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La flessibilità del lavoro educativo e dell essere operatori sociali all interno delle dipendenze.

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Academic year: 2022

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dell’essere operatori sociali all’interno delle dipendenze.

Studente/essa

Teresa Esposito

Corso di laurea Opzione

Bachelor in lavoro sociale Educatrice sociale

Progetto

Tesi di Bachelor

Luogo e data di consegna

16 Luglio 2021

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

“Gli educatori e le educatrici professionali sono sempre più chiamati a occuparsi delle diverse forme

e della differente qualità della vita vera delle persone, e in questa vita vera si confrontano con percorsi (propri e altrui) che sembrano essere caratterizzati da crescenti incertezza, equilibri precari, movimento perenne, ridimensionamento di solidi quadri di riferimento teorici e valoriali.

In questa situazione, educare professionalmente (ma lo stesso può dirsi per l’educazione non professionale)

diventa faccenda sempre più difficile, poiché, in realtà, non è molto ben chiaro cosa significhi educare nella contemporaneità, cioè in questo tempo presente molto diverso da quello che l’ha preceduto.”1

Ringrazio la mia docente di tesi Sarah Cavenago, che ha potuto e saputo consigliarmi e accompagnarmi, con tanta pazienza e dedizione nel realizzare

il seguente lavoro di tesi.

Un ringraziamento va anche agli Operatori di Ingrado, che mi hanno fatta sentire accolta e

mi hanno permesso di entrare nella loro realtà.

L’autrice è l’unica responsabile di quanto contenuto nel testo

1 (Tramma, 2018, pag. 9)

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

ABSTRACT

La flessibilità del lavoro educativo e dell’essere operatori sociali all’interno delle dipendenze.

L’interesse per la tematica analizzata all’interno del lavoro di tesi nasce durante il periodo di avvicinamento allo stage e da una riflessione personale. Come futura educatrice, non ho potuto confrontarmi direttamente con questa tipologia di utenza, ma ho voluto approfondire la tematica per il futuro professionale. Per il seguente lavoro di tesi, essendo la tematica della tossicodipendenza ampia e delicata, ho deciso di focalizzarmi sul servizio per le dipendenze di Ingrado. Essendo questo contesto molto ricco ho deciso di focalizzarmi su quest’ultimo per proporre un’analisi più approfondita riguardo la tematica del lavoro sociale e della figura dell’operatore sociale all’interno di un contesto ampio, vario e con un’utenza che ha bisogni e richieste differenti. Per fare ciò ho deciso di concentrare maggiormente l’analisi riguardo al lavoro svolto e gli operatori della bassa soglia e del consultorio per le sostanze.

Nello specifico, il seguente lavoro di tesi, ha l’obbiettivo di comprendere ed analizzare nello specifico le caratteristiche del lavoro educativo all’interno del contesto di Ingrado, ma più specificatamente nei due ambiti sopracitati, nonché la complessità della figura dell’operatore sociale all’interno di questi due contesti, le peculiarità, le finalità che essi perseguono ed infine anche le competenze che bisogna possedere e mettere in atto da quest’ultimi.

Successivamente a ciò ho deciso di fare un’analisi più comparativa rispetto a questi due argomenti all’interno dei due contesti, andando ad evidenziare e mettere in luce differenze e similitudini.

L’obbiettivo di questo lavoro di tesi non è quello di dare giudizi rispetto alla teoria o pratica messa in atto all’interno del contesto, ma piuttosto è quello di permettere una riflessione, nonché una conoscenza, più approfondita da parte dei lettori di un lavoro e di una presa a carico in un contesto ampio di presa a carico di utenza con dipendenza da sostanze.

Sulla base delle teorie presenti all’interno del contesto di Ingrado sia nel lavoro educativo che nell’essere operatori sociali, si è delineato un quadro teorico di riferimento che è stato successivamente messo in relazione alle interviste svolte agli operatori di Ingrado implicati nella bassa soglia e nel consultorio per le sostanze.

Attraverso l’utilizzo di una ricerca qualitativa e delle interviste semi-strutturate agli operatori sociali di Ingrado, ho potuto analizzare i diversi approcci dei professionisti nonché il lavoro educativo svolto nello specifico contesto, andando anche a concentrarmi sugli aspetti caratteristici di ogni contesto come la riduzione del danno per la bassa soglia e il colloquio educativo per il consultorio per le sostanze.

Grazie a ciò si è potuto definire un quadro di ciò che è la tematica del seguente lavoro di tesi, andando anche a rispondere alle domande di ricerca da me formulate:

“Quali sono le caratteristiche del lavoro educativo e le competenze dell’operatore sociale all’interno della bassa soglia?” e “Quali sono le caratteristiche del lavoro educativo e le competenze dell’operatore sociale come figura di consulente nelle

dipendenze?”.

Teresa Esposito

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

Indice

1. Introduzione ... 5

2. Metodologia del lavoro di tesi ... 6

2.1 Gli obbiettivi ... 6

2.2 Metodologia e strumenti ... 6

3. Descrizione del servizio ... 7

3.1 Servizio ticinese di cura dell’alcolismo e altre dipendenze Ingrado ... 7

3.2 Centro di accoglienza diurno (CAD) ... 8

3.3 Servizio di Prossimità ... 9

3.4 Consultorio per le sostanze ...10

4. Revisione della letteratura ... 12

4.1 Sintesi della storia delle Politiche Svizzere in materia di droghe ...12

4.1.1 Politica dei quattro pilastri ...13

4.2 Riduzione del danno ...14

4.3 La bassa soglia ...15

4.4 Tossicodipendenza ...16

4.5 I concetti fondamentali del colloquio educativo ...18

4.5.1 Le finalità educative nel colloquio educativo ...18

4.5.2 Il colloquio educativo ...18

4.5.3 Tipologie di colloquio ...20

4.6 Essere operatore sociale ...22

5. Risultati ed analisi ... 23

5.1 L’operatore sociale ...23

5.1.1 La flessibilità della figura educativa...23

5.1.2 Competenze professionali dell’operatore sociale ...27

5.2 Differenze e similitudini nel lavoro educativo in una presa a carico all’interno di un centro per le dipendenze ...31

6. Conclusioni ... 34

7. Bibliografia ... 37

8. Allegati ... 40

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

1. Introduzione

L’interesse della mia tematica di tesi è nato soprattutto da un’esperienza personale ma anche rispetto a quella che doveva essere la pratica professionale che avrei dovuto svolgere con le dipendenze. Di conseguenza, essendo il contesto di Ingrado molto ricco ho deciso di focalizzarmi su quest’ultimo per proporre un’analisi più approfondita riguardo la tematica del lavoro sociale e della figura dell’operatore sociale all’interno di un contesto ampio, vario e con un’utenza che ha bisogni e richieste differenti.

Ciò che ha attirato la mia curiosità è proprio la molteplicità di figure presenti all’interno del contesto e che tutte possano lavorare coordinatamente con un’utenza, quindi la pluralità di presa a carico che può avere un utente all’interno di uno stesso conteso. Rispetto a ciò poi, portandolo a quella che è la formazione da operatore sociale, mi è particolarmente interessato approfondire la presa a carico all’interno del contesto andando a mettere il focus sugli operatori implicati. Mi sono interrogata più volte sulla complessità di svolgere questo ruolo all’interno di Ingrado lavorando con una casistica così variegata e complessa come quella delle persone con una problematica di dipendenza da sostanze.

Il lavoro sociale in generale può essere definito nel seguente modo: “un sapere connesso ad un agire specializzato ad ampio spettro. Non si tratta di una professione specifica, bensì di una classe professionale, il comune denominatore di più professioni distinte.” (Servizio sociale postmoderno.pdf, s.d., pag. 15).

Nello specifico dunque, il lavoro educativo può assumere diverse forme, a dipendenza di come ogni operatore lo intende e lo mette in atto all’interno del proprio contesto, tenendo conto che quest’ultimo è influenzato anche dal mandato sociale ed istituzionale. Dunque, l’essere operatore sociale va di pari passo con il lavoro educativo che viene proposto nella realtà, poiché anche quest’ultimo viene influenzato da quelle che sono le caratteristiche di ogni persona e dalle lenti che portiamo per guardare una determinata problematica e quindi osservando e riflettendo anche sulle varie strategie da mettere in atto per risolverla, o in questo caso per lavorare su un processo di crescita personale.

