L'ECONOMISTA
G A Z Z E T T A S E T T IM A N A L E
SCIENZA ECONOMICA, FINANZA, COMMERCIO, BANCHI, FERROVIE, INTERESSI PRIVATI
Anno XXV - Yol. XXIX
Domenica 6
Novembre
1898
N.
1279
DI UNA NUOTA IMPOSTA SUI TITOLI DI STATO
Abbiam o sottocchio u n opuscolo della Cassa cen trale di risparm i e depositi di Firenze, nel quale l’egregio suo d iretto re, N. M artelli, con m olta conci sione, m a anche con m olta chiarezza incisiva, dim o stra la illegittim ità delle pretese de! fisco di ap p li care la im posta di Ricchezza m obile sul m aggior valore — sopravalenza — che i titoli che le Casse di R isparm io ed altri enti hanno nel loro portafo glio, possono aver conseguito d u ran te l’esercizio in base ai listini di borsa e senza che tale utile sia stato realizzato.Il caposaldo del ragionam ento di questo opuscolo è la differenza che passa tra reddito ed accessione od aum ento di capitali ; — nell’ordine n atu rale — vi è detto — « la terra per sua intrinseca provviden ziale funzione dà fuori i suoi prodotti ; e i frutti naturali sono i suoi redditi. Q uesti redditi, prele vati i consum i, si sono a poco a poco accum ulati, ed hanno form ato il capitale, che alla sua volta è diventato strum ento di produzione p er una analoga funzione generativa nell’ordine econom ico : gli inte ressi, gli sconti, i frutti civili sono i suoi prodotti. In n atura altra cosa è l’accessione, altra la fruttifica zione: in economia altra cosa è \a sopravalenza, altra cosa è il reddito. R eddito è un prodotto che si quesisce per la intrinseca potenza inerente nel capitale a crearlo, e a farlo godere, sia che il pro prietario lo consum i, o lo risparm i : sopravalenza è un provento da causa estrinseca, accidentale al ca pitale, a cui accede, senza che il capitale lo pro duca. Il reddito è benefizio ricavato a dati periodi, che il proprietario acquista indefettibilm ente : la so- pravalenza è una utilità occasionale, che non ha consistenza, perchè 1’ evento che la determ ina oggi, può cedere il posto ad un evento contrario, che la elim ini nel m om ento stesso in cui il proprietario si accinge a profittarne. In term ini di usu fru tto , il Codice Civile nem m eno lontanam ente si presta a giu stificare il dubbio, se alla sopravalenza abbia diritto l’u su fru ttu ario , appunto perchè non è ren d ita : ed è la stessa logica e la stessa giustizia che le Casse di R isparm io invocano, m oderatrici dei rap p o rti di diritto pubblico e di quelli di diritto privato. »
Non si potrebbe con m aggior sobrietà ed eleganza di quello che non lo sia fatto nel citato opuscolo, esporre e risolvere una questione di diritto ed in pari tem po di senso com une.
Ma su questa questione, che assum e ogni giorno più una grande im portanza perchè viene, non più a colpire i redditi com unque esageratam ente com
putati, ma a spogliare i cittadini del capitale, con trariam ente alla volontà del legislatore, ai patti fon dam entali della costituzione, ed allo spirito della legge, in questa questione noi crediam o che sia m iglior cosa provocare l’ applicazione della assurda dottrina in tutta la sua interezza per raggiungere il fine di tornare alla logica.
Sta bene, noi d irem o ; voi dite che le B anche, le Casse di R isparm io, gli Istituti di Credito, .i quali hanno nel loro portafoglio al principio dell’anno, del Consolidato o delle Azioni industriali ad u n prezzo X e si trovano alla fine dell’ anno in possesso degli stessi titoli ad u n prezzo X -f- y hanno conseguito un utile eguale ad y col q uale debbono pagare la tassa sul reddito.
L e parole che abbiam o sopra riportate dim ostrano che non si tratta di reddito, m a non pretenderem o che il fisco conosca queste distinzioni o sia così lo gico in modo da applicarle quando ciò si im plichi l’àbbondono di un cespite.
Noi invece vi proponiam o di aum entare, in base al vostro stesso concetto, le entrate dello Stato e se siete illogici nella applicazione della legge im posta sui redditi di ricchezza m obile, di essere logici nella ap plicazione della vostra interpretazione.
Nei libri del debito pubblico la metà della rendita ò iscritta nom inativam ente e quindi il proprietario è facilm ente noto al fisco. Ebbene questi proprietari di rendita nom inativa hanno notoriam ente tra il I o gennaio ed il 31 dicem bre conseguito l'utile della differenza del prezzo che sarà per mezzo dei listini accertato sul Consolidato. Il fisco faccia dei ruoli suppletivi e colpisca colla im posta di ricchezza mo bile questi p roprietari.
L a Cassa dei depositi è prestiti ha delle cauzioni in titoli dello Stato per m olte diecine di m ilioni ed anche di questi titoli che rim angono giacenti talvolta per m olti anni si conoscono i proprietari. Il fisco sia logico e faccia dei ruoli supplettivi nei qu ali siano iscritti i benefizi che i p roprietari hanno conseguito.
E così v ia ; ogni qual volta il fisco possa accer tare che un cittadino fu proprietario du ran te l’e s e r cizio di titoli di Stato o sia che hanno conseguiti aum enti di capitali esiga il 14 per cento di questo aum ento a titolo di im posta sul reddito.
706 L’ E C O N O M I S T A 6 novembre 1898
I L S A G G IO D E L L O S C O N T O
U no dei m igliori tra gli uom ini giovani e nuovi che hanno avuto p arte nei governi passati e possono certam ente av e rn e nei gabinetti fu tu ri, è l’on. Mag giorino F e rra ris, a cui senza dubbio nessuno nega l’ ingegno pronto, la facile e convincente parola, la coltura estesa. Si è tanto occupato orm ai di cose econom iche e finanziarie che non è raro , anche tra deputati influenti, sentirlo preconizzato quale m inistro del T esoro.E b b e n e : appunto perchè a noi pure riesce sim pa tico scrittore, e da lui vorrem m o sen tire sem pre una parola m isurata e studiata, ci torna penoso trovarlo in contraddizione aperta con se stesso, perchè ci fa convinti che, se certe questioni com plesse sono molto difficili a trattarsi, la generale ignoranza affida anche coloro che p o treb b ero 'essere com petenti, a discuterne senza la necessaria ponderazione.
Nel fascicolo del 10 giugno della sua Nuova A n tologia col titolo « politica di lavoro » l’on. M. F e r ra ris scriveva : « la grande m assa del credito privato, che è elem ento del lavoro nazionale, non h a .c h e or dinam enti insufficienti, im perfetti e grossolani. Non lasciam oci fuorviare dalle condizioni speciali di alcune località, dall’esem pio lum inoso di pochi benem eriti Istituti, Casse di risparm io o B anche popolari, nè dalle facilitazioni offerte ai grossi affari internazionali. T utto ciò costituisce una eccezione od una parte m odesta del m ovim ento dei capitali. La grande m assa del c re dito privato in quattro quinti d’ Italia, anche quando trova il capitale necessario, è gravata da saggi one rosi od u su rai, che salgono da 6 al 9 per cento per il credito com m erciale, e sino al 10 o al 12 per cento p er il credito fondiario. Il credito agrario esiste nella generalità d’ Italia più di nom e che di fatto, m entre fiorisce dappertutto il credito di consum o, sotto forma cam biaria, abusivam ente esteso anche ad im m obiliz zazioni e ad im pieghi stabili.
