L’ECONOMISTA
GAZZETTA SETTIMANALE
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XXV - Voi. XXIX
Domenica 4 Dicembre 1898
N. 1288
MODIFICAZIONI AI TRIBUTI
Ha fatto bene il Ministro delle finanze ad intito lare il suo omnibus « modificazioni alle leggi sulle tasse di consumo e di produzione e sui tributi lo cali » e non riforme tributarie, perchè la attenta lettura della relazione e dei progetti di legge rac colti sotto quel titolo, ci produce la impressione che quella parte Àe>\\’omnibus la quale può essere giudicata come un principio di riforma tributaria, cioè la abolizione dei dazi di consumo sui farinacei, non sia che la bandiera colla quale si copre un forte inasprimento quantitativo e qualitativo dei tributi.Noi lodiamo francamente il Ministero di aver proposto la abolizione del dazio di consumo sul pane, sulle farine e sulle paste, e lodiamo anche la motivazione di quella proposta, sebbene a noi sembri che sia sempre così incerta la vita dei M i nistri e quindi così incerto l’ esito dei loro progetti, che dovrebbero essere molto più guardinghi e pru denti nel giudicare in documenti ufficiali lo stato delle cose, le quali troppo spesso rimangono vigenti per lungo tempo, anche dopo aver avuta la esplicita con danna da parte dei Consiglieri della Corona. Deve servire l ’esempio del Magliani, che pure era pruden tissimo e respinse sdegnosamente in Parlamento il suggerimento di aumentare il dazio sul grano di cendo che non sarebbe mai lui ad applicare la tassa sulla fame e viceversa un anno dopo propose il dazio; e l’ esempio dell’ on. Sonnino che chiamò una macchia la imposta sulla rendita, e poco dopo la aumentò in così larga misura.
L’Economista da lungo tempo ormai sostiene che il sistema tributario deve e può avere una larga base, ma che non sarà mai giusto, nè onesto, finché non abbia esonerato da ogni gravezza diretta i ge neri alimentari di prima necessità.
È dunque naturale che applaudiamo al proposito del Ministro di riformare questa che non è certo la migliore parte del nostro sistema tributario.
Ma detto questo, dobbiamo subito osservare che se anche è vero che le conseguenze della abolizione del dazio sui farinacei non potevano essere soppor tate a pura perdita, nè dagli erari comunali, nè da quello dello Stato, non era però nè opportuno, nè prudente in questo momento di infliggere ai contri buenti torture molto maggiori di quelle che non sieno necessarie per colmare il vuoto prodotto dal benefizio della abolizione di quei dazi.
È ben vero che nella sua relazione il Ministro accenna a concetti abbastanza vasti come quello di riformare e fondere la tassa di famiglia e quella sul
valor locativo colla tassa di esercizio e rivendita, e nientedimeno di trasformare la sovraimposta pro vinciale sui terreni e fabbricati in un canone pa-
ato dai Comuni alle Provincie ; ma queste più ra- ieali ed altre minori riforme che sembrano essere nella mente del Ministro, non sono poi concretate in pro getti effettivi, onde avviene che tutto il complesso di inasprimenti, gravi ed intensi che vengono pro posti al sistema tributario, non hanno di contro altro benefìzio che quello della abolizione del dazio sui farinacei.
E per convincersi che non esageriamo dicendo che si tratta di inasprimenti gravi qualitativi e quan titativi basterebbe la enumerazione dei provvedimenti fiscali che si propongono; facendo tale enumerazione ci limiteremo a qualche più importante considera zione sui singoli provvedimenti.
L ’on. Carcano non nasconde la sua lontana aspi razione di abolire affatto il dazio di consumo, e in tanto, sotto il pretesto di correggere una troppo grande larghezza della legge, propone di aumentare il dazio sull’ uva e sui mosti, affine di equipararli a quelli del vino, riducendo l’ esenzione dal dazio delle uve fresche nei comuni chiusi ed aumentando i dazi sull’ aceto, e sulle carni. E non si tratta di aumenti minimi, ma il dazio sul vino è aumentato circa del 20 al 25 per cento, quello sull’ uva dal 33 al 50 per cento e per i comuni di 3a e 4* classe a più di 100 per cento ; — il dazio sui buoi e manzi viene aumentato dal 20 al 25 per cento, quello sui vitelli del 20 per cento circa, e per i vitelli sotto I’ anno anche del 50 per cento. Non sappiamo in qual modo questi possano essere chiamati « ritocchi di non grande momento ».
Ed anche le riforme del regime daziario sono fatte con uno scopo eccessivamente fiscale; oggi la legge stabilisce la misura di 25 litri come limite della vendita al minuto del vino; il Ministro g iu dica che così mantenuta la' tassa sia « origine di frodi », sia « odiosa alle classi povere » e stima op portuno anche di « liberare il piccolo commercio da una concorrenza fatta in condizioni privilegiate »; ma per ottenere questi lodevoli fini che cosa pro pone il M inistro? Alza da 25 a 100 litri il lim ite della minuta vendita « allargando così la base della imposta e facendovi concorrere un maggior numero di contribuenti ».
770
L’ E C O N O M I S T A
4 dicembre 1898
Ma a parte questo, che è senza dubbio ottimo provvedimento, non vediamo in qual modo gli altri inasprimenti possano essere accettati come un prin cipio di avviamento alla abolizione del dazio consumo. Ma il Ministro calcola che la perdita derivante dalla abolizione del dazio sui farinacei ascenda a circa 24 milioni, dei quali lo Stato se ne assumerebbe 12, diminuendo di k/.0 il canone daziario dei comuni chiusi di l a, 2a e 3* classe, di */,0 quelli di quarta classe e di */,„ i comuni aperti. Ebbene; a reinte grare nel bilancio dello Stato i dodici milioni e quelli dei Comuni di altri 12 milioni, il Ministro propone niente altro che queste nuove o più aggravate im posizioni.
Perchè ritiene che siasi mal calcolata la tassa proporzionale alla energia elettrica rispetto al gas luce, e perchè l’acetilene comincia a far concorrenza alla luce elettrica ed al gas e perchè « la vigente tassa sul consumo del gas luce e dell’energia elet trica è assai mite, ed anzi eccessivamente mite in confronto del dazio che grava il consumo del pe trolio tanto che, se si guardasse solamente a questo confronto, potrebbe essere duplicala » per tutto ciò aumenta del 160 per cento la tassa sul gas di carbone, del 125 percento la tassa sul gas ottenuto colla distil lazione degli oli minerali ; aumenta dell’80 per cento la tassa sull'energia elettrica comprendendovi anche quella per uso di riscaldamento, e impone una nuova tassa di fabbricazione e di importazione di L . 30 al quintale sul carburo di calcio, a qualunque uso sia destinato.
Vengono poi i fiammiferi che pagheranno un centesimo ogni 23 invece che ogni 30 e se di le gno comuni, cioè solforati, un centesimo ogni 50 ed ogni 5 se di cera, detti ascendiscala.
Da questi provvedimenti il Ministro intende otte nere 9,200,000.
Il Ministro poi avverte che si producono delle polveri piriche cattive, « non meritevoli pure della loro denominazione » il che dà luogo a reclami ecc. Per rimediare a siffatto stato di cose il Ministro, facendo suo il progetto del suo predecessore, propone una diversa classificazione della polvere e degli al tri esplodenti, e tranne che per la polvere da mina e da caccia, per ogni altro esplodente aumenta la tassa, calcolando di ricavare dalla modificazione un maggior prodotto di 600,000.
Viene quindi la tassa militare che graverà sugli inscritti di leva all’atto della loro assegnazione alla terza categoria, cioè ancora 3 milioni, dei quali la metà andrebbe a favore dei bilanci comunali.
Finalmente un nuovo ordinamento della tassa sugli affari di borsa e di riporto dovrebbe dare un altro milione.
Così, osserva concludendo il Ministro : « si rac- « coglierebbero in totale L . 12,300,000 ossia una « somma più che bastante a fronteggiare la dimi- « nuzione di entrata derivante all’ erario per gli « effetti della abolizione del dazio sulle farine.
