del Piano Urbanistico Provinciale (PUP)–Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia di Carbonia Iglesias;

2) Presentazione e discussione del Piano Sulcis.

Sono presenti i Signori Consiglieri:

PRES ASS PRES ASS

1) CHERCHI SALVATORE X 14) BALDINO MARCO X

2) SUNDAS ELIO X 15) ROMBI ACHILLE IGNAZIO X

3) TOCCO GIOVANNI X 16) RUBIU GIANLUIGI X

4) LENZU PIER

GIORGIO X 17) VIGO ANTONIO X

5) CANI EMANUELE X 18) STERA ATTILIO X

6) MADEDDU EMANUELE X 19) PERSEU LUIGI X

7) PIANO BRUNO UGO X 20) CORONGIU MARIO X

8) CROBU LIVIA X 21) LOCCI IGNAZIO X

9) RUBBIANI MARA X 22) ACCA PIER PAOLO X

10) LODDO ROSSANO X 23) SPIGA ELEONORA X

11) CAU MARCO X 24) MONTISCI MARIA

ROSARIA X

12) MASSA SALVATORE

LUIGI X 25) PINTUS TERESA X

13) CREMONE ANGELO X

Totale presenti: 19 - Totale assenti: 6

Presiede la seduta il Presidente del Consiglio, dott. Elio Sundas.

Partecipa il Segretario Generale Reggente, dott. Franco Nardone.

Sono inoltre, presenti gli assessori Cicilloni Carla, Grosso Marinella, Pili Alberto, Pintus Alessandra e

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*********

Si da atto che il presente verbale costituisce un resoconto sommario delle dichiarazioni rese dagli intervenuti.

In Segreteria è disponibile la registrazione della seduta odierna e la stessa costituisce parte integrante del seguente verbale.

*********

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO, DOTT. ELIO SUNDAS,effettua l’appello nominale dei presenti, per verificare la presenza del numero legale, alle ore 16.45.

Risultano presenti: 19

Cherchi Salvatore, Sundas Elio, Tocco Giovanni, Lenzu Pier Giorgio, Madeddu Emanuele, Piano Bruno Ugo, Crobu Livia, Rubbiani Mara, Cau Marco, Cremone Angelo, Baldino Marco, Rombi Achille Ignazio, Rubiu Gianluigi, Vigo Antonio, Stera Attilio, Locci Ignazio, Acca Pier Paolo, Spiga Eleonora e Pintus Teresa;

Totale assenti: 6

Cani Emanuele, Loddo Rossano, Massa Salvatore Luigi, Perseu Luigi, Corongiu Mario e Montisci Maria Rosaria.

*********

Si da atto che il consigliere Massa Salvatore Luigi entra alle ore 17.20 ed il consigliere Cani Emanuele alle ore 18.56.

*********

Il PRESIDENTE DEL CONSIGLIO dichiara aperta la seduta alle ore 16.47.

*********

Il presidente del Consiglio comunica che è pervenuto un invito da parte dell’Unione Province Sarde, per la partecipazione al seminario dal titolo “Coltivare il cambiamento: per una politica locale del cibo” che si terrà il 10 luglio 2012 alle ore 10.00 a Sanluri. Tale invito è rivolto ai consiglieri, con particolare riferimento ai componenti delle commissioni che si occupano di agricoltura, pubblica istruzione, programmazione e politiche europee, sviluppo locale.

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Il consigliere Cremone Angelo (Idv) domanda la parola per un’interrogazione all’assessore alle politiche ambientali e al presidente Cherchi, in merito all’arrivo a Portovesme della nave, al cui interno vi era del carico contenente Cesio 137.

Ritiene importante che il Consiglio Provinciale abbia delle risposte.

Il 5 dicembre 2011, il Consiglio aveva discusso con un unico ordine del giorno sulle questioni ambientali; in quell’occasione si sottolineò che le prescrizioni che la Provincia da a chi trasporta quel tipo di rifiuti andassero riviste.

Non vorrebbe trovarsi a discutere in un’altra occasione di un prossimo carico che riesce ad attraversare parte del territorio, arrivare in fabbrica ed indicare, tramite gli allarmi della fabbrica, che vi è una fonte di pericolo.

Gli risulta che l’assessore all’ambiente, Carla Cicilloni, abbia fatto tutti i passaggi necessari, e anche di più. È importante che si sappia il lavoro fatto e cosa voglia organizzare la Provincia.

Quest’ultima infatti, sta predisponendo l’attivazione di un piano di controllo a livello provinciale, attraverso un pullmino mobile che possa controllare meglio e dare indicazioni sulle fonti di pericolo.

Risulterebbe che il porto di Cagliari sia dotato di un portale radiometrico, ma non venga utilizzato. È grave. Sarebbe sufficiente che venisse messo in funzione.

Ritiene che a Portovesme basterebbero l’utilizzo di semplici tecnologie, come la dotazione del braccio delle gru di un contatore geiger, collegato in remoto con l’operatore della gru, in modo che quest’ultimo possa bloccare subito i lavori, qualora nei sacconi risultassero presenti sostanze pericolose.

La Provincia da l’autorizzazione ai rifiuti transfrontalieri e ha l’obbligo di pretendere le massime precauzioni. Si deve impedire che determinate sostanze contenenti rifiuti radioattivi si mettano in moto nella terraferma e possano creare dei problemi agli stessi operatori.

Infatti, prima che quel tipo di sostanze arrivino in fabbrica, dovrebbero essere controllate da un soggetto pubblico.

Ritiene che sia necessario che il Consiglio Provinciale decida fermamente che ci debba essere tale controllo, in quanto tiene alla fabbrica e ai lavoratori. La Provincia lo deve imporre.

Si deve fare in modo che i lavoratori non vengano in contatto con quelle sostanze.

Se una cosa avviene, avverrà per qualche motivo. Almeno qualcuno di coloro che spediscono, sanno cosa si sta spedendo.

Bruciare sostanze come il Cesio 137 porta a patologie tumorali sulla tiroide; il territorio, che da tempo brucia quel tipo di sostanze, anche quando non c’era il portale radiometrico che le potesse rilevare,

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Successivamente allo squillo della fabbrica è stato chiamato dai lavoratori, preoccupati per quanto stava accadendo. È andato al porto verso le dieci, ma il comandante Pasquino, gli ha riferito di non saperne niente.

Dal momento in cui si è avuto il primo squillo (intorno alle ore 08.00) a quello in cui è pervenuto il comunicato della Portovesme s.r.l., indicante quanto avvenuto (intorno alle ore 18.00-19.00), sono passate troppe ore.

Chiede al presidente della Provincia e all’assessore all’ambiente, che ha già avuto occasione di incontrare in commissione ambiente e che si sta adoperando, di dare delle risposte al territorio.

L’assessore alle Politiche Ambientali e Protezione Civile, Cicilloni Carla, ringrazia il consigliere Cremone per la domanda posta, che le consente di informare di quanto successo il Consiglio.

Attorno alle ore 08.30 è iniziato lo scarico di un carico, arrivato direttamente al porto di Portovesme.

Lei è stata informata di quanto stava avvenendo intorno alle 16.30-17.00; ha poi fatto seguito un fax all’ufficio che ne descriveva le dimensioni in termini dettagliati.

Le operazioni di scarico dalla nave sono state interrotte immediatamente dopo che gli allarmi della Portovesme s.r.l. hanno squillato per tre volte. Il carico stivato a bordo è rimasto lì, fino a quando le autorità competenti in materia non si sono riunite per decidere cosa farne.

Dalle ore 08.30 alle ore 17.30-18.00, in cui è iniziata l’allerta per le autorità competenti, è stata fatta la cosa fondamentale, ovvero è stato bloccato il carico.

Nel frattempo però erano già stati scaricati diversi bancali con diversi big bag (sacconi) all’interno.

A seguito del primo squillo, si è appurato che 5 sacconi-big bag presentavano un valore di radioattività superiore al valore di fondo per cui è tarato il portale della Portovesme S.r.l., che non è altro che il valore di fondo del territorio. Tali sacconi sono stati isolati immediatamente.

Erano già stati scaricati altri bancali. Sono passati dentro il portale. L’allarme ha squillato per altre 2 volte. In queste occasioni, non si è fatta una verifica su quali sacconi avessero la problematica. Sono stati isolati gli interi bancali.

Si ha una registrazione dei livelli di radioattività di circa due volte superiori ai valori di fondo, dei primi 5 sacconi.

Il dott. Sollai, medico competente della Portovesme s.r.l., ha valutato il rischio di radioattività per la salute umana.

