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L'economista: gazzetta settimanale di scienza economica, finanza, commercio, banchi, ferrovie e degli interessi privati - A.25 (1898) n.1270, 4 settembre

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L ECONOMISTA

GAZZETTA SETTIMANALE

S C IE N Z A ECO N O M ICA, F IN A N Z A , CO M M ERCIO, B A N C H I, F E R R O V IE , IN T E R E S S I P R IV A T I

Anno XXV - Vo!. XXIX

Dom enica 4 Settem bre 1898

N. 1270

L A . F A C E

E LA PROPOSTA DELLA RUSSIA

Pubblichiam o più sotlo, integralm ente, la nota che il Ministro M uraw ieff, a nom e dello C zar, ha d ira ­ m ato a tutti gli Stati civili.

È un docum ento, senza dubbio, di altissim a im ­ portanza, e qualunque sia il suo risultato, esso r i­ m arrà nella storia com e pietra m iliare del cam m ino della um anità verso quella meta sem pre m igliore, per raggiungere la quale tanto si affatica.

Le sem plici considerazioni che contiene la nota diplom atica del M inistro russo, non sono nuove, anzi sono concetti che, più o m eno esplicati, vivono nelle menti della grande m aggioranza degli uom ini di tutte le classi; appunto per questo, alla lettura di quel docum ento, molti possono d ire : ma queste cose le ho dette, le ho pensate, le ho stam pate anch’ io.

La pace arm ata presente è una continua g u erra, che non farà vittim e per violenti atti di forza brutale, ma ne causa di più, forse, per lento esaurim ento, causa la deficienza della reintegrazione delle forze in tanta parte della popolazione.

E questo stato di cose, insostenibile perchè in u ­ mano, era tanto sentito dalle m oltitudini, che la parola dello Czar parve com e la espressione di un convincim ento universale. Ogni nazione può dire che col regim e attuale si rovina per salvarsi, e quindi trionferanno soltanto quei popoli che sapranno più a lungo resistere contro il depauperam ento delle forze attive.

Bella, quindi, am m irevole sotto ogni riguardo, la iniziativa dell’ Im peratore ru sso ; ed i lettori d e l-

VEconomista, a priori sono persuasi che non p os­

siam o se non applaudirla con tutto l’ entusiasm o. Se non chè, dalla approvazione illim itata del con­ cetto alle considerazioni intorno alla sua attuazione, pur troppo co rre un g ran d ivario e non si può a meno di essere sconfortati per l’ accoglienza piena di dubbi che la stam pa di quasi tutti i paesi ha fatto alla nota im periale.

Se dobbiam o dire tutto il nostro pensiero, r ite ­ niamo che lungo periodo di tem po ancora dovrà scorrere, prim a che sia possibile attu are anche in parte l’ um anitario pensiero che è stato prom ulgato ai popoli dalle rive della N ev a ; e checché si parli di patriottici intendim enti che rim a rreb b e ro lesi e di legittim e aspirazioni che sarebbero tarpate, te­ miamo che uno degli ostacoli principali alla g ra n ­ diosa idea sia tutto econom ico.

Lo straordinario aum ento di spese che nell’ultim a m eta del secolo si è verificato in tutti gli Stati di

Europa ha creato intorno ai G overni un cum ulo di interessi, più o m eno giustificati, ma sem pre tenaci e potenti. U na delle più larghe fonti, a cui quegli interessi si abbeverano, è appunto la spesa per le esigenze m ilitari di difesa ed offesa; gli altri cespiti di lucro non possono essere che solidali con quelle spese che sono le m aggiori. Lo sviluppo dei bilanci ha creata una falange di corrotti e di corruttori che hanno radici profonde e potenza molto vasta nel mondo politico, finanziario e burocratico. F in o a qual punto questi grandi interessi che avvolgono nelle loro spire tanta parte della com plicata m a c­ china, da cui è costituito lo Stato, im porranno la loro volontà per non vedere inaridita o strem ata la fonte a cui così largam ente attingevano?

Q uesta per noi è la parte principale del problem a, dappoiché non abbiam o letto, anche nella più diffi­ denti effem eridi, nessun valido ragionam ento contro la nota del M inistro russo ; nè poteva esservi, g ia c­ ché lé nazioni non sono chiam ate ad accettare lo

statu quo, nè ad approvare questa o quella so lu ­

zione, ma sono chiam ate ad una C onferenza, nella quale abbia a discutersi in qual modo con meno

dispendio possa essere conservata la pace. Q uesto,

se non erriam o, è il vero senso del passo fatto dal- I Im peratore della R ussia e non vi può essere uom o al m ondo che in buona fede abbia m otivi p er r i ­ nunziare a priori ad una sim ile discussione.

11 sistem a seguito dal 1870 in poi, ha dim ostrato troppo evidentem ente il suo lato biasim evole: le alte spese m ilitari hanno spinto i bilanci degli Stati a cifre che prim a parevano favolose, e le classi a b ­ bienti, a favore delle quali, se non esclusivam ente certo principalm ente, così potente difesa veniva sta­ bilita, rivolsero gli aggravi specialm ente contro le classi non abbienti, dando così facile alim ento alla propaganda socialista, dalla quale tutti gli Stati si sentono m inacciati, e contro la quale non sanno op ­ porre che la violenza, dim ostrata già dalla esperienza non solo inutile, ma anzi fom entatrice di più estese ribellioni.

E se la radice del m ale sta appunto nella s tr a ­ potenza dello Stato che è d iventalo, ingiusto assor­ bitore e più ingiusto d istrib u to re delle ricchezze dei privati, è giusto, è logico, è savio, che il prim o colpo d’ ascia debba essere portato a quel ram o di spese, la cui utilità è più rem ota ed il cui danno è più prossim o.

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essere condotto dalla eloquenza dei tribuni, n o n ha forse dato la prevalenza, quasi dovunque, ad interessi pecuniari che si esplicano per vie in d irette, e per vie indirette si im pongono?

Q uanti vani sforzi non si sono fatti in tanti paesi p er em ancipare la politica dagli interessi di classi, di g ruppi, talvolta di individui e quante volte sol­ levando qualche lem bo dei veli che coprono le cose pubbliche, non si è scorto o intravisto che sono gli interessi m eno encom iabili che m uovono m olte cose?

T em iam o troppo che la nobile iniziativa dello Czar si arresti di fronte a difficoltà di cui non si arriva a co m prendere nè la esistenza, nè la im portanza, ma che sono spesso form idabili. In ogni modo m ano a m ano che il concetto di u m a n ità andrà generalizzan­ dosi, si com prenderà che Nicolò II ha segnato con grande ardim ento la sua via e vi ha posto una in­ segna v eram en te grandiosa.

Ecco la m otivazione della proposta della R ussia per il d isarm o:

U n dispaccio da P ietro b u rg o in data 28 Agosto r e ­ cava che il Messaggero dell' Impero ha pubblicato u n ’O rdinanza d iretta dallo Czar al M inistro degli A f­ fari E steri, conte Muravvieff, p er raccom andare a tu tte le Potenze il disarm o e la convocazione di una Conferenza internazionale a questo oggetto.

In seguilo alla ordinanza im periale d iretta dallo Czar al "conte di M uraw ieff, questi rim ise il 2 4 A go­ sto a tutti i rap p resen tan ti esteri accreditati presso la Corte im periale di R ussia le seguenti c o m u n ica­ zioni :

« Il m antenim ento della pace generale e la rid u ­ zione per quanto è possibile degli arm am enti ecces­ sivi che gravano tutte le nazioni, si presentano, nel­ l’attuale situazione del m ondo in te ro , com e l’ideale a cui dovrebbero ten d ere gli sforzi di tutti i G o­ verni.

« L e vedute um an itarie e m agnanim e di S M. il m io A ugusto S ignore, sono pienam ente acquisite a tale scopo.

« N ella convinzione che questo scopo elevato r i­ sponde ai più essenziali interessi ed ai voti legit­ tim i di tutte le Potenze, il G overno im periale crede che il m om ento presente sarebbe favorevolissim o alla rice rc a, in via di discussione internazionale, dei mezzi più efficaci p er assicu rare a tutti i popoli i benefici di una pace reale e d u revole e per porre term ine innanzi tutto allo sviluppo progressivo de­ gli arm am enti attuali.

« Nel corso degli ultim i venti anni, le aspirazioni verso la pacificazione generalo si sono particolarm ente afferm ate nella coscienza delle nazioni civili, e la conservazione della pace è stata posta a scopo della politica internazionale.

« E ’ in nom e di essa che i grandi Stati hanno concluso tra loro potenti alleanze; ed è per m eglio g u a re n tire la pace che hanno sviluppato in p ro p o r­

zioni finora sconosciute le loro forze m ilitari e che continuano tuttora ad accrescerle senza in dietreggiare dinanzi a v eru n sacrifizio.