« Lo Stato, in somma — continua il Ministro — « compirebbe una ottima azione, senza menomamente « turbare il proprio bilancio, e introducendo note- « voli miglioramenti nelle accennate tasse di produ- « zione o sui consumi, mediante semplificazioni di « forme e mitigazioni di asprezze fiscali (sic) ».
Ma il tormento qui non è giunto ch ea metà; si è provveduto ai 12 milioni per lo Stato con prov vedimenti più che bastanti (l’ abbondanza non nuoce);
occorre provvedere ai Comuni che perdono altri 12 o 14 milioni.
E qui la fecondità della immaginazione del fisco ha avuto più largo campo in cui esercitarsi. Senza far obbligo ai Comuni di aggravare i contri buenti, il progetto di legge addita alcune risorse delle quali possono valersi o che sono già vigenti, ed allarga altre concessioni affinchè quei Comuni che di quelle risorse avessero già usato, possano trovar nuovo margine a sodisfare i bisogni dei loro bilanci.
E prima di tutto vi è la sovrim posta sui terreni e fabbricati per quei Comuni che non avessero an cora raggiunto il limite legale.
Poi il Ministro discute largamente sulla tassa di famiglia e su quella del valore locativo e esprime giusti giudizi sull’ ufficio di quelle due tasse e sulle ragioni per le quali sono preferibili alle tasse sui consumi. Crede che la tassa di famiglia sia più ap propriata ai Comuni rurali e quella sul valore loca tivo ai Comuni urbani e vede nell’avvenire la possi bilità di conglobare la tassa sull’ esercizio e rivendite alla tassa sul valore locativo. Intanto propone un d i seguo di legge per il quale il massimo della tassa sul valore locativo è portato dal 10 al 12 per cento ; portando però alla classe superiore a quella cui spet terebbe il contribuente che non abbia persone di fa miglia conniventi con lui, o quando la famiglia, com preso il capo di essa, si componga di due soli in d i vidui; ed alla classe immediatamonte inferiore se i componenti la famiglia sono, oltre il capo, più di cinque.
Un altro articolo del progetto’ di legge disciplina la tassa di esercizio e rivendita con norme eguali per tutto il regno ; i Comuni a questo effetto sono divisi in 8 classi in ragione della popolazione e la tassa del massimo di 50 lire sale al massimo di L . 1000.
Ecco il prospetto delle classi e della tassazione massima :
Classe l a abit. 100.000 e più massimo L. 1000 » 2a » da 80 a 100.000 » » 800 » 3a » » 50 a 80.000 » » 600 » 4a » » 25 a 50,000 » » 400 » 5* » » 12 a 25.000 0 » 200 » 6 a » » 5 a 12.000 » » 150 » 7a » » 2 a 5.000 » » 100 » 8a sino a 2.000 » » 50
La tassa di esercizio viene estesa alle società di divertimento ai circoli o casini sociali od altri con sim ili esercizi (sic).
Finalmente vengono le tasse annue sui pianoforti e sui biliardi che sono divisi in due categorie: quelli ad uso privato e pagheranno rispettivamente 5 e 10 lire; quelli destinati di pubblico divertimento, 10 e 20 lire: però nei Comuni aventi una popola zione superiore ai 25 mila abitanti la tassa può es sere portata al limite massimo di 20 e 40 lire.
Le tasse sui pianoforti e sui biliardi saranno ac certate quali aggiunte o alla tassa del valore loca tivo od a quella su esercizi e rivendite e come tali saranno inscritte nei rispettivi ruoli di riscossione.
Il Ministro crede che questi provvedimenti dieno mezzo ai Comuni di rifarsi dei 12 milioni che per derebbero.
dell’ on. Carcano; noi ci proponiamo di discuterne in seguito non senza ripetere ancora che gli italiani si aspettavano ben altro dai governati, che nuove e così forti gravezze.
LE ( M i « I L I UDITE ILLIFBIICII
È veramente deplorevole che il governo italiano non abbia ancora fatto conoscere il testo preciso e completo dell’ accordo commerciale concluso con la Francia. Questo indugio, dopo che è trascorsa più di una settimana, non si può spiegare che con la solita politica piccina e gretta che impera nell’ italo regno, dove si è amici di tutto, meno che della d i scussione e della sua pubblicità e si arriva fino a tacere nella Esposizione finanziaria di un fatto che, comunque lo si voglia giudicare, ha una importanza ben maggiore di tante e svariate cose a cui il mi nistro del Tesoro credette utile di accennare. E p pure, al disopra e molto al disopra delle gelosie e delle piccinerie, dovrebbero esserci gl’ interessi pub blici e la cura sincera e alacre del pubblico bene. Ma passiamo oltre, chè ormai certe abitudini sono tanto radicate in Italia, da parere quasi impossibile con la generazione politica che ci governa, che ab biano a scomparire e veniamo a dire qualche cosa dell’ accordo stipulato dalla Francia, considerandolo specialmente dal punto di vista delle concessioni che le sono state fatte. Ci è necessario limitare ora l’ esame a questo punto, perchè abbiamo sottocchio soltanto i documenti presentati alla Camera francese, e in quei documenti naturalmente si mira a met tere in chiaro ciò che la Francia ha ottenuto in cambio della tariffa minima, escluse le seterie e con una diminuzione del dazio sui vini limitata a circa metà della differenza tra la minima e la mas sima tariffa.La relazione de! ministro francese degli affari esteri indica dapprima i negoziati che sono stati tentati in passato, ailo scopo di riprendere le normali relazioni commerciali con l’ Italia, poi rammenta il primo passo fatto in questa via con la conclusione di una conven zione di navigazione, al momento in cui veniva rego lata la questione tunisina, La relazione continua poi a notare che dopo quella ripresa delle relazioni nor mali in materia di navigazione, il suo complemento naturale, ossia la ripresa delle relazioni commerciali, non cessò d’ essere all’ ordine del giorno nella co rri spondenza diplomatica tra i gabinetti di Parigi e di Roma. Il Governo italiano fece il 6 maggio 1897 delle proposte categoriche a questo proposito; esso pro pose di mettere le relazioni commerciali dei due paesi sotto il regime del trattamento reciproco della nazione più favorita, il che si traduce nella pratica con l’ applicazione ai prodotti francesi della tariffa convenzionale italiana, e con l’ applicazione della ta riffa minima ai prodotti originari della penisola. Il governo francese accettò la proposta di trattare per un accordo, ma aggiunse che le basi de! negoziato proposto non gli sembravano di natura tale da sod disfare gli interessi commerciali e industriali della Francia. In cambio della tariffa minima, il Governo francese reclamò dall’ Italia non soltanto il complesso delle riduzioni di tariffe già accordate da essa alle potenze con le quali ha stipulato delle convenzioni commerciali, ma anche una serie di nuove
rnode-razioni di dazi relativi specialmente agli elementi che presentano un interesse particolare per la espor tazione francese nella penisola. Inoltre esso, fece os servare all’ Italia che la concessione della tariffa m i nima ai prodotti italiani non poteva essere estesa alle sete e seterie, sicché queste dovevano restare fuori dell’accordo. Prevenne pure il Governo italiano che la conclusione d’ un accordo in virtù del quale i vini italiani sarebbero ammessi in Francia alla tariffa minima concorderebbe con i’aumento dei dazi d’ importazione sui vini esteri. Il Governo italiano accettò questa nuova base dei negoziati e in seguito a ciò il Governo francese gli rimise il 6 luglio 1897 una lista dello riduzioni di tariffe reclamate in fa vore del commercio francese. Questa lista fu esa minata dalla amministrazione italiana e nell’ ottobre di quest’ anno l’ on. Luzzalti fu inviato a Parigi dal suo Governo per discutere le domande di diminu zione di dazi, presentate dal Governo francese.
Ne venne l’ accordo del 21 novembre u. s., sui caratteri generali del quale è bene fermarsi un mo mento.
772
L’ E C O N O M I S T A
4 dicembre 1898
pei medesimi prodotti che si può venire a conclu sioni sicure ; perchè fossero tali sarebbe necessaria tutta una indagine sulle condizioni delle industrie nei due paesi e questo nessuno può pensare di farlo in qualche articolo di giornale.