« E ’ quindi com pito dello S tato in Italia di o rg a nizzare e rifo rm are il credito, nei suoi elem enti eco nom ici e g iuridici, e nelle sue diverse form e di credito com m erciale, credito industriale, credito fondiario, r u stico ed edilizio: credilo agrario. Solo in tal guisa, u na vena adeguata di capitale a buon m ercato potrà ravv iv are le stanche forze produttrici e ridestare le energie latenti ed assopite della econom ia nazionale. » Nel fascicolo 1° novem bre della stessa Nuova An tologia sotto il titolo « il rialzo del cam bio » lo_ stesso on. M. F e rra ris scrive che il più u rg en te dei p ro v vedim enti necessari è il seg u en te:
« Sospensione im m ediata d ’ogni sconto od interesse di favore da parte degli Istituti di em issione per cam biali, corrispondenti o conti correnti attivi, tutti r i conducendo al saggio norm ale del 5 per cento. Se ciò ancora non basta, rialzo g raduale e deciso del saggio dello sconto, finché d u ri la ristrettezza m one taria dell’ E uropa. In circostanze difficili la B anca di Inghilterra - continua sem pre l’on. M. F e rra ris - si è rifiutata di dare un solo centesim o a m eno del 7, del 9, e persino del 12 p er cento, ed ha salvato il credito del paese. M a in Italia pu r troppo nessuno si può aspettare u n sim ile atto di dovere ed è perciò che non abbiam o la fiducia dell’estero. »
Ora tra questi due periodi noi vediam o una i n certezza troppo grande perchè non abbia ad essere rilevata, quando si legge in u na rivista autorevole
come la Nuova Antologia e quando 1’ articolo è fir mato da chi occupa un posto così notevole negli studi econom ici.
Il capitale a buon m ercato e I’ alto saggio dello sco n to ,so n o due fatti che non vanno d’ accordo nè è am m issibile una politica econom ica che a pochi mesi di distanza chiami usuraio il 9 per cento e dia l’esem pio dell’ Inghilterra la cui Banca ha portato lo sconto al 9 per cento.
N è si tratta, a giustificare le due aspirazioni di una differenza enorm e di condizioni rivelate dal corso del l’aggio ; la Nuova Antologia del 16 giugno nel Bol lettino finanziario dava lo cheque su P arig i a 1 07, quella del 1° novem bre lo dà a 108 ,5 0 ; non può quindi essere una differenza di L .* l,5 0 sull’a g i o che consigli un così radicale m utam ento nel vedere la funzione del saggio dello sconto.
Nell'Eoonomista m olte volte abbiam o afferm ato che bisognava lasciar libero il saggio dello sconto delle Banche di em issione, p er molti m otivi, m a per quello principalissim o che il governo si m ostra a s s o lu ta m e le incapace di stabilirlo con un criterio econom ico e fi nanziario qualunque. Infatti la m isura del 4 al 5 per cento fu sem pre ed è ancora troppo alta per dare al paese il capitale a buon m ercato com e lo vorrebbe l’on. M. F e rra ris del 16 giugno; insufficiente per^pro d u rre quegli effetti m onetari che desidererebbe l’ono revole M. F erra ris del 1° novem bre.
E siccom e il saggio dello sconto non può essere ad un tem po alto e basso, così bisogna decidersi in m odo risoluto e costante per una via e quella battere con perseveranza. I fatti economici sono abbastanza lenti a determ inarsi in un senso o nell’ altro quando a m uoverli non si hanno che deboli stru m en ti, e quindi, per ottenere qualche effetto da una condotta decisa col saggio dello sconto, occorre qualche tempo d u ran te il quale bisogna affrontare le strida di co loro che, abituati alle mezze m isure, che sono sem pre inefficaci, si d orranno di un provvedim ento che sia più ardito e quindi più offendente un certo num ero di interessi.
S e si crede che sia buona e saggia politica quella di p ro cu rare alla in d u stria italiana del capitale a buon m ercato affine « di ravvivarne le stanche forze produttrici e ridestare le energie latenti ed assopite della econom ia nazionale » allora- com pensiam o le B anche in qualche altro modo ed im poniam o loro un saggio di sconto del 2 V, al 3 per cento tutto al più ; noi la chiam erem o politica finanziaria sb a gliata, ma questo poco conta, sarà alm eno una po litica; sem brerà strano che un paese povero che da tanto tem po ha tutti i suoi indici econom ici quasi stazionari, che non sono m olti anni doveva falcidiare con una conversione forzata gli interessi della re n dita, abbia poi il capitale a u n buon m ercato stra o r dinario ; ma alm eno si seguirà una linea di condotta che avrebbe uno scopo.
S e si crede invece che le condizioni del paese sieno tali da perm ettere una energica politica nel saggio dello sconto allo scopo di m odificare la con dizione m onetaria ; allora portiam one il saggio ad altezza sufficiente, perchè sia presum ibile di ottenere quegli effetti che si sperano e si desiderano.
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1871 1897
Però lo riconosciam o : per raggiungere tali intenti bisogna aver uom ini che abbiano nella m ente idee chiare e coerenti e sappiano occorrendo sacrificare tutto per applicarle.
I nostri uom ini m igliori invece danno gli esem pi dell’ on. Sonnino e dell’ on. M. F erra ris, nei quali T aspirazione al bene è così grande che fanno astra zione, p u re di indicare nuove vie per raggiungerla, da ogni convinzione individuale e credono di dover tutto sacrificare all’opportunism o.
LA RIFORMA DEI TRIBUTI LOCALI
0
in
Nello sviluppo del sistem a tributario locale del nostro paese si sono rivelate alcune tendenze, che il prof. Gonigliani, dopo aver studiala la vicenda sta tistica delle im poste com unali, così riassum e (pa gina 142):
I o) le sovra im poste im m obiliari (sui terren i e sui fabbricati) costituiscono non un accessorio com plem entare, ma, assiem e al dazio, la principale fonte dei tributi locali; ad esse i Com uni si rivolgono con ¡sforzo costante, contro cui hanno poca o niuna ef ficacia i freni assoluti e relativi sanciti dalle leggi; 2°) il com plesso delle tasse e dei diritti ha in vece assunto e serbato sem pre un carattere di tas sazione accessoria e com plem entare, generalm ente mal accetta alle am m inistrazioni locali, e sopratulto rivolta allo scopo di raggiungere la concessione di centesim i addizionali nelle so v rim p o s te ;
3°) per m oto spontaneo e per l’ effetto parziale e transitorio dei freni alle so v rim p o ste , i Com uni fecero largo uso del dazio consum o, cosi da farne accanto alle sovraim poste una delle parti più spic cate e caratteristiche del sistem a tributario locale;
4°) quindi tutto Io sviluppo del sistem a tribu tario è il risultato di tendenze in vario senso prodotte dalle leggi, rivolte a fren are lo spontaneo aum ento delle sovraim poste.
E d egli aggiunge essere convinzione orm ai gene rale, che questi caratteri assunti in pratica dall’ at tuale sistem a tributario dei Com uni, siano non solo di per sè viziosi e dannosissim i e che il co rreggerli debba quindi essere scopo precipuo della riform a tri butaria, ma per di più eh’ essi siano anche contrari alle intenzioni che m ossero i legislatori nel costruire il sistem a oggi vigente.
I caratteri suesposti sono stati più volte indicati da coloro che hanno studiato questa m ateria e sal tano del resto agli occhi di chiu n q u e esam ini i dati statistici. Qui, a illustrazione dei risultali a cui è giunto il nostro A utore, .basterà fare un confronto, tra il 1871 e il 1897, delle principali en tra te ord i narie c o m u n a li2) :
1871 1897
m ilioni e m igliaia di lire
Rendite p atrim o n iali... 35. 277 49. 204 Sovrim posta sui te rren i... 55. 677 80. 669 » sui fa b b ric a ti... 22.836 52.292 ') Vedi i numeri 1275 e 1276 dell’Economista. !) Vedi Annuario Statistico italiano del 1898, pa gina 350 e seg.
m ilioni e m igliaia di lire
Dazio di consumo... 71.034 157.416 Tasse sul valore locativo e di fa
miglia... ... 9 235 23. 098 Tasse sul bestiame agricolo e sulla
bestie da tiro, da sella e da
soma e tassa sui c a n i ... 7.093 15.842 Altre ta s s e ... 11. 634 21. 768
Come vedesi, il dazio consum o e la sovrim posta sui fabbricati sono più che raddoppiati nel loro g e t tito e un forte aum ento lo presenta pure la sovrim posta sui terreni ; le altre entrate ordinarie presen tano bensì degli aum enti proporzionalm ente notevoli ma le cifre assolute rim angono di scarsa im portanza in paragone alle sovrim poste e al dazio consum o, poiché le cifre iniziali sono assai tenui.