« T u tti questi sforzi non hanno potuto ap p ro d are peranco ai risultati benefici della desiderata pacifi­ cazione.

« Gli oneri finanziari seguendo un andam ento ascendente e colpendo la prosperità pubblica nella fonte delle forze intellettuali e fisiche dei popoli, ne segue che il lavoro ed il capitale sono in m aggior

parte sviati dalla loro applicazione n aturale e con­ sum ati im produttivam ente.

« Centinaia di milioni sono adoperati ad acqui­ stare ordegni di spaventosa distruzione, i quali r i­ tenuti oggigiorno com e l’ultim a parola della scienza, sono destinati a p erdere ogni valore in seguito a qualche nuova scoperta su questo terreno.

« La coltura nazionale, il progresso econom ico,

la produzione delle ricchezze si trovano paralizzati o deviati nel loro sviluppo.

« Così p u re di m ano in m ano che crescono gli arm am en ti di ogni nazione, q u esti via via m eno r i­ spondono allo scopo prefissosi dai respettivi governi. « L e crisi econom iche dovute in g ran parte al re ­ gim e degli arm am enti ad oltranza ed il pericolo che vi ha in questo affastellam ento di elem enti di g u e rra trasform ano gli eserciti dei nostri giorni in un peso schiacciante, che i popoli sem pre più penano a j portare.

« A ppare evidente che, se questa situazione si prolungasse, essa cond u rreb b e fatalm ente a quel ca­ taclism a stesso che si tiene tanto a scongiurare ed ; i cui orro ri fanno frem ere anticipatam ente ogni m ente i um ana.

« P o rre fine a questi arm am enti incessanti e r i ­ cercare di p rev en ire le calam ità che m inacciano il m ondo iu tiero , ecco il dovere suprem o che s’impo­ ne ora a tutti gli Stali.

« S. M. penetrata di questo sentim ento, si è d e ­ gnata o rd in arm i di proporre a tutti i g overni, che hanno rappresentanti accreditati presso la Corte Im ­ periale, la riunione di una C onferenza, che dovrebbe occuparsi di questo grave problem a.

« Q uesta Conferenza sareb b e, coll’aiuto di D io, di felice presagio per il secolo che sta per aprirsi. E ssa riu n ireb b e in un potente fascio gli sforzi di tutti gli S tati, che cercano sinceram ente di fare trio n ­ fare la gran d e concezione della pace univ ersale su­ gli elem enti di p erturbam ento e di discordia. Essa cem enterebbe, allo stesso tem po, il loro accordo, m ediante una consacrazione solidale dei principi! del­ l’equità e del diritto, sui quali riposano la sicurezza degli Stati ed il benessere dei popoli ».

L ’ iniziativa presa dallo C zar Niccolò II, com unque si voglia giudicare, rim ette in discussione tutta la questione delle spese m ilitari, dell’ aggravio che esse recano alla econom ia pubblica, de! rapporto in cui stan­ no con il reddito nazionale degli S tati, con la popola­ zione di questi ecc. ren d e insom m a di interesse vero e attuale qualsiasi indagine in to rn o a cotesta parte im ­ portantissim a della finanza. P u r troppo non si hanno statistiche recenti v eram en te attendibili e com plete; m ancano q uindi i mezzi m igliori per chiarire la questione, alla quale accen n iam o ; ma poiché la curiosità pubblica è stata richiam ata da un docu­ m ento ufficiale sul tem a delle spese m ilitari, ci p ar- | rebbe di v en ir m eno al nostro dovere se non rich ia­

m assim o alla m em oria dei lettori alcuni dati. C om incierem o dall’ Italia, p er la quale V Annuar%o

Statistico ci dà queste cifre:

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4 settem b re 1898 L ’ E C O N O M I S T A 503

Spese militari

E sercito M arina

^ n n i ordinarie straordinarie ordinarie m ilioni e m igliaia di lire

straordin. 1 187 i ... 1 4 1 . 4 6 5 8 . 1 1 9 2 2 . 1 1 6 3 . 6 5 7 1872... 1 5 0 .6 4 3 1 4 . 7 3 9 2 6 . 5 2 7 2 . 8 9 5 1873... 1 5 4 . 8 7 9 2 0 . 5 7 3 3 0 . 2 9 4 1 . 0 7 0 1874... 1 6 4 . 5 1 3 1 7 . 5 5 4 3 1 . 6 2 2 9 9 5 1875... 1 6 4 . 5 0 7 1 4 . 3 5 4 3 1 . 6 7 4 5 . 1 8 1 1876... 1 6 3 . 6 1 1 2 1 . 5 2 1 3 5 . 3 7 7 1 . 2 9 9 1877... 1 7 0 . 8 8 2 3 5 . 5 1 3 4 0 . 1 1 6 1 . 0 4 4 1878... 1 6 9 . 7 9 3 3 7 . 4 3 2 3 9 . 0 6 1 2 . 7 2 5 1879... 1 7 2 . 6 8 1 1 5 . 0 0 5 3 8 . 1 3 0 2 . 6 2 9 1880... 1 9 0 . 4 4 2 1 9 . 9 3 2 4 0 . 1 7 3 3 . 2 0 0 1881... 1 8 5 . 7 0 4 2 3 . 7 7 3 3 9 . 8 6 9 2 . 9 0 8 1882... 1 8 8 . 7 2 2 4 4 . 2 3 3 4 4 . 0 5 5 2. 8 0 0 1883... 1 9 7 . 8 6 5 5 8 . 0 8 2 5 5 . 3 1 5 5 . 5 0 0 1884 1° lem. 1 0 6 . 3 9 3 1 1 . 6 6 7 2 5 . 6 3 2 2 . 9 0 0 1884-85.. 2 0 5 . 169 4 4 . 7 1 1 5 2 . 9 8 2 2 1 . 2 0 0 1885-86.. 2 0 8 . 1 6 8 4 0 . 8 5 0 6 2 . 0 5 9 1 7 . 7 9 7 1886-87.. 2 1 6 . 3 1 4 4 8 . 0 6 0 6 8 . 8 2 9 2 0 . 0 0 0 1887-88.. 2 3 9 . 9 6 9 7 6 . 4 1 7 8 3 . 5 4 1 2 4 . 0 0 0 1888-89.. 2 4 9 . 7 1 8 1 5 3 . 2 9 5 8 7 . 7 4 8 6 3 . 0 1 4 1889-90.. 2 5 7 . 2 6 7 4 7 . 6 2 3 1 0 2 . 5 6 2 1 4 . 6 0 5 1890-91.. 2 5 3 . 5 8 8 3 4 . 5 4 8 9 5 . 3 7 1 1 0 . 1 2 0 1891-92.. 2 4 2 . 8 2 6 1 8 . 6 2 9 9 1 . 4 8 1 6 . 0 1 8 1892-93.. 2 3 2 . 9 0 3 1 4 . 2 5 3 9 1 . 9 6 5 3 . 8 2 5 1893-94.. 2 3 7 . 1 2 3 1 6 . 0 5 0 9 1 . 2 2 4 3 . 9 0 0 1894-95 2)2 1 6 . 9 2 8 1 6 . 182 V 8 7 . 7 0 2 2 . 9 8 0 1895-96.. 3 3 1 . 1 2 9 2 1 . 2 8 2 9 8 . 5 4 3 1 . 3 9 5 1896-97.. 2 5 6 . 5 3 7 1 9 . 3 9 1 9 7 . 2 0 7 1 . 5 0 2 C om plessivam ente nel 1871 l’ Italia spendeva per la difesa m ilitare 176 milioni di lire, nel 1 8 9 6 -9 7 ne ha spesi 3 75, ossia quasi 2 0 0 m ilioni di più alla distanza di un q u arto di secolo. S e la conferenza che lo Czar si è proposto di convocare riescisse a rico n d u rre le spese en tro i lim iti di venticinque anni fa l’ Italia potrebbe risp arm iare, com e si vede, una bella som m a. Ma non è il caso, oggi com e oggi, di aprire l'a n im o a speranze di questo genere ; m eglio è aspettare dal tem po la risposta al grande punto interrogativo che ha fatto sorgere sull’ orizzonte po­ litico la proposta della Russia.

V eniam o agli altri Stati e qui naturalm ente le diffi­ coltà com inciano a spuntare. E cco anzitutto un con­ fronto delle spese per I’ esercito e ia m arina di alcuni Stati per gli anni 18 7 2 , 1892 e 1897 che togliam o pei prim i due anni dal Block ( L' Europe pòlitique

’) Nelle spese straordinarie l’Annuario comprende anche le spese per la marina mercantile.