Ciò premesso, e riprendendo In esame la relazione del governo francese troviamo l’elenco delle conces sioni accordate dall’ Italia in cambio della tariffa mi nima. Queste concessioni comportano, come si è già avvertito, non soltanto il beneficio generale della ta riffa convenzionale, ma anche vantaggi particolari so pra 118 articoli interessanti direttamente certi prodotti francesi. La lista dei nuovi dazi la riproduciamo in tegralmente, nel suo testo francese per maggior sicu rezza di fedeltà, e vi contrapponiamo per quanto è pos sibile i dazi corrispondenti portati dalla tariffa ge nerale. 1 lettori potranno vedere di che prodotti si tratta ; ma dobbiamo aggiungere che in molli casi le riduzioni si riferiscono a prodotti pei quali la im portazione è di pochissima entità. E a proposito di que ste riduzioni la relazione dice che « per comprendere qual’ è il vero valore delle concessioni ottenute e l’im portanza dei risultati che si è in diritto di riprometterse ne, conviene rendersi conto anzitutto delle conseguenze che la rottura delle relazioni convenzionali di commer cio tra la Francia e l’ Italia aveva prodotto sul movi mento degli scambi tra i due paesi ». Noi in un precedente articolo abbiamo visto con le cifre le perdite subite dall’ Italia e dalla Francia nelle loro relazioni commeiciali. Ma è utile sentire come viene apprezzata la cosa nelle sfere ufficiali della Francia. Il commercio italiano, dice l'exposi des motifs, ha sofferto assai per la rottura. Dalle statistiche pubbli cate dalla direzione generale delle dogane francesi, resulta che 1* importazione dei prodotti italiani in Francia che nel 1887 rappresentava un valore di 307,709,000 franchi era bruscamente discesa nel 1888 a 281,163,000 franchi, per scendere ancora più in giù negli anni successivi e passare nel 1897 a 131,738,000 franchi. Nello spazio di 10 anni g l’invii dei prodotti italiani destinati al consumo francese avevano dunque subita la diminuzione del 57 per cento. L ’ Italia era stata per conseguenza la prima a soffrire dalla misura provocata dal m ini stero presieduto dall’onorevole Crispi, ma è certo che la esportazione dei prodotti francesi in Italia essa pure, era stata colpita nelle sue forze dalla rottura del trattato del 1881. Dal 1887 al 1897 il movimento dei nostri invii sui mercati della penisola aveva subito una perdita superiore al 50 %• De espor tazioni francesi per l’ Italia da 326,188,000 franchi, nel 1887, sono scese a 160,853,000 franchi nel 1897.
Si può senza dubbio - dice la relazione - spiegare una così forte diminuzione delle vendite francesi in Italia con cause estranee alla rottura commerciale. Noi non ignoriamo specialmente che dieci anni sono la situazione economica dell’ Italia era migliore di quello che sia ora e che la sua facolta d’ acquisto, per conseguenza, era superiore a ciò che è oggidì. Sappiamo pure che dopo il 1887 l’ Italia ha larga mente sviluppato la sua industria e che può còsi do mandare alla produzione nazionale molti oggetti la vorati che provenivano, a un’ epoca anteriore, dalle fabbriche francesi. Ma qualunque sia la esattezza di queste considerazioni, non è meno vero che è alla rottura delle relazioni normali tra il commercio dei due paesi che si deve sopratutto attribuire il re gresso delle vendite francesi sul mercato italiano.
Osserva inoltre che non soltanto l’importanza as soluta, ma anche la importanza relativa delle ven dite francesi in Italia è diminuita negli ultim i 10 anni. Nel 1887 i 326 milioni di importazioni fran cesi in Italia stavano alla importazione totale di 1605 milioni e mezzo circa, come 20 a 100, nel 1897 i 160.88 milioni stanno al totale di 1191 milioni e mezzo come 13 '/2 a 100; sicché una notevole parte del commercio francese in Italia è passata nelle mani di altri concorrenti appartenenti a terze po tenze. Spera fermamente il ministro che con l’ ac cordo del 21 novembre la Francia potrà riguada gnare una larga parte del terreno perduto durante ¡’ ultimo periodo dell’annata.
Quanto alla esclusione dall’accordo delle sete e seterie, la relazione la giustifica col « desiderio di non aggravare |la situazione dell’ industria lionese nei suoi rapporti con la concorrenza estera ». E ag giunge: « è nello stesso intento che abbiamo doman dato di aumentare la protezione accordata alla viti cultura francese ». Si tratta, come i lettori sanno, del catenaccio già in vigore in Francia, e di cui abbiamo dato il testo nel numero precedente.
stata messa pel fatto dell’accordo commerciale con l’ Italia in presenza d’ una nuova concorrenza, per contro le abbiamo tosto, a titolo di misura largamente compensatrice, procurato un aumento del dazio di entrata sul vino.
Il carattere del cambiamento economico che pos siamo aspettarci consisterà unicamente nella sostitu zione più o meno larga delle merci italiane ai pro dotti che fino ad ora la Francia domanda a terzi paesi. Al postutto, la concessione doganale che ab biamo fatto all’ Italia costituisce da parte della F ra n cia un alto puramente unilaterale, per conseguenza rinunciando noi stessi ai vantaggi cbe ci ha procu rato a titolo di reciprocità, potremo ad ogni mo mento ritornare su questa misura, se, contrariamente a ciò cbe ci piace credere, considerazioni qualsiansi ce lo comandassero.... Lo stato di rottura econo mica più o meno completa che fino a questo ultimo tempo ha esistito tra i due paesi aveva a poco a poco condotto il commerciante francese e il com merciante italiano a considerare come inutili e quasi necessariamente sterili gli sforzi cbe avessero fatto per lo sviluppo delle loro transazioni sui loro mer cati rispettivi. Si abbandonava sempre più nei due paesi anche quando le condizioni di tariffe e altre avrebbero dato probabilità di successo a una impresa commerciale, il pensiero di andare a tentarla dal l’ Italia in Francia o dalla Francia in Italia. È per questo che i fabbricanti francesi hanno lasciato il posto libero, sui mercati della penisola, ai concor renti di varie altre nazionalità per la vendita di numerosi articoli che essi pure avrebbero potuto tuttavia importare in Italia. L ’ effetto morale prodotto dall’accordo non può che dissipare questo malinteso commerciale, stimolare il reciproco desiderio di an nodare relazioni d’ affari e contribuire così alla r i nascenza di tradizioni per si lungo tempo in vigore tra i due paesi.
Questo linguaggio del governo francese non va trascurato; esso rivela un desiderio al quale non possiamo che plaudire, quello cioè che le relazioni commerciali possano riprendere col tempo la im portanza che ebbero fino al 1888. L ’ interruzione nelle amichevoli relazioni è stata troppo lunga per chè la ripresa possa essere immediata. Tuttavia un gran passo è fatto ; occorre adesso che da ambe le parti si riprenda col desiderio di progredire sempre più la tradizione d’ un tempo.
I mori Sazi italiani sul prodotti t a s s i
Ecco il progetto della tariffa modificata quale lo troviamo nei documenti francesi :
N um ero d ella tariffa
ita lia n a Merci
T ariffa generale Nuovi d a zi attuale 3 b. V ins en b o u teilles... le s 100 bo u t., 20 f r . 60 .— 5 b. 5 c.
S piritueux édulcorés ou aro m atisés, y com pris le co g n ac, le rhum , l ’e au -d
e-v ie, e tc., en fû ts ... H ectolitre, 60 fr. 90. — S p iritu eu x en b o u teilles con
te n a n t plus d ’un d em i-litre
e t p a s plus d ’u n l i t r e . . . . le s 100 b o u t., 60 fr. 9 0 .—
Num ero
della i
tariffa
ita lia n a Merci Nuovi d azi i
5 d. Spiritueux en b o u te ille s d ’un
dem i-litre ou m o in s ... les 100 b o u t., 45 fr. 6 a. Essence de r o s e ... le kilo , 20 fr.