La prima parte del seguente lavoro di tesi sarà destinata a introdurre la metodologia e gli obiettivi utilizzati per il mio lavoro di ricerca. Di seguito, vi sarà una breve descrizione di quello che è il contesto di riferimento, Ingrado, da cui ho potuto trarre tutte le informazioni necessarie allo svolgimento del seguente lavoro. Successivamente, vi sarà una parte dedicata alla revisione della letteratura, dove vi sarà un quadro teorico di riferimento in merito alle dipendenze e a ciò che ci gravità intorno tenendo il focus anche sul contesto di Ingrado dove vi è principalmente una riduzione del danno che va di pari passo con la bassa soglia. Sempre nello stesso capitolo vi sarà un approfondimento anche in merito alla metodologia e alle finalità del colloquio utilizzato come strumento di lavoro all’interno del contesto del consultorio, per poi andare a concludere con un breve inciso su cosa voglia dire essere degli operatori sociali ad oggi. All’interno del capitolo dell’analisi dei dati invece verranno tematizzati i dati emersi, facendo interagire teoria e pratica grazie al contributo degli operatori intervistati. L’ultimo capitolo riguardo alle conclusioni mira a delle riflessioni riguardo la tematica e al presente lavoro di tesi.

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

2. Metodologia del lavoro di tesi 2.1 Gli obbiettivi

Le mie domande di tesi nascono da una curiosità personale e professionale riguardo soprattutto alla tematica della tossicodipendenza. In questo senso è di mio interesse approfondire la figura educativa all’interno di questo contesto così vasto eppure apparentemente molto differente nel lavoro educativo svolto all’interno di uno stesso servizio.

A questo proposito la riflessione nasce in merito all’essere operatore sociale in un servizio di riferimento per le persone con problematiche di dipendenze, andando a comprendere e ad analizzare le caratteristiche principali di questa figura, con le proprie finalità e competenze, in merito anche al lavoro educativo messo in atto.

Dunque, per poter rispondere alle mie domande di tesi: “Quali sono le caratteristiche del lavoro educativo e le competenze dell’operatore sociale all’interno della bassa soglia?” e “Quali sono le caratteristiche del lavoro educativo e le competenze dell’operatore sociale come figura di consulente nelle dipendenze?”, mi sono posta tre principali obbiettivi che mi permettono di mantenere una linea continuativa all’interno del mio lavoro di tesi:

- Comprendere com’è strutturato il lavoro educativo all’interno del contesto da parte degli operatori

- Comprendere quali siano le principali competenze e finalità educative che l’operatore sociale mette in atto e persegue all’interno del contesto lavorativo;

- Analizzare, comprendere ed evidenziare le principali differenze tra il lavoro educativo e le competenze educative, all’interno dei due contesti di lavoro con la dipendenza.

2.2 Metodologia e strumenti

La metodologia da me scelta per poter rispondere alle mie domande di tesi è stata quella di impostare una tesi empirica di tipo qualitativo, attraverso il supporto di interviste semi- strutturate che mi permettessero appunto di dare una risposta a questi interrogativi. (Carey, 2013). Attraverso l’utilizzo di queste interviste semi-strutturate ho potuto approfondire la tematica da me scelta attraverso uno sguardo implicato direttamente all’interno del contesto e che fosse protagonista anche di quelle che sono le mie domande di tesi.

Per quanto concerne appunto le interviste, il campione selezionato per quest’ultimo sono tre operatori sociali attivi professionalmente all’interno della bassa soglia, quindi due all’interno del Centro di Accoglienza Diurno e uno nel settore della Prossimità; e altri 3 operatori sociali attivi invece all’interno del Consultorio per le Sostanze. Per fare ciò ho deciso dunque di mantenere l’anonimato denominando gli operatori per trascrizione di intervista (OP1, OP2,

…). I criteri scelti per le interviste dunque sono stati basati sul luogo di lavoro (bassa soglia e consultorio) e per l’esperienza lavorativa prolungata.

Grazie alla loro disponibilità ed attività professionale all’interno del servizio ho potuto avere e raccogliere dei dati che corrispondono alla realtà che mi hanno permesso di svolgere anche un’ulteriore riflessione verso la teoria.

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

Prima di svolgere le interviste ho comunicato alla mia docente di riferimento le interviste, favorendo dopodiché una richiesta formale dapprima al direttore di Ingrado tramite un documento di consenso informato, e successivamente ai colleghi di Ingrado tramite un consenso all’interno delle interviste e una disponibilità a partecipare. Dopodiché, tramite loro richiesta, le interviste sono state inoltrate per e-mail agli operatori del Consultorio per le sostanze. Nonostante ciò, tutte le interviste si sono svolte in presenza all’interno del centro di Viganello di Ingrado; quest’ultimo è stato definito con gli operatori telefonicamente.

Le prime domande delle interviste sono perlopiù identificative del campione di operatori da intervistare, dunque definite dal principio della trascrizione. Queste domande vogliono dunque fornire una panoramica più dettagliata della propria formazione professionale e da quanto tempo sono attivi all’interno del contesto Ingrado. Le risposte a questi interrogativi vengono sostituite all’interno del lavoro di tesi tramite (…), per favorire l’obbiettivo di mantenere l’anonimato tra gli intervistati. Le altre domande invece vogliono aiutare a rispondere alle mie domande di tesi mantenendo anche un occhio verso gli obbiettivi prefissati per questa ricerca.

3. Descrizione del servizio

3.1 Servizio ticinese di cura dell’alcolismo e altre dipendenze Ingrado

Il servizio per le dipendenze chiamato Ingrado, riconosciuto dal Dipartimento della Sanità e della Socialità (DSS) e dall’Ufficio federale delle assicurazioni sociali, è un centro di competenza specializzato nella presa a carico di problematiche legate alle diverse tipologie di dipendenze. (Infofamiglie (DSS) - Cantone Ticino, s.d.) In particolare, si occupa di dipendenze legate al consumo di alcol, medicamenti e sostanze, nonché di nuove dipendenze legate per esempio ad internet e ai videogames. (Ingrado - Servizi per le dipendenze, s.d.)

Il servizio Ingrado, nonostante sia situato nel Luganese, espande la sua operatività riguardo alla problematica legata all’alcol in tutto il territorio ticinese.

A livello generale, la struttura mette in atto ed offre dei programmi assistenziali volti a ridurre i rischi sociali e sanitari. Tutto ciò viene proposto attraverso misure di prossimità, di bassa soglia e di riduzione del danno cercando di contenere la marginalizzazione e l’esclusione.

(Infofamiglie (DSS) - Cantone Ticino, s.d.). In particolare, Ingrado, offre degli interventi individualizzati volti al sostegno e al riconoscimento dei bisogni della persona. Inoltre, se richiesto, può offrire un sostegno oppure una consulenza ai familiari o alle persone vicine all’utente. Questi interventi vengono sostenuti e messi in atto in un’ottica multidisciplinare, mantenendo un approccio professionale, di rispetto e di privacy (Ingrado - Servizi per le dipendenze, s.d.).

Per poter mettere in atto questi interventi, Ingrado fa riferimento alla propria carta dei valori.

All’interno di quest’ultima viene esplicitata la loro missione che fa riferimento ad un approccio integrato e intermultidisciplinare, offrendo alle persone prestazioni di tipo ambulatoriale, residenziale oppure semi-stazionarie, tenendo conto della sfera bio-psico-sociale di ogni individuo. Per fare ciò, esso utilizza un approccio di integrazione, tenendo come focus la riabilitazione e un reinserimento sociale e lavorativo. Oltre all’approccio integrato e intermultidisciplinare, il servizio tiene conto inoltre della professionalità della propria equipe,

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

avvalendosi di personale specializzato e formato adeguatamente al contesto, mantenendo una collaborazione attiva con tutta l’équipe e la rete. (carta-dei-valori.pdf, s.d.). In questi termini dunque, Ingrado si avvale di un’équipe multiprofessionale, che spesso rappresenta proprio un punto focale del lavoro nei Servizi per le dipendenze. Quest’équipe solitamente tiene conto di strumenti e capacità specifiche al contesto in cui si lavora e alle problematiche legate. Infatti, essendo confrontati con quest’ultime, è importante che, come équipe, abbia la capacità di scomporre le situazioni problematiche per poter riuscire ad attivare un processo di individuazione di soluzioni (Grosso & Rascazzo, 2014).