*) La diminuzione dipende dal fatto che nel 1894-95 le spese militari d’Africa furono riunite in un capi­ tolo nuovo del Bilancio del Ministero degli affari esteri. Per gli anni successivi le spese militari sono di nuovo comprese nei bilanci dei Ministeri della guerra e della marina. Nel 1894-95 la spesa pei servizi d’Afvica (tanto civili che militari) fu di 13,727,684 la maggior parte della quale somma andrebbe aggiunta alle spese militari di quell’anno per rendere omogenei i dati comportati. Ma l’Annuario non ci dà il modo di separare le spese militari da quelle civili per l’Africa.

i et sociale, 2 * * edizione, P aris, 189 3 ) e com pletiam o con gli annuari di quest’ an n o :

E sercito M arina S T A T I 1872 1892 1897 1872 1892 1897 Francia .. milioni di fr.4 3 1 6 4 5 6 2 2 1 4 4 2 8 9 2 5 8 Regno Unito...3 5 0 4 3 6 4 5 8 2 3 7 3 9 0 5 5 8 Germania...3 9 5 5 6 6 7 3 1 3 9 8 9 1 4 6 Austria Ungheria .2 5 3 3 7 5 3 7 4 2 5 2 8 2 9 Italia ...1 7 8 2 5 0 2 3 6 3 9 11 1 101 R ussia... 2 6 8 7 4 7 7 5 8 6 2 1 4 4 1 5 9 Belgio... 3 6 4 7 5 3 — — — Paesi Bassi... 29 4 4 5 0 18 2 9 3 3 Svizzera... 2 27 2 5 — — — D anim arca... 6 1 4 1 4 3 9 9 Svezia e Norvegia. 15 3 8 4 9 7 1 2 15

A nche queste cifre non hanno bisogno di com m enti; basta notare che l’ aum ento è generale per quanto molto disform e. I piccoli Stati hanno avuto in p ro p o r­ zione gli aum enti m aggiori, perchè la piccola som m a e h ’ essi dedicavano nel 18 7 2 alla difesa m ilitare potè essere facilm ente raddoppiata o triplicata. Ora lasciando le cifre assolute conviene riferirsi ai rapporti pro­ porzionali, sia rispetto al totale delle spese,sia riguardo alla popolazione. I calcoli relativi non sono recenti, ma poiché l’ aum ento è stato generale, le variazioni proporzionali restano di poca im portanza. Sopra 100 franchi di spese totali la R ussia ne dedicava alla di­ fesa del paese 2 5 .4 4 , il Regno U nito 19.27 la F ra n ­ cia 17 .5 0 l’Italia 15,78 la G erm ania 12.40 l’A ustria 12.31. La spesa per abitante risultava invece di 2 1 .1 5 pel Regno U nito; 20.82 per la F rancia, 1 2 .7 9 per l’Italia, 10,67 per la R ussia; 11,37 per la G erm a n ia; 9 ,9 5 per l’A ustria.

Ma poiché tutto è relativo a questo m ondo e anche le spese pubbliche sono un onere m aggiore o m inore a seconda, non della popolazione, ma del reddito na­ zionale, converrebbe, per poter stabilire l’aggravio che ciascuno Stato risente dalla pace arm ata attuale, confrontare le spese appunto col reddito. È questo un confronto difficile che richiede pazienti rice rc h e, le quali non possono im provvisarsi.

Esse sono state fatte da uno scrittore francese in occasione di un concorso bandito dal senatore spa- gn olo, don A rturo de M arcoartu, allo scopo di m e t­ tere in luce la influenza dannosa dell’esagerazione i del servizio e delle spese m ilitari sugli interessi delle nazioni europee rispetto alle altre nazioni del m ondo. Il concorso, aperto per incarico del generoso dona­ tore dalla Società di econom ia politica di P arigi, fu vinto dal sig. Em ilio D elivet, la cui opera L'exa-

gèration dee charges militaires et tes p rix de revient

fu pubblicata nel 189 0 *). Il D elivet uel capitolo IX si occupa appunto della ricerca anzidetto e presenta questo prospetto che, con ogni riserva, ci pare utile rip ro d u rre :

‘) Rammentiamo, a questo proposito, un altro con­ corso bandito dalla Unione lombarda per la pace e l’arbitrato internazionale, e vinto dal sig. Ignazio Scarabelli con un ottimo libro : Cause di guerra in

Europa e rimedi (Ferrara, 1890). Ma lo Scarabelli non

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Reddito netto Spese militari Proporzione per abitante guerra e marina per cento

franchi franchi franchi

Regno U nito.. 822. 20 20. 05 2. 44 Francia... 596. 30 22.80 3.82 Germania... 411. 24 11.50 2. 79 Russia... 165. 69 12. 79 7. 71 Austria-Ungh.. 372. 90 8. 64 2.31 Italia... 234. 63 11.52 4.13 Spagna... 190.41 11.58 5. 08 Belgio... 499. 30 7. 80 1.56 Olanda ... 589.— 17.32 2. 94 Svezia e Norv. 387. 33 7.07 1. 82 Danim arca.. .. 565. 58 10.99 1.96 Portogallo . . . . 232. 50 8. 03 3. 45 Svizzera... 378. 33 6.13 1.62 Grecia... 270. 22 10.61 3.81 Stati Uniti . . . 633. - 5.86 0. 92 Messico... 257. 99 5.69 2.20 Repub. Argent. 196. 33 16. 40 3. 50

Com e si vede, il Belgio veniva (i dati si riferiscono a quasi un decennio fa) prim o con la percentuale m inore di 1.56 per cento del reddito im piegato nelle spese m ilitari, la R ussia invece veniva ultim a perchè aveva la m aggiore percentuale, il 7.79.

S ennonché questo com puto non parve al sig. D elivet, e in verità neanche a noi, del tutto soddisfacente, perchè il confronto tra le varie percentuali del re d ­ dito assorbite dalle spese m ilitari, non può indicare l’aggravio che effettivam ente ciascuna nazione risente L’entità assoluta del reddito è qui di grande im portanza perchè la tenuità dell’aliquota può tuttavia c o rri­ spondere a un aggravio, forte se il reddito è piccolo e viceversa la m aggiore altezza dell’aliquota non corrisponde sem pre a un aggravio m aggiore, se il reddito su cui è prelevata la spesa è considerevole.

Il D elivet ha quindi preso per base di ulteriori indagini il reddito netto dell’ In g h ilte rra, per d eterm i­ n are la situazione respettiva dei vari paesi e dopo avere calcolato in quale proporzione stanno i redditi dei vari paesi rispetto a quello dell’ In g h ilterra, che viene così ritenuto com e il reddito desiderabile o ideale, egli ha cercato inoltre le spese m ilitari che dovrebbero sopportare i v ari Stati per non essere caricati di spese più gravi di quelle che il Regno U nito sop­ porta. E poiché dai calcoli istituiti risultano i coef­ ficienti che bisogna attrib u ire a ciascun paese p er m etterlo, quanto al reddito m edio p er abitante, nella stessa condizione del Regno U nito, così il D elivet applicava quei coefficienti al confronto delle spese m ilitari coi redditi nazionali, e otteneva questa nuova classificazione : PA E SI Proporzione prim itiva tra il reddito e le spese militari Coefficiente prendendo per base il reddito del Regno Unito Pr o p o r z io n e r is u lt a n te Regno Unito... 2 . 4 4 ì . 2 . 4 4 °/ Belgio... 1 . 5 6 » 1 . 6 6 8 2 . 6 0 » D anim arca... 1 . 9 6 » 1 . 4 5 3 2 . 8 4 » Svizzera... 1 . 6 2 » 2 . 1 7 3 3 . 5 2 » Svezia e Norvegia. 1 . 8 2 » 2 . 1 2 2 3 . 8 6 » Olanda... 2 . 9 4 » 1 . 3 9 6 4 . 1 0 > Austria-Ungheria. 2 . 3 1 » 2 . 2 0 4 5 . 0 9 » F rancia... 3. 8 2 » 1 . 3 7 8 5 . 2 6 » Germania . . . . 2 . 7 9 » 1 . 9 9 9 5 . 5 7 » G recia... 3 . 8 1 » 3 . 0 3 1 1 1 . 5 4 » Portogallo... 3 . 4 5 » 3 . 5 3 6 1 2 . 2 0 » Ita lia ..... 4 . 1 3 » 3 . 5 0 8 1 4 . 4 9 » Spagna... 5 . 0 8 » 4 . 3 1 7 2 1 . 9 3 » R ussia... 7 . 7 1 » 4 . 9 6 2 3 7 . 2 5 »

Non bisogna, certo, dare a questi calcoli un v a ­ lore assoluto. Sono soltanto approssim azioni più o m eno lontane dai vero, che ancora oggidì riesce assai diffìcile, per non dire im possibile, di conoscere. R e­ su ltereb b e da quei calcoli che proprio la R ussia avrebbe il m aggior carico per le spese m ilitari, nel senso che u na quota m aggiore del suo reddito m edio per abitante v erreb b e ad essere assorbita da quelle spese.