16 C onfitures et co n serv es au
su cre e t au m ie l... les 100 kilos, 100 fr.
28 M outarde liquide, en poudre
ou com posées... les 100 k ilo s, 8 fr.
29 Epices non dénom m ées... 25 fr.
61 b. C arto u ch es vides av ec
cap-s u iecap-s... .. 75 fr.
61 c. C artouches c h arg ée s... 200 fr.
79 M édicam ents composés non
dénommés :
G ranules, pastilles, p illules,
capsules ... 100 fr. i
Vins, sirops, é lix irs ... 40 f r . j
A u tre s... 60 fr. Tariffa generale a ttu a le 67.50 4 0 .— 125.— 11»— 27.50 160.— 270__ 120. — 120, —
Les médicaments inscrits dans une pharmacopée française ou approuvés p a r l’Académie de médicine seront admis au même titre que ceux inscrits dans la pharmacopée italienne. 72 74. 79. Sav o n : a) c o m m u n ... ... les 100 k ilo s., 7 fr. 8 .— b) p arfu m é ... 32 fr. 40 .— P a rfu m e rie ; san s d é fa lc a
tion du poids des co n te n a n ts im m é d ia ts ...
a) On d é fa lq u e ra , p o u r la
perception de l a ta x e s u r l ’alcool, le poids des con te n a n ts im m édiats toutes les fo is que les im p o rta te u rs voud ro n t s ’a ss u je tir à le déterm iner, ou d ’ap rès u ne ta re à déterm in er p a r l ’ad m in istratio n ita lie n n e .
b) N on alcoolique... les 106 k ilo s, 50 fr. 100.—
Les e x tra its de c h âtaig n ie rs et a u tre s sucs ta n in s, li q uides ou concrets, sont assim ilés à l ’acide tan n iq u e im pur sous condition de ne p a s être m élan g és avec de la vaselin e ou des huiles m in é ra le s ... .
82. C rayons sans g a in e a u tre
q ue p a s t e l ... 50.— 91. 93. F ils de c o rd o n n ie r..., T issus de ju te : 100.— 97. b) V e lo u té s... B onneterie : b) F aço n n ée. 150.—
On traite comme bonneterie façonnée la bonne terie faite avec diminution de points ou fabriquée de quelque façon que ce soit en morceaux de forme spé ciale ^excepté la forme rectangulaire) et de dimen sion limitée selon la forme et la grandeur de l’objet
99. G alons ôt ru b a n s de lin et
de c h a n v r e ... le s 100 k ilos, 110 fr. 130.— 100. Passem en terie dont l a p a rtie
ex térieu re e st form ée de soie ou bourre de soie et de lin , c h a n v re ou a u tre s v ég étau x filam enteux de l a catég o rie V, la proportion
de soie ou b o u rre de soie dazi
é ta n t in fé rieu re à 12 0¡q. . . les 100 k ilo s, 300 fr. diversi
101 B outon (en tissu s de c h an v re,
774
L’ E C O N O M I S T A .
4 dicembre 1898
On ne consideréra corne couverts d’étoffes que les boutons dont la surface extérieure n ’est couverte qu’en matières textiles. Les boutons avec application de métaux ou autres matières rentrent dans la classe des merceries.
Numéro
della T ariffa
tariffa generale
ita lia n a Merci Nuovi dazi attu ale
103 A rtic le s confectionnés :
b) Cols, m an ch ettes e t che mises d'hom m es (D roit de
t i s s u . ) ... au g m en té de 50 Ojo » 103 bis C o rsets:
a) g a rn is ou brodés... la pièce, 0 fr. 60 »
b) a u t r e s ... — 0 fr. 30 »
Ne seront pas considérés comme garnis les corsets simplement bordés ou ourlés avec rubans en lin, chan vre ou coton. Ne seront pas considérés comme bro dés les corsets simplement éventaillés, même avec fils de soie, pour fixer les ressorts.
103 A rtic le s confectionnés:
c) a u tre s (droit du tissu ) . . au g m en té de 40 OjO »
112 T issu s de coton écru s:
C o u v ertu res b lan ch ies ou
100 k ilo g ram m es »
te in te s ... 100 fr.
Les couvre-pieds non confectionnés sont assimilés aux couvertures.
Les courroies de transmission en tissu de coton pesant plus de 13 kilogrammes aux 100 mètres car rés recouvertes d ’un enduit imperméable à base de minium ou autres matières semblables suivront le régime du paragraphe a n°s 1 et 2 de l’article 112. Celles imbibées d’huiles ou d ’autres matières g rais seuses suivront le régime du paragraphe a de l’a r ticle 120.
121 V elo u rs:
a) com m uns et peluches: 100 kilo g ram m es
1. écru s... ... 114 fr. S 1 2. b lan ch is... 130 fr. 165.— 3. t e i n t s ... 155 fr. 165.— 4. im p rim és... b) fins (velvets) : 205 fr. 220.— 1. é c ru s... 132 fr. 140.— 2. b la n c h is ... ... 160 fr. 170.— 3. t e i n t s ... ... 190 fr. 200.— 4. im p rim és... B onneterie : 235 fr. 250.— b) façonnée.
On traite comme bonnetterie façonnée la bonne terie faite avec diminutions de points ou fabriquée de quelque façon que ce soit en morceaux de forme spéciale (excepté la forme rectangulaire) et de di mension limitée selon la forme et la grandeur de l’objet.
123 b) den telles é c rite s ... le kilo 5 fr. 7 . —
Sont considérées comme écrues les dentelles même passées au savon expédiées à l’é ta t de chiffon.
124 Tulles :
Ne sont pas'considérés comme blanchise les stalles simplement passés au savon.
G alons e t r u b a n s ... ... P a sse m a n te rie d o n t l a p a r tie e x té rie u re e st form ée de soie ou b ourre de soie et de co to n , la p roportion de soie ou b o u rre de soie
100 kilos 100 fr. 1 2 0 .
-é ta n t in f-érieu re à 12 0/q. .
M èches de lam pes et m èches
300 fr. dazi diversi
tressées p o u r b o u g i e s . .. . 80 fr. 100.—
Numero della tariffa
ita lia n a Mer ci Nuovi dazi
G lands e t em brasses, fran -ges, a g ré m e n ts, m o tifs, g a rn itu re s, p o u r am euble m ent... ... 100 fr. 127 B outons (de c o to n ) ... 120 fr. Tariffa generale attuale 1 5 0 .
-On ne considérera comme couverts d’étoffes que les boutons dont la surface extérieure n ’est couverte qu’en matières textiles. Les boutons avec application de métaux ou autres matières rentrent dans la classe des merceries.
129 A rticles con fectio n n és :
b) Cols, m an ch ettes e t che
m ises p o u r hom m es... D roit du tis su dazi au gm enté de 50 0/q divers!
129 bis C orsets: I*a pièce.
а) G arnis ou brodés ... 0 fr. 60 б) A u t r e s ... 0 fr. 30
Ne seront pas considérées comme garnis les corsets simplement bordés ou ourlés avec rubans en lin, chan vre ou coton. Ne seront pas considérées comme brodés les corsets simplement éventaillés, même avec fils de soie, pour fixer les ressorts.
138 T issu s de la in e : 100 k ilogram m es.
T issu s ra s non foulés de lain e pu re, ou m élangée de soie ou de bourre de soie d a n s une proportion in fé rie u re a 12 0[o. 1. ju s q u ’à 200 g r a m m e s .... 220 fr. 2 5 0 . -2. plus de 200 g ram m es ju s q u ’à 500 gram m es... 200 fr. 220.— Etoffes p o u r am eu b lem en t p e sa n t p lus de 500 g ra m m es a u m ètre c a r r é ... 100 fr. 1 9 0 . -S u rta x e de 30 fr. dazi
c) T issu s de lain e im prim és. p a r 100 k il. diversi
Les cloches et chemises pour chapeaux de feutre seront assimilées aux produits inscrits sous le n. 138 a 3 Tissus de laine cardés pesant plus de 500 gram mes au mètre carré.