Altro punto centrale e fondamentale del servizio è il rispetto dei diritti individuali dell’utente, tenendo conto della stigmatizzazione di quest’utenza e dunque accogliendo le persone senza pregiudizi. Inoltre, ogni individuo deve avere un progetto terapeutico in cui egli possa essere partecipe e attivo. Ingrado permette all’utenza di incrementare la propria autodeterminazione attraverso l’accompagnamento del personale, sostenendo l’utente a creare e sviluppare rapporti positivi all’interno del proprio contesto familiare e sociale. Ciò che si predispone inoltre la struttura è una facile accessibilità da parte di tutte le tipologie di utenza. In questo senso, ha come obiettivo quello di organizzare le diverse prestazioni mantenendo un approccio di accoglienza e flessibilità. Infine, oltre ad occuparsi dell’utenza all’interno della struttura, si prefigge di occuparsi di informare e formare riguardo alla tematica delle dipendenze anche la popolazione esterna (carta-dei-valori.pdf, s.d.).

Questi valori sopracitati vengono messi in atto dagli operatori all’interno della struttura nei vari servizi offerti all’utenza, tra cui i consultori di alcologia e di sostanze, il centro residenziale, il centro di accoglienza diurno (CAD), il servizio di prossimità e i laboratori (Ingrado - Servizi per le dipendenze, s.d.).

3.2 Centro di accoglienza diurno (CAD)

Il Centro di Accoglienza Diurno (CAD), è parte dei diversi servizi offerti dalla fondazione Ingrado. All’interno del CAD, vi sono innanzitutto accoglienza, in termini di ascolto e sostegno alle persone con problematiche legate alla dipendenza, riduzione del rischio e del danno, un ripristino riguardo alla qualità di vita di ognuno, informazioni ed aiuto riguardo ai servizi di assistenza, attività di occupazione del tempo nonché pasti, lavanderia e igiene personale.

Questa struttura è accessibile e dedicata principalmente a persone con problemi legati alle sostanze, che in quel momento vivono in una situazione di disagio sociale trovando difficoltà a soddisfare e a rispondere in modo efficace ai bisogni ritenuti primari. Ciò viene fatto attraverso degli interventi che mirano alla quotidianità delle persone, andando ad intaccare e ad incrementare la qualità di vita delle persone partendo da un benessere psicofisico. Inoltre, viene proposta anche una seria di attività di occupazione del tempo sviluppando così anche l’interazione sociale.

Il CAD, come servizio, viene proposto in alternativa alla strada, con l’obbiettivo di diminuire la marginalizzazione delle persone che fanno uso di sostanze. Gli interventi e gli obiettivi del Centro sono mirati ad un miglioramento rispetto alla qualità di vita e di benessere dell’utente, riducendo i rischi connessi all’uso delle sostanze, promuovendo inoltre un’integrazione con la rete di servizi (Ingrado - Centro Accoglienza Diurno, s.d.).

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

Come detto precedentemente il Centro Accoglienza Diurno, opera nell’ambito della riduzione del danno, che si occupa principalmente di sostenere le persone che in un determinato momento si trovano in una fase ci consumo acuto o dipendenza. Infatti, come nel caso del CAD, l’offerta della riduzione del danno comprende centri d’accoglienza di bassa soglia, dimore d’urgenza con sostegno abitativo, lavoro sociale di prossimità e progetti lavorativi.

L’intervento a bassa soglia permette di proporre e intervenire rapidamente, ciò per poter creare e mantenere un equilibrio per la salute fisica, mentale e la situazione sociale delle persone che fanno uso di sostanze, per promuovere l’uso consapevole e per ridurre il consumo delle sostanze (Riduzione del danno - infodrog.ch, s.d.).

3.3 Servizio di Prossimità

Il Servizio di prossimità, a differenza del Centro Diurno di Accoglienza, mette in atto il proprio intervento all’interno dei luoghi abituali e di vita delle persone che riscontrano una problematica legata al consumo o dipendenza da sostanze. In tutto ciò vengono fornite diverse informazioni, un sostegno e una consulenza socio-sanitaria istantanea.

L’intervento di questo servizio si basa principalmente verso una presenza territoriale, nei luoghi pubblici di aggregazione, nei luoghi di incontro ma anche a domicilio; oltre a ciò, si interviene anche attraverso le relazioni dirette con gli individui che si trovano in difficoltà, in situazioni di crisi o marginalizzazione, creando un percorso di sostegno e accompagnamento all’interno della propria quotidianità (Ingrado - Servizio Prossimità, s.d.). Questo perché l’intervento della bassa soglia non avviene solamente a livello di struttura fisica, ma anche come incontro nei luoghi di vita abituali delle persone (Meringolo & Zuffa, 2002). Nel concreto quest’intervento viene proposto attraverso delle attività di mediazione, di informazione, un intervento precoce, e, come detto poco fa, di sostegno e accompagnamento. Ciò che invece è in comune con il Centro Diurno di Accoglienza, è che entrambi i servizi lavorano all’interno della bassa soglia, promuovendo dunque attività riguardo alla prevenzione, alla riduzione di rischi e del danno ed infine una pronta promozione alla salute direttamente nei contesti di vita delle persone. La differenza principale tra i due servizi è nel Centro Diurno di Accoglienza, qui è l’utente che decide di andare all’interno del servizio ed è sempre all’interno dello stesso che si attua un approccio di prevenzione, ma è soprattutto nella prossimità dove in questo caso questo lavoro può essere fatto appunto nei luoghi di vita, ricordando che: “è infatti il territorio di appartenenza del soggetto il luogo in cui svolge l’intervento, in cui si attivano le risorse, in cui si individuano i percorsi di socializzazione e le ipotesi di prevenzione” (Meringolo & Zuffa, 2002, pag. 121).

Gli obiettivi del Servizio dunque sono rivolti ad una riduzione dei rischi e del danno che sono collegati a quello che è il consumo, abuso e/o dipendenza dalle sostanze. Ciò che viene fatto principalmente è quello di attivare (o riattivare) le risorse che risultano significative e utili alla persona per poter affrontare così la situazione di difficoltà in cui si trova. Come detto anche precedentemente, la bassa soglia dunque si incontra con la metodologia degli interventi legati alla riduzione del danno, è in questi interventi infatti che “lo stesso gesto dell’offrire un aiuto (siringa pulita, etc.…) è un modo per intervenire sui rischi per la salute, indubbiamente, ma ha -soprattutto- il valore psicologico di mandare un messaggio positivo di empowerment al soggetto, partendo dai suoi saperi, valorizzando le sue capacità di prendersi cura di sé ed

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

evitando, se possibile, che la sua posizione di escluso si cronicizzi.” (Meringolo & Zuffa, 2002, pag. 133).

Infine, questo servizio favorisce un’ulteriore attivazione rispetto alla presa a carico socio- sanitaria, mantenendo un ruolo attivo per favorire un accompagnamento e la frequentazione dei servizi (Ingrado - Servizio Prossimità, s.d.).

3.4 Consultorio per le sostanze

Il consultorio per le sostanze, anch’esso facente parte dei servizi offerti dalla fondazione Ingrado, è una struttura caratterizzata dall’intervento ambulatoriale, offrendo servizi multidisciplinari quali informazione, sostegno psicologico e sociale, a tutte quelle persone che sono coinvolte, in maniera diretta o indiretta, in una situazione legata ad una problematica di consumo o di dipendenza da sostanze. Ciò viene fatto attraverso degli interventi atti alla valutazione della situazione, alla prestazione di sostegno psicosociale e sociale, alla consulenza nonché all’accompagnamento e alla presa a carico strutturata. È possibile che, se richiesto, vengano organizzati dei collocamenti presso delle strutture specializzate di disintossicazione e recupero. Gli interventi proposti sono individualizzati e costruiti nel rispetto dei bisogni dell’individuo facendo capo alla multidisciplinarietà, mantenendo una stretta collaborazione con strutture socio-sanitarie presenti nel nostro territorio e con i diversi professionisti. Oltre alle prestazioni offerte individualmente, vengono proposte delle prestazioni ai familiari, datori di lavoro, partner o conoscenti della persona che è coinvolta.