E noi arrestandoci qui, e rinviando il lettore al libro del D elivet che è u n tentativo, certo, e nulla più, di pesare 1’ aggravio che le spese m ilitari ca­ gionano alla produzione e per riflesso al consum o, non possiam o tacere che sarebbe assai giovevole se questi studi venissero in trap resi dalle Società di Statistica per ciascun paese, o forse m eglio ancora per opera d e ll'Is titu to internazionale di statistica, già benem erito p er altre indagini statistiche di m olto rilievo.

L a m alattia degli arm am enti è vecchia, m a è andata diventando sem pre più acuta. M ontesquieu scriveva centocinquant’anni fa: « Una m alattia nuova si è diffusa in E uropa ; essa ha colpito i nostri p rin ­ cipi e ha fatto loro m an ten ere un num ero disordi­ nato di truppe. Essa ha i suoi peggioram enti e d i­ venta necessariam ente contagiosa, perchè tosto che uno S tato aum enta ciò che si dice le sue tru p p e, gli altri subito aum entano le lo ro ; di modo che non si ottiene nulla con questo, fuorché la rovina com une ». L a m alattia sarebbe giunta allo stadio acuto così da m inacciare la esistenza di qualche S tato ? Certo si è che la R ussia, la quale è entrata da poco in una fase di trasform azione econom ica che la va per certi rig u ard i avvicinando all’ occidente d’ E u ro p a , deve sen tire fortem ente l’ aggravio delle spese m ilitari e la difficoltà di tenere il passo dietro gli altri Stati che si apparecchiano a nuove e m aggiori spese. Ma se ia R ussia ha segnalato i pericoli che m inacciano gli Stati tutti, riescirà a scongiurarli con la confe­ renza che ha proposto? 0 forse la sua proposta, sug­ g erita da un b en inteso tornaconto, trova un am ­ biente im p rep arato , im bevuto di pregiudizi, contrario a tutto ciò che tu rb a interessi colossali e vecchie idee profondam ente ra d ic a te ? É ciò che saprem o fra

non m olto. R. D. Y .

I D A Z I D I C O N S U M O

« D ebbo d ire che la questione del dazio consum o « non è chiusa con questo disegno di legge (quello « che fu effettivamente approvato e diventò la legge « del 14 luglio 1898); e io ho l’ onore di dichiarare « alla Cam era che sarà una delle prim e cure del

« m inistero lo studio dei provvedim enti necessari

« p er co n tin u are e com pletare le riform e iniziate « con questo disegno di legge che raccom ando ai « vostri suffragi. »

(5)

4 settem b re 1898 L’ E C O N O M I S T A

565 P robabilm ente l’on. C arcano, ritirando il progetto

16 giugno del B ranca, ha volato aprirsi la strada agli studi da lui prom essi così esplicitam ente, spaz­ zar via ogni ingom bro e rom pere ogni vincolo di im pegni non suoi e di precedenti da lui non sta ­ biliti, p er m ettersi e m antenersi in u n campo libero per gli studi eh egli deve fare e pei nuovi provve­ dim enti legislativi ch ’egli deve proporre. E se le cose stanno veram ente così, ben venga l’azione nuova del m inistro C arcano e auguriam oci che essa sia m eno lenta e meglio ispirata di quella del suo pre­ decessore.

Il quale, dalla inesplicabile resistenza opposta in principio a qualsiasi novità e dalla indifferenza quasi bislacca con cui si arrese a form ulare un prim o pro­ getto (quello del 22 m aggio 1 8 9 7 ), a poco a poco era venuto rischiarandosi m eglio nelle idee, tanto da concretare il secondo progetto dell’ 8 marzo 1898 e il terzo del 16 giugno, dai quali due disegni fu dato scorgere che anche il m inistro B ranca e i suoi colleghi di G overno avevano finalm ente riconosciuto la necessità di non più resistere con tanta ostina­ tezza a quei m unicipi, grandi o piccoli, urbani o r u ­ rali o m isti, che avevano dato la sveglia e avevano presa I iniziativa di una evoluzione più o m eno ra ­ pida, più o m eno radicale, nelle tariffe dei dazi con- sum o interni e nei metodi per l’applicazione di quelle tarine e la riscossione dei prodotti.

Certo è intanto che il m inistro C arcano, appunto pel fatto di avere ritirato l’ ultim o progetto Branca si è obbligato più solennem ente e m antenere le sue prom esse dell’undici luglio! ed egli, oggi, ha lo stretto dovere di non lasciar cadere l’argom ento dei dazi consum o, di m antenere viva ed eccitare, occorrendo, I attenzione pubblica sulle m olte questioni tuttora aperte o sospese, di farsi padrone sicuro ed esclusivo della m ateria. Guai se l’on. C arcano at­ tende le idee nuove e le iniziative delle buone r i­ forme o dal funzionarism o o dai g ruppetti parlam en ­ tari o dalle chiesuole regionali. Se ciò avvenisse, non si arriv ereb b e a nulla di buono, perchè siam o certi che, passato un po’ di tem po, riavrem m o tutte le delizie m edioevali delle dogane interne, dei dazi di entrata da com une a com une accresciuti di n u ­ mero e di m isura, delle tariffe e degli accertam enti piu torm entosi per i dazi cosidetti foresi, fino a che m uove com mozioni parziali o generali non riesc is- sero a strap p are al governo e ai m unicipii qualche m om entanea sospensione o riduzione di dazi od altra tim ida concessione.

Nei prim i studi del m inistro B ranca, nella b ril­ lante relazione del deputato M aiorana presentata il 19 m arzo, e anche nella discussione avvenuta alla Camera nel m ese di aprile, noi abbiam o notato l’a f- erm azione dei seguenti due concetti, cioè, che non vi è analogia fra le dogane di S tato e i dazi interni di consum o, e che i dazi consum o sono per la loro natura im poste essenzialm ente e necessariam ente lo ­ cali: le due proposizioni vennero ripetutam ente pro­ clam ate quasi fossero due assiom i indiscussi e indi­ scutibili; per noi invece esse sono sem pre state e sono tuttora d ue affermazioni poco esatte e poco vere e speriam o di poter dar ragione di queste n o ­ stre parole. La parola dazio consum o è, nella sua sem plicità apparente, un term ine assai com plesso, molto lato e che com prende troppe cose, sicché sa­

reb b e bene, per non accrescere la confusione delle idee, adoperare una buona volta term ini m eno com ­ prensivi, distinzioni più precise e m eglio specificale. Che in genere le m aterie e le m erci di consum o, e più di tutte quelle pel consum o alim entare, pos­ sano essere obbietto di tassazione, fonte di entrate pei bilanci dei com uni e dello stato, è saputo da tutti e da lungo tempo : ma la varietà e la m olteplicità si affacciano subito quando si riflette ai metodi per o t­ tenere quelle entrate, e ai diversi sistem i pratici di togliere danaro ai cittadini per il motivo che questi hanno Insogno di pane o di carne, di vino o di olio di legna o di carbone.

Un prim o guaio intanto si ha, quando sulla stessa m ateria di consum o le im poste m artellano ripetuta- m ente, con nomi o titoli diversi, un po’ per conto dello Stato e un po’ per conto dei com uni : a q u e ­ sto guaio potrebbe rivolgersi subito I’ attenzione del M inistro Carcano, il quale dovrebbe proporsi di a r ­ rivare a toglierlo via in modo assoluto, sia pure per evoluzione di provvedim enti continui e successivi.

P er esempio : poteva darsi enorm ità m aggiore di quella che ha durato in Italia p er la tassazione del pane . V era un dazio doganale sul grano estero • e ra , foilunatam ente, di sole lire 1 ,6 0 il quintale ma bastava a rin ca ra re di altrettanto tutto il grano n a­ zionale m esso in vendita in paese e andava a cadere su tutti i consum atori-com pratori di pane: poi vi era una tassa interna di m acinazione, una tassa cioè, sulla fabbrica o produzione delle farine, e siccom e le fa­

rin e non si fabbricano se non perchè v’è della gente che aspetta di vederla ridotta in pane, di cui se n ­ to n o , bisogno tutti i giorni, quella tassa, che aveva le ca ratteristich e non di un dazio alle porte, non di un dazio forese sulla m inuta vendita, ma di una vera im posta di produzione, finiva per essere un secondo peso fiscale pei consum atori di pane : il m acinato a 2 lire ogni quintale di farina fabbricata in casa re n ­ deva necessaria per parità di trattam ento, una so ­ pratassa doganale eguale sulle farine estere in tro ­ dotte nel paese, le quali, convertite in pane e biscotti da consum arsi in casa, erano naturalm ente pagate dai consum atori a un prezzo che com prendeva quella sopratassa doganale. Non basta. Lo Stato, visto che delle fan n e non se ne può proprio far senza e visto che di solito nelle citta e nei com uni grossi non vi sono m ulini, aveva ancora u n ’ altro suo dazio che riscuoteva non al confine nazionale, ma alla b arriera della città e dei com uni più popolosi, aveva una do­ gana interna per le farine introdotte pel consum o locale a T orino o a Milano, a Rom a o a F irenze, a Napoli o a P alerm o, ec., ec., e non contento di q u e ­ st altro rin caro del pane da lui voluto per gli ab i­ tanti dei centri m aggiori — dei così detti com uni chiusi — aveva perm esso ai loro m unicipii di a g ­ giungere, per conto proprio, un altro dazio locale sulle farine introdotte dalle porte daziarie.