142 C o u v ertu res do la in e pure
ou m élangée a u tre s q u ’en
poils de b œ u f ou de chèvre 100 fr. »
144 B o n n eterie :
a) façonnée.
On traite comme bonneterie façonnée la bonneterie faite avec diminution de points ou fabriqué de quel que façon que ce soit en morceuax de forme spé ciale (excepté la forme rectangulaire) et de dimension limitée selon la forme et la grandeur de l’objet.
145 T ulle ... ... le kilo 5 fr. 7. -146 G alons p o u r v o itu res de to u
te s s o rte s ... ]e s l0 0 c h ilo s,2 2 0 fr. 24 0 .— 147 P a sse m e n te rie do n t la p a r
tie ex té rie u re e st form ée de soie ou b o u rre de soie e t de lain e, l a p roportion de soie ou b o u rre de soie
é ta n t inférieure à 12 0[q . 300 fr. dazi divers!
148 B outons (de la in e s )... 220 fr. • 240.—
On ne considérera comme couverts d’étoffes que les boutons dont la surface extérieure n ’est couverte qu’en matières textiles. Les boutons avec application de métaux ou autres matières rentrent dans la classe des merceries.
150 A rtic le s c o n fe c tio n n é s ... S u rta x e de 35 0 [q dazi
150 bis C o rsets: diversi
a) G arn is ou b r o d é s ... la pièce, 0 fr. 60 »
Ne seront pas considérés comme garnis les corsets simplement bordés ou ourlés avec rubans en lin, chan vre ou coton. Ne seront pas considérés comme brodés les corsets simplement éventaillés, même avec ffls de soie, pour fïxèr les ressorts.
Les jerseys, les corsets et tous autres vêtements ajustés analogues, en tissus à maille, ne bénéficient pas du régime des corsets.
N um ero
d ella T a riffa
tariffa generale
ita lia n a Merci Nuovi dazi a ttu a le
to ilette ou a u tre s co n sti tu a n t des nécessaires de
v o y a g e ... i a pièce, 2 fr. 80 —
207 O u v rag es en b eau x , san s
poil non d én o m m és... les 100 k ilo s, 100 fr. 120.—
176 M eubles e t p a rtie s de m
eu-blés b ru te ou finies non rem bourrés :
3 e t 4. en bois d ’ébénisterie ou plaqués, in c ru sté s e t en
m a rq u e tte rie ... les 100 kilos. 50 fr. 60__
Id e m rem bourrés:
2 e t 3. en bois d ’éb én isterie ou p laqués, in c ru sté s e t en
m a rq u e tte rie ... 50 fr 60. —
177 C orniches et b a g u ettes pour
corniches :
a) sim ples e t ouvrées, non vernies, non dorées ni a r
gentées ... 30 fr. 3 5 .—
b) a u tre s, v ern issées, dorée
ou a rg e n té e s ... 60 fr. 70 .—
179 P o rte-p lu m e en bois, même
av ec bout de m étal el
bou-les 100 kilos, 40 fr. m oitié des d ro its] 182 V o itu res p o u r ro u te s o rdi-(
n aires : J
V o itu res en b la n c non finies' vo itu res finies, applicab les aux> ) diversi
188 C hapeaux de p aille pour
femmes, non com pris les ch ap eau x g a rn is.
Ne sont pas considérés comme garnis les chapeaux dont la garniture est entièrem ent en paille.
191 P a p ie r :
b) de te n tu re ... les 100 kilos, 30 fr. 45__
c) b u v a r d ... — 12 f. 50 15__
192 C artes à jo u e r et t a r c o s .. . . 80 fr. 40—
E x . 193 C artes géographiques:
a) C artes g éo g rap h iq u es s u r papier ou e arto n en feuilles ou en a t l a s sim plem ent
reliés en b ro c h u re s ... Exem pt. 100.—
b) C artes g éo g rap h iq u es sur
pap ier doublé de tissu a- vec ou san s b a g u e tte s ou ro u le a u x en bois, ou en a tla s reliés a u tre m e n t q u ’en
b ro ch u re... 30 fr. 100.—
195 A rticles en p ap ier e t en c a r
to n ... ... 70 fr. 80 .— O bjets en c a rto n ou on cel
lulose m o u lés, com prim és ou d u rcis, a v e r ou san s
r e l i e f ... 40 fr. 8 0 . -196 L iv res im prim és en la n g u e
fran ç a ise , c a rto n n é s ... 12 fr. 20__
Sont considérés comme cartonnés les livres dont la couverture et le dos en carton, même recouverts par un tissu ou un papier, ont le titre imprimé à l ’extérieur sur la couverture
199 P e a u x ... D roits des p e au x e t dazi
f ) P e a u x ta illées en tig es, su rta x e de 15 0[o diversi em peignes, etc.
201 M a n c h o n s ... ... les 100 kilo s, 450 fr. 600. — 206 bis V alises, s a u f celles qui con
tie n n e n t des objects de
218. Les épingles à cheveux à bouts dorés seront assimilés aux produits inscrits sous le n° 218 ô/4. Les autres, même oxydées, sont assimilées aux pro duits inscrits sous le numéro 218 b/2.
222 U tensiles e t in stru m en ts u - su els p o u r les a rts e t m é tie r, en fonte, fer e t acier :
a) com m uns, etc... les 100 k ilo s 1. ém aillés, laqués oxydés
ou b r u n i s ... 20 fr. 2 0 .
-2. polis, vernis, zingués, p l o m b é s , g alv a n isé s, doublés de c u iv re, é ta - m és ou g a rn is d ’a u tre s
m é t a u x ... 14 fr. 50 15.20
b) fins :
1. ém aillés, laqués, oxydés
ou b r u n i s ... 22 fr. 2 2 .
-225 A g rafes en cuivre e t laito n . 50 fr. dazi diversi
227 N ickel ou v ré:
A rtic le s dorés ou a rg en tés. 100 fr. 120.—
A rticles a u tre s ... 80 fr. 100.—
246 O r:
c) b a ttu en feuilles (san s dé
falcatio n en poids du pa
p ie r)... le k ilo , 16 fr. 18.—
261 P ie rres, te rre s, etc. : les 100 kilos
b) C im ent à prise rapide et
c h a u x h y d rau liq u e... 0 50 12.50
262 T o m ettes se rv a n t a u c a r re
la g e ... ... 2 15.—
295 O ran g es et limons même en
sa u m u re ... 2 4 . —
299 D a tte s ... 2 12.—
303 F ru its , légum es e t p lan tes p o ta g è re s :
a) H arico ts, petits pois, c h am
pignons , asp erg es dans l ’h u ile, le sel ou le v i
n a ig re ... 12 2 0 .
-326 Po isso n s :
S ard in es e t anchois m a ri- nés ou à l ’huile, même en
b o îtes... 15 30__
343 Colle fo rte ... ... 2 4 . —
C olle de poisson artificielle. 10 1 5 .
-344 P lu m es :
a) d ’ornem ent :
2. o u v ré e s ...
le chilogram m o.
25 fr. 3 5 .—
348 Iv o ire, n a cre e t écaille : les 100 k ilo g r.
b) o u v rés a u tre s que le s pei
gnes e t les épingles de
tê te ... »... 100 fr. 1 5 0 .
-349 Corne, os e t m atières sim i
la ire s :
b) o u v rés a u tre s que le s pei
gnes e t les épingles de
tè te ... 60 fr. 80 —
350 Am bre e t o bjets d ’a m b r e ... 100 fr. 150.—
353 M ercerie (à l ’exception des
776
L’ E C O N O M I S T A
4 dicembre 1898
tartffa generale
ita lla n a Merci Nuovi dazi attn ale
361 C hapeaux :
c) de dam es, g a rn is , de to u t
g e n re ... le cen t : 400 fr. 500. —
Ne sont pas considères comme garnis les chapeaux de feutre bordés d’un seul galon.
Aucune des parties constitutives des chapeaux, même composées de tissus différents, ne sera consi dérée comme garniture.