C rede il Conigliani che le leggi finanziarie a n te riori al 1866 e, pei C om uni, la legge am m inistra tiva del 1863 abbiano cercato di co stru ire un si stem a razionale di tassazione centrale e locale, de rivandolo dagli elem enti m igliori dei sistem i vigenti negli ex Stati ita lia n i; per lo Stato le leggi del 1864 avevano unificato le im poste reali im m obiliari e vi avevano aggiunto in luogo di svariate ed im perfette form e di tassazione indiziaria, una im posta m obi liare anch’essa reale e per contingente ; pei Com uni la legge del 1 8 6 3 aveva levata di mezzo una serie infausta e m ultiform e di im poste speciali, e serbate appena alcune tipiche e ben determ inate im poste ind irette (quelle sulle bestie da tiro e da soma e quella sui cani, poi quella sulle vetture e i dom e stici) concedendo anche un uso ben lim itato del dazio consum o ; ove queste fonti e le entrate pa trim oniali non fossero bastate, potevano i Comuni senza lim ite di quantità sovraim porre a tutte e tre le im poste d irette reali. E d a suo giudizio questo sistem a di tributi, sem plice e ordinato, se non fos sero sopraggiunte leggi posteriori a tu rb arn e I’ a r m onia e i caratteri fondam entali, avrebbe perm esso ai C om uni di svolgere con libertà e giustizia l’uso dei loro poteri fiscal..
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di tassazione locale, accanto a u n uso più largo con cesso nel dazio consum o e allo sfruttam ento, mal definito dalle leggi, di n u m ero se im poste di d iv e r sissim a n a tu ra : m entre prim a queste im poste spe ciali costituivano un cam po libero e indipendente d ’esercizio dei poteri fiscali da parte dei Com uni e fungevano da tassazione in sostanza com plem entare al sistem a com pleto delle sovraim poste, dopo ric e vono un carattere di cespiti fondam entali, sono rese perfino obbligatorie com e freno legale all’eccedenza ai lim iti delle sovrim poste, e son rivolte a com pen sare e sostituire la sovrim posta sulla ricchezza im m obiliare.
E lo stesso Conigliani, dopo aver dim ostrato com e questa trasform azione del sistem a tributario locale fosse la logica conseguenza della trasform azione com piuta nel sistem a tributario dello Stato, osserva che le nuove im poste locali speciali concesse ai Com uni per com pensarli delle perdite subite non erano adatte ai tem pi, ben definite e costrutte con criteri precisi e razionali. N on ebbero quelle im po ste, egli scrive, alcuna base razionale, alcuna coor dinazione sistem atica, ma si giustificarono tu tte con la sola em pirica necessità di cre ar com pensi fiscali ai Com uni. E sta in fatti che dopo le riform e del 1866, 68 e 70 e ancor fin dal 1 8 9 4 in poi, le imposte speciali accordate ai C om uni ebbero due funzioni che la legge del 186 5 non assegnava affatto ai tr i buti locali0 da essa aggiunti alle sovrim poste e ai dazi : l’una di sostituire coi loro proventi la sovra- im posta sulla ricchezza m obiliare (soppressa con le lego-i 7 e 26 luglio 1868), 1’ altra di agir com e freno alle° sovrim poste im m obiliari. Ma potevano quelle im poste adem piere tale duplice funzione? Si può rispondere di no, perche quelle im poste speciali eb bero applicazione ristretta, non valsero m enom am ente a supplire la tassazione della ricchezza m obiliare per parte dei Com uni, non im pedirono l’ aum ento delle sovrim poste sui te rre n i e i fabbricati, non riu scirono in breve di vero, di efficace giovam ento alla finanza com unale.
E il Conigliani per dim ostrare la infecondità di quelle im poste locali speciali, cosi ne tratteggia la n a tu ra esterna. A lcune di quelle, com e le impòste sui cani, sui dom estici, sulle vettu re, sulle bestie da tiro e da som a e anche quelle di licenza, hanno m eschina p roduttività, la loro applicazione ha limiti per natura assai ristretti e non possono benché g iu stificabili in ogni sistem a trib u ta rio , costituirne parte im portante, od av e r altro carattere clm di u na tas sazione accessoria e com plem entare. L’ im posta sul bestiam e agricolo trova lim iti naturali in ciò, che per le speciali condizioni della proprietà e della col tivazione a g ra ria , non è quasi mai un im posta in d i ziaria sul profitto del capitale m obile agricolo, m a o cade sul p ro p rietario ed è un duplicato dell’ im posta fondiaria, o va a carico del reddito di colti vazione e agisce com e tassazione in d iretta del sa lario agricolo. Nei piccoli centri l’ im posta di eser cizio’ e rivendita p er la n atu ra speciale del com m er cio al m inuto e della piccola industria è sem pre una tassazione m ediata del consum o e raddoppia su questo il peso del dazio. 1.’ im posta sul valore locativo e quella di famiglia sono, nei piccoli C o m uni, quella u n ’ im posta in diretta sulla spesa di abitazione, questa o una nuova tassazione dei re d diti fondiari o una capitazione sui salari ; cosic ché è la n atu ra stessa di queste tre im poste che
in quei Com uni m inori toglie ogni convenienza alla loro adozione e ne limita la m isura dei saggi e quindi dei proventi. Nei com uni m aggiori poi e specie nelle g randi città, ove quelle tre ultim e im poste potrebbero avere carattere di tassazioni ge nerali dei profitti e dei redditi, la legge è re sponsabile della loro scarsa produttività, sia perchè lim ita le im poste sul valor locativo e di esercizio e rivendite a saggi m assim i veram ente meschini e insufficienti, sia perchè per l’ im posta di fam i glia affida la formazione dei R egolam enti ad auto rità tu torie provinciali, le quali non sanno resi stere agli interessi di classe o alle false tradizioni locali e sono atte non a dettar no ’me regolatrici, ma solo ad assicurare alle leggi una sincera appli cazione. In conclusione nessuna di quelle imposte aveva tali caratteri da poter allontanare coll’ ausilio dei suoi proventi l’ abuso del dazio e delle sovrim poste : e questa fu la causa essenziale per cui da un lato le leggi restrittiv e delle sovrim poste rim a se ro senza efficacia, dall’ altro i Com uni furono co stretti ad approfittare della inconsulta larghezza che nei lim ili del dazio avea accordato la le g g e , e a considerare l’applicazione di quelle im poste speciali com e una form alità preparatoria alle eccedenze delle sovrim poste.
R icorda, lo stesso Conigliani, che la Com m issione reale del 187 6 per lo studio del problem a dei tri buti locali, nonché il M aglioni, il S alandra, il Cor bella, l’A lessio e le relazioni sul progetto Magliani del 1887 vengono alla stessa conclusione, il che non im pedi che nel 1894 i legislatori n o stri si illudessero ancora di « aver ehiusa definitivam ente la via allo aum ento delle sovrim poste » m en tre dal 1895 al 1897 sono già in aum ento senza te n er conto delle p ro - vincie, di 3 milioni di lire pei soli Com uni.
Le conseguenze derivanti da questo stato di cose sono oltre la pessima distribuzione del carico trib u tario tra la ricchezza im m obiliare e quella m obiliare, la violazione d ell'a u to n o m ia locale e la inelasticità del sistem a tributario. La legge ponendo lim iti as soluti alle sovraim poste, foggiando le im poste locali speciali con caratteri ristretti, vulnera l’ autonom ìa trib u taria dei Com uni.
Essa poi toglie ogni elasticità al. sistem a dei tri- buri in quanto rovescia gran parte del carico fiscale sulla proprietà im m obiliare, ch e non potrà sostenere un carico m aggiore e forse nem m eno a lungo il peso attuale, e sui consum i che alla lor volta chie dono insistentem ente d’ essere sgravati soprattutto quelli necessari per l ’alim entazione. Sicché le linee generali della riform a si presentano in modo chiaro. P e r ren d e re il sistem a tributario locale più produt tivo ed elastico e per rispettare l’autonom ia locale occorre, a detta del Conigliani:
I o com pletare la tassazione diretta che oggi ha rig u ard o solo alla ricchezza im m obiliare, costruendo un sistem a com pleto di im poste rea li;
2° sostituire alle m ultiform i e mal regolate im poste speciali, form e di tassazione più razionali e pro duttive, che servano di com plem ento al sistem a delle im poste reali ;
3° cancellare i freni e i lim iti assoluti e qu an titativi allo sviluppo delle sovrim poste im m obiliari e ai saggi delle tassazioni speciali.