Fino a quando fu in vigore il m acinato, il pane era dunque colpito tre volte in tre form e diverse dallo Stato e una quarta volta dai municipi

(6)

566

a 5 lire nel 1 8 8 8 ; i secondi portarono al confine di terra e di m are il dazio tolto alle porle delle città e ci regalarono così le lire 7 .5 0 al quintale pel grano e le 12 lire p er le farine estere. La lue del protezionism o si era diffusa inquinando gli anim i e | acciecando il cervello dei nostri governanti e dei nostri leg islatori: non era quindi da aspettarsi nes- | suna buona m isura in linea di finanza e per gli in- i teressi' econom ici del paese. N è ancora oggi m inistri e deputati accennano a una via verso la g uarigione, perchè e C am era e m inistri, nel tristissim o anno che co rre, dopo una b rev e sospensione loro im posta dalla violenza dei m oti di piazza, si sono rip iegati a n ­ cora n ell’ antico ordine di idee e hanno lasciato r i ­ sorgere gli antichi gravi dazi doganali sui grani e sulle farine, a favore dei produttori di grano e d e ; gli esercenti m ulini, m a a tutto danno di chi si perm ette il lusso nientem eno che di com perare tutti i giorni il pane per sè e per la famiglia.

{C o n tin u a ) A. C.

P E L C R E D I T O A G R A R I O

L ’ onor. senatore G iuseppe De V incenzi, presidente onorario della Società degli agricoltori italiani, ha in ­ viato la seguente lettera agli onorevoli m em bri del

Congresso agrario di T o rin o :

Egregio collega,

Mi pregio di trasm ettere alla S. V. una copia degli S tudi della C om m issione del credito per i m igliora­ m enti ag ra ri, creata il 31 m arzo dello scorso anno 1897 dal m inistri' del Tesoro L uzzatti, acciò possa p re n ­ derli in considerazione preventivam ente a fin di poter v en ire a serie conclusioni nelle brevi discussioni che potranno aver luogo nel prossim o C ongresso di agri ­ coltura, iniziato dalla benem erita Società degli a g ri­ coltori italiani su questo vitalissim o argom ento. Q ue sta pubblicazione svolge dei principii che forse final­ m ente potranno darci il tanto desiderato Istitu to del credito agrario, che è la prim issim a delle condizioni per rilev are la nostra agricoltura, la proprietà fon­ diaria e l’ econom ia nazionale. Com e in una società civile non possono esservi senza credito, nè in d u strie , nè com m erci, così senza credito non può esservi una buona agricoltura. E la principalissim a delle cagioni che in questo ultim o mezzo secolo ha ten u to in così basso stato la nostra agrico ltu ra, fra tanto progresso presso le altre nazioni, è da rip etere dall’assoluta m a n ­ canza del credito. Certo fra noi vi sono esem pi di perfettissim e coltivazioni; ma le eccezioni non costi­ tuiscono la prosperità d’ un paese. Nè difettiam o d ’ in ­ telligenti agricoltori che altro non desiderebbero m e­ glio che di poter fare u n ’ottim a agricoltura.

La nostra ag ricoltura rim asta stazionaria non ci rap p o rta il terzo dei prodotti che facilm ente potrebbe darci ; ed il so ttra rre an n u alm en te sette o otto m i­ liardi di ricchezza al benessere u niversale non può in g en erare che m iseria e l’ultim a perdizione della n a ­ zione e dello S tato. G uardiam o un po’ alla P ru ssia , di cui ora tanto si p arla. P ochi anni fa, per sic u ro , l’ agricoltura della P ru ssia, ed in generale della G e r­ m ania, non era in più liete condizioni della nostra p resente agricoltura. E p p u re in questo ultim o d e ­ cennio l’ agricoltura in P ru ssia ha fatto tali e tanti

progressi da sorpassare alle volte la perfettissim a delle ag rico ltu re, quella dell’ In g h ilte rra ; di che ne fa fede fra tante altre prove, che qui potrem m o citare, un docum ento autorevolissim o recentem ente presentato dallo stesso G overno britannico ai due ram i del P a r­ lam ento (rapporto di M ulvany e K oenig). Diffusione delle conoscenze scientifiche e pratiche della qgricol- tura e facilitazione del credito sono state le due leve potentissim e che hanno elevato quel m eraviglioso ed i­ ficio dell’agricoltura germ anica, che tanto co n trib u i­ sce alla prosperità e potenza di quel paese. Non è nostro intendim ento di ragio n are dei mezzi di diffu­ sione delle conoscenze agrarie. R estringendoci al cre­ dito ne basterà solo ricordare l'istitu zio n e della Cassa cen trale dei depositi e prestiti ( Centralgenossenschafts■

kasse), creata, or sono pochi anni, a Berlino p er le

Società cooperative di agricoltura. Alla sua fonda­ zione lo Stato le assegnò in prestito un capitale di solo cinque milioni di m archi (6,25 0 ,0 0 0 franchi). Ora il suo capitale am m onta a 5 0 ,0 0 0 ,0 0 0 di m ar­ chi, ed u na recente legge dà facoltà al m inistro delle finanze di assegnarle altri 3 0 ,0 0 0 ,0 0 0 . E perchè si com prenda quali vantaggi sieno venuti all’ agricoltura con questi non gravi sacrifici de! tesoro deilo Stato, ne piace n otare che le operazioni di questa Cassa, fra en trate e uscite, am m ontarono nell’anno 1 8 9 6 -9 7 a 1 ,7 7 7 ,3 3 5 ,8 6 3 m archi, e nel prim o sem estre 1 8 9 7 - 9 8 a 1 ,0 6 1 ,4 6 6 ,7 0 7 . Le quali cifre facilm ente ne fanno com prendere la vastità dell’accrescim ento della ricchezza ag raria di quello Stato. E d un altro con­ vincim ento lascia in noi, che alla prosperità degli Stati più sovente fanno difetto le buone istituzioni che i capitali. Con pochi capitali im prestati dal T e­ soro di P russia si creò tanta prosperità e ricchezza.

Il progetto studiato dalla C om m issione, che sotto­ pongo alle sue considerazioni, potrà p ro d u rre fra noi, ove convertito in legge, quella stessa prosperità che sim ili istituzioni hanno prodotto in G erm ania senza app o rtare alcun gravam e al T esoro dello Stato. Io fo voti che, com e l’ Italia im ita il suo grande alleato nelle arti della g u erra per la difesa nazionale, così voglia im itarlo nelle arti della pace p er rafferm are su solide basi la potenza dello Stato e la quiete è prosperità della nazione. I recenti dolorosi avveni­ m enti debbono farci far senno, e dobbiam o seria­ m ente con sid erare le nostre condizioni. Gli studi, che trasm etto, furono coordinati ai progetti econo­ mici che il m inistro Luzzatti presentò a! Parlam ento ; ma che dalla C om m issione dei diciotto nella Cam era dei deputati furono sventuratam ente sn atu rati. Onde p e r ren d e re più agevole la discussione nel Con­ gresso ne giova qui form ulare di nuovo qu ali do­ v reb b e ro ora essere i principali argom enti da d i­ scu tere per farne dei voti al G overno, che certo non potranno non essere accolti, partendo da u n Congresso che necessariam ente dovrà avere gran d e au to rità e p er la sua origine e per la stessa città ove ha luogo.

Or i principali argom enti, com e basi fondam entali dell’ istituzione, ed i voti da em ettere, se non potrà farsi una discussione più am plia in base alla re la ­ zione che p resenterò in unione del chiarissim o av­ vocato Ippolito Luzzatti al Congresso, potrebbero es­

sere i seguenti : . . .