Innanzitutto, i consulenti che fanno parte del servizio, accolgono la richiesta che avviene, valutano la situazione e successivamente definiscono le modalità necessarie per mettere in atto un intervento o un sostegno. In questo processo, l’utente è partecipe e coinvolto nel creare un programma con il consulente e che gli permetta la gestione e la risoluzione delle proprie problematiche legate al consumo di sostanze. (Ingrado - Consultori Sostanze, s.d.).

Concretamente, il consultorio propone diverse offerte tra cui un sostegno psicosociale e accompagnamento della persona con problematiche legate alla dipendenza, nonché dei suoi familiari o persone vicine, un sostegno psicosociale durante il trattamento con una terapia sostitutiva di metadone, collaborando attivamente con medici autorizzati oppure gestiti direttamente dal personale sanitario del Centro, un accompagnamento alle psicoterapie individuali o familiari, oppure riguardo al altre forme di sostegno terapeutico messe in atto all’interno del Centro, un accompagnamento e una programmazione durante il percorso di disassuefazione fisica ambulatoriale, oppure autonoma con il sostegno sanitario per poterlo impostare. Offre inoltre, il collocamento in comunità terapeutiche oppure in altri centri di terapia e accoglienza in stretta collaborazione con la sezione sanitaria del DSS, una mediazione e un sostegno all’interno di situazioni di disagio relazionale, sociale, familiare e professionale, un sostegno mirato al reinserimento di tipo sociale, scolastico e professionale.

Infine, all’occorrenza, può offrire un appoggio e una consulenza nella compilazione di questioni prettamente amministrative e burocratiche (Ingrado - Ambiti di intervento, s.d.).

Per poter accedere al servizio vi sono tre principali condizioni da soddisfare: la prima è il confronto, diretto o indiretto, con la problematica di uso e/o abuso o dipendenza da sostanze stupefacenti, la seconda riguarda l’essere domiciliati all’interno della regione del Sottoceneri, ed infine l’ultima condizione fondamentale è quella di possedere la maggiore età, facendo

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

eccezione solamente per il progetto MAPS (Mediazione-Adolescenti-Parenti-Sostanze).

All’interno del consultorio, non viene richiesta l’obbligatorietà dell’astinenza dal consumo di sostanze ma un comportamento che sia il più possibile rispettoso. L’acceso alla struttura avviene telefonicamente oppure tramite una presa di contatto, concordando successivamente un appuntamento. Il consulente è colui che ha la prima presa di contatto e colui che conosce e tiene conto del ventaglio di offerte e prestazioni proposte dal Centro o da esterni. Dopo il primo contatto, entro una settimana, si cerca di orientare l’individuo verso un programma di cura adatto a lui/lei (Ingrado - Accesso e ammissione, s.d.).

Una volta che si è preso contatto con il servizio, esso può offrire due tipologie di prestazioni:

una di consulenza, in cui viene accolta la persona e la sua richiesta, si valuta la situazione e viene fornita un’indicazione riguardo ad una possibile presa a carico; e una di presa in carico, dove l’utente deve, volontariamente, richiedere un aiuto strutturato al consultorio. In questo caso l’utente collabora nella creazione di un programma che è co-costruito da utente e servizio, basato su obiettivi prestabiliti permettendo all’individuo di confrontarsi e superare i disagi corrispondenti e legati alla propria dipendenza. Il consulente è dapprima responsabile di accogliere e di analizzare la domanda, dopodiché è sua premura comunicarlo al resto dell’equipe del Centro. Solamente in seguito, in collaborazione con l’utente, si procede in una fase di chiarificazione della domanda, il cui obiettivo è quello di comprendere meglio la richiesta, le peculiarità di essa, definendo gli obiettivi da perseguire e raggiungere in breve termine. In questo senso, il consulente è in grado, quando necessario, di attivare altre risorse professionali presenti all’interno del Centro, chiedendo loro una valutazione in base alle competenze specifiche di ognuno. Poggiandosi su queste basi, il consulente è in grado di accompagnare e costruire con l’utente un progetto di cura condiviso. Dopodiché, egli diviene un punto di riferimento stabile per l’individuo, cercando di aiutarlo nel percorso terapeutico, andando anche a differenziare i bisogni mettendoli in relazione alle sedi opportune, avendo così un ruolo di coordinatore della rete terapeutica che si è costruita attorno alla persona (Ingrado - Programmi e obiettivi, s.d.).

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

4. Revisione della letteratura

4.1 Sintesi della storia delle Politiche Svizzere in materia di droghe

In Svizzera, fino agli anni ’50, ciò che preoccupava in materia di salute pubblica è stato soprattutto il consumo e abuso di alcool, morfina e cocaina. Solamente negli anni ’60, con l’avvento delle rivolte “hippy”2, che propongono una nuova modalità di intendere la vita affiancata da una cultura delle droghe differente, intesa da quest’ultimi come una forma di

“liberazione”. È solamente dopo alcuni anni che la politica decide di mettere in atto delle soluzioni, partendo dalla revisione, nel 1975, della Legge federale sugli stupefacenti già in vigore dal 1951, dove viene immesso un modello dei tre pilastri, in cui oltre alla repressione viene aggiunta anche la prevenzione rivolta soprattutto alla fascia giovanile e la terapia focalizzata sull’astinenza (EvoluzioneDipendenze.pdf, s.d.). Ad oggi, questa legge sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope (LStup) è conforme alle convenzioni delle Nazioni Unite contro la droga, per questo motivo s’intende combattere l’abuso di droghe e controllare l’impiego di stupefacenti. Oltre alla revisione del 1975, in ultimo vi è stata anche la revisione del 2008, dove vi è stato aggiunto dalla Legge, il principio dei quattro pilastri (prevenzione, terapia, riduzione dei danni e dei rischi e repressione).

Lo scopo di questa legge sugli stupefacenti, è di prevenire il consumo illegale di sostanze psicotrope e stupefacenti, in modo da poter promuovere l’astinenza, regolamentare il fornimento di stupefacenti e sostanze psicotrope a fini medici e scientifici, proteggere le persone da effetti nocivi per la salute ma anche sotto l’aspetto sociale, provocati da turbe psichiche e comportamenti che sono prettamente legati alla dipendenza, salvaguardare l’ordine pubblico e la sicurezza dei pericoli che possono derivare dagli stupefacenti e dalle sostanze psicotrope, combattere e opporsi contro la criminalità in relazione agli stupefacenti e alle sostanze psicotrope (UFSP, s.d.).

Facendo un passo indietro nella storia, negli anni ’80, avviene un grosso allarmismo sanitario, dovuto soprattutto alla diffusione della SIDA3. Ciò porterà all’adozione di nuove politiche di riduzione del danno, discusse successivamente negli anni ’90. Le scelte avvenute in quegli anni, hanno tutt’oggi un riscontro nella politica dei quattro pilastri, sviluppata appunto dalla Confederazione e dai Cantoni, per poter rispondere ad eventuali ripercussioni dovute all’inefficace controllo della situazione (EvoluzioneDipendenze.pdf, s.d.).

Tornando al giorno d’oggi, all’interno della strategia globale Sanità 2020, il Consiglio federale ha preso una decisione in merito all’intensificazione della promozione riguardo alla salute e la prevenzione delle malattie. Per fare ciò, ha incaricato, nel 2014, l’Ufficio federale della sanità pubblica (UFSP), di costruire ed elaborare con i suoi partner, una Strategia nazionale dipendenze. Gli obiettivi che questa strategia si pone sono fondamentalmente quattro:

2Seguace del movimento che nasce negli USA, intorno all’anno 1960. È colui che rifiuta norme, istituzioni, costumi riguardanti la società del consumo, mettendosi in una posizione di protesta, messa in atto tramite forme non violente come la vita comunitaria, il predicare amore universale, l’uso di droghe leggere e un modo non convenzionale di vestirsi. (hippy in Vocabolario - Treccani, s.d.)