6 novembre 1898 L’ E C O N O M I S T A 709
pericoli, quando il sistem a trib u tario sia determ inato in modo preciso e com pleto. S u questi vari punti dovrem o tornare in seguilo; prim a converrà però di ferm arsi un m om ento sulla distribuzione ed appli cazione attuale delle im poste com unali.
['ISTRUZIONE POPOLARE E LE H O M I DELL'ITILII
R a re volte ci è occorso di leggere sull’ istruzione popolare un articolo di m aggior interesse, e più in tensam ente suggestivo di quello che ha pubblicato re lia Nuova Antologia del 16 settem bre il prof. A u gusto F ran ch etli. L ’ egregio nostro am ico, con quel garbo nello scrivere di cui ha l’ invidiabile segreto, ha intrattenuto i lettori della im portante rivista sulle scuole popolari di Firenze, che dal nom e del loro benem erito fondatore s’intitolano scuole P ietro Dazzi ; e ha voluto sc riv e rn e in relazione ai torbidi di m aggio, perchè giustam ente egli ha veduto, e l ’espe rienza avvalora quell’ idea, di quanta efficacia possa essere l’ istruzione popolare sull’ anim o delle m olti tudini per m antenerle sulla via del progresso o rd i nato. Come i nostri bisnonni esclam avano: cest la fante à Voltaire, cest la faute à Rousseau ! così oggidì - osserva a ragione il prof. F ran ch etti - non sono pochi quelli che nella scuola ravvisano la prim a radice dei torbidi e delle violenze, onde nella scorsa prim avera furono funestate e insan guinate varie regioni d’ Italia. Certo sarebbe un grave e rro re il credere che basti la istruzione a ten er alta la m oralità di un popolo, a im pedirgli di abbandonarsi alle utopie, siano esse generose oppure sanguinarie, in breve a tenerlo sem pre sulla retta via; ma è anche ve ‘o che u n popolo ignorante è non solo inferiore, dal punto di vLta civile ed econom ico, ma anche facile preda alle superstizioni, siano esse po litiche, sociali o religiose. Molto dipende dalla in dole, dagli intenti dell’ istruzione popolare, perchè vi sono modi vari di inten d erla, di svolgerla, di im partirla. E le scuole P ietro Dazzi m eritavano in d u b biam ente d’essere fatte conoscere alla classe dirigente italiana, per mezzo della reputata R ivista rom ana, appunto per le origini loro, p er l’indirizzo che quel pedagogista benem erito, col concorso di altre valenti persone, seppe loro dare, p er i risultati conseguiti e perchè esem pio degnissim o in tutto di im itazione.
Chi scrive segue da più anni quel m ovim ento educativo che da tem po in In g h ilterra, agli Stati U niti, e ora anche in F ra n cia , viene indicato col l’espressione di « esten sio n eu n iv e rsita ria » ; m ovim ento educativo che consiste nel p o rtare l’ insegnam ento dei principi scientifici, della storia e della le tte ra tu ra fra le classi che non hanno i mezzi e la pos sibilità di frequentare i corsi speciali. Se questo fosse il luogo adatto, noi vorrem m o m ettere i lettori al co rren te dei prim i inizi, del grande sviluppo suc cessivo, degli splendidi risultati ottenuti negli accennati paesi coll’estensione u n iv e rsitaria , ma a questo, che è p u re argom ento m eritevole di richiam are I’ attenzione delle classi colte del nostro paese dobbiam o, per l’utilità im m ediata, preferire alcuni cenni sulle scuole popo lari di F irenze e alcune considerazioni che l’articolo del prof. F ra n ch e tti ci suggerisce.
L e scuole P ietro Dazzi, sorte nel 1867, ebbero fin
dall’origine il fine di « diffondere tra gli adulti e i fanciulli delle classi popolari l’ istruzione elem entare e professionale,l’educazione m orale e civile». Q uindi due grandi sezioni : fanciulli e adulti ; due sorta d ’insegna m en ti: elem entare e professionale; program m a d’istru zione eccellente, perchè pratico, dovendosi da un lato provvedere a che gli adulti possano com pletare la istruzione già avuta o acquistarla a poco a poco s e condo le inclinazioni individuali e i bisogni sociali, dal l’altro far in modo che i fanciulli ricevano quel prim o insegnam ento che è indispensabile per poter avere una coltura professionale. L e scuole Pietro Dazzi ebbero subito un organism o solido, retto da una disciplina severa e giusta, capace di un grande sviluppo e ot tennero, infatti, la più splendida accoglienza che po tessero augu rarsi da parte della popolazione operaia della città e del contado. Il num ero delle iscrizioni, nei prim i 15 anni, era andato sem pre gradatam ente aum entando, fece dopo il 1883 un gran salto, pas sando d’un tratto da 154-7, a 2 4 7 5 , a 3 2 1 1 , a 3555, e le classi furono, nel 18 8 9 , non meno di 151. Lo sviluppo era tale che « bisognava ferm arsi, anzi tornare addietro : infatti non si poteva più colle entrate d e rivanti dalle tasse sociali e dai sussidi di enti m o rali e di privati, sopperire alle spese occorrenti, cioè salari ai custodi, m ateriale scolastico, libri che si som m inistrano nella sezione elem entare, prem i che si assegnano ogni anno a tutti i m eritevoli sotto form a di libretti della Cassa di risparm io, e sarebbe convenuto d’intaccare il piccolo capitale accum ulato, con una rigorosa am m inistrazione, per fini di bene ficenza ». Così scrive il prof. F ranchetti, che spiega com e non fosse questione soltanto di danaro, perchè « tale è la n atu ra dell’ istituzione, che il danaro può coadiuvarla, ma non fondarla, nè m antenerla od estenderla », esso non può accrescere la schiera delle persone che sappiano e vogliano dedicarsi al disinteressato insegnam ento. Q uindi la Società delle scuole del popolo lasciando al Com une, a cui spetta, la cu ra delle scuole prim arie adem pie viem eglio il suo ufficio col dare im pulso m ediante l’insegnam ento professionale alla coltura m orale, industriale ed a r tistica dell’operaio, sia col venire in aiuto di quei tanti che nom inalm ente sono prosciolti dall’ obbligo dell’istruzione, ma in realtà non hanno se non v a ghe rem iniscenze. Evoluzione che dim ostra com e i fondatori delle Scuole del popolo conoscano con esattezza i bisogni dell’ età nostra in m ateria di is tru zione popolare e si studino di provvedervi.
L ’esem pio che queste scuole offrono è veram ente istruttivo ; molto esse debbono al loro com pianto fon datore, ma m ollo anche agli animosi che accettarono di coadiuvarlo. Essi dim ostrarono col loro disin te resse, anzi coi sacrifici di tem po e di danaro cui si sobbarcarono, e cogl’ intenti che vollero raggiungere m ediante l’ insegnam ento di non essere anim ati da alcuna volgare am bizione, da alcuna sm ania di p o polarità, bensì di avere la nozione esatta dei doveri della classe istruita di fronte a quella che non lo è, e dei bisogni che questa ha intellettualm ente e m oralm ente.