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4 settem bre 1898 L’ E C O N O M I S T A 567 acque anche a scopo industriale, così le Associazioni

libere o cooperative di p roprietari di terre, ed i pro­ prietari singoli per l’eseguim ento di stabili m iglio­ ram enti sulle loro te rre ;

2. ° La garanzia dei m utui concessa ai C on­ sorzi, alle Associazioni di p roprietari di te rre ed ai proprietari singoli sarà basata su delegazioni delle sovrim poste fondiarie volontariam ente gravate sui fondi;

3. ° F inché non sia m eglio ordinata le m ateria del credito per gli agricoltori pei bisogni delle col­ tivazioni, la Cassa dei depositi e prestiti potrà a n ­ che concedere m utui per l’acquisto dei concim i, del bestiam e, e degli arnesi ru rali a proprietari ed a g ri­ coltori che si riuniscono in m utue Associazioni e che possono dare una prim a ipoteca di alm eno 5 0 ,0 0 0 lire su te rre di un valore catastale di alm eno del doppio ;

4 ° La sezione speciale della Cassa dei depo­ siti e prestiti potrà em ettere dei titoli che non ec­ cederanno il valore dei m utui per i m iglioram enti agrari ;

5.° E perchè possa anche m eglio rafferm arsi fra noi in avvenire P istituto del Credito agrario, converrà che si m antenga l’ im pegno assunto colla legge del 4 ° marzo 1886, colla determ inazione d e ­ gli effetti giuridici del Catasto.

La nostra Cassa dei depositi e prestiti, quale fu ordinata dal Sella, m ercè le delegazioni, è la più solida istituzione di credito che sia in Italia, e non può mai sottostare ad alcuna perdita, non allonta­ nandosi dai principi coi quali fu costituita. E così senza esporsi ad alcuna perdita e senza m enom a­ m ente g rav a re il T esoro dello Stato, questo vecchio Istituto, facendosi interm ediario fra coloro che ab­ bisognano dei capitali, e quelli che cercano di si­ curam ente collocarli, potrà prestare alla proprietà fondiaria, all’ ag ricoltura ed all’ econom ia nazionale quei sussidi che universalm ente si reclam ano.

Io auguro che un giorno tutti coloro che p re n d e ­ ranno parte al C ongresso di agricoltura potranno rallegrarsi che i loro voti non siano stati infruttuosi per la prosperità e per la grandezza della patria.

Ho l’onore, onorevole collega di salutarla. C olognam m are (presso G iulianova), 8 agosto 18 9 8 .

Senatore Giu s e p p e De v in c e n z i Pres. on. della Società degli agricoltori italiani.

N O T E E D A P P U N T I

Milano può abolire la cinta daziaria 1 — Una

delle ultime pubblicazioni intorno alla questione della riforma tributaria milanese, è appunto quella che porta il titolo di questa nota, e che è dovuta al sig. P. Vallardi. L’ argomento è sempre di interesse vivo e generale, perchè non è di poca importanza o di utilità soltanto locale lo studio diretto a sostituire alla forma attuale della imposta del dazio consumo qualche altro sistema meno vessatorio e antiquato.

Il sig. P. Vallardi crede che se v’ è città grande in Italia, dalla quale può essere affrontato il pro­ blema delle cinte daziarie, è Milano. E dovendo prov­ vedere a circa 12 milioni di lire egli propone di abo­ lire le cinte daziarie e di riscuotere colla imposta sulla minuta vendita dei vini, alcools, birre, gazose e carni 5 milioni e mezzo, sui materiali da costru­

zione 830,000 lire, sul gas 540,000, sul maggior get­ tito dei trainwais 400,000 lire, sui foraggi 300,000, sull’esercizio e rivendite 100,000, sulle biciclette 50,000, e con la imposta sul valore locativo 1 milione, e con quella di famiglia 2 milioni e mezzo, risparmiando infine 600,000 lire nelle spese di riscossione.

In sostanza, adunque, lasciando da parte il gas, l’esercizio e rivendite, le biciclette ecc., il Vallardi propugna, oltre le due imposte dirette, l’applicazione del dazio consumo su alcuni generi col sistema in j vigore nei Comuni aperti. Basta questo noi crediamo . per dispensarci dall’ insistere nell’esame dell’opuscolo del sig. Vallardi. Perché è anche troppo noto ormai che se il sistema di riscossione del dazio nei Co­ muni chiusi è vessatorio, quello nei Comuni aperti dà luogo a ingiustizie e come dice un recente autore, ; il Conigliani, citato anche dal Vallardi, e com’è del

resto un fatto che tutti possono accertare agevol­ mente, « alla tassa di minuta vendita facilmente sfug­ gono quelle classi che hanno mezzi sufficienti per far dei generi di consumo provviste all’ingrosso; quindi nei Comuni aperti il dazio può considerarsi

una tassazione esclusiva dei redditi più piccoli. »

Se tuttavia non crediamo che il concetto fonda- mentale per l’abolizione della cinta daziaria proposto dal Vallardi sia accettabile, e abbiamo detto per qual motivo anche altra volta, ciò non toglie che talune sue considerazioni siano giustissime. Ormai, del re­ sto, la questione tributaria milanese è stata risoluta, bene o male che sia, e non vediamo la probabilità di un nuovo esame dell’argomento da parte dell’au­ torità competente per venire a una soluzione differente da quella che ha prevalso. Per ora a Milano hanno ottenuto molto con la unificazione tributaria.

Rivista Bibliografica

Prof. Dr, Ludwig Elster. — Wörterbuch der Volkswirt­

schaft. — Erster Band: Abbau — Hypotheken und Grundbuchwesen.-Sens,, Fischer, 1898, pag. x-1092.

Il successo che ha avuto il grande dizionario di scienze di Stato (Handwörterbuch der Staatswissen­

schaften) del quale sono stati pubblicati, coi su p p le­

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Prof. Gustav Cohn. — System der Nationalökonomie

Dritter Band: Nationalökonomie des Handels und des Verkehrswesen. — Stuttgart, Ferdinand Enke, 1898,

pag. vni-1030 (24 marchi).

Dopo av e r esposto nei due precedenti volum i i principi fondam entali della econom ia e la scienza delle finanze, il prof. Colin ha svolto in questo po­ deroso volum e l’ econom ia del com m ercio e dei tra ­ sporti. L’A utore ha dato un gran d e svolgim ento alla trattazione del com m ercio del quale studia lo svi­ luppo storico, le istituzioni, la organizzazione, gli ele­ m enti, le operazioni di borsa, la politica com m erciale internazionale. Q uesta parte occupa la prim a m età del volum e, la seconda parte è dedicata alle banche, alle assicurazioni e ai trasporti. Il Cohu per ogni argom ento riunisce le notizie storiche alle teoriche e statistiche e se non reca vedute n u ove ha il pregio della chiarezza e della precisione.

F ra i capitoli che ci sem brano, m igliori dell’opera notiam o quelli sulla organizzazione del com m ercio, sulle borse, sulle strade ferra te; m eno am pia e sod­ disfacente è la trattazione delle banche, m a anche qui l’A utore traccia con erudizione sicura lo svolgi­ m ento delle banche ed espone la n atu ra e le varie specie degli istituti bancari.

Nell’ insiem e è adun q u e un libro pieno di dottrina larga e profonda, è una esposizione ordinata e m e­ todica di tutto ciò che rig u ard a l’ industria co m m er­ ciale e dei trasporti, è una m in iera, può dirsi senza esagerazione, di nozioni, di notizie e anche di dati perchè in questo terzo volum e il Cohn ha largheg­ giato nelle cifre. E può p ren d ere posto degnam ente accanto agli altri due volum i per titoli vari pregevoli e giustam ente apprezzati, anche da chi dissente dalle dottrine care all'A utore.

Paul Cottin. — Le livre du X X siècle — Paris, Guil­ laumin et C; 1898 pag 177 (3,50)

In F ran cia, scrive l’A utore, il secolo X IX finisce nel disordine m orale e n e ll'in q u ie tu d in e . A lcuni a ttrib u i­ scono questo fatto all’ azione del g o v ern o ; ma essi se ne esagerano la potenza. U na causa più profonda del m ale è nel disordine che regna nelle m enti di fronte alle idee sociali più elem entari. D iritto, libertà, tolleranza, au to rità, potere, governo, stato so ­ ciale, stato politico ecc. sono altrettan te cose sulla quale tutti discutono e ben pochi vanno d’ accordo. Ciascuna di quelle cose, tuttavia, è una idea e l’in ­ siem e di quelle idee è uno dei fondam enti dell’ o r­ dine sociale. La stessa incoerenza reg n a nel linguaggio. O rbene, il conte C ottin si è proposto di rico n d u rre u n po’ di luce nelle m enti e nel linguaggio ch’ esse adoprano, e tratta quindi degli assiom i sociali, del diritto, della libertà, del d iritto di resistenza, del g o ­ verno, della sovranità nazionale, del diritto di in su r­ rezione, ecc. nell’ intento di dare il catechism o sociale e politico che valga a ch iarire le idee intorno ai principi politici oggi oscurati dagli e rro ri, dalle p a s­ sioni, dalle dispute v e rb a li.

François Bernard. — Les systèmes de culture, la spé­

culation agricole. — Paris, Masson, 1898, pag. xi-

392 (4 franchi).

L’ egregio autore, professore di econom ia ru ra le alla Scuola nazionale di agricoltura di M ontpellier, ha scritto un trattato di econom ia ru ra le ch e m erita

d’essere segnalato anche in Italia, dove pure non m an­ cano eccellenti opere su questa m ateria.