La mattina dopo, le Autorità si sono riunite presso la sede della guardia costiera. Si è concordato che non potesse essere scaricato nient’altro dalla nave. Non c’era una valutazione di rischio su ciò che era rimasto dentro la nave. Poteva essere fatta un’analisi probabilistica solo sul numero dei sacconi che

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avevano una probabilità di essere contaminati, ma non sui livelli di radioattività, perché si aveva la misura di due già scaricati.

Tutte le autorità presenti hanno deciso di non continuare a fare scaricare la nave.

Hanno informato il Prefetto ed è stata fatta una riunione in Prefettura a Cagliari.

Si è deciso che la nave dovesse ripartire.

La Provincia ha pertanto, richiesto ai datori di lavoro: l’armatore, una valutazione del rischio sulla nave. Non era pensabile fare ripartire la nave ove ci fossero stati dei rischi per l’equipaggio.

La valutazione è stata fatta e convalidata dall’Arpas. Era positiva, non essendoci rischi per l’equipaggio.

La nave è ripartita.

La Portovesme è stata abbastanza collaborativa, avendo rifiutato il carico per problemi di carattere commerciale, essendo stato consegnato un carico difforme rispetto alle caratteristiche dichiarate.

La Provincia, in quanto responsabile dei trasporti dei rifiuti transfrontalieri, ha chiesto che il carico fosse rispedito al mittente, in Grecia, trattandosi di una nave proveniente dalla Grecia. La ratio ambientale consiste nell’evitare che i rifiuti radioattivi girassero in qualche altro porto italiano.

Esiste la problematica dei sacconi contaminati che sono alla Portovesme. Sono isolati. Devono essere rispediti indietro in Grecia, con la stessa procedura con cui è stata rimandata indietro la nave.

L’Arpas sta svolgendo le analisi per stabilire quali di quei sacconi devono essere rimandati indietro e quali non hanno caratteristiche di contaminazione da radioattività.

Ciò che è successo è sintomatico di un sistema che è morbido e che potrebbe fare acqua da qualche parte.

La Giunta provinciale sta cercando una modalità di controllo, che tuttavia non potrà essere a tappeto, in quanto nessuno è strutturato per farlo. Anche il controllo sulle emissioni viene fatto a campione dall’Arpas.

Si pensava di fare qualcosa di analogo.

La Provincia aveva stanziato dei fondi di bilancio per trovare una metodica che potesse fare al proprio caso.

A seguito del referendum si stava rivalutando la spesa. Si tratta infatti, di macchinari che una volta acquistati, vanno gestiti. Il fatto che ci sia stata questa problematica, che sta facendo aumentare in termini probabilistici la possibilità che arrivino questo genere di rifiuti contaminati, ha fatto rivalutare tutto. Ora si sta pensando a come fare tecnicamente per risolvere il problema, per fare dei controlli che abbiano una controparte di natura pubblica.

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Tuttavia, tutte le navi arrivano a Cagliari. Ove quel portale sia attivo, si potrebbe anche chiedere che tutte le navi arrivino a Cagliari.

Si deve pensare a un metodo per mettere le cose in ordine a Portovesme, senza aspettare semplicemente l’allarme della Portovesme s.r.l.

La Provincia e l’Asl hanno chiesto una valutazione del rischio, per i lavoratori portuali che hanno scaricato i bancali, dalla nave ai camion che li hanno portati in stabilimento, nonché per coloro che ne hanno effettuato lo scarico allo Portovesme, per valutare se ci sarebbero potuti essere dei rischi per la loro salute.

Tale valutazione è stata fatta ed è nella mani dell’Asl, che è competente per la salute dei lavoratori, perché venga analizzata in ogni sua parte.

Si impegna, affinché si trovi un sistema per rendere più rigido il controllo del territorio.

Il presidente del Consiglio nomina scrutatori i consiglieri Lenzu Pier Giorgio e Baldino Marco per la maggioranza, e la consigliera Pintus Teresa per l’opposizione.

Da lettura del primo punto iscritto all’ordine del giorno:

1) Approvazione del Piano Urbanistico Provinciale (PUP)–Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia di Carbonia Iglesias.

Il consigliere Rombi Achille Ignazio (Federazione della Sinistra), presidente della commissione urbanistica e trasporti, da lettura di alcune parti della proposta di delibera per l’approvazione del Piano Urbanistico Provinciale.

- “Con deliberazione del Consiglio Provinciale n. 3 del 23.01.2012 è stato adottato il Piano Urbanistico Provinciale – Piano Territoriale di Coordinamento;

- l’avviso di adozione del Piano Urbanistico Provinciale – Piano Territoriale di Coordinamento e della relativa Valutazione Ambientale Strategica è stato pubblicato sul BURAS n. 28 del 16 febbraio 2012, all’albo pretorio della Provincia di Carbonia Iglesias e dei 23 Comuni il medesimo giorno 16.02.2012;

- sono pervenute al protocollo dell’ente osservazioni da parte:

- del Comune di Narcao;

- del Consiglio Regionale dell’Associazione per la Tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione – Italia Nostra;

- della Regione Autonoma della Sardegna – Servizio Sostenibilità Ambientale;

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considerato

- che soltanto l’osservazione formulata dal Comune di Narcao comporta una modifica effettiva delle prescrizioni contenute nel Piano Urbanistico Provinciale, peraltro finalizzata a ricondurre le previsioni del piano a quanto indicato dalla delibera di G.R. 20/29 del 15.05.2012, relativa agli indirizzi attuativi dell’art. 12 della L.R. 21.11.2011 n. 21;

- che l’adozione degli indirizzi applicativi delle norme di cui sopra soddisfa le osservazioni formulate dal Comune di Narcao, dovendo, anche il PUP/PTCP conformarsi al testo delle norme regionali e degli indirizzi applicativi delle norme sulle zone agricole, competendo ai comuni l’eventuale adozione di criteri più restrittivi mediante i propri piani urbanistici comunali;

- che le osservazioni formulate dalla Regione Autonoma della Sardegna – Servizio Sostenibilità Ambientale – attengono a rilievi in merito a “nuove” zone, laddove invece il Piano Urbanistico adottato si limita a “censire” le zone esistenti e che pertanto, vengono meno le esigenze manifestate dal servizio SAVI;

- che anche le osservazioni formulate Consiglio Regionale dell’Associazione per la Tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione – Italia Nostra – non richiedono modifiche al piano;

- che pertanto non si ravvisa alcuna esigenza di procedere a nuova pubblicazione del piano, che rimane sostanzialmente analogo a quello adottato con deliberazione n. 3 del 23.01.2012, seppure modificato limitatamente al co. 4.5 dell’art. 45 delle norme di attuazione, che viene integralmente stralciato.

La commissione Urbanistica propone di:

- Accogliere le osservazioni formulate dal Comune di Narcao con la nota del 11.04.2012 e, per l’effetto, di procedere allo stralcio integrale del co. 4.5 dell’art. 45 delle norme di attuazione e dell’analogo contenuto dell’allegato 2_3_2 “Sistemi di coordinamento del territorio” (pagg.

76 e 77);

- prendere atto delle criticità evidenziate dal servizio SAVI con nota prot. 10346 del 13.04.2012 e dei chiarimenti istruttori forniti, dando atto che tali osservazioni non si risolvono in alcuna esigenza di modifica del piano urbanistico Provinciale;

- prendere atto delle osservazioni formulate dalla Associazione Nazionale per la Tutela del Patrimonio Storico Artistico e Naturale della Nazione – Italia Nostra, constatando che esse non propongono modifiche agli elaborati del Piano, ma pongono in evidenza problemi in

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alcuni casi di metodo, in altri di politica della pianificazione del territorio e che pertanto, non richiedono di essere accolte o respinte con conseguenti modifiche delle strumento urbanistico;

- approvare in via definitiva, ai sensi dell’art. 17 co. 4 della L.R. 45/89, il “Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento”, completo di Rapporto Ambientale VInCA, Sintesi Non Tecnica, allegati al presente atto per farne parte integrante e sostanziale, nel testo conforme a quello risultante dall’adozione intervenuta con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 3 del 23.01.2012, previo stralcio del co. 4.5 dell’art. 45 delle norme di attuazione e dell’analogo contenuto dell’allegato 2_3_2 “Sistemi di coordinamento del territorio” (pagg. 76 e 77)”.

Ringrazia la società Criteria che ha elaborato il piano; i colleghi della commissione e l’assessore Vacca che si è sempre dimostrato disponibile e puntuale alle richieste di incontro con la commissione.

L’assessore alla Pianificazione territoriale, Pianificazione settoriale e Servizi di pubblica utilità, Vacca Guido, ringrazia la commissione, sempre attenta e puntuale nell’esaminare gli atti del Consiglio Provinciale, e molto scrupolosa, volendo esaminare davvero tutto a fondo.