3 Malattia virale infettiva, scoperta nel 1983. Questa malattia viene anche chiamata “Virus dell’immunodeficienza umana HIV”. La sigla SIDA (AIDS in inglese), è formata dalle iniziali delle parole che danno una definizione alla malattia. S(sindrome)I(immuno)D(deficienza)A(acquisita).

(ST_137_dipartimento_opere_sociali_dipartimento_pubblica_educazione_informazioni_SIDA.pdf, s.d., pag. 1)

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

- Prevenire l’insorgenza delle dipendenze,

- Garantire all’individuo con dipendenza un aiuto e un trattamento adeguato e necessario,

- Ridurre i danni legati alla salute

- Ridurre il più possibile le conseguenze negative sulla società.

Oltre a questi obbiettivi, questa strategia è stata pensata fino all’anno 2024, e consente sia alla Confederazione e ai Cantoni sia agli altri attori implicati, di collaborare per combattere efficacemente l’insorgenza della problematica legata alle dipendenze. Dunque, la Strategia dipendenze, si pone come oppositrice di un fenomeno statico, ma piuttosto con una visione delle dipendenze come un fenomeno ampio, che comprende al suo interno tutti i comportamenti, sia vecchi che nuovi, e tutte le sostanze che possono incitare alla dipendenza, coinvolgendo la società riguardo a quegli ambiti che potrebbero influire sull’insorgenza di quest’ultima. Per poter mettere in atto ciò, questa Strategia, mette in primo piano le persone con il loro benessere e la loro salute, diventando così il centro delle preoccupazioni (Strategia Nazionale17-21.pdf, s.d.).

4.1.1 Politica dei quattro pilastri

Come detto precedentemente, nella revisione del 2008 della legge federale sugli stupefacenti e sulle sostanze psicotrope (LStup), sono stati stabiliti elementi chiave della politica svizzera riguardo alle droghe, in particolare con la Politica dei quattro pilastri che si suddivide in promozione della salute, prevenzione e riconoscimento precoce, terapia e consulenza, riduzione dei danni e dei rischi e regolamentazione ed esecuzione.

Il primo pilastro della promozione della salute, prevenzione e riconoscimento precoce, riguarda principalmente le misure di promozione della salute in generale, cercando di rafforzare le risorse individuali riguardo alla salute e di conseguenza prevenire i problemi legati alle dipendenze. Oltre a ciò, si occupa di tutte quelle misure di prevenzione sia comportamentale ma anche strutturale riguardanti l’atteggiamento e il comportamento dell’individuo rispetto alla sua salute o che si riferiscono alle dipendenze, ciò per cercare di arginare l’insorgere di un comportamento a rischio. Per quanto concerne la parte del riconoscimento precoce invece, si intendono tutti quei segni che destano sospetto, sia a livello di salute o sociale, oppure di una dipendenza, nel concreto significa fornire un aiuto che sia appropriato a queste situazioni. Il centro del riconoscimento e dell’intervento precoce è istituito dall’individuazione, dalla promozione e dal sostegno delle risorse degli attori coinvolti e dal loro entourage.

Il secondo pilastro invece riguarda la terapia e la consulenza; la terapia fa riferimento soprattutto a quelle persone che fanno uso di droghe e che intendono smettere o diminuire il proprio consumo, nonché ai loro familiari. Lo scopo di un trattamento o consulenza è proprio quello di sostenere ed accompagnare le persone nel loro percorso per riconquistare il controllo sulla loro dipendenza o addirittura per uscire da quest’ultima in modo duraturo e/o permanente.

Sia la terapia sia la consulenza, hanno l’obiettivo di migliorare la qualità di vita, nonché le condizioni psico-fisiche delle persone, favorendo la loro integrazione professionale e sociale.

Questo secondo pilastro include la terapia, la consulenza ma anche tutti i trattamenti medici e psicosociali le offerte in strutture ambulatoriali o residenziali, l’auto-aiuto come potrebbe

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essere il gruppo degli alcolisti anonimi, l’assistenza successiva alla terapia e l’aiuto derivante dai volontari. Le cure sostitutive e la disassuefazione dal tabagismo fanno parte di questo pilastro.

Il terzo pilastro fa riferimento alla riduzione dei danni e dei rischi, le misure in questo senso mirano a stabilizzare lo stato di salute delle persone con dipendenza, preservare la loro integrazione sociale e, favorire la loro reintegrazione sociale offrendo loro anche un aiuto che gli permetta di sopravvivere. L’obiettivo della riduzione dei danni è di permettere alle persone con dipendenza di avere una vita dignitosa e il più possibile indipendente e priva di disturbi, nonostante la loro dipendenza e il loro comportamento a rischio, potendoli aiutare in futuro in un percorso di terapia o della disassuefazione. Sotto l’aspetto della società, si tratta di contenere i rischi e i danni che possono derivare da un comportamento a rischio o dalle dipendenze stesse.

Il quarto ed ultimo pilastro riguarda la regolamentazione ed esecuzione, ove l’obbiettivo della regolamentazione del consumo di droghe, alcool, tabacco, gioco d’azzardo e medicamenti è la necessità di proteggere la salute. Riguardo ai comportamenti legali e alle sostanze, la regolamentazione fa riferimento agli interventi statali che limitano l’accesso alle sostanze psicoattive nonché la loro disponibilità e attrattività, come anche arginare i comportamenti che possono essere a rischio, ciò per esempio, mettendo in atto restrizioni riguardo a quelli che sono i comportamenti a rischio. Per quanto riguarda l’aspetto dell’esecuzione si intende nel concreto l’applicazione dell’attuale quadro legislativo. Riguardo alle sostanze illegali, l’esecuzione delle leggi attuali volge verso misure repressive che mirano ad abolire il commercio, ridurre l’offerta e restringere la domanda. Visto che il consumo di sostanze illegali è perseguibile e punibile a livello penale, è importante evitare gli effetti negativi della criminalizzazione sui consumatori (per esempio i casi di overdose). Ciò avviene specificatamente dove gli attori dell’aiuto, in caso di dipendenza, collaborino con la polizia.

(Strategia Nazionale17-21.pdf, s.d.).

4.2 Riduzione del danno

Il termine “riduzione del danno” fa riferimento a tutti quei programmi e politiche che mirano ad una riduzione di rischi sociali, sanitari ed economici, legati all’utilizzo di sostanze (Riduzione del danno, s.d.) e all’attuazione di comportamenti additivi nelle persone che non sono in grado oppure non vogliono troncare il rapporto con il loro consumo (Grosso &

Rascazzo, 2014). Questa espressione, come visto precedentemente, completa ciò che è la politica svizzera in materia di droghe come aggiunta, diventando così il quarto pilastro.

(Riduzione del danno - infodrog.ch, s.d.).

Si è cominciato a discutere di questo termine soprattutto nel Novecento, a seguito della scoperta della diffusione dell’HIV tra i consumatori di sostanze per via iniettiva. La riduzione del danno dunque, non mira ad una totale riduzione del consumo, ma vi è una consapevolezza che molti consumatori non vogliono oppure non sono in grado di abbandonare la problematica legata all’uso di droghe. L’approccio utilizzato mira ad un forte impegno della sanità pubblica rispettando inoltre, quelli che sono i diritti umani. In questo senso, ci si oppone alla stigmatizzazione di queste persone, accettandole per la loro autenticità e non per come la società e/o l’operatore vorrebbero che fossero (Grosso &

Rascazzo, 2014). Si tratta dunque del modello maggiormente flessibile e adattabile alle

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esigenze del singolo nell’affrontare ciò che è il fenomeno che incontra (Grosso & Rascazzo, 2014). La riduzione del danno quindi si rivolge a questi individui nella fase in cui il loro consumo è ancora attivo, dove l’atteggiamento di quest’ultimi riguardo appunto al proprio consumo non è quello di interromperlo ma di non escludere successivamente un potenziale cambiamento quantitativo, in relazione alla propria dipendenza, andando verso una riduzione oppure un’astensione (Grosso & Rascazzo, 2014). Gli obiettivi che si predispone sono diversi e proposti soprattutto all’interno di servizi a bassa soglia: offrire concretamente una risposta a tutti quei bisogni primari importanti per la salute fisica e mentale, favorire al singolo un accesso garantito alla rete dei servizi per utilizzare al meglio le risorse che il territorio offre, agganciare di nuovo le persone che tendono ad abbandonare i servizi, cercare di contenere i costi per il singolo e per tutta la collettività ed infine promuovere, per quanto possibile, l’auto-aiuto4 favorendo una collaborazione da parte della cittadinanza (Grosso &

Rascazzo, 2014).