In un volum e, di una m ole relativam ente piccola, egli ha fatto uno studio abbastanza com pleto dei si­ stem i di coltura e specialm ente delle condizioni g e­ nerali e speciali che influiscono sulla loro p ro d u t­ tività.

Ha quindi lasciato volutam ente da parte lo stu­ dio della proprietà, delle sue varie form e passale o presenti, la sua divisione, il regim e dell’ imposta e tutto ciò che riguarda la sua ripartizione. P a r i­ m ente, ha supposti noti i principi generali d e ll'e c o ­ nom ia politica relativam ente ai salari, alla rendita, alle leggi di variazione dei prezzi, alle funzioni della m oneta, del credito ecc. E in tal modo ha potuto fare v eram ente un trattato speciale di econom ia r u ­ rale, nel quale oltre lo studio dei sistem i di coltura si trova quello dell’ azienda agricola e delle singole co ltu re (foreste, cereali, viti, bestiam e, latticini, ecc.)

L ’ au tore distingue tre m etodi coi quali si può esporre la econom ia ru ra le : l’ econom ico, lo storico e

10 statistico: il prim o cerca d ’applicare ai fatti agrari le leggi generali dell’ econom ia politica; il secondo considera l’econom ia ru ra le com e una specie di m o­ nografie dell’ im presa agricola in date condizioni e si lim ita spesso alle ricerch e di agricoltura com parata senza a rriv a re a ricavarne dei principi e delle leggi; 11 terzo infine si attiene ai fenomeni generali, senza scendere a casi particolari ed è il più attraente fra tu tti, ma m eno perfetto del m etodo econom ico perchè certi tratti im portanti dello sfruttam ento tecnico del suoio non trovano natu ralm en te il loro posto in un q uadro statistico. Il B ern ard ha cercato di sottrarsi al rig o re di u n sistem a assoluto e di presentare una critica la più com pleta che fosse possibile dei procedim enti, dei m etodi della industria agricola. E senza afferm are che la sua opera sia in ogni parte riu scita, possiam o d ir e 'c h e è però utile e non priva di originalità ed interesse.

Rivista Economica

La situazio ne fin a n z ia ria in S p a g n a -A c q u a e carbone.

La situazione finanziaria in Spagna. — Abbiamo

in u n precedente num ero pubblicato le cifre che si riferiscono al debito dell’isola di Cuba, giova ora v e­ dere, sulla scorta dell’ Economist di L ondra, quale è la situazione finanziaria in cui si trova la Spagna dopo la g u erra.

Si calcola a 2 7 5 0 m ilioni di lire le v arie em issioni fatte dalla S pagna dal 18 9 5 , epoca in cui scoppiò l’ insurrezione a Cuba, fino a tu tt’ oggi. E sse sono così divise: 7 2 5 m ilioni di Boni c u b a n i; 8 0 0 m ilioni di Boni garantiti sulle entrate doganali ; 2 2 5 m ilioni di delegazioni sul prodotto delle im poste gravanti il ta­ bacco, il bollo, ecc.; un m iliardo di 4 0[0 dato in garanzia alla Banca di S pagna.

A questo bisognerebbe aggiungere 4 0 0 milioni spesi duran te la g u erra, 2 0 0 "milioni di Boni per le F ilippine per cui in com plesso si possono valutare in tre m iliardi e mezzo le spese della breve g uerra testé finita.

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di-4 settem b re 1898 L’ E C O N O M I S T A 569 stinta chiara e precisa del debito consolidato e di

quello fluttu an te, riassum endoli in due prospetti:

Debito spagnuolo consolidato.

In te re ssi e C apitale am m ortam ento

Exterieur estampillé Id. non estampillée Debito intevno ordin. Id, ammortizzabile 883.300.000 1.087.900.000 2.350.800.000 1.540.000.000 53.100.000 43.400.000 93.000.000 101.300.000 5.862.000.000 291.400.000

D unque il debito consolidato, astrazione fatta delle colonie, am m onta a 5 8 6 2 milìoui di pesetas e gli interessi e l’am m ortam ento a 291 m ilioni.

Il debito fluitante si com pone co sì:

Obbligazioni del Tesoro 543.000.000

Anticipazioni della Compagnia dei ta­

bacchi 60.000.000

Obbligazioni 5 % delle dogane a breve

termine 310.000.000

- 913.000.000

S om m ando tutto insiem e i debiti totali della S pa­ gna, meno Cuba som m ano adunque a 9 ,7 2 3 ,5 0 0 ,0 0 0

lire, il cui servizio può calcolarsi approssim ativa­ m ente in 5 2 2 ,7 2 0 ,0 0 0 annue.

La m edia delle entrate del bilancio spagnuolo in questi ultim i anni hanno raggiunto a stento 7 5 0 m i­ lioni. A m m ettendo la possibilità di nuove im poste e l’ inacerbim ento delle attuali si può arriv are a 8 0 0 milioni.

O ra il L ero y -B eau lieu dom anda : Un bilancio di 8 0 0 m ilioni può sopportare u n ’ annualità di 525 m i­ lioni, che vale a dire del 63 p er cen to ?

S arebbe follìa sperarlo.

E soggiunge: Noi crediam o che il bilancio sp a ­ gnuolo, anche portato a 8 0 0 milioni di entrata non potrà far fronte che ad una annualità pel suo d e ­ bito pubblico di 2 6 0 a 2 8 0 m ilioni; cosicché il se r­ vizio del debito spagnuolo e coloniale dovrebbe es­ sere ridotto di circa il 45 p er cento.

Non ne consegne che gli interessi di tutto il de­ bito debbano subire una tale riduzione; vi è infatti nelle cifre citate sopra una parte notevole dovuta agli am m ortam enti che si possono col colare ad un I 4 0 m ilioni c irc a ; di guisa che invece di 523 m ilioni di annualità, sopprim endo per qualche anno tutti gli am m ortam enti, si rid u rre b b ero a 483 m ilioni,

Calcolando poi che in seguito alla g u erra vi sono debiti privilegiati, ossia qu elli che sono conseguenza diretta della g u erra stessa, i cred ito ri generali della S pagna, coloro che ne possiedono i tìtoli, possono contentarsi se ricaveranno il 5 0 p er cento dei loro interessi.

P iù tardi, essi potranno grad u alm en te ricu p e ra re u n q u arto ed un terzo di più, m a per ora, calco- i landò la perdila alla m età dell’ interesse, si può star sicuri di non an d are errati.

Acqua e carbone. — La questione sollevata dal-

l’on. Afan de R ivera sulla Nuova Antologia, ha posto all’ordine del giorno la utilizzazione delle forse id ra u ­ liche.

Il sig. Della Casa, in un suo recente scritto, dopo di av e r esam inato il dispendio di forza m otrice in Italia, tanto nell’ ag ricoltura che nelle in d u strie e nel com m ercio, entra nel vivo della questione, met- ; tendo in evidenza la necessità im pollente per noi di lib erarci m an m ano dal carbon fossile.

L ’A utore si dom anda, abbiam o del carbone in Italia? ( I) . A nnualm ente l’Italia produce circa due m ilioni di tonnellate fra legna, carbone di legna, torbe ed agglom erati di carbone vegetale, e circa mille tonnellate fra antraciti, ligniti, legno fossile e schisto bitum inoso. Parecchi anni fa, m olte industrie adopera­ vano quasi esclusivam ente questo com bustile, ora, è pressoché com pletam ente sostituito dai com bustibili m inerali esteri. Le sole industrie che persistono nel­ l’uso del com bustibile nazionale sono le vetrerie, le fabbriche di ceram ica, i forni di calce e cem enti e diversi alti forni ; tutto som m ato queste in d u strie, assorbono u n m ilione di tonnellate di com bustibile, il resto, dedotta l’insignificante quantità esportata, viene im piegato nell’econom ia dom estica.

Lo spediente di rico rrere ai diboscam enti per pro­ curarsi com bustibile, sarebbe rim edio peggiore del male.

Del resto l’inventario delle risorse dei nostri b a­ cini carboniferi è presto fatto.

I giacim enti di antraciti sono poco num erosi : il solo che sia utilizzato con profitto è quello di T huile che produce dalle 3 0 0 alle 4 0 0 tonn. di com bustibili al­ l’anno. Di ligniti al contrario, siam o discretam ente forniti ; si conoscono oltre ad 8 0 bacini, ma se ne sfruttano ogni anno una dozzina soltanto, che danno poco più di 3 0 0 .0 0 0 tonnellate. Le nostre ligniti sono di buona qualità e danno un rendim ento calorifero di un terzo soltanto inferiore al buon litantrace in­ glese. F ra i bacini più im portanti si notano quello di G astelnuovo presso S. G iovanni V aldarno ove tro­ vasi la m iniera di Castelnuovo dei Sabbioni che si reputa ricca di o ltre 7 m ilioni di tonn. di iegnite se cca; il bacino di Monte Massi che si calcola con­ tenga alm eno 15 milioni di tonnellate; quelli di Sarzana, di Murlo in provincia di Siena, di G ubbio, di V algardino, di G onnesa di S ardegna ecc.