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ha dim ostrato benissim o il F ran ch etti ne! suo a rti colo e non è piccol m erito pel Razzi stesso di aver saputo far opera che alia sua m orte potè continuare a vivere e prosperare. Se la passione che egli pose nel fondare e nel far prosperare le scuole del popolo anim asse i suoi im itatori in tutte le città com e in tutti i più piccoli paesi e altri la ponesse nel diffondere quelle nozioni intorno ai fatti sociali che oggidì sono indispensabili al libero cittadino, perchè possa prender parte alla vita sociale, l’Italia non si tro v ereb b e nella condizione m orale depressa in cui si trova e non sarebbe stata sì spesso vittim a dei faccendieri e degli intriganti. Con una stam pa che troppo spesso è v e nuta e viene m eno alla sua m issione, badando u n i cam ente a procurarsi i com pratori, grandi e piccoli, con l’esem pio che v ie n dato tutti i giorni dall alto al basso di transazioni indecorose, di m ancanza di carattere, di interessate am bizioni, le scuole del p o polo sono u na nobilissim a prova che la v irtù c itta dina non è spenta del tutto e lascia sperare che possa v enire presto il giorno in cui anche in Italia l’edu cazione e la istruzione popolare saranno una delle c u re m aggiori a cui si dedicheranno volenterose e con entusiasm o le classi favorite dalla fortuna.
Gli econom isti sono spesso e ingiustam ente accu sati di darsi pensiero soltanto degli interessi m ate riali, ma anche lasciando da parte il fatto che questi interessi si favoriscono efficacem ente con l’istruzione, è da osservare eh’ essi hanno sem pre riconosciuto quali fattori essenziali del progresso econom ico la educazione m orale e la istruzione professionale. Non c’è econom ista che non abbia veduto in esse la co n dizione fondam entale del progresso econom ico e uno dei mezzi per risolvere quella che si dice la que stione operaia. E se I’ Italia ha attraversato di re cente un periodo tristissim o di som m osse e di to r bidi, la cagione di tal fatto va ricercata certam ente nella ignoranza che ancora dom ina Ira le classi ru ra li e cittadine in g ran parte d’Italia, dove il saper leggere e sc riv e re , e spesso m anca anche questo sapere, non si accom pagna a nessuna istru zione m orale e professionale. « Le m oltitudini, scrive il prof. F ran ch etti, al pari dei bam bini, hanno istinti buoni e cattivi, su cui si esercita, nel modo che tutti sanno, l’opera dell’educatore ; l’Italia, v ec chissim a com e popolo, giovanissim a com e nazione, ha le v irtù e i vizi dell’una e dell’altra e tà ; ed oc co rre far sì che le prim e ripiglino sui secondi il so pravvento. In ciò la scuola ha la sua parte ; ma ben m aggiore è quella di un ’ altra scuola quoti diana a cui non sfugge alcun analfabeta, e che è assai più alta della elem entare. Q uali am m aestra m enti e quali esem pi abbia dato da più di venti anni a questa parte ognun vede e deplora ». E adun q u e alla scuola popolare che devono volgere gli sforzi tutti coloro che vogliono elevare m oralm ente e intellettualm ente il popolo italiano — e di ciò ha gran d e bisogno, n è esso solo, m a tu tte le classi ìn Italia (com e ben vide e provvide, per quelle più agiate, il com pianto S enatore Alfieri); soltanto, q u an d o con indefessa opera avrem o dato al popolo l’ed u ca zione m orale che in g ran parte oggidì gli m anca e quella istruzione che valga a farne u n cittadino utile ed attivo, potrem o sp e ra re di a v e r tolto un in centivo a quei fatti dolorosi che, con gravità m ag giore o m inore, con c a ratte re endem ico o sporadico, hanno spesso funestato il paese, quali sono le r i volte e i tum ulti popolari che rivelano non solo il
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disagio econom ico, ma anche il disordine m orale e l’ignoranza più dannosa, perchè quei moti popolari turbolenti peggiorano la situazione generale del paese.
E ’ opera lunga, che vuol essere assidua, tenace e illum inata, ma è opera possibile, com e ce lo dim o strano esem pi nostrali e s tra n ie ri; in In g h ilterra e agli S tati Uniti i prom otori dell’ estensione un iv er sitaria, in Italia il Dazzi e i suoi com pagni non avrebbero potuto com piere la m inim a parte di ciò che hanno saputo fare se avessero ceduto ai prim i ostacoli. Essi videro che una meta splendida era loro dinanzi, ma lontana, e quanto più crebbero le diffi coltà, tanto più raddoppiarono di lena. La nuova Italia che dovrà pur sorgere se il paese non vorrà che sia distrutta l’opera della sua redenzione nazionale, sarà in non piccola parte il risultato della istruzione po polare sapientem ente diffusa e im partita. Ben dice il prof. F ranchetti nella chiusa del suo articolo — e con le sue parole ci piace conchiudere queste riflessioni — « non basta deplorare ; presso al suo quarantesim o anno, il nuovo Regno costituzionale è giunto ad una svolta, ad u n turning point (per dirla all’ inglese) della propria storia. S e procede nella via per cui l’ hanno messo la tristizia interessata dei pochi e la fiacchezza com piacente dei m olti, se ne va difilato a inevitabile rovina, coll’aiuto dei ne mici che ha in casa, potenti non tanto p er virtù propria, quanto per le colpe e gli erro ri altru i. P u ò salvarsi, invece, se il paese, acquistata coscienza di sè, fortem ente vuole ed im pone u n radicale m uta m ento d’ indirizzo, persuaso che solo la giustizia e la lealtà, non l’arbitrio e la m enzogna, conservano gli S tati, che è dovere di chi ha e di chi sa di p re starsi a prò dei non abbienti e degli ignoranti e che infine non è una vuota parola, ma una verità di m ostrata, la sentenza scritta sulla bandiera delle S cuole Pietro Dazzi : - Nell’ (ducazione del popolo
V avvenire della patria ! » R. D. V .
LE Pillali
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A bbiam o veduto in altro articolo com e, secondo S ir W . C rookes, la produzione m ondiale del grano non accennando notevolm ente a crescere, m entre i consum atori di pane ed i loro bisogni individuali crescono in progressione geom etrica o quasi, il d i savanzo, ancora latente, m a vicino assai a farsi c r u delm ente sentire, dovrebbe, col tem po, creare uno stato di cose ad d irittu ra insopportabile.
A bbiam o pure indicato, com e sem plice e precario palliativo, la possibile estensione della coltivazione del grano a certe aree tu tt’ ora incolte, oppure d e dicate ad altre coltivazioni, le quali potessero, con qualche probabilità di successo, essere consacrate all’esclusiva produzione dei cereali. Ma è questo un correttivo nel quale non si può confidare m olto.
Il rim edio da ten tare sarebbe du n q u e di provare di au m en ta re la fertilità della terra in modo da ot tenere u n m aggior reddito per unità di superficie coltivata.
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In quale m isura può essere applicato un consi m ile rim edio? Esistono scorte di sostanze fertilizza- trici bastevolm ente abbondanti p er supplire, colla m aggiore produzione, all’aum entata richiesta, ed il prezzo di ta i sostanze ne può perm ettere l’im piego? Ecco ciò che ci resta da esam in are; e, per meglio determ inare i dati del problem a, gioverà rico rd are alcuni fatti ben conosciuti.
Che la terra, considerata com e strum ento di pro duzione dei m ateriali necessari al nutrim ento d e l l’uom o e degli anim ali, sia suscettibile di esauri m ento, questo è un fatto del quale la più rem ota antichità ha avuto l’intuizione e che dà piena ragione della instancabile m obilità dei prim i popoli agrieoi tori, i quali, esaurito u n territorio, non avevano al tro ripiego che quello di passare subito ad u n altro Non fu che mollo più tardi che, m ancando lo spa zio, il coltivatore dovette stu d iare più da vicino i fenom eno dell’esaurim ento, e rendersi conto che esso era quasi sem pre tem poraneo, non solo, ma poteva anche essere com battuto, sia coll’ aggiungere alla terra esausta certe m aterie, principali fra le quali le deiezioni um ane ed anim ali, sia col cam biare le coltivazioni.
P e r secoli, l’ agricoltore si ferm ò a queste prim e constatazioni, e, senza spingere più oltre le sue in vestigazioni, si lim itò all’ applicazione casuale di ricette em piriche che bastavano ai suoi bisogni. Ma col L iebig, la questione entrò di colpo nel campo della scienza pura e concetti più positivi risultarono da studi più razionali.