4.3 La bassa soglia

Il termine soglia, all’interno del mondo delle dipendenze, viene inteso come una somma dei prerequisiti (possono essere anagrafici, diagnostici, …) che deve avere una persona per poter realmente accedere ad un servizio, prestazione e/o trattamento. Il fatto che l’altezza della soglia, intesa come comportamenti, adesione al trattamento, atteggiamenti, etc., sia definita bassa, è stabilita così per poter permettere agli individui di poter persistere nel trattamento, poiché più quest’ultimo e quanto richiesto a loro risulterà impegnativo, sarà maggiore il rischio di fallimento o d’abbandono (Grosso & Rascazzo, 2014). In questo senso dunque, questa soglia definita dai servizi sociali, è una prima interfaccia per farsi conoscere al mondo esterno e per definirsi un servizio aperto e accessibile a chiunque non richiedendo competenze minime. Un ulteriore elemento che permette di riconoscere questa gamma di servizi è nel distinguere le tipologie di persone che possono accedere a quest’ultimo, cioè da quanto è indispensabile specificare una domanda per poter accogliere poi una risposta.

Infatti, l’accessibilità di cui prima si parlava, è da intendere rispetto alla tipologia di risposta fornita alla domanda presentata. Accogliere questa domanda è il primo passo da mettere in atto in questi servizi. Ciò che è importante tener conto di questa domanda, è che nel momento della presa a carico, viene esposta dalla persona che si avvicina al servizio, dirigendo quest’ultima verso un aspetto specifico che potrà successivamente risultare marginale rispetto alla problematica complessiva della persona. Questo d’altra parte permette di instaurare un primo rapporto con l’operatore sociale, andando successivamente verso una visione comune della problematica sviluppando contemporaneamente la relazione che si è creata (Curto, 2011).

Alla base della bassa soglia vi è soprattutto l’approccio di riduzione del danno, con la finalità di mantenere una vicinanza con i soggetti tossicomani allo scopo di promuovere quella che è la loro qualità di vita nonché la promozione di interventi a tutela di quest’ultima. Per mirare a

4Un gruppo di auto-aiuto è un gruppo di persone che condividono una stessa situazione, che sia legata alla salute (malattia cronica, malattia rara, ecc.) o a una tematica sociale (genitorialità, dipendenze, lutto, orientamento sessuale, ecc.) e che si riunisceliberamente con frequenza regolare. Questi gruppi si fondano su una certezza comune: la parola è liberatrice e permette, a partire da un lavoro di costruzione elaborato in gruppo, d’essere artefice del proprio futuro.”(Auto-aiuto in Svizzera romanda e Ticino.pdf, s.d., pag. 2)

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questa finalità, è fondamentale mantenere un contatto con la persona basandosi su poche regole e vincoli, aggiungendo inoltre pochi obiettivi concordati con l’utente. Ciò che sta alla base di ciò, è il pensiero che ci possa essere un’evoluzione e un cambiamento da parte della persona con questa problematica, passando così da “oggetto” di cure a “soggetto” in grado di essere protagonista delle sue scelte nonché dei propri comportamenti (Grosso &

Rascazzo, 2014). Oltre ad avere una presa a carico così mirata verso l’individuo, questi servizi sono destinati e aperti a tutta la comunità, offrendo aiuto anche a familiari o ancora più in largo alla rete sociale della persona in questione, ciò può essere fatto anche in presenza della persona che ha bisogno. Infatti, la norma di vita della bassa soglia, non rispecchia il creare servizi speciali per persone bisognose, ma di avere servizi il più accessibili possibile per questi individui, andandosi poi a ripercuotere sulla fruibilità dal resto della comunità, con un miglioramento per quest’ultima. Quest’ultimo aspetto dev’essere visto come un obiettivo che la bassa soglia si prefigge, aggiungendo a questo un'attivazione della rete circostante presente sul territorio. Ciò permette di mantenere un contatto con la popolazione presente e soprattutto con quella parte che si trova in una condizione di marginalità, tendendo a creare all’interno della società, delle zone grigie ed isolate che spesso sono visibili solo in una visione di sicurezza o in episodi gravi e drammatici. In particolare, l’obiettivo principale dei servizi a bassa soglia è il sostegno e il mantenimento dei diritti fondamentali della persona promuovendo l’accesso alle opportunità sociali, accompagnando inoltre l’individuo nel percorso abilitativo personale (Curto, 2011).

4.4 Tossicodipendenza

La dipendenza in generale è descritta e definita come una voglia incontrollabile di provare una specifica condizione psicofisica, indotto appunto dal consumo di una sostanza o da un comportamento. Questa voglia sfrenata di provare quella condizione prevale sulla ragione, sul benessere psichico e fisico, i legami affettivi e sociali e le opportunità che l’individuo può avere. È importante tenere conto che in questo concetto la dipendenza non si sviluppa da un giorno all’altro ma è un percorso progressivo, dove successivamente ci possono essere differenti segni che possono indicare la presenza di una dipendenza, quali l’impossibilità di non mettere in atto l’uso della sostanza, la perdita del controllo sul consumo di quest’ultima con un conseguenze aumento di quantità che provoca poi un uso continuato nonostante vi siano delle conseguenze critiche. In aggiunta anche sintomi di astinenza nel caso in cui si interrompa il rapporto con la sostanza, una perdita progressiva e sempre più consistenze degli interessi (Comportamenti e i problemi di dipendenza - SafeZone.ch, s.d.).

La dipendenza da sostanze, viene definita nel DSM5 come “un insieme di sintomi cognitivi, comportamentali e fisiologici che indicano che l’individuo continua ad usare la sostanza nonostante i problemi significativi legati alla sostanza”(American Psychiatric Association, 2013, pag. 483). Dunque, una caratteristica fondamentale di questo disturbo è sicuramente un cambiamento dei circuiti cerebrali che molto spesso è permanente e producono degli effetti comportamentali messi in atto nelle varie ricadute o nel desiderio forte della sostanza.

Per diagnosticare questa dipendenza vi sono diversi criteri tra cui, il controllo compromesso, la compromissione sociale, l’uso rischioso ed infine i criteri farmacologici.

Il primo criterio, del controllo compromesso, riguarda l’assunzione della sostanza per periodi e quantitativi sempre più elevati, d’altro canto può esprimere una volontà di ridurre o regolare l’utilizzo della sostanza riferendo diversi tentativi rispetto a ciò. La persona in questione

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inoltre dispende molto tempo nella ricerca della sostanza, nel suo utilizzo e nel riprendersi dagli effetti che quest’ultima da. Un fenomeno che si presenta in questo criterio è il craving, inteso come un desiderio irresistibile per la sostanza, esso può comparire in qualunque momento.

Il secondo criterio riguardo alla compromissione sociale riguarda soprattutto il fallimento negli ambiti lavorativi, scolastici o a casa, a causa dell’uso frequente della sostanza. Nonostante ciò, la persona continua a farne uso progredendo con i problemi sociali e personali causati principalmente dagli effetti della sostanza stessa. Un ultimo aspetto fondamentale di questo criterio è che le attività scoiali così come quelle lavorative o ricreative molto spesso vengono abbandonate oppure ridotte a causa dell’utilizzo della sostanza.

Il terzo criterio è in riferimento all’uso rischioso, ciò soprattutto attribuito all’uso della sostanza in situazioni in cui è fisicamente pericoloso per sé stesso e per gli altri. Inoltre, la persona continua ad usare la sostanza nonostante sia consapevole della ripercussione fisica e psicologica persistente, causata appunto dalla sostanza.