362 F le u rs artificielles.
Les montures en fleurs ou en plumes, dites piquets de fleurs, pesant au plus chacune 250 grammes, n ’ayant ni ruban ni coiffe, ne seront pas considérées comme chapeaux fabriqués, mais comme fleurs a rti ficielles. 364 C arcasses p o u r a rtic le s de m o d e s ... 1 .— 365 P a ra p lu ie s : a) de s o ie ... 140.— b) a u tre s ... ... - 60 fr. 140.—
Les parapluies ornés de dentelles ou de tulles seront rangés dans la l re catégorie.
Les dentelles et tulles en toutes matières assem blés même par une couture ne seront pas considérés comme articles confectionnés. Ils ne seront taxés comme tels que lorsq’ils seront incorporés à un vê tem ent ou qu’ils constitueront par eux-mêmes un ar ticle confectionné terminé, destiné à être employé dans cet état.
Les pièces de lingerie et de vêtements simplement coupées ne seront pas considérés comme articles confectionnés e t payeront soulement le droit du tissu selon l’espèce.
On appliquera à tous les vêtements confectionnés e t pièces de lingerie, repris aux n03 103 e t 103 bis, 129 et 129 bis, 150 et 150 bis, les dispositions con cédées dans le traité italo-austro-hongrois, en ce qui concerne les confections pour hommes et les manteaux e t jaquettes en laine pour dames. (Tissu d’une ma tière plus fortement taxée ne couvrant pax plux d’un dixième de la surface de l'obiet complet.)
Dans la liquidation des droits afferents aux ma telas, couvre-pieds, couvertures, édredons, oreillers et traversins rembourrés de crin, de poils, de^ laine, de plumes ou de toute autre matière, le droit des articles confectionnés ne sera appliqué qu'à l’enve loppe, déduction faite du poids des matières conte nues dans ladite enveloppe. Ces matières seront ta xées séparément suivant le régime qui leur est propre. P a r dérogation à la règle inscrite sous l’article 5 des dispositions sur la ta re appliquée^ en Italie, la perception pour les terres cuites, potières, faïences et porcelaines expédiées en vrac sera effectuée sans augmentation des 18 0[() du poids effectif.
Les lames de cuivre, recouvertes d’une couche d’argent (plaquées), seront assimilées aux articles inscrits sous le n° 3 j du n° 225: «Cuivres dorés ou argentés entre autres articles. » (Droit de 120 francs les 100 kilogrammes.)
Les boîtes contenant des graines de vers à soie seront admiser en franchise sous condition de réci procité a l’importation de l’Italie en France.
Salle indennità in materia d’infortuni nei trasporti
Dai frequenti infortuni che avvengono nei trasporti, si rileva che le Società offrono indennità più o meno elevate ai colpiti, in ragione dei danni e guasti sof ferti. E queste indennità sarebbero ragionevolissimeperchè distribuite giustamente purché fossero ed in misura de! danno vero e reale subito da ciascun singolo individuo. Ma grandi sono le difficoltà per valutare con precisione la somma da assegnare a ciascuno; perchè differenti sono i redditi delle per sone, redditi che esse ritraggono o dal lavoro, o dai capitali impiegati.
Infatti, supponendo che X , ricco possidente, resti vittima di qualche disastro, la economia della sua famiglia non resterà modificata, perchè il capitale posseduto rimane intatto, ed intatto o pressoché, r i mane il reddito, mentre se yò impiegato, industriale od infine uomo che vive col proprio lavoro e con esso mantiene la famiglia, ove egli muoia o sia reso impotente a lavorare, si troverà esso stesso e la fa miglia nella miseria. Tale distinzione porta alla r i cerca del criterio che dovrebbe regolare chi distri buisce la indennità affinchè dati casi e conseguenze diverse dall’ infortunio non si occordi invece sem pre la stessa quota.
Nella adunanza della Sociéti d'Economie politique, che ebbe luogo ai primi di novembre, si discusse su tale questione, ed il consigliere sig. André Sa- batier, pur rilevando le questioni suaccennate, pro pose di studiare se non sarebbe bene che le inden nità fossero impersonali, e che una tariffa speciale fissa le regolasse tenendo conto delle diverse età.
Si otterrebbero così dei vantaggi, egli dice, perchè principalmente si eviterebbero le indennità derisorie, di fronte alla gravità dei fatti, e per di più tanto l’ industriale, come il viaggiatore in genere, non avrebbero da aggiungereal rischio del trasporto, il rischio di un processo che il più delle volte alea torio per ciò che riguarda la all’ importanza del re sultato.
Emerge però subito che tale proposta non risolve la questione, perchè la indennità fissa si risolverà egualmente in un ingiusto arricchimento di qualcuno, mentre in altri casi essa non sarà abbastanza rim u neratrice.
D’ altra parte si consente che è mollo difficile fissare con cifra precisa il valore della vita di un uom o, come giustamente osserva il sig. Gastón Saugrain; poiché diversa è l ’ indennità che spet terebbe a chi ha 25,000 lire di rendita, da colui che guadagna 25,000 lire; ed i tribunali stessi e la indennità fissata da una tabella generale non var rebbero a togliere gli inconvenienti accennati. I tri bunali, esso dice, non considerano in fatto se non | i casi nei quali realmente vi fu colpa da parte di colui che causò la disgrazia, poiché nei veri casi di infortuni voluti solo dalla forza maggiore, nessuna indennità è devoluta; la vita dell’ uomo non si può assicurare, come quella dei pacchi e della merce in genere, e del resto ogni viaggiatore potrebbe essere obbligato ad assicurarsi prima la vita. Bisognerebbe quindi che la legge paragonasse l’ uomo ad una merce qualunque che viaggia, e come tale avesse tutti i diritti concernenti la medesima.
In alcuni casi poi, osserva ancora i sig. Saugrain e specialmente nei viaggi marittimi, la merce si as sicura all’ atto della imbarcazione, in caso di perdita ma se la nave affonda e se tutto il carico viene perduto, chi trasporta non è per niente obbligato al
rifacimento dei danni.
che sia giusto il sistema adottato in Inghilterra, dove all’ atto di prendere il biglietto, si ba la facoltà di prenderne uno che assicura la vita in caso di in fortunio, biglietto di un valore proporzionale alla classe in cui l’ individuo viaggia.
E g li crede che questo sia un sistema giusto e quindi da adottarsi in tutti i paesi.
Alcu ni poi fra cui M. Combes de Lestrade, osser varono che le Società dei trasporti, all’ atto in cui fanno pagare il biglietto stipulano un contratto col viaggiatore, contratto per il quale esse si ob bligano a portarlo da un punto all’ altro, come è indicato dal biglietto acquistato. La Società in questo contratto non accenna però ai casi di disgrazie quindi non è per niente tenuta a pagare un’ indennità in caso di danni.
Abbiamo voluto riassumere la questione, come venne discussa recentemente nella adunanza della Società di Economia Politica di Parigi, perchè ci pare che l’ argomento, molto importante dal lato giu ridico e dal lato economico, meriti di essere stu diato.
Rivista Bibliografica
Paul de Rousiers. - Les Industries monopolisées(Trusts)
aux Etats-Unis. — Paris, Armand Colin et C.*e
1898, pag. XVII-339 (4 franchi).
L ’ evoluzione dell’ industria moderna ci conduce forse, per necessità di cose a un’ era nuova, quella dei grandi monopoli industriali? Siamo forse desti nati a vedere scomparire il regime della libera con correnza di fronte a questi monopoli minacciosi, come vediamo ogni giorno il regime della piccola industria scompa'rire di fronte a quello della fab brica? Si sarebbe quasi tentati a crederlo, se si ascolta l’ eco delle lagnanze e delle denuncie che sorgono quotidianamente contro i Trusts americani, o me glio degli Stati Uniti. La scuola collettivista vede già nella loro formazione il primo passo verso il monopolio universale, eh’ essa considera come il termine fatale della evoluzione del lavoro. Molti eco nomisti e uomini di Stato sono spaventati del pe ricolo eh’ essi fanno correre alla libera concorrenza e reclamano sempre più l ’ intervento della legge per fermare i progressi delle coalizioni d’ intraprenditori.