I com bustibili fossili di epoca terziaria sono n u ­ m erosi e vengono classificati com e ligniti. L e tor­ biere poi abbondano ad d irittu ra ma rim angono ino­ perose. S u cento e più torb iere, soltanto una quarta parte è utilizzata e, quasi esclusivam ente, nella L om ­ bardia, nel V eneto e nel basso F errarese, con una produzione che non arriv a a 5 0 mila tonnellate al­ l’anno. Delle torbiere note, le più ricche sono quelle di V iareggio, delle paludi Pontine, dell’ U m bria e degli Abruzzi. T u tto som m ato però si ritie n e che l’Italia non possieda oltre 80 m ilioni di tonnellate di com bustibile, che, in base al rendim ento calorifico ed alle esigenze attuali sarebbe com pletam ente esau ­ rito in dieci anni.

Sia vera o no questa ipotesi, non è però una buona ragione per trasc u rare le ricchezze naturali che sono a nostra portata.

R im ane la forza idraulica.

Dato il num ero di m etri q u ad ra ti della superficie d’Italia e la quantità di pioggia che cade su di cia­ scuno ogni anno, è facile calcolare tutta la q u an ­ tità d’ acqua che annualm ente ritorna al m are. 1’ a- rea d ell’Italia continentale e peninsulare si calcola 2 3 6 ,4 0 2 ,1 8 chilom etri q. pari a 2 3 6 ,4 0 2 ,4 8 0 ,0 0 0 m . q. cab alan d o la poggia caduta im m edia ogni anno si ha che cadono annualm ente 180 m iliardi di m etri cubi d’acqua. Di q uest’acqua u na parte si sperde per evaporazioni, u n altra alim enta la vege- 1

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4 settem bre 1898 fazione, una terza s ’infiltra nel terren o e dà origine

alle sorgenti ed acque sotterran ee, un ’ultim a parte ritornata al m are dando luogo ai corsi d’acqna.

E ’ im possibile d eterm in are esattam ente il rapporto secondo il quale si effettua questa divisione, però il risultato di m olte osservazioni ed esperienze fa ri­ tenere che soltanto un terzo dell’acqua piovana ar rivi al m are e cioè in cifra tonda 6 0 m iliardi di m e­ tri cubi.

Q uest’acqua, però, è som m inistrata da tutti i putiti del territorio ; per poter calcolare la forza m o trice che rappresenta, sarebbe necessario m oltiplicare cia­ scun m etro cubo per l’altezza del luogo ove fo r­ m andosi in rio o torren te l'in d u stria potrebbe uti­ lizzarlo.

L’altezza m assim a delle sorgenti dei fiumi in Ita­ lia è rappresentata dalla Piave, che incom incia a 2340 m. sul livello del m a re ; la più bassa è quella del C alendaro, che nasce a 143 m . d ’altezza : si può d unque calcolare u n ’altezza m edia di 8 0 0 m etri, ma a volere essere più correnti, si assum ono per a l­ tezza m edia 2 0 0 m etri. Date q ueste prem esse la forza effettiva delle nostre acque è di 200 volte 60 m iliardi, ossia una forza continua di 5 milioni di ca- cavalli-vapore.

S ostituendo com pletam ente le forze idrauliche alla forza m otrice prodotta dalla com bustione del carbone, che si calcola di 4 0 0 mila cavalli vapore, in ragione di 3 2 0 giornate di 10 ore di lavoro, ed aggiungen­ dovi la forza idraulica attualm ente utilizzata, che non sorpassa ¡ 6 0 0 m ila cavalli, restano ancora 4 m ilioni di cavalli-idraulici, di cui potrem m o disporre.

L’Italia e l’Argentina

Da una recente pubblicaziane del Gav. Carboni togliam o alcune im portanti notizie sui rapporti eco­ nom ici fra l’Italia e l’ A gem ina, e specialm ente sulle condizioni della colonia italiana che è una delle più num erose e più floride.

L ’A rgentina ha un territorio dieci volte più vasto dell’ Ita lia , con una popolazione di appena q u attro m ilioni d ’abitanti, dei quali un m ilione sono italiani.

La sua capitale, Buenos A yres, contiene se icen to - mila anim e, la terza parte italiani. In codesta gran d e città, vivono, operano traffici e scam bi fiorentissim i oltre quindicim ila case di com m ercio, cui attribui- sconsi tre m iliardi di capitale circolante, e quasi la m età di q ueste cose appartengono ad italiani e ra p ­ presentano più di 7 5 0 m ilioni di quel capitale.

Di seim ila officine industriali, sem pre nella m e ­ desim a città, sei decim i sono proprietà di italiani. Al suo banco principale di credito sono ascritti circa ventim ila depositanti; seim ila sono italiani e vi ten­ gono più di cento m ilioni.

A nche il nostro com m ercio, che nel 1885 era di soli 21 m ilioni in cifra tonda, raggiunse nel 1 8 9 6 quasi 56 m ilioni livellandosi quasi a quello della F ran cia.

Dal 1857 al 18 8 9 gli italiani em igrati nel P iata si calcolano 6 4 6 ,0 8 6 e dal 1890 al 1 8 9 7 a 3 1 9 ,2 4 4 , ossia 9 6 5 ,3 3 0 italiani sbarcati a Buenos A yres nel

periodo di q u ara n t’anni.

Il com m ercio italiano all’ A rgentina, negli ultim i quindici anni è andato sem pre più prosperando. Vi

sono stati degli alti e bassi, ma in relazione colle condizioni intern e, politiche ed econom iche, ma l’a t­ tività e il buon volere dei nostri com m ercianti non sono mai scem ati.

E ssi però, intenti allo sm ercio della esuberante produzione del nostro paese, non curano di studiare ciò che riu scireb b e utile a loro e a noi ili acqui­ stare colà e m andare in Italia.

Il cav. Cerboni osserva giustam ente com e non si è mai pensato di esportare in Italia il cavallo a rg e n ­ tino, docile, parco, fo rte, lavoratore e che costa po­ chissim o, con grau d e sollievo ilei nostro bilancio m ilitare.

C rede pure che prim a su piccola scala, poi, a seconda delle richieste, con m aggior larghezza, a n ­ drebbe anche tentato in Italia I’ uso della carne di

tasajo.

Di questa carne disseccala e salata l’ A rgentina non solo : ma anche l’U ruguay fanno enorm e espor­ tazione. Prim a essa andava nel Brasile, al C hili, a Cuba ; ora è passata in uso anche in qualche Stato europeo e più che altrove in G erm ania. L e classi povere che in Italia m angiano quasi mai carne, potrebbero valersi di questo prodotto econo­ m ico e saluberrim o.

È da notare poi che nella m edia percentuale del­ l’esportazione argentina l’ Italia ha di rado toccato il 3 ,5 p er cento, m e n tre la G erm ania è salita dal 4 1/, all’ 11,5 per cento.

Il guaio è che non riusciam o finora a rifarci e com pensare i danni volontari inflitti a noi stessi, sfru ttan d o com e si dovrebbe quelli che potrebbero ch iam a rsi gli articoli indispensabili del nostro com ­ m ercio di im portazione.

L ’esem pio ce lo presenta l’articolo principale tra quelli da noi im portati laggiù: il vino.

Gli italiani bevono vino italian o , gli argentini non possono fare a m eno di adoperarlo per il taglio in ­ dispensabile, che ren d e com m erciabile e bevibile il loro.

A B uenos-A yres, dove se ne consum a tanto, la popolazione cresce a d ism isura, con una prog res­ sione senza confronto con nessu’altra città del m ondo, e con tutto questo, l’ im portazione dei nostri vini è in dim inuzione. P e rc h è ?

La risposta è facile. Noi facem m o una mossa stu ­ penda p er avvedutezza e coraggio gettandoci, con i nostri vini, rotte le relazioni colla F ran cia, sull’A r­ gentina ; ma dopo nove anni, trovato lo sbocco m a­ gico, non siam o riusciti a serv ircen e a dovere. Non si capisce com e finora non sia stato im piantato a B u en o s-A y res un magazzino di vini italiani sullo esem pio di quelli di Berlino, V ienna, B ucarest e T rieste.

Dopo i vini, i prodotti delle m anifatture dei ta ­ bacchi italiane prim eggiano. L’ italiano colà stabilito tiene al sigaro nazio n ale; il napoletano al napoletano, il lom bardo e il veneto al virginia, il toscano al

toscano, il piem ontese al Cavour; quanto al Branca,

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