Il quarto ed ultimo criterio riguarda i criteri farmacologici intesi principalmente in due tematiche, quali la tolleranza, fenomeno per la quale la persona ha bisogno sempre più di maggiori dosi della sostanza per poter ottenere l’effetto che gli dava la dose abituale, e l’astinenza, momento in cui le concentrazioni della sostanza nei tessuti o nel sangue diminuiscono solamente negli individui che hanno persistito con un uso pesante e frequente della sostanza sperimentando successivamente l’astinenza con i sintomi che ne comporta.

Molte persone tendono poi a consumare ulteriormente per attenuare i sintomi di quest’ultima (American Psychiatric Association, 2013).

Andando invece verso la specificità del termine, la tossicodipendenza viene utilizzata maggiormente nell’ambito del consumo e dell’abuso di sostanze psicotrope e stupefacenti ed è un tratto distintivo del problema da affrontare. A questo proposito vi sono diverse accezioni e definizioni del termine, a dipendenza della visuale in cui lo si vuole intendere.

L’Organizzazione Mondiale della Sanità (OMS), ha definito la tossicodipendenza come una

“malattia cronico recidivante”, determinata da un uso di sostanze psicoattive che procurano alla persona una dipendenza fisica e psichica. Questa definizione si basa principalmente su studi, ricerche ed infine valutazioni delle esperienze nonché degli esisti, chiarendo che la tossicodipendenza non riguarda unicamente la sfera comportamentale, ma quella della patologia che va affrontata e curata.

Per quanto riguarda invece per la maggioranza dell’opinione pubblica, la tossicodipendenza viene considerata come un mero vizio al quale non si vuole rinunciare. Questo approccio risulta moralistico e giudicante mantenendo un atteggiamento punitivo verso questa fascia di persone. In altri ambiti invece, come il volontariato ad esempio, la tossicodipendenza è vista come una conseguenza di un comportamento e un atteggiamento scorretto, di carenza di educazione e valori sani. In questo caso, si pensa che l’interruzione del rapporto con la sostanza dipenda unicamente dalla volontà della persona, dalla voglia di cambiamento di quest’ultima e da un ottenimento o ri-ottenimento dell’educazione e valori persi.

Nell’ambito dei professionisti psicosociali invece, la tossicodipendenza viene descritta come un sintomo di una patologia o disturbo piuttosto grave, principalmente di tipo socio-affettivo e psichico, che indica nella persona il ricorso alla sostanza come medicazione personale, come sollievo e soluzione della sofferenza che altrimenti risulterebbe insopportabile. Per quest’ultimi la tossicodipendenza non può essere risolta se non si identificano e eliminano le cause principali che hanno portato la persona a ricorrere all’uso di sostanze.

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Qualunque sia la visione di una persona con problemi legati alla dipendenza da sostanze, bisogna tenere conto che le cause di quest’ultima sono soggettive e strettamente legate alla persona stessa, dunque non sono generalizzabili. Per questo motivo il trattamento di questa problematica risulta così difficoltosa, poiché bisogna andare alla radice del problema e della causa per cui si è entrati in questa problematica (Giannotti, 2003)

4.5 I concetti fondamentali del colloquio educativo

Il seguente capitolo ha lo scopo di fornire un quadro teorico riguardo al colloquio educativo in riferimento ai colloqui che si svolgono nel contesto del consultorio per le sostanze ad Ingrado. Questa panoramica verrà fatta dapprima attraverso le finalità che ogni operatore sociale dovrebbe possedere nella sua professione andando poi a toccare l’argomento generale del colloquio educativo illustrando inoltre le varie tipologie di colloquio messe in atto dall’operatore sociale.

4.5.1 Le finalità educative nel colloquio educativo

All’interno dei colloqui educativi, gli operatori sociali devono perseguire delle finalità educative che riguardano sia il proprio ruolo professionale sia la metodologia del colloquio stesso. All’interno del colloquio, l’atteggiamento dell’operatore sociale è flessibile ma di continua riflessione, promuovendo la partecipazione, l’ascolto attivo e gestendo i processi comunicativi e relazionali che ne derivano.

Una degli aspetti fondamentali da perseguire e da tener conto durante il colloquio, è la dimensione pedagogica, maturando le proprie competenze professionali per gestire il colloquio educativo, mantenendo e costruendo una visione progettuale di quest’ultimo, creando e gestendo gli obiettivi generali e specifici del progetto in questione. Questa visione progettuale deve mirare ad un cambiamento in modo positivo della persona prefiggendosi appunto degli obiettivi raggiungibili e possibili. La seconda dimensione è riferita alla metodologia del colloquio, quindi tutto ciò che riguarda e comprende le finalità, la struttura stessa del colloquio ed infine le strategie per condurre l’incontro. Ed infine, la terza ed ultima dimensione riguarda gli aspetti relazionali messi in atto durante questo momento. È compito dell’operatore far emergere e governare gli aspetti relazionali e comunicativi del colloquio;

per fare ciò deve mantenere un atteggiamento auto-riflessivo e auto-osservativo in modo da poter modificare gli aspetti relazionali e delle caratteristiche personali. In questo senso è importante che l’operatore durante il colloquio riesca a far emergere i racconti e le visioni personali di ogni interlocutore, valorizzando le risorse personali attraverso la capacità di riconoscerle e saperle utilizzare in maniera costruttiva per affrontare le realtà che si presentano (Maida et al., 2006).

4.5.2 Il colloquio educativo

Il colloquio è inteso, nella maggior parte dei casi, un dialogo finalizzato, all’interno di uno spazio formale, in cui avviene una relazione, limitato sia nel tempo sia nello spazio dove la caratteristica principale in questo caso è la significatività. Quest’ultimo diventa professionale

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

dal momento in cui almeno uno dei due individui in relazione è un impiegato. La finalità del colloquio perlappunto è quella di produrre un cambiamento nelle persone coinvolte all’interno di esso; andando ad aprire un dialogo reciproco di comprensione mirando al cambiamento.

Nonostante il colloquio avvenga fisicamente tra due (o più) persone, vi è un altro fattore fondamentale che entra in gioco, quello del contesto istituzionale, ovvero il servizio a cui la persona/utente si rivolge, diventando così un ulteriore attore di questo colloquio. All’interno di questi colloqui, vi è una linea guida da seguire per scandire il momento in cui avverrà l’incontro attraverso delle fasi prestabilite e organizzate dall’operatore. È necessario però che, prima di pensare ai contenuti di queste fasi, si rifletta all’obiettivo concernente il colloquio, perseguendolo nella durata di quest’ultimo. Inoltre, è importante tenere conto che durante questi momenti non si sta intervenendo solo sulla persona in questione, ma anche sul suo contesto relazionale (amici, famiglia, parenti, …), di conseguenza è fondamentale che l’operatore sia professionale ed empatico, governando al meglio la situazione e i processi comunicativi che ne conseguono perseguendo l’obiettivo prestabilito. Tenendo in considerazione questi aspetti fondamentali di un colloquio educativo, i contenuti importanti da far comparire durante questi momenti riguardano soprattutto l’emergere di argomenti che rispecchiano la realtà e i vissuti, andando a creare delle strategie funzionali tra attori coinvolti per raggiungere obiettivi emancipativi. Il filo logico che accompagna l’operatore in questi colloqui, è di seguire gli obiettivi della presa a carico educativa attraverso le proprie competenze acquisite.

Avendo in chiaro i contenuti che si vogliono esporre durante l’incontro con gli attori coinvolti si procede andando ad organizzare le fasi principali del colloquio: la preparazione dell’incontro, l’accoglienza, la focalizzazione, l’approfondimento e la conclusione. La preparazione dell’incontro consiste, come dice già la terminologia, alla preparazione di tutto ciò che avviene prima del colloquio, quindi è il momento in cui si riflette circa l’obbiettivo da perseguire e le modalità di convocazione e conduzione del colloquio. In questo momento inoltre avvengono gli scambi di informazioni tra i professionisti e si prepara il setting in maniera funzionale (luogo adeguato, pochi rumori, disposizione degli arredi, …). Per quanto riguarda invece il momento dell’accoglienza, è il primo contatto tra i professionisti e le persone coinvolte, quindi l’obbiettivo principale di questa fase è quello di mettere e costruire delle basi per una relazione e un rapporto di fiducia. È soprattutto all’interno di questa fase che è importante cogliere i segnali reciproci, tenendo in considerazione particolarmente gli aspetti non verbali della comunicazione. È inoltre in questo momento che l’operatore sociale presenta sé stesso, il suo ruolo, la durata del colloquio e fondamentale l’obiettivo prefissato.