Ma una osservazione scientifica del fenomeno — condotta nel paese dove esso appare con maggiore intensità — lo riduce alle sue giuste proporzioni ; essa dimostra che le industrie veramente monopo lizzate agli Stati Uniti lo sono state in seguito al concorso fortuito di circostanze eccezionali e di cir costanze artificiali non in virtù della loro evoluzione normale. Tale è la conclusione dell’inchiesta di cui il de Rousiers era stato incaricato nel 1896 dal Museo Sociale e di cui pubblica ora i resultati. Essa è tale da calmare le apprensioni esagerate alle quali i Trusts hanno dato origine, nello stesso tempo che fa toccare con mano il pericolo reale al quale si espone un paese col protezionismo a oltranza che determina l ’ isolamento economico.
1 Trusts studiati dal nostro Autore sono quelli costituiti pel petrolio, per l’ antracite, per lo zucchero, l’ acciaio, il whiskey, ¡ cordami e altri ; prodotti per i quali sono stati presi dei brevetti d’ invenzione ;
il ae Rousiers esamina inoltre le relazioni fra i Trusts e i servizi pubblici e la questione d’ ordine generale della concentrazione industriale e della concorrenza.
Sebbene la letteratura economica possegga già parecchi buoni studi sull’ argomento, questo del de Rousiers gioverà a far meglio conoscere T interes santissimo argomento.
Annuaire de l’Economie politique et de la Statistique. —
55" année, 1898. — Paris, Guillaumin et C.ic, 1898, pag. 897, (9 franchi).
Questo Annuario è ormai notissimo fra quanti si occupano di economia e di finanza e il volume de dicato all’ anno che sta per finire è in tutto degno di figurare accanto agli altri einquantaquattro A n nuari. Il Bellet, il Block, il Bertillon, il de Boisjolin, il Turquan, il Yot vi hanno contribuito largamente come in questi ultimi anni e le varie parti dell’A n nuario forniscono notizie e dati assai utili. Riguardo alla Francia, citiamo le notizie intorno al movimento della popolazione nel 1896, alla statistica professio nale, alla situazione finanziaria dei comuni e dei dipartimenti alle associazioni operaie di produzione al lavoro dei fanciulli ecc.; nella parte seconda de dicata alla città di Parigi si hanno dati copiosi che permettono di seguire il movimento vario e com plesso della capitale francese ; nella terza ed ultima parte l’Annuario fornisce le consuete informazioni statistiche sui paesi esteri. È adunque un repertorio statistico economico e finanziario che si consulta sempre con molto profitto.
Prof. Francesco De Gobbis. — Le latterie sociali. —
Studio Amministrativo. — Modena, Tip. Bassi e
D ebri, 1898, pag. 122.
È uno studio pratico che spiega minutamente la natura, il funzionamento i vantaggi delle latterie sociali, i loro varii tipi, la costituzione della So cietà, l’ ordinamento e il regolamento interno. Inol tre il prof, de Gobbis ha dato una completa espo sizione delle scritture contabili che possono essere applicate nelle latterie sociali, sicché il suo libro è veramente utile non solo per organizzare simili isti tuzioni, ma anche per conoscere i modi migliori per farle funzionare.
Rivista Economica
A lc u n i d a ti c o m p a ra tiv i s u lle im p o ste, le sp ese e i d e b iti p u b b lic i —G li s c io p e ri in In g h ilt e r r a n e l 1 8 97 - I l fru m e n to n e g li S t a t i U n iti n e l 1 8 9 8
Alcuni dati comparativi sulle imposte, le spese e i debiti pubblici. — Da un articolo del sig. Tito Canovai, pubblicato nella Nuova Antologia del 16 novembre, togliamo alcuni dati che ci sembrano in teressanti, ma sui quali bisogna fare le consuete r i serve, trattandosi di confronti assai difficili e spesso poco o punto omogenei.
Debito pubblico. — Il debito pubblico italiano grava il contribuente per interessi al lordo nella misura di L . 22.68 a capo.
778
L’ E C O N O M I S T A
4 dicembre 1898
annua di un miliardo ed una piccola frazione, cor rispondente a L. 26.85 a capo.
Eccone la progressione discendente per i mag giori Stati dell’Europa :
C apitale Spesa a n n u ale
nom inale complessiva p er ab ita n te
M ilioni Milioni L ire
F rancia . . . . 31,090 1,020 26,85 Italia . . . . . 13,000 703 22,68 Spagna . . . . 7,076 324 18,00 Belgio. . . . . 2,328 113 17,38 Austria-Ungher. 13,972 653 15,93 Inghilterra. . . 16,019 625 15, 62 Germania . . . 15,767 637 12, 25 Russia. . . . . 16,659 723 5,60 Svizzera . . . . 81 4 1,33
Spese militari. — L ’ Italia spende in ragione di L. 42.07 a capo ed è soverchiata dall'Inghilterra che spende L . 25.40, dalla Francia L. 24.05 e dalla Germania L . 17.65.
Seguono, invece, l’ Italia i seguenti Stati: Austria-Ungheria con L . 10.00 a capo, Spagna con L . 9,44, Svizzera con L . 9,66, Belgio con L. 7,58 o Russia, ultima, con L. 7,23.
Dobbiamo p rò osservare che il Canovai mette a carico dell'Italia una spesa di 374 milioni, mentre in realtà le spese dei due ministeri, della guerra e della marina (ordinarie e straordinarie) non supe rano dal 1893 94 in poi — esclusa la campagna d’Africa — i 342 milioni.
Imposte. — L ’ Italia, secondo i dati del Canovai paga annualmente allo Stato per imposte e tasse varie L. 1,259,000,000, ossia L . 40.60 a capo.
Ecco la progressione degli Stati più volte r i cordati :
F rancia . . . . milioni 2,S57 a capo L. 75,18 Inghilterra. . . » 2,149 » » 53, 70 I t a l i a ... » 1,259 » » 40,61 Austria-Ungheria » 1,630 5> » 40,00 Spagna . . . . » 705 » » 39, 16 Germania . . . » 1,860 » » 35,77 Belgio... » 194 » a 29,85 Russia . . . . » 2, 255 » » 17,50 Svi zzera. . . . » 48 > » 16,00
Dunque I* Italia, senza star bene, non sarebbe tuttavia quella che starebbe peggio, se là ricchezza privata degli italiani fosse in condizioni pari a quelle degli altri Stati d’Europa, coi quali il Canovai ha istituito il confronto.
Il rapporto delle imposte e delle spese con la popolazione dei vari Stati, se dimostra il carico che esse sopportano, non prova però che possano sop portarlo ; giacché la quantità della popolazione di un paese non è in ragione diretta della sua r ic chezza. Se ciò fosse, i paesi più ricchi del mondo sarebbero la China, e l’India e altri che sono in vece tra i più poveri.
Posti in rapporto con la ricchezza privata dei vari paesi questi dati, il Canovai viene alla conclu sione poco lieta che l’ Italia è lo Stato che più paga per imposte, e che più spende per il servizio del debito pubblico e per le spese militari, E ne dà la seguente dimostrazione :
Pere, an n u ale
R icchezza p riv a ta Im poste Deb. pubb. Spese m il. Totale
Italia... 54 miliardi 2,33 F ra n c ia . . . . 225 » 1, 26 A ustria Ung. 86 » 1,90 Germania . . 220 » 0,85 Inghilterra . 251 » 0,85 B elgio... S4 . 0,57 1,30 0, 70 4,03 0,45 0,49 2,20 0,76 0,48 3,14 0,29 0,42 1,56 0,25 0,40 1,50 0,33 0,14 1,04
Mancano i dati relativi alla Russia ed alla Sviz zera; i primi sarebbe stato assai interessante di co noscere.