Principale fra questi concetti fu quello che la te rra poteva forse non essere altro che un sem plice am biente, nel quale, gli elem enti, già esistenti, op pure introdotti dalla m ano dell’ uom o, si com bina vano, si trasform avano, si rendevano assim ilabili alla pianta, depositata allo stato di sem e nell’ am biente ; questo concetto ebbe la consacrazione della dim ostrazione in seguito alle celebri esperienze di Giorgio V ille, il quale fece germ ogliare e crescere del grano nella sabbia pu ra, passata al caldo del forno, p er distruggere in essa tutto ciò che poteva contenere di sostanze organiche. Stabilito questo r i sultato, non rim aneva più che a d eterm inare la n a tura degli elem enti di restituzione ed il m iglior modo di som m inistrarli alla terra.
Sennonché, nel corso delle loro ricerche, gli a g ro nom i ebbero ad accorgersi presto che il fenomeno non era così sem plice, e che I’ esaurim ento ris u l tante dalla coltivazione non era di ugual grado per ogni specie di pianta ; una speciale esauriva la terra nel corso di pochi anni, ma questa stessa te rra , se m inata con altra pianta dava ancora un buon ra c colto, m entre poi, dopo qualche anno di questa nuova coltivazione oppure d’altre successive, la te rra rid i ventava fertile per la prim a.
N on erano du n q u e gli stessi, gli elem enti che ogni specie di pianta toglieva al serbatoio com une ; una selezione si faceva, tale pianta pigliando di prefe renza uno degli elem enti che le forniva la terra, m entre un’ altra, di diversa specie, ne cercava un altro. Di più, certi elem enti che sem bravano esau riti si ricostituivano da sé col riposo della te rra o anche col sem plice cam bio di coltivazione.
C ontinuando le ricerche su questa via, si arrivò a riconoscere che gli elem enti tolti alla te rra dalla coltivazione erano pochi, in confronto del num ero di elem enti che norm alm ente contiene la te rra stessa
e che uno di questi elem enti, l’azoto si ricostituiva da sè col tem po.
Si riconobbe anche e si determ inò con precisione, quello che si chiamò la dominante delle piante di ordinaria coltivazione, cioè l’elem ento che ogni p a r ticolare specie di pianta richiede in quantità m ag giore. La dominante del grano è l’azoto, e basterà al nostro scopo occuparci solo di questo fertilizzatore. L’azoto esiste in quantità considerevole nella terra e nell’aria che la circonda ; senonchè esso ra ra m ente si trova fissato ed in stato tale da poter essere assim ilato ; bisogna renderlo tale, perchè l’agricoltura lo possa utilm ente im piegare. Di solito, esso viene som m inistrato alla terra sotto forma di azotato di soda o di solfato di am m onio. Il nitrato di soda, specialm ente, ha servito alla conclusiva dim ostrazione eseguita da S ir Jo h n L aw es e da S ir H e n ry G ilbert, i quali, dopo avere per 13 anni consecutivi, sem inato di grano il loro cam po di esperienze, senza concim arlo affatto, ed avern e otte nuto un reddito m edio di ettolitri 1 0 .7 per ettaro, si provarono per altri 13 anni a concim are lo stesso cam po con 6 2 5 chilogram m i di nitrato di soda al l’anno, e ne ottennero un reddito m edio di ettolitri 3 2 ,7 5 per ettare. R isulterebbe da questo lungo espe rim ento che per aum entare di un ettolitro di grano il prodotto m edio di una te rra , ci vuole circa chi logram m i 2 8 ,3 5 di n itrato .
O ra dunque, abbiam o visto :
1° che la popolazione dei m angiatori di pane, attualm ente di 516 milioni 1 |2 di individui, a u m enta di una quantità che si può, per ì prim i 25 anni del secolo venturo, stim are alla m edia di 10 m ilioni all’anno, portando così la cifra di detta po polazione a circa 766 m ilioni 1 |2 pel 1925.
2 ° Che il consum o totale del grano, ora v a lutato a 845 milioni di ettolitri, ciò che dà la m a gra razione media di ettolitri 1.65 per individuo e p er anno, richiederà nel 1995, 1264 m ilioni di e t tolitri.
3° che, d’altra parte, il prodotto lordo dei 66 m ilioni di ettari coltivati a grano, raggiunge appena i 7 0 0 ettolitri e che perciò, il disavanzo annuo, verso il 19 9 5 , sarebbe 561 milioni di ettolitri circa.
D ato che p e r questa epoca non si abbia trovato di m eglio, si dovrebbe dunque rico rrere, per colm are il disavanzo, a qualche fertilizzatore del valore del nitrato di soda, e la quantità annua di questo fer tilizzatore da restituire alla terra non sarabbe inferiore a 1 6 milioni di tonnellate. Stabilita questa cifra come m inim o necessario all’epoca considerata, facciamo du n q u e un po’ d’inventario dei fertilizza tori ora co—
nosciuti. ,
L a distillazione del carbon fossile per la fabbri cazione del gas illum inante ci offre, sotto la form a di acque am m oniacali cru d e e meglio ancora, di sol fato di am m onio, una quantità non trascurabile di m ateria concim atrice, la quale potrebbe forse essere aum entata se le officine piccole avessero l’avvertenza di ragg ru p p arsi per regioni, onde ren d e re proficuo il trattam ento in com une delle loro acque am m o niacali ; ma per ora la totalità del solfato di am m onio prodotto in E uropa non arriva a 4 0 0 ,0 0 0 tonnellate, . e per accresciuta che possa essere q uesta quantità, essa farà sem pre una m eschina figura in confronto dei 16 m ilioni di tonnellate della richiesta pel 1925.
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ed è quella che si potrebbe ricavare dalle im m on dezze e dai rifiuti di ogni genere dei centri abitati. S ir W . C rookes, alludendo a Bristol, al colpevole sperpero che si fa tutt’ora di questo considerevole am m asso di m aterie fertilizzatrici, e stim andone, per il solo Regno U nito, il valore com m erciale a non m eno di 16 m ilioni di lire sterline annue — 400 m ilioni di franchi I — ricordava non senza u n ’om b ra di m alinconia, le profetiche parole pronunciate dal L iebig quasi c in q u a n ta n n i fa. « N essun flagello al m ondo, diceva il gran d e chim ico, potrà più per la rovina dell’Inghilterra c h e la m ancanza di m aterie fertilizzatrici, la quale si trad u ce poi in nutrizione insufficiente. »
« T ale colpevole violazione delle leggi divine della n atu ra non può rim anere im punita, e v errà il tem po, più presto per l’In g h ilte rra che per q u alu n q u e altra nazione, in cui, con tutte le sue sterm inate ricchezze in oro, in ferro, ed in carbone fossile, essa sarà in capace di com perare la m ilionesim a parte dei pro dotti alim entari d ei quali essa, per secoli, ha sba datam ente buttato al m are gli elem enti costituenti. » V alutare, in equivalente di nitrato di soda o altro, l’im portanza di queste riserv e di m aterie fertilizza trici greggie, sarebbe per ora im possile. E ’ tuttavia probabile che, anche im piegate razionalm ente, esse sarebbero ancora assai inferiori e ciò che richiederà la coltivazione intensiva in u n futuro m ollo prossim o.
Il guano e stato molto im piegato in questa seconda m età del nostro secolo, m a i depositi peruviani sono già esauriti al punto che l’esportazione, la quale, del resto non ha m ai oltrepassato le 2 0 0 ,0 0 0 ton nellate (1870), è ora ridotta a m eno di 1 5000 to n n e lla te ; perciò non conviene m enzionare che prò m em oria questo fertilizzatore, il quale pure ha avuto il suo m om ento-di voga.
D’im portanza assai m aggiore sono i giacim enti di n itrato di soda del Chili. T ra la catena delle Ande e le colline che costeggiano il P acifico, nelle pia- r u r e di T am arugal esiste una regione dove la pioggia è praticam enie sc o n o sc a la , e dove l’azoto atm osferico, fissato nel suolo ed ivi trasform ato in nitrato sotto la lentissim a influenza di m ilioni e m ilioni di orga nism i nitrificatori, per poi com binarsi colla soda contenuta nel suolo, ha prodotto dei vastissim i campi di nitrato i quali hanno già una considerevole im portanza com m erciale e prom ettono di acquistare un valore assai più grande ancora. L ’esportazione chi- lena di questo prodotto n a tu ra le è già di 1 ,2 0 0 ,0 0 0 tonnellate all’anno ed è tu tt’ora in continuo progre dim ento.