Durante il momento di focalizzazione invece si approfondisce maggiormente il bisogno che sta dietro alla convocazione del colloquio, andando anche ad esplorare le aspettative sottointese alla richiesta. In questo momento è importante anche far emergere la rete che ruota attorno alla persona e che sono coinvolte nella situazione. Nell’approfondimento invece l’obiettivo principale è quello di far emergere da tutti i partecipanti la propria visione della situazione problema, sia nel passato, presente e futuro. Infine, nella conclusione si espone una sintesi di ciò che è stato discusso e delle scelte condivise proponendo e discutendo la modalità di prosecuzione del rapporto tra interlocutore ed operatore e/o servizio (Maida et al., 2006).

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

4.5.3 Tipologie di colloquio

L’intenzione di questo sotto capitolo, è quella di voler fare una panoramica generale nonché una differenziazione delle varie tipologie di colloquio presenti.

Colloquio di consulenza

Il colloquio di consulenza solitamente è il primo punto d’incontro che viene svolto all’interno di un contesto con una determinata rete di persone, per questo motivo, è importante che avvenga una conoscenza reciproca in cui creare una relazione. Come accennato nella spiegazione del colloquio educativo, quindi è un dialogo formale, in cui il professionista, in questo caso l’educatore, dona la possibilità alla rete coinvolta (persona, familiari, …) di far emergere le rappresentazioni soggettive della situazione problema, per poi successivamente riflettere sulle possibili strategie per affrontare e superare questa condizione problematica.

Il ruolo dell’educatore in questo caso è quello di confrontare le aspettative circa il ruolo dell’educatore stesso e del servizio, nonché valutare la pertinenza e la congruenza di quest’ultime con le offerte e le peculiarità del contesto educativo. Posteriormente ad aver chiarito queste aspettative, è compito dell’operatore fornire le informazioni necessarie alla descrizione e alle offerte del servizio o, se necessario, indicare altri servizi maggiormente adatti alle richieste degli interlocutori. Come detto precedentemente, è importante anche che avvenga uno scambio reciproco di informazioni, ma soprattutto che l’operatore possa comprendere il significato che dà la rete ad un determinato evento e/o situazione problematica, così da poter utilizzare queste informazioni come punto di avvio nella ricerca di nuove strategie funzionali al superamento della situazione (Maida et al., 2006).

Colloquio di progettazione

Il colloquio di progettazione consente alle persone coinvolte, dette quindi significative, di partecipare e successivamente di identificarsi nella costruzione e realizzazione del processo progettuale, mantenendo un ruolo attivo e motivante. Questo colloquio permette di sostenere un’elaborazione di ciò che emerge durante il colloquio riguardo al progetto educativo, nonché di ricostruire quella che è un’anamnesi evolutiva che permette di cogliere elementi significativi, utili per l'appunto all’elaborazione. Oltre a ciò, è necessario fissare e definire ipotesi, obbiettivi specifici5 e interventi che siano il più possibile condivisi dagli attori coinvolti, con il fine di raggiungere poi l’obbiettivo generale che ci si prefissa. In aggiunta alla creazione degli obbiettivi, è importante indagare circa i percorsi e le strategie funzionali per raggiungere quest’ultimi, creando, se necessario, alternative possibili.

In questo caso, il ruolo dell’operatore è molto complesso nonostante rimanga maggiormente flessibile ed intercambiabile a dipendenza della direzione del colloquio stesso (guida, mediazione, coordinatore, …) ed è responsabile di attivare e gestire la relazione che avviene tra gli attori presenti.(Maida et al., 2006)

5Gli obbiettivi specifici sono la declinazione degli obbiettivi generali, e stabiliscono azioni semplici, osservabili e monitorabili. Sono obbiettivi da raggiungere in un tempo medio-breve. Questi obbiettivi vengono formulati sotto forma di attività da svolgere per poter raggiungere l’obbiettivo generale.(Traverso, 2016)

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Lavoro di tesi – Teresa Esposito

Colloquio di sostegno al progetto

Una volta definito e avviato il progetto, è necessario che avvengano costantemente dei monitoraggi con lo scopo di valutare effetti (negativi e positivi), analizzare gli aspetti meno funzionali e quindi più critici per poter apportare delle trasformazioni. Inoltre, in questo colloquio è importante osservare e cogliere in quale misura le aspettative iniziali degli attori coinvolti siano state soddisfatte. Dunque, è in questo momento che l’operatore sociale svolge con la persona e/o con gli attori coinvolti dei colloqui di sostegno, ciò per seguire e sostenere tutti nel processo di raggiungimento degli obbiettivi che erano stati precedentemente concordati. La finalità di questi colloqui dunque, è riconducibile ad un monitoraggio da parte dell’operatore circa l’andamento del progetto educativo rinforzando la motivazione degli attori coinvolti attivando inoltre dei processi di sostegno bidirezionali.

In questo caso invece, il ruolo dell’operatore sociale è volto ad una maggiore apertura verso la riflessione critica riguardo all’andamento del percorso progettuale e in relazione alle modifiche e scelte eseguite nella fase precedente di progettazione, tenendo conto anche delle modalità messe in atto per il raggiungimento degli obbiettivi. Un’altra funzione del professionista in questo colloquio è quello di riuscire a far emergere le aspettative di ognuno che si sono costruiti fino ad ora, andando poi a modificare, se necessario, quelle disfunzionali rispetto ai cambiamenti che ci si aspetta. Oltre a queste funzioni, è necessario che questo colloquio possa far emergere lo stato attuale del percorso per costruire con gli attori coinvolti un senso al progetto mettendo in risalto le competenze assimilate ed evidenziando i successi e fallimenti in una visione evolutiva. In questo senso è rilevante inoltre analizzare e in un secondo tempo valutare le strategie sia operative sia relazionali dalle persone coinvolte per poter permettere ad ogni singolo di cercare delle modalità funzionali per una visione evolutiva e positiva della situazione. Rispetto a tutte queste funzioni, l’operatore in questi tipi di colloquio deve assumersi la responsabilità di garante nel rispettare le regole precedentemente concordate nella fase di progettazione. Quest’ultimo aspetto fondamentale richiede all’operatore un impegno, un’abilita e una grande attenzione al gestire contemporaneamente atteggiamenti di ascolto attivo, comprensione, sostegno, contenimento e critica (Maida et al., 2006).

Colloquio motivazionale

Il colloquio motivazionale segue la linea dei precedenti colloqui descritti, mirando ad un percorso di acquisizione di consapevolezza, responsabilità e con un incentivo verso il cambiamento. Dunque, il tema principale di questi colloqui è la spinta al cambiamento, il quale, molto spesso, è una delle problematiche principali quando si entra in una relazione d’aiuto. In questo senso l’obbiettivo principale, oltre al cambiamento, è quello di tracciare un percorso che possa essere evolutivo per la persona (Mori et al., s.d.). Nel dialogo che si crea tra i due (o più) attori coinvolti, vi è il rischio che, nell’affrontare le resistenze dell’utente, si vengano a creare dei blocchi comunicativi. Soprattutto nell’ambito delle dipendenze, il problema risale al fatto che la persona ha spesso un atteggiamento altalenante tra la piena adesione e il rifiuto stesso della presa a carico (Lugoboni et al., 2004).

In questo caso, questo colloquio ha riportato gli operatori sociali, a lavorare nuovamente su una visione centrale della persona, attraverso il non giudizio. Ciò riconducibile inoltre ad una delle caratteristiche fondamentali di questi colloqui, cioè la tolleranza, dove per l'appunto l’approccio è incentrato sulla persona in una maniera empatica, infatti la diversità di

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