Fa un cenno alla procedura di adozione e approvazione definitiva del piano.

Il 23 gennaio 2012 il Consiglio ha adottato per la prima volta il piano urbanistico provinciale-piano territoriale di coordinamento, insieme al rapporto ambientale.

La legge urbanistica prevede che il piano debba seguire due procedure distinte: una per la valutazione ambientale strategica, e l’altra per il piano urbanistico vero e proprio.

Per quanto riguarda la Vas, la legge prevede che il piano venga pubblicato nel Buras. Dalla pubblicazione devono passare 60 giorni, durante i quali tutti i soggetti interessati possono presentare osservazioni al piano.

Durante tali 60 giorni, la Provincia propone degli incontri con i soggetti interessati per eventuali chiarimenti, necessari alla comprensione del rapporto ambientale.

È stato fatto un ulteriore incontro il 3 aprile, oltre a quelli fatti antecedentemente, prima dell’adozione del piano; la scadenza fissata per la presentazione delle osservazioni era il 16 aprile.

Entro la scadenza sono state presentate 3 osservazioni.

Entro i successivi 90 giorni, dopo i 60 giorni di pubblicazione, l’ufficio preposto deve rilasciare il parere motivato sulla valutazione ambientale strategica. Questo parere è già stato rilasciato.

Il rapporto ambientale arriva oggi in aula con il parere motivato dell’ufficio competente e con l’istruttoria delle osservazioni presentate.

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La procedura del piano prevede la sua pubblicazione nei quotidiani locali di tiratura regionale, per 30 giorni e per altri 30 giorni per le osservazioni, per un totale di 60 giorni. Quindi, vi è la coincidenza dei tempi delle due procedure.

Il piano è stato pubblicato, come il rapporto ambientale, il 16 febbraio; i 60 giorni sono scaduti il 16 aprile.

Il piano è stato depositato anche nella segreteria della Provincia, a disposizione di chiunque, e presso le segreterie dei 23 comuni del territorio.

Oggi si è alla fine delle due fasi.

La legge prevede che ove pervengano delle osservazioni, il Consiglio Provinciale le debba esaminare, pronunciandosi su di esse, approvandole o respingendole.

Deve adottare un atto di approvazione o di adozione definitiva del piano.

Il piano deve essere trasmesso all’Assessorato all’Urbanistica della Regione che ne verifica la coerenza. Se l’assessorato all’urbanistica ritiene che il piano sia coerente con tutti gli strumenti e le normative regionali, viene pubblicato sul Buras e diviene subito operativo.

La delibera che oggi delibererà il Consiglio è l’ultimo atto, prima della trasmissione del piano all’assessorato regionale all’urbanistica.

In data odierna, il Consiglio si deve esprimere sulle osservazioni pervenute.

Sono pervenute 3 osservazioni da parte:

- della Regione- Assessorato all’ambiente;

- del Comune di Narcao e

- dell’Associazione Italia Nostra: Consiglio Regionale dell’Associazione per la Tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione.

La Regione Sardegna – Servizio di Sostenibilità Ambientale ha ritenuto che il rapporto ambientale andasse approfondito, ritenendo erroneamente, che nel piano fossero state inserite nuove zone turistiche e nuove zone per attività produttive.

In realtà, la tavola del piano riportava le zone turistiche e artigianali già individuate dai piani urbanistici comunali, per cui non vi è la necessità di un ulteriore approfondimento sul rapporto ambientale. Ci sono stati dei chiarimenti con la Regione, la quale ha recepito quanto riportato nel piano.

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Una terza obiezione è che il livello di definizione delle infrastrutture per la mobilità non consente una valutazione sull’impatto ambientale.

La Provincia ha risposto alla Regione che il Consiglio Provinciale ha già approvato il Piano provinciale per la mobilità, per cui il rapporto ambientale e la valutazione di incidenza è già stata approvata per quel piano. Quindi, anche questa obiezione è superata.

(Entra il consigliere Massa).

Le osservazioni formulate dal Consiglio regionale dell’Associazione per la Tutela del Patrimonio Storico, Artistico e Naturale della Nazione – Italia Nostra sono più articolate.

Partono da una premessa che è stata subito condivisa.

Sono osservazioni articolate, serie, in quanto mirano ad ottenere una pianificazione approfondita che affronti veramente i problemi.

Italia Nostra ritiene che sia un risultato molto importante dotare il territorio di uno strumento urbanistico adeguato al Ppr.

La Provincia l’ha fatto, perché era convinta di questo.

Italia Nostra parla di un ritardo nella stesura del piano urbanistico provinciale.

L’assessore fa quindi, un breve sunto della storia dei tempi delle disposizioni urbanistiche, per capire le dimensioni del problema e fare un raffronto dei tempi per l’approvazione degli strumenti urbanistici, fra livello statale, regionale e provinciale.

Infatti, la prima legge urbanistica nazionale risale al 1942.

Nel 1948 è stata emanata una legge costituzionale, con l’approvazione dello Statuto speciale della Regione Sardegna che attribuiva alla Regione potestà in materia di urbanistica.

Dal ’48 non si è mosso più niente.

Nel ’68 lo Stato è intervenuto con un primo decreto interministeriale, stabilendo gli standard urbanistici. Quest’atto ha dato il via all’elaborazione di tutti i piani regolatori generali e dei piani di fabbricazione di tutti i Comuni.

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Il primo passo della Regione risale al 1977, quando è stato istituito l’assessorato all’urbanistica.

Prima di allora non vi era l’assessorato e tutto faceva capo al presidente.

Tanto è vero che 1980 vi è stata un po’ di confusione, in quanto la Regione ha stabilito gli standard urbanistici con decreto del presidente della Regione, poi annullato, in quanto doveva essere stabilito con decreto dell’assessore all’urbanistica.

Nel 1983 è stato ripetuto il decreto e si sono avuti gli standard urbanistici regionali.

Nel 1989 si è avuta la prima legge urbanistica regionale.

Dal ’42 all’89 è passato un po’ di tempo prima che la Regione decidesse.

Invece, nella Provincia di Carbonia Iglesias, le prime elezioni si sono svolte nel 2005 e il piano urbanistico è stato approntato nel 2010.

Quindi, rispetto agli altri tempi si è stati abbastanza veloci, anche se cinque anni possono essere ritenuti lunghi.

Secondo Italia Nostra sarebbe utile inserire delle norme e delle regole per uniformare gli interventi nell’intero territorio provinciale, senza demandare niente alla pianificazione comunale.

A tal proposito, le norme su cosa debba contenere il piano urbanistico regionale e quali invece, quello provinciale sono chiare; infatti: la legge urbanistica regionale n. 45 stabilisce che la Regione, attraverso direttive e vincoli, detti le norme per la predisposizione dei piani urbanistici; quindi, le norme le deve dettare la Regione.

Il piano Provinciale assicura la coerenza degli interventi alle direttive e ai vincoli regionali. La Provincia non detta norme, ma assicura la coerenza ed il coordinamento.

Invece, il Comune, con il proprio piano urbanistico, opera su tutti i settori normativi, dando effettivamente la normativa di uso del territorio per le diverse destinazioni di zona.

Pertanto, è compito della Regione stabilire le norme e dei Comuni recepirne o dettarne di altre.

Il compito del piano è solo quello di coordinare.

Italia Nostra invita la Provincia ad esercitare la sua autorità di decidere su questioni sovracomunali.

Nel 2001 è stata modificata la Costituzione, quindi nessun ente ha autorità su altri enti. Quindi, la Provincia non può esercitare alcuna autorità per imporre alcun chè agli altri enti territoriali,

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principio di sussidiarietà, non sostituendosi all’altro ente, ma dando il sussidio necessario per la risoluzione dei problemi.

Italia nostra fa alcune osservazioni sulle norme di attuazione:

- sul sistema della difesa del suolo: ritiene che non si possa lasciare al Comune l’individuazione delle discipline o degli interventi sull’instabilità dei suoli.

Si devono rispettare tutti gli enti territoriali e i loro ruoli.

Se un Comune deve decidere sulla stabilità dei suoli, deve partirsi dal principio che lo fa con la stessa responsabilità con cui lo farebbe la Provincia. Quest’ultima, tutt’al più potrebbe intervenire sulla base del principio di sussidiarietà.

- Sull’erosione costiera: riconosce che le spiagge siano una risorsa ambientale ed economica e pertanto, si debba impedire la realizzazione di nuove strutture presso le coste – tipo scivoli - e sia necessario intervenire con la demolizione di parte di quelle già esistenti, soprattutto quelle più impattanti.

Questa è una prerogativa dello strumento urbanistico comunale, in cui la Provincia non può intervenire.