Prendendo per base del confronto la rendita che il Canovai calcola in milioni 2,916 per l’ Italia, l'Imy posta ne assorbe il 43.17 per cento e si hanno i seguenti rapporti : S ta ti R endita m ilioni Im posta p. 100 Debito pubblico P ercen tu ale Spese m ilitari T o tale A ustria-Ung. 3,414 47,75 19,13 12,00 31,13 I ta lia ... 2,916 43.17 24,10 12,83 36,93 F ra n c ia ... 7,380 38,71 13,82 12,38 26,20 Inghilterra .. 9,789 21,95 6,38 10,38 16,76 Germania . . . 8,888 21,03 7,17 10,30 17,37 Belgio... 1,649 11,76 6,85 2,91 9,76 Ossia l’Austria-Ungheria è lo Stato che paga d i più in rapporto alla rendila della ricchezza privata ; l ’Italia vien subito dopo, pagando un 4.50 per cento meno; ma dell’ imposta I’ 85,50 per cento è assor bito dalle spese militari e dal servizio del debito pubblico, mentre in Austria-Ungheria questa ragione discende al 65 e frazione per cento.
Stabilite queste premesse, la conclusione alla quale l’autore sarebbe venuto era prevedibile. Tuttavia egli I’ ha voluta confortare di un altro dato, del reddito del denaro impiegato in Italia per le ferrovie.
Per costruzioni ferroviarie, egli dice, si sono spese 4600 m ilioni in cifra tonda, forniti dal credito al tasso medio d’ interesse del 5 per cento. Il reddito netto di tutte le ferrovie, vale a dire l’ interesse ri cavato dal capitale impiegato nella loro costruzione materiale rotabile compreso, è di 82 m ilioni, cor rispondente al capitale di 1640 milioni, indi una perdila annua apparente di 150 milioni, la quale diminuita degli utili indiretti che le ferrovie hanno recato allo Stato sotto forma di minori spese da una parte e di maggiori entrate dall’ altra, discende a 55 milioni, che si devono calcolare in pura perdita.
Dunque l’ esempio del passato-conclude l’oratore - non può incoraggiare a perseverare in una politica finanziaria, che ha voluto in troppo breve tempo far troppo e sobbarcarsi ad uno sforzo di gran lunga eccedente le forze economiche del paese.
Ed è necessario che si levi alta la voce per pro testare contro i tentativi che si fanno per ripigliare il cammino interrotto, in quanto che la voce dei propugnatori della ripresa dei lavori e dell’ aumento del debito pubblico arriva facilmente all’ orecchio delle masse, le quali, incapaci di avvertire i pericoli che si celano in questi consigli, sono tratte a cre dere che lo Stato quando li segua abbia il modo di migliorare le loro tristi condizioni.
Gli scioperi in Inghilterra nel 1897. — Il Blue
con-stata che l’ anno scorso sono avvenuti in tutto il Regno Unito 864 scioperi degli operai industriali, dei quali il grande sciopero degli operai delle in dustrie meccaniche ha fatto passare in seconda linea tutti gli altri. Sopra una perdita complessiva di 10 milioni di giornate di lavoro, per gli 864 scioperi suaccennati, circa 6 milioni ricadono sullo sciopero degli operai delle industrie meccaniche.
La cifra degli operai che parteciparono agli scio peri nei 1897 fu di 230,267 in più che nel 1896 e meno del 1895 e del 1894 ed un terzo soltanto della cifra del 1893.
Per i primi nove mesi dell’ anno corrente, si con stata già una perdita di 14 milioni e mezzo di gior nate di lavoro in seguito allo sciopero dei minatori di carbone nel Sud-Galles.
La seguente tabella in cui si classificano i modi nei quali furono appianati gli scioperi ha un inte resse speciale :
Modo d ell’ appianam ento
1895 1896 1897 S c io p e ri O p e ra i S c io p e ri j O p e ra i S c io p e ri O p e ra i A rb itra to ... 25 13251 20 10280 14 9756 Uffici di conciliazione... 35 65700 27 9941 27 95Ì4
Accordo diretto t r a le p a rti
ed ì loro rap p resen tan ti. 498 119582 647 120936 624 187148
R itorno al lavoro alle con dizioni dei p ro p rietari
senza tra tta tiv e ... 125 56719 154 467SO 105 4307
Sost. con a ltri o p erai... 160 4352 149 7450 105 4307
C hiusura delle fa b b ric h e .. 16 2352 20 3160 7 1673
In d e te rm in a ti o non
appia-n a t i ... 17 1757 4 139 11 2732
T o tale ... 876 263758 1021 198687 864 230267
Quindi il 44.5 per cento di tutti gli scioperi nello scorso anno è finito con una completa vittoria dei proprietari o imprenditori.
G li operai hanno vinto soltanto in ragione del 21.6 per cento, mentre gli altri scioperi sono finiti pel 33.9 per cento con un compromesso.
Il frumento negli Stati Uniti nel 1898. — Il
raccolto del frumento negli Stati Uniti, quest’ anno è stato il più abbondante che la storia ricordi. Se condo la stima delle autorità più competenti, si cal cola a 750,000,000 di bushels dei quali 400 milioni rappresentati da frumento d’ inverno e 350 milioni da frumento di primavera.
Questo raccolto eclissa il record finora tenuto nel 1891, che raggiunse la cifra di 611,780,000 bushel». Apprezzo cui si quota attualmente il frumento, il raccolto di quest’anno rappresenta un valore to tale di 500,000,000 di dollari. La quantità di fru mento prodotta nel 1897 negli Stati Uniti equivale al terzo della produzione frumentaria mondiale e rappresenta un peso di ehilog. 18,140,000,000.
Questa enorme quantità, se spinta attraverso un tubo il cui diametro permettesse al cereale di pas sare solo grano per grano e colla velocità con cui gira la terra nella sua orbita, cioè di 1108 miglia al minuto impiegherebbe venti anni per essere sca ricata dal tulio stesso. E chi non crede rifaccia il conto !
La grande rocca frumentaria degli Stati Uniti va dall’Oceano Atlantico al Pacifico estendendosi al Sud
sino al Tennesseè meridionale e dal Nord fino al confine canadese. La maggior parte della produ zione però ottienesi nelle sterminate pianure della immensa vallata del M issisipi, e circa 130,000,000 di bushels dagli Stati del Sud e Nord e da Kota il cui prodotto principale è il frumento.
Il raccolto di questi due Stati è quest’ anno circa il doppio di quello dell’ anno passato, e ciò sia a motivo del maggior reddito, sia a causa dell’aumento del 20 per cento nell’area coltivata.
In questi nuovi stati del fa r west, ove le aziende agricole misurano spesso migliaia di acri di esten sione (qualcuna fino a 5000 acri la cultura del fru mento è esercitata sopra così vasta scala da non aversene idea adeguata fra noi.
Per centinaia e centinaia di miglia la ferrovia at traversa si può dire un campo continuo di bionde ed ondeggianti messi, alte circa un metro da terra. Alle stazioni ferroviarie, che si succedono con fre quenza, sono enormi granai, altissimi detti dagli americani grain elevators, perchè il grano vi viene elevato meccanicamente e classificato a seconda delle qualità e del grado riconosciuto dalle borse. 1 carri ferroviari caricano direttamente dai granai od eleva tori ed il riempimento di un treno è così l’ affare di pochi minuti.
Le polizze di consegna al granaio sono negozia bili, e costituiscono dei veri e propri warrants.
Diamo il solito riassunto della situazione del T e soro durante il quarto mese dell’ esercizio finanzia rio 1898-99, raffrontandolo con la situazione del cor rispondente periodo dell’ esercizio precedente 1897-98. Il conto di Cassa al 31 ottobre 1898 dava i se guenti risultati :
Dare Fondi di Cassa alla chiusura
del-l’ esercizio 1897-98... L Fondo della soppressa Cassa cen
trale di Massaua passato alla tesoreria di A sm ara... » Incassi di Tesoreria per entrate
dì bilancio... » Incassi per conto debiti e crediti »
313, 160,061.46 2,957, 399. 68 537, 257, 349. 53 888, 745,603.07 Totale---L. 1,742,120,413.74 Avere
Pagam enti per spese di bilancio. L. 373, 299,227. 13 Decreti ministeriali di scarico
come dal conto precedente.. » 212.42 Pagam enti per debiti e crediti » 1,077,887,518.92 Fondo di cassa a! 31 ottobre 1898 fa) » 290,933,455. 27
T otale.. . . L. 1,742, 120,413.74