S e non che, p er estese che siano q ueste a c c u m u lazioni di m aterie fertilizzatrici, esse rappresentano sem pre una quantità finita, poiché nella loro form a zione, l’azione del tem po è entrata in m odo così prepo n d eran te che consum ate le riserve, non ci sarà da pensare da aspettare che esse si ricostituiscano. Già se ne p rev ed e la fine, ed autori degni di fede afferm ano che, con una esportazione annua dalle 4 ,2 0 0 ,0 0 0 alle 4 ,5 0 0 ,0 0 0 tonn., quantità sem pre m eschina in confronto delle 4 6 ,0 0 0 ,0 0 0 di tonn. di cui si è parlato, i giacim enti conosciuti saranno esauriti in m eno di 50 anni.
A bbiam o passato in rivista le principali sorgenti di m aterie azotate atte a com piere le funzioni fe rti lizzatrici u rg en tem en te rich ieste dalla te rra esausta, e non abbiam o ancora trovato quella che salverà il m ondo dalla carestia m inacciosa. T u tta v ia, nel corso
di questa rivista abbiam o acquistato una nozione preziosa, ed è che la sorgente unica, inesauribile dell’ azoto è l’aria atm osferica la quale ne contiene una quantità così spaventevolm ente enorm e, che qualunque possa esserne la richiesta, essa sarà sem pre soddisfatta. R im arrebbe da vedere se, nello stato attuale della scienza, esiste o si può prevedere, un mezzo pratico ed econom ico di dom andare all’ aria ciò che ci è indispensabile per la m aggiore produ zione del grano, ma qui l’argom ento esce com pleta- dal cam po della econom ia per passare in quello della fisico-chim ica ; non è il caso, quindi, p er noi, di in tra tten e rn e u lteriorm ente i lettori.
Rivista Bibliografica
Avv. Paul Coutant. — L e vote oblìgatoire. — Paris,
Chevalier-Marescq, 1898, pag. 246 (5 franchi).
lules Arzens. — L ’èehec du gouvernement parlemen-
taire et la riforme de notre régime constitutionnel. —
Paris, Chevalier-Marescq, 1898, pag. VIII-231 (3 fr. 50).
La m onografia dell’ avv. Coutant sul voto obbli gatorio è il prim o lavoro com pleto che si possegga sull’argom ento, per questo crediam o utile di seg n a larlo ai lettori. Il suo studio com prende quattro parti : la prim a ha p er oggetto la giustificazione teorica del voto obbligatorio. L ’A utore respinge com e contraria all’idea della sovranità nazionale e perchè producente conseguenze inaccettabili la teoria se condo la quale il suffragio politico sarebbe un di ritto assoluto inerente alla qualità di essere um ano. E gli propone di conciliare questa dottrina con la teoria della funzione, secondo la quale l’elettore ha il dovere di votare. Da questa conciliazione risulta una teoria per la quale il diritto elettorale è a un tem po u n diritto e un dovere, sopratutto ùn dovere e questo suppone che l’ elettore può essere obbli gato a votare.
La seconda parte è consacrata alla giustificazione pratica del voto obbligatorio che appare com e l’unico rim edio dell’ astensione. Il terzo capitolo contiene 1’ esposizione delle legislazioni estere che hanno a m messo il voto obbligatorio e delle proposte di legge di cui è stato oggetto in F rancia. Da ultim o il C o u ta n t esam ina i v ari sistem i di sanzioni ; egli li di scute e fa la sua scelta dando le ragioni delle sue preferenze.
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questione della riform a costituzionale in F ran cia. Esposte dapprim a varie considerazioni sul governo parlam entare e sull’insuccesso suo, specie in F ra n cia , esam inata la costituzione francese del 1873, l’A utore si fa a studiare la funzione del presidente della R epub blica, il potere esecutivo conferito al M inistero, i poteri del Senato e l’ indennità parlam entare. A proposito di questi vari tem i l’A rzens fa alcune proposte che non possiamo en u m erare qui, proposte tendenti ap punto a rafforzare il potere esecutivo. L e idee del l’A utore non ci sem bra possano essere facilm ente accettate, ma il suo libro fa prova di m olta indi- pendenza e sincerità di pensiero ed è un segno non trascurabile delle tendenze contrarie al governo di gabinetto che si m anifestano anche in F ra n cia . Henry D. Lloyd. — Labour Copartnership. — Lon
don, H arper and Brothers, 1898, pag. 351. Com e spiega anche il sottotitolo, questo libro con tiene le note di viaggio raccolte visitando le fatto rie, gli opifici e gli stabilim enti in genere della G ran B rettagna e dell’Irlanda nei quali im prenditore, lavoranti e consum atori si dividono tra loro la pro prietà, l’am m inistrazione e i risultati econom ici che quelle im prese danno. 11 libro del L loyd è u n bel lissim o quadro dello sviluppo che ha preso in I n g hilterra la Labour Copartnership, com e ivi si chiam a, ossia la cooperazione tra il capitale, il la voro e il consum o per la quale i benefici ricavati dalla vendita dei prodotti fabbricati dalla cooperativa sono^bensi rip artiti tra il lavoro, il capitale e i con sum atori m edesim i, m a al capitale viene assegnato in precedenza un interesse e al lavoro la m ercede. Il L loyd descrive i vari stabilim enti che ha visitato, riproduce dati e notizie interessantissim e, dim ostra quali difficoltà hanno incontrato e i risultali fin qui ottenuti. È quindi un libro che m erita d ’essere co nosciuto dai cooperatori e noi, se non ci m ancherà la possibilità, spigolerem o quanto prim a qualche notizia.
Avv. Ippolito Luzzati. — S u l riordinamento del Cre
dito Agrario. Considerazioni. — Torino, Unione
tip. editrice 1898, pag. xxiv-202.
L ’ egregio A utore cercò in questo lavoro di esa m inare quali mezzi la legislazione attuale appresti allo sviluppo del credito agrario, e quali nuovi soc corsi gli si potrebbero accordare sotto il duplice punto di v ista: e della necessità di provvedere ef ficacem ente a tra rre il m aggior partito dalle te rre già in coltivazione, e di quella di adottare alla col tivazione terre oggi incolte o di scarsa coltura.
Egli studia il mòdo di favorire il credito agrario col l’aiuto delle leggi vigenti, non senza p roporre le modificazioni a queste leggi, che potrebbero contri b u ire al m iglioram ento delle condizioni dell’ ag ri coltura.
Dopo un Capitolo di Considerazioni generali sul l’argom ento, tratta del credito agrario personale o con garanzia m o b ilia’e. — Del credito agrario im - m abiliare. — Degli Istituti di credito agrario : per le ordinarie coltivazioni ; p er i m iglioram enti ag rari e la trasform azione delle colture. — Seguono in Appendice la Relazione del S enatore D evincenzi sul credito per i m iglioram enti a g ra ri; — Il Disegno di L egge Barazzuoli-B oselli sul riordinam ento del credito agrario.
Com e il quesito del C redito agrario è della m as
sim a im portanza, e non è lontano il giorno in cui dovrà discutersi e risolversi, noi raccom andiam o Io studio dell’avv. Luzzati specialm ente alle Società ed A ccadem ie di A gricoltura, ai Comizi agrari, ai S in dacati agricoli e a quanti dedicano le loro c u re allo sviluppo razionale della produzione della terra.
Rivista Economica
S u l re c e n te aum ento d e llo sconto a lla B anca d i F r a n c ia — L a p ro d u z io n e del g ra n o tu rc o in I t a l i a n e l
l ’anno 1 8 9 8 — Lo z u c c h e ro d i b a rb a b ie to le .
Sul recente aumento dello sconto alla Banca di Francia. — H Moniteur des intérêts matériels
nel num ero del 23 ottobre ha fatto alcune conside razioni sul recente aum ento del saggio dello sconto alla Banca di F rancia, che ei sem brano m eritevoli di qualche attenzione.