- recupero ambientale delle aree inquinate: è necessario elaborare e attivare un efficiente piano di bonifica.

Si è d’accordo, ma il piano di bonifica è in capo alla Regione che lo attua attraverso l’Igea. Il coordinamento dovrebbe essere fatto dal Parco Geominerario.

Tuttavia, la Provincia, nel Piano Sulcis, ha previsto che possa essere creato un centro di eccellenza per la bonifica, il trattamento e il recupero dei materiali inquinati che potrebbero essere utilizzati in tutti gli usi civili, trattandosi principalmente di materiale inerte con piccole tracce di metalli.

- Sistema di tutela e valorizzazione ambientale: sarebbe necessario istituire un’area marina protetta per l’arcipelago del Sulcis.

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L’istituzione di un’area protetta non è di competenza del piano urbanistico provinciale, competendo alla Regione.

- Sistema degli insediamenti turistici: auspica l’individuazione di macro-aree per l’ubicazione delle nuove strutture.

Il piano prevede già degli accordi territoriali di pianificazione, attraverso i quali, in coordinamento e in concertazione con i Comuni, la Provincia possa procedere all’individuazione di eventuali aree suscettibili di sviluppo nel settore turistico e degli insediamenti turistici, mediante l’individuazione di macro-aree.

In sintesi, le osservazioni non propongono alcuna modifica né alle norme di attuazione del piano, né agli altri elaborati progettuali, quindi non c’è da deliberare su alcuna modifica.

Si terranno presenti tali osservazioni per l’elaborazione dei piani successivi: i piani di settore e gli accordi territoriali.

Relativamente alle osservazioni del Comune di Narcao:

l’art. 45 delle norme di attuazione prevedeva dei paletti per l’edificazione delle zone agricole.

Il comune di Narcao li riteneva troppo restrittivi, rispetto alla normativa regionale, e ha proposto delle modifiche a quell’articolo.

Tuttavia, il 15 maggio, dopo che la Provincia ha adottato il piano, la Regione ha approvato una delibera di Giunta riportante le direttiva sulle zone agricole, soprattutto nella zona costiera, ma rimarcando anche le direttive nelle zone agricole interne.

La proposta degli uffici e della commissione urbanistica, consiste nello stralciare per intero il comma 4.5 dell’art. 45 delle norme di attuazione e dell’analogo contenuto dell’allegato 2_3_2 “Sistemi di coordinamento del territorio” (pagg. 76 e 77), rimandando la regolamentazione e gli indirizzi da dare ai Comuni, alle norme regionali.

Pertanto, è proposta un’unica variazione da apportare al piano: lo stralcio del comma 4.5 dell’articolo 45 delle norme di attuazione.

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Il presidente del Consiglio pone ai voti, tramite votazione per alzata di mano, il primo punto iscritto all’ordine del giorno, avente ad oggetto: “Approvazione del Piano Urbanistico Provinciale (PUP)–

Piano Territoriale di Coordinamento (PTC) della Provincia di Carbonia Iglesias”, come da proposta di delibera della commissione Pianificazione territoriale, urbanistica e trasporti (Prot. n. 17528 del 29.06.2012), avente ad oggetto: “Adozione definitiva del piano urbanistico Provinciale – piano territoriale di coordinamento ai sensi dell’art. 16 della l.r. 45/1989”.

Il Consiglio vota separatamente per:

- l’abrogazione del comma 4.5 dell’art. 45 delle norme di attuazione e dell’analogo contenuto dell’allegato 2_3_2 “Sistemi di coordinamento del territorio” (pagg. 76 e 77),

l’esito è il seguente:

Risultano presenti: 20

Cherchi Salvatore, Sundas Elio, Tocco Giovanni, Lenzu Pier Giorgio, Madeddu Emanuele, Piano Bruno Ugo, Crobu Livia, Rubbiani Mara, Cau Marco, Massa Salvatore Luigi, Cremone Angelo, Baldino Marco, Rombi Achille Ignazio, Rubiu Gianluigi, Vigo Antonio, Stera Attilio, Locci Ignazio, Acca Pier Paolo, Spiga Eleonora e Pintus Teresa;

favorevoli: 20 (venti);

contrari: nessuno;

astenuti: nessuno.

- l’approvazione in via definitiva, ai sensi dell’art. 17, comma 4, della L.R. 45/89, del “Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento”, completo di Rapporto Ambientale VInCA, Sintesi Non Tecnica, allegati al presente atto per farne parte integrante e sostanziale, nel testo conforme a quello risultante dall’adozione intervenuta con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 3 del 23.01.2012, previo stralcio del comma 4.5 dell’art. 45 delle norme di attuazione e dell’analogo contenuto dell’allegato 2_3_2 “Sistemi di coordinamento del territorio” (pagg. 76 e 77).

Risultano presenti: 20

Cherchi Salvatore, Sundas Elio, Tocco Giovanni, Lenzu Pier Giorgio, Madeddu Emanuele, Piano Bruno Ugo, Crobu Livia, Rubbiani Mara, Cau Marco, Massa Salvatore Luigi, Cremone Angelo, Baldino Marco, Rombi Achille Ignazio, Rubiu Gianluigi, Vigo Antonio, Stera Attilio, Locci Ignazio, Acca Pier Paolo, Spiga Eleonora e Pintus Teresa;

favorevoli: 20 (venti);

contrari: nessuno;

astenuti: nessuno.

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Il Consiglio APPROVA

la proposta di delibera n. 17528 del 29.06.2012, avente ad oggetto: “Adozione definitiva del piano urbanistico Provinciale – piano territoriale di coordinamento ai sensi dell’art. 16 della l.r. 45/1989”, presentata dalla commissione consiliare Pianificazione del territorio, Urbanistica e Trasporti.

e per l’effetto:

- accoglie le osservazioni formulate dal Comune di Narcao con la nota prot. 10054 del 11.04.2012, e, per l’effetto, procede allo stralcio integrale del co. 4.5 dell’art. 45 delle norme di attuazione e dell’analogo contenuto dell’allegato 2_3_2 “Sistemi di coordinamento del territorio” (pagg. 76 e 77), conformemente alle motivazioni indicate nell’atto istruttorio allegato sub lett B;

- prende atto delle criticità evidenziate dal servizio SAVI con nota prot. 10346 del 13.04.2012 e dei chiarimenti istruttori forniti, dando atto che tali osservazioni non si risolvono in alcuna esigenza di modifica del piano urbanistico Provinciale;

- prende atto delle osservazioni formulate dalla Associazione Nazionale per la Tutela del Patrimonio Storico Artistico e Naturale della Nazione – Italia Nostra, constatando che esse non propongono modifiche agli elaborati del Piano, ma pongono in evidenza problemi in alcuni casi di metodo, in altri di politica della pianificazione del territorio e che, pertanto, non richiedono di essere accolte o respinte con conseguenti modifiche delle strumento urbanistico;

- approva in via definitiva, ai sensi dell’art. 17 co. 4 della L.R. 45/89, il “Piano Urbanistico Provinciale/Piano Territoriale di Coordinamento”, completo di Rapporto Ambientale VInCA, Sintesi Non Tecnica, allegati al presente atto per farne parte integrante e sostanziale, nel testo conforme a quello risultante dall’adozione intervenuta con deliberazione di Consiglio Provinciale n. 3 del 23.01.2012, previo stralcio del co. 4.5 dell’art. 45 delle norme di attuazione e dell’analogo contenuto dell’allegato 2_3_2 “Sistemi di coordinamento del territorio” (pagg. 76 e 77).

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Il presidente del Consiglio da lettura del secondo punto iscritto all’ordine del giorno, avente ad oggetto:

2) Presentazione e discussione del Piano Sulcis.

Il presidente della Provincia informa che sono presenti nella sala alcune delle personalità del mondo scientifico che hanno contribuito alla predisposizione dei documenti che esporrà succintamente.

Ritiene che dopo la sua presentazione sarebbe utile che ci siano almeno due loro interventi, per l’illustrazione di due capitoli aventi particolare rilevanza.

Le istituzioni, in occasione dello sviluppo della vertenza Alcoa, hanno sottoscritto un protocollo d’intesa con il Governo, impegnandosi a formulare proposte di pianificazione, programmazione e progettazione nei settori e comparti di produzione diversi da quello industriale tradizionale.

Da un lato, si deve intervenire per limitare la crisi del settore metallurgico di base; dall’altro, occorre prendere atto non solo dell’insufficienza del motore industriale a tenere la situazione sociale, ma che occorre decidere su progetti concernenti altri settori.

Il protocollo impegnava a consegnare entro il 31 maggio le proposte della Sardegna, in modo che il Governo potesse assumere decisioni conseguenti entro il 30 settembre.

La Provincia, tenuto conto del dibattito post-referendum, ha affrettato e ha trasmesso tutto il materiale entro il 10 giugno.

Nel frattempo si è sviluppato anche il confronto con la Regione.

Per il prossimo 10 luglio è programmata una riunione a Cagliari con la Regione e le istituzioni locali, per mettere a punto una proposta, da realizzare in parte con risorse di origine pubbliche, nei bilanci della Regione sarda e delle istituzioni locali; per l’altra parte si chiederà l’apporto del Governo.

È previsto anche l’intervento dei privati, con propri capitali e propria capacità di spesa.

Questa discussione interviene in un contesto in cui vi è la necessità di una decisione, sia da parte della Giunta regionale, sia del Governo nazionale entro settembre, su programmi e sviluppo che riguardano argomenti e comperti diversi da quello tradizionale di base.

Anticipa che nell’introduzione farà riferimento a delle slides, distribuite a tutti i presenti. A tali slides è allegato un dvd corposo, contenente 700 Mb di materiale.

Indica cosa è contenuto nel dvd consegnato, costituente il contributo della Provincia:

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- Studi di carattere generale, contenenti 5 documenti:

- Il Piano Strategico Provinciale: approvato all’unanimità dal Consiglio provinciale e dalle amministrazioni comunali. Ha il consenso del partenariato sociale del territorio;

- Lo studio prodotto nel giugno 2011 e aggiornato a febbraio 2012, dalla Società degli studi di settore, SoSe spa, controllata da Ministero Economia e da Banca d'Italia, intitolato "Dalla banca dati degli studi di settore, il quadro della situazione economica nella Provincia di Carbonia Iglesias" (documento 2, SoSe), sulla situazione della piccola impresa nel territorio.

Lo studio analizza l'universo delle imprese del Sulcis al di sotto dei cinque milioni di fatturato, mettendo in evidenza la gravità della situazione congiunturale e le debolezze strutturali del sistema e di prospettiva delle imprese in cui si concentra la maggior parte dell’occupazione;

- Contributo del prof. Francesco Pigliaru al Piano Strategico Provinciale, aprile 2012, (documento 3, flexsecurity).

È docente di Economia dell’Università di Cagliari ed opera all’interno del Crenos.

Il contributo è rilevante sul piano generale, perché effettua una disanima critica del piano strategico. Contiene un capitolo particolarmente rilevante su "Strumenti pubblici regionali e flexsecurity: il governo della crisi industriale e la nuova occupabilità";

- Analisi delle ricadute occupazionali, a cura del prof. Raffaele Paci. (Doc 4, Impatti occupazionali).

È anch’esso docente di Economia dell’Università di Cagliari ed opera all’interno del Crenos.

Si tratta della valutazione, assolutamente preliminare, del potenziale occupazionale attivabile da alcuni dei programmi contenuti nel piano strategico. La valutazione riguarda l'occupazione a regime, diretta e indiretta, e quella di cantiere;

- Rapporto della The European House Ambrosetti, "Idee di sviluppo per la Provincia del Sulcis Iglesiente, aprile 2012" (documento 5, Ambrosetti).

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La Giunta Provinciale ha sottoposto la validazione del Piano Strategico ad una società particolarmente qualificata nel campo dei programmi di sviluppo.

Ambrosetti ha fatto un'analisi critica molto utile del Piano Strategico, determinando una graduatoria degli interventi a maggior impatto strategico, tenendo conto del quadro competitivo nazionale ed internazionale.

- Piano riepilogativo (documento 6: quadro sinottico, Piano Sulcis) dei programmi discussi con la Regione sarda, i Comuni e in parte con il sindacato e le organizzazioni imprenditoriali.

La Giunta Regionale ha assunto l'impegno (non ancora attuato) di validare questo Quadro con propria delibera, assegnando le risorse di competenza regionale.

Nella sintetica illustrazione dei Programmi/progetti attuativi e relativi impatti economico- sociali, si assume quel Quadro del Piano Sulcis come riferimento, poiché su questo, ancorché non formalizzato in una deliberazione regionale, si è realizzata la maggiore convergenza fra i soggetti coinvolti.

La Provincia ha sviluppato taluni di quei programmi/progetti, perché direttamente competente per le funzioni proprie nel campo dello sviluppo economico e ha contribuito alla loro definizione, laddove è socio, come nel caso del Consorzio Industriale e dell'Associazione per l'Università nel Sulcis Iglesiente.

È importante dal punto di vista politico, rappresentando il punto più avanzato di convergenza fra le istituzioni locali e la Regione.

- Parte programmatica, divisa in due parti:

una, relativa ai programmi di salvaguardia dell’esistente e un’altra, concernente i programmi e progetti di sviluppo.

Vengono riportati i documenti sottoscritti che riguardano il polo industriale, per memoria e impegno su un fronte che è importante. Infatti, il tracollo dell’area industriale accrescerebbe il malessere del territorio.

Per quanto concerne i programmi di sviluppo, assumono particolare rilievo:

- Nuovi scenari per l’area e il porto industriale di Portovesme.

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Si indica come il porto industriale possa avere una ricollocazione nel mercato, oltre all’industria metallurgica di base.

Sulla base delle prime valutazioni è ragionevole attendersi che dall’insieme delle azioni per il rilancio del porto industriale e per la valorizzazione delle aree disponibili, sia possibile attivare nuove iniziative con un impatto occupazionale nell’arco di tre anni non inferiore a 500 addetti;

- Progetto per la cattura e lo stoccaggio di anidride carbonica: Progetto CCS, consiste nella realizzazione di una centrale di taglia commerciale (450 MWe) per la produzione di energia elettrica, attraverso un processo che azzera le emissioni inquinanti, compresa l'anidride carbonica che è catturata e stoccata nei giacimenti di carbone profondi non coltivabili. L'impianto è alimentato con carbone.

La rilevanza dell’investimento è di carattere strategico, poiché il sistema industriale italiano svilupperebbe una competenza nell'uso delle fonti fossili senza produrre inquinamento. È anche l'unico modo per dare una prospettiva alla miniera di Nuraxi Figus. L'investimento avverrebbe con capitali privati incentivati con una misura di tariffazione speciale dell'energia elettrica (cip6) prevista in legge. La Commissione UE deve ancora autorizzare la gara internazionale. Le decisioni sono di competenza della Commissione UE, del Governo e della Regione.

L'occupazione indotta è di 200 unità, cui deve sommarsi l'occupazione diretta e indotta di Carbosulcis la cui prospettiva è legata al progetto CCS;

- Metanizzazione e Galsi.

È un progetto di carattere strategico.

Portovesme dispone potenzialmente delle infrastrutture necessarie perché vi sia localizzata la base logistica per il metanodotto. Non occorrono nuovi investimenti, salvo il completamento tempestivo di quelli già programmati.

L'occupazione indotta vale circa 200 addetti per almeno tre anni.

La decisione è di competenza regionale e locale;

- Bonifiche e risanamento ambientale.

E' un programma propedeutico a molti dei progetti di sviluppo illustrati.

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Le risorse finanziarie di origine regionale ammontano a circa 75 milioni di euro; quelle a carico delle aziende metallurgiche valgono almeno 50 milioni di euro.

Un problema rilevante è costituto dalla complessità delle procedure burocratiche di autorizzazione/attuazione e dall'accentramento nel Ministero dell'Ambiente delle competenze sulle aree classificate di interesse nazionale.

È nullo il contributo di occupazione a regime;

- Infrastrutture per progetti multi obiettivo: i porti e gli approdi minerari.

Recupero degli Approdi minerari della "Costa delle Miniere" (documento 13, approdi minerari).

Costa delle Miniere è un marchio depositato. Il progetto consiste nel mero recupero (rispettando la morfologia e i materiali originali) degli approdi per il trasporto del minerale della costa compresa fra Gonnesa/Funtanamare e Fluminimaggiore/Portixeddu.

Questi approdi funzionerebbero come porta d'ingresso dal mare per il territorio del Parco Geominerario; rafforzano la sicurezza e sono utili per la pesca e la nautica in generale.

Il programma riguarda gli approdi di Nebida, Masua, Porto Ferro, Cala Domestica e Portixeddu. Sono trattate nell’ambito dell'altro programma, le nuove strutture per Funtanamare e per l'espansione delle strutture di Masua, poiché comportano processi ben più complessi rispetto al recupero dell'esistente.

La Provincia, in partenariato con l'Università di Cagliari-Facoltà di Architettura, ha elaborato lo studio di fattibilità che dimostra il valore culturale, paesaggistico e il ritorno economico e occupazionale del progetto.

Sono stati conclusi un Accordo di Programma con i Comuni interessati e un'intesa di massima con la Società Igea proprietaria di alcuni immobili a terra, necessari per l'attuazione del programma.

Per il caso Masua è pronto il progetto definitivo.

Per gli altri casi è in corso la progettazione.

Il finanziamento necessario ammonta a 3,5 milioni di euro, interamente disponibili nel bilancio Provinciale.

L'occupazione aggiuntiva diretta stabile è valutata in circa venti unità, non considerando l'impatto sul turismo. La gestione sarebbe affidata a soggetto privato per gara pubblica;

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- Programma di riassetto e razionalizzazione del sistema portuale del Sulcis Iglesiente (documento 14, Porti del Sulcis).

La Provincia e i Comuni hanno sottoscritto un Protocollo d'Intesa per l'attuazione di questo programma.

Il Dipartimento di Architettura dell'Università di Cagliari, in partenariato con la Provincia, ha sviluppato uno Studio di fattibilità che, con alcune integrazioni in corso, ha le caratteristiche per essere sottoposto al Nucleo di valutazione degli Investimenti.

Lo studio riguarda S. Antioco, Carloforte, Calasetta, Portoscuso (trasporti industriali esclusi), Buggerru e gli approdi minori del Basso Sulcis.

Tale studio comprende una Relazione generale che esamina le alternative possibili fra gli scenari; lo studio delle alternative per i trasporti passeggeri da e per Carloforte; gli studi dell'assetto storico culturale, della compatibilità ambientale e della sostenibilità economico-finanziaria; dossier specifici sui singoli porti con la considerazione degli waterfront di S. Antioco, Calasetta, Carloforte.

L’integrazione è realizzata anche attraverso interventi sulla viabilità, in particolare la circonvallazione di S. Antioco per Calasetta e la litoranea che partendo da Portoscuso, intercetta S. Antioco e la costa del Basso Sulcis.

Lo studio sceglie lo scenario che valorizza le infrastrutture già esistenti, integrandole con la realizzazione di quanto manca, e che minimizza gli impatti ambientali.

La dotazione di posti barca nel complesso dei porti passa gradualmente dagli attuali 1800 a circa 3000.

Gli investimenti nei porti di S. Antioco, Carloforte, Calasetta, Portoscuso che concernono infrastrutture classificate come invarianti, cioè necessarie, sono stimati in circa 35 milioni di euro.

Si da dimostrazione che gli investimenti hanno un tasso di ritorno positivo e generano un VANE, valore netto attualizzato positivo.

Gli investimenti sugli Waterfont urbani (Carloforte, San.Antioco, Calasetta) sono stimati in 15,50 milioni di euro e sono interamente finanziabili con il valore delle aree immesse sul mercato. Sono valutati gli investimenti necessari per la viabilità.

Sono considerate indispensabili la circonvallazione e ristrutturazione della S. Antioco- Calasetta (10,5 milioni di euro) e l’interconnessione SP2-SS126 via Matzacara con importi variabili in relazione ai tratti compresi sino ad un massimo di circa 21 milioni di

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euro. Gli interventi riguardanti i porti di Buggerru, agli approdi di S.Giovanni, Masainas e Porto Pino sono finanziati anche con fondi della Provincia per 1,550 milioni di euro.

L'impatto occupazionale degli investimenti portuali per la nautica da diporto sono valutati in 130 addetti, considerando il moltiplicatore sugli altri settori.

Non sono valutati in questo studio né le ricadute generate dall'industria cantieristica, cui sono dedicate apposite aree, né le ricadute generate dall'alberghiero, cui pure sono dedicati spazi appositi negli Waterfront.

Occorre pure aggiungere che investimenti aggiuntivi sono realizzabili nei servizi a carattere esclusivamente di mercato con schemi di project-financing e schemi BEI di finanziamenti pubblico-privato o similari;

Infrastrutture e servizi per la mobilità. Il piano della mobilità indica il complesso delle azioni necessarie.

- Turismo.

È il settore che ha la più alta potenzialità occupazionale, considerato il grave ritardo rispetto alla media regionale.

Sono rilevanti i tre studi di base allegati nel documento 13 (turismo).

La relazione del prof. Raffaele Paci dell'Università di Cagliari quantifica il potenziale occupazionale in circa 1300 addetti su base annua, se la Provincia conseguisse l'obiettivo di avere un numero di presenze turistiche pari all'otto per cento del totale regionale, cioè in misura pari alla quota di popolazione.

Ciò significa triplicare le presenze attuali: obiettivo non impossibile nel medio periodo.

SoSe spa ha fatto un’analisi su "La struttura ricettiva alberghiera: modelli di business, competitività e prospettive di miglioramento, La Provincia di Carbonia Iglesias"

concludendo negativamente sul grado di competitività di questa struttura e indicando il che cosa deve essere fatto.

Ambrosetti conclude che con gli attuali tassi di espansione il contributo del turismo al reddito del territorio resta molto modesto nella proiezione al 2018 e indica quali azioni devono essere compiute, perché il settore contribuisca con una quota significativa (il 15%) al Pil territoriale.

Si rimanda ai documenti allegati per le azioni di sviluppo da compiere.

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Il programma sul turismo è in grado di generare, assumendo un obiettivo ancora più conservativo di quello posto a base delle valutazioni dell’Università, almeno 1.000 addetti su base annua;

- Ricerca, innovazione, alta formazione.

Centro di competenza nel risanamento dei suoli e delle acque (documento 17, Centro di Competenza).

Il centro è un luogo di produzione e di accumulazione di conoscenze scientifiche nel campo del risanamento ambientale.

Ambrosetti valuta che in questo campo ci siano i presupposti per eccellere a livello mondiale.

Il Centro di competenza è da avviare con capitali pubblici (minimo 30 milioni di euro), ma ha una prospettiva di autofinanziarsi in un mercato in forte espansione.

Occupazione: 60/100 addetti di alta qualificazione.

Sotacarbo SpA, società Enea-Regione per lo sviluppo delle tecnolgie energetiche pulite da fonti fossili.

Il ruolo di questa joint tecnologica è nei piani regionali.

L'alta formazione è incentrata su master post universitari supportati dall'AUSI, Associazione per l’Università del Sulcis Iglesiente che si occupa anche di ricerca tecnologica nel settore dell'ambiente e dell'energia.

Le decisioni sono essenzialmente di scala regionale e locale.

- Nuove filiere.

Riguardano essenzialmente il comparto agroalimentare. Sono state considerate le filiere del lattiero caseario, carni, vitivinicolo, olivicolo, ittiocoltura e pesca.

Si opera con due strumenti, quello delle azioni promosse direttamente dalla Provincia o dalle Agenzie regionale o dal GAL, gruppo di azione locale e quello dell'Area di crisi su cui si richiama l'attenzione per il potenziale impatto positivo e anche per i ritardi cumulati dalla Regione nella deliberazione.

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L’Amministrazione Provinciale ha avviato nel settembre le procedure con la Regione, per la sottoscrizione dell’accordo per l’area di crisi di Portovesme, previsto dagli art. 37 e 38 della L.R. 3/2009.

L’accordo è finalizzato ad attrarre nuovi investimenti nel Sulcis Iglesiente e alla riqualificazione del personale fuoriuscito dal ciclo produttivo, mediante finanziamenti diretti a favore delle micro e piccole imprese e interventi infrastrutturali realizzati dai soggetti pubblici.

Il programma si pone l’obiettivo di assicurare un intervento pubblico non inferiore ai 70 milioni di euro (a valere sul Bilancio Regionale), ed una ricaduta complessiva di investimenti pubblico-privati di almeno 140 milioni di euro, nell’arco di 24/48 mesi.

L'attività registra una stasi dal mese di dicembre 2011 che occorre sbloccare.

L'obiettivo è di avviare un percorso virtuoso di sviluppo della piccola e media impresa integrate in filiere produttive.

La Provincia con alcune misure rivolte alla piccola impresa (agroalimentare, turismo e artigianato) ha contribuito ad attivare 218 unità di lavoro, 90 tirocini formativi e 10 nuove imprese.

Poiché le misure per l’Area di crisi hanno una potenza ben maggiore, cautelativamente è possibile assumere un effetto occupazionale dello strumento Area di crisi, non inferiore a 300 nuovi addetti.

Il piano per la pesca del Gruppo di azione costiera (GAC) formulato dalla Provincia in partenariato con altre istituzioni, è diretto a consolidare l’occupazione degli addetti (circa 500) e stimola nuova occupazione in attività complementari di almeno 50 addetti;

- Interventi urgenti per la piccola impresa e misure per la gestione dell'emergenza sociale, mediante:

provvedimenti urgenti su fisco e contributi per le piccole imprese: si tratta di un insieme di misure, anche di carattere transitorio, indispensabili per le piccole imprese che registrano la caduta verticale del fatturato e una grave crisi di fatturato.

Si riferisce in particolare al popolo delle partita Iva.

Da un lato, occorre aiutare concretamente il popolo delle partite Iva, con misure di carattere emergenziale, anche di carattere fiscale.

Dall’altro lato, si pone il problema di gestire in una situazione di emergenza un numero così rilevante di persone in cassa integrazione e di creare un raccordo effettivo fra la

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gestione del problema e la soluzione del problema con la ricollocazione al lavoro. Non è solo un problema di pagare qualche indennità.

Serve una strategia più complessa che interconnetta il riorientamento di queste persone, ma anche la creazione di opportunità nei settori indicati di ricollocazione effettiva al lavoro.

Fiscalità di vantaggio. Si richiede l'applicazione di una misura fiscale parametrata sull'entità del de minimis, riservata alla piccola impresa che opera nei settori prescelti, estesa all'intero territorio Provinciale sul modello della Zona Franca Urbana.

Questo lavoro ha messo con i piedi per terra una serie di idee e progettazioni, dando concretezza programmatica e talvolta progettuale, anche a settori e comparti che hanno una prospettiva di sviluppo oltre il comparto industriale, in fortissima difficoltà.

Attraverso queste misure sono attuabili, sulla base di valutazioni realistiche, non meno di 2.000 nuove opportunità di lavoro.

Serve un’iniziativa politica conclusiva che porti a decidere con la Regione e poi con il Governo.

In tempi di scarsità delle risorse pubbliche, le somme impegnate, da sostenere con il bilancio pubblico, sono tutte possibili.

Anticipa, ove il Consiglio sia d’accordo, che il prof. Pigliaru farà un commento di tipo generale sulle strategie dello sviluppo, soffermandosi in particolare sull’applicazione degli strumenti di flexsecurity, cioè su come ricollocare efficacemente al lavoro migliaia di persone che sono in cassa integrazione.

Seguirà la presentazione da parte del dipartimento di architettura e poi si aprirà il dibattito che, verosimilmente non si concluderà oggi.

Il prof. Pigliaru Francesco (docente di Economia dell’Università degli studi di Cagliari; opera all’interno del CRENoS) sottolinea il senso di alcune ipotesi strategiche, ben sottolineate nel piano.

Sottolinea la coerenza del piano, in cui è presente una strategia ben comunicabile e ragionevole.

Fa un’introduzione di carattere generale, di inquadramento, soffermandosi sui temi del turismo e delle istituzioni di cui bisogna dotarsi, quando ci sono trasformazioni così importanti e rischiose da attuare.

Tra il dire e il fare c’è di mezzo la qualità delle istituzioni.

La qualità istituzionale è la benzina di qualunque cambiamento.

Una volta che un territorio è a regime ha bisogno di una certa dose di qualità istituzionale, ma ne è

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Sottolinea che il mondo sia cambiato moltissimo (rispetto agli anni ’60 o agli anni in cui in questo, come in altri territori, sono state fatte alcune scommesse produttive):

- i mercati nazionali erano molto più protetti ieri di quanto non lo siano oggi;

- enormi paesi con un’enorme forza lavoro sottoutilizzata e sottopagata, come Cina ed India, erano esclusi dai giochi globali del mercato;

- la geografia oggi conta molto meno di prima, grazie al progresso tecnologico.

Negli anni ’60 e ’70 aveva senso pensare che l’intermediazione politica potesse creare effettivamente posti di lavoro. Così è stato e così succedeva.

Con l’intermediazione politica si poteva decidere di mettere fabbriche capaci di creare migliaia di posti di lavoro in posti forse improbabili, come Ottana, per esempio.

Tali scelte si facevano sul tavolo politico, perché c’erano mercati nazionali molto protetti e perché i costi di quegli errori, di collocare in luoghi non capaci di dare competitività una certa tipologia di imprese, in un mercato chiuso e protetto, erano scaricabili sulla collettività, attraverso il ripianamento delle perdite e gli aiuti di Stato.

Oggi, la globalizzazione obbliga l’Unione Europea ad impedire aiuti di stato, facendone scomparire il meccanismo.

Pertanto, oggi è illusorio pensare che una pressione esercitata nei confronti della classe politica possa produrre occupazione o persistenza di occupazione, come succedeva prima. Ciò deriva dal fatto che tutto è definitivamente cambiato.

Cambia quindi, il ruolo della politica e dei politici.

Oggi si sono ingigantiti i gradi di libertà delle imprese e si sono ridotti i gradi di libertà della mediazione politica.

Oggi i territori devono capire da dove nasce la loro competitività.

Indica quali sono i punti che rendono un territorio competitivo:

- un territorio deve capire quali sono i propri vantaggi comparati;

- deve avere competenze diffuse e adeguate;

- un alto livello di istruzione generale e delle competenze specifiche, ben disegnate intorno ai vantaggi comparati;

- istituzioni capaci di essere in grado di dare risposte in tempi rapidi e senza alcuna incertezza normativa.

Un territorio ha la possibilità di svilupparsi quando diviene un territorio capace di attrarre energie, capacità imprenditoriale, investimenti. Spesso, soprattutto nei piccoli territori, gli investimenti

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vengono dall’esterno. Tali investimenti devono pertanto, trovare un terreno favorevole. Non si possono fare investimenti dove non vi sono competenze o dove vi è incertezza normativa.

La capacità di fare impresa e occupazione nasce da due fattori fondamentali: il turismo e la flexsecurity.

Tali elementi sono presenti in modo molto chiaro nel Piano di sviluppo del Sulcis.

Per quanto concerne in particolare il turismo, il piano affronta il problema del turismo con grande realismo e precisione.

È un settore inevitabile come possibile volano di sviluppo. Per avere successo ci vogliono delle dotazione adeguate.

Le risorse naturali sono presenti in grande quantità nel Sulcis; la bellezza paesaggistica è fuori discussione. Non ci sono paesi, come la Cina, che possano riprodurre una bellezza paesaggistica come questa, facendo concorrenza.

Le risorse naturali sono una condizione necessaria, ma raramente sufficiente.

Sono stati fatti dei calcoli nel piano di sviluppo.

Si vorrebbe avere una quota di presenze turistiche pari alla popolazione del Sulcis, rispetto alla popolazione sarda; quindi l’8% di popolazione dovrebbe corrispondere ad almeno l’8% di presenze turistiche nella Regione.

Ciò implicherebbe alcuni passaggi fondamentali.

Infatti, con l’8% di presenze turistiche si potrebbero creare nuovi posti di lavoro in una misura molto importante, intorno ai 1.300, a regime.

Questo numero si ottiene definendo il numero dei turisti che dovrebbero arrivare in più, rispetto a quelli che arrivano adesso, per raggiungere la quota dell’8%.

Questi turisti devono stare da qualche parte, sulla base dell’offerta ricettiva.

Si valuta l’offerta ricettiva e di quanto deve aumentare.

Si arriva alla conclusione che l’offerta deve aumentare di molte decine di unità. Molte decine di unità, per rispondere ad un’incrementata domanda, implicano 1.300 posti di lavoro in più.

Indica gli ostacoli che devono essere superati, perché l’orizzonte strategico diventi 1.300 nuovi posti di lavoro; infatti, ci sono stati dei precedenti tentativi in una direzione simile, con altrettanti insuccessi.

È essenziale superare degli ostacoli di natura burocratica, normativa, per rendere realizzabile l’orizzonte strategico.

Esiste la risorsa materiale, ma esiste anche molta incertezza normativa.

Ad esempio, la risorsa naturale, in alcuni casi è danneggiata dagli inquinamenti; vanno risolti tali

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C’è quindi, un problema di messa a regime delle risorse naturali.

Le incertezze normative attorno a questo aspetto sono state all’origine della difficoltà di creare investitori, nonostante le bellezze naturali.

C’è un altro punto estremamente importante che richiede molta energia e iniziativa politica: il piano paesaggistico regionale. 30-40-50 nuovi alberghi vanno collocati da qualche parte. Bisogna decidere dove. Non si può avere speranza di attrarre capitali se non si risolvono i problemi relativi all’incertezza normativa.

Aver definito un orizzonte strategico è l’inizio di un lavoro molto importante, ma anche i passi successivi sono altrettanto importanti. Bisogna avere la lucidità per capire dove concentrare le energie per poter risolvere dei problemi.

Flex security. Quando si parla di 1.300 posti, prima bisogna risolvere i problemi citati, ma ve ne sono anche altri.

C’è un enorme problema di competenze e di produzione di beni.

C’è una buona enfasi nel documento del piano strategico sul concetto della flex security.

La flexsecurity è un sistema che consente di governare le grandi trasformazioni.

Significa prendere in carico, non l’impresa che sta chiudendo, per non incorrere in sanzioni europee e perdite, bensì le prospettive delle persone.

Le persone devono avere il tempo di fare un investimento in sé stesse, quindi, devono avere un reddito, che non può limitarsi alle casseintegrazioni.

La flexsecurity è un’idea di investimento nelle persone.

Se si dovesse pensare che il territorio dovesse fare l’investimento nel turismo, per esempio, c’è bisogno di investire in competenze; molti disoccupati, e non solo, dovrebbero essere aiutati a guardare in questa direzione. Ci deve essere un reddito e deve essere agganciato ad un comportamento attivo delle persone. Una persona non può fare investimenti in competenze per conto suo. La qualità istituzionale diventa fondamentale, infatti la flexsecurity funziona molto bene dove la qualità istituzionale è molto alta.

Ci deve essere qualche istituzione in grado di offrire un servizio credibile di valutazione e di orientamento della persona.

L’istituzione deve conoscere il contesto, le opportunità di lavoro, le carenze di competenze, deve saper valutare una persona ed il suo potenziale.

Occorre la fornitura di competenze alla persona.

Qui la qualità istituzionale è assolutamente decisiva.

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Una volta che è stato definito il quadro strategico, questo suggerisce anche i passaggi critici, sui quali deve confluire tutta l’energia necessaria per compiere tale trasformazione, senza fare alcun compromesso.

Conclude con una citazione sulla flexsecurity di Pietro Ichino, secondo cui nel settore pubblico italiano vi è una bassa qualità, per cui vi è molto scetticismo sulla possibilità di applicare la flexsecurity in questo contesto. Tuttavia, non c’è solo il settore pubblico.

La flexsecurity può essere applicata in una Regione, anche quando la Nazione non riesce a fare passi avanti. Quindi, quando l’Italia ritarda, nulla vieta al Sulcis di chiedere allo Stato italiano e alla Regione Sardegna una sperimentazione forte e densa di flexsecurity in questo territorio che ne ha particolarmente bisogno. Ciò significa che si possono usare i fondi del fondo sociale europeo per co- finanziare interventi che possono essere messi in mano al settore pubblico, se funziona, o a servizi offerti privatamente, se c’è una certa certificazione di qualità.

Le soluzioni ci sono, ma richiedono molta politica e qualità istituzionale, che devono agire all’interno di un quadro chiaro.

Le direzioni su cui andare sono precisate benissimo; il modo in cui debbano essere superati alcuni fondamentali ostacoli vanno ancora definiti, ma c’è la consapevolezza che quelli sono i punti fondamentali.

Ora bisogna passare dall’orizzonte strategico alla vera progettazione della soluzione dei problemi.

Sono stati fatti passi avanti nell’interlocuzione con la Regione. Esistono delle importani interlocuzioni per la gestione delle aree di crisi; vi sono strumenti come gli apq.

La creazione delle competenze da appoggiare ad uno sviluppo, anche settoriale, così ben definito è la scommessa che il territorio deve fare. Se la vincerà, lo farà, oltre che per sé stesso, per l’intera Sardegna, visto che presenta problemi come questo in misura molto grande.

Il presidente del Consiglio osserva che il cammino sia lungo e difficile.

Non si sa se il territorio potrà avere delle istituzioni, non sapendo come andrà a finire la vicenda delle province.

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Il prof. Sanna Antonello (preside della Facoltà di Architettura dell’Università degli studi di Cagliari) rileva che il Piano nasca da una grande collaborazione tra la Provincia e l’Università, essendosi riconosciuto il comune interesse a un tema di enorme rilevanza per il territorio e per il mondo scientifico.

Si è condiviso un programma e messo su un’equipe importante sul tema della portualità integrata che riguarda sia i porti principali del sistema Sulcis Iglesiente, sia gli approdi minori, sia quelli minerari.

Parte da questo e fa una serie di approfondimenti concreti: cose da fare per questi luoghi, che vanno da Buggerru, Portixeddu, fino a S. Antioco, Masainas.

Mostra una serie di slides mostranti i vari porti del Sulcis.

Si è lavorato molto in quest’anno di attività e ci si è fatti l’idea che questo sia uno dei territori di assoluta eccellenza della Sardegna e del Mediterraneo.

Tutte le cose da fare in un territorio in un momento storico come questo dovrebbero rispondere a due- tre grandi canoni:

1. Ogni intervento non dovrebbe valere solo per sé stesso, ma avere una serie di ricadute e indotti:

generare occupazione, lavoro, qualità della vita e del territorio;

2. in un momento storico come questo, attraversato da una profonda crisi, è eticamente necessario lavorare su ciò che si ha: sul patrimonio urbano, infrastrutturale, territoriale, disponibile, prima di concepire scenari con elementi nuovi di grande impatto che, seppur accattivanti e interessanti, sarebbero difficilmente conciliabili con le scarse risorse disponibili.

Lo scenario paesaggistico del Sulcis Iglesiente è una risorsa di valore così eccezionale che, se adeguatamente sviluppata e programmata, potrebbe imprimere una svolta durevole alla crescita e allo sviluppo, alla qualità di vita del lavoro e anche al reddito di tutta la Provincia.

Questo sviluppo è possibile, a condizione che si porti avanti con coerenza un progetto integrato.

Non è sufficiente che si porti avanti una pura razionalizzazione delle infrastrutture trasportistiche, da cui si è partiti.

È necessaria contemporaneamente, una riqualificazione del patrimonio urbano, storico, ambientale, delle città portuali, di tutte le città di fondazione che circondano il mare interno, e di tutto il sistema minerario, nonché il collegamento tra il sistema urbano storico e quello minerario, con la costa.

Ovunque, ci si è imbattuti in problemi di risanamento ambientale. Cita a titolo esemplificativo, le aree ex Sardamag, vicino a Sant’Antioco. Sono vincoli pesantissimi alla qualità della vita e dell’ambiente che possono disincentivare l’utilizzo di risorse turistiche di eccellenza.

Il risanamento di queste aree è stata posta come priorità assoluta.

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È un vero paradosso che in un territorio con questa qualità, in cui è presente l’8,5% della popolazione regionale, vi sia solo il 2,8% di presenze turistiche.

Spetterà alla Provincia e ai Comuni raccordare queste proposte sulla portualità e sugli approdi minerari con i temi dello sviluppo turistico.

Indica il contenuto del Dvd contenente il Piano Sulcis.

Mostra alcune slides contenenti alcuni paesaggi del territorio.

(Entra il consigliere Cani).

Indica quale sia stato il ragionamento iniziale, essenzialmente trasportistico, da cui si sia partiti, ovvero come dare assetti civili al territorio, come migliorare i collegamenti, come far sì che i traghetti da e per Carloforte funzionino al meglio e come trasformare tutto questo in un progetto organico, nella grande occasione di sviluppo, di promozione della qualità dei luoghi, del turismo e della qualità della vita.

Indica uno scenario preferenziale, secondo cui andrebbe razionalizzato - magari con un riequilibrio su Calasetta, soprattutto del traffico turistico - il sistema dei collegamenti marittimi da e per Carloforte.

Ciascuno di questi porti (dal sistema Portoscuso, Portovesme, Carloforte, Calasetta e S. Antioco, per indicare i porti maggiori, e altri semplici approdi, che razionalizzano situazione esistenti, come quelli di Punt’e Trettu e Masainas), deve essere riqualificato in maniera importante, in relazione al loro assetto storico e ambientale.

A livello di assetti civili è estremamente importante riqualificare, senza stravolgere gli schemi dei percorsi viabilistici attuali, il sistema del collegamento che circonvalla il mare esterno, partendo da Portoscuso e poi via via la strada costiera, e poi il collegamento per S. Antioco e Calasetta.

Su ciascuno dei sistemi portuali si è fatto uno studio approfondito, per capire come sia arrivato ad avere l’assetto attuale.

Si è arrivati a costruire dei primi master plan che fanno capire alcuni scenari di riassetto.

S. Antioco è emblematico, perché è il porto più polifunzionale di tutti: le funzionalità vanno da assetti di porto commerciale vero e proprio, fino al diportismo, alla flottiglia peschereccia.

Ha enormi potenzialità, ma anche assetti abbastanza degradati.

Le aree ex Sardamag inquinate devono essere sottoposte prioritariamente ad un risanamento e ad una fortissima riqualificazione; infatti, in prospettiva possono diventare un grande polmone verde e uno di quegli assetti che consentirebbe di avere, ove riesca a decollare una politica della qualità dell’ospitalità alberghiera - in zone risanate, a bocca di città - una significativa potenzialità, che sarebbe rafforzata da

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