Vuoisi, in prim o luogo, osservare che la Banca non esitò ad elevare d’un tratto dal 2 al 3 per cento lo sconto ufficiale. O ra, Io sconto del 3 non esisteva più da otto anni. P e rc h è dunque non procedere più adagio contentandosi del 2 1 /2 per cento che regnò dal 1892 al 1 8 9 5 ? A questa dom anda due risposte sono possibili ; o la situazione presente è tale che si doveva senza riguardi frenare il credito, oppure la Banca volle far un grosso colpo per altri motivi che non sono quelli risultanti direttam ente dalla situazione m onetaria e fiduciaria in F rancia.
E sam iniam o prim ieram ente questa situazione. Con siderando soltanto il bilancio della Banca, la c irc o lazione dei biglietti (3 ,6 9 7 m ilioni) è coperta da 1,8 1 2 m ilioni d’oro e 1 ,2 2 8 m ilioni d’argento, ossia 5 ,0 7 0 m ilioni coperti, vale a dire 1’ 83 p er cento.
L ’em issione scoperta non è dunque che di 627 m i lioni, il che indicherebbe una situazione addirittura forte, anche se la circolazione interna constasse in teram ente di carta o di argento.
E p p u re così non è, p er afferm arlo basta ricordare quale era, al 31 dicem bre 1897, la circolazione ef fettiva in bigl'etli di grosso e piccolo taglio.
Noi non possediam o le cifre analoghe p er l’ In ghilterra a causa della costituzione speciale di quella Banca, e dell’esistenza della riserva dei biglietti, ma ad alcune cifre del continente ne abbiam o unite al cune di Scozia e d’ Irlanda che offrono alm eno un punto di paragone. (L e seguenti cifre rappresentano m ilioni). F ran cia fr. T a g li ^ grossi pìccoli 1,531 2,233 Totale 5 ,7 8 4 proporzione dei grossi tagli
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per esem pio, i 72 p. c. di piccolo taglio tengono luogo di m etallo nelle transazioni ordinarie interne ben più dei 60 p. c. di piccoli biglietti in F ran cia, ove l’oro abbonda più che altrove, com e dim ostra il direttore delle Zecche degli Stati U niti, il quale da più anni tiene al co rren te V evalnazione degli stochs m onetari (oro, argento carta) a disposizione dei vari S tati. E nell’ultim o suo rapporto, egli reca le seguenti cifre che rappresentano, in dollari, la porzione d’oro per testa, nei paesi poeanzi nom inati :
F r a n c i a ... doli. 20.05 I n g h i l t e r r a ... » 1 4 .7 5 G erm a n ia. . . . » 12.51 S v i z z e r a ... » 8 .0 0 B e lg io ... » 5.47 O la n d a ... » 4.47 A ustria... » 3.91 Non è dunque per tema di veder intaccato il suo fondo aureo e m inacciato di diventar insufficiente, che la Banca s’indusse ad elevar d’un colpo solo dal 2 al 3 p. c. il saggio dello sconto ufficiale.
Nè fu pure eccitata a gettar un grido dall’arm e p er porre un freno alla speculazione esuberante e ad evitare così una crise del credito in prospettiva, poi ché i capitali disponibili abbondano sulla piazza di P a rig i; si dirà forse che il portafogli di effetti su P arigi è salito in una settim ana da 3 0 5 a 381 m i lioni ; ma rispondiam o che, con un poco di buon senso, i clienti di sconto potevano p resentire l’au m ento e profittarne anche se non avevano bisogno di scontare, tant’è vero che al passivo del bilancio vediam o gli sconti correnti elevarsi del pari in set tim ana, da 346 a 435 m ilioni, dal che si scorge chiaram ente ciò che accadde difatti, giovedì 20, dopo che era stata presa la decisione per il rialzo, lo sconto libero era facile al 2 '/« p. c. e ribassò a n cora l’indom ani venerdì, al 2 3/ s.
Nè quindi p er difendere l’incasso, nè per dom ande di sconto a tem ersi, nè p er porre sull’avviso la sp e culazione loeale che, non fu mai m eno incitata, si decise la B anca: ciò constatato, che cosa rim ane per giustificare il deliberato rialzo?
A pparentem ente furono gli stessi motivi onde si determ inò il rialzo della Banca d’Inghilterra al 4 p. c. Q uindici giorni sono infatti si credeva che la Banca d ’ Inghilterra si fosse im paurita del pericolo g erm a nico, succeduto al pericolo am erica n o ; egli è p er chè la Banca dell’ Im pero si era mossa ch e quella d’ In g h ilte rra n e seguì l’esem pio e c h e , a su a volta, tenne loro dietro la Banca di F ra n cia .
Si conosce il pericolo germ anico di fronte ad uno sviluppo d ’affari industriali e finanziari sem p re più intenso, la situazione del m ercato dei capitali in G er m ania si è m odificata. La base m etallica è appena sufficiente; la circolazione fiduciaria non può esten dersi liberam ente a cagione delle difficoltà che vi oppone il regolam ento. Sopratutto poi vi è im piego rim u n e ra to re in G erm ania p er num erosi capitali che colà non esistono. L a G erm ania d unque tentò di a t tira re dall’estero, non già dell’oro, di cui non sa p rebbe che fare, ma dei capitali che vi rim angono a titolo di prestiti o di depositi, alim entandovi i s e r vizi dello sconto com m erciale e dei rip o rti di Borsa. Contro questo pericolo la Banca d ’ Inghilterra si p rem u n ì con l’aum ento dello sconto, dopo avere p reventivam ente proscritta la carta di alta banca la q u ale, avendo una causa finanziaria e non propria
m ente com m erciale, non rappresentava m eno una causa reale, ma serviva ad alim entare di capitali le piazze germ aniche.
Così p ure a P arigi, in certi am bienti, si biasim a rono mollo le istituzioni francesi di credito, sospette di som m inistrare fondi alla G erm ania anziché lasciarli inoperosi in patria. Non avendo questi m alsani rim proveri bastato, è egli vero che si sia voluto ag giungervi l’am m onizione ufficiale or ora data dalla Banca di F ra n c ia ? In verità che sarebbe il caso di d isperare del buon senso.
La produzione del granoturco in Italia nel l’anno 1898. — P er mezzo delle P refettu re, delle
Scuole pratiche e superiori d’agricoltura, delle S ta zioni a g ra rie , dei L aboratorii di chim ica agraria,
delle Associazioni ag rarie, nonché di valenti agricol tori, il M inistero ha raccolto notizie sulla produzione del g ran tu rco in Italia, le quali sono state nel m i glior modo possibile controllate.
Nel sotto indicato prospetto si pubblicano, distinte per regioni agrarie e per il Regno, le cifre appros sim ative della produzione dell’anno 4898, confron tate con quelle dei precedenti anni 1896 e 1847.
In com plesso pel 1898 la produzione si ag gire rebbe su circa 27 milioni di ettolitri, cioè un ra c colto superio re di oltre un m ilione alla m edia no r male.
Riassunto per regioni agrarie
R EG IO N I 1896 1897 I898 Regione 1.» Pie m o n t e. . . . etto litri 2,728,100 e tto litri 2,050,000 etto litri 2,722,000 » Lombardia . . . 6,017,500 4,772,000 5,418,000 » 3.a Ve neto . . . . 5,564,600 5,384,000 5,242,000 » 4.a Liguria . . . . 143.300 111,000 128,000 * 5.a Em il ia... 3,748,100 2,262,000 3,310,000
* 6.a Marchee d Umbria 3,204,000 2,040,000 2,900,000 » 7.a Toscana . . . . 1,663,500 1,318,000 1,847,000
» 8.a La z i o... 878,800 615,000 700,000 » 9.a MERID. ADRIATICA 1,665,100 1,390,000 1,693,000 * 10.a Merid io n a le m e d it e r r a n e a . . . » l l . a Sic il ia . . . . 2,455,400 50,300 3,180,000 60,000 2,696,000 80,000 » 12.a Sardegna . . . 41,300 38,000 44,000 REGNO 28,160,000 23,220,000 26,850,000
Lo zucchero di barbabietole. — E cco come il
S indacato dei fabbricanti di zucchero in F rancia va luta la produzione della co rrente cam pagna in con-fronto della